maestro - ANARPE

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maestro - ANARPE
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TEMPI LIBERI
Corriere della Sera Sabato 26 Novembre 2016
39
#
Controcopertina
[email protected]
Famiglie
È quello che Silvia, 25 anni, si sente ripetere da tutti:
«Non fare le tue scelte in base a qualcun altro»,
«realizzati professionalmente, non farti distrarre
dall’amore, sii ambiziosa». Ma che valore hanno i
grandi progetti — di carriera, successo, realizzazione
personale, tutti giusti e legittimi — se non si ha
qualcuno con cui condividerli? Parte da questa
«Non perdere tempo, non investire sull’amore»
riflessione l’«educazione sentimentale» di Silvia. Che
sbaglia e non si arrende, prova e riprova, finché scopre
che nella sua vita sta entrando un uomo che Silvia
riconosce come speciale. Potete leggere il racconto
ne «La27esima Ora» di Corriere.it
(http://27esimaora.corriere.it). Scriveteci le vostre
storie d’amore a [email protected]
Il bello di avere un maestro
La27esima Ora
Forse mio figlio farà le elementari con uno di loro: una rarità, visto che sono solo 5 su 100
di Michela Proietti
Celebri
S
La vocazione
Lo scrittore Salvatore
Niffoi: per scegliere
questo lavoro serve la
vocazione
numeri, perché in Italia di maestri maschi ce ne sono pochi:
il 4,6% contro il 95,4% di maestre donne. Un record mondiale su cui non avevo riflettuto: le maestre sono il 62,2% in
Grecia, il 75,5% in Finlandia.
Superata la sindrome da
mosca bianca, mi sono dedicata alla scoperta del «signor
maestro»: il «blink», il battito
di ciglia in cui registriamo le
prime impressioni, è stato positivo. Avrebbe dovuto essere
altrimenti? Una volta a casa, ho
pensato che uno dei miei scrittori italiani preferiti, Salvatore
Niffoi, è un ex insegnante.
L’ho chiamato. «Non solo ho
insegnato per 30 anni, ma alle
elementari ho avuto un maestro, “Mastru Congeddu”», mi
racconta. «È stato il trampolino verso il piacere della lettura, della musica e delle arti
manuali. Ci insegnava il solfeggio, il traforo e dopo la
scuola ci portava a casa con la
sua famiglia. Passavamo giornate nella soffitta piena di oggetti e libri».
In una lettera pubblicata tre
anni fa proprio sul Corriere,
una ex allieva ricordava Marcello D’Orta, il maestro appena
scomparso autore del libro «Io
speriamo che me la cavo», con
parole incredibili. «Ci mancò
tantissimo ( fu espulso, ndr).
Lui in classe era anche severo,
ma sapeva capirci. E poi dopo
la scuola non ci lasciava. Ci
portava a fare le passeggiate,
allo zoo con quella vecchia 850
che non era nemmeno sua ma
del suocero».
Si riaffacciano alla mente figure a cui non pensavo più:
l’ingrigito Maestro Perboni del
Il maestro
Alberto Manzi,
negli anni 60
istruisce l’Italia
con la
trasmissione
«Non è mai
troppo tardi»
ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI
arà per Maria Montessori, per la Maestrina
dalla penna rossa, per
la signorina Rottermaier, per il fatto che mia mamma insegna alla primaria, o
forse perché sono stata una
bambina che a scuola aveva la
«signora maestra». Sarà per
tutto questo che davo per
scontato che a insegnare a mio
figlio sarebbe stata una maestra. Di sesso femminile, intendo. Credo che sotto sotto
avessi in mente una vicemamma, prima di tutto brava,
ma all’occorrenza tenerona:
tempi passati, ma la mia maestra in classe infilava le pantofole e quando si chinava sul
quaderno io annusavo il suo
delicato profumo di té.
Così quando ho scoperto
che forse Riccardo avrà un maestro — con la O —, ho avuto
un’altalena di dubbi e entusiasmi. Ho pensato che in qualche modo era stato come vincere al gioco del Lotto: se succede, è proprio un caso. Se
non altro per una questione di
libro Cuore, il tele-pioniere Alberto Manzi, che pensava che
«Non è mai troppo tardi» per
istruire la gente. Ma anche Daniel Pennac, che prima dei
best seller ha insegnato, o
Marco Rossi Doria: maestro
elementare, è diventato sottosegretario all’Istruzione. «Se
c’è un rischio con il maestro —
nota Niffoi — è quella punta di
conflittualità in più, per l’atavico ruolo da capofamiglia.
Averli anche solo nelle riunio-
ni e nei consigli di classe fornisce un punto di vista diverso,
ma nessun ragazzo studia più
per fare il maestro. Per soldi e
poi perché, come per i preti e i
dottori, serve la vocazione».
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Marcello D’Orta
nel 1990
pubblica i temi
degli alunni nel
libro Io
speriamo che
me la cavo
Negli anni 50
Loris
Malaguzzi,
pedagogista,
crea in Emilia
una rete di
scuole modello
Albino
Bernardini
negli anni 50 si
fa promotore
del Movimento
Cooperazione
Educativa
di Greta Sclaunich
Laura, la richiesta
di amicizia
e quelle foto hard
ricevute in chat
I
l 20% degli adolescenti
italiani è stato vittima di
bullismo dentro e fuori
la scuola, mentre il 50%
ha subìto qualche episodio
offensivo e violento da
parte di altri ragazzi o
ragazze. Lo rivela il
Rapporto italiano dello
Studio Multi-Paese sui
driver della violenza
all’infanzia, condotto
dall’Istituto degli Innocenti
di Firenze con la
supervisione dell’Unicef
Office research e
dell’Università di
Edinburgo. Il bullismo, per
le donne, sconfina anche
nelle violenze sessuali. Il
rapporto, che mette
insieme diversi studi sul
tema, rivela infatti che il
10,6% delle donne ha
subìto abusi sessuali prima
dei 16 anni e lo 0,8% è stata
vittima di abusi sessuali
gravi come lo stupro. Ho
scelto di raccontare la
storia di Laura, anche se
non è più un’adolescente
(ha 21 anni) proprio per
questo motivo: è stata di
recente vittima di un
episodio di bullismo in
Rete che ha rappresentato,
per lei, anche una forma di
violenza sessuale. Un
giorno ha accettato la
richiesta di amicizia di uno
sconosciuto, un coetaneo,
che, dopo aver iniziato a
chattare con lei, le ha
mandato la foto delle sue
parti intime con il nome e
il cognome di lei scritti
sopra a pennarello. Laura
lo ha bloccato subito,
pensando a uno scherzo di
cattivo gusto. Nel giro di
un’ora ha ricevuto una
seconda richiesta di
amicizia da un’altra
persona che le ha mandato
lo stesso tipo di fotografia.
E poi una terza, con una
terza foto sempre identica.
A quel punto Laura ha
iniziato a spaventarsi. Chi
erano quelle persone, cosa
volevano da lei? La terza,
alla sua richiesta di
spiegazioni, l’ha insultata
dicendole che se riceveva
foto del genere era perché
le meritava. Aggiungendo
dettagli intimi su di lei.
Laura non ha mai capito se
fosse stato uno scherzo,
una vendetta, se queste
persone la conoscessero
oppure no. Ha voluto
inviarmi la sua storia,
anche se non ha ancora
avuto il coraggio di
denunciare.
@gretascl
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