nota rilasciata dal Direttore Matteo Rinaldi

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nota rilasciata dal Direttore Matteo Rinaldi
PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO
RISERVA MAB UNESCO
Via Palazzo del Principe, 1 - Ottaviano (NA)
Tel. +39 (081) 8653911; Fax +39 (081) 8653908
e-mail: [email protected]
Direzione
Uno studio di incidenza ha necessità di radicarsi sul territorio, di conoscerne la sua storia e la sua
evoluzione e prospettargli un futuro. Lo si rimette in evidenza, perché tale è la realtà: il Centro ha
fatto un buon lavoro, dati i tempi ristretti ed il tema assegnato. Sarebbe stato molto più interessante
se avesse fatto delle riflessioni su:
Cave e discariche. Non sono la stessa cosa. Possono avere destino diverso. Qui nel vesuviano: no!
Perché? Lo studio lo ammette: quel minimo di “natura” trovata è il frutto del lento processo di
evoluzione della natura, a seguito della cessazione delle attività estrattive. Se aiutato e non lasciato
a se stesso, quel processo diventerebbe più rapido, anche perché ve ne sono tutte le condizioni.
Questo territorio è stato rapinato per anni: non deve avere la speranza, se non il diritto; di tornare
alla “normalità”? Se gli altri l’hanno fatto, oggi noi possiamo continuare a farlo? Le discariche
individuate dal Commissariato sono il frutto di altre emergenze, connesse strettamente a quella
attuale e sono sempre state aperte con la stessa incuria per il territorio come adesso. Quando tornerà
all’”attualità” questo territorio? Le promesse vacue e fantasiose del passato circa l’allontanamento
dei rifiuti sono sorelle consanguinee di queste stesse promesse di oggi. Il Parco doveva
rappresentare il “ritorno alla normalità” per un territorio così profondamente martoriato.
Valenze naturalistiche. Si può dare, ad absurdum, per vero che questo territorio non vale “niente”
dal punto di vista naturalistico, come lo studio di incidenza tenta di accreditare. Continui decenni di
rapina possono aver determinato anche questo (anche se non è vero), Se è privo di qualsiasi valore
ambientale, perché è stato inserito in questi strumenti intelligenti di recupero di situazioni oggi
degradate, ma potenzialmente – allontanando i fattori di distruzione – capaci di acquisire le proprie
spettacolari naturalità? E’ questo dubbio deve aver percorso anche le menti intelligenti dei
ricercatori e professionisti della Studio, se qui e lì – nel loro scritto – lo fanno emergere e lo
mettono bene in evidenza.
Sappiamo benissimo la difficoltà che hanno incontrato questi ottimi professionisti nel redigere il
loro studio. La situazione è certamente anomala. Non hanno potuto fare uno studio “libero”, privo
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di “dictat” e scevro da inflessioni: studiate e vedete se è possibile “fare questo”. No, si deve fare la
discarica, trovate e mettete in risalto i motivi favorevoli all’impianto. E questo lavoro è stato
egregiamente svolto: Figurarsi: di motivi ve ne sono fino allo sballo. Ma questo territorio, lasciato
ed aiutato nella sua evoluzione, avrebbe le potenzialità per riacquistare il suo equilibrio e
svilupparle al massimo. Beh, leggendo la valutazione questo aspetto si legge benissimo e si
concretizza anche nelle prescrizioni ansiose che si vanno a dare.
Implicazioni produttive. Dato per scontato che un territorio non si può interpretare come costruito
da elementi puntuali senza alcun legame fra loro, l’inserimento della discarica e delle opere
connesse bisogna inquadrarlo nel sistema complessivo delle relazioni che la Natura tiene sul
territorio. Es. i fumi e gli “odori” già esistenti per la discarica in esercizio e quelli che si andranno a
produrre che effetto avranno sull’intero territorio? La direzione principale dei venti (vi è uno studio
in merito?) dove porteranno i prodotti, se è vero che la forte urbanizzazione ha banalizzato il
territorio facendolo diventare di nessuna importanza naturalistica? Sugli altri uomini che oggi
vogliono vivere una loro tranquilla esistenza? L’uomo, in questo ambiente degradato, è dappertutto:
dovranno convivere con i fumi e gli odori?
Dei corridoi di attraversamento, su queste strade che diventeranno – causa pesante traffico – dei
rasoi affilati per la fauna, non se ne parla neppure, giustamente: se non vi è fauna, a che servono?
Non è anche da inserire nella valutazione da fare la valenza della produzione agricola e della perdita
di identità dei suoi prodotti, visto che in altre Regioni il paesaggio agrario ha un suo valore
inestimabile e tutelabile. Chi comprerà più tali prodotti? Che fine farà la produzione agricola?
Gomorra Docet.
Poca evidenza, se non completamente sottaciuti, hanno i riflessi, e le conseguenze prodotte,
sull’ecosistema dalla viabilità in esame. Non si parla di apertura di tracciati ex-novo, come è già
stato messo in evidenza dall’Ente Parco, nel proprio parere contrario sopra richiamato, né si mette
in evidenza che la viabilità presente, rappresentata da stradelli di campagna (come si evidenzia nelle
stesse foto riportate nello studio) – quindi a servizio dell’agricoltura locale – viene trasformata in
viabilità pesante con larghezza progettuale di circa 13 m, naturalmente asfaltate e con percorrenza
giornaliera di circa 100 autocarri pesanti, escluso il traffico veicolare locale. La profonda ed
irreversibile trasformazione dell’area non producono effetti valutabili? Non rappresentano una
fratturazione irreversibile dell’ecosistema? L’area agricola non sarà totalmente degradata e destinata
a rapida e progressiva scomparsa, dato l’alto numero di autocarri nauseabondi e i continui interventi
di sanificazione invocati dallo stesso studio?
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Risibile è l’affermazione della temporaneità della infrastrutturazione stradale. Intanto, come da
progetto, tale infrastruttrazione resterà in esercizio per più di un decennio. E’ dopo? Non essendo
più necessarie a sostenere un traffico così pesante (avendo la discarica concluso il suo ciclo),
verranno ridotte di larghezza, saranno adeguate alla loro funzione di sviluppo agricolo? Con quali
ulteriori danni? E perché le strade, dato che resteranno in esercizio per più di dieci anni, non
vengono trattate sin d’ora con tecniche GLORIT, per renderle “più compatibili”?
Nelle frasi seguenti si coglie tutta la sofferenza del Centro nell’elaborare il presente studio:
“Completate le fasi di riempimento delle discariche e di ricoprimento finale, il progetto prevede un
adeguamento delle prime due strade in strade rurali, al fine di renderle più compatibili, soprattutto da
un punto di vista estetico-paesaggistico, con il Parco Nazionale e fungere da strade di penetrazione
nello stesso per raggiungere i beni naturalistici e ambientali accessibili al pubblico.” Quindi, con i
presenti interventi, si deduce che sono poco compatibili da un punto di vista estetico-paesaggistico e
con le tematiche di un’area protetta, compreso il Parco Nazionale del Vesuvio!
Un solo elemento è condivisibile dello Studio di incidenza: la necessità del monitoraggio. Questa
opportunità, ma oserei parlare di necessità in questo caso, è stata più volte richiesta nelle diverse
conferenze tenute. Un monitoraggio tecnico-scientifico, attento ed accurato, con la partecipazione
degli Enti coinvolti ed interessati, avrebbe un significato pregnante nell’esame delle condizioni
attuali e future di esercizio delle discariche e renderebbe l’opinione pubblica meno ostica
all’accettazione degli impianti. Ma di esso non vi è traccia per tutto quello che è in esercizio. Che
senso ha metterlo come indicazione valente nello studio di incidenza?
In sostanza quella spirale maledetta del degrado voluto ed indotto non avrà mai fine?
Questa “terra felix” deve sempre continuare a piangere su se stessa?
Questa era la speranza del Parco: illudersi di poter invertire il degrado, almeno frenandolo!
Dagli stessi dubbi sono afflitti gli stessi estensori della Valutazione, quando – seppure
involontariamente - si coprono di ridicolo e riconoscono la bellezza degli “specchi geologici” della
cava per lo studio del Vesuvio e la sua USUFRUIZIONE TURISTICA: nella cava si potrà fare
anche didattica e turismo. Come ,in una cava in esercizio? (La stessa non durerà meno di dieci anni,
altre emergenze permettendo). In una zona militare?
Infine nulla si dice sui tempi del rientro alla normalità. Tuttavia, lo studio dice che, una volta tornati
alla normalità (SIC!!!) , le strade si rimpiccioliranno, si naturalizzeranno, i luoghi saranno tutti
riverditi con essenze di valore (se oggi non vi è niente, non potranno tutte definirsi specie
alloctone?). Oppure, oggi volutamente si sottace la grande potenzialità dei luoghi, che se aiutati
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nella loro evoluzione, potranno tornare ad una splendido equilibrio? E la brutta parentesi della
discarica sarà dimenticata? Solo allora, però, bisognerà essere rigidi tutori di quell’ambiente ricco e
maturo: sarà il nuovo Eden!
Se del tempo non se ne parla, delle risorse finanziarie si ode uno spaventoso silenzio.
Si rimette in allegato parere tecnico dell’Ente Parco nazionale del Vesuvio
Il Direttore
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