PROGETTO ALI Appunti per la conduzione del progetto

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PROGETTO ALI Appunti per la conduzione del progetto
Scuola Primaria Gianni Rodari
Seregno
PROGETTO ALI
Appunti per la conduzione del progetto
(Realizzato da un’apposita commissione interna)
PREMESSA
Difendere
i bambini dal maltrattamento e dall’abuso ed aiutarli ad assumere
comportamenti che li tutelino nei confronti di situazioni per loro pericolose: questo è
l’obiettivo principale e per un certo verso impegnativo dell’ attività proposta.
Gli alunni saranno coinvolti nell’analisi di un testo, dal titolo: “La storia di Gillo”,
opportunamente strutturato a fascicolo per ogni alunno. L’opuscolo è uno strumento
didattico-educativo per accostare i bambini in modo quanto più possibile delicato e sereno
al problema della pedofilia.
Attraverso un percorso strutturato ed incentrato sulla figura di un bambino, Gillo, si vuole
raccontare loro la storia di possibili aggressioni e, nel contempo, le strategie da mettere in
atto per sottrarsi e difendersi da questi pericoli. La storia, che viene proposta “a puntate”,
è correlata da giochi, stimoli alla riflessione, slogan e parole chiave per fissare bene i
comportamenti da assumere in situazioni di pericolo.
In particolare, il presente progetto si propone di guidare gli alunni a:
 riconoscere situazioni di pericolo, anche istintivamente, prestando attenzione alle
reazioni del nostro corpo;
 riconoscere situazioni di pericolo velate da promesse allettanti e da proposte attraenti,
seduttive;
 prendere le distanze da sconosciuti o da chi si avvicina con insistenza;
 saper dire di no anche nei confronti di un adulto e sapersi sottrarre;
 non tenere per sé segreti che nascondano intenzioni di ricatto;
 individuare figure adulte di riferimento di cui potersi fidare e a cui potersi confidare;
 capire che ci sono adulti pronti ad ingannare e fare del male, ma che ci sono molte più
persone in cui poter riporre la propria fiducia;
 avvertire sempre dove si va e con chi si sta, per essere facilmente rintracciabili.
Nel proporre questo progetto non partiamo da pretese conoscenze giuridiche o psicopedagogiche: non è nostra competenza. Come insegnanti ed educatori, siamo fortemente
convinte dell’importanza di proporre agli alunni percorsi come questo, per offrire loro
strumenti utili per la propria tutela e sicurezza. L’esperienza sul campo, in anni di
sperimentazione nelle classi, ci ha ulteriormente rassicurato sulla validità della proposta
e, dal confronto, è nato questa guida per una migliore realizzazione del progetto.
Ogni insegnante conosce bene i propri alunni e sa come questo sia importante
nell’impostazione di ogni attività: per questo le seguenti indicazioni hanno valore
indicativo, tuttavia possono essere preziosi consigli per chi voglia accostarsi alla
problematica e provare a realizzare con i propri alunni un percorso certamente
significativo, anche se non facile.
Proprio in base alla nostra esperienza, per aprire un canale di dialogo con i bambini
abbiamo constatato che è positivo tenere:
 un atteggiamento il più possibile accogliente. Ogni intervento va accettato,
senza classificarlo come giusto o sbagliato o non pertinente;
 un atteggiamento di stimolo nella conversazione, senza mai forzare gli alunni ad
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intervenire per esporre le proprie considerazioni;
 un atteggiamento di rispetto nei confronti della persona, in questo caso un
bambino, e delle sue opinioni;
 un atteggiamento non giudicante, anche se la risposta data dal bambino non
sembra proprio pertinente.
MODALITA’ DI PRESENTAZIONE
Nella conduzione del progetto è bene privilegiare una metodologia dialogica,
imperniata sul confronto, la discussione, la capacità di far emergere i contenuti dagli
stessi bambini, così che possano meglio essere interiorizzati.
Il percorso è strutturato in tappe. Ad ogni tappa del percorso si ritorna alle lettura o
ripetizione orale collettiva delle puntate precedenti. Questo permette di coinvolgere
eventuali alunni assenti, puntualizzare i fatti essenziali, rimarcare aspetti che erano
rimasti in ombra, permettere ai bambini di porre domande o chiarire i loro dubbi.
Il progetto può essere condotto con modalità “full immersion” (quotidianamente) o
almeno una volta alla settimana. In base alla nostra esperienza, è consigliabile attuare
il progetto con cadenza bisettimanale per dare agli alunni il tempo di interiorizzare e
riflettere sulle tematiche proposte.
Ogni tappa richiede almeno un’ora e mezza di tempo, proprio per permettere interventi e riflessioni collettive, impiegando circa 10/15 ore complessive.
Durante il percorso proposto ogni classe dà una propria impronta: gli alunni
sottolineano, chiedono, rivolgono la loro attenzione più ad un aspetto che ad un altro,
senza per questo uscire dagli obiettivi prefissati. Può capitare che in una tappa alcuni
bambini abbiano “urgenze” emotive personali, quindi occorre elasticità nel concedere
a chi lo desidera di esprimersi, ricanalizzando il discorso nelle tappe successive.
Il progetto si propone anche di aprire un canale di dialogo tra genitori e figli, invitando
i bambini a parlarne in famiglia e favorendo così l’apertura ad argomenti che
difficilmente vengono affrontati in ambito familiare. Sarebbe bene che, ad inizio
progetto, i genitori venissero informati del delicato argomento che si affronterà e degli
obiettivi che si intendono perseguire.
Per permettere a tutti gli alunni di intervenire, senza forzature, è bene attivare la “Posta
di Gillo”: i bambini possono lasciare in una cassetta appositamente predisposta
messaggi, domande o confidenze personali durante tutto il progetto e anche oltre la sua
conclusione. Si assicura a tutte le domande una risposta, in forma privata o collettiva, a
seconda delle necessità e degli argomenti trattati.
Al termine del progetto agli alunni viene proposto un questionario (allegato), per
verificare l’interiorizzazione di comportamenti atti alla propria tutela e alla
prevenzione di rischi legati all’abuso sessuale.
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CONSIGLI PER LA CONDUZIONE DEL PROGETTO
In genere il progetto viene presentato nelle classi quarte della scuola primaria: gli alunni
sono abbastanza maturi per recepire la problematica e, nel caso si rilevassero situazioni a
rischio, c’è tempo per osservare e monitorare tali casi.
Ogni tappa del percorso si articola quasi sempre allo stesso modo: lettura di una nuova
puntata della storia, discussione, spunti per la riflessione, slogan e parole chiave per
fissare ed interiorizzare i concetti presentati, proposta di attività da svolgere insieme o
individualmente.
Nel presente fascicolo sono riportati indicazioni e consigli, sotto forma di appunti, per
condurre la discussione che, di tappa in tappa, gradualmente, entra nel vivo della
problematica, facendo emergere curiosità, dubbi, paure, a volte vissuti pesanti.
Questo simbolo richiama momenti del percorso che sono supportati da spunti per
la discussione o da indicazioni di lavoro, così che non vadano persi i numerosi
contenuti che il progetto permette di affrontare.
1° TAPPA: ME LO DICE LA PANCIA
1) Spunti per la discussione
 Ogni classe ha bambini che recepiscono in modo diverso i contenuti proposti, a
seconda dei vissuti, delle esperienze, degli interessi, delle famiglie.
Alcuni bambini hanno difficoltà ad avvicinarsi all’aspetto emotivo, perché
convogliano tutte le loro energie a livello cognitivo. Per aiutarli a cogliere ed accettare
le proprie emozioni, si possono far ricondurre le emozioni all’intelligenza emotiva,
cercando di far loro capire, anche attraverso esempi sicuramente presenti nella classe,
che esistono diversi tipi di intelligenza: intelligenza linguistica, logico-matematica,
artistica, motoria, affettiva. Semplicemente si può dire agli alunni che quest’ultima è
quella che permette di riconoscere le emozioni e le loro manifestazioni: mal di pancia,
mal di testa, sudorazione delle mani, accelerazione del battito cardiaco…
 Sarebbe opportuno che tutto ciò emergesse dagli interventi dei bambini durante la
discussione, così da creare fin dall’inizio un clima di dialogo.
 Ulteriori spunti per la discussione:
- in che occasione ti è capitato di provare “mal di pancia” o di sentirti a disagio?
- in quali altri modi può esprimersi la tua emozione?
2) Proposta di attività
 Prima di spiegare l’attività successiva, è bene sottolineare agli alunni che i tre NO
ritorneranno spesso nel corso del progetto e man mano saranno sempre più chiari.
Intanto si può far dire loro che cosa ne pensano e perché, secondo loro, sono così
importanti.
 A volte può capitare che un alunno dica che a lui non è mai successo di trovarsi in
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una situazione simile. Si consiglia di guidarli il meno possibile nell’attività, spesso la
scelta è istintiva; si può far notare che ogni bambino ha sicuramente tra i suoi ricordi
un’esperienza di disagio, se non proprio di pericolo.
2° TAPPA: S
COME SEGRETO
1) Spunti per la discussione
 Si chiede ai bambini che cosa sia per loro un segreto, a partire dalle loro esperienze:
segreti legati alle “simpatie” tra compagni di scuola o inerenti le amicizie e la vita
familiare. Abbiamo notato che parlare di simpatie tra compagni serve a stemperare la
tensione e a metterli a loro agio, oltre che farli riflettere che spesso quello delle
“simpatie” è un segreto già condiviso da un gran numero di bambini, un segreto di
Pulcinella.
 Attraverso la discussione è bene far emergere come quello che comunemente si dice
segreto, spesso è solo una piacevole sorpresa, legata a qualche evento gradito (per es.
il regalo a sorpresa per il compleanno di papà, di un amico…).
 Si possono sollecitare gli alunni a riflettere: come Mister Magic cerca di attirare le
simpatie di Gillo? Dai bambini la risposta sarà sicuramente: il dono. Ma occorre far
emergere come la promessa del dono sia stata fatta in forma troppo amichevole,
seduttiva.
 La lettura successiva di “S come segreto” diventa così la conferma di quanto
emerso nella discussione.
2) Spunti per la discussione
 Come può difendersi un bambino? Occorre focalizzare la loro attenzione sul concetto
di difesa, lasciando da parte le fantasie infantili. Spesso gli alunni sono portati ad
emulare situazioni proposte da cartoni animati o videogiochi, sovrapponendo fantasia
a realtà: pensano di potersi difendere assumendo atteggiamenti da Rambo, da Uomo
Ragno …, ma vanno riportati alla realtà.
 E’ utile riportarli ad esperienze vissute: per es. le punizioni che si aspettano dopo
una marachella che tutti possono compiere. E’ bene contestualizzare: sei a casa, l’hai
combinata grossa e la mamma o il papà, i genitori sono veramente arrabbiati. Che
cosa succede? In questo modo i bambini raccontano ciò che realisticamente accade e
la conseguenza che spesso ne deriva (è questa anche una maniera per far emergere –
anche se in modo secondario, ma non irrilevante, in questo contesto – situazioni di
maltrattamento fisico o psicologico).
 E’ necessario sottolineare come l’ambiente chiuso, in generale, non offra molte
possibilità di difesa e/o fuga e la loro incolumità può essere in pericolo..
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3) Proposta di attività
 Dopo aver completato le frasi, si può chiedere agli alunni, senza forzature, se
desiderano condividere ciò hanno scritto con i compagni. L’insegnante legge il primo
pezzo di ogni frase, i bambini, a turno, se lo desiderano, leggono i loro scritti.
3° TAPPA: I SEGNALI DI PERICOLO
1) Spunti per la discussione
 Si fanno notare agli alunni le parole sottolineate e si chiede loro quali altre parole
possano indicare situazioni di pericolo. E’ bene focalizzare l’aspetto della
trasformazione, sottolineando come non si tratti di trasformazione fisica, ma legata al
comportamento e all’atteggiamento.
 Ritorna il concetto di pericolo collegato ad un ambiente chiuso e per giunta non
piacevole, connotazione che rimarca il senso di disagio. Si riprendono i tre NO della
prima tappa: ora diventano sempre più chiari e comprensibili.
 Occorre far emergere come Gillo sia arrivato in quell’ambiente: non con la forza, ma
convinto con proposte allettanti. Gillo ha seguito Mister Magic di sua volontà,
ingannato dai modi amichevoli dello sconosciuto. Non lo ha rapito, non ha agito con
violenza, ha usato la seduzione.
 Si prosegue con l’attività proposta.
4° TAPPA: T
COME TOCCO (1° parte – in palestra
2° parte – in classe )
1) Spunti per la discussione
 Poiché in questa tappa si parla esplicitamente di abuso e, inevitabilmente di sesso, è
bene dare tempo agli alunni di esternare le loro reazioni d’imbarazzo, disagio…
Spesso la reazione è una risata che dura alcuni minuti. Allentata la tensione si inizia
la discussione.
 Si chiede: “Che cosa sta accadendo a Gillo?”
E’ bene far emergere dai bambini le risposte, così come le informazioni che
riguardano la sfera sessuale: alcuni di loro hanno conoscenze precise, altri distorte,
altri ancora affermano che non si può parlare di sesso. Si parte dalle loro
affermazioni per mettere ordine nelle loro idee, tenendo conto di ciò che è emerso e
di che cosa chiedono.
 Si riprendono i tre NO della prima tappa, che in questo contesto sono ormai evidenti.
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2) Proposta di attività
 Si consiglia di realizzare i giochi in palestra, in uno spazio comunque delimitato,
soprattutto in relazione al primo gioco.
 Si eseguono i giochi indicati, anzi sarebbe opportuno ripeterli più volte. Nel secondo
gioco è bene fare in modo che tutti i bambini sperimentino il ruolo sia di dama che di
cavaliere con più compagni, per evidenziare meglio le situazioni di
accettazione/rifiuto.
 Al termine dei giochi si completano le faccine con i relativi esempi.
3)lSpunti per la discussione
 Traendo spunto dai giochi, si fanno emergere dai bambini le finalità degli stessi: il
primo gioco propone il vissuto di un tocco non scelto, a volte non gradito. Occorre
far riflettere gli alunni su alcuni aspetti:
- quali tocchi preferisco?
- quali non mi piacciono?
- quali parti del corpo rendono un tocco imbarazzante?
 Il secondo gioco invita a riflettere sulla possibilità di accettare un tocco o dire NO,
non solo in base al tipo di tocco, ma anche a chi lo fa, a come ci si sente in quel
momento. Allenarsi a dire di No è uno strumento utile per la propria sicurezza.
 E’ importante far emergere dai bambini come, crescendo, alcuni tocchi molto graditi,
come il bacio della mamma e del papà, in alcune situazioni (per es. davanti ai
compagni), possano diventare imbarazzanti.
4° TAPPA: Z
COME ZITTO (3° parte)
Spunti per la discussione
 Dopo la lettura “Z come zitto”, si focalizza l’attenzione sulla parola “zitto”. Ritorna
la riflessione sul segreto e sulle conseguenze dell’ averlo mantenuto. Ora Gillo è in
una situazione grave. Occorre far emergere dai bambini come egli avrebbe potuto
evitare di trovarsi lì, nei guai: i tre NO sono la difesa che gli alunni dovrebbero
imparare e mettere sempre in atto.
 Si possono invitare gli alunni ad indicare altre situazioni in cui sarebbe bene non
stare zitti e confidarsi con adulti di cui ci si fida, sottolineando come il silenzio in
alcune situazione potrebbe avere conseguenze preoccupanti.
 A completamento dell’attività si colora l’”albero della fiducia”, richiedendo di
scrivere nella chioma i nomi (non troppi) delle persone di cui si fidano veramente.
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5° TAPPA:
LE TRACCE
Spunti per la discussione
 In base all’esperienza maturata nel proporre il percorso, spesso i bambini di questa
età escono di casa lasciando generiche indicazioni del luogo verso cui sono diretti
(es. vado a giocare). E’ opportuno far notare agli alunni che anche gli adulti, prima di
uscire, informano i familiari dove sono diretti: vado al lavoro, vado a fare la spesa…
Non è svilente indicare la propria meta, ma un accorgimento legato alla propria
sicurezza.
 Si può sottolineare come, ancora una volta, i tre NO siano fondamentali per la
propria difesa e chiedere agli alunni verso quale di essi si rivolga l’attenzione in
questo caso.
6° TAPPA: SEGRETI
PESANTI
1) Spunti per la discussione
 Si fa notare che Gillo sta male, ha incubi, non riesce a studiare, addirittura non ha
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voglia di giocare: per i bambini non giocare è un sintomo grave, preoccupante.
Nella storia si parla di un saggio. Chi è il saggio?
In genere i bambini pensano ad una persona anziana, ad un sacerdote o ministro di
culto di un’altra religione, a persone importanti (es. sindaco, medico …). Si chiede
quali persone nella realtà possano svolgere la funzioni di saggio. Si fanno emergere
dal dialogo le possibili risposte: genitori, insegnanti, dottore, psicologo … persone
di cui ci si fida. Ritorna il riferimento alle persone fidate, a cui ci si rivolge con
sicurezza anche per motivi seri.
E’ opportuno condurre l’attenzione degli alunni su una domanda del testo un po’
strana: “Di che cosa ti rimproveri, Gillo?” Il protagonista della storia si sente in
colpa, ma anche gli alunni spesso sono portati a colpevolizzarlo. E’ importante
sottolineare che la colpa, la responsabilità dell’accaduto è dell’adulto, Gillo è vittima
di un pedofilo.
Chi è il pedofilo nella storia? Come ha agito? Ritorna il riferimento all’atteggiamento
seduttivo e di inganno con cui Mister Magic ha agito.
Chi nella realtà potrebbe essere un pedofilo? Dalle risposte occorre far emergere
come il pedofilo potrebbe essere chiunque si comporti come Mister Magic: modalità
seduttive per attrarre, promesse allettanti ma immotivate, atteggiamenti
eccessivamente amichevoli, oppure comportamenti ricattatori o minacciosi, richieste
di mantenere il segreto, messi in atto da adulti conosciuti e non.
Può capitare che qualche bambino chieda se queste persone possano essere della
famiglia (es.: queste cose le può fare anche un papà?”). In questo caso occorre
rispondere sinceramente; sarebbe bene anche osservare con attenzione atteggiamenti,
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comportamenti e reazioni di chi ha fatto la domanda: può essere una riflessione
matura, così come può nascondere un vissuto che ancora non riesce ad esprimere.
 Si può proporre agli alunni che non osano affrontare a voce, nella classe, le
tematiche inerenti il progetto, di scrivere le loro richieste, anche in forma anonima, e
di mettere i bigliettini nella “Posta di Gillo”. Le risposte, in classe o in forma privata,
saranno date dal conduttore del percorso entro o poco dopo la fine delle attività.
2) Spunti per la discussione
 Si offrono agli alunni alcuni spunti. Cosa vuol dirci questa filastrocca? Qual è il
senso? Che cos’è la cicatrice di cui si parla alla fine? Occorre far emergere dai
bambini l’importanza di parlare, di confidare, condividere anche e soprattutto i
segreti pesanti, che si vorrebbero dimenticare.
 E’ utile proporre riferimenti della vita di ogni giorni, ad esempio una ferita. Si fa
emergere dal dialogo come una sbucciatura dovuta ad una caduta, un taglio siano
dolorosi, ma vadano curati per non trasformarsi in un’infezione, che è ancora più
dolorosa. Così un segreto pesante fa molto male, ma va curato (=detto), affinché non
diventi un “mostro” che fa ancora più male.
Man mano una ferita guarisce, resta una cicatrice: non fa più male, ma ci ricorda
quella caduta, quel taglio; così una brutta esperienza, se raccontata e condivisa, poco
alla volta si ridimensiona e lascia una cicatrice dentro al cuore, alla mente, ai ricordi.
7° TAPPA:
L’IDENTITÀ RITROVATA
Spunti per la discussione
 La storia ormai si conclude. E’ inevitabile ripercorrerne le tappe e dare tempo per
permettere ai bambini di esprimere dubbi e domande.
 Si può focalizzare l’attenzione sul concetto di identità: dopo un’ esperienza negativa
si perde sicurezza, autostima, fiducia in sé e negli altri. Si invitano gli alunni ad
indicare come sia possibile aiutare un/a amico/a a superare un brutto momento.
 Si può chiedere loro come vedono il finale della storia, se positivo o negativo,
motivando la risposta. Nel completare il volto di Gillo, è utile riflettere sul perché si
attribuisce al protagonista quella particolare espressione.
Allegati
Allegato n.1:
Allegato n.2:
Allegato n.3:
Allegato n.4:
Questionario finale da sottoporre a ciascun alunno
Facciata della cassetta per la “Posta di Gillo”
Indicazioni per possibili sviluppi didattico-operativi
Suggerimenti in caso di sospetto di abuso/maltrattamento
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