Mare sporco, tante parole e pochi rimedi

Transcript

Mare sporco, tante parole e pochi rimedi
Giovedì 29 Agosto 2013 Gazzetta del Sud
44
Vibo - Provincia
.
NICOTERA Vertice convocato in Prefettura per fare il punto sulla situazione del litorale dopo le denunce del Comitato per la tutela della costa
Mare sporco, tante parole e pochi rimedi
Task force di esperti e diverse interpretazioni: sott’esame alghe e sabbia ma il “colpevole” resta sempre il Mesima
Orsolina Campisi
NICOTERA
DA ANNI SI CHIEDONO SPIEGAZIONI
Tante parole, ma nessun fatto
concreto dall’atteso Osservatorio
permanente sull’ambiente svoltosi ieri mattina presso la Prefettura
di Vibo Valentia. È rimasto certamente deluso chi si aspettava che
venissero trovati dei rimedi, che
fosse quantomeno stilato un piano d’attacco per dare soluzione al
problema “mare sporco”.
Tante le interpretazioni date al
perché della comparsa dalla fine
di luglio a metà agosto delle sgradevoli “chiazze marroni” nel mare
del litorale nicoterese, ma nessuno dei presenti è riuscito ad esibire
una valida teoria chiarificatrice.
Eppure al tavolo tecnico organizzato dallo stesso prefetto Giovanni Bruno erano presenti alcune
delle individualità più importanti
preposte a risolvere l’annoso problema. Oltre al Prefetto e al Commissario straordinario della Provincia Mario Ciclosi, sono intervenuti, tra gli altri, il comandante
Paolo Marzio della Capitaneria di
porto di Vibo Marina, la dirigente
dell’Arpacal, Angela Maria Diano,
Salvatore Epifanio, dirigente della Regione, i capitani Luca Bonatesta e Basilio Palma della Guardia di Finanza, nonché i rappresentanti di alcune associazioni.
«Le acque del mare in determinati
momenti dell’anno e della giornata presentano delle macchie marroni – ha esordito Giacomo Saccomanno presidente del Comitato
per la tutela della costa tirrenica –.
Il caso vuole che quando c’è pressione mediatica e l’attenzione aumenta le acque ritornano ad essere cristalline. Con una verifica corretta del sistema e un buon monitoraggio, si potrà sapere da dove si
verifica la fuoriuscita di liquami.
Per il Comitato andrebbe rifatta la
condotta fognaria che da Nicotera
La lunga storia dell’acqua
sospesa tra blu e... marrone
NICOTERA. Una storia infinita
Un momento della riunione convocata ieri in Prefettura con Amministratori, tecnici regionali e i membri del Comitato di Nicotera
porta alla Iam chiedendo i fondi
alla Regione». In risposta a queste
richieste Epifanio ha invitato il
Comune nicoterese a programmare un’azione, presentando progetti a tale proposito in quanto la
Regione oramai assegna i propri
finanziamenti solo dietro la presentazione di piani validi.
A difesa della limpidezza delle
acque il comandante Marzio che
pur constatando che il fenomeno
dell’acqua marrone è visibile ed
esiste, sottolinea che il monitoraggio anche notturno attuato
dalla Capitaneria non avrebbe accertato nessun malfunzionamen-
to. «Abbiamo realizzato 200 i controlli mirati a luglio e agosto in
convenzione con l’Arpacal ma
non sono emerse risultanze tali
per eseguire divieti di balneazione. Insieme alla Guardia di finanza, a seguito di segnalazioni, abbiamo ricercato eventuali condotte sottomarine, ma non è stato trovato nulla. Anche i maggiori complessi turistici sono stati verificati,
ma nulla». Anche per il direttore
dell’Arpacal Diano non risultano
elementi di criticità se non nei
pressi del Mesima. «Il 10 luglio abbiamo analizzato la chiazza marrone, ma non abbiamo trovato
elementi oltre i limiti, solo della
sabbia». Mentre per Ciclosi, «il
problema serio – è la mancanza di
raccordo tra le varie istituzioni. Il
sistema fa solo una lettura pseudo
burocratica della situazione, bisognerebbe decidere come intervenire». Anche le associazioni, comunque, hanno voluto dire la loro. «Senza un monitoraggio serio
non si va da nessuna parte – ha affermato Sorrenti della Lega navale -. Non siamo soddisfatti se non
verranno monitorati tutti gli impianti di depurazione delle città
che a monte scaricano refluo nel
Mesima». Presente all’incontro il
NICOTERA Senza risposta il progetto presentato in Provincia dopo la chiusura del castello
consigliere Pina Lapa che ha voluto parlare a difesa della cittadinanza che da anni subisce la criticità del mare. «Vogliamo sapere
quanto si rischia a fare il bagno in
queste acque, se ci sono tabelle, o
si è nei limiti. Non è pubblicità negativa per il proprio paese dire la
verità. La coscienza ci impone di
vedere la realtà: le acque del nostro mare sono marroni». A conclusione di seduta il Prefetto ha
programmato una nuova riunione con i sindaci dei comuni dall’alto Mesima a Pizzo, si spera non più
per discutere, ma per trovare efficaci soluzioni al problema.3
quella del mare sporco nel litorale nicoterese. Una storia che
puntualmente si ripete. I primi
giorni di luglio le acque cristalline, di un blu intenso e trasparente, quasi a presagire un’estate
splendida, quella della svolta.
Dopo la prima decade, periodo
di maggiore afflusso di turisti in
cerca di acque pulite, invece, il
copione si ripresenta lo stesso
degli altri anni: il blu lascia spazio a chiazze di colore marrone
che galleggiano in superficie nel
mare spingendosi fino a riva, invadono il litorale e lo rendono
off limits.
Da metà luglio le chiamate alla Guardia costiera e all’Arpacal
ormai non si contano più. Ma
proprio questi tentano di “scansare” ogni pensiero negativo relativo alla balneabilità delle acque locali lasciando come unico
“indiziato” il Mesima, fiume che
sfocia nel mare tra i comuni di
Nicotera, San Ferdinando e Rosarno.
A nulla sono valse le sollecitazioni di Giacomo Saccomanno,
presidente del Comitato per la
tutela della costa tirrenica, che
da giugno aveva inviato una
missiva ai sindaci di Nicotera,
San Ferdinando e Rosarno, nonché ai comandanti delle Capitanerie di Porto di Vibo Valentia e
Gioia Tauro, ai prefetti delle
province di Vibo e Reggio Calabria e alle Procure della Repubblica di Vibo Valentia e Palmi per
chiedere l’immediata chiusura
della foce del fiume nelle ore
diurne.
Saccomanno ha raggiunto il
numero di 47 esposti, ma i risultati non arrivano. Nella seconda
decade tante giornate “marroni”
sul litorale nicoterese: mare agitato e chiazze scure. Il primo cittadino Franco Pagano, a fine luglio indice un Consiglio proprio
in Marina dove afferma che «il
mare è pulito» sfoderando i contestatissimi dati Arpacal a giustificazione di tali affermazioni.
Ma il clou giunge ai primi di agosto quando le chiazze marroni in
L’avvocato
Giacomo
Saccomanno
che presiede
il Comitato
per la tutela
della costa
mare sono enormi. Il Comitato
organizza un’assemblea pubblica dove viene decisa l’occupazione pacifica della Prefettura e
la richiesta al prefetto Bruno di
un intervento immediato a difesa delle acque del mare. Intanto
continua incessante l’opera delle ruspe a caccia di eventuali tubi
e condotte insabbiate nel litorale nicoterese a cui si aggiungono
i sommozzatori della Guardia di
Finanza che perlustrano i fondali nelle cosiddette “zone sospette” dove potrebbero essere presenti scarichi fognari clandestini, ma nulla. 3(o.c.)
BROGNATURO Iniziativa del Comune per “progettare” il territorio
Centro per lo studio della civiltà contadina del Poro Cultura e patrimonio naturale
Se il passato non supera i confini della burocrazia gli ingredienti per la crescita
NICOTERA. Nel mese di gennaio,
dopo la chiusura al pubblico per
inagibilità del castello Ruffo, sono stati sfrattati importanti uffici
e servizi allocati nell’antico maniero, alcuni di pertinenza dalla
Provincia come il Centro per lo
studio e la conservazione della civiltà contadina del Poro.
Un museo inaugurato nel 1997,
nelle cui stanze erano presenti
reperti demologici provenienti
principalmente dal territorio del
Poro: manufatti artigianali, oggetti apotropaici, oggettistica tipica della cultura agro pastorale,
attrezzi per la tessitura. Dopo
mesi dalla sua chiusura il Comune, nei primi giorni di giugno, si
sarebbe attivato sottoponendo al
commissario straordinario della
Provincia di Vibo Valentia, Mario
Ciclosi e al dirigente Antonio Vinci, un piano di ristrutturazione e
rivitalizzazione di tutti i musei ricadenti nel territorio del comune
tirrenico al fine di riorganizzarli,
valorizzarli e renderli fruibili al
pubblico tra cui il Centro della civiltà contadina, realtà museali
che, però, per motivi differenti
sono stati chiusi al pubblico trasferendo in parte i reperti verso
altre sedi, così come il Centro della civiltà contadina sottratto temporaneamente all’interesse dei
potenziali visitatori. Quindi, al
momento la cittadina del vibonese, culla di cultura e di storia secolare, ha un solo museo aperto
al pubblico, quello Diocesano di
Arte Sacra.
Il progetto presentato in Provincia prevedeva la realizzazione
di un polo museale nicoterese nei
locali denominati “ex carcere” di
palazzo Convento, al piano terra
Uno dei telai che erano custoditi all’interno del Museo
Attrezzi agricoli utilizzati in passato dalle comunità del Poro
della sede comunale, dove per
qualche tempo era stato ubicato
l’ufficio tecnico.
La decisione è scaturita dopo
aver valutato l’impossibilità di
avere a disposizione una sede
ideale per tutte le attività museali
presenti sul territorio quale il castello Ruffo che al momento e
chissà per quanto tempo ancora,
non presenta e non presenterà le
condizioni per ospitare le suddette attività. La sede dell’ex carcere, ristrutturata peraltro proprio per ospitare il museo archeologico, dovrebbe essere ampliata
come tipologia dell’esposizione
in modo da abbracciare tutto
l’ambito storico-culturale che riguarda il territorio nicoterese,
dall’archeologia, alla tradizione,
al folclore, all’arte del mangiare
bene. Il polo museale dovrebbe
essere, quindi, formato da tre sezioni, la sezione di archeologia,
quella di arte contadina e la sezione della dieta mediterranea,
sarebbe stata prevista inoltre una
sezione di petrografia. In più tale
immobile dovrebbe ospitare, dietro richiesta, anche la sede
dell’Osservatorio della dieta mediterranea (Odmir), che colpa la
temporanea chiusura del castello
Ruffo è stata sfrattata. Intanto il
Comune si doveva impegnare
per la realizzazione dell’impianto di allarme e videosorveglianza. Per l’allestimento si sarebbe
interessata l’archeologa Maria
Teresa
Iannelli,
direttrice
dell’area di Medma per conto della Soprintendenza ai Beni archeologici, che a suo tempo aveva effettuato un sopralluogo offrendo spontaneamente la propria disponibilità e quella di personale abilitato e competente per
lo spostamento dei reperti di arte
contadina dal castello, dove ancora oggi sono ospitati, con inventario e catalogazione degli
stessi, nonchè con l’apporto fattivo della cooperativa Nikoterie
che opera nel comune tirrenico
per la promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici del territorio. Ad oggi, però,
nessuna risposta è giunta dalla
Provincia. La speranza è che anche questo progetto non finisca
nel dimenticatoio, ma che ci si attivi per rivitalizzare le bellezze
culturali ed artistiche nicoteresi
promuovendo, così, l’immagine
di una città ormai assopita anche
a livello culturale. 3(o.c.)
Francesca Onda
BROGNATURO
La cultura e la politica sono stati
al centro dei dibattiti che si sono
svolti nell’ambito della manifestazione “Confronti. Idee ed
esperienze per una Calabria Nuova.” L’evento ha avuto luogo
presso la sala dell’ex convento
domenicano di Brognaturo ed è
stato organizzato dall’Amministrazione comunale in collaborazione con la Pro loco “Damiano
Valente“, l’associazione “Brognaturo nel cuore“, l’associazione
musicale “Maria SS. della Consolazione” e l’architetto Merilia Ciconte. Per l’occasione nella piccola cittadina montana sono giunti
intellettuali, amministratori e
tecnici, provenienti da tutta la
Calabria. La prima serata dell’iniziativa, si è aperta sul tema della
letteratura. Ad essere intervistati
dalla giornalista Rosamaria Gullì
i due scrittori calabresi Mimmo
Gangemi e Vito Teti, autori di due
manoscritti nei quali vengono
ampiamente raccontati la Calabria e i calabresi.
Gangemi e Teti hanno rilevato
nei loro interventi come la narrativa della nostra regione non è
per niente tenuta in considerazione nei programmi scolastici,
sottolineando come invece l’importanza che potrebbe avere
«presentare la nostra Calabria
agli studenti tramite la lettura di
libri che raccontano la sua storia
e la storia dei personaggi vissuti
in diverse epoche». Il secondo dibattito dal titolo “La bellezza salverà il mondo?” è stato dedicato,
poi, all’arte e all’architettura.
Ospiti dell’architetto Merilia Ci-
Mimmo Gangemi e Vito Teti durante il dibattito
conte, che ha condotto l’incontro, sono stati il prof. Gianfrancesco Solferino, il prof. Armando
Rossi e l’arch. Fabio Foti. I relatori hanno messo sotto la lente d’ingrandimento la Calabria e le sue
bellezze. Nel corso della conversazione è emerso che la Calabria
è ricca di opere d’arte che non sono solo quelle costruite dall’uomo, ma anche quelle prodotte
dalla natura. Fattore negativo,
però, è il fatto che queste opere
non sono state nel tempo abbastanza tutelate e, quindi, molte
sono andate perdute. Secondo i
due autori, oggi si dovrebbe dedicare maggiore attenzione al patrimonio artistico calabrese che
sicuramente è una delle risorse
che può portare allo sviluppo
economico del territorio. In chiusura si è parlato di politica e, nello
specifico, dei problemi riguardanti la gestione dei comuni del
Comprensorio delle Serre. Ad intervenire sono stati il sindaco di
Fabrizia, Antonio Minniti; il sin-
daco di Acquaro, Giuseppe Barilaro; il sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi e il sindaco di Brognaturo, Giuseppe Iennarella. Il
dibattito si è incentrato sulle problematiche che attanagliano
questi territori, che sono penalizzati e non riescono ad emergere e
a svilupparsi nel settore socio-economico. Durante il confronto gli amministratori hanno
anche fatto interessanti proposte
che potrebbero agevolare la crescita dei centri urbani. Molto interessante è stata la proposta di
Rosi il quale ha auspicato che nel
tempo possa realizzarsi una
“Unione” tra i Comuni di Serra,
Spadola, Simbario e Brognaturo
così da creare un grande centro
sull’esempio di Lamezia Terme.
Minniti, poi, ha evidenziato anche il fatto che in Calabria la situazione attuale non è dovuta solo alla mancanza di denaro, ma
anche e soprattutto alla mancanza di una classe politica in grado
di gestire la grave situazione.3