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CON IL PDL ANNO LXI N.127 Grillo insulta anche Rodotà: «Un ottuagenario miracolato dalla rete» Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Cancelliamo il ricordo dellʼaccoppiata Monti&Merkel: niente lacrime (Iva) e sangue (Imu) Francesco Signoretta Lʼaccoppiata diabolica Monti&Merkel è stata una Waterloo, non si sono salvati neppure i “generali”, quelli che hanno disegnato le strategie e si sono beccati lʼammutinamento degli elettori. Ora di quellʼaccoppiata diabolica non deve rimanere traccia, bisogna curare le ferite e ridare ossigeno a chi – eroicamente – ha resistito alle fucilate di tasse e aumenti, mettendosi in trincea. Qualcosa si sta muovendo perché, grazie soprattutto al tam-tam politico del centrodestra (che ha sconfitto i nuovi resistenti del Pd) si va costruendo un piano per rendere più leggere le conseguenze devastanti dellʼazione del governo tecnico. Il pacchetto è pronto: stop allʼImu, niente aumento dellʼIva, detassazione, decontribuzione e semplificazione burocratica. In cambio cʼè da riformare la tassazione degli immobili (a Roma si paga più in periferia che al centro), intervenire su detrazioni e deduzioni (costano 160 miliardi di euro lʼanno), ricontrattare alcuni vincoli con lʼEuropa, rivedere la legge Fornero, che invece di introdurre flessibilità ha prodotto nuove ingessature allʼingresso. Così si fa sviluppo, ma bisogna fare presto e somministrare le vitamine a un malato che rischia di tirare le cuoia. Il pacchetto è pronto, ci ha già lavorato il Pdl. Al governo non resta che tradurlo in decreto e vararlo prima dellʼestate. Non ci sono soluzioni miracolistiche: Hollande in Francia sta collezionando fallimenti e ad aprile gli iscritti agli uffici di collocamento hanno fatto segnare il ventiquattresimo aumento consecutivo, superando di molto i tre milioni. Lʼimportante è non perdere tempo. Letta ha una sola strada: rispondere con un non possumus a quegli strateghi del Pd che, per paura di dare un vantaggio a Berlusconi, frenano su qual- d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT ➼ venerdì 31/5/2013 Turpiloquio gril ino, la Lombardi conferma la sua mail: si, è una merda chi scrive male di noi Cinquestelle SABATINI PAG.2 ➼ ➼ Sos di Coldiretti sul boom di cibo a basso costo REDAZIONE PAG.3 ➼ ➼ Lʼultimo saluto a “Cuore matto”, simbolo della nostra musica: in tantissimi hanno urlato «Ciao, Tony» REDAZIONE PAG.4 ➼ siasi intervento di rilievo senza avere, in risposta, uno straccio di idea. La prossima scadenza è quella dellʼIva, il cui aumento è previsto per luglio. Cʼè lʼaltolà del Pdl: «LʼIva non deve aumentare a luglio», ha avvertito Renato Brunetta. Sarebbe un errore grossolano. Uno schiaffo alla gente, che ne ha avuti fin troppi dallʼaccoppiata Monti&Merkel. Del resto, gli italiani non chie- dono la luna, chiedono solo di poter dimenticare lʼanno e mezzo dei tecnici al governo, illustri professori col vizietto di parlare troppo in tedesco, dimenticando la lingua madre. Luca Maurelli A me i ragazzi che per strada provano a venderti dei giornali fanno simpatia, e comunque li preferisco a quelli dei calzini e dei portachiave fosforescenti, sarà per deformazione professionale. Se poi scopro che una ragazzetta di sedici, diciassette anni, vestita come Joan Baez, che parla con la prosopopea di un Pajetta durante un congresso del Pci degli anni Settanta, che si entusiasma per la ristampa di unʼopera di Lenin, che cita a memoria “la rivoluzione che nasce nellʼarretrata Russia zarista Lenin che aveva condotto il proletariato alla vittoria mediante un partito fondato sulla scienza marxista”, io quasi mi commuovo. E a fronte della richiesta di unʼofferta per “lʼorgano dei gruppi leninisti della sinistra comunista”, io sgancio tre euro, prendo la copia che mi incita a unirmi ai proletari di tutto il mondo, lʼavvolgo maldestramente al rovescio per evitare di essere sorpreso da un collega del “Secolo” e la introduco furtivamente in redazione. Al riparo da occhi indiscreti, inizio la mia recensione di Lotta comunista, un giornale stampato su una carta vintage che sembra ingiallita al fumo delle miniere siberiani dei gulag di Kolyma. Mi balza subito agli occhi lʼattualità delle battaglie comuniste del Terzo Millennio: si parla di rivoluzione leninista, si citano Marx ed Engels, si fa lʼelogio del Pimo maggio, della lotta allʼimperialismo americano e adesso anche europeo, dei rischi della globalizzazione. Roba fresca, insomma. Lʼattacco del fondo di prima pagina, poi, è di strettissima attualità: “Il Congresso di Vienna nel 1815 fu lʼequivalente della spartizione di Yalta…”. Materiale da breaking news sulla Cnn. vMa cʼè un articolo che allʼinterno colpisce la mia curiosità, sembra si tratti di qualcosa di contemporaneo, si parla di “cretinismo parlamentare” e di “sovranità perduta”. E ci sono due citazioni di politici, udite udite, ancora in vita. Il primo è Renato Brunetta, del Pdl, che in una dichiarazione alla Stampa del 25 marzo sostiene che il programma di politica economica di Pd e Pdl è in molti aspetti sovrapponibile. Ma il nemico non è lui. È Fausto Bertinotti, che in unʼaltra dichiarazione, poco più in basso, dichiara di essersi arreso alla “sospensione delle istituzioni, del Parlamento, perché tanto decidono il governo e Bruxelles” e si spinge fino a lodare “un uomo intelligente e cinico come Mario Draghi, che ha capito come in Europa si debba solo inserire il pilota automatico”. È la resa del compagno Fausto, unʼepoca che si chiude, un leninista che se ne va tra i contemporanei che fanno i conti con la dura realtà. Ma neanche questo è uno scoop. Bertinotti da tempo aveva abbandonato i vellutati salotti delle fabbriche per una dura opposizione al sistema capitalista combattuta nella ruvide trincee delle feste di Valeria Marini. Ho finanziato con 3 euro “Lotta comunista”. E ho scoperto che tra i leninisti Brunetta è meno odiato di Bertinotti Turpiloquio grillino, la Lombardi conferma la sua mail: sì, è una merda chi scrive male di noi Cinquestelle... 2 Gloria Sabatini Va a finire che la colpa è sempre dei cronisti, un po' lacché dei politici (quando li assecondano troppo, a detta di chi non viene baciato dalla fortuna di un'intervista), quasi sempre ignoranti, o addirittura spioni. Come ha denunciato con linguaggio rude e volgare la capogruppo Cinquestelle alla Camera, Roberta Lombardi. Che ieri ha confermato la definizione di "merda" contenuta nella mail indirizzata ai colleghi deputati all'indirizzo dei giornalisti che riportano le segrete strategie grilline. Nessun pentimento per la deputata cresciuta a piazza e vaffa. «Grazie per averci tolto anche la possibilità di parlarci in libertà. Sei una merda, chiunque tu sia…», aveva scritto rivolta ai quei giornalisti che raccontano tutto «quello che ci scriviamo o diciamo». Dopo le polemiche sulla stampa per l'elegante parola, ora ci torna sopra con malcelato orgoglio. «L'ho scritto e lo confermo: chi tra i deputati passa mail del gruppo e stralci di riunioni dell'assemblea alla stampa è una merda». Stavolta sceglie la bacheca di Facebook per rafforzare il concetto e ribaltare la questione, invitando i media a occuparsi di argomenti più urgenti. Appunto, verrebbe da dire. «Notiziona eh?», ironizza la Lombardi, «mentre la Commissione Ue ci fa fintamente uscire dalla procedura di infrazione ma ci commissaria ancora una volta, mentre il governo guadagna tempo con finte riforme costituzionali, mentre un'azienda italiana al minuto chiude, la notizia del giorno è la Lombardi che scrive». Non c'è speranza: il turpiloquio è nel dna del Movimento 5Stelle in un'escalation che monta di ora in ora, anche a causa del pessimo risultato elettorale delle amministrative. C'è da dire, per non essere tacciati di faziosità, che quanto a volgarità il movimento di Grillo e Casaleggio è in buona compagnia. Ogni epoca ha la sua narrazione, la Prima repubblica ci aveva abituato a toni grigi, seriosi anche nei momenti di maggiore scontro, ma i soloni democristiani, i big socialisti, i comunisti berlingueriani, i missini “esclusi” hanno sempre tenuto rigorosamente distinte la sfera pubblica dalla sfera più intima. Oggi è normale dare dello stronzo a un collega di palazzo. Ne sa qualcosa Francesco Barbato, portabandiera dellʼItalia (dei Valori) che durante un dibattito sulla spending review concluse il suo intervento in Aula così: «A questa maggioranza dico, da parte di tutti i giovani, che avete rotto i coglioni!». Il dipietrista scapigliato non si è fatto mancare niente, arrivando a esibire, nelle occasioni più importanti, anche il dito medio. E che dire di Claudio Scajola che parlando di Marco Biagi confessò ai giornalisti «non fatemi parlare, era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza»? Anche lʼelegante Daniela Santanchè non è stata seconda nessuno quando disse di Fini «è palle di velluto». Persino lʼalgido Massimo DʼAlema perse perso le staffe in uno studio televisivo con Sallusti che lo incalzava su affittopoli. «Vai a farti fottere, sei un bugiardo e un mascalzone». Nessuno però il giorno dopo la performance è tornato sull'argomento come ha fatto la signora deputata Cinquestelle. Il monito di Napolitano: «La nostra Repubblica è fondata sul lavoro, serve uno sforzo comune» Luca Maurelli «Dobbiamo essere una Repubblica all'altezza dell'articolo 1 della Costituzione a cui si devono uniformare tutti gli attori sociali e le rappresentanze politiche». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in una intervista al Tg5, torna a parlare dell'emergenza occupazione in Italia, chiedendo uno sforzo importante a tutte le forze poitiche. «Si discusse moltissimo - dice Napolitano - in assemblea costituente e si scelse questa dizione anziché l'altra “è una Repubblica dei lavoratori”. “Fondata sul lavoro" è qualcosa di più, c'è un principio regolatore a cui si debbono uniformare tutti gli attori sociali e tutte le rappresentanze politiche». Rispetto ad allora, secondo Napolitano, ciò che emerge è “il problema della disoccupazione giovanile, che non è un problema puramente italiano»: «Il più importante settimanale internazionale di economia, The Economist, è uscito con una copertina ed un editoriale il cui titolo è “Una generazione senza lavoro”. Si parla, solo nei Paesi del mondo ricco, di 26 milioni di giovani che non sono più nel processo formativo, non fanno addestramento e non hanno lavoro. Nell'insieme, l'Organizzazione internazionale del lavoro ha fatto la cifra di 75 milioni di giovani disoccupati, qualcosa di simile alla popolazione di un grande paese. La verità è che sono cambiate le tecnologie, i termini dell'occupazione e si è colto molto in ritardo il dilagare della disoccupazione giovanile sia in occidente che nei Paesi emergenti e in Italia lo sentiamo molto acutamente e drammaticamente», conclude. Napolitano ha toccato anche il tema dell'emigrazione, volontaria o forzata: «Naturalmente è una libera scelta quella di cercare all'estero opportunità di lavoro che spesso si trovano davvero in misura maggiore e in modo più semplice che in Italia. La questione è creare le condizioni perché possano tornare, e in questo senso varie norme di legge già sono state approvate: una in particolare per iniziativa di due parlamentari (allora erano semplici parlamentari) degli opposti schieramenti, l'onorevole Enrico Letta, attualmente Presidente del Consiglio, e l'onorevole Maurizio Lupi, attualmente Ministro del governo Letta». A proposito della “perdita secca” per l'Italia rappresentata dalla fuga dei cervelli, Napolitano sottolinea: «È importante creare le condizioni perché trovino lavoro qui, o perché possano tornare qui occupandosi in modo adeguato. Non si tratta di mettere dei divieti, non si tratta di resistere nemmeno a quella che può essere una normale circolazione dei giovani fuori del nostro paese - soprattutto se ha carattere temporaneo - al fare un'esperienza, a qualificarsi ulteriormente all'estero: questo è assolutamente fisiologico. Abbandonare per sempre il paese e non vedere la possibilità di tornare in Italia, questo è il fatto patologico». Sos di Coldiretti sul boom di cibo a basso costo Redazione Risparmiare non è sempre la scelta migliore. Nel 2013 sono aumentati del 26 per cento gli allarmi alimentari in Italia dove quello del cibo low cost è lʼunico settore a registrare un aumento delle vendite per effetto della crisi. Lo rivela il primo dossier sui “Rischi dei cibi low cost” presentato dalla Coldiretti a Bruxelles, che fotografa il balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari (rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa). A differenza di quanto è accaduto per altri comparti – dallʼabbigliamento alle automobili, in cui gli italiani hanno rinunciato agli acquisti – per lʼalimentare, che va in tavola tutti i giorni, «si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a basso costo per cercare comunque di risparmiare. I dati denunciati sono allarmanti: sei famiglie italiane su 10 hanno tagliato sulla quantità e la qualità degli alimenti privilegiando spesso quelli a prezzi troppo bassi per essere affidabili sotto il profilo della salute. «Dietro questi prodotti spesso si nascondono ricette modificate, lʼuso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi», ha detto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che «verificare sempre gli ingredienti e la provenienza in etichetta, preferire lʼacquisto di prodotti freschi o comunque poco elaborati, diffidare dei prodotti che costano troppo poco sono alcuni dei consigli da seguire». L80 per cento degli allarmi alimentari è dovuto a cibi proveniente da Paesi extracomunitari. Nel 2012 a salire sul podio sono stati nellʼordine la Cina, lʼIndia e la Turchia. Nazioni dalle quali provengono ingredienti e alimenti che possono essere offerti a basso prezzo anche per le diverse regole sanitarie e ambientali in vigore, oltre che per lo sfruttamento della manodopera. L'associazione degli allevatori ha registrato allarmi sullʼimportazione di nocciole e pistacchi dalla Turchia, contaminati per la presenza di muffe e aflatossine e spesso utilizzati per snack low cost. Dopo che la scoperta di antibiotici nella produzione cinese aveva di fatto azzerato gli arrivi in Europa, adesso un nuovo allarme riguarda il rischio della contaminazione da organismi geneticamente modificati (Ogm) che non sono autorizzati nel Vecchio Continente. Un problema che riguarda pure il riso importato dalla Cina, ma anche dagli Usa che ha aumentato lʼexport verso lʼItalia del 12 per cento nel 2012. Un altro aspetto che emerge nel dossier presentato a Bruxelles riguarda le imitazioni dei nostri prodotti più tipici come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano che soffrono la concorrenza sleale dei similgrana. Per questo – ha spiegato Marini – occorre recuperare al più presto i ritardi accumulati nel rendere applicativo un sistema di etichettatura trasparente che consenta di far riconoscere la reale origine degli alimenti. Calzedonia e Scaglia: contesa a suon di milioni di euro per "La Perla" Redazione Una settimana di tempo per salvare la lingerie firmata La Perla. Martedì prossimo di fronte al giudice di Bologna Maurizio Atzori si saprà in quali mani finirà il noto marchio fondato a Bologna nel 1954 da Ada Masotti e oggi conteso tra Calzedonia e l'ex patron di Fastweb, Silvio Scaglia. Negli ultimi giorni, infatti, l'ex numero uno del gruppo di telecomunicazioni si è fatto nuovamente avanti – in precedenza aveva presentato una manifestazione d'interesse – per rilevare l'azienda mettendo sul piatto, secondo indiscrezioni, circa 100 milioni di euro. Ma sul tavolo già c'era un'esclusiva a trattare la vendita con Calzedonia. La nuova offerta targata Scaglia mescola quindi le carte e riapre la partita. Proprio per queste ragioni l'azienda bolognese, che ha confermato «di avere ricevuto un'offerta di affitto dell'azienda con successivo impegno all'acquisto da parte di Sms Finance Sa», ha inviato «per conoscenza al Tribunale di Bologna» la documentazione e si è deciso di sospendere il tutto fino «all'esito della gara competitiva che si terrà» martedì Sveva Belviso: i rom con 600mila euro fuori dai campi nomadi di Roma 3 Redazione «Roma Capitale, insieme con la Procura di Roma, ha intercettato 10 milioni di euro provenienti da flussi non ancora identificati all'interno dei campi. Quindi, per quanto di nostra spettanza e competenza, abbiamo ritenuto che queste persone che hanno fino a 600mila euro in banca non abbiano bisogno di assistenza socio economica con soldi pubblici». Lo ha detto il vicesindaco Sveva Belviso, che insieme con il sindaco Gianni Alemanno ha visitato il campo rom di via Candoni, alla Magliana. Belviso ha ripercorso dall'inizio i provvedimenti presi dalla giunta Alemanno sulla questione nomadi, sottolineandone i risultati ottenuti. «La cosa principale – ha detto – è che chi non è non è in stato di fragilità o necessità ha il dovere di uscire dal campo. Ma questo dovere non lo hanno sentito. Quindi abbiamo iniziato ad avviare procedimenti per allontanare queste persone dai campi, ma il Tar ha fermato per ben tre volte l'azione dell'amministrazione comunale. Quindi noi ci siamo trovati nella situazione di dover produrre per tre volte atti amministrativi senza riuscire a far sì che queste persone, che non hanno alcun titolo per essere assistite da Roma Capitale, vengano allontanate. Siamo convinti che la nostra sia un'azione amministrativa corretta e sensata». prossimo. Per poter partecipare alla gara le parti interessate dovranno versare entro lunedì prossimo un deposito di 3 milioni di euro a titolo di garanzia. Mentre a sciogliere ogni riserva il giorno dopo saranno l'azienda emiliana, con l'ausilio dei propri consulenti legali di Latham & Watkins, e il giudice Atzori. Sempre al tribunale di Bologna era stata avviata tre settimane fa, grazie all'accordo raggiunto con i sindacati, la procedura per il concordato preventivo. Un passo che si era reso possibile dopo il via libera all'esclusiva concessa dall'azionista di La Perla, il fondo statunitense Jh Partners, e Calzedonia. Ora si attendono le contromosse mentre per alcuni il gruppo veneto sembrerebbe dato ancora in vantaggio su Scaglia non solo per le sinergie industriali ma anche per le garanzie a tutela dell'occupazione. L'Empire State Building verso Wall street: sarà quotato in Borsa 4 Gloria Sabatini L'Empire State Building verso Wall Street: il grattacielo simbolo di New York incassa i voti necessari per procedere allo sbarco in Borsa, in quella che sarà la seconda "initial public offering" americana nel real estate. L'obiettivo è quello di raccogliere un miliardo di dollari, con la quotazione della nuova società Empire State Realty Trust nella quale oltre all'Empire confluiranno altri 18 edifici. La svolta nelle sorti dell'edificio arriva nel giorno in cui trapelano le difficoltà di altri grattacieli simbolo di New York: si tratta del World Trade Center che, a dodici anni dagli attacchi dell'11 settembre, è ormai completato. All'appello però mancano gli affittuari, soprattutto le banche di Wall Street che occupavano la gran parte delle Torri Gemelle. La crisi finanziaria ha costretto gli istituti a stringere la cinghia e ridimensionarsi: addio quindi ai maxi uffici costosi. E proprio gli affitti alti sarebbero il problema per il nuovo complesso del World Trade Center. «I prezzi richiesti sono alti perché gli edi- fici sono risultati costosi. I titolari non possono permettersi di affittarli a meno», afferma Ben Carlos Thyoin, direttore delle analisi di mercato di Real Capital Analytics. Il progetto del World Trade Center è costato più di 14 miliardi di dollari. Ma se Wall Street prende le distanze da Ground Zero, è il grattacielo simbolo di New York che si avvicina alla piazza finanziaria. La famiglia Malkin ha ottenuto l'80% dei consensi al piano di quotazione dell'Empire State Building, aggiudicandosi un'importante vittoria dopo mesi di battaglia, anche legale, con una parte dei 2.800 azionisti del grattacielo, contrari a rinunciare a una parte della storia della città. Il piano è infatti stato duramente criticato perché - secondo alcuni - garantisce alla famiglia Malkin una fetta importante nella nuova società a scapito degli altri azionisti. Altri invece ritengono che la creazione di una nuova società e la sua successiva quotazione garantiranno una migliore gestione delle proprietà immobiliari, incluso l'Empire State Building, eliminando l'esistente struttura di comando bizantina. Redazione È mistero sulla sorte dell'ottantanovenne sovrano saudita Abdullah. Molti website lo danno per clinicamente morto, alcuni già da cinque giorni, ma non ci sono conferme ufficiali e l'agenzia di stampa saudita lunedì 27 ha scritto che il re ha regolarmente presieduto la riunione del consiglio dei ministri. La notizia è stata diffusa da un giornalista del quotidiano Asharq al Awsat basato a Londra, secondo il quale gli organi vitali del sovrano hanno smesso di funzionare e il sovrano è stato sottoposto a defibrillazione. Non è la prima volta che si diffondono voci sulla morte dell'anziano monarca, viste le sue lunghe assenze dalla scena pubblica. Lo stesso Asharq al Awsat aveva dato per morto re Ab- dullah lo scorso novembre dopo un intervento durato 14 ore a Riad, la capitale saudita. Questa notizia venne successivamente smentita dalla corte reale. Secondo altri website, Abdullah bin abdulaziz al Saud, custode dei luoghi santi di Mecca e Medina, salito al trono il primo agosto del 2005, era in Marocco in convalescenza dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico negli Usa. Secondo questi siti la notizia del suo decesso non verrà ufficializzata molto presto vista la difficile successione al trono e il delicato momento della regione. Il futuro del trono del regno saudita, Paese chiave della regione, alleato degli Usa e in crescente attrito con l'altra superpotenza regionale, l'Iran, si è complicato dopo la morte in successione di due principi eredi- tari entrambe fratellastri del re. Il primo, principe Sultan , è morto il 22 ottobre 2011. Nuovo principe ereditario divenne quindi il fratello di Sultan Nayef, che però è morto a Ginevra nel giugno dello scorso anno mentre stava effettuando test clinici. Il terzo principe ereditario è quindi diventato Salman nominato il 18 giugno 2012. Appartiene alla vecchia guardia dei fratelli e fratellastri del re con i suoi 76 anni e dietro spingono le nuove generazioni, rappresentate da Muqrin bin Abdulaziz, nato nel 1945, ex capo È giallo sulla morte dell'anziano monarca saudita Abdullah L'ultimo saluto a “Cuore matto”, simbolo della nostra musica: in tantissimi hanno urlato «Ciao, Tony» Redazione L'ultimo saluto a Little Tony è stato accompagnato dalle note di “Un cuore matto” e dal rombo di dieci Ferrari, grande passione del cantante scomparso il 27 maggio. Centinaia di persone, amici di sempre, colleghi di lavoro, hanno applaudito al passaggio del feretro al termine della cerimonia funebre celebrata nella chiesa romana del Santuario della Madonna del Divino Amore. Tanti gli amici: da Mara Venier ad Al Bano, da Rita Pavone a Bobby Solo a Gianni Morandi, da I Cugini di Campagna ai tanti compagni di lavoro che sono stati al suo fianco e sul palco con lui in tutti questi anni della sua lunga carriera. Molte le persone arrivate da Tivoli, il comune alle porte di Roma dove Antonio Ciacci, in arte Little Tony, è nato e dove, nella tomba di famiglia, sarà tumulata la salma. Palpabile la commozione tra la gente, tra i suoi fan, accalcati all'esterno della chiesa, dove è stato allestito un maxischermo per far partecipare tutti alla cerimonia funebre. Il sindaco della capitale, Gianni Alemanno ha portato il saluto della città e riferendosi al Presley italiano ha detto: «Viene dalla provincia, ma è legato alla nostra città. Noi da Roma non possiamo non dirti Grazie Tony sei stato una persona eccezionale per noi». Commossa la figlia del cantante, Cristiana, molto provata, al suo fianco anche sul palcoscenico da tanti anni. dell'intelligence e nominato a febbraio secondo vice premier, carica che prelude alla nomina a principe ereditario. La monarchia saudita, che segue la corrente ultraconservatrice dell'islam wahabita, ha festeggiato il 6 maggio l'ottavo anniversario dell'ascesa al trono di re Abdullah, patito di purosangue arabi, elogiandone le riforme in particolare quelle per dare timidi spazi alle donne, come la concessione del diritto di voto e di candidarsi alle prossime elezioni municipali nel 2015. Boston, accuse all'Fbi: «Il ceceno ucciso fu colpito alle spalle durante l'interrogatorio» 5 Antonio Pannullo L'uccisione in Florida di Ibragim Todashev il 22 maggio scorso è una «esecuzione illegale». Lo ha detto in una conferenza stampa a Mosca Zaurbek Sadahanov, legale di Abdulbaki Todashev, padre del ventisettenne di origine cecena ucciso da agenti dell'Fbi durante un interrogatorio legato all'attentato alla maratona di Boston. Il padre del giovane ha mostrato per la prima volta ai giornalisti alcune foto inedite del cadavere del figlio, indicando 7 ferite di arma da fuoco, in gran parte alla schiena e una alla nuca. Segno evi- dente, secondo l'avvocato, che il giovane è stato colpito a tradimento. Il genitore ha inoltre riferito che il figlio aveva ricevuto due mesi fa una Green Card, ossia un permesso nominale di residenza in Usa a tempo illimitato per uno straniero. Prima della conferenza stampa, Abdulbaki Todashev ha avuto un colloquio all'ambasciata Usa a Mosca riguardo alla sua richiesta di visto: «Ora il mio primo obiettivo è andare in America per seppellire il corpo di mio figlio (che si trova ancora all'obitorio, ndr), portarlo in patria. Voglio solo giustizia - ha aggiunto - queste persone, non posso chiamarle diversamente che banditi: devono essere puniti». Si è poi appreso che quando il 22 maggio è stato ucciso da un agente dell'Fbi che lo stava interrogando sui suoi collegamenti con uno dei due fratelli ceceni ritenuti responsabili dell'attentato alla maratona di Boston, Ibragim Todashev era totalmente disarmato, secondo quanto hanno reso noto fonti di polizia. Lo riferisce il Washington Post, notando che l'intera vicenda è ancora circondata da un alone di mistero. In una nota l'Fbi ha solo reso noto che l'incidente è avvenuto mentre Todashev veniva interrogato da diversi agenti nel suo appartamento in Florida. Todashev era amico di Tamerlan Tsarnaev e secondo fonti di stampa non era sospettato per l'attentato di Boston, ma stava però confessando il suo ruolo e quello di Tamerlan in un triplice delitto, quando improvvisamente è diventato violento, e un agente dell'Fbi ha reagito usando la pistola. Sulla vicenda è stata avviata un'indagine interna, che potrebbe richiedere diversi mesi. Giovanni Trotta Il presidente siriano Bashar al Assad ha accusato la Turchia, l'Arabia Saudita e il Qatar di aver fatto entrare in Siria non meno di «centomila uomini armati, arabi e stranieri», per combattere il regime. Lo riferisce il sito libanese Tayar, anticipando parti di un'intervista che sarà trasmessa dalla tv Al Manar di Hezbollah. Assad ha aggiunto che le forze siriane e di Hezbollah formano un unico fronte e che l'equilibrio sul terreno é ormai totalmente cambiato in favore dell'esercito. Intanto si complicano le cose per i colloqui sulla Siria da tenersi a giugno a Ginevra: per Mosca è inaccettabile la richiesta delle dimissioni di Assad come condizione posta dalla coalizione nazionale dell'opposizione siriana per partecipare alla conferenza di pace. Lo ha detto il ministero degli Esteri russo Serghiei Lavrov, citato da Interfax. Il capo della diplomazia russa ha sottolineato inoltre che la coalizione nazionale non è l'unico rappresentante del popolo siriano. «Ci sono altri gruppi seri delle forze di opposizione», ha detto, aggiungendo che «alcuni sono pronti a partecipare alla conferenza internazionale senza condizioni preliminari. In generale, a nessuno è consentito lanciare ultimatum», ha aggiunto. Anche l'Italia prende una posizione obiettiva: senza l'Iran «sarebbe difficile perfino per l'Onu» avviare una mediazione nel conflitto in Siria: lo afferma il ministro degli Esteri, Emma Bonino, in una intervista: «Non c'é soluzione militare alla crisi in Siria. L'impegno di Kerry e Lavrov per una conferenza di pace "Ginevra 2" va sostenuto in ogni modo: l'Europa questo deve fare. E devo dire che un'opera di mediazione senza uno dei protagonisti regionali, l'Iran, sarebbe difficile perfino per le Nazioni Unite», ha detto il ministro. «Non viviamo di sogni: chiediamoci cosa vogliamo ottenere da "Ginevra 2"», ha detto Bonino. «Deve parlare la politica, dobbiamo fermare le armi. Il cammino sarà graduale e difficile, si vuole un governo di transizione, esponenti del regime di Assad devono far parte del processo, ma poi bisogna seguire l'impostazione di "Ginevra 1"». Infine si è appreso che rappresentanti di Russia, Usa e Onu si incontreranno il 5 giugno a Ginevra per discutere la preparazione della conferenza di pace sulla Siria: lo riferiscono le agenzie russe citando una fonte del ministero degli Esteri russo. Assad accusa: in Siria centomila mercenari stranieri contro di noi New York, torna l'incubo delle lettere avvelenate Redazione Negli Stati Uniti torna l'incubo delle lettere alla ricina. Due missive con tracce della potente sostanza velenosa - letale per l'uomo se inalata sono state inviate al sindaco di New York, Michael Bloomberg, da sempre in prima linea sul fronte della lotta alla diffusione delle armi da fuoco in America. Proprio questo impegno sarebbe all'origine delle due lettere anonime ricevute dal settantunenne miliardario primo cittadino della Grande Mela, contenenti oltre al veleno minacce riferite al dibattito in corso sulla riforma fortemente voluta dal presidente americano, Barack Obama per limitare le armi facili. La prima missiva - spiega la polizia - sarebbe arrivata venerdì negli uffici di New York del sindaco. La seconda è stata invece recapitata domenica a Washington nella sede dell' associazione no-profit di cui è presidente Bloomberg. Associazione che riunisce tutti i primi cittadini americani favorevoli a una stretta e a maggiori controlli sulla vendita di armi da fuoco. Gli investigatori sottolineano come la presenza di ricina nelle due lettere sia risultato dai una serie di test preliminari, i cui esiti dovranno ora essere confermati da esami più accurati. Le prime persone che hanno aperto le missive - secondo le indiscrezioni dei media americani non avrebbe mostrato alcun sintomo d'avvelenamento, al contrario degli esperti della polizia che hanno effettuato i primi esami approfonditi e che ora sono sotto osservazione. L'Fbi e l'Antiterrorismo hanno aperto un'inchiesta, volta anche ad accertare se ci sia un collegamento con altri recenti episodi. Lo scorso mese, dopo l'attentato alla maratona di Boston, alcune missive contenenti tracce di ricina furono inviate sia ad alcuni senatori in prima linea nella battaglia contro le armi da fuoco, sia alla Casa Bianca indirizzate al presidente Obama e intercettate in extremis. Casi che hanno risvegliato antiche paure. Resta vivo, infatti, negli Usa il ricordo delle lettere all'antrace inviate dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 a diversi parlamentari e giornalisti americani. Allora l'ondata di spedizioni tossiche provocò ben 5 morti. In Europa calano i consumi di droga ma la cannabis resta al top 6 Redazione In molti Paesi europei calano i consumi delle "vecchie" droghe, come eroina, cocaina e cannabis, ma quest'ultima resta la sostanza più diffusa e preoccupa la crescente richiesta di cura per dipendenza da hashish e marijuana. Così come crescono i timori sull'uso di stimolanti sintetici e su nuove sostanze, entrambi offerti sia sul mercato illegale che su quello delle cosiddette droghe "legali". È questo il quadro che emerge dalla Relazione europea sulla droga 2013 (riferita al 2011) pubblicata dal- l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona e presentata a Roma da Danilo Ballotta, responsabile del Coordinamento istituzionale dell'Osservatorio, insieme al capo del Dipartimento italiano antidroga, Giovanni Serpelloni. Un quarto degli adulti europei ha usato una droga illegale. La maggior parte dichiara di aver consumato cannabis (77 milioni), seguono cocaina (14,5 milioni), amfetamine (12,7 milioni) ed ecstasy (11,4 milioni). Forti le differenze tra Paese e Paese: si va da un terzo degli adulti in Dani- marca, Francia e Regno Unito a meno di 1 su 10 in Bulgaria, Grecia, Ungheria, Romania e Turchia. Nel 2011 ne hanno fatto uso 20 milioni di europei, 3 milioni l'hanno usata ogni giorno. Il consumo nel 2011 è rimasto stabile o in leggera riduzione, ma l'uso resta alto ed esiste un mercato ampio e solido. Gli ultimi dati mostrano che le foglie di cannabis (la marijuana), talvolta di elevata potenza, stanno diventando comuni in Europa e quasi tutti i Paesi segnalano coltivazioni domestiche; negli ultimi dieci anni il numero di sequestri di marijuana in Europa ha superato quello di hashish. Gli ultimi dati evidenziano una tendenza alla diminuzione del consumo e nell'offerta di eroina. Il numero di persone che iniziano un trattamento è sceso da un massimo di 59 mila nel 2007 a 41 mila nel 2011. Quanto alla cocaina, circa 14,5 milioni di adulti europei l'hanno usata almeno una volta, 3,5 milioni nell'ultimo anno. In generale, però, consumo e offerta sono in declino. Amfetamine ed ecstasy sono invece gli stimolanti sintetici più usati in Europa. Redazione Aziende locali, marchi di famiglia, qualche volta uno spazio vuoto sul petto che purtroppo non è un richiamo vintage agli anni del calcio in bianco e nero, quando la maglia non era ancora “macchiata" dallo sponsor. Il calcio italiano ai tempi della crisi fa i conti con la contrazione della spesa pubblicitaria. E si ritrova con squadre come Roma, Lazio o Catania in cerca di un partner commerciale per abbinare i nomi, far da volano e rimpinguare le casse nell'era del fair play finanziario, che è come dire «non c'è una lira». Ci sono club virtuosi come Milan e Napoli: quasi 80 milioni di entrate di sponsor e proventi commerciali il primo (Fly Emirates sulla maglia e Adidas primo contribuente, con quasi 17 milioni l'anno), una politica di marketing stile promozione da Hollywood per la società di De Laurentiis i cui giocatori fanno da testimonial a una nota marca di acqua minerale campana ma anche alle crociere Msc. Ci sono poi marchi calcisticamente solidi come la Juve, blindati sì sotto il punto di vista della sponsorizzazione ma con un marchio “di famiglia", la Jeep della Fiat-Chrysler, per la quale il club della famiglia Agnelli incassa 35 milioni fino al 30 giugno 2015. L'altra soluzione è quella dell'azienda-azionista: continuerà infatti fino al 2016 il matrimonio (nato nel '95) tra Pirelli e Inter, un quinquennale che nell'ultima stagione a bilancio, il 2012, ha portato nelle casse di Moratti 12,95 milioni di euro: a versarli Marco Tronchetti Provera, azionista col 13 per cento del club nerazzurro. I dati asettici delle società di rilevazioni parlano addirittura di un fatturato in crescita per il campionato che fu il più bello del mondo: 85 milioni generati dai main sponsor nell'ultima stagione, secondo Sport+Markt, contro i 73 del 2012. Ma l'80 per cento dei ricavi viene da metà dei 20 club di A, solo la Spagna in piena crisi finanziaria è indietro (78,7 milioni, e lì da padrone la fanno solo in due, Real e Barca). Calcio, cercasi sponsor ai tempi della crisi Un format tv e un gioco dell'arte per promuovere la legalità Redazione Uno spot dove non si vincono soldi ma libri, un format tv dove si approfondiscono gli aspetti negativi del mondo dello sport, un gioco dell'oca sui diritti umani. Sono i temi dei lavori delle scuole vincitrici della VII edizione di Regoliamoci, il concorso per le scuole primarie, medie e superiori organizzato da Libera in collaborazione con il ministero dell'Istruzione. Il tema di quest'anno "Dire, fare...giocare!" si basa sull'idea che, per costruire comunità alternative alle mafie, non si possa prescindere dai temi della cittadinanza, del convivere civile, dello stare insieme secondo regole condivise. La premiazione si è svolta a Roma. Si chiama "Non è un azzardo scommettere sulla conoscenza...mettiamola in gioco?" lo spot realizzato dal liceo scientifico Metastasio di Scalea (Cosenza): non si vincono soldi ma libri. Riproducendo il format di una trasmissione tv, gli alunni dell'istituto Masaccio di San Giovanni Valdarno (Arezzo), vincitori per le scuole medie, hanno approfondito gli aspetti negativi dello sport: doping, infiltrazioni mafiose, discriminazioni razziali. Un grande gioco dell'oca sui diritti umani realizzato nel giardino antistante la scuola, dove è stato piantato un ulivo in ricordo delle vittime di mafia, è il lavoro con cui l'istituto Campomaggiore di Terni ha vinto la categoria scuola primaria. Con il Boss e la grande lirica al via la stagione dei grandi concerti Redazione Rock e lirica si danno la mano in questi giorni i cui partono i grandi tour Torna Bruce Springsteen, dopo la tappa napoletana: sarà questa sera allo stadio Euganeo di Padova e lunedì a Milano, a San Siro, tappa springsteeniana per eccellenza. Il tutto in attesa dell'11 luglio, quando suonerà a Roma all'Ippodromo di Capannelle. Andrea Bocelli, Placido Domingo e José Carreras sono i protagonisti di “Lo spettacolo sta per cominciare” una serata dedicata alle arie da Nabucco, Aida, La Traviata, Il Rigoletto, Il Trovatore, Romeo et Juliette, La Messa da Requiem in scena all'Arena di Verona e trasmessa da Rai1 (il 10 giugno). I “Green Day” suoneranno mercoledì all'Ippodromo delle Capannelle per “Rock In Roma”. Stasera i Kasabian, star del nuovo rock inglese, suonano gratis in piazza Duomo a Milano. I Mudhoney, la band che ha fon- dato il Grunge di Seattle, suonano venerdì al Viper di Firenze. Tutti i gusti musicali risuonano nella penisola: Marco Mengoni in concerto sabato al teatro Politeama Rossetti di Trieste. Quindi, appuntamento con i Baustelle domani al teatro Regio di Parma. Ancora tre concerti italiani per Joe Satriani, maestro della chitarra rock 7 stasera all'ObiHall di Firenze, sabato al Gran Teatro Geox di Padova. Lunedì al centrale del Tennis del Foro Italico a Roma vanno in scena i Wind Music Award (diretta su Rai1). Nel cast, tra gli altri, Luciano Ligabue, Tiziano Ferro, Biagio Antonacci, Eros Ramazzotti, Gianna Nannini, Modà, Francesco De Gregori, Emma, Bastille. Da Euripide a Eduardo, da Brachetti a Tony Servillo: un week end di “perle” teatrali” Guglielmo Federico “Le troiane” con Manuela Mandracchia al teatro antico di Tindari e Toni e Peppe Servillo con Eduardo De Filippo nelle Voci di dentro a Roma; Arturo Brachetti “Allegro, un po' troppo” a Torino e il “Don Quichotte du trocadero” di José Montalvo ad aprire il Napoli Teatro Festival Italia: sono alcune perle teatrali dei prossimi sette giorni. Lo scontro ideologico e politico tra oriente e occidente in scena al Teatro antico di Tindari vede un poker di attrici come Manuela Mandracchia, nel ruolo di Cassandra, Alvia Reale in quello di Ecuba, Sandra Toffolatti per Elena e Mariangeles Torres per Andromaca, a raccontare la guerra di Troia dal punto di vista femminile con “Le troiane” da Euripide e Seneca. Ultimo week end per vedere i fratelli Servillo in scena con uno dei testi più emblematici di Eduardo De Filippo. Appena tornato da Cannes e al cinema con “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, Toni Servillo dirige infatti all'Argentina “Le voci di dentro”, dramma scritto nel 1948, di cui è anche protagonista insieme al fratello Peppe, nei panni di Alberto Saporito, un uomo “colpevole” di aver denunciato un omicidio solo sognato, disvelando così i veri delitti dell'animo umano. Ci si sposta fino a Torino con la grande musica e la magia dell'illusionista e trasformista italiano più celebre al mondo: è “Allegro, un po' troppo”, il nuovo spettacolo che Arturo Brachetti porta in scena all'Auditorium Toscanini. Sulle note dell'Orchestra sinfonica della Rai, Brachetti impersona alla sua maniera direttori e compositori celebri e racconta anche le grandi opere “disegnandole” sulla sabbia o interpretandone tutti i personaggio. Dopo Cannes, con “Un Chateau en Italie” di Valeria Bruni Tedeschi ed “Henri ”, testo in prima nazionale oggi e domani al Comunale Luciano Pavarotti di Modena, di cui è autore, regista e interprete. Un riflessione che fa uso anche del cinema, della fotografia e dei richiami all'Africa, in un nuovo percorso teatrale ispirato a liricità femminili. Apre, infine, all'insegna della danza la sesta edizione del Napoli Teatro Festival Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi Italia che dal 4 al 23 giugno porterà in città 70 diverse compagnie e artisti da tutto il mondo. Il primo in scena, martedì al San Carlo, è il “Don Quichotte du trocadero” dell'artista francese José Montalvo. Una riscrittura, in prima nazionale, che prende spunto dal romanzo di Cervantes e dal balletto di Marius Petipa, ma mescolando danza classica, contemporanea, africana, hip hop, flamenco, circo e teatro: in inno alla tradizione mediterranea. Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250