d`Italia

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d`Italia
CON IL PDL
ANNO LXI N.127
Grillo insulta anche Rodotà:
«Un ottuagenario miracolato dalla rete»
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Cancelliamo il ricordo
dellʼaccoppiata
Monti&Merkel:
niente lacrime (Iva)
e sangue (Imu)
Francesco Signoretta
Lʼaccoppiata diabolica
Monti&Merkel è stata una Waterloo, non si sono salvati neppure i “generali”, quelli che
hanno disegnato le strategie e
si sono beccati lʼammutinamento degli elettori. Ora di quellʼaccoppiata diabolica non deve
rimanere traccia, bisogna curare le ferite e ridare ossigeno a
chi – eroicamente – ha resistito
alle fucilate di tasse e aumenti,
mettendosi in trincea. Qualcosa
si sta muovendo perché, grazie
soprattutto al tam-tam politico
del centrodestra (che ha sconfitto i nuovi resistenti del Pd) si
va costruendo un piano per rendere più leggere le conseguenze devastanti dellʼazione
del governo tecnico. Il pacchetto è pronto: stop allʼImu,
niente aumento dellʼIva, detassazione, decontribuzione e
semplificazione burocratica. In
cambio cʼè da riformare la tassazione degli immobili (a Roma
si paga più in periferia che al
centro), intervenire su detrazioni e deduzioni (costano 160
miliardi di euro lʼanno), ricontrattare alcuni vincoli con lʼEuropa, rivedere la legge Fornero,
che invece di introdurre flessibilità ha prodotto nuove ingessature allʼingresso. Così si fa
sviluppo, ma bisogna fare presto e somministrare le vitamine
a un malato che rischia di tirare
le cuoia. Il pacchetto è pronto,
ci ha già lavorato il Pdl. Al governo non resta che tradurlo in
decreto e vararlo prima dellʼestate. Non ci sono soluzioni
miracolistiche: Hollande in
Francia sta collezionando fallimenti e ad aprile gli iscritti agli
uffici di collocamento hanno
fatto segnare il ventiquattresimo
aumento consecutivo, superando di molto i tre milioni. Lʼimportante è non perdere tempo.
Letta ha una sola strada: rispondere con un non possumus
a quegli strateghi del Pd che,
per paura di dare un vantaggio
a Berlusconi, frenano su qual-
d’Italia
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venerdì 31/5/2013
Turpiloquio gril ino, la Lombardi
conferma la sua mail: si, è una merda
chi scrive male di noi Cinquestelle
SABATINI PAG.2
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Sos di Coldiretti
sul boom di cibo
a basso costo
REDAZIONE PAG.3
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Lʼultimo saluto a “Cuore matto”,
simbolo della nostra musica:
in tantissimi hanno urlato «Ciao, Tony»
REDAZIONE PAG.4
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siasi intervento di rilievo senza
avere, in risposta, uno straccio di
idea. La prossima scadenza è
quella dellʼIva, il cui aumento è
previsto per luglio. Cʼè lʼaltolà del
Pdl: «LʼIva non deve aumentare
a luglio», ha avvertito Renato
Brunetta. Sarebbe un errore
grossolano. Uno schiaffo alla
gente, che ne ha avuti fin troppi
dallʼaccoppiata Monti&Merkel.
Del resto, gli italiani non chie-
dono la luna, chiedono solo di
poter dimenticare lʼanno e mezzo
dei tecnici al governo, illustri professori col vizietto di parlare
troppo in tedesco, dimenticando
la lingua madre.
Luca Maurelli
A me i ragazzi che per strada provano a
venderti dei giornali fanno simpatia, e
comunque li preferisco a quelli dei calzini e dei portachiave fosforescenti, sarà
per deformazione professionale. Se poi
scopro che una ragazzetta di sedici, diciassette anni, vestita come Joan Baez,
che parla con la prosopopea di un Pajetta durante un congresso del Pci degli
anni Settanta, che si entusiasma per la
ristampa di unʼopera di Lenin, che cita a
memoria “la rivoluzione che nasce nellʼarretrata Russia zarista Lenin che
aveva condotto il proletariato alla vittoria
mediante un partito fondato sulla
scienza marxista”, io quasi mi commuovo. E a fronte della richiesta di
unʼofferta per “lʼorgano dei gruppi leninisti della sinistra comunista”, io sgancio
tre euro, prendo la copia che mi incita a
unirmi ai proletari di tutto il mondo, lʼavvolgo maldestramente al rovescio per
evitare di essere sorpreso da un collega
del “Secolo” e la introduco furtivamente
in redazione. Al riparo da occhi indiscreti, inizio la mia recensione di Lotta
comunista, un giornale stampato su una
carta vintage che sembra ingiallita al
fumo delle miniere siberiani dei gulag di
Kolyma. Mi balza subito agli occhi lʼattualità delle battaglie comuniste del
Terzo Millennio: si parla di rivoluzione leninista, si citano Marx ed Engels, si fa
lʼelogio del Pimo maggio, della lotta allʼimperialismo americano e adesso
anche europeo, dei rischi della globalizzazione. Roba fresca, insomma. Lʼattacco del fondo di prima pagina, poi, è di
strettissima attualità: “Il Congresso di
Vienna nel 1815 fu lʼequivalente della
spartizione di Yalta…”. Materiale da
breaking news sulla Cnn. vMa cʼè un articolo che allʼinterno colpisce la mia curiosità, sembra si tratti di qualcosa di
contemporaneo, si parla di “cretinismo
parlamentare” e di “sovranità perduta”.
E ci sono due citazioni di politici, udite
udite, ancora in vita. Il primo è Renato
Brunetta, del Pdl, che in una dichiarazione alla Stampa del 25 marzo sostiene che il programma di politica
economica di Pd e Pdl è in molti aspetti
sovrapponibile. Ma il nemico non è lui. È
Fausto Bertinotti, che in unʼaltra dichiarazione, poco più in basso, dichiara di
essersi arreso alla “sospensione delle
istituzioni, del Parlamento, perché tanto
decidono il governo e Bruxelles” e si
spinge fino a lodare “un uomo intelligente e cinico come Mario Draghi, che
ha capito come in Europa si debba solo
inserire il pilota automatico”. È la resa
del compagno Fausto, unʼepoca che si
chiude, un leninista che se ne va tra i
contemporanei che fanno i conti con la
dura realtà. Ma neanche questo è uno
scoop. Bertinotti da tempo aveva abbandonato i vellutati salotti delle fabbriche per una dura opposizione al
sistema capitalista combattuta nella ruvide trincee delle feste di Valeria Marini.
Ho finanziato con 3 euro “Lotta comunista”. E ho scoperto
che tra i leninisti Brunetta è meno odiato di Bertinotti
Turpiloquio grillino, la Lombardi conferma la sua mail:
sì, è una merda chi scrive male di noi Cinquestelle...
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Gloria Sabatini
Va a finire che la colpa è sempre
dei cronisti, un po' lacché dei politici (quando li assecondano
troppo, a detta di chi non viene baciato dalla fortuna di un'intervista),
quasi sempre ignoranti, o addirittura spioni. Come ha denunciato
con linguaggio rude e volgare la
capogruppo Cinquestelle alla Camera, Roberta Lombardi. Che ieri
ha confermato la definizione di
"merda" contenuta nella mail indirizzata ai colleghi deputati all'indirizzo dei giornalisti che riportano
le segrete strategie grilline. Nessun pentimento per la deputata
cresciuta a piazza e vaffa. «Grazie per averci tolto anche la possibilità di parlarci in libertà. Sei una
merda, chiunque tu sia…», aveva
scritto rivolta ai quei giornalisti che
raccontano tutto «quello che ci
scriviamo o diciamo». Dopo le polemiche sulla stampa per l'elegante parola, ora ci torna sopra
con malcelato orgoglio. «L'ho
scritto e lo confermo: chi tra i deputati passa mail del gruppo e
stralci di riunioni dell'assemblea
alla stampa è una merda». Stavolta sceglie la bacheca di Facebook per rafforzare il concetto e
ribaltare la questione, invitando i
media a occuparsi di argomenti più
urgenti. Appunto, verrebbe da dire.
«Notiziona eh?», ironizza la Lombardi, «mentre la Commissione Ue
ci fa fintamente uscire dalla procedura di infrazione ma ci commissaria ancora una volta, mentre il
governo guadagna tempo con finte
riforme costituzionali, mentre
un'azienda italiana al
minuto chiude, la notizia del giorno è la
Lombardi che scrive».
Non c'è speranza: il
turpiloquio è nel dna
del Movimento 5Stelle
in un'escalation che
monta di ora in ora,
anche a causa del
pessimo risultato elettorale delle amministrative. C'è da dire,
per non essere tacciati
di
faziosità,
che
quanto a volgarità il movimento di
Grillo e Casaleggio è in buona
compagnia. Ogni epoca ha la sua
narrazione, la Prima repubblica ci
aveva abituato a toni grigi, seriosi
anche nei momenti di maggiore
scontro, ma i soloni democristiani,
i big socialisti, i comunisti berlingueriani, i missini “esclusi” hanno
sempre tenuto rigorosamente distinte la sfera pubblica dalla sfera
più intima. Oggi è normale dare
dello stronzo a un collega di palazzo. Ne sa qualcosa Francesco
Barbato, portabandiera dellʼItalia
(dei Valori) che durante un dibattito
sulla spending review concluse il
suo intervento in Aula così: «A
questa maggioranza dico, da parte
di tutti i giovani, che avete rotto i
coglioni!». Il dipietrista scapigliato
non si è fatto mancare niente, arrivando a esibire, nelle occasioni più
importanti, anche il dito medio. E
che dire di Claudio Scajola che
parlando di Marco Biagi confessò
ai giornalisti «non fatemi parlare,
era un rompicoglioni che voleva il
rinnovo del contratto di consulenza»? Anche lʼelegante Daniela
Santanchè non è stata seconda
nessuno quando disse di Fini «è
palle di velluto». Persino lʼalgido
Massimo DʼAlema perse perso le
staffe in uno studio televisivo con
Sallusti che lo incalzava su affittopoli. «Vai a farti fottere, sei un bugiardo e un mascalzone».
Nessuno però il giorno dopo la performance è tornato sull'argomento
come ha fatto la signora deputata
Cinquestelle.
Il monito di Napolitano: «La nostra Repubblica
è fondata sul lavoro, serve uno sforzo comune»
Luca Maurelli
«Dobbiamo essere una Repubblica all'altezza dell'articolo 1 della Costituzione a cui
si devono uniformare tutti gli attori sociali e
le rappresentanze politiche». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
in una intervista al Tg5, torna a parlare dell'emergenza occupazione in Italia, chiedendo uno sforzo importante a tutte le forze
poitiche. «Si discusse moltissimo - dice Napolitano - in assemblea costituente e si
scelse questa dizione anziché l'altra “è una
Repubblica dei lavoratori”. “Fondata sul lavoro" è qualcosa di più, c'è un principio regolatore a cui si debbono uniformare tutti gli
attori sociali e tutte le rappresentanze politiche». Rispetto ad allora, secondo Napolitano, ciò che emerge è “il problema della
disoccupazione giovanile, che non è un problema puramente italiano»: «Il più importante settimanale internazionale di
economia, The Economist, è uscito con una
copertina ed un editoriale il cui titolo è “Una
generazione senza lavoro”. Si parla, solo
nei Paesi del mondo ricco, di 26 milioni di
giovani che non sono più nel processo formativo, non fanno addestramento e non
hanno lavoro. Nell'insieme, l'Organizzazione internazionale del lavoro ha fatto la
cifra di 75 milioni di giovani disoccupati,
qualcosa di simile alla popolazione di un
grande paese. La verità è che sono cambiate le tecnologie, i termini dell'occupazione e si è colto molto in ritardo il dilagare
della disoccupazione giovanile sia in occidente che nei Paesi emergenti e in Italia lo
sentiamo molto acutamente e drammaticamente», conclude. Napolitano ha toccato
anche il tema dell'emigrazione, volontaria o
forzata: «Naturalmente è una libera scelta
quella di cercare all'estero opportunità di lavoro che spesso si trovano davvero in misura maggiore e in modo più semplice che
in Italia. La questione è creare le condizioni
perché possano tornare, e in questo senso
varie norme di legge già sono state approvate: una in particolare per iniziativa di due
parlamentari (allora erano semplici parlamentari) degli opposti schieramenti, l'onorevole Enrico Letta, attualmente Presidente
del Consiglio, e l'onorevole Maurizio Lupi,
attualmente Ministro del governo Letta». A
proposito della “perdita secca” per l'Italia
rappresentata dalla fuga dei cervelli, Napolitano sottolinea: «È importante creare le
condizioni perché trovino lavoro qui, o perché possano tornare qui occupandosi in
modo adeguato. Non si tratta di mettere dei
divieti, non si tratta di resistere nemmeno a
quella che può essere una normale circolazione dei giovani fuori del nostro paese - soprattutto se ha carattere temporaneo - al
fare un'esperienza, a qualificarsi ulteriormente all'estero: questo è assolutamente fisiologico. Abbandonare per sempre il paese
e non vedere la possibilità di tornare in Italia, questo è il fatto patologico».
Sos di Coldiretti sul boom
di cibo a basso costo
Redazione
Risparmiare non è sempre la scelta
migliore. Nel 2013 sono aumentati del
26 per cento gli allarmi alimentari in
Italia dove quello del cibo low cost è
lʼunico settore a registrare un aumento delle vendite per effetto della
crisi. Lo rivela il primo dossier sui “Rischi dei cibi low cost” presentato dalla
Coldiretti a Bruxelles, che fotografa il
balzo record nel numero di notifiche
nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari (rispetto allo stesso periodo di
cinque anni fa). A differenza di quanto
è accaduto per altri comparti – dallʼabbigliamento alle automobili, in cui
gli italiani hanno rinunciato agli acquisti – per lʼalimentare, che va in tavola
tutti i giorni, «si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a
basso costo per cercare comunque di
risparmiare. I dati denunciati sono allarmanti: sei famiglie italiane su 10
hanno tagliato sulla quantità e la qualità degli alimenti privilegiando spesso
quelli a prezzi troppo bassi per essere
affidabili sotto il profilo della salute.
«Dietro questi prodotti spesso si nascondono ricette modificate, lʼuso di
ingredienti di minore qualità o metodi
di produzione alternativi», ha detto il
presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel sottolineare che «verificare
sempre gli ingredienti e la provenienza in etichetta, preferire lʼacquisto
di prodotti freschi o comunque poco
elaborati, diffidare dei prodotti che costano troppo poco sono alcuni dei
consigli da seguire». L80 per cento
degli allarmi alimentari è dovuto a cibi
proveniente da Paesi extracomunitari.
Nel 2012 a salire sul podio sono stati
nellʼordine la Cina, lʼIndia e la Turchia.
Nazioni dalle quali provengono ingredienti e alimenti che possono essere
offerti a basso prezzo anche per le diverse regole sanitarie e ambientali in
vigore, oltre che per lo sfruttamento
della manodopera. L'associazione
degli allevatori ha registrato allarmi
sullʼimportazione di nocciole e pistacchi dalla Turchia, contaminati per la
presenza di muffe e aflatossine e
spesso utilizzati per snack low cost.
Dopo che la scoperta di antibiotici
nella produzione cinese aveva di fatto
azzerato gli arrivi in Europa, adesso
un nuovo allarme riguarda il rischio
della contaminazione da organismi
geneticamente modificati (Ogm) che
non sono autorizzati nel Vecchio Continente. Un problema che riguarda
pure il riso importato dalla Cina, ma
anche dagli Usa che ha aumentato
lʼexport verso lʼItalia del 12 per cento
nel 2012. Un altro aspetto che emerge
nel dossier presentato a Bruxelles riguarda le imitazioni dei nostri prodotti
più tipici come il Parmigiano reggiano
e il Grana Padano che soffrono la
concorrenza sleale dei similgrana. Per
questo – ha spiegato Marini – occorre
recuperare al più presto i ritardi accumulati nel rendere applicativo un sistema di etichettatura trasparente che
consenta di far riconoscere la reale
origine degli alimenti.
Calzedonia e Scaglia: contesa a suon
di milioni di euro per "La Perla"
Redazione
Una settimana di tempo per salvare la lingerie firmata La Perla.
Martedì prossimo di fronte al giudice di Bologna Maurizio Atzori si
saprà in quali mani finirà il noto
marchio fondato a Bologna nel
1954 da Ada Masotti e oggi conteso tra Calzedonia e l'ex patron
di Fastweb, Silvio Scaglia. Negli
ultimi giorni, infatti, l'ex numero
uno del gruppo di telecomunicazioni si è fatto nuovamente avanti
– in precedenza aveva presentato
una manifestazione d'interesse –
per rilevare l'azienda mettendo
sul piatto, secondo indiscrezioni,
circa 100 milioni di euro. Ma sul
tavolo già c'era un'esclusiva a
trattare la vendita con Calzedonia.
La nuova offerta targata Scaglia
mescola quindi le carte e riapre la
partita. Proprio per queste ragioni
l'azienda bolognese, che ha confermato «di avere ricevuto un'offerta di affitto dell'azienda con
successivo impegno all'acquisto
da parte di Sms Finance Sa», ha
inviato «per conoscenza al Tribunale di Bologna» la documentazione e si è deciso di sospendere
il tutto fino «all'esito della gara
competitiva che si terrà» martedì
Sveva Belviso:
i rom con 600mila euro
fuori dai campi nomadi
di Roma
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Redazione
«Roma Capitale, insieme con la Procura di Roma, ha intercettato 10 milioni di euro provenienti da flussi non
ancora identificati all'interno dei
campi. Quindi, per quanto di nostra
spettanza e competenza, abbiamo ritenuto che queste persone che
hanno fino a 600mila euro in banca
non abbiano bisogno di assistenza
socio economica con soldi pubblici».
Lo ha detto il vicesindaco Sveva Belviso, che insieme con il sindaco
Gianni Alemanno ha visitato il campo
rom di via Candoni, alla Magliana.
Belviso ha ripercorso dall'inizio i provvedimenti presi dalla giunta Alemanno sulla questione nomadi,
sottolineandone i risultati ottenuti.
«La cosa principale – ha detto – è
che chi non è non è in stato di fragilità o necessità ha il dovere di uscire
dal campo. Ma questo dovere non lo
hanno sentito. Quindi abbiamo iniziato ad avviare procedimenti per allontanare queste persone dai campi,
ma il Tar ha fermato per ben tre volte
l'azione dell'amministrazione comunale. Quindi noi ci siamo trovati nella
situazione di dover produrre per tre
volte atti amministrativi senza riuscire
a far sì che queste persone, che non
hanno alcun titolo per essere assistite da Roma Capitale, vengano allontanate. Siamo convinti che la
nostra sia un'azione amministrativa
corretta e sensata».
prossimo. Per poter partecipare
alla gara le parti interessate dovranno versare entro lunedì prossimo un deposito di 3 milioni di
euro a titolo di garanzia. Mentre a
sciogliere ogni riserva il giorno
dopo saranno l'azienda emiliana,
con l'ausilio dei propri consulenti
legali di Latham & Watkins, e il
giudice Atzori. Sempre al tribunale
di Bologna era stata avviata tre
settimane fa, grazie all'accordo
raggiunto con i sindacati, la procedura per il concordato preventivo. Un passo che si era reso
possibile dopo il via libera all'esclusiva concessa dall'azionista
di La Perla, il fondo statunitense
Jh Partners, e Calzedonia. Ora si
attendono le contromosse mentre
per alcuni il gruppo veneto sembrerebbe dato ancora in vantaggio
su Scaglia non solo per le sinergie
industriali ma anche per le garanzie a tutela dell'occupazione.
L'Empire State Building verso
Wall street: sarà quotato in Borsa
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Gloria Sabatini
L'Empire State Building verso
Wall Street: il grattacielo simbolo di New York incassa i voti
necessari per procedere allo
sbarco in Borsa, in quella che
sarà la seconda "initial public
offering" americana nel real
estate. L'obiettivo è quello di
raccogliere un miliardo di dollari, con la quotazione della
nuova società Empire State
Realty Trust nella quale oltre
all'Empire confluiranno altri 18
edifici. La svolta nelle sorti dell'edificio arriva nel giorno in cui
trapelano le difficoltà di altri
grattacieli simbolo di New York:
si tratta del World Trade Center
che, a dodici anni dagli attacchi
dell'11 settembre, è ormai completato. All'appello però mancano gli affittuari, soprattutto le
banche di Wall Street che occupavano la gran parte delle
Torri Gemelle. La crisi finanziaria ha costretto gli istituti a stringere
la
cinghia
e
ridimensionarsi: addio quindi ai
maxi uffici costosi. E proprio gli
affitti alti sarebbero il problema
per il nuovo complesso del
World Trade Center. «I prezzi
richiesti sono alti perché gli edi-
fici sono risultati costosi. I titolari non possono permettersi di
affittarli a meno», afferma Ben
Carlos Thyoin, direttore delle
analisi di mercato di Real Capital Analytics. Il progetto del
World Trade Center è costato
più di 14 miliardi di dollari. Ma
se Wall Street prende le distanze da Ground Zero, è il
grattacielo simbolo di New York
che si avvicina alla piazza finanziaria. La famiglia Malkin
ha ottenuto l'80% dei consensi
al piano di quotazione dell'Empire State Building, aggiudicandosi un'importante vittoria dopo
mesi di battaglia, anche legale,
con una parte dei 2.800 azionisti del grattacielo, contrari a rinunciare a una parte della
storia della città. Il piano è infatti stato duramente criticato
perché - secondo alcuni - garantisce alla famiglia Malkin
una fetta importante nella
nuova società a scapito degli
altri azionisti. Altri invece ritengono che la creazione di una
nuova società e la sua successiva quotazione garantiranno
una migliore gestione delle proprietà immobiliari, incluso l'Empire State Building, eliminando
l'esistente struttura di comando
bizantina.
Redazione
È mistero sulla sorte dell'ottantanovenne sovrano saudita Abdullah.
Molti website lo danno per clinicamente morto, alcuni già da cinque
giorni, ma non ci sono conferme ufficiali e l'agenzia di stampa saudita lunedì 27 ha scritto che il re ha
regolarmente presieduto la riunione
del consiglio dei ministri. La notizia è
stata diffusa da un giornalista del
quotidiano Asharq al Awsat basato a
Londra, secondo il quale gli organi vitali del sovrano hanno smesso di funzionare e il sovrano è stato
sottoposto a defibrillazione. Non è la
prima volta che si diffondono voci
sulla morte dell'anziano monarca,
viste le sue lunghe assenze dalla
scena pubblica. Lo stesso Asharq al
Awsat aveva dato per morto re Ab-
dullah lo scorso novembre dopo un
intervento durato 14 ore a Riad, la capitale saudita. Questa notizia venne
successivamente smentita dalla corte
reale. Secondo altri website, Abdullah bin abdulaziz al Saud, custode
dei luoghi santi di Mecca e Medina,
salito al trono il primo agosto del
2005, era in Marocco in convalescenza dopo essere stato sottoposto
a un intervento chirurgico negli Usa.
Secondo questi siti la notizia del suo
decesso non verrà ufficializzata molto
presto vista la difficile successione al
trono e il delicato momento della regione. Il futuro del trono del regno
saudita, Paese chiave della regione,
alleato degli Usa e in crescente attrito
con l'altra superpotenza regionale,
l'Iran, si è complicato dopo la morte
in successione di due principi eredi-
tari entrambe fratellastri del re. Il
primo, principe Sultan , è morto il 22
ottobre 2011. Nuovo principe ereditario divenne quindi il fratello di Sultan
Nayef, che però è morto a Ginevra
nel giugno dello scorso anno mentre
stava effettuando test clinici. Il terzo
principe ereditario è quindi diventato
Salman nominato il 18 giugno 2012.
Appartiene alla vecchia guardia dei
fratelli e fratellastri del re con i suoi 76
anni e dietro spingono le nuove generazioni, rappresentate da Muqrin
bin Abdulaziz, nato nel 1945, ex capo
È giallo sulla morte dell'anziano
monarca saudita Abdullah
L'ultimo saluto
a “Cuore matto”, simbolo
della nostra musica:
in tantissimi hanno
urlato «Ciao, Tony»
Redazione
L'ultimo saluto a Little Tony è stato accompagnato dalle note di “Un cuore
matto” e dal rombo di dieci Ferrari,
grande passione del cantante scomparso il 27 maggio. Centinaia di persone, amici di sempre, colleghi di
lavoro, hanno applaudito al passaggio
del feretro al termine della cerimonia
funebre celebrata nella chiesa romana
del Santuario della Madonna del Divino Amore. Tanti gli amici: da Mara
Venier ad Al Bano, da Rita Pavone a
Bobby Solo a Gianni Morandi, da I
Cugini di Campagna ai tanti compagni
di lavoro che sono stati al suo fianco e
sul palco con lui in tutti questi anni
della sua lunga carriera. Molte le persone arrivate da Tivoli, il comune alle
porte di Roma dove Antonio Ciacci, in
arte Little Tony, è nato e dove, nella
tomba di famiglia, sarà tumulata la
salma. Palpabile la commozione tra la
gente, tra i suoi fan, accalcati all'esterno della chiesa, dove è stato allestito un maxischermo per far
partecipare tutti alla cerimonia funebre. Il sindaco della capitale, Gianni
Alemanno ha portato il saluto della
città e riferendosi al Presley italiano ha
detto: «Viene dalla provincia, ma è legato alla nostra città. Noi da Roma
non possiamo non dirti Grazie Tony
sei stato una persona eccezionale per
noi». Commossa la figlia del cantante,
Cristiana, molto provata, al suo fianco
anche sul palcoscenico da tanti anni.
dell'intelligence e nominato a febbraio
secondo vice premier, carica che prelude alla nomina a principe ereditario.
La monarchia saudita, che segue la
corrente ultraconservatrice dell'islam
wahabita, ha festeggiato il 6 maggio
l'ottavo anniversario dell'ascesa al
trono di re Abdullah, patito di purosangue arabi, elogiandone le riforme
in particolare quelle per dare timidi
spazi alle donne, come la concessione del diritto di voto e di candidarsi
alle prossime elezioni municipali nel
2015.
Boston, accuse all'Fbi: «Il ceceno ucciso
fu colpito alle spalle durante l'interrogatorio»
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Antonio Pannullo
L'uccisione in Florida di Ibragim Todashev il 22 maggio scorso è una
«esecuzione illegale». Lo ha detto in
una conferenza stampa a Mosca
Zaurbek Sadahanov, legale di Abdulbaki Todashev, padre del ventisettenne di origine cecena ucciso da
agenti dell'Fbi durante un interrogatorio legato all'attentato alla maratona di Boston. Il padre del giovane
ha mostrato per la prima volta ai
giornalisti alcune foto inedite del cadavere del figlio, indicando 7 ferite
di arma da fuoco, in gran parte alla
schiena e una alla nuca. Segno evi-
dente, secondo l'avvocato, che il
giovane è stato colpito a tradimento.
Il genitore ha inoltre riferito che il figlio aveva ricevuto due mesi fa una
Green Card, ossia un permesso nominale di residenza in Usa a tempo
illimitato per uno straniero. Prima
della conferenza stampa, Abdulbaki
Todashev ha avuto un colloquio all'ambasciata Usa a Mosca riguardo
alla sua richiesta di visto: «Ora il mio
primo obiettivo è andare in America
per seppellire il corpo di mio figlio
(che si trova ancora all'obitorio, ndr),
portarlo in patria. Voglio solo giustizia - ha aggiunto - queste persone,
non posso chiamarle diversamente
che banditi: devono essere puniti».
Si è poi appreso che quando il 22
maggio è stato ucciso da un agente
dell'Fbi che lo stava interrogando sui
suoi collegamenti con uno dei due
fratelli ceceni ritenuti responsabili
dell'attentato alla maratona di Boston, Ibragim Todashev era totalmente disarmato, secondo quanto
hanno reso noto fonti di polizia. Lo
riferisce il Washington Post, notando che l'intera vicenda è ancora
circondata da un alone di mistero. In
una nota l'Fbi ha solo reso noto che
l'incidente è avvenuto mentre Todashev veniva interrogato da diversi
agenti nel suo appartamento in Florida. Todashev era amico di Tamerlan Tsarnaev e secondo fonti di
stampa non era sospettato per l'attentato di Boston, ma stava però
confessando il suo ruolo e quello di
Tamerlan in un triplice delitto,
quando improvvisamente è diventato violento, e un agente dell'Fbi ha
reagito usando la pistola. Sulla vicenda è stata avviata un'indagine interna, che potrebbe richiedere
diversi mesi.
Giovanni Trotta
Il presidente siriano Bashar al
Assad ha accusato la Turchia,
l'Arabia Saudita e il Qatar di aver
fatto entrare in Siria non meno di
«centomila uomini armati, arabi e
stranieri», per combattere il regime.
Lo riferisce il sito libanese Tayar,
anticipando parti di un'intervista
che sarà trasmessa dalla tv Al
Manar di Hezbollah. Assad ha aggiunto che le forze siriane e di Hezbollah formano un unico fronte e
che l'equilibrio sul terreno é ormai
totalmente cambiato in favore dell'esercito. Intanto si complicano le
cose per i colloqui sulla Siria da tenersi a giugno a Ginevra: per
Mosca è inaccettabile la richiesta
delle dimissioni di Assad come condizione posta dalla coalizione nazionale dell'opposizione siriana per
partecipare alla conferenza di
pace. Lo ha detto il ministero degli
Esteri russo Serghiei Lavrov, citato
da Interfax. Il capo della diplomazia
russa ha sottolineato inoltre che la
coalizione nazionale non è l'unico
rappresentante del popolo siriano.
«Ci sono altri gruppi seri delle forze
di opposizione», ha detto, aggiungendo che «alcuni sono pronti a
partecipare alla conferenza internazionale senza condizioni preliminari. In generale, a nessuno è
consentito lanciare ultimatum», ha
aggiunto. Anche l'Italia prende una
posizione obiettiva: senza l'Iran
«sarebbe difficile perfino per l'Onu»
avviare una mediazione nel conflitto in Siria: lo afferma il ministro
degli Esteri, Emma Bonino, in una
intervista: «Non c'é soluzione militare alla crisi in Siria. L'impegno di
Kerry e Lavrov per una conferenza
di pace "Ginevra 2" va sostenuto in
ogni modo: l'Europa questo deve
fare. E devo dire che un'opera di
mediazione senza uno dei protagonisti regionali, l'Iran, sarebbe difficile perfino per le Nazioni Unite»,
ha detto il ministro. «Non viviamo di
sogni: chiediamoci cosa vogliamo
ottenere da "Ginevra 2"», ha detto
Bonino. «Deve parlare la politica,
dobbiamo fermare le armi. Il cammino sarà graduale e difficile, si
vuole un governo di transizione,
esponenti del regime di Assad devono far parte del processo, ma poi
bisogna seguire l'impostazione di
"Ginevra 1"». Infine si è appreso
che rappresentanti di Russia, Usa e
Onu si incontreranno il 5 giugno a
Ginevra per discutere la preparazione della conferenza di pace sulla
Siria: lo riferiscono le agenzie russe
citando una fonte del ministero degli
Esteri russo.
Assad accusa: in Siria centomila
mercenari stranieri contro di noi
New York, torna l'incubo
delle lettere avvelenate
Redazione
Negli Stati Uniti torna l'incubo delle
lettere alla ricina. Due missive con
tracce della potente sostanza velenosa - letale per l'uomo se inalata sono state inviate al sindaco di New
York, Michael Bloomberg, da sempre
in prima linea sul fronte della lotta alla
diffusione delle armi da fuoco in America. Proprio questo impegno sarebbe all'origine delle due lettere
anonime ricevute dal settantunenne
miliardario primo cittadino della
Grande Mela, contenenti oltre al veleno minacce riferite al dibattito in
corso sulla riforma fortemente voluta
dal presidente americano, Barack
Obama per limitare le armi facili. La
prima missiva - spiega la polizia - sarebbe arrivata venerdì negli uffici di
New York del sindaco. La seconda è
stata invece recapitata domenica a
Washington nella sede dell' associazione no-profit di cui è presidente
Bloomberg. Associazione che riunisce tutti i primi cittadini americani favorevoli a una stretta e a maggiori
controlli sulla vendita di armi da
fuoco. Gli investigatori sottolineano
come la presenza di ricina nelle due
lettere sia risultato dai una serie di
test preliminari, i cui esiti dovranno
ora essere confermati da esami più
accurati. Le prime persone che
hanno aperto le missive - secondo le
indiscrezioni dei media americani non avrebbe mostrato alcun sintomo
d'avvelenamento, al contrario degli
esperti della polizia che hanno effettuato i primi esami approfonditi e che
ora sono sotto osservazione. L'Fbi e
l'Antiterrorismo hanno aperto un'inchiesta, volta anche ad accertare se
ci sia un collegamento con altri recenti episodi. Lo scorso mese, dopo
l'attentato alla maratona di Boston,
alcune missive contenenti tracce di ricina furono inviate sia ad alcuni senatori in prima linea nella battaglia
contro le armi da fuoco, sia alla Casa
Bianca indirizzate al presidente
Obama e intercettate in extremis.
Casi che hanno risvegliato antiche
paure. Resta vivo, infatti, negli Usa il
ricordo delle lettere all'antrace inviate
dopo gli attentati dell'11 settembre
2001 a diversi parlamentari e giornalisti americani. Allora l'ondata di spedizioni tossiche provocò ben 5 morti.
In Europa calano i consumi di droga
ma la cannabis resta al top
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Redazione
In molti Paesi europei calano i
consumi delle "vecchie" droghe,
come eroina, cocaina e cannabis,
ma quest'ultima resta la sostanza
più diffusa e preoccupa la crescente richiesta di cura per dipendenza
da
hashish
e
marijuana. Così come crescono i
timori sull'uso di stimolanti sintetici e su nuove sostanze, entrambi offerti sia sul mercato
illegale che su quello delle cosiddette droghe "legali". È questo il
quadro che emerge dalla Relazione europea sulla droga 2013
(riferita al 2011) pubblicata dal-
l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di
Lisbona e presentata a Roma da
Danilo Ballotta, responsabile del
Coordinamento istituzionale dell'Osservatorio, insieme al capo
del Dipartimento italiano antidroga, Giovanni Serpelloni.
Un quarto degli adulti europei ha
usato una droga illegale. La maggior parte dichiara di aver consumato cannabis (77 milioni),
seguono cocaina (14,5 milioni),
amfetamine (12,7 milioni) ed ecstasy (11,4 milioni). Forti le differenze tra Paese e Paese: si va da
un terzo degli adulti in Dani-
marca, Francia e Regno Unito a
meno di 1 su 10 in Bulgaria, Grecia, Ungheria, Romania e Turchia. Nel 2011 ne hanno fatto uso
20 milioni di europei, 3 milioni l'hanno usata ogni giorno. Il consumo nel 2011 è rimasto stabile o
in leggera riduzione, ma l'uso
resta alto ed esiste un mercato
ampio e solido. Gli ultimi dati mostrano che le foglie di cannabis
(la marijuana), talvolta di elevata
potenza, stanno diventando comuni in Europa e quasi tutti i
Paesi segnalano coltivazioni domestiche; negli ultimi dieci anni il
numero di sequestri di marijuana
in Europa ha superato quello di
hashish. Gli ultimi dati evidenziano una tendenza alla diminuzione del consumo e nell'offerta
di eroina. Il numero di persone
che iniziano un trattamento è
sceso da un massimo di 59 mila
nel 2007 a 41 mila nel 2011.
Quanto alla cocaina, circa 14,5
milioni di adulti europei l'hanno
usata almeno una volta, 3,5 milioni nell'ultimo anno. In generale,
però, consumo e offerta sono in
declino. Amfetamine ed ecstasy
sono invece gli stimolanti sintetici
più usati in Europa.
Redazione
Aziende locali, marchi di famiglia, qualche volta uno spazio
vuoto sul petto che purtroppo
non è un richiamo vintage agli
anni del calcio in bianco e nero,
quando la maglia non era ancora “macchiata" dallo sponsor.
Il calcio italiano ai tempi della
crisi fa i conti con la contrazione
della spesa pubblicitaria. E si ritrova con squadre come Roma,
Lazio o Catania in cerca di un
partner commerciale per abbinare i nomi, far da volano e rimpinguare le casse nell'era del
fair play finanziario, che è come
dire «non c'è una lira». Ci sono
club virtuosi come Milan e Napoli: quasi 80 milioni di entrate
di sponsor e proventi commerciali il primo (Fly Emirates sulla
maglia e Adidas primo contribuente, con quasi 17 milioni
l'anno), una politica di marketing
stile promozione da Hollywood
per la società di De Laurentiis i
cui giocatori fanno da testimonial a una nota marca di acqua
minerale campana ma anche
alle crociere Msc. Ci sono poi
marchi calcisticamente solidi
come la Juve, blindati sì sotto il
punto di vista della sponsorizzazione ma con un marchio “di famiglia",
la
Jeep
della
Fiat-Chrysler, per la quale il club
della famiglia Agnelli incassa 35
milioni fino al 30 giugno 2015.
L'altra soluzione è quella dell'azienda-azionista: continuerà
infatti fino al 2016 il matrimonio
(nato nel '95) tra Pirelli e Inter,
un quinquennale che nell'ultima
stagione a bilancio, il 2012, ha
portato nelle casse di Moratti
12,95 milioni di euro: a versarli
Marco Tronchetti Provera, azionista col 13 per cento del club
nerazzurro. I dati asettici delle
società di rilevazioni parlano addirittura di un fatturato in crescita per il campionato che fu il
più bello del mondo: 85 milioni
generati dai main sponsor nell'ultima stagione, secondo
Sport+Markt, contro i 73 del
2012. Ma l'80 per cento dei ricavi viene da metà dei 20 club
di A, solo la Spagna in piena
crisi finanziaria è indietro (78,7
milioni, e lì da padrone la fanno
solo in due, Real e Barca).
Calcio, cercasi sponsor ai tempi della crisi
Un format tv
e un gioco dell'arte
per promuovere la legalità
Redazione
Uno spot dove non si vincono soldi
ma libri, un format tv dove si approfondiscono gli aspetti negativi
del mondo dello sport, un gioco
dell'oca sui diritti umani. Sono i
temi dei lavori delle scuole vincitrici
della VII edizione di Regoliamoci, il
concorso per le scuole primarie,
medie e superiori organizzato da
Libera in collaborazione con il ministero dell'Istruzione. Il tema di
quest'anno "Dire, fare...giocare!" si
basa sull'idea che, per costruire comunità alternative alle mafie, non si
possa prescindere dai temi della
cittadinanza, del convivere civile,
dello stare insieme secondo regole
condivise. La premiazione si è
svolta a Roma. Si chiama "Non è
un azzardo scommettere sulla conoscenza...mettiamola in gioco?" lo
spot realizzato dal liceo scientifico
Metastasio di Scalea (Cosenza):
non si vincono soldi ma libri. Riproducendo il format di una trasmissione tv, gli alunni dell'istituto
Masaccio di San Giovanni Valdarno (Arezzo), vincitori per le
scuole medie, hanno approfondito
gli aspetti negativi dello sport: doping, infiltrazioni mafiose, discriminazioni razziali. Un grande gioco
dell'oca sui diritti umani realizzato
nel giardino antistante la scuola,
dove è stato piantato un ulivo in ricordo delle vittime di mafia, è il lavoro
con
cui
l'istituto
Campomaggiore di Terni ha vinto la
categoria scuola primaria.
Con il Boss e la grande lirica
al via la stagione dei grandi concerti
Redazione
Rock e lirica si danno la mano in questi
giorni i cui partono i grandi tour Torna
Bruce Springsteen, dopo la tappa napoletana: sarà questa sera allo stadio
Euganeo di Padova e lunedì a Milano, a
San Siro, tappa springsteeniana per eccellenza. Il tutto in attesa dell'11 luglio,
quando suonerà a Roma all'Ippodromo
di Capannelle. Andrea Bocelli, Placido
Domingo e José Carreras sono i protagonisti di “Lo spettacolo sta per cominciare” una serata dedicata alle arie da
Nabucco, Aida, La Traviata, Il Rigoletto,
Il Trovatore, Romeo et Juliette, La
Messa da Requiem in scena all'Arena
di Verona e trasmessa da Rai1 (il 10
giugno). I “Green Day” suoneranno
mercoledì all'Ippodromo delle Capannelle per “Rock In Roma”. Stasera i Kasabian, star del nuovo rock inglese,
suonano gratis in piazza Duomo a Milano. I Mudhoney, la band che ha fon-
dato il Grunge di Seattle, suonano venerdì al Viper di Firenze. Tutti i gusti
musicali risuonano nella penisola:
Marco Mengoni in concerto sabato al
teatro Politeama Rossetti di Trieste.
Quindi, appuntamento con i Baustelle
domani al teatro Regio di Parma. Ancora tre concerti italiani per Joe Satriani, maestro della chitarra rock
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stasera all'ObiHall di Firenze, sabato al
Gran Teatro Geox di Padova. Lunedì al
centrale del Tennis del Foro Italico a
Roma vanno in scena i Wind Music
Award (diretta su Rai1). Nel cast, tra gli
altri, Luciano Ligabue, Tiziano Ferro,
Biagio Antonacci, Eros Ramazzotti,
Gianna Nannini, Modà, Francesco De
Gregori, Emma, Bastille.
Da Euripide a Eduardo, da Brachetti a Tony Servillo:
un week end di “perle” teatrali”
Guglielmo Federico
“Le troiane” con Manuela Mandracchia al teatro antico di Tindari
e Toni e Peppe Servillo con
Eduardo De Filippo nelle Voci di
dentro a Roma; Arturo Brachetti
“Allegro, un po' troppo” a Torino e
il “Don Quichotte du trocadero” di
José Montalvo ad aprire il Napoli
Teatro Festival Italia: sono alcune
perle teatrali dei prossimi sette
giorni. Lo scontro ideologico e politico tra oriente e occidente in
scena al Teatro antico di Tindari
vede un poker di attrici come Manuela Mandracchia, nel ruolo di
Cassandra, Alvia Reale in quello
di Ecuba, Sandra Toffolatti per
Elena e Mariangeles Torres per
Andromaca, a raccontare la
guerra di Troia dal punto di vista
femminile con “Le troiane” da Euripide e Seneca. Ultimo week end
per vedere i fratelli Servillo in
scena con uno dei testi più emblematici di Eduardo De Filippo. Appena tornato da Cannes e al
cinema con “La grande bellezza”
di Paolo Sorrentino, Toni Servillo
dirige infatti all'Argentina “Le voci
di dentro”, dramma scritto nel
1948, di cui è anche protagonista
insieme al fratello Peppe, nei
panni di Alberto Saporito, un uomo
“colpevole” di aver denunciato un
omicidio solo sognato, disvelando
così i veri delitti dell'animo umano.
Ci si sposta fino a Torino con la
grande musica e la magia dell'illusionista e trasformista italiano più
celebre al mondo: è “Allegro, un
po' troppo”, il nuovo spettacolo
che Arturo Brachetti porta in scena
all'Auditorium Toscanini. Sulle
note dell'Orchestra sinfonica della
Rai, Brachetti impersona alla sua
maniera direttori e compositori celebri e racconta anche le grandi
opere “disegnandole” sulla sabbia
o interpretandone tutti i personaggio. Dopo Cannes, con “Un Chateau en Italie” di Valeria Bruni
Tedeschi ed “Henri ”, testo in
prima nazionale oggi e domani al
Comunale Luciano Pavarotti di
Modena, di cui è autore, regista e
interprete. Un riflessione che fa
uso anche del cinema, della fotografia e dei richiami all'Africa, in un
nuovo percorso teatrale ispirato a
liricità femminili. Apre, infine, all'insegna della danza la sesta edizione del Napoli Teatro Festival
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
SECOLO DʼITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
Italia che dal 4 al 23 giugno porterà
in città 70 diverse compagnie e artisti da tutto il mondo. Il primo in
scena, martedì al San Carlo, è il
“Don Quichotte du trocadero” dell'artista francese José Montalvo.
Una riscrittura, in prima nazionale,
che prende spunto dal romanzo di
Cervantes e dal balletto di Marius
Petipa, ma mescolando danza
classica, contemporanea, africana,
hip hop, flamenco, circo e teatro: in
inno alla tradizione mediterranea.
Direttore Politico Marcello De Angelis
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
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7 agosto 1990 n. 250