Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)

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Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)
© Springer-Verlag 2001
Pathologica (2001) 93:565-574
RILETTURE
Paolo Scarani
Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)
I was out in the city
I was out in the rain
I was feeling down-hearted
I was drinking again
I was standing by the bridges
Where the dark water flows
I was talking to a stranger
About times long ago
I was young
I was foolish
I was angry
I was vain
I was charming
I was lucky
Tell me how have I changed
Now I’m out
Oh out of control
Oh help me now
Mick Jagger e Keith Richards, 1997 [1]
Giunto cardanico, sospensioni cardaniche.... automobili, treni,
aerei, navi, e chissà quanti altri strumenti della nostra vita funzionano grazie a questo diabolico congegno concepito nel
Cinquecento. Infinite alternative ad esso proposte non sono
mai state altrettanto duttili ed efficienti. E allora... benedetto
Cardano, per le meraviglie del mondo d’oggi?... o maledetto
Cardano per il traffico infernale della terra del cielo e del mare, per gli incidenti, per i carri armati, gli incrociatori, i bombardieri, i missili, i cannoni,... la fame,... la morte anticipata?
Benedetto e maledetto: questa è stata la vita di Gerolamo
Cardano, medico, professore universitario, scienziato e mago, soprattutto mago, dalla nascita ad oggi. In me ha suscitato soprattutto compassione.
P. Scarani ()
Anatomia Umana Normale, Via Irnerio 48, I-40126 Bologna, Italia
e-mail: [email protected]
Milano, 1501 dopo Cristo
Brutti tempi per l’Italia. La morte di Lorenzo il Magnifico
(8 aprile 1492) segna sicuramente la fine dell’autonomia e
dell’intraprendenza degli Stati italiani. L’intraprendenza, a
dire il vero, è anche troppa. La ricchezza e lo splendore del
rinascimento fanno guardare con troppa altezzosità al resto
dell’Europa, dove invece si stanno consolidando i grandi
Stati moderni e l’Impero asburgico.
Gli Italiani sono ricche, splendide galline dalle uova d’oro, ma galline. Lorenzo, da grande uomo d’affari, capisce la
minaccia e cerca di mettere tutti d’accordo, per difendersi
dai nuovi sovrani, fra l’altro troppo propensi a non pagare i
debiti. Purtroppo, però, gli uomini intelligenti sono pochi e
alla morte di Lorenzo, forse propiziata dalle isterie del
Savonarola, le galline cominciano a litigare, senza accorgersi di essere manovrate dai futuri padroni del pollaio. Forse il
nero porta veramente male: la gallina Lodovico il Moro decide di chiamare in proprio aiuto Carlo VIII (1494), dando
inizio alle nostre sventure (ancora in corso) e all’epidemia
della sifilide.
Nel 1500 i Francesi mettono definitivamente fine ad ogni
velleità da parte di Lodovico il Moro, mentre in tutta Europa
si attua la rivoluzione dei prezzi: questi crescono vertiginosamente, decretando il successo del Settentrione (soprattutto Olanda e Inghilterra) sul Meridione del mondo (Spagna e
Italia). Comincia in tal modo a svilupparsi lo iato tra ricchi
e poveri [2].
Milano è ancora splendida, seppure malcontenta per la
brutalità dei Francesi. È la città forse più ricca delle meraviglie di Leonardo, posta al centro di un territorio florido, incredibilmente bello e di straordinaria dolcezza, con una popolazione laboriosa e intraprendente. Il clima umano è tempestoso, ma la concorrenza estera non appare ancora preoccupante. E soprattutto, anche se i moderni eserciti di Luigi
XII avevano mostrato capacità di distruzione decisamente
inaspettate, nessuno è in grado di immaginare quello che fra
qualche decennio capiterà a Pavia, men che meno il sacco di
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Roma [3]. La battaglia di Pavia (1525) [4] rappresenta più
che altro un cambio di padrone per i Milanesi (arrivano gli
Asburgo): una storia destinata a ripetersi ancora a lungo [2].
Il sacco di Roma è già un evento più serio: con esso praticamente muore il Rinascimento [3]. In seguito, si vivrà di
nostalgie e i nostri grandi scienziati e artisti si sentiranno
perduti in un mondo troppo smisurato e ormai fuori dalla nostra portata.
Il tramonto di una civiltà non è cosa di giorni, di attimi.
Le estinzioni non capitano molto spesso. Pavia e il sacco di
Roma sono infatti conseguenza di una lunga crisi, preparata
dallo spostamento dell’asse dei commerci verso l’Atlantico
e le Americhe, dall’apogeo dell’Impero Ottomano, complicata dai già accennati problemi economici e dall’impossibile convivenza fra i vari governi peninsulari.
La vita umana procede spesso in un curioso stato di torpore, il quale non permette di accorgersi delle nubi tempestose delle grandi tragedie. Milano nel 1501 non fa eccezione. E per Girolamo Cardano l’inizio della vita (a Pavia, il 24
settembre) e l’infanzia potrebbero essere belli [3, 5-11]. E
invece no: Cardano nasce, e cercherà di dimostrarlo con l’astrologia, sotto una cattiva stella.
Senza radici
Il padre di Gerolamo è un giurista. È, però, soprattutto un
pregevole matematico, apprezzato, fra gli altri, da Leonardo.
Nessuna meraviglia che anche il figlio lo diventi. Le dinastie familiari dei matematici e dei musicisti sono ben conosciute. Quantunque egli ammiri il proprio padre per tutta la
vita, ne celebri spesso le qualità mentali e impari forse da lui
l’amore per le scienze, come figlio illegittimo, non verrà mai
accettato con quella convinzione che consente ad un ragazzo di maturare in modo normale. Alla fine, il padre sposerà
sua madre: troppo tardi. Fra l’altro, conseguita la laurea,
Gerolamo, come illegittimo, non fu ammesso al collegio dei
medici milanesi. Questa non sembra tuttavia una scusa valida, o, per lo meno, non la sola, a escluderlo. Gerolamo è infatti un selvaggio, aggressivo, con la lingua affilata come un
rasoio. Le sue critiche mordaci rimarranno una costante della sua esistenza e gli creeranno infiniti problemi.
È forse inutile asserire che non si può crescere e vivere
bene, in queste condizioni. Specialmente in una società come quella dell’Occidente, in cui la figura del padre ha quasi caratteristiche divine. La mancanza dell’affetto e della
guida di un padre non ha i connotati distruttivi posseduti dall’assenza della madre. Tuttavia, è orribilmente destabilizzante nella crescita di un uomo come essere sociale.
Evidentemente, un padre esistente, buono o cattivo che sia,
più o meno consapevolmente riesce a togliere, alla propria
creatura che cresce, una specie di involucro velenoso, il quale le impedirebbe di porsi in modo normale con tutte le altre persone che incontrerà e di sentirsene accettata.
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Il persistere di quest’involucro velenoso sarà il pungolo costante della vita di Gerolamo: la causa della sua sfrenata attività, dei suoi infiniti interessi, dei suoi successi, delle sue
indiscutibili scoperte, della sua ciarlataneria, delle sue follie
inaspettate e autodistruttive, del suo fallimento come padre.
Scienza
Gerolamo è un medico (si laurea a Pavia). Si sentirà sempre
tale, nonostante la matematica, l’astronomia, la divinazione.
Ed è convinto di essere grande. Una vita familiare devastata
induce facilmente ad affrontare il mondo con piglio aggressivo. Si può diventare pericolosi delinquenti, esploratori,
scienziati di valore, grandi statisti. In genere, persone non
mediocri. Per lo meno, persone incapaci di sentirsi mediocri.
Indubbiamente, piace il successo e l’ammirazione. Non si
tratta però di semplice albagia, ma di fame. Fame di conoscenza, di verità.
La verità è l’assoluto. È qualcosa che non può essere più
messo in discussione. Che cosa può desiderare di più un uomo rinnegato alla nascita?
La matematica è particolarmente adatta a fornire un’illusione di verità. In realtà è soltanto una fuga. Il talento per la
matematica Gerolamo l’ha sicuramente ereditato dal padre.
Dopo aver esercitato la professione medica a Saccolongo
(vicino a Padova, il paesino cui si sentirà delicatamente legato per tutta la vita) e a Gallarate, dal 1535 tiene a Milano
lezioni festive di matematica, come il padre. L’anno dopo
inizia a pubblicare libri di medicina e di matematica.
Che cos’è la matematica del Cinquecento? È la figlia
dell’ingegneria. Leonardo è l’ingegnere.
Essere ingegneri (non, laureati in ingegneria, si badi bene!) significa saper risolvere problemi pratici di varia difficoltà con estrema maestria, grazie ad una profonda immersione nella realtà naturale, con le sue insidie, col suo fascino, col suo non essere mai completamente uguale a se stessa, e, ciononostante, così regolare e coerente. Leonardo era
avidamente curioso e desideroso di copiare dalla natura, in
tutti i modi possibili. La sua curiosità era però anche finalizzata ad un numero straordinario di applicazioni pratiche.
Spesso tali applicazioni concernevano la guerra. Ci si trovava infatti di fronte a nuove armi, le armi da fuoco, che richiedevano radicali modifiche alla struttura delle fortificazioni e una conoscenza molto più approfondita della balistica [11]. L’uso delle frecce e delle catapulte già da tempo aveva prospettato il problema delle traiettorie curve (balistiche).
L’arma da fuoco è però una struttura molto più complessa e
delicata e prospetta la necessità di una standardizzazione.
Non basta quindi più il lavoro sul campo dell’ingegnere.
Leonardo ha lasciato innumerevoli rappresentazioni grafiche di traiettorie balistiche, ma non ha elaborato una teoria
sistematica: occorrono i matematici. Il percorso è simile a
quello attuatosi con Galileo e Newton. Quest’ultimo ha in-
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fatti prodotto la necessaria elaborazione teorico-matematica
al lavoro sperimentale dell’italiano. Cardano è un avido ammiratore di Leonardo.
Nel Cinquecento i matematici sono estremamente attivi,
particolarmente in Italia. Il loro lavoro riguarda particolarmente la geometria analitica e, soprattutto, la soluzione delle equazioni di grado superiore.
La matematica delle scuole è molto, troppo pura e ha completamente “dimenticato” le proprie origini pratiche. Questo è
il motivo per cui gli studenti hanno la sensazione di compiere esercizi sterili e fini a se stessi. Una volta, a Chicago, seguii alcune lezioni di matematica presso un equivalente di una
nostra scuola tecnica (o liceo scientifico). Non mi sembrava
che gli studenti fossero più volonterosi di quelli italiani.
Tuttavia, mi divertì molto l’uso degli integrali per descrivere
la superficie non euclidea dello scafo di una barca.
Il grande lavoro compiuto nel cinquecento attorno alle
equazioni di grado superiore costituisce appunto il tentativo
di descrivere con precisione le curve balistiche. Il bolognese Scipione del Ferro e il veneziano Niccolò Tartaglia sono
considerati i pionieri in questo campo. E Cardano riesce a risolvere le equazioni di terzo grado, tentando anche di enunciare i fondamenti della matematica stessa, quantunque ci si
trovi ancora lontano dall’immane sforzo attuatosi dal diciottesimo secolo in poi [12]. E cominciano i successi.
Nel 1539 pubblica le sue lezioni, riuscendo anche ad essere finalmente accolto nel collegio dei medici milanesi, divenendone il rettore. Nel 1543 ha una cattedra medica a
Pavia e nel 1545 pubblica le proprie scoperte matematiche
nella Ars magna. È ormai considerato il più grande matematico del suo tempo e precorre addirittura Pascal nello studio del calcolo della probabilità con l’opera De ludo aleae.
Non si può tuttavia ancora dire che egli abbia acquisito il
senso deterministico proprio del calcolo della probabilità.
Egli vive infatti sotto l’influenza del concetto di magicità del
gioco della fortuna.
Il successo non dispiace a Gerolamo, che dimostra anzi
di essere un accademico moderno, dotato di concetti molto
attuali sulla preparazione di un decoroso curriculum scientifico. Egli comincia infatti a tenere liste aggiornate della propria produzione, allegate alle pubblicazioni nuove, in modo
tale che i lettori possano avere sempre e con facilità sott’occhio il panorama dei suoi scritti. Grafton gli attribuisce un’idea demoniaca, quasi da informatico [11]. Per sveltire l’elaborazione di nuovi scritti egli escogita infatti l’artifizio di ritagliare parti di precedenti pubblicazioni e di ricombinarle
insieme opportunamente in modi diversi, un po’ come nel
“taglia e cuci” dei word processors (ho un sentito rispetto
per Grafton; questa non mi sembra però un’idea di gran pregio). L’accrescersi della fama porta alla fine Gerolamo all’università di Bologna (1562), dove, per le notevoli capacità
pratiche, diviene probabilmente il medico più di moda tra i
potenti d’Italia e anche d’Europa.
Eppure non è felice. Ha rapporti difficili con tutti.
Conduce una vita estremamente dispendiosa e disordinata,
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anche nell’abbigliamento. Egli stesso sostiene infatti di essere portato dagli sbalzi dell’umore ora ad indossare vesti
quasi principesche, ora a conciarsi come uno straccione. E
spende patrimoni in libri. Perché continua a studiare in modo quasi invasato.
La matematica è una maga incantatrice. Quelli particolarmente portati per essa fatalmente tendono a mitizzarla come un mondo a sé, più reale del reale. E invece non lo è: si
adatta al mondo fisico e naturale soltanto con grandi limitazioni e riserve. Dipende dal dosaggio: se si esagera, la matematica può avere un effetto simile a quello degli stupefacenti. Essa spiega la realtà in modo semplice e chiaro, tuttavia astrae da essa. In tal modo crea un mondo parallelo che
in realtà non può mai esistere in alcuna forma. Gli uomini
sono straordinari elaboratori di miti e con la fantasia hanno
creato splendide favole completamente in antitesi con la
squallida realtà quotidiana, nelle quali hanno finito per credere. Il fascino del mondo dei numeri, la sua stretta correlazione con la musica, l’eleganza delle procedure connesse
continuano da millenni a far pensare che questa scienza regoli il funzionamento dell’universo. In realtà, si tratta soltanto di un modesto strumento per destreggiarsi nei meandri
complicatissimi della vita quotidiana. E neanche tanto perfezionato. La matematica è qualcosa che viene dopo l’esperienza. Leonardo è venuto prima di Cardano, Galileo prima
di Newton, Michelson e Morley prima di Einstein. Se bastassero un po’ di calcoli per mandare in orbita un satellite,
gli Americani avrebbero messo in orbita il proprio poche ore
dopo il lancio del primo Sputnik. E invece, la loro tecnologia missilistica faceva ridere i polli: dovettero così ricorrere
a Von Braun, che aveva duramente lavorato sul campo per
quasi trent’anni, affrontando ostacoli apparentemente insormontabili, in genere non previsti dal calcolo… e fecero quel
che tutti sappiamo.
Il mondo è molto più complesso dei nostri modelli. La
paura del mondo può indurre a cercare rifugio nel paradiso
della matematica. Così fa Gerolamo. La sua attività in questo campo è violenta. Così affronta vivaci polemiche con
Tartaglia, cerca le soluzioni ai problemi come un generale
cercherebbe di stanare un nemico nascosto. Cerca soprattutto certezze: lo si vede da come affronta il problema della
probabilità nel gioco. Proprio quest’ultima ricerca, in uno
dei settori più beffardamente aleatori della nostra esistenza,
ci fa capire la sua profonda intima insicurezza [13].
Anche la matematica non gli può bastare. Il suo carattere
magico ci fa però immaginare quale sarà l’ulteriore tentativo di Gerolamo per trovare la quiete: l’astrologia.
Una cosa che non capirò mai: l’astrologia
Non so che cosa sia l’astrologia. Per questo ho usato la parola “cosa”. Le costellazioni sono belle e riconoscibili. Non
è sempre facile riconoscervi gli animali e i personaggi ad es-
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se associati. Tuttavia, la loro regolare disposizione e le cadenze con cui si presentano nelle varie fasi dell’anno possono permettere di orientarsi di notte in mezzo al mare o in un
luogo disabitato (se il cielo è limpido) e di capire in quale
stagione ci si trovi, in mancanza di calendario, magari dopo
un accesso ischemico transitorio. Oppure consentono di avviare lungo un sentiero meno ripido la prima conversazione
con una persona che ci stia a cuore, ma con cui non siamo
particolarmente in confidenza (i gusti, però, variano, in questo campo: mio padre e mia madre leggevano I promessi
sposi nel parco di Villa delle Rose, mentre gli Americani
bombardavano Bologna, senza scendere nel rifugio). Mi è
invece difficile concepire questa meccanizzazione della vita
umana e della terra, alla mercé del controllo di queste strane figure astrali, le quali, per di più, sono congelate all’epoca in cui Giulio Cesare istituì il calendario che porta il suo
nome. Col passare del tempo, le costellazioni si spostano a
causa della precessione equinoziale. Cesare fece infatti un
calendario capace di dare un anno di lunghezza abbastanza
costante (poi perfezionato da Papa Gregorio XIII, bolognese). Cesare sapeva della precessione. Tuttavia, lo zodiaco
non gli interessava di per se stesso: fatto il calendario della
durata giusta, si guardava il calendario, per guardare il giorno, mica il cielo!
Clube e Napier [7] hanno ipotizzato che il cielo astrologico sia una sorta di mistificazione, dovuta ad una reale
profonda paura di eventi catastrofici. I crateri da impatto di
meteoriti fanno pensare che, in effetti, gli uomini del passato potessero aspettarsi la morte dal cielo in modo inaspettato. Non so se sia accettabile lo stabilirsi del culto della morte in novembre per la concomitanza col passaggio della terra in un’area nella quale si estinse una cometa, lasciando
un’enorme quantità di residui. Tuttora le stelle cadenti sembra siano, in questo periodo, molto più numerose che in agosto. Le vediamo poco perché il tempo è spesso perturbato o
nebbioso. Nelle epoche più vicine all’estinzione della cometa i residui erano più abbondanti, con ovvia maggior evidenza dei fenomeni. Curiose descrizioni di “esplosioni” sulla luna in epoca altomedievale farebbero pensare ad osservazioni di impatti di bolidi [7]. Oggi comincia a spargersi
nuovamente la paura della morte dal cielo, specialmente dopo gli effetti spettacolari del bombardamento di Giove da
parte della cometa Shoemaker-Levy 9 [14]. Clube e Napier
vedono il progressivo svilupparsi della credenza di potenze
arcane presenti nelle costellazioni zodiacali come la creazione di un succedaneo alla terribile imprevedibilità della
morte dal cielo. Se, in effetti, la credenza in misteriose potenze astrali, influenti sulla vita umana e sulla terra, tende ad
annullare e mortificare l’autonomia e il libero arbitrio degli
uomini, essa tuttavia garantisce la loro interpretazione, e,
quindi, una loro prevedibilità quasi stucchevole, per mezzo
di una corretta applicazione delle regole astrologiche [7].
Sono una persona poco intelligente. Vi dirò: se il Papa
avesse indetto, nell’ambito del Giubileo, anche la giornata
per quelli coi corpi cavernosi dentro il cranio, ci sarei anda-
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to con piacere. Non riesco quindi a capire come mai persone intelligenti possano credere nell’astrologia.
Nonostante, come i Massoni, gli astrologi facciano risalire le proprie origini a tempi remoti, l’astrologia vera (intendo vera nel senso odierno, 2000 d. C.) nasce nel mondo
ellenistico, su ispirazione mesopotamica, affermandosi decisamente attorno all’epoca della riforma di Cesare [15] e fa
riferimento alla divisione dell’anno conforme al calendario
giuliano. Esso, come ho detto, non guarda allo stato attuale
dello zodiaco, ma cerca semplicemente di dare all’anno un
assetto tale da avere anni solari di durata più o meno costante. E lo zodiaco giuliano non è quello attuale: Cesare
non fa infatti il ricalcolo basato sulla precessione degli equinozi, ma si attiene a quanto era stato già fatto molto tempo
prima dagli astronomi del vicino oriente [15]. Il calendario
e i cieli non dicono quindi la stessa cosa. Da allora questo
ricalcolo non è mai stato rifatto, anche perché agli astronomi e ai navigatori ciò non importa più di tanto. Il fatto è comunque che io dovrei essere dei pesci e invece dovrei fare
un bel po’ di lavoro per capire com’era veramente il cielo all’una di notte del 16 marzo 1950.
Gli astrologi hanno sempre avuto tante difficoltà nell’elaborare i loro oroscopi. Per questo, hanno dovuto elaborare costruzioni molto complesse. A un certo punto, poi, ai pianeti
tradizionali, si sono aggiunti i nuovi (Urano, Nettuno e
Plutone). Anche questi vengono ora considerati negli oroscopi da alcune scuole. Secondo me con un po’ di fretta, almeno
per Plutone, la cui orbita estremamente irregolare non ha fatto ancora ben intendere se si comporti da pianeta serio o no.
Il maggiore astrologo del Cinquecento
Medico di gran classe e di grande cultura, Cardano è consapevole delle proprie capacità cliniche tutt’altro che mediocri.
È grazie a queste che può compiere un lungo viaggio, diremmo oggi, di studio, attraverso l’Europa. In tale circostanza, in
Edimburgo (1552), cura l’Arcivescovo John Hamilton (quello decapitato quindici anni più tardi durante le ben note dispute religiose). Cardano stesso sostiene però che in questa,
come in altre circostanze, è stato per lui fondamentale costruire un accurato oroscopo del religioso [5]. Ciò non deve
indurre in errore. Gerolamo ammette gravi limiti in questa disciplina. Fra l’altro, poco tempo dopo il brillante successo col
vescovo, conoscerà re Edoardo, di cui pure costruirà un oroscopo, che si rivelerà completamente erroneo nell’attribuire
una lunga vita al giovanissimo e promettente sovrano (15371553) [5]. Le sollecitazioni alla prudenza nell’uso dell’astrologia sono quasi continue in Cardano. Ciò non è una novità.
Lo stesso atteggiamento è presente anche in Claudio Tolomeo.
Quest’ultimo, più noto come il formalizzatore del geocentrismo, è il prototipo dell’astrologo moderno. In lui si trova proprio l’archetipo del frasario con cui gli astrologi d’ogni tempo cercano di accreditare la propria ragion d’essere [6].
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La partenza è semplice. Le stagioni hanno ritmi regolari e prevedibili, che si accompagnano ad eventi celesti ritmici (ciclo solare e fasi lunari, e, meno intuitivamente, moti dei pianeti), nel contesto del moto più grandioso e regolare delle costellazioni. L’indubbia potente azione del sole
sui cicli stagionali e il ruolo lunare sulle maree e sulla vita
di molti animali notturni hanno indotto a credere che anche
i pianeti e le costellazioni abbiano simili effetti. Il variare
dei mesi dell’anno è infatti scandito dal passaggio del sole
in un nuovo gruppo di costellazioni, dotate, per deduzione,
delle proprietà caratteristiche di quel determinato periodo.
Insomma, il sole è importante, tuttavia, la primavera non si
manifesta perché dopo l’equinozio le giornate si allungano,
ma per l’azione dell’ariete. Liberi di credere in questo.
Però, la precessione degli equinozi, il noto evento dovuto al
fatto che l’asse della terra non è perpendicolare al suo piano di rotazione intorno al sole, porterà a un certo punto l’equinozio di primavera a localizzarsi nel capricorno.
Secondo Sesti [15], come ho già detto, prima della riforma
di Giulio Cesare, gli antichi astronomi periodicamente ricalcolavano la posizione del sole nei solstizi e negli equinozi. Dalla riforma del calendario in poi, invece, non ci si
è più curati di questo. Gli astronomi, chiaramente, sanno
quello che succede in cielo. Che cosa facciano gli astrologi
a me non è chiaro. Chiaramente, sostenere che chi sia nato
tra il venti febbraio e il 20 marzo è dei pesci non è corretto. Non lo era più ai tempi di Cesare (si era già abbondantemente nell’acquario), tanto meno lo è oggi (sinceramente,
non so se l’equinozio sia già nel capricorno, ma non ci perdo il sonno). Non so come esattamente si comportino gli
astrologi: una cosa sono infatti gli oroscopi stereotipi dei
quotidiani, un’altra i conteggi sofisticati (alla Cardano), a
volte computerizzati, per gli oroscopi personali. Alcuni
astrologi, che ho interpellato ad hoc, mi hanno detto di tener conto della precessione, debbo però ammettere che le
loro dichiarazioni sono state successive alla mia citazione
delle contestazioni fatte da Sesti.
Altre perplessità sull’astrologia sono prodotte dal fatto
che le costellazioni e i pianeti non sono visibili allo stesso
modo nelle diverse parti della terra. Quante correzioni debbono essere fatte, per l’allestimento dell’oroscopo di chi nasca nell’emisfero meridionale della terra? E vengono apportate realmente? Il modo ambiguo in cui è affrontata la precessione degli equinozi lascia francamente dubbiosi. Le perplessità sono ulteriormente alimentate dal fatto che la sistematizzazione dell’astrologia, attuata nel passato, non è mai
stata smentita. Essa si fonda infatti ancora su osservazioni
astronomiche remote, effettuate in Mesopotamia e in Egitto,
nonché su dottrine scientifiche geocentriche e presupponenti l’esistenza di un etere cosmico in grado di trasmettere alla terra le influenze dei pianeti e degli astri sulla terra, nonché sulla teoria dei quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco). Le scienze moderne e il loro linguaggio sono stati adottati dagli astrologi. Ma il tutto ha più l’aria di un velo scenografico che di vera sostanza.
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Supponiamo, comunque, che quanto sostenuto dagli
astrologi sia corretto. Il passo successivo di Tolomeo e degli
altri astrologi consiste nel dire: se gli astri agiscono con tanta potenza sul mondo in cui viviamo, è inevitabile ammettere che con grande potenza agiscano anche su di noi. Come i
cicli della natura sono, passo dopo passo, guidati dall’incedere regolare degli astri e dalle loro proprietà, così la vita di
ogni uomo ne è fatalmente condizionata. Pertanto, il fatto di
nascere in un determinato momento fa sì che le proprietà
maschili o femminili, benefiche o malefiche, dei diversi
astri o costellazioni condizioneranno ineluttabilmente la vita di ognuno, in funzione della loro precisa posizione in quel
certo momento [5]. E qui Cardano è drastico [5]. Bisogna essere estremamente precisi nell’eseguire questi calcoli. L’ora
e il luogo della nascita necessitano di un’assoluta definizione: come altrimenti stabilire quale costellazione era allo zenit, quale al nadir, quale stava sorgendo, quale stava tramontando? E i pianeti soprattutto: ce n’erano allo zenit?
C’erano delle congiunzioni? Le reciproche posizioni dei pianeti davano luogo a combinazioni sfavorevoli?
Penso che Cardano dormisse molto poco, soltanto per allestire gli oroscopi… un lavoro veramente da Certosini.
Gerolamo è furioso con gli altri astrologi, a causa della loro
sciatteria, della loro scarsa conoscenza dell’astronomia e
della matematica. Egli sostiene di aver sviluppato un metodo rigoroso ed altamente efficace, benché faticoso: se tutti
lo seguissero, egli sostiene, l’astrologia non darebbe mai
luogo a polemiche e contestazioni.
Gerolamo è un uomo di grande abilità nel propagandare
le proprie virtù: lo abbiamo già visto a proposito delle pubblicazioni scientifiche. È evidente che queste sue violente
polemiche sul metodo in astrologia sono più che altro indirizzate a convogliare verso di lui chi abbia bisogno di un oroscopo. Tuttavia, egli è fondamentalmente onesto. Avendo fallito anche clamorosamente, Gerolamo è costretto ad ammettere i limiti oggettivi dell’astrologia.
Quanto previsto dall’astrologia non è ineluttabile.
Tolomeo per primo sostiene che, come la diagnosi di una grave malattia non presuppone necessariamente la morte di chi
ne sia affetto, anche per il possibile adeguato intervento del
medico, così una previsione astrologica può essere modificata dall’attività dell’uomo volta a contrastare il suo attuarsi [6].
Anche Cardano fa propria questa concezione intorno al ruolo
positivo dell’attività umana. Egli, tuttavia, cerca scuse per i
possibili fallimenti nell’allestimento degli oroscopi nella
grande quantità di parametri da valutare, ivi comprese le caratteristiche intrinseche dell’esaminato. Il lato più buffo di
Cardano astrologo sta tuttavia nel fatto che egli sconsiglia di
esaminare il futuro. Egli consiglia invece di esaminare quasi
esclusivamente il passato in chiave astrologica. In tal modo è
possibile giustificare la vita di un uomo, la storia di una città,
il decorso di una certa malattia sulla base delle condizioni
astrali sotto le quali i fatti in esame hanno avuto il loro inizio.
Un simile esercizio può apparire, giustamente, una perdita di tempo. Eppure, allora un gran numero di uomini di
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profonda cultura credeva fortemente in tutto ciò. Basti pensare come fu deliberatamente falsificata la data di nascita di
Martin Luther per associarla ad una combinazione astrale
malefica, adatta a definirlo come l’Anticristo. Lo stesso
Luther, che derideva i suoi nemici per questa sciocchezza,
era pronto a ripagarli della stessa moneta, perché anch’egli,
come molti altri uomini di fede cristiana, credeva nell’astrologia. Non dobbiamo fra l’altro dimenticare che fu anche
creato uno zodiaco cristiano, con numerosi santi al posto
delle divinità pagane [15].
In tutti i tempi sono esistiti personaggi più o meno illustri che si sono dimostrati convinti e convincenti critici dell’astrologia. Quello che più colpisce per la logica stringente
e per il tono sprezzante è Pico della Mirandola [5]. Gli astrologi lo odiavano tanto che gli assegnarono con un oroscopo
il giorno della morte … e morì proprio quel giorno. Cardano
considera questo un grande successo dell’astrologia. Io li
avrei condannati tutti per omicidio. Non è del tutto peregrina l’idea che una simile previsione sbandierata ai quattro
venti abbia potuto creare gravi turbamenti psicologici in
Pico. E l’ansia potrebbe avergli giocato un brutto scherzo.
Gli astri, però, a mio avviso, c’entran poco. È sempre uguale la storia dell’astrologia: previsioni oscure, ambigue, con
occasionali successi enormemente propagandati e innumerevoli insuccessi finiti nell’oblio.
Finché si guarda il cielo, si cerca di riconoscere le costellazioni e i pianeti e ci si meraviglia ad ogni stagione per
il concatenarsi ritmico tra cielo e terra nell’alternarsi delle
stagioni, è tutto bello e divertente. Ma poi, quando si chiede
qualcosa di più a queste strane cose, ci si accorge che rimane soltanto un gusto amaro in bocca.
Eppure ancor oggi, persone colte e smaliziate non vivono senza l’oroscopo. Non è affatto difficile capire il perché
di questo e il perché di Cardano astrologo: l’insicurezza. Si
cade sempre lì: il tempo va in una direzione aperta verso l’ignoto. Un ignoto capriccioso, sempre pronto ad atterrare le
costruzioni più solide e robuste.
E, alla fine, la morte.
L’astrologia, una matematica perversa, andata oltre i limiti consentiti, vuol tentare di creare un castello di razionalità dove essa non esiste. E non c’è razionalità, non c’è spiegazione che valga a distogliere la gente dall’astrologia: si
tratta di un bisogno elementare, tanto più forte in chi, come
Gerolamo, è out of control.
Out of control
Gerolamo non proviene da una famiglia particolarmente ricca. Come tutti i medici, non ha un inizio di carriera particolarmente facile dal punto di vista economico. Tuttavia, le sue
doti indubbiamente non comuni e la sua abilità nel valorizzarle (non si dimentichi la sua perspicacia nel pubblicizzare
l’elenco continuamente aggiornato delle proprie opere
Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)
scientifiche), gli permettono di trarre dalle proprie attività
lauti guadagni. La sua stessa carriera di docente universitario a Pavia (1553-1561 e 1559-1560) e a Bologna (15621570) si presenta discretamente remunerativa [11].
Già i soli guadagni derivanti dall’attività professionale e
dagli stipendi di docente ci permettono di immaginare
Gerolamo come uomo ricco e soddisfatto. Per di più, egli
gode della simpatia di potenti famiglie italiane, come i
Borromeo, che ne favoriscono l’insediamento a Bologna, e i
Gonzaga. Ho già detto dei suoi rapporti con la Corte inglese. Gerolamo gode anche della stima di Francesco I e di
Carlo V. Tutto ciò non è, tuttavia, il frutto dell’astuzia di un
abile e cinico cortigiano. Costantemente si può invece notare che è la sua grande abilità di medico, magari un po’ stregone, con le sue mattane astrologiche, che gli consente, salvando la vita a qualche infermo illustre, quella sorta di magico e indissolubile legame, ben noto ai medici, capace di
coinvolgere anche le persone più aride e smaliziate, come
spesso sono i potenti della terra (non ridiamo troppo, comunque, di queste cose: il medico mago e le dottrine degli
umori cominceranno a vacillare soltanto con la rivoluzione
ottocentesca dell’anatomia patologica).
Anche quando la notte più nera sembrerà avvolgere
Gerolamo, uno dei tanti ecclesiastici che lo ammirarono e lo
protessero, si ricorderà di lui: Papa Gregorio XIII, il bolognese che riformò il calendario, lo chiama a Roma nel 1573,
garantendogli anche una pensione.
Non dobbiamo dimenticare che le opere di Cardano incontravano molto interesse, pur suscitando violente polemiche
e odio cieco, a causa del carattere pestifero del Nostro. Ma
quale interesse possono suscitare, in un pubblico vasto, libri
di matematica, di astrologia, di medicina? In effetti, questo è
vero. Le opere di uomini di scienza molto famosi vissuti un
secolo dopo (per tutti basti Newton) produssero numeri limitatissimi di copie, spesso molto al di sotto delle cento. Non è
qui che dobbiamo però cercare il successo di Gerolamo. Il suo
grande successo, che giunge ad impressionare anche uomini
vissuti molto tempo dopo di lui (Goethe, fra gli altri), deriva
dalla sua sofferenza, dalla sua “distonia esistenziale”.
Il mestiere dello psichiatra è probabilmente il più affascinante e difficile di tutti perché deve esplorare la parte più
umana dell’uomo. Nello stesso tempo, si trova però di fronte ad atroci dilemmi, legati alla spesso insormontabile e beffarda difficoltà di stabilire il confine tra il normale e il folle.
Ancora peggio va per chi questa condizione la vive. La persona “non normale”, che abbia coscienza di questo, conduce
un’esistenza straziante. Avere doti non comuni, magari di notevole pregio, ma non trovarsi in sintonia con l’ambiente
umano circostante è senz’altro molto peggiore dell’imbecillità. Difficilmente, infatti, il mondo comune accetta integralmente le bizzarrie dei “diversi”. Può apprezzarne le doti eccezionali, può trarre divertimento dai comportamenti strani,
mantenendosi però a debita distanza, salvo intervenire con
brutalità quando nella condotta del “diverso” si ravvisino
comportamenti contrari alla morale o alla sicurezza.
Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)
L’esempio più doloroso è senz’altro fornito, in questo
settore, dalla psicosi bipolare. Questi malati, che fra l’altro
hanno un senso paurosamente acuto della necessità di combattere il proprio male, se ben curati, possono sprigionare
fantastici talenti ed energie dalla propria mente, la quale
possiede spesso la capacità di lavorare con velocità ed efficienza estreme... purché non vada out of control.
Tanti episodi della vita di Gerolamo mi fanno pensare a
quella malattia. Dispute furenti. Depressioni inaudite, come
quella dell’abbandono della compilazione di una nuova opera a causa di un gatto che aveva orinato sui manoscritti
(Alium quoque de pituita, et alium de re Venerea: quos ambos nondum absolutos, felis urina corrupit: unde illos abieci Conscripsi et alium de Chiromantia, quem in libros de rerum varietate transtuli: ita toto illo sexennio, quo in eo oppido artem exercui, magnis cum laboribus, parum mihi, multo minus aliis profui. Detinebar inconditis cogitationibus et
studiis irritis, non satis prospera et foelice Minerva? [11]).
Un carattere difficile ed imprevedibile, che induceva la gente a trattare Gerolamo con le molle. A Bologna egli costituiva, con Ulisse Aldrovandi, il polo d’attrazione per gli studenti che visitavano il famoso, quantunque già decadente,
Ateneo. Mentre Aldrovandi era considerato uomo di estrema
bontà e cortesia, si raccomandava invece esplicitamente ai
visitatori di non rinunciare ad una visita a Cardano, ma di
usare estremo tatto, onde non stimolarne l’estrema suscettibilità [11]. Salvo credere che nel Rinascimento si sapesse
mantenere in equilibrio la psicosi bipolare genuina meglio di
oggi, non posso pensare che Gerolamo, con un simile male,
abbia potuto raggiungere la vecchiaia. Non curata, infatti,
questa psicosi porta alla distruzione, anche fisica.
Non mi sento in grado di comprendere se Cardano faccia parte della categoria di uomini di genio affetti dalla psicosi bipolare. Di essi tratta ampiamente Kay Jamison, la
maggiore esperta di questa malattia, dalla quale essa stessa
è affetta [16]. I suoi accurati criteri diagnostici non mi sembrano facilmente applicabili a Cardano, del quale essa non
tratta. Ciò non è comunque significativo, in quanto la sua
revisione storica è rivolta esclusivamente agli artisti.
Comunque sia, Gerolamo soffre profondamente per il suo
male esistenziale, e, oltre che con l’attività frenetica in molteplici campi del sapere, cerca di renderne gli altri partecipi
creando un nuovo genere letterario: l’autobiografia. Il “De
subtilitate”, saggio di consigli pratici, e una vera e propria
autobiografia, il “De propria vita”, completato in età avanzata, sono gli esempi più esaurienti di quest’attività del
Nostro. Tuttavia, in buona parte dei suoi scritti, Gerolamo
parla di se stesso con profondo realismo.
Non si può dire che il diario intimo sia propriamente una
novità. Agostino e Francesco Petrarca costituiscono due autorevoli precedenti. La loro intimità è però trasfigurata: sembra quasi appartenere ad un altro mondo. I tormenti più crudi sono in essi presentati al lettore da enormi distanze, quasi
a volerne eliminare la fisicità. Gerolamo non ha invece il minimo pudore a trattare delle sue malattie, di problemi perso-
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nali imbarazzanti, che lo potrebbero rendere ridicolo, come
l’episodio, già descritto, del gatto. O come il periodo di impotenza sessuale giovanile, cui cercò di porre rimedio tramite maratone erotiche con compagne di gioco certamente molto pazienti. Tanta crudezza e sincerità si spiegano col fatto
che un’autobiografia come quella di Gerolamo interessa il
pubblico di chi può leggere e permettersi l’acquisto di un libro. Cardano è un uomo importante e alla gente normale fa
piacere di sapere che anche lui soffre di problemi comuni agli
altri uomini e, soprattutto, di conoscere il modo in cui li ha
affrontati ed eventualmente risolti. Si potrebbe dire che
Cardano è fra i primi a capire il ruolo della stampa divulgativa e dei libri con consigli volti a risolvere problemi pratici.
Non è fra l’altro difficile immaginare l’interesse per il
problema dell’impotenza maschile, molto sentito, e, fra l’altro, non di rado attribuito ai malefici delle streghe. Gerolamo non sembra tuttavia particolarmente convinto di questo, pensando piuttosto alla solita azione del macrocosmo
astrale sul microcosmo umano [5].
La divulgazione della scienza non basta tuttavia a giustificare il grande interesse suscitato da Cardano, non solo nei
contemporanei, ma anche nelle epoche successive e in uomini non banali.
Chi più forse si avvicina alla profondità dell’animo di
Cardano è Goethe, il quale consulta le opere di Gerolamo a
proposito della dottrina dei colori. Goethe non trova molto
su quello che precipuamente lo interessa, ma rimane profondamente colpito dalla sua straordinaria capacità di essere
medico e scienziato “vivo”, non cattedratico, pur nella bizzarria che può lasciare sconcertati. Un uomo pieno di passione, di profondo interesse per il mondo che gli sta attorno,
come Leonardo. Nella rappresentazione lasciataci da
Goethe, ritroviamo proprio lo spirito di Leonardo, con quella vivace e indomita volontà di tuffarsi nella natura, pervasi
dall’unico desiderio di conquistarne i segreti, incuranti di
vecchie regole da eruditi ammuffiti: “Schließlich haben wir
zu bemerken, daß bei Cardan eine naivere Art, die
Wissenschaften zu behandeln, hervortritt. Er betrachtet sie
überall in Verbindung mit sich selbst, seiner Persönlichkeit,
seinem Lebensgange, und so spricht aus seinen Werken eine
Natürlichkeit und Lebendigkeit, die uns anzieht, anregt, erfrischt und in Tätigkeit setzt. Es ist nicht der Doktor im langen Kleide, der uns vom Katheder herab belehrt; es ist der
Mensch, der umherwandelt, aufmerkt, erstaunt, von Freude
und Schmerz ergriffen wird und uns davon eine leidenschaftliche Mitteilung aufdringt. Nennt man ihn vorzüglich unter
den Erneuerern der Wissenschaften, so hat ihm dieser sein
angedeuteter Charakter so sehr als seine Bemühungen zu
dieser Ehrenstelle verholfen” [9].
L’attrazione esercitata da Cardano su Goethe, e, si può
dire, su tutti coloro che si imbattono nei suoi scritti, è la
profonda, tragica umanità, l’angoscia esistenziale, resa più
cruda dal disordine culturale e mentale dovuto alle condizioni difficilissime in cui Gerolamo fu costretto a crescere e
ad istruirsi; tutto ciò fa probabilmente di lui una delle più vi-
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ve e contraddittorie figure dell’epoca del grande travaglio
spirituale del cinquecento... un Benvenuto Cellini medico:
“Cardan gehört unter diejenigen Menschen, mit denen die
Nachwelt nie fertig wird, über die sie sich nicht leicht im
Urteil vereinigt. Bei großen angebornen Vorzügen konnte er
sich doch nicht zu einer gleichmäßigen Bildung erheben; es
blieb immer etwas Wildes und Verworrenes in seinen Studien,
seinem Charakter und ganzen Wesen zurück. Man mag übrigens an ihm noch so vieles Tadelnswerte finden, so muß er
doch des großen Lobes teilhaft werden, daß es ihm sowohl
um die äußern Dinge, als um sich selbst Ernst und zwar recht bitterer Ernst gewesen, weshalb denn auch seine
Behandlung sowohl der Gegenstände als des Lebens bis an
sein Ende leidenschaftlich und heftig war. Er kannte sein eigenes Naturell bis auf einen gewissen Grad, doch konnte er
bis ins höchste Alter nicht darüber Herr werden. Gar oft haben wir bei ihm, seiner Umgebung und seinem Bestreben, an
Cellini denken müssen, um so mehr, als beide gleichzeitig
gelebt. Auch die Biographien oder Konfessionen beider, wie
man sie wohl nennen kann, treffen darin zusammen, daß die
Verfasser, obschon mit Mißbilligung, doch auch zugleich mit
einigem Behagen von ihren Fehlern sprechen und in ihre
Reue sich immer eine Art von Selbstgefälligkeit über das
Vollbrachte mit einmischt. Erinnern wir uns hiebei noch eines jüngern Zeitgenossen, des Michael Montaigne, der mit
einer unschätzbar heitern Wendung seine persönlichen
Eigenheiten sowie die Wunderlichkeiten der Menschen
überhaupt zum besten gibt, so findet man die Bemerkung
vielleicht nicht unbedeutend, daß dasjenige, was bisher nur
im Beichtstuhl als Geheimnis dem Priester ängstlich vertraut wurde nun mit einer Art von kühnem Zutrauen der ganzen Welt vorgelegt ward. Eine Vergleichung der sogenannten
Konfessionen aller Zeiten würde in diesem Sinne gewiß
schöne Resultate geben. So scheinen uns die Bekenntnisse,
deren wir erwähnten, gewissermaßen auf den Protestantismus hinzudeuten”.
Gerolamo è un uomo capace di parlare all’anima di chi
legge. Il suo scrivere ricco di immagini, di incubi, di sogni,
di rivelazioni risveglia in noi i temi centrali della nostra terribile esistenza. È chiaro, per partecipare attivamente all’esperienza di Gerolamo, bisogna essergli compartecipi e somigliargli un po’: Goethe possiede questo requisito, e ne diventa un fedele lettore: “An Charlotte von Stein
[Weimar] d. 8. S. 78.
Ihr schlimmes Reise Wetter hab ich bedauert, und hoffte noch auf ein rückgelassnes Zettelgen von Ihnen. Es war Ihnen
aber nicht so. Heut früh besucht ich das Bauwesen. Blieb
dann einmal, o Wunder! Bey mir. Sezte mich an mein
Küchenfeuer und las den Cardan wieder einmal, mit vieler
Freude und Rührung.
Gute Nacht. d. 8. S. [10]”
Non ho tradotto Goethe, perché mi mantengo fedele ai
precetti del mio maestro Anselmo Turazza: bisogna essere
molto presuntuosi, nel tradurre Goethe. Mi sono così limitato a scrivere qualche nota di sommario.
Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)
Contro la società
Le tempeste non sono state soltanto intime, nella vita di
Cardano, e non sono state soltanto il frutto di polemiche con
colleghi più o meno giustamente adirati per la sua aggressività, spesso culminante nell’insolenza. L’astrologia è un lavoro pericoloso. I temi astrali sono pagani. Ricordano infatti festività e consuetudini remotissime, fatte proprie dal
Cristianesimo, anche con la sostituzione delle divinità e degli eroi pagani con momenti, aspetti e personaggi della
Bibbia e della storia dei Santi. È tuttavia più che evidente
che l’astrologia e le cerimonie stagionali del mondo agricolo sono l’espressione della sotterranea persistenza delle antiche religioni naturali, ancora vive al di fuori delle mura
delle città. I Papi mecenati, fino al sacco di Roma, sono stati ampiamente tolleranti nei confronti dei miti astrali. A
Roma troviamo deliziosi capolavori trattanti questi temi, anche in ambienti religiosi: e si tratta di oroscopi, trasfigurati
dall’arte, ma di oroscopi. Ancora oggi sulle pitture dei palazzi vaticani si riscoprono le ingiurie contro la Chiesa, scritte dai lanzichenecchi [3]. Ciò produsse una profonda paura
nei confronti della libertà di pensiero rinascimentale e un
forte desiderio d’ordine. Gli oroscopi non sparirono, anzi,
continuarono a fiorire più che mai. Tutti i medici nemici di
Malpighi erano medici astrologi: e ci si trovava già a quasi
un secolo da Cardano. Tuttavia, l’astrologo, dopo il sacco di
Roma, e, soprattutto, dopo il Concilio di Trento, deve fare
maggiore attenzione, con i suoi oroscopi. Nella prima metà
del Seicento, Ovidio Montalbani prevede, nel progetto del
bellissimo teatro anatomico di Bologna, un soffitto celeste,
col sole-Apollo al centro di un ottagono (simbolo del
Battesimo o, in genere, di un trapasso esistenziale), delimitato da una serie di costellazioni, le quali probabilmente alludono al periodo di transizione tra inverno e primavera (carnevale), quando a Bologna si teneva la pubblica funzione
dell’anatomia. Montalbani, un attivissimo autore di oroscopi, ha probabilmente qualcosa di più profondo in mente, che
al momento mi sfugge. Alcune frasi di Manilio e Ovidio,
scritte attorno al sole, sono rimaste a testimoniare che
Montalbani si muove nella tradizione astronomica dei
Romani. Deve però aver inteso rappresentare qualcosa di fastidioso per l’autorità ecclesiastica, in quanto una serie di altre iscrizioni furono vietate, perché giudicate inopportune
(Archivio della Gabella Grossa, Bologna 1649).
Cardano esagera veramente: fa l’oroscopo di Gesù
Cristo. Ed è arrestato dall’Inquisizione per eresia, allontanato dall’insegnamento e costretto all’abiura. Costringere Dio
alle regole degli astri, per di più con nomi pagani, è veramente troppo. Penso che l’Inquisizione spagnola l’avrebbe
condannato al rogo [17]. E invece, pur vivendo praticamente emarginato sino alla morte (1576), riesce a ricevere la
pensione da un Papa, come ho scritto più sopra.
L’Inquisizione dà il colpo finale a Gerolamo, che oramai
è già morto a se stesso. La vita famigliare continua infatti a
Out of control: vita di Gerolamo Cardano (1501-1576)
serbargli amarezze anche da adulto. Nell’autobiografia,
Cardano non fornisce molti dettagli sulla moglie e sui figli
(due maschi e una femmina). Dedica ampio spazio a come e
quando s’innamorò della moglie. È invece molto più avaro
di notizie sulla quotidianità degli affetti famigliari. Ciò sorprende un po’, visto il modo quasi morboso con cui ci fornisce dettagli sui propri difetti, anche più sgradevoli, a causa del suo desiderio smodato di sincerità e di mettersi a nudo. Tuttavia, proprio alla luce di questa sua inquietante peculiarità, Gerolamo non nasconde gli episodi più tragici della vita dei suoi cari. Il figlio maggiore Giambattista, medico
di grande valore, uccide la moglie con l’arsenico, viene scoperto, processato e, nonostante la disperata intercessione del
padre, decapitato (1560). Un colpo terribile, che causa sostanzialmente la morte civile di Gerolamo e lo convince fra
l’altro a cercare il trasferimento a Bologna, come insegnante di medicina teorica. L’episodio lo precipita in una ricerca
astrologica quasi folle, che lo porta a vedere scritti negli astri
il destino del figlio, il proprio e anche quello di Cristo [5].
Il figlio minore è invece un buono a nulla e un ladruncolo.
Poco si sa della figlia, tranne un fatto oscuro: il genero a
un certo punto accusa Gerolamo di immoralità. Non si capisce bene di quale immoralità si tratti. Forse non varrebbe la
pena di soffermarsi più di tanto su questo. Il fatto è che viviamo in un mondo pieno di pruderie e quando si pensa all’immoralità, si pensa subito al sesso. Anche i politici, i funzionari, i preti, i medici, i professori che si comportano da
disonesti, sono immorali. Anche un ladro o un assassino, è
immorale. Chissà perché l’immoralità fa pensare tanto al
sesso? Forse è roba che piace troppo. In particolare, Cardano
sarebbe stato omosessuale e pedofilo.
Quest’ipotesi è poco realistica. Quasi certamente
Cardano era bisessuale, forse anche pedofilo. La cultura rinascimentale era diversa da quella ufficiale d’oggi.
Somigliava di più a quella delle tendenze androgine odierne
e non condannava, di fatto, la pedofilia. Trumbach ha recentemente dimostrato, nella società inglese, un fenomeno
largamente diffuso nel mondo maschile occidentale: una sorta di iniziazione pedofila, seguita da un’adolescenza omosessuale e da un graduale transito verso la bisessualità [18].
Generalizzare, naturalmente, è pericoloso. Tuttavia, come tra
gli antichi Greci e Romani, anche nel Rinascimento la pedofilia e la bisessualità esistevano e, se ufficialmente erano
condannate e sanzionate, conformemente alla morale comune e cristiana, non comportavano l’ostracismo da parte del
mondo circostante, che, anzi, le tollerava ampiamente. Fra
l’altro, Gerolamo proviene da un ambiente familiare sessualmente disinvolto. Penso quindi che, se il genero di
Gerolamo avesse veramente segnalato le abitudini sessuali
del suocero, non gli avrebbe recato troppo danno.
L’Inquisizione italiana è sempre stata piuttosto benigna e tollerante in quest’ambito [17]. Mi sembra invece più probabile che l’attacco del genero riguardasse altre questioni di moralità: quelle eretiche e stregonesche. E qui il terreno è minato. Nel cinquecento, come ho detto, si stabiliscono, nel
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mondo cristiano in genere, limiti al di là dei quali i pensatori e gli scienziati non possono andare [17]. In Italia, comunque, raramente è comminata la pena capitale. In ogni caso,
l’oroscopo a Cristo costa caro a Gerolamo. Gli è infatti vietata la cosa a lui più cara: lo scrivere libri. Il francese Charles
Spon raccolse 111 opere di Cardano, nel 1663 [5].
Distrutto nel fisico, cagionevole di salute, come è sempre
stato, e nel morale, Gerolamo si dedica ormai soltanto al completamento della sua autobiografia (De propria vita liber).
Esercitando ormai solo sporadicamente la professione, costruisce il proprio oroscopo, volto a dimostrare l’influenza di
astri malefici. Naturalmente, prevede anche la propria morte
per il 1571 o 1573. Per adempiere alla predizione, si lascia
praticamente morire di stenti: out of control sino alla fine.
Gerolamo e noi
Il giunto cardanico ha cambiato il mondo. La soluzione delle equazioni cubiche e l’Ars magna sono degne precorritrici
del grande lavoro di Newton. La codificazione, poi, dell’astrologia ha contribuito alla fortuna di un mare di astrologi,
fino ai giorni nostri.
Eppure, Cardano ha suscitato forse più interesse per le
sue bizzarrie che per i suoi grandi meriti. Lombroso stesso
lo considerò un genio alienato, come Schumann e Tasso.
Questi giudizi infastidiscono, in tutta sincerità. Si potrebbe
dire: ben gli sta. Se Gerolamo non avesse riempito il De subtilitate e il De propria vita liber di fatti personali, intimi,
spesso con la patente intenzione di catturare l’attenzione dei
lettori, non vi sarebbero stati tanti giudizi successivi sulla
sua figura, spesso pettegoli.
D’accordo: noi medici dobbiamo però darci regole precise e, soprattutto, rispettarle. La medicina è una professione
riservata, nella quale ai colleghi si comunicano dati essenziali
ai fini della salute del paziente o della ricerca scientifica.
Dall’ottocento in poi si è sviluppato tra i medici un vezzo sterile e discutibile di fare diagnosi su presunte malattie di personaggi storici più o meno noti. Una diagnosi è sempre qualcosa che si riferisce ad un paziente reale o a materiale concretamente disponibile che riguardi tale paziente (preparati
istologici, radiografie, dati di laboratorio, cartelle cliniche
ben scritte). È già tremendamente difficile conseguire tale
diagnosi nello studio della paleopatologia di epoca storica!
Figuriamoci quando si vuol fare della paleopsichiatria, basandosi su materiale autobiografico. Un’autobiografia è raramente oggettiva: è un po’ come un autoritratto, nel quale l’artista si mostra in base a come vede se stesso. Si potrà dire che
si tratta di morti del passato. Non sono d’accordo. Un anno
dopo che mio padre era morto, pubblicarono un lavoro, non
ricordo più dove, sulla sua malattia neurologica, il cui abstract iniziava “A case of dementia...”. d’accordo... Però, ci rimasi male. Questo era un episodio recente. Tuttavia, ho saputo di casi di risentimento tra discendenti odierni di antiche
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mummie studiate da paleopatologi. Il rispetto del segreto professionale non dovrebbe avere mai limiti.
La triste storia di Gerolamo Cardano pone anche un altro interessante problema di etica medica: i crimini sessuali.
Cardano forse era un pedofilo, Leonardo aveva comportamenti bisessuali ed ebbe relazioni pedofile, Mahatma
Gandhi e Lewis Carroll, pure. Rapporti pedofili sono comuni negli animali e nell’uomo [8]. Pochi sono gli adulti preparati ad affrontare queste insidie, a causa dello scarso interesse che si ha ad insegnare l’uso corretto dell’enorme organo che abbiamo dentro il cranio. Mi domando quanti medici e quanti patologi siano adeguatamente preparati su questo tema, che ormai si interseca con la nostra attività diagnostica.
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