IL SALONE DEL RILANCIO Salone dell`Automobile 1931
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IL SALONE DEL RILANCIO Salone dell`Automobile 1931
IL SALONE DEL RILANCIO Salone dell’Automobile 1931 - Milano Se Sanremo é sempre Sanremo, altrettanto si può dire del Salone: "il" Salone per antonomasia, quello dell'Automobile, quello dove si va anche se acquistare un'automobile nuova é cosa esclusa dal bilancio familiare, anche se si ha soltanto otto anni e si torna a casa carichi di dépliant di fuoristrada e vetture giapponesi, anche se si é una giovane signora che mai entrerebbe da un concessionario per il puro piacere di dare un'occhiata ai modelli nuovi. E se "Salone" significa da sempre Torino, dove infatti tra pochi giorni aprirà i battenti la 66° edizione, per un lungo periodo il Salone é stato organizzato a Milano: precisamente dal 1920 al 1937. Le fotografie di queste pagine ci raccontano l'edizione del 1931, un'edizione al centro del periodo tra le due guerre, e già pesantemente condizionata dalla crisi economica mondiale che sconquassò l'America nell'autunno del 1929 e che dilagò in Europa negli anni seguenti. Qualche numero rende chiara la situazione più di qualsiasi descrizione. Negli Stati Uniti e nel Canada la produzione del 1930 subisce una flessione, rispetto al 1929, del 38%, da 5.621.709 autoveicoli prodotti a 3.509.062; in Francia del 10%, da 245.000 a 220.000; in Inghilterra del 14%, da 232.000 a 200.000; in Germania del 50% addirittura, da 131.000 a 66.000 *; in Italia del 38%, da 46.400 a 28.400.** Naturalmente risultano in calo anche tutti i dati relativi alle esportazioni, conseguenza di una chiusura sistematica della maggioranza dei mercati nazionali alle importazioni. In Italia le vetture esportate calano del 33 %, da 19.185 a 11.940**, e nel resto del mondo va ancora peggio: negli Stati Uniti flessione del 54%, da 546.202 a 254.060; in Francia del 40%. da 57.200 a 35.000; in Inghilterra del 29%, da 42.321 a 30.000*. Il Salone dell'Automobile diventa dunque un tentativo di argine a questa emorragia, un momento di autocelebrazione dell'industria nazionale (infatti le case estere erano quasi del tutto assenti) per rianimare il mercato. Le case italiane presenti furono dieci: Alfa Romeo, Ansaldo, Bianchi, Ceirano, Citroen Italiana, Fiat, Isotta Fraschini, Itala, Lancia, OM. A queste si aggiunsero una casa austriaca, la Graef und Stift, una francese, la Bugatti, due britanniche, la Austin e la Rolls Royce, quattro statunitensi, la Chrysler, la Cord, la Reo, la Packard. Le cronache del tempo sono così puntigliose da dettagliarci i metri quadri occupati, 6.533, distribuiti tra 125 espositori (infatti oltre le automobili erano anche esposti veicoli industriali, carrozzerie, pneumatici e ruote, carburanti e lubrificanti, accessori), il numero di visitatori, del tutto ragguardevole: 225.830, e il costo del biglietto d'ingresso, cinque lire. A organizzare questo IV Salone Internazionale dell'Automobile, fu l'Associazione Nazionale Fascista fra Industriali dell'Automobile (A.N.F.I.A., da cui é derivata l'attuale Associazione Nazionale Fra Industrie Automobilistiche), che per il secondo anno consecutivo scelse come sede il Palazzo dello Sport alla Fiera di Milano. Svolgendosi in aprile, dal 16 al 27, il Salone italiano partiva già svantaggiato rispetto a quelli autunnali di Parigi e di Londra, perché poteva offrire ben poche novità: ma, come scrisse "Auto Italiana" del 10 aprile, "mentre ai Saloni europei - definiti chissà perché "tecnici" - ben raramente i nuovi modelli esposti si possono ritirare dalle fabbriche prima della primavera dell'anno seguente,...a Milano tutti i tipi esposti sono già in consegna regolare alla clientela, e questo é uno dei non ultimi vantaggi che offre questa esposizione in Aprile". Alcune novità però c'erano: l'Alfa Romeo 6C Gran Turismo compressore, la prima vettura italiana da turismo con motore sovralimentato; la Fiat 522, in assoluto debutto, e la Bianchi S8, che proprio al debutto non era, perché già presentata a Parigi, Londra e Ginevra, ma considerata comunque una primizia perché modificata rispetto alla versione iniziale (diversi il radiatore, i paraurti, il carburatore, aumentata la potenza). Della 522, la nuova sei cilindri Fiat, "Auto Italiana" scriveva: "Ai miracoli la Fiat ci ha già da tempo abituati, ma con questo tipo la nostra grande Casa ha superato tutto quanto ha fatto fin qui per dare al pubblico una macchina veramente eccezionale dal lato costruttivo e da quello finanziario...Coloro che cercano la macchina modernissima come tecnica, elegante, comoda, di poco costo e di facile mantenimento, sanno ora dove trovarla. La Fiat é come sempre all'avanguardia nel soddisfare i desideri della clientela". A proposito della Fiat, c'é una notazione curiosa. Descrivendo lo stand della Austin, che esponeva tre modelli di cui uno a guida interna 4 posti, uno spider 2 posti, il terzo torpedo 4 posti, "Auto Italiana" rilevava la grande curiosità suscitata da queste automobili nei visitatori di borsa modesta, cioé la maggioranza, e quindi aggiungeva: "Nessuno riesce a spiegarsi perché l'industria italiana non possa o non voglia offrire al pubblico italiano qualcosa di simile e purtroppo la domanda resterà ancora per molto senza risposta!" In realtà passò giusto un anno: nel 1932 la Fiat presentò la mitica 508 Balilla, considerata la prima "piccola" italiana, paragonabile, per costo, facilità d'uso e manutenzione ecc. ai modelli economici proposti da tempo dall'inglese Austin e da altre marche europee. Complessivamente, il Salone di Milano presentò al pubblico 111 macchine italiane, l'intera produzione nazionale eccettuata la Maserati e la Aurea (però la Maserati era presente con uno splendido modello nello stand della carrozzeria Castagna, "il primo esemplare lussuosamente e sportivamente carrozzato che abbiamo visto di questa marca"); e 19 macchine estere, per un totale, compresi gli chassis, di 135 vetture. Non poco, tutto sommato, per i tempi bui di allora, e per un mercato interno che negli ultimi mesi del 1930 aveva registrato una fortissima flessione. Ma non avevano torto i commentatori che definirono il Salone di Milano 1931 un "punto di partenza": da quell'anno la produzione ricominciò a salire, per tutti i sei anni successivi, fino alla seconda terribile interrruzione del conflitto mondiale. * dati riportati da "Auto Italiana" in "La produzione automobilistica nazionale al Salone di Milano", 20 aprile 1931, pag. 79 ** dati ANFIA, "Automobile In Cifre", 1995 Donatella Biffignandi Museo dell’Automobile