gian e` un vangelo vivente perchè il signore lo abita
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gian e` un vangelo vivente perchè il signore lo abita
“GIAN E' UN VANGELO VIVENTE PERCHÈ IL SIGNORE LO ABITA” La citazione che dà il titolo a questa lettera, con la quale intendo raggiungere tutti all'inizio di questo anno pastorale, è tratta dal libro Gianluca Firetti “Santo della porta accanto”, di Marco D'Agostino, pag. 89. Perchè questa citazione? Per due motivi dei quali il primo è che dal maggio scorso ho detto che la figura di questo giovane straordinario sarebbe stata un riferimento per l'anno catechistico che si apre di fronte a noi, un modello di fede da presentare ai nostri ragazzi, ai nostri giovani, soprattutto nella sua capacità di trasmettere Dio e la sua Bontà, quella bontà che arriva a fare in noi cose grandi, ma soprattutto perché, nell'estate ormai conclusa, cercavo un titolo da dare al nuovo anno pastorale, e come sempre la Provvidenza divina si manifesta con modi diversi: dopo giorni di ricerca per un titolo che fosse un programma, una mattina, mi cade per terra il libro sopra indicato e si apre alla pagina 89, e l'occhio scorre immediatamente la riga che vi ho citato: Gian è un vangelo vivente perché il Signore lo abita! Ecco, mi sono detto, un ottimo programma per la tua vita spirituale, un programma che puoi proporre anche alla tua gente, soprattutto per le due espressioni contenute: 1) Vangelo vivente; 2) Perchè il Signore lo abita. 1) VANGELO VIVENTE: è qualcosa che anzitutto nasce dal fatto di conoscere Gesù Cristo e la sua Parola di salvezza. Si, oggi più che mai abbiamo bisogno di conoscere il Signore Gesù, perché se questo non avviene è qualcosa che ci impoverisce, che ostacola un cammino libero di santificazione e di crescita nella fede, diviene il masso che svolge il compito di zavorra per ciascuno di noi. A questo proposito mi ritornano alla mente le parole che Papa Francesco ha pronunciato a Cracovia in occasione della giornata mondiale della gioventù: “Davanti a Gesù non si può rimanere seduti in attesa con le braccia conserte, a Lui che ci dona la vita non si può rispondere con un pensiero o un semplice messaggino". Si, meno conosciamo Gesù più aumenta il rischio di “sederci” nella vita di fede, commettendo l'errore di crearci un dio comodo, un dio che rispecchia le mie voglie, il mio non impegno, il mio non mettermi in gioco nella vita cristiana così nulla e nessuno intacca la mia presunta pace quotidiana. Una simile scelta, e di questo ne dobbiamo essere coscienti, ha in se il grave rischio di trasformarci in quello che il nostro Arcivescovo definisce come “cristiani atei” che significa: non ci costa nulla dirci cristiani, ma il nostro rischia di essere un cristianesimo vuoto, un cristianesimo che non fa testo, un cristianesimo tagliato su misura in base a ciò che mi va e non mi va. Non per nulla sempre il Papa ha sentito l'esigenza di scrivere una lettera apostolica dal titolo significativo EVANGELII GAUDIUM, che significa la gioia del vangelo, questo vangelo che ci rende una chiesa in uscita, una chiesa capace di annunciare, di testimoniare, di educare. 2) PERCHÈ IL SIGNORE LO ABITA: altra espressione di grande importanza poiché essere abitati dal Signore significa averlo in noi, significa che Lui ha preso dimora in ciascuno di noi e questo equivale alla grazia di saper ricevere Cristo affinché Lui e solo Lui faccia testo in ciascuno di noi, agisce in noi e per mezzo nostro agisce in favore degli altri, in favore della nostra famiglia, della nostra comunità. Tutto questo ci manifesta l'esigenza di un cristianesimo sempre più autentico, sempre più forgiato dall'opera di Dio e dalla Sua Parola di salvezza, un cristianesimo che non scende a compromessi ma che ha una sua conformazione ben precisa ed autentica: si conforma a Cristo Gesù unico salvatore del genere umano. “Gian sa di avere questo “potere” su tutti: fa venire voglia di vivere. Fa ritornare il desiderio delle cose belle, dell'incontro con Dio. Non puoi non tornare ad abbeverarti al suo pozzo” (Santo della porta accanto pag. 89). L'esempio di Gianluca ci aiuta proprio nel comprendere e appropriarci di questa straordinaria definizione: vogliamo essere abitati dal Signore, perché solo Lui ci permette l'autenticità di una vita di fede, una vita che trasforma la nostra quotidianità in un continuo incontro con Dio perché Lui ci abita, ci accompagna, si rende presente in questa nostra quotidianità e la genera, la trasforma, la santifica. Di fronte a tutto questo cosa fare? Quale impegno possiamo mettere in atto che ci aiuti in tutto quello che stiamo dicendo? La risposta che possiamo dare consiste in tre possibilità, in tre impegni che devono caratterizzare sia la vita del singolo fedele come pure l'intera comunità dei credenti. 1 ) LA LITURGIA: non certo da intendersi come l'insieme di riti, piuttosto vogliamo vivere i momenti che la liturgia ci propone come un'esperienza di grazia, un'esperienza col divino, con la presenza di Colui che santifica l'uomo. Come risuonano belle e potenti le parole che Benedetto XVI pronunciò il 23 febbraio 2013: “Credere non è altro che, nell'oscurità del mondo, toccare la mano di Dio e così, nel silenzio, ascoltare la Parola, vedere l'Amore”. Ecco che cosa deve essere per noi la liturgia: un toccare la mano di Dio nella Sua Parola da noi ascoltata; nel Sacramento del suo Amore da noi celebrato, adorato ma soprattutto vissuto. Per questo motivo ogni appuntamento liturgico ha la straordinaria verità di essere un appuntamento con lo stesso Dio che da noi si lascia toccare nella realtà dei suoi sacramenti, nell'ascolto attento della sua Parola, nel prendere parte attiva alla celebrazione che lo rende presente in mezzo a noi per essere nostro. Che dolore mi dà quando, per qualsiasi motivo, la prima cosa che si fà è “saltare messa”: non si salta messa, si rifiuta la presenza di Dio che è ben più grave. 2 ) LA FORMAZIONE: come spiegare questo punto così importante? Come spiegare che senza questa formazione non abbiamo conoscenza e coscienza di Cristo? Come spiegare che senza la formazione non vi è crescita nella fede sia per i piccoli come per i grandi. Come spiegare che per esempio l'oratorio non può essere ridotto al “parco giochi” che USO quando mi serve, quando mi fa comodo, mostrando FALSE preoccupazioni a tale proposito, mentre l'oratorio è la forma primaria di formazione, nato proprio con questo scopo? Peter Seewald, nel recente libro Ultime conversazioni con Benedetto XVI, nella introduzione scrive questo: “I veri problemi della Chiesa, tiene a precisare il nuovo Pontefice, non consistono nel calo dei fedeli e delle vocazioni, ma nel calo della fede. E' lo spegnersi della coscienza cristiana la causa della crisi, la tiepidezza nella preghiera e nella pratica, il trascurare la missione evangelizzatrice. L'autentica riforma è questione di risveglio interiore, di cuore ardente. La priorità assoluta è annunciare Cristo. Si tratta di 'far si che la Parola di Dio continui a rimanere presente nella sua grandezza e a risuonare nella sua purezza, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento” ( pagg, 12 – 13). 3 ) LA VERGINE MARIA: qui non posso non ricordare che in questo anno pastorale incontreremo l'anno centenario delle apparizioni di Fatima, questo non perchè vogliamo vivere con chissà quali argomenti magari caratterizzati dall'incognita del futuro, piuttosto, ciò che vogliamo vivere è un'esperienza mariana, che significa porci alla scuola di Maria per essere con Lei autentici testimoni di un vangelo vivente. Colei che per prima è stata “abitata” da Dio diviene nostro punto di riferimento per mettere in atto l'essere un vangelo vivente. Mi vengono in mente le parole che Papa Francesco ha pronunciato in una sua omelia. “ Maria è la donna dell'ascolto, della decisione e dell'azione, Maria sa ascoltare la voce di Dio, i fatti reali e comprenderne il significato. Maria ascolta "meditando"tutto, prudentemente, nel suo cuore. Si prende il "tempo" necessario per capire, per sviscerare, per concretizzare quello che le viene detto “. Si, ora più che mai, alla scuola di Maria, possiamo e vogliamo rinnovare un serio impegno di vita di fede, perchè non si arriva ad essere un vangelo vivente senza una vera esperienza di Cristo e della sua salvatrice potestà. Non si è un vangelo vivente se il Signore Gesù viene allontanato da noi, se non prende parte al nostro vivere quotidiano, al nostro agire, al nostro parlare, alla nostra coerenza di dirci figli di Dio ed esserlo realmente. Pregare, celebrare, meditare tutto questo è garanzia di autenticità, è il modo migliore per conoscere Cristo e appartenere a Lui: ecco perchè Gianluca nella lettera di presentazione del libro Spaccato in due arriva a dire : Auguro a tutti di leggere questo testo e meditarlo. Lettera per lettera. Contiene la nostra vita in tutta la sua lunghezza. In fondo, come ho detto con mio fratello ieri sera, 'Noi siamo fatti per il cielo. Per sempre. Per l'eternità'. In questo libro mi ritroverai, in ogni parola, in ogni pagina. E io troverò te. Sento che, in Dio, siamo già amici”, (pagg. 11 – 12). Se un ragazzo di vent'anni arriva a dire questo, allora lo stesso criterio applichiamolo al Vangelo, alle Parole di Gesù: facendole nostre noi troveremo Lui e Lui troverà noi e per questo troverà stabile dimora in ognuno. Tutti vi benedico, per tutti invoco la mediazione della Vergine Santa, affinchè ci renda autentici, ci renda capaci di non deludere Dio, ci ottenga la grazia di diventare santi . Il vostro Parroco p. Damiano M. - B.ta Anno Pastorale 2016/2017 Eupilio – Longone al Segrino 21 settembre 2016 Festa di san Matteo Apostolo e Evangelista