Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a

Transcript

Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a
Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a...
Mobile
HOME
LUOGHI
ARCHIVIO
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/07/n...
Facebook
SPECIALE 2012
Network
SPECIALE 2011
HOME INCHIESTA
UOMINI CHE COMPRANO DONNE
Tweet
IL CASO
9
Consiglia
di SARA FICOCELLI
171
Schiave, costrette o libere prostitute
le tante anime del sesso a pagamento
Quello del mercato della prostituzione è un
mondo molto vasto che abbraccia stili di
vita e situazioni molto differenti tra loro. C'è
chi sceglie di diventare una "sex worker",
chi invece viene costretta a vendersi e
rischia anche la vita. La nuova tratta ha
provocato in un solo decennio e solo nel
sud-est asiatico 33 milioni di vittime, più
morti di quanto il commercio di schiavi
africani negli Usa ha fatto in quattro secoli
di SARA FICOCELLI
ROMA - Schiava, meretrice, passeggiatrice,
sex worker, accompagnatrice, escort. La
medaglia della prostituzione non ha due ma
molte facce e sta sempre appesa al collo di
una donna stigmatizzata come "puttana". Ma
se, come cantava qualcuno, dietro ogni matto
c'è un villaggio, dietro ogni prostituta c'è un
mondo. Una donna con i suoi trascorsi, le sue
motivazioni, la sua libertà, in molti casi la sua
schiavitù. Parlare di prostituzione in un'ottica di
genere significa partire da questo presupposto,
analizzando le condizioni sociali e psicologiche
di partenza che conducono, ancora oggi, circa
42 milioni di donne nel mondo a vendere il
proprio corpo per denaro.
UOMINI CHE COMPRANO DONNE
L'offensiva dei sindaci sulle strade
il sesso venduto si sposta al chiuso
Permesso di soggiorno e risarcimento
ma solo a chi denuncia lo sfruttatore
Dopo la repressione, il tempo dei diritti
E sulle sex workers l'Europa si divide
Loft girl, neoimprenditrici, studentesse
Quelle che il sesso lo fanno per scelta
Un italiano su sei fa sesso a pagamento
e spesso si immagina come "salvatore"
Schiave, costrette o libere prostitute
le tante anime del sesso a pagamento
ARCHIVIO
Tutte le inchieste e i protagonisti
LE VOSTRE INCHIESTE
Segnalate le questioni che ritenete
meritevoli d’indagine giornalistica
[email protected]
Quello della prostituzione è un mondo quanto mai complesso perché al suo
interno convivono costrizione e libera scelta, inganno e consapevolezza,
miseria e benessere. Per queste ragioni, oltre che per questioni legate alla
morale, il legislatore italiano non è mai riuscito ad emanare disposizioni
capaci di accontentare tutti e tutte, consentendo alle prostitute volontarie di
esercitare il proprio lavoro con diritti e garanzie e tutelando al tempo stesso,
adeguatamente, le vittime della tratta.
Queste ultime rappresentano senza dubbio l'aspetto più aberrante e
violento di tutto il mondo legato alla prostituzione, tanto da non potersi dire
neppure prostitute ma schiave: i meccanismi che articolano la tratta sono di
fatto identici a quelli della deportazione e della schiavitù dei secoli scorsi.
Oltre alle vittime della tratta ci sono le donne che si prostituiscono tenendo
per sé una parte dei guadagni e dando il resto a personaggi più o meno
etichettabili come sfruttatori: è il caso delle ballerine dei night, delle
straniere che si prostituiscono in appartamento, delle orientali che lavorano
in fittizi centri per massaggi. Il fenomeno del semi-sfruttamento è
tendenzialmente legato all'indoor (la prostituzione in appartamenti), e
rappresenta la nuova frontiera del mercato.
1 of 6
3/8/13 5:00 PM
Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a...
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/07/n...
Poi ci sono le donne che esercitano questo lavoro in totale autonomia,
consapevolmente. Si definiscono sex workers, escort, accompagnatrici:
alcune lo fanno per puro piacere, altre per mantenere un tenore di vita alto,
che con un lavoro normale non potrebbero permettersi, altre ancora (ed è il
caso delle studentesse, novità degli ultimi anni) per pagarsi gli studi. Pur
non essendo ovviamente paragonabile a quella delle vittime di tratta, anche
queste donne vivono una condizione disagiata, perché anche se non
commettono alcun reato, esercitano una professione non riconosciuta come
tale e sono quindi dei soggetti vulnerabili.
Vittime di tratta, non prostitute. Secondo l'ultimo Rapporto mondiale sugli
abusi sessuali pubblicato dalla Fondation Scelles, la maggior parte delle
donne che nel mondo si prostituisce si trova alle dipendenze di uno
sfruttatore. È qui che entra in gioco la prima importante distinzione, perché
"Queste donne - spiega Oria Gargano, fondatrice e presidente di BeFree,
Cooperativa Sociale contro tratta, violenze e discriminazioni - non sono
prostitute ma "prostituite" ".
Dai dati dell'Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime) e dell'Icmpd
(International Centre for Migration Policy Development) emerge che la tratta
ha fatto in Europa 52.340 vittime in soli 5 anni (dal 2003 al 2007) e nel
mondo, secondo l'Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (IOM) dai 2 ai
4 milioni, l'80% delle quali donne, di cui il 70% destinato allo sfruttamento
sessuale. Una cifra approssimata per difetto, dato che, sempre secondo i
dati Icmpd, per ogni vittima intercettata ce ne sono alter 59 che restano
nell'ombra, e quindi, spiega Francesco Carchedi in La tratta di esseri umani
- Alcuni aspetti delle principali forme di sfruttamento (IBS, 2012), "la parte
sommersa del fenomeno è pari ad un'ampiezza di circa 60 volte superiore
della parte conosciuta del fenomeno medesimo".
Nella maggior parte dei Paesi del mondo mancano legislazioni adeguate
contro la tratta e sono scarse le risorse messe a disposizione per la
prevenzione e il contrasto. Le vittime, dal canto loro, sono restie a
denunciare i propri sfruttatori anche in presenza di norme che potrebbero
tutelarle. La questione è dunque molto complessa. Quel che è certo è che il
fenomeno ha conosciuto un boom a partire dagli anni '80 e '90, soprattutto
in seguito alle migrazioni dai Balcani e dai Paesi africani che si affacciano
sul Golfo di Guinea. La caduta del muro di Berlino e l'effetto domino sugli
altri Stati dell'ex blocco sovietico hanno accelerato il fenomeno della
deportazione in Italia, spingendo in pochi anni, nel nostro Paese, orde di
giovanissime sottoposte a varie forme di sfruttamento.
Per quanto riguarda l'Italia, il numero delle donne che si prostituisce,
secondo il Gruppo Abele è pari a 70mila, per 9milioni di clienti, con un giro
di affari di milioni e milioni di euro. Secondo l'Oil (Organizzazione
internazionale del lavoro) tra le 19mila e le 26mila sono vittime di tratta,
dato che per Transcrime (Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità
transnazionale) sarebbe però molto più alto. Come scrivono Anna Pozzi e
Eugenia Bonetti nel libro Schiave (San Paolo, 2010), circa l'80% sono
straniere, buona parte arriva dai Paesi dell'est (Albania, Romania e
Moldavia in particolare), una grossa percentuale dalla Nigeria e
ultimamente molte anche dalla Cina. Le transgender, per lo più provenienti
dal Brasile, sono in aumento e le minorenni rappresentano il 7% del totale.
Le più autonome sono le romene, di età mediamente compresa, secondo
un'indagine svolta in Romania nel 2011, fra i 12 e i 42 anni e spesso legate
sentimentalmente al proprio sfruttatore, che in molti casi è il marito o il
convivente. Generalmente a queste donne viene permesso di tenere una
parte esigua dei guadagni, illudendole così che quel che fanno convenga a
entrambi. Ridotte, invece, in condizione di totale schiavitù sono le nigeriane,
sfruttate dalla maman, una donna ricca ed elegante che le recluta in un
momento drammatico della vita (a seguito di una tragedia familiare o
economica che le rende vulnerabili) e le spedisce in Europa con la
promessa di un posto di lavoro da parrucchiera. Il viaggio comincia solo
dopo aver fatto alle ragazze il rito woodoo/ju ju, che le obbliga a non
ribellarsi all'organizzazione criminale, pena la maledizione di tutta la
famiglia.
Arrivate nel vecchio continente, le ragazze hanno un debito altissimo, fino a
60 mila euro secondo i dati di Befree e On the Road onlus, da restituire
integralmente con rapporti sessuali da appena 15 euro a prestazione. Le
nigeriane vengono costrette a prostituirsi per lo più in strada, e stanno
sempre in gruppo, incoraggiandosi reciprocamente. Come spiega Don Luigi
2 of 6
3/8/13 5:00 PM
Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a...
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/07/n...
Ciotti nella prefazione al libro di Giancarlo Ferrero "Contro il reato di
immigrazione clandestina" (Ediesse, 2010), le nigeriane, quasi sempre prive
di documenti di riconoscimento e di viaggio, veng, ono spesso identificate
dalle forze di polizia come irregolari e sono soggette a provvedimenti di
espulsione, laddove invece, in base all'art.18 della legge n. 286 del 1988 (T.
U. sull'immigrazione) dovrebbero essere trattate come donne trafficate
bisognose di protezione sociale. Si tratta, spiegano Ciotti e Carchedi, di uno
degli aspetti perversi del "Pacchetto sicurezza" che non guarda allo
straniero come a un soggetto vulnerabile ma, semplicemente, irregolare e
quindi da espellere, in violazione delle più elementary disposizioni in
materia di diritti umani.
In base agli accordi bilaterali Italia-Nigeria del 2002, le nigeriane vengono
rispedite a casa con aerei appositamente noleggiati, in cui viaggiano
scortate dai poliziotti. Una volta in Africa, vengono ammassate in una sorta
di centro di detenzione temporanea che si trova a Lagos, finché non
arrivano le famiglie a reclamarle. Questo di certo, per loro, non significa
libertà: alcune restano in Nigeria a fare le prostitute, altre ricontattano gli
Italos (i trafficanti) e tornano in Italia con un debito raddoppiato. La ragazza,
sempre più indebitata, sempre più fragile, sarà infatti anche sempre più
propensa ad accettare le richieste di sesso non protetto che arriveranno dai
clienti.
Le conoscenze sulle rotte che i trafficanti rumeni, albanesi, russi e nigeriani
intraprendono per trasportare donne da destinare al mercato della
prostituzione coatta sono ormai consolidate. Con l'eccezione della Nigeria, il
traffico si concentra via terra. Ecco perché, come scrive Fabrizio Mastrofini
nel libro "Intrattabili" (EMI, 2010), "i proclami contro gli sbarchi dei
clandestini non servono e risultano utili solo a gettare polvere negli occhi
della cosiddetta opinione pubblica".
Nell'ambito dei mercati della tratta, Mosca è diventata un nodo chiave. È qui
che si intrecciano tutte le strade dirette verso l'Europa occidentale con
provenienza dall'Asia orientale, centrale e del sud, dal Medio Oriente e
dall'Europa dell'est. La criminalità organizzata russa, che si occupa della
tratta di donne provenienti dai Paesi dell'ex Unione Sovietica, è in possesso
di ingenti risorse finanziarie che investe nei settori immobiliari e del turismo
in Lombardia, Liguria e Riviera adriatica. Quella romena opera invece
generalmente in collaborazione con albanesi e ucraini. Si tratta di gruppi
criminali in continua espansione, molto violenti, che trafficano
prevalentemente nei Paesi del centro-nord Europa. In Romania, inoltre, da
qualche anno si assiste ad un fenomeno di tratta a scopo di sfruttamento
sessuale e a un altro, parallelo, orientato a sfruttare le donne sul territorio
locale. Ad una tratta di persone che si dirige e si sviluppa all'estero ne fa
insomma da contraltare un'altra che si sviluppa all'interno della Romania.
Anche i sodalizi criminali di cittadini nordafricani provenienti da Marocco,
Algeria e Tunisia, prima dediti solo allo spaccio di droga, ora hanno iniziato
a dedicarsi alla tratta degli esseri umani nonché alla contraffazione di
documenti di identità.
Per quanto riguarda il traffico delle nigeriane, ci sono i percorsi dell'ovest,
utilizzati dai trafficanti che preferiscono attraversare o lambire il Marocco
(via terra o via mare); ci sono le rotte che passano da sud-est,
attraversando il Sahara meridionale per poi approdare in Egitto e in Turchia
e ancora in Bulgaria e dunque nel resto d'Europa. Più il tratto è lungo, più
queste donne vengono sfruttate, o pretendendo altri soldi oltre a quelli
pattuiti all'origine o abusando sessualmente di loro o costringendole alla
prostituzione per acquisire denaro per continuare il tragitto. Lo sfruttamento
violento, dunque, inizia già durante il percorso migratorio, e continua
naturalmente all'arrivo, magari dopo una compravendita dei trafficanti.
Secondo i dati di Osservatorio tratta, il traffico cinese rappresenta uno degli
elementi più nuovi e rilevanti degli ultimi anni, sia in termini di soggettività
coinvolte, sia rispetto alle gravi condizioni di sfruttamento, soprattutto per
quanto riguarda la prostituzione in appartamento. L'esercizio al chiuso, la
clandestinità e l'isolamento linguistico e culturale, il sistema di
mascheramento e di controllo in base al quale le prostitute sono mere
esecutrici di un portafogli clienti gestito da donne chiamate "laoban" (capi),
rende queste persone invisibili e inaccessibili a qualsiasi contatto. Secondo
Mastrofini, le aree di provenienza sono il nord e il nord-ovest della Cina,
diversamente dall'emigrazione storica di cinesi verso l'Italia, costituita da
3 of 6
3/8/13 5:00 PM
Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a...
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/07/n...
persone provenienti dalle regioni centrali. Altra particolarità riguarda l'età, la
più elevata tra i gruppi interessati al fenomeno della tratta. Il progetto
migratorio di queste donne è generalmente temporaneo, finalizzato a
raccogliere i soldi necessari per far studiare i figli. Una volta raggiunto
l'obiettivo e saldati i debiti di viaggio, queste donne tornano nel loro Paese.
Come spiega Suor Eugenia Bonetti nel libro di Isoke Aikpitanyi "500 storie
vere sulla tratta delle ragazze africane in Italia" (Materiali, 2011) il 10-15% di
tutte le ragazze vittime di tratta risulta HIV sieropositiva. Alla luce di questi
dati non stupisce che Pino Arlacchi, ex direttore dell'Unodc, abbia
paragonato l'attuale traffico di esseri umani alla tratta degli schiavi africani
dei secoli scorsi negli Stati Uniti, soprattutto considerando che quest'ultima,
secondo Eurojust (organismo ha causato, in 400 anni, circa 11,5 milioni di
morti, mentre la tratta a scopo prostituzionale avrebbe provocato, in un solo
decennio e nel solo sud-est asiatico, circa 33milioni di vittime.
La scia di sangue e violenza che questo mercato trascina con sé non si
ferma sui corpi delle ragazze ma si ricicla in continuazione, alimentando
tutti i settori della criminalità. Secondo Carchedi, il denaro che le
organizzazioni che gestiscono lo sfruttamento acquisiscono dalla
prostituzione forzata viene re-investito nella droga pesante in modo da far
aumentare in modo esponenziale il capitale iniziale. Dalla droga si passa
poi al traffico di armi e metalli preziosi, arrivando a guadagni enormi,
ovviamente tutti illegali e illeciti. Calcolando che nel nostro Paese siano
25mila le persone coinvolte coercitivamente nei circuiti prostituzionali di
strada (escludendo quindi quelle che esercitano in case e appartamenti) e
moltiplicando questa cifra per 5 sere di esercizio imposto ogni settimana per
una media di circa 150 euro guadagnati per sera, si conclude che il solo
traffico su strada crei una ricchezza di circa 900 milioli di euro l'anno. Il
costo della vendita al minuto di cocaina/eroina pura è di circa 60 euro al
grammo, e la stessa quantità, tagliata e rivenduta, può fruttare fino a 50
volte tanto: questi 900 milioni, reinvestiti in droga, secondo lo studio
frutterebbero insomma alla criminalità organizzata circa 135 miliardi di euro
l'anno. Una cifra che, al confronto dei circa 7-10 milioni di euro che fino a
qualche tempo fa venivano spesi dal Dipartimento per le Pari Opportunità
per la protezione sociale delle vittime di tratta, è davvero irrisoria.
Per fortuna, qualcosa sta cambiando, e prevalentemente grazie alla buona
volontà delle organizzazioni di volontariato e dei servizi che operano nel
sociale. Secondo i dati Unodc e Icmpd, in Europa, i Paesi che assistono il
maggior numero di vittime di tratta sono, nell'ordine, Italia, Spagna,
Romania, Francia e Germania (l'Italia registra dati due volte superiori alla
Spagna e tre volte superiori agli altri Paesi): questo non solo perché da noi
arrivano moltissime vittime di tratta ma anche perché i nostri servizi
territoriali sono particolarmente efficienti nell'intercettare e prendere in
carico quelle che intendono rompere l'assoggettamento schiavistico, grazie
anche a norme di protezione sociale considerate da almeno un decennio
altamente innovative, non solo a livello europeo ma internazionale. E non è
tutto.
Accanto a organizzazioni come Befree, On the Road, Parsec e alle
tantissime associazioni che in tutta Italia si muovono per aiutare le vittime di
sfruttamento, fioriscono progetti importanti e innovativi come La ragazza di
Benin City, che affronta la problematica delle ragazze africane che
giungono in Italia in condizione di schiavitù lavorando con le organizzazioni
del volontariato e con istituzioni, sensibilizzando i clienti ad avere un
comportamento responsabile e aiutandoli a superare il loro stesso disagio
con l'apporto di gruppi spontanei di auto-mutuo aiuto, e proponendo
iniziative di coinvolgimento dell'opinione pubblica. Il progetto, fondato da
Isoke Aikpitanyi, ex vittima di tratta, e dal suo compagno Claudio
Magnabosco, mentre affida l'accoglienza delle vittime della tratta ad
operatrici pari con modalità autogestite e autofinanziate, invita ex clienti,
famiglie e società civile ad adottare a distanza le ragazze trafficate,
finanziandone, in modo reciprocamente anonimo, il percorso di recupero,
partendo dal presupposto che se non si coinvolgono tutti gli attori, dalle
vittime stesse alle ex vittime, ai clienti, alle operatrici sociali, alle istituzioni, il
fenomeno non verrà mai né compreso, né debellato.
A Palermo, di recente, sono state uccise due nigeriane, e una terza è stata
massacrata di botte; la società civile e alcune associazioni hanno creato un
comitato antitratta, molto attivo, all'interno del quale opera con coraggio
padre Vivian Wiwoloku, pastore valdese, nigeriano, che ha sostenuto finora
centinia di ragazze raccogliendole in quello che è il Centro PellegrIno della
4 of 6
3/8/13 5:00 PM
Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a...
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/07/n...
Terra, dove si trovano vittime ed ex vittime. Le ragazze, dopo la nascita del
coordinamento, sono state minacciate, e il pastore, recatosi in Nigeria per
salutare i familiari e perfezionare rapporti che consentano di frenare le
partenze di ragazze verso l'Europa, lì ha subìto un attento, e a Palermo è
oggetto di continue minacce. Nonostante tutto, la battaglia va avanti. "Il
problema non è la prostituzione, ma la tratta: prostituirsi è solo una delle
cose che sono imposte alle vittime della tratta - spiega Isoke - il comitato ha
protestato perché in Sicilia i giornali continuano a definire le due donne
uccise "prostitute", mentre invece si tratta di vittime dello sfruttamento,
quindi tutt'al più "prostituite". Affrontare la questione delle nuove schiave
cominciando a usare le parole giuste, può essere, un buon punto di
partenza per tutti.
07 marzo 2013
Consiglia
© Riproduzione riservata
171 persone hanno consigliato questo elemento. Fallo
anche tu, prima di tutti i tuoi amici.
Tweet
9
PUBBLICA QUI IL TUO ANNUNCIO PPN
Regala la speranza
Un gesto d’amore può fare la differenza!
Adotta a distanza
CheBanca! Conto Corrente
Prelevi in tutti i bancomat del mondo senza spese.
Scopri i vantaggi!
Hai più di 30 anni?
Hai più di 30 anni e non hai la laurea? Informati ora!
www.cepu.it
5 of 6
3/8/13 5:00 PM
Schiave, costrette o libere prostitute le tante anime del sesso a...
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/03/07/n...
Divisione Stampa Nazionale — Gruppo Editoriale L'Espresso Spa - P.Iva 00906801006
Società soggetta all'attività di direzione e coordinamento di CIR SpA
6 of 6
3/8/13 5:00 PM