abuso-minori - la volpe argentata
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PSICOLOGIA e SOCIOLOGIA L’abuso sessuale sui minori tra reale e virtuale di Alessandra Gherardini (Psicologa) Quando si parla di abuso sessuale su un minore si fa riferimento al coinvolgimento in attività sessuali di individui immaturi e dipendenti, non consapevoli delle proprie azioni e quindi impossibilitati a scegliere; per attività sessuale non si intende soltanto il rapporto sessuale completo, ma anche tutte quelle attività che coinvolgono le parti intime, come carezze e toccamenti, che hanno lo scopo di soddisfare i bisogni sessuali dell’adulto1. L’autore di reati sessuale su minori, ossia il child molester, viene definito come “un soggetto che si intrattiene in attività sessuali illecite con minori, indipendentemente dal sesso, dall’unicità e ripetitività degli atti, dalla presenza o assenza di condotte violente; se la vittima sia prepubere o pubere, conosciuta o meno, legata o meno da vincoli di parentela con l’aggressore”2. Una precisazione necessaria riguarda la distinzione tra “pedofilo” e “child molester”: tendenzialmente i due termini vengono utilizzati come sinonimi, ma non sono esattamente la stessa cosa. Il pedofilo, considerato tale nell’ottica clinica, è un soggetto che per un determinato periodo di tempo (6 mesi secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali –DSM-) ha fantasie o attività autoerotiche che hanno come oggetto un bambino in età prepubere (al di sotto dei 12-13 anni) oppure intrattengono relazioni con persone adulte connotate da tratti fortemente infantili, ma possono non agire mai un vero e proprio abuso sessuale; il child molester è invece colui che attua l’abuso. Ne consegue che un pedofilo potrebbe non diventare mai un child molester, anche se la maggior parte lo diventa; allo stesso modo un child molester può non essere un pedofilo in senso clinico, non rispondendo a tutti i criteri forniti dal DSM, ma agire l’abuso per motivi riconducibili alla presenza dell’opportunità, alla curiosità, al senso di inadeguatezza nella sfera sessuale3. Le azioni dei child molester possono differire in base alla presenza o meno e al grado della violenza fisica (il pedofilo tende a non usarla molto), mentre quella psicologica è sempre presente; un aspetto, quindi, che accomuna tutti gli atti perpetrati, a prescindere dalle modalità di attuazione, è il dolore e il trauma che va a turbare lo svilup- Dott.sa Alessandra Gherardini Laureata con lode in Psicologia clinica e tutela della salute presso l’Università “Sapienza” di Roma, ha conseguito un corso di Corso di perfezionamento in psichiatria e psicologia penitenziaria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma. Sta conseguendo il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane, sociali e della salute, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. E’ contattabile inviando una email alla redazione: [email protected] 26 INTELLEXI - Aprile 2015 po della personalità del minore. Una delle più importanti classificazioni su questa tipologia di sex offender è quella fornita da Lanning4, in cui la distinzione principale è quella esistente tra child molester situazionali e preferenziali in base all’esclusività o meno della preferenza sessuale. All’interno di queste due macrocategorie rientrano più sottotipi di child molester. Nei situazionali, ossia coloro che non hanno una specifica preferenza verso i bambini e che possono attuare l’agito deviante anche una sola volta, vi sono: • i regressivi: soggetti con bassa autostima e scarso adattamento sociale; scelgono i minori come partner sessuali perché gli adulti sono vissuti come ansiogeni; il modus operandi privilegiato è la coercizione e possono o meno collezionare materiale pornografico; • i moralmente indifferenti: per questi soggetti l’abuso sessuale rientra in una sfera più ampia di comportamenti; infatti sono soliti sfruttare mogli, amici, colleghi e mentono ogni qualvolta possono trarne dei vantaggi. Come modus operandi utilizzano la lusinga e la manipolazione, ma possono ricorrere anche all’uso della forza; • i sessualmente indifferenti: essi rispondono principalmente al loro bisogno di sperimentazione e, di conseguenza, possono molestare minori per provare esperienze nuove. Solitamente provengono da ceti sociali medio-alti. • gli inadeguati: rientrano in questa categoria soggetti affetti da psicosi, ritardo mentale e demen- PSICOLINGUISTICA PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA FORENSE za senile, nonché giovani incapaci di relazionarsi con i coetanei o eccentrici e solitari che in età adulta vivono ancora con i genitori. Talvolta possono avvicinarsi a minori perché legati ad adulti ai quali vorrebbero avvicinarsi ed operano, così, una sostituzione simbolica. Nei preferenziali, ossia coloro che hanno una preferenza specifica ed esclusiva per i minori, rientrano: • i seduttivi: la seduzione della giovane vittima è la caratteristica principale; molti di loro sono coinvolti con più minori, in quelli che vengono definiti child sex ring. Da questo tipo di soggetti la violenza può essere utilizzata nel momento in cui la vittima raggiunge un’età non più gradita e si prevede l’interruzione del rapporto, nella paura che il minore riveli l’identità dell’offender. • gli introversi: sono soggetti che prediligono bambini per i loro rapporti ma mancano delle caratteristiche caratteriali e sociali per stabilire un contatto con loro. Rientra qui la classica figura del pedofilo. I soggetti introversi preferiscono bambini molto piccoli e sconosciuti, anche se è probabile che abbiano contratto un matrimonio e molestato i propri figli. A distinguerli dai child molester situazionali è la loro definita preferenza per i bambini. • i sadici: la scelta sessuale si accompagna al piacere di infliggere dolore e sofferenza alla vittima, sia a livello psicologico che fisico; in questa tipologia è più importante la componente sadica di quella sessuale. Volendo far cenno ai fattori eziologici che possono condurre all’attuazione del reato sessuale, in particolare su un minore, molte ricerche evidenziano come possibili fattori di rischio risiedono in esperienze traumatiche infantili, dove rientrano: vittimizzazione nell’infanzia, esposizione alla violenza domestica, allontanamento da casa, famiglia disfunzionale e problematica, perdita dei genitori dovuta a morte, separazione e divorzio5,6. In generale, nei sex offender, possono essere riscontrate, inoltre, problematiche di natura psicologica; in particolare i child molester possono riportare, rispetto a coloro che abusano di vittime adulte, un livello maggiore di ansia e depressione, trascorsi legati a patologie mentali, paranoia/mancanza di fiducia e disturbi di personalità7. Negli autori di reati sessuali su minori possono essere riscontrati, come sostenuto da Marsa e colleghi8, che hanno osservato detenuti affetti da pedofilia, la presenza di una maggiore solitudine, difficoltà nella gestione della rabbia, un locus of control esterno ed uno stile di attaccamento insicuro-timoroso9. Per ciò che concerne quest’ultimo aspetto, ossia la tipologia dell’attaccamento, permangono ancora molte perplessità circa la relazione tra questo e la specificità del reato sessuale10. Un altro punto importante riguarda l’empatia, ossia la capacità di “sentirsi dentro all’altro”; tale costrutto fa riferimento all’abilità di comprendere sentimenti e cognizioni altrui, a prescindere da giudizi e prese di posizione11 e rappresenta il maggior mediatore del comportamento prosociale. Barnett e Mann12, a conclusione di uno studio sull’empatia nei sex offender, affermano che un deficit a livello empatico può risultare un importante fattore di rischio per l’attuazione di un reato, nello specifico un reato sessuale; ne consegue che nella strutturazione di interventi di trattamento volti alla riduzione del tasso di recidiva, la questione dell’empatia risulta centrale. I child molester, così come quasi la totalità dei sex offender, sono caratterizzati, inoltre, da distorsioni cognitive che consentono loro di tollerare a livello intrapsichico la condotta posta in essere, benché essa abbia un significato riprovevole e antisociale. Sono stati individuati due fattori determinanti l’atteggiamento che supporta l’abuso, ossia la credenza che il sesso con i bambini sia innocuo e quella secondo cui alcuni bambini siano sessualmente provocanti13; attraverso una meta-analisi è stato affermato che tali atteggiamenti rappresentano un fattore di rischio per la recidiva, ossia per la reiterazione della condotta14. INTELLEXI - Aprile 2015 27 PSICOLINGUISTICA PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA FORENSE Una nuova forma di abuso a danno di minori in Italia è nata con l’avvento di internet e concerne l’uso del computer e di altri strumenti tecnologici per attività finalizzate alla pedofilia: la pedofilia online. La presenza stessa del mezzo costituisce una variabile psicologica molto importante nelle dinamiche che definiscono il fenomeno in questione, poiché contribuisce a rinforzare nel pedofilo l’illusione dell’anonimato. All’interno della pedofilia online, attualmente, si possono distinguere più aspetti: • Pedo-pornografia: riguarda la produzione ed il commercio di immagini che ritraggono minori nudi oppure impegnati in attività sessuali con adulti in siti a pagamento; in tempi più recenti si fa riferimento anche a video-chat a pagamento, in cui il pedofilo può vedere e dirigere l’abuso in diretta compiuto da altri soggetti pedofili su minori; • Collezionismo di fotografie: concerne lo scambio di foto e video a carattere pedopornografico per mezzo di circuiti di file sharing, con email, forum e chat room telematiche; • Siti di pedofilia culturale: al loro interno viene sostenuta la non pericolosità di contatti sessualizzati e rapporti sessuali tra bambini e adulti da parte delle associazioni che sostengono la pedofilia; • L’adescamento su chat, social-network e giochi di ruolo online: questi servizi di Internet garantiscono l’avvicinamento di minori, allo scopo di costruire con loro legami di amicizia, finalizzati però all’abuso. Questo fenomeno trova ulteriore fondamento nell’innato interesse e nella familiarità che la generazione dei cosiddetti “nativi digitali” ha con le nuove tecnologie; la fascia di età più a rischio sembra essere quella compresa tra i 10 e i 14 28 INTELLEXI - Aprile 2015 SWEETIE: avatar virtuale tridimensionale capace di scovare i predatori sessuali online, controllata da un gruppo di attivisti di Terres des Hommes, Associazione per la tutela dei bambini nei paesi in via di sviluppo. anni: in questo periodo vi è una fisiologica anticipazione della pubertà, sollecitazioni dal mondo ad assumere caratteri sessualizzati, la scarsa sorveglianza degli adulti sulle attività condotte in rete dai minori e la labilità delle nuove acquisizioni dal punto vista cognitivo, tipica di questa fascia di età. In base ad un’indagine svolta a livello nazionale dal C.N.C.P.O. (Centro Nazionale per il Contrasto alla pedofilia online) si evince l’impossibilità di tracciare un unico profilo del pedofilo online; sono infatti coinvolti soggetti appartenenti a tutte le fasce di età, con differenze rispetto alle passate esperienze di vita, all’insorgenza del disturbo parafilico, alla pericolosità e alle peculiarità comportamentali. Essi possono essere sia single che coniugati e, frequentemente, lo status sociale di appartenenza è medio-alto. L’utilizzo che i pedofili possono fare della rete è variegato: la percentuale più alta riguarda coloro che richiedono, ottengono, scambiano e commerciano foto e filmati aventi come oggetto rapporti sessuali tra adulti e bambini; vi sono poi coloro che usano la rete per intessere rapporti con minori con la finalità di perpetrare l’abuso; a seguire coloro che acquistano online immagini e video pedopornografici e coloro i quali cercano, offrono e pubblicizzano incontri sessuali con bambini in Italia o all’estero. L’Unità di Analisi dei Crimini Informatici (U.A.C.I.) ha svolto negli ultimi anni un’indagine volta ad indicare i principali profili comportamentali dei soggetti che utilizzano la rete per procurarsi e scambiare materiale pedopornografico. Le tipologie individuate si collocano lungo un continuum e si differenziano tra loro in base al livello di pericolosità sociale, ponendo come livello massimo di pericolosità l’abuso sessuale sul minore. I profili individuati sono: • “scaricatore di materiale pedopornografico alle prime armi”: si tratta di soggetti di età compresa tra i 20 e i 35 anni, il cui essere alle prime armi può indicare l’incapacità di entrare in servizi di internet complessi, per cui le loro ricerche si svolgono in circuiti di file-sharing molto diffusi, oppure una non raggiunta chiarezza rispetto alla propria inclinazione pedofila; • “scaricatore alle prime armi che condivide il materiale pedopornografico con altri utenti”: scarica materiale da circuiti di file-sharing molto diffusi come il precedente, conversa e scambia materiale con altri soggetti con cui condivide la medesima devianza sessuale, in riferimento alla quale ha una maggiore consapevolezza rispetto alla tipologia precedente; • “scaricatore che scambia materiale pedopornografi- PSICOLINGUISTICA PSICOLOGIA E SOCIOLOGIA FORENSE co in circuiti di file-sharing più esclusivi”: si ha il passaggio a circuiti di file-sharing più complessi, spesso internazionali, a cui si può accedere solo a determinate condizioni, come ad esempio dimostrare di possedere materiale nuovo e/o autoprodotto, la conoscenza di parole chiave “segrete”, attraverso un utente che già fa parte del circuito; in questo profilo troviamo un alto livello di patologia, di organizzazione criminosa e di motivazione; • “produttore e abusatore reale di minori, utilizzatore di internet”: questa tipologia di soggetti nella maggior parte dei casi dispone di minori di cui abusano, producono materiale pedopornografico, mantengono relazioni con altri pedofili online; spesso hanno disponibilità economiche che consentono loro viaggiare e recarsi in paesi in cui è molto diffuso lo sfruttamento sessuale dei minori ed acquistano sofisticati software per mascherare la propria attività criminale. Per loro lo stato online è notevolmente legato all’abuso reale, poiché la rete viene vista come un’ulteriore possibilità di abusare nuove vittime15. ed è quindi necessario non far cessare l’attenzione su di esso. Per quanto l’articolo tratti due argomenti che, seppur condividano la stessa psicopatologia di base, apparentemente sono diversi è importante invece notare come i due fenomeni, l’abuso reale e quello virtuale, si collochino lungo un continuum che può partire dalla ricerca di immagini in rete fino alla strutturazione di uno stile di vita incentrato sulla concretizzazione dell’atto deviante. Questo conduce inevitabilmente a riflettere sull’importanza dell’approfondimento delle dinamiche Consapevole che queste poche pagine non possano esaurire la conoscenza sull’argomento proposto e che si possa avere una sensazione di freddezza nel leggerle, va sottolineato che occuparsi di fenomeni come questo porta con sé un carico emotivo spesso difficile da sopportare e l’uso dei cosiddetti “tecnicismi”, oltre ad essere necessario per rispondere all’esigenza di onestà scientifica, rappresenta talvolta una forma di tutela verso qualcosa di intollerabile. Si è tentato, quindi, di offrire una panoramica del fenomeno degli abusi sessuali sui minori poiché risulta ancora troppo presente nella nostra società 7. psicologiche che contraddistinguono questa tipologia di offender, per progettare programmi di trattamento volti alla prevenzione della recidiva e del lavoro in équipe formate da più figure professionali, impegnate tutte per lo stesso obiettivo: ridurre al minimo la possibilità che nuovi crimini sessuali a danno di minori vengano compiuti. Dott.ssa Alessandra Gherardini Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. MONTECCHI F., Dal bambino minaccioso al bambino minacciato. Gli abusi sui bambini e la violenza in famiglia: prevenzione, rilevamento e trattamento, Franco Angeli, Milano, 2005. MAGGI M., PICOZZI M., Pedofilia, non chiamatelo amore, Guerini Associati, Milano, 2003, p. 179. MARCASSOLA C., “Child sex offenders” in Casale A.M., De Pasquali P., Lembo M.S. 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