foglietto di luglio 2016

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foglietto di luglio 2016
PARROCCHIA MARIA SS. DELLA LETTERA (ACQUASANTA)
Anno 7 n.7 - LUGLIO 2016 - FOGLIETTO FORMATIVO
3^ Opera di misericordia corporale:
VESTIRE GLI IGNUDI
Nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò (Gb 1,21)
La vita umana si svolge tra due nudità: quella dell’inizio della vita e quella della fine della vita. Due
nudità differenti perché nel mezzo avviene il processo di soggettivazione: se si nasce nudi, alla fine
della vita ci si spoglia. Ovviamente si tratta di un processo fisico che ha a che fare con la nudità del
neonato e la nudità del morto, ma ha anche una valenza psicologica e simbolica: alla fine della vita si
abbandona ciò a cui ci si era attaccati, si smette ciò a cui si era abituati, si elabora un lutto. In questo
processo la carne che il neonato è, diviene corpo, e il corpo, con la morte, diviene cadavere. E la nudità
del neonato e del cadavere è sempre rivestita da altri, mentre nella fase della soggettività l’uomo veste
se stesso, tranne nei casi di impossibilità dovuti a malattia o handicap.
Ci sono nudità da intendersi in senso letterale come impossibilità, cioè, di coprirsi per difendersi dal
freddo, e per presentarsi dignitosamente agli altri: è la nudità più umiliante, segno e frutto di estrema
povertà. E' opera di misericordia donare un vestito, indumenti intimi, calzature a chi ne è privo. E'
misericordia vera se gli indumenti donati sono in ottimo stato, possibilmente nuovi, acquistati con
nostro sacrificio, magari risparmiando sui nostri vestiti, evitando l'esibizionismo del capo firmato.
Certa carità, fatta con vestiti vecchi e rattoppati, liberandoci di cose inutili che noi non indosseremmo
mai, viene identificata dalla gente semplice come "carità pelosa". C'è anche una nudità che coincide
con l'assenza di un tetto. Nelle grandi città ci sono i cosiddetti "baraccati". Le baracche sono l'ultimo
anello di una serie di abitazioni chiamate eufemisticamente "improprie". Impropria significa molto
spesso: umidità che deturpa e consuma, assenza di servizi igienici, promiscuità per la ristrettezza dei
locali, rischio di malattie infettive.
Le baracche non ci sono ovunque; abitazioni improprie esistono in ogni città. La carità in questi casi
deve procedere strettamente collegata con la giustizia e deve tradursi nell’impegno politico perché il
diritto alla casa sia una realtà per ogni uomo.
L’atto di vestire la nudità dell’inizio e della fine della vita pone l’intera esistenza umana sotto il segno
della cura che un altro (a partire dalla madre) ha e manifesta per noi.
Il vestirsi è un’arte che il bambino impara grazie alla madre che lo veste; l’anziano poi deve spesso farsi
aiutare a vestirsi e a svestirsi. E durante l’esistenza sono le situazioni di povertà e di miseria che
possono spogliare dei beni e ridurre alla nudità.
Scrisse S. Luigi Orione: «Mia madre mise a me, che ero il quarto figlio, i vestiti del mio primo fratello,
che ha 13 anni più di me; e la povera donna, quei vestiti, li aveva fatti passare a tre altri, prima di me.»
Una carità che significa non solo esposizione alle inclemenze del tempo, ma anche umiliazione,
indegnità, assenza di difese, pericolo. La nudità è abbandono allo stato di natura, mentre il vestito è
opera di cultura e distingue l’uomo dagli animali.