Federfarma Vicenza
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Federfarma Vicenza
federfarma federazione nazionale unitaria dei titolari di farmacia italiani Il Presidente Roma, 15 ottobre 2008 Illustre Professor Guido Rasi Direttore generale Agenzia Italiana del Farmaco E, p.c. Egregio Prof. Ferruccio FAZIO Sottosegretario di Stato con Delega Alla Salute Ministero della Salute E, p.c. Spett.le Farmindustria Spett.le ASSOGENERICI Spett.le ASSOFARM Spett.le ADF – Associazione Distributori Farmaceutici Spett.le Federfarma Servizi Spett.le FOFI – Federazione Ordini Farmacisti Italiani Egregio Dottor Claudio DE GIULI Capo Dipartimento Qualità Egregio Dottor Filippo PALUMBO Direttore Generale Programmazione Sanitaria Via Emanuele Filiberto, 190 - 00185 ROMA Tel. (06) 70380.1 - Telefax (06) 70476587 - e-mail:[email protected] Cod.Fisc. 01976520583 Egregio Dottor Giuseppe RUOCCO Direttore Generale Farmaci e Dispositivi Medici Egregio Dottor Loredano GIORNI Dirigente Responsabile Settore Farmaceutica Regione Toscana Egregio Dottor Mario BRUZZONE Aifa LORO SEDI Caro Direttore, faccio seguito agli incontri avuti in questi giorni per approfondire la questione degli extrasconti sui farmaci generici, con particolare riferimento a due aspetti che stanno particolarmente a cuore alle farmacie. La prima è relativa all’ipotesi da Te avanzata di prevedere una restituzione da parte delle farmacie degli extrasconti di cui avrebbero usufruito nel recente passato. Ti ribadisco che tale ipotesi è inaccettabile in quanto parte dal presupposto che le farmacie abbiano adottato comportamenti illegittimi e debbano essere chiamate a restituire il “maltolto”. Per di più, con tale misura, si andrebbero a colpire in ugual misura tutte le farmacie, a prescindere dal fatto che abbiano ottenuto o meno extrasconti. Se il problema è far contribuire anche le farmacie al recupero di un mancato risparmio da parte del SSN, Ti ricordo che qualsiasi intervento sui prezzi (ricontrattazione o taglio indiscriminato) incide non solo svalutando le loro scorte, ma anche sui margini delle farmacie che, pertanto, in questo modo, partecipano al sacrificio richiesto per circa un terzo del gettito previsto. Ti ricordo, inoltre, che le farmacie, così come l’industria, partecipano anche al recupero di eventuali futuri sfondamenti del tetto di spesa farmaceutica con il meccanismo del pay-back che si aggiunge agli sconti progressivi per fasce di prezzo (dal 3,75% al 19%) che le farmacie sono tenute a praticare al SSN, per un onere annuo di circa 700 milioni di euro. Mi sembra che le farmacie siano già coinvolte nel contenimento della spesa in misura più che proporzionale rispetto alle loro effettive responsabilità in merito all’andamento della spesa stessa, soprattutto tenendo conto che per circa 2 miliardi di euro le Asl del centro sud effettuano rimborsi con ritardi che arrivano fino a 18 mesi oltre la scadenza convenzionale. Il secondo aspetto sul quale vorrei soffermarmi in modo più approfondito riguarda la possibilità, da Te ipotizzata, di prevedere un “extramargine” plafonato - in altre parole una riduzione attuata mediante un limite massimo agli attuali extrasconti - a favore della distribuzione del farmaco. Tale extramargine sarebbe finalizzato a favorire lo sviluppo del settore dei generici che, se si percorressero strade diverse, quale quella proposta dalle Regioni, subirebbe un drastico ridimensionamento. Al di là del fatto che sta alla capacità dell’AIFA contrattare prezzi ex fabbrica congrui che limitino gli spazi per eventuali extrasconti, la suddetta proposta mi sembra interessante perché conserva, pur disciplinandolo, un meccanismo di incentivi per la farmacia i quali, come riconosciuto da tutti, hanno rappresentato in questi anni la leva principale di sviluppo del settore degli equivalenti. A differenza di quanto avviene per i farmaci coperti da brevetto, i produttori di farmaci generici non hanno, infatti, l’opportunità di ricorrere all’informazione medico-scientifica per promuovere i propri prodotti e utilizzano le condizioni di cessione alla distribuzione intermedia e finale come strumento in grado di garantire la presenza del proprio farmaco sul territorio. Affinché la proposta possa esplicare i propri effetti nel modo più efficace è, però, necessario che sia formulata tenendo conto di alcuni aspetti particolari. Mi permetto, pertanto, di proporTi la seguente formulazione, relativa alla rivisitazione dei margini della filiera distributiva: “1. Il margine del 33,35% sul prezzo al pubblico al netto dell’IVA, di cui all’art. 1, comma 40, della legge n. 662/1996, è ripartito nell’ambito della filiera distributiva secondo le logiche della concorrenza, ferma restando la quota minima per la farmacia del 26,70% del prezzo al pubblico al netto dell’IVA. 2. Per quanto concerne i farmaci off-patent inseriti nelle liste di trasparenza di cui all’articolo 7 della legge n. 405/2001, il margine di cui al comma 1 può essere elevato fino al …% del prezzo al pubblico al netto dell’IVA.” Questa formulazione consentirebbe: 1) con il primo comma, di ratificare la situazione esistente, prendendo atto che i margini, all’interno della filiera distributiva, non possono che rispondere a logiche di mercato, salvaguardando, allo stesso tempo, le piccole farmacie che hanno scarso potere contrattuale nei confronti dei fornitori e che hanno necessità di vedersi garantito garantito comunque il margine minimo del 26,70%; 2) con il secondo comma, di dare attuazione alla misura da Te proposta, evitando gli eccessi che hanno dato luogo a polemiche e a proposte controproducenti. Viene, infatti, previsto che il produttore, rinunciando a una parte del proprio margine, possa concedere alla distribuzione una quota aggiuntiva, opportunamente limitata, che, senza incidere sul prezzo al pubblico, possa costituire un incentivo alla consegna del generico. Mi preme ribadirTi ancora volta l’importanza di garantire la flessibilità dei margini all’interno della filiera distributiva. In questi anni, i grossisti hanno spesso ceduto una parte del proprio margine alle farmacie per venire incontro a situazioni negative che hanno pesato sull’economia della farmacia. È il caso dei gravissimi ritardi nei pagamenti da parte delle ASL e dei pesanti sconti per fasce di prezzo a favore del SSN, introdotti solo a carico delle farmacie. La flessibilità delle quote di spettanza ha consentito di far fronte a queste situazioni, ridistribuendo sull’intera filiera distributiva parte dei pesantissimi oneri addossati alle farmacie. La filiera distributiva ha saputo trovare al proprio interno meccanismi di compensazione che in questi anni hanno garantito l’equilibrio economico di tutti gli operatori coinvolti e hanno consentito di rendere sostenibili scelte politiche eccessivamente penalizzanti per le farmacie. Al di là di situazioni patologiche, non dobbiamo dimenticare che, nella normale dialettica economica tra fornitore e acquirente, è fisiologico che le condizioni di fornitura vengano diversificate in base a parametri oggettivi e trasparenti, come i tempi di pagamento, l’entità della fornitura, il fatto che la farmacia si rifornisca sempre dallo stesso grossista. Le condizioni di acquisto effettive, peraltro, sono regolarmente esposte in fattura e concorrono, in maniera del tutto trasparente, a formare il reddito sul quale le farmacie pagano le imposte. Se i margini diventassero dall’oggi al domani rigidi, la farmacia non sarebbe in grado di far fronte agli attuali sconti al SSN e non avrebbe alcuna agevolazione pur acquistando dallo stesso grossista grandi quantitativi di medicinali o pagando in contanti. Mi sembra una situazione che non ha alcun precedente, nemmeno nell’economia dei Paesi comunisti. Ci tengo a ribadirlo: introdurre margini tassativi per le farmacie significherebbe negare la realtà, peraltro nota a tutti, e rompere l’equilibrio che si è creato nel sistema, a danno delle farmacie e, quindi, inevitabilmente, anche della qualità del servizio farmaceutico: il cittadino rischierebbe di non trovare immediatamente disponibili in farmacia i farmaci di cui ha bisogno. Questo anche in considerazione del fatto che, con margini tassativi, le farmacie non potrebbero più effettuare acquisti diretti dalle aziende produttrici, prassi in vigore da sempre che contribuisce, con il consenso delle industrie farmaceutiche, ad assicurare il costante e adeguato approvvigionamento di tutti i farmaci in commercio. La proposta che Ti ho illustrato in questa nota avrebbe anche il pregio di superare, in linea con quanto sostenuto dal Governo nel proprio ricorso alla Corte Costituzionale, la questione della legittimità della legge regionale della Puglia che, tra l’altro, ha interpretato come tassativi i margini della filiera. Il Consiglio dei Ministri, nella propria delibera del 1° agosto scorso e nel ricorso predisposto dall’Avvocatura dello Stato, non ha posto solo una questione di competenza normativa tra Stato e Regione, ma è entrato nel merito del problema, ribadendo che la tassatività dei margini “incide sull’autonomia contrattuale delle parti nella determinazione di accordi sulla distribuzione dei farmaci, perché introduce un principio di immodificabilità contrario alla libera determinazione del contenuto dei contratti sancito dall’articolo 1322 CC, al quale è riconosciuta dignità costituzionale dagli 2 e 41 della Costituzione.” Confido che questa ipotesi possa essere tenuta nella dovuta considerazione e sono a Tua completa disposizione per qualsiasi chiarimento o approfondimento. Cordialmente. Annarosa RACCA