strada prov.le 37 e s.s.639

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strada prov.le 37 e s.s.639
Quadro 6.1 Leggere il paesaggio
Questa porzione di territorio, che si trova a sud del nucleo storico di Cassano, tra la Strada
Provinciale n. 37 e la Strada Statale n. 639, rappresenta un tipico esempio del netto cambiamento
dell’uso del territorio avvenuto anche nella nostra zona all’inizio del Novecento.
Ancora nei primi decenni dell’Ottocento venivano sfruttati l’andamento leggermente ondulato per
la presenza della propaggine settentrionale di un dolce rilievo di natura morenica lasciato durante
una delle ultime avanzate dei ghiacciai provenienti da Como e la buona esposizione al sole di questi
terreni per colture come quella della vite, spesso “maritata”, ovvero associata ad altre piante quali i
gelsi. Da un rilievo topografico eseguito nel 1820 per la costruzione del nuovo cimitero, si può
apprendere che il terreno individuato, che si trovava lungo l’attuale via Rimembranze, era una vigna
di proprietà della famiglia Guajta ed era confinante su tutti i lati da altrettante vigne di proprietà
della Parrocchia e delle famiglie Parravicini, Pontiggia, Crivelli.
In questa parte del territorio il tracciato viario odierno è in gran parte simile a quello documentato
all’inizio del Settecento; le nuove strade sono state costruite in seguito alla frammentazione dei lotti
agricoli a partire dalla prima metà del Novecento, quando si è avviata la crescita di una zona
residenziale nella quale prevalgono oggi costruzioni isolate, circondate da un giardino, disposte
seguendo le dolci pendenze del terreno.
La situazione attuale presenta un paesaggio che, pur essendo densamente edificato, risulta ancora
abbastanza verde.
6. I nomi dei luoghi
Sarada questo toponimo, presente in documenti fino all’inizio del XIX secolo, significa serrata,
chiusa, e indica la presenza di un elemento tipico del paesaggio agrario delle Prealpi comasche e
cioè un alto muro di cinta che serrava, racchiudeva colture di pregio come la vite, in fondi esterni
all’abitato non sorvegliabili direttamente dai loro conduttori.
6.3 Il passato scomparso
6.3.1 Le tracce della centuriazione romana
La totale sostituzione delle colture agricole come la vite non ha però rimosso completamente uno
tra i più antichi segni umani impressi nel nostro territorio: il tracciato della rete viaria costruito dai
romani è infatti ancora seguito dal percorso di alcune strade odierne.
Le strade, insieme alla suddivisione poderale, costituiscono infatti uno dei segni più duraturi della
presenza romana nel territorio comasco, tanto da essere chiaramente distinguibili nelle
rappresentazioni cartografiche catastali del Settecento e dell’Ottocento.
Da queste fonti è stato possibile ricavare come la via per Montorfano, che si intersecava
perpendicolarmente con la strada militare, mantenga un tracciato attribuitole in età romana, quando
si usava suddividere il territorio in porzioni ortogonali di misura costante, con un procedimento che
veniva chiamato “centuriazione” (vedi quadro 11.2).
Figura 2. Tracciato della centuriazione secondo Caniggia
6.4 Luoghi memorabili
LA VILLA COMUNALE
6.4.1 Il Cimitero
La costruzione del cimitero, avvenuta nel 1830, rappresentò una svolta nella storia urbanistica e
sociale del paese. Questo intervento costituì infatti una delle prime edificazioni avvenute a sud della
strada postale da Como a Lecco, in quella che allora era aperta campagna, ma soprattutto
interruppe, ed è quello che qui più ci interessa, una tradizione secolare nella sepoltura dei morti.
Fino alla fine del Settecento la tumulazione avveniva infatti sotto il pavimento della chiesa «Così
nel caldo dell’estate, per quante precauzioni si usassero, ed anche nelle altre stagioni ne esalava
un fetore pestilente, causa pressoché certa delle periodiche febbri acute» come scrive Luigi Riva
nel suo manoscritto “Memorie storiche di Albese e (Cassano Albese)”. Questa abitudine era
giudicata da molti, continua il Riva «un costume oltremodo indecente e contrario alla salute dei
vivi, e venne tolto per ordine governativo regnando Napoleone Imperatore e Re d’Italia, nel 1806,
anche se nulla valse per indurre l’ignorante volgo a lasciarsi seppellire all’aria aperta, nel timore
di non poter più trovare le proprie ossa nell’ultimo giorno del mondo».
La pratica dunque era continuata anche nei primi anni di funzionamento della nuova chiesa,
terminata nel 1792, e si concluse solo nel 1830 con la costruzione di un cimitero, per il quale i
progetti e l’individuazione dell’area avevano richiesto il decennio precedente. Il progetto iniziale
prevedeva un’area di circa 900 metri quadri circondata da un muro in pietra dotato di un edificio
centrale in prospettiva rispetto all’entrata. Anche la sepoltura dei morti si adattò quindi, all’inizio
del secolo XIX ai criteri di igiene e profilassi sui quali si fonda buona parte della cultura urbanistica
ottocentesca
6.4.2 La vecchia scuola, ora Centro Civico “Fabio Casartelli”
Con la costruzione di un unica costruzione che ospitasse l’Asilo infantile, le Scuole all’inizio del
Novecento si veniva a creare un nuovo centro, vicino alla nuova piazza della chiesa e, quel che più
conta, di interesse comune per i paesi di Cassano e di Albese.
L’edificio venne realizzato nel 1905-1907 su progetto di Pietro Brunati, ingegnere civile, presidente
del comitato per la scuola di Albese e Cassano e sindaco del paese. Erano questi anni in cui, oltre ad
interventi legislativi dello Stato in favore dell’istruzione pubblica e dell’obbligo scolastico,
sorgevano iniziative spontanee per la costruzione di istituzioni scolastiche che localmente
raccoglievano adesioni e anche sostegno economico.
L’edificio, dal punto di vista architettonico, ricalca lo stile floreale molto diffuso a quel tempo.
All’inizio e fino al .. la costruzione ospitò anche il Municipio di Albese. Poco dopo l’unione dei
Comune di Albese e Cassano, avvenuta nel 1928, la crescita della popolazione scolastica portò il
trasferimento dell’Asilo nella sede appena edificata di Piazza?; in seguito l’edificio subì diverse
trasformazioni ed ampliamenti per adeguarsi all’aumento numero degli alunni iscritti e accogliere
nuove funzioni (in epoca fascista ad esempio diventò la Sede del Fascio, dei Combattenti e
dell’Ufficio Postale e al Comitato dell’Opera Nazionale Balilla). Dopo il trasferimento nel 1987
della sede scolastica nel nuovo edificio realizzato poco distante, oggi l’edificio, accuratamente
restaurato, è stato trasformato in Centro Civico e dedicato alla memoria dell’albesino Fabio
Casartelli (1870 - 1995), campione olimpico di ciclismo. La struttura è attualmente sede
dell’Ufficio Postale, degli ambulatori, della Biblioteca Comunale, di diverse Associazioni del paese
e con un’ampia sala civica usata per convegni e manifestazioni.
BOX Pietro Brunati
Nato ad Albese il 25 ottobre 1854, Pietro Brunati ha messo spesso la sua grande competenza ed
esperienza a servizio del proprio paese, sia nell’attività amministrativa che in quella professionale di
ingegnere. Sindaco di Albese dal 1905 al 1912, e, di fatto, dal 1917 al 1920, Podestà nel 1926,
Commissario Prefettizio nel 1829 che sancisce l’unione dei Comuni di Albese e Cassano. Progetta,
tra l’altro, la nuova Casa parrocchiale; cura il tratto di tramvia passante da Albese; vuole e progetta
una degna sede per l’Asilo, le Scuole e il Municipio; si occupa dell’elettrificazione del paese, del
potenziamento dell’acquedotto, dell’allargamento della Strada Provinciale, della sistemazione del
cimitero; stabilisce la costruzione del Monumento ai caduti nella piazza antistante la Chiesa e
attende alla trasformazione della villa Parravcini in Ospedale per i poveri come curatore
testamentario dell’ultima marchesa. Muore il 4 agosto 1933 e viene sepolto nel cimitero della “sua”
Albese, così tanto amata.
BOX Fabio Casartelli
Un grande campione prematuramente scomparso, che ha portato il suo sorriso e il nome di Albese
con Cassano in tutto il mondo. Nato il 16 agosto 1970 a Como, allo studio (consegue il diploma di
perito elettrotecnico) abbina presto la passione per il ciclismo, ereditata dal padre Sergio, ciclista
dilettante di buon livello. Dopo una lunga serie di vittorie nelle giovanili, si impone presto nella
categoria dilettanti; nel 1992, Fabio si aggiudica la medaglia d'oro per la prova su strada delle
Olimpiadi di Barcellona, primo italiano a riuscire nell'impresa dal 1968 e questo lo proietta di
diritto nella storia del ciclismo. Nel 1993 esordisce come professionista nella “Ceramiche Ariostea,
con la quale, tra l’altro, vince tappa di Flero della Settimana Bergamasca e la classifica finale del
G.P. Lotteria al Giro d’Italia. Nel 1994 veste la maglia della ZG Mobili, e l’anno successivo passa
alla statunitense Motorola, dove ha tra i suoi compagni di squadra Lance Armstrong, ottenendo
diversi piazzamenti. Il 18 luglio 1995, nel corso della 15a tappa del Tour de France (Saint GironsCauterets), Fabio cade nella discesa del Colle di Portet-d'Aspet, battendo violentemente la testa
contro un paracarro: muore durante il trasporto in elicottero all'ospedale, senza aver mai ripreso
conoscenza.