Vox Kantis
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Sette anime, di Muccino (pag 24) Vampire Diaries, serie tv (pag 24) Vangelo secondo Matteo, di Pasolini (pag 23) Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Aeronautica: sulle ALI di un’esperienza suggestiva. -di Altarocca Denis Quando mi venne richiesto di comporre questo articolo accettai senza esitazione alcuna e di buona lena mi dedicai alla sua redazione. Da premettere che tenterò (segue a pag 4) Assemblea di Aprile -di Matteo Catania E’ brutto dirlo ma all’assemblea di Aprile solo il 3% degli studenti ha partecipato. Per la precisione erano presenti 37 alunni. Peccato perché il tema era interessante: l’Ecologia. Il IA classico si era anche preparato per presentare un bellissimo progetto portato avanti con la loro professoressa di scienze, hanno infatti costruito una specie di mini pannello solare che riuscirebbe addirittura con la giusta carica a caricare un cellulare. Si erano preparati anche con una bella presentazione e con un maggiore pubblico (segue a pag 3) Casapound: La banda della Magliana torna a il centro sociale di destra far parlare di sé. -di Giulia Di Censi e Chiara Melis -di Martina Musumeci Grazioli Lante della Rovere, per il quale ottennero come riscatto un miliardo e mezzo. Il sequestro si concluse con l’uccisione dell’ostaggio. Una volta ottenuto il riscatto, la banda decise di investirlo in altre attività criminali; e si allearono con altri gruppi criminali: nacque così la Banda della Magliana. La crescita della banda avvenne in modo rapido; dalle rapine passarono ai (segue a pag 11) Storia e proposte del movimento Celtica al collo, saluto del legionario , simbolo di fratellanza , e un boccale di birra da bere tra fedeli camerati, così si trascorrevano negli anni novanta le serate di un piccolo locale nel quartiere Celio della Capitale , il Cutty Sark , animate dalla musica “non conforme”della neonata band dei (segue a pag 8) 1 Un pensiero per Melissa -della Prof.ssa Materdomini Scrivere un commento sull’attentato di Brindisi ad una settimana circa dall’accaduto non è cosa facile; sono state dette tante parole, forse anche troppe: parole commosse, sincere, indignate, strazianti, a volte anche retoriche e molto scontate. (segue a pag 12) L’incontro con Epifani -di Vincenza Belfiore Il giorno 3 maggio 2012 la nostra scuola ha invitato nella sala Conferenze l’ex segretario generale della Cgil, attuale presidente della Fondazione ”B. Trentin”, Guglielmo Epifani che ha tenuto una conferenza sul mondo del lavoro per i giovani che terminano gli studi dopo cinque anni di scuola superiore. A questo incontro hanno partecipato solo alcuni studenti del Triennio a causa della mancanza di posti sufficienti. Prima di iniziare a parlare della condizione attuale (segue a pag 3) Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Editoriale Eccoci al capolinea, venticinque lettori di Vox Kantis: con questa uscita Vox Kantis si congeda, così come la sottoscritta. E’ un’uscita molto densa ed eterogenea, vi trovate dal breve amareggiato commento sull’assemblea di aprile all’intervista a Siôn, dall’accurata recensione dell’incontro tenutosi a scuola con Guglielmo Epifani, all’accorato commento della prof.ssa Materdomini all’attentato alla sua Brindisi, dall’attenta analisi dello spaventoso fenomeno di neofascismo nella nostra città all’omicidio di un membro della famigerata banda della Magliana, così come abbiamo l’articolo sull’orientamento di chi si è interessato all’aeronautica, due particolari interviste di persone esterne al liceo, due manifestazioni importanti, quattro interessanti recensioni, la nostra ormai celebre rubrica di poesia e ben tre racconti. Insomma, l’u- scita più lunga che Vox Kantis abbia mai visto! Eppure, sarà, ma non sento mai il mio lavoro davvero completo. E non che non sia soddisfatta del lavoro fatto, tutt’altro! Questo giornalino è nato nell’umile passione per l’informazione nata in me lo scorso anno, durante la collaborazione con Alessandro Viscomi, che ringrazio molto, come mio “trampolino di lancio”, anche sul lato più pratico, grazie alle fondamentali agevolazioni sull’impaginazione; si è poi evoluto nella mia mente la scorsa estate quando ho iniziato a pensare nuove idee, come la satira, che, sebbene non sia riuscita a proporre fino all’ultima uscita, ritengo un ottimo elemento proposto da un modesto occhio d’analisi sul mondo quale è stato Vox Kantis; è sfociato poi in sudore e notti chine sulla tastiera del mio laptop, di cui, tuttavia, non mi sono mai pentita davvero. Già, perché alla conclusione di questo servizio reso dall’intera redazione -di cui ringrazio di cuore ogni singolo membro, anche chi ha scritto poco, o chi mi ha fatto penare di più con ritardi di consegne- all’intero liceo, lettori e non, comunque fondamentali nel mio lavoro se non altro nel creare il contesto con cui mi sono dovuta confrontare, beh, a conclusione di questo, sento davvero di avercela fatta. E quel qualcosa che mi manca è, paradossalmente, parte fondamentale di questo: non ho dato tutto in tutto, ma ho dato tutto quello che avevo. Non ho seguito a fondo le Kantiadi, il torneo di pallavolo, a volte ho dato troppo spazio alla cronaca esterna, a volte l’analisi è stata 2 vasta ma superficiale, non ho seguito a fondo il teatro, parte fondamentale del Kant... Certo, ho mancato, insieme alla redazione, in molto. Eppure è questo mio essere consapevole degli errori commessi che mi fa capire quanto il Kant mi abbia migliorata e mi abbia attraversata: un grande grazie va, ripeto, ad Alessandro, che mi ha spronata a prendere il suo posto ed ha anche ideato il logo, poi a Daniele Alberici, che ha impaginato fino a dicembre, ed a Matteo Catania, co-impaginatore della maggior parte delle uscite; ringrazio poi il preside, sempre entusiasta del taglio culturale dato al giornalino, ed il personale ATA, che ha sopportato il mio petulante chiedere tessera, fogli e spillatrice; un grazie enorme va a chi mi ha spronata a dare sempre il massimo, anche se scomodo, e a non abbattermi neanche nei momenti più faticosi, come Vincenza Belfiore, Irene Giancarli ed Alessandra Pizziconi; ultimi ma non per importanza ringrazio tutti i liceali, chi ha colto la profondità di alcune proposte, chi ha solo letto per diletto, chi non ha letto, chi si è complimentato e chi ha criticato. Grazie, la direttrice, Gabriella Santos Gonzalez Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Cronaca interna L’assemblea di aprile (segue dalla prima pag) sarebbero stati anche più soddisfatti. L’assemblea poi è continuata seguendo i punti all’ordine del giorno e l’attenzione si è spostata su alcuni dettagli della festa di fine anno, ma è ovvio che trentasette persone possono decidere poco. Soprattutto se decidono per mille e duecento. Da quando sono al Kant non avevo mai visto una così scarsa affluenza. Capisco che era la fine di Aprile, compiti , interrogazioni, ma quelle quattro ore di assemblea possono davvero risultare interessanti. Peccato per stavolta. Peccato davvero. L’incontro con Epifani Rapporto giovani-lavoro (segue dalla prima pag) riguardo al lavoro, l’onorevole si è dilungato a descrivere la situazione di lavoro che a lui e ai suoi compagni di classe si proiettava dopo aver conseguito la maturità classica nel 1969, presso il liceo Orazio di Roma. Tutti i suoi compagni di classe hanno continuato gli studi all’Università, scegliendo le facoltà più comuni, Lettere, Medicina, Giurisprudenza e Filosofia. Dopo cinque anni di Università, hanno trovato un lavoro che ancora oggi continuano ad esercitare. La nostra situazione purtroppo non è così, anzi possiamo dire che è ribaltata perché la maggior parte dei laureati sono disoccupati oppure costretti a lavorare in modo precario. La causa di ciò e sicuramente la crisi che ha colpito l’Europa da ben quattro anni. Inoltre bisogna aggiungere che l’Italia è una nazione che non cresce da ben dodici anni, ovvero dal 2001, anno in cui è nato l’euro e un nuovo paese, la Cina, entrava nel mercato globale. Questi due eventi sono stati molto decisivi e quasi funesti per il nostro paese in quanto l’economia italiana è andata man mano decrescendo a tal punto da diventare piatta. Per quanto riguarda la nuova moneta, il problema principale è stato 3 quello di non far corrispondere all’euro un solido stato con una vera banca. L’Unione Europea non è, come sembra, una potente struttura in quanto ogni stato pensa per lo più alla sua condizione senza preoccuparsi dei problemi delle altre nazioni. Un ritorno alla lira sarebbe un “suicidio” poiché è una moneta molto debole che non sarebbe capace di gareggiare con le altre. La Cina, invece, è riuscita in pochi anni a costruire un’imponente struttura economica basata sull’abbondanza di manodopera a basso costo e grande quantità di risorse. Questo interessante “excursus” sulla crisi economica è stato una premessa che ha chiarito e spiegato la nostra situazione attuale. L’Italia è un paese che non cresce, di conseguenza non Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 è in grado di investire capitale su nuove imprese o aziende che possano assumere persone. Lo stato, così, tende sempre più a ridurre il debito sociale, licenziando lavoratori e aumentando le tasse ai cittadini. Tuttavia molte imprese italiane sono riuscite a crescere e a guadagnare molto denaro, durante un periodo di decrescita economica, tra queste ricordiamo la Ferrari, Pirelli, azienda di pneumatici, Brembo, impresa di freni per auto e moto, Tod’s e Hogan, due aziende di calzature. Il giovane non possedendo più una certezza sul proprio futuro, si sente perso e smarrito in questo mondo ormai colpito da una crisi assai ardua e difficile che egli considera quasi impossibile da superare. Non dobbiamo, però, cadere nello sconforto, anzi dobbiamo tirare fuori le nostre forze, stringere i denti e sudare un po’ per raggiungere il proprio obiettivo. Primo grande passo è costituito dalla scelta della facoltà all’Università, ardua decisione che comprometterà il futuro. Proprio su quest’argomento Epifani si è soffermato molto e, su richiesta degli studenti, ha analizzare le singole facoltà. In primis ha sconsigliato la miriade di facoltà nate negli ultimi anni e Architettura perché considerate poco fruttuose, poi ha definito “signore facoltà” Medicina, Economia, Ingegneria, Matematica e Fisica poiché forniscono al giovane un lavoro quasi sicuro. Pe quanto riguarda Giurisprudenza ha detto: ” Roma ha più avvocati di tutta Francia”, frase molto forte con cui ha voluto porre l’accento sulla percentuale molto elevata di laureati in Legge di una città rispetto una nazione, la Francia. Lettere rimane sempre una facoltà molto affascinante che pur offrendo molto sbocco nel lavoro, è caratterizzata, in quest’ultimo periodo, soprattutto in ambito sociale, musei e scuole, da un forte licenziamento del personale. L’onorevole poi ha rivolto a tutti gli alunni l’invito a studiare bene l’inglese sia a scuola sia all’estero in quanto questa lingua è ormai diventata un requisito per ogni curriculum. Poi sono seguite le domande degli studenti riguardo al mondo del lavoro. Al termine di questo incontro, Epifani ha fatto un grande in bocca al lupo agli studenti dell’ultimo anno per gli esami di maturità e ha augurato un buon esito scolastico a tutti gli altri. Aeronautica: sulle ALI di un’esperienza suggestiva. (segue dalla prima pag) di fungere da arbitro parziale anche se a stento sarò capace di trattenere l’enorme emozione che ha suscitato in me l’esperienza in questione e l’altrettanto smisurato orgoglio che io stesso nutro nei confronti di questa branca. Il 3 maggio dell’anno odierno venne organizzata in maniera egregia dalla professoressa Materdomini e dal nostro preside Guglielmo Neri, una uscita ai fini dell’orientamento post-diploma alla base dell’Aeronautica militare sita presso l’aeroporto militare di Ciampino (Giovan Battista Pastine). Tutto venne organizzato minuziosamente nei minimi dettagli e nella prima mattinata ,scortati dal pullman messoci a disposizione dall’Arma stessa, ci recammo alla base. Appena varcata l’entrata sorvegliata, avvertii personalmente un mutamento; l’aria stessa che respiravo 4 era differente! Fummo accolti da uomini in divisa. Dalla divisa adorna traspariva professionalità, orgoglio da parte di chi l’arma l’ha vissuta e l’ha amata! Dopo l’accoglienza e le varie presentazioni, l’intero gruppo si recò all’interno della base al fine di vedere un filmato illustrativo in merito alle lodevoli mansioni dell’Aeronautica militare. Non so bene descrivere se pro- Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 vai maggior palpitazione nel vedere affisse al muro, nella sala di ‘’ricevimento’’,le innumerevoli crest ciascuna rappresentante un ordine differente ,o nel AMMIRARE i(purtroppo) brevi filmati introduttivi al quale precedentemente ho fatto riferimento. Membri,di tutte le branche(dal Genio all’Aviatore),caratterizzavano i video,velivoli in azione orgoglio della nostra nazione! Al termine dei filmati si alternarono e dialogarono con noi vari membri presenti allo stormo quel giorno. Tutti indistintamente diedero prova palese del loro amore per la Forza armata, tutti affermarono un principio che è alla base del loro operato ossia ‘’Noi lavoriamo per Voi’’al sentire tali parole indipendentemente dalle volte, un brivido mi percorse e non nascondo che rimasi profondamente toccato da queste ammirabili parole. Terminata l’illustrazione, fummo scortati,a quello che fu definito ironicamente il parcheggio degli aeroplani militari,adiacente alle piste dell’aeroporto stesso. Dopo una breve e dettagliata illustrazione delle vari componenti dei velivoli in dotazione e dei principi fluidodinamici che garantiscono la loro stabilità in volo ci venne concesso,con mio enorme stupore,di salire in gruppo sui vari velivoli li presenti. Aerei perfetti in ogni singolo dettaglio,la cosa che colse la mia attenzione più di tutti i restanti e svariati comfort e dotazioni di bordo furono i pratici ‘’divanetti adibiti sia al trasporto autorità che (e soprattutto) al trasporto d’urgenza,mansione che il pilota e gli ufficiali li presenti definirono come ‘’mansione che più li inorgoglisce’’ destando una commozione generale. L’ultima tappa della nostra visita in quel magnifico luogo perfettamente autosufficiente,fu una visi- ta a bordo dell’imponente Airbus A319 adibito al trasporto di autorità statali. So perfettamente ( e me ne dolgo di ciò)che avrei dovuto visitare l’aeroplano in questione con lo stesso zelo del precedente ma la mia attenzione fu catturata da un ‘esperienza ancor più singolare: visitare la cabina di pilotaggio. Da premettere che mai in precedenza mi fu possibile entrare in quel posto,è impossibile descrivere in due fogli,quanto io fossi emozionato in quel momento. Invitato a sedermi sul sedile di pilotaggio non ero più in me e, mentre il resto del gruppo si de- 5 liziava nell’ammirare l’interno e le dotazioni dell’aeroplano,io coltivavo un’esperienza particolare i quanto lo stesso ufficiale che mi diede il permesso di accomodarmi in cabina rispose prontamente alle infinite domande che io di continuo gli porgevo colto dal più profondo interesse. Terminò cosi la nostra esperienza,gli alunni presenti,chi più chi meno dimostrarono di essere soddisfatti dell’esperienza. Fummo accompagnati nuovamente al liceo,noi coltivammo un’importante esperienza e ricevemmo u magnifico poster nel quale il nostro amato Colosseo innevato veniva sorvolato dall’Airbus presidenziale,mentre il nostro preside ricevette la crest del 31esimo stormo ed una spilla ufficiale. Riconosco,ultimando quest’articolo, di non aver adempiuto a quanto citato nell’introduzione (ossia alla parzialità),ma devo riconoscere che l’orgoglio che io stesso nutro nei confronti dell’arma Aeronautica è decisamente grande e a quanto pare sfocia nell’imparzialità. Devo ribadire,inoltre ed infine,l’immensa utilità di questa esperienza e devo porgere i miei più sentiti ringraziamenti a tutte le persone che hanno reso possibile la stessa,a partire dal corpo docenti ed il nostro preside fino all’efficiente corpo del 31esimo stormo di Ciampino. Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 VOX POPULI -di Gabriella Santos Gonzalez Interviste su interviste senza mai fare due chiacchiere con un noto personaggio della nostra scuola tutto da scoprire di nome Siôn? Ed ecco che alla fine non abbiamo perso quest’occasione, ma l’abbiamo unita alla voglia di soddisfare la curiosità di qualche studente che vorrebbe studiare all’estero! -Ciao, Siôn! Da quanto tempo sei qui e da dove vieni? -Sono di Cardiff, in Galles, nel Regno Unito. Sono qui da ottobre, qui al Kant, al fianco di studenti e professori. -Quindi in pochi mesi hai cambiato vita: com’è stato? -Ti dirò che è stato più facile di quello che pensavo, davvero. -Che vita facevi lì? -Ero e sono tutt’ora uno studente di letteratura inglese; lì, poi, lavoravo in un bar, anche. Per quanto riguarda il mio corso di studi, il 15% della laurea è italiano, inteso soprattutto come letteratura italiana. Così sono previste interessanti esperienze all’estero. -Quindi non è stata una tua scelta, quella di venire qui? -No, non proprio: queste esperienze nel mio corso di studi sono obbligatorie. -E dicci, cosa pensi di questa Roma? -La adoro. Semplicemente la adoro! Mi sto divertendo molto, qui. -Per quanto riguarda il contesto scolastico, cosa puoi dirci, quali differenze ed eventualmente analogie individui tra l’ambiente scuola di là e questo? -Assolutamente il comportamen- to degli studenti, questo è ciò che fa la differenza: lì sono meno disciplinati, meno studiosi! Il confronto chiaramente lo riesco a fare fra il Kant e l’High School comprehensive, il corso di studio obbligatorio fino ai 16 anni che si segue lì, finché non si sceglie un indirizzo particolare da seguire 6 nei due anni successivi. Il fatto è che non ho mai visto una scuola così, come questa: il Kant mi ricorda una scuola privata in Gran Bretagna, perché lì, di solito, nelle scuole statali non c’è questa attenzione allo studio, non c’è proprio questa mentalità! Qui ho visto, tra l’altro, un alto livello per quanto riguarda la lingua; certo, non per tutti quanti, ma in generale, sono colpito dalla media. -E per l’Università, sei riuscito ad entrare in contatto con quest’altro contesto, puoi farci un breve confronto? -Sì, ho avuto l’occasione di entrare tramite degli amici a Roma Tre. Ho notato che qui gli esami sono principalmente orali, lì invece facciamo più scritti che orali; poi ovviamente questo cambia da università ad università, io parlo solo di quello che ho vissuto io, anche perché in Gran Bretagna ci sono molte differenze tra ogni università. Posso dirvi che io ho studiato a Slansea, un’università buona. -Pubblica? -No, privata, purtroppo. Privata perché lì quelle statali non funzionano, il sistema è diverso. -E che ci dici dei costi? Molti studenti italiani che vorrebbero studiare lì sono bloccati dai costi. In effetti costa molto. Per me è diverso, il governo gallese finanzia gli studi, da me in Galles è un caso particolare. Diciamo che in media, se proprio si volesse dare una cifra indicativa, £ 10’000 l’anno si spendono, però. Certo, costa, ma con l’Erasmus conviene! -E, vista la nota fuga di cervelli dall’Italia, che consigli daresti a chi volesse studiare in un’università estera? -Se c’è chi vuole studiare in Gran Bretagna, glielo consiglio. E non solo in Gran Bretagna, un’esperienza di studio all’estero è da fare, io ho imparato davvero molto, ho imparato un diverso modo di vivere, una diversa cultura. E poi la lingua! Chi vuole perfezionare il proprio inglese deve assolutamente farlo. Ad ogni modo, poi, è sempre un’ottima opportunità studiare all’estero. -Passiamo al lato pratico del trasferimento, come ultimo aiuto per chi debba procedere in questo progetto. -L’università può aiutarti per il trasferimento, ma io lavoravo, quindi ho fatto da me. Ho girovagato su internet ed ho trovato “easystanza” (valido solo per l’Italia!), poi Porta Portese ed altro. La cosa migliore per chi vuole fare lo stesso sarebbe, però, farsi aiutare da qualcuno del posto; io non avevo alcun contatto, perciò internet era l’unica via. -Approdato infine al microcosmo kantiano, chi ti ha aiutato? -La maggior parte dei docenti -ed in questo sono molto grato a tutti-, in particolare la professoressa Forconi, che mi ha aiutato con la stanza, il professor La Porta e la professoressa Cozza, che mi hanno dato lezioni di italiano. Anche degli studenti, anche da fuori scuola, altre esperienze. Ora passiamo la parola a chi ha vissuto quest’esperienza dal di fuori, dal punto di vista di chi accoglie, da dietro il banco del liceo: Stella Torrelli, I A. -Com’è stato per voi? -Una novità sicuramente, una bella novità. Per me, poi, è stato particolare, perché l’ho vissuto anche in un altro ambiente, esterno alla scuola, mentre altri non hanno avuto questa opportunità. Se la si ha, bisogna sfruttarla. -Che tipo di opportunità e di ambiente? -Vi racconto: quando abbiamo conosciuto Sion ci ha detto quali erano i suoi hobbies, uno dei quali era il canto. Poco tempo dopo, a me ed al mio gruppo è capitata l’occasione di poter fare un concerto. Una buona opportunità, pec- cato ci mancasse in cantante. È stato così che mi è venuta in mente questa strana idea, l’idea di chiederlo a lui, nonostante non ci conoscessimo molto. Ed è stato divertente! Sion: Non avevo mai cantato all’estero! Stella: Non avevo mai suonato con un gallese! -Una domanda per entrambi: tu, Sion, con cosa te ne vai in più, nel tuo bagaglio? A te, Stella, cosa è rimasto di quest’esperienza, cosa ti ha lasciato? Sion: Tante cose. Ho imparato 7 ad insegnare! E poi l’esperienza in un gruppo italiano è stata divertentissima; spero, poi, di aver migliorato il mio italiano. E poi la città, nuovi amici…è difficile dire tutto! Stella: ci ha dato tanto. Una cosa del genere ti apre un mondo nuovo: il suo lo si pensa distante, come mondo, ma conoscere qualcuno che viene dall’estero fa avvicinare questi mondi distanti. Conserverò sicuramente tanti bei ricordi di quest’esperienza, di questa nuova particolare conoscenza. Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Cronaca esterna Pagati 11,8 milioni di euro dalla giunta di Alemanno per comperare lo stabile delle Tartarughe Casapound: il centro sociale di destra Lo stile di vita “non conforme” dei fascisti del terzo millennio Zetazeroalfa, portavoce del destroide fermento politico di giovani assidui frequentatori del pub che tramutarono la loro amata “arte alternativa” in azione, prendendo le redini del comando dell’emergente movimento lo stesso leader del gruppo musicale Gianluca Iannone. Il 12 luglio 2002, in via Tiberina, compiono l’occupazione, d’ora in poi non più esclusiva arma di protesta della sinistra, di uno stabile abbandonato che prende il nome di Casa Montag, prima di una lunga serie di Occupazioni Non Conformi (Onc) e successivamente gestita da associazioni politiche differenti. In seguito, il 26 dicembre 2003, un gruppo di giovani facenti parte dell’area ONC/OSA (“Occupazioni Non Conformi e Occupazioni a Scopo Abitativo”) occuparono uno stabile nel rione Esquilino, in via Napoleone III, dando vita al primo centro sociale di ispirazione fascista, nel cuore della “chinatown” ro- mana: nacque cosi Casapound, alla quale si puo’ accedere rispettando uno scarno e chiaro regolamento: “niente droga, niente armi, niente prostituzione e essere italiani”. I fedeli militanti seguaci di Iannone attuano altre tre occupazioni, sorgono in tal modo Casa d’Italia Parioli, Casa d’Italia Boccea, Casa d’Italia Torrino, tutte sgomberate. Tuttavia, nel frattempo, fondano l’Area 19 e il circolo futurista di Casal Bertone, ritrovi di carattere culturale ancora attivi. Nel 2006 l’associazione entrò a far parte del partito politico Fiamma Tricolore, due anni dopo, per protesta contro la mancata organizzazione di un congresso nazionale, occupò la sede centrale del partito e fu espulsa, affermandosi nel giugno del 2008 come un movimento nazionale di promozione sociale, prende vita Casapound Italia. Il simbolo, la tartaruga, è stato concepito per numerose 8 motivazioni tra cui le fondamentali sono la longevità dell’animale, auspicio di lunga vita del movimento e la sua fortuna di “avere con sé” la casa, che meglio esprime la lotta per il diritto alla proprietà di un’abitazione , nerbo della proposta di legge del movimento, definita “mutuo sociale” che concerne la c o st r u z i one diretta da parte dello Stato su terreni pubblici, di case da vendere a prezzo di costo alle famiglie non proprietarie, a rate mensili non superiori al quinto del reddito, affinchè non siano sottoposte all’usura esercitata dalle banche e non avvenga alcuna speculazione edilizia. Nel 2009 Casapound collaborò con la Protezione Civile in seguito al terremoto in Abruzzo; tale cooperazione proseguì nel corso del 2010 in occasione di diverse emergenze, si ottenne così un più ampio consenso nei confronti del centro sociale dell’Esquilino . Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Identità politica L’associazione si pone come l”estremo centro alto” , approfittando del controverso e frammentato panorama politico del paese, tenta di rappresentarne una concreta alternativa, dunque si distacca non solo dal centro sinistra , ma anche dal centro destra italiano. Gli adepti al movimento si dichiarano fascisti del “terzo millennio” quasi a voler riproporre e attualizzare il ventennio, assurdamente contemplato come una gloriosa epoca da cui trarre ispirazione per fronteggiare la disastrosa crisi che incombe sulla nazione , ergo manifestandosi inevitabilmente in sintonia con le ideologie estremiste che rievocano un esasperato nazionalismo e un razzismo ingiustificato. Il Duce è il loro principale riferimento culturale tra i numerosi citati sulle pareti dell’ingresso dello stabile, occupato in via Napoleone III , tra cui troviamo inoltre D’annunzio, Giulio Cesare, Tolkien, Ezra Pound -poeta statunitense a cui è ispirato il nome del movimento e di cui questo condivide la contestazione elaborata contro l’usura generata dal mercato- e Capitan Harlock, un manga di fantascienza, il pirata “tutto nero” che rubava ai ricchi per dare ai pove- ri. Nello stesso stabile è presente addirittura un bivacco , ovvero un vano dell’edifico che funge da luogo di riunione e di ritrovo, il cui nome è ripreso dalla nota citazione mussoliniana “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli” pronunciata dal duce in parlamento nel drammatico discorso del 16 dicembre del 1922, Ma ciò che risulta essere maggiormente disarmante e preoccupante è la capacità con la quale Iannone e il suo movimento abbiano saputo far leva sul malcontento giovanile grazie anche appena divenuto capo del governo e successivamente l’assassinio del socialista Giacomo Matteotti. Non stupisce dunque se numerosi militanti di Casapound siano stati protagonisti di episodi di violenza, lo stesso fondatore e presidente dell’associazione Gianluca Iannone nel 2009 è stato condannato in primo grado a 4 anni per aggressione ai danni di un carabiniere in borghese durante una rissa il 25 aprile 2004. Il 3 novembre 2011 Alberto Palladino, dirigente di CasaPound Italia del IV Munici- pio di Roma, viene arrestato per l’aggressione ad alcuni esponenti dei Giovani Democratici. Con i centri sociali di sinistra, dei quali si rimprovera il “poco onore”, sono stati frequenti gli scontri nei quali le “tartarughe” non si sono certo dimostrate impreparate, ma sempre ben rifornite di caschi e mazze con dipinto il tricolore . Nonostante si ostinino a definirsi non violenti e a organizzare conferenze con le comunità di immigrati , quasi a voler ostentare un ‘apertura al dialogo e all’integrazione , le loro azioni, l’odio razziale , le ideologie che perseguono e la loro stessa musica , basti pensare al titolo del brano dei Zetazeroalfa , “Nel Dubbio Mena” , testimoniano tutto il contrario . Predicano l’odio contro il diverso mascherato dall’esaltazione della propria patria , della propria tradizione che sentono il dovere di difendere come fossero minacciate dalla multiculturalità che prende vita in Italia . Come loro stessi affermano “c’è poca Italia”. Lo straniero è un peso e capro espiatorio della crisi che in realtà è prodotto di ben altre, più complesse e profonde, dinamiche . Il Blocco studentesco e la giunta di Alemanno , i due grandi alleati , la propaganda e le controversie 9 all’opera del blocco studentesco i cui sostenitori sono soprattutto i nati dopo il ’94 , menti giovani, Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 vulnerabili, dove più facilmente si può insidiare la piaga del neofascismo, che hanno permesso a Casapound di superate le undicimila preferenze nelle ultime elezioni studentesche provinciali a Roma. Il figlio del sindaco, Manfredi Alemanno, è uno dei leader riconosciuti, una vera soddisfazione per il padre Gianni, che si è dimostrato un convinto sostenitore del movimento, infatti la scorsa estate la sua giunta si è impegnata ad acquistare l’immobile occupato dai camerati per 11,8 milioni di euro ,soldi dei contribuenti, quasi ignorando la crisi economica e le difficoltà finanziarie della Capitale , passate in secondo piano per promuovere un associazione che rievoca la pagina più nera e disastrosa del paese, le cui dottrine vengono esplicitamente ripudiate dalla nostra cara Costituzione . Ovviamente questa evidente alleanza con le istituzioni permette alle tartarughe di non avere rivali e di poter agire indisturbate , scatenando le numerose proteste e mobilitazioni dell‘associazione nazionale dei Partigiani Italiani (ANPI), insieme ad altre organizzazioni antifasciste, le quali sono consapevoli della pericolosità del fenomeno e del suo preoccupante inserimento nei luoghi di formazione. Vi è, inoltre , un sistema capillare di propaganda : in tutta Italia Casapound possiede 15 librerie, tra cui la nota “Testa di Ferro” a Roma , 20 pub, 8 associazioni, una web radio (“Bandiera Nera”), un mensile (“L’Occidentale”) e un trimestrale “Fare Quadrato” quest’ultimo motto del movimento che è emblema dell’unità di intenti dei camerati, tutto squisitamente NON CONFORME come le loro attività dalle serate turbo-goliariche agli sport come la “cinghia mattanza “ nella quale i camerati mettono a dura prova la loro virilità e a cui è dedicato un Inattualità di Casapound e il miglior Fabbro Non è corretto estrapolare le teorie economiche di Pound, nate da altri, per trasformarlo in un ideologo e sulla base di quell’ideologia fondare la propria attività politica. Lo sarebbe di più riferirsi agli economisti su cui si fondano le sue teorie economiche, altrimenti si strumentalizza la fama del poeta. Pound riassume la tragedia del crollo della civiltà occidentale intesa in un certo modo e che trova espressione massima nei Cantos Pisari. Pound è l’americano che nelle prime due decadi del secolo viene in Europa a cercare le radi- ci della civiltà occidentale contro il dilagare del capitalismo e le trova nella poesia provenzale. E’ significativo che Pound, dall’alto della sua perizia tecnica , riveda il testo di Eliot che già riassume il crollo di questa civiltà occidentale (società) nella “Terra desolata” dove gli elementi della contemporaneità sono collegati ad elementi del mondo antico, sicchè quello moderno è ridotto ad un cumulo di macerie, per questo Eliot dedicherà a Pound “La terra desolata” con l’epigrafe “al miglio fabbro” (che è il richiamo al maggior poeta provenzale). 10 brano della band di Iannone. Talvolta Casapound è stata oggetto di numerose polemiche in quanto ha utilizzato nomi di alcuni celebri personaggi deceduti che non hanno mai avuto contatti o affinità con le correnti di pensiero della destra estrema: come l’eroe Peppino Impastato, siciliano martire della lotta alla mafia e candidato nella lista di Democrazia Proletaria, certamente ostile ideologicamente al fascismo ,o addirittura Ernesto Che Guevara il guerrigliero rivoluzionario profondo conoscitore e amante del Marxismo, mentore di tutti coloro che sognano ancora oggi una Rossa Primavera, incompatibile con quanto predicato dalle contraddittorie menti delle provocatorie tartarughe che lasciano basita, attonita l’estrema sinistra nonché l’opinione pubblica. Per Eliot la soluzione è la fede nell’istituzione monarchica di fronte alla società di massa delle moderne democrazie. Le teorie economiche a cui Pound si rifà condannano l’usura , che rende inautentica la civiltà occidentale , a partire dall’affermarsi delle banche , cossichè anche la stessa arte di allora risente di quella inautenticità . Per questo la sua opera maggiore i “Cantos” si propone come una sintesi della società moderna e si concludono però con la coscienza del crollo nei “Cantos Pisari” . A differen- Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 za di Eliot , Pound ha creduto di trovare nel fascismo quella lotta all’usura che dovrebbe ricondurre la civiltà all’autenticità dell’uomo. Ma a ben guardare la seconda guerra mondiale trova da una parte il capitalismo angloamericano alleato al comunismo staliniano e dall’altro le nazioni totalitarie; ed è proprio il totalitarismo l’espressione degenere della società di massa che in altri cosi di esprime nella democrazia formale. La tragedia di Pound sta nell’aver scoperto nei “Cantos Pisani” il crollo delle sue idee , tanto è vero che gli ultimi anni della sua vita si chiudono nel silenzio. E’ vero che le recenti vi- cende economiche a livello globale miche di Pound senza tener conto della sua coscienza della sconfitta significa richiamarsi al passato , chiudendo le ragioni di quella sconfitta di cui Pound da grande intellettuale e da grande poeta è cosciente e per la quale paga in termini personali . Si tratta di affrontare la questione più generale della società di massa , che non si risolve con le azioni velleitarie di gruppuscoli nostalgici . La conclusione della parabola sta in Pound , in questi versi del canto LXXXI : “ Strappa da te la vanità , non fu l’uomo a creare il coraggio , o hanno riproposto il problema del l’ordine , o la grazia, strappa da te la dominio dell’economia finanzia- vanità , ti dico strappala”. ria, delle banche nel mondo reale , ma richiamarsi alle teorie econo- La Banda della Magliana torna a far parlare di sé. (segue dalla prima pag) sequestri di persona, al controllo dei giochi d’azzardo e, soprattutto, al traffico di droga. I proventi del traffico di droga, così come quelli relativi al gioco d’azzardo, alla prostituzione, alle scommesse clandestine, al traffico di armi e di tutte le altre attività criminali in cui la banda era impegnata, erano divisi sempre in parti uguali: tutti i membri ricevevano la cosiddetta stecca, ossia una sorta di dividendo indipendente dal lavoro svolto in quel periodo. Dopo molti anni che non si sentiva più parlare della Banda della Magliana, questa è tornata sui giornali a causa dell’uccisione di Angelo Angelotti, boss storico della Banda della Magliana, avvenuta il 28 Aprile a Spina- 11 ceto, in seguito ad una rapina al furgone di due fratelli gioiellieri. I due fratelli hanno trovato il coraggio di impugnare l’arma e di sparare, colpendo a morte il boss e ferendo gli altri due complici, che hanno tentato la fuga ma che sono stati fermati dalla squadra mobile. Dopo una vita passata tra il carcere e la strada, l’ex boss mafioso ha terminato il suo romanzo criminale. Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Un pensiero per Melissa (segue dalla prima pag) Di sicuro è stato un attentato che ci ha ferito profondamente, tutti. Ci ha ferito in quanto genitori, perché mai saremmo arrivati ad immaginare di poter temere di mandare i nostri figli a scuola ogni mattina, di salutarli magari anche un po’ frettolosamente, ignari di non rivederli mai più tornare a casa. Ci ha ferito in quanto insegnanti, perché abbiamo riconosciuto nello sguardo allegro e spensierato di Melissa lo sguardo dei tanti ragazzi con cui abbiamo a che fare ogni giorno e che si fidano della scuola, la ritengono un luogo sicuro, in cui trascorrono gran parte della loro giornata. Ma io sono stata particolarmente ferita in quanto brindisina, perché ancora una volta si parla della mia terra non per l’ospitalità della sua gente, la bellezza del suo mare, il sapore del suo cibo, ma per un attentato che ha tentato di infrangere in un attimo i sogni di un’intera generazione. La mia città è sconvolta da tanta ferocia; noi brindisini ci sentiamo violentati da tanta crudeltà, e cominciamo a chiederci se questo non sia il risultato di un degrado antico che ha raggiunto, ormai, proporzioni immani. L’unico elemento “confortante” in questa tragedia è stata, però, la risposta della società civile: il sacrificio di questa ragazza è servito a stimolare una reazione da parte dei cittadini, e soprattutto dei giovani. In un attimo, dai blog, da Twitter, da Facebook è partito l’invito a non stare a guardare l’orrore, ma a scendere in piazza per gridare tutti insieme che a questa logica della violenza, a questa politica del terrore l’Italia intera non vuole sottostare, tutto il Sud non lo vuole, Brindisi non lo può più permettere. Il 19 maggio, nell’incontro a Piazza Vittoria (la Piazza principale della città), erano davvero in tanti: tanti genitori, tanti nonni, tanti bambini, oltre a Don Ciotti, ai politici locali, al Sindaco e al Vescovo della città. E poi tanti giovani, tantissimi, non solo gli amici di Melissa, miracolosamente scampati all’attentato, ma anche tanti, tantissimi ragazzi. Quando ancora gli inquirenti non avevano ipotizzato la matrice dell’attentato né chiarito l’identità degli attentatori, quando davanti al cancello della Scuola “Morvillo Falcone” erano sparsi per terra gli zaini bruciati con i libri ancora fumanti, tutta la cittadinanza è uscita da casa per esprimere il proprio sdegno e per chiedere giustizia per Melissa e per tutti i ragazzi feriti da tanta ferocia. E il 26 maggio, ad una settimana dall’attentato, erano ancora di più: i media parlano di circa 5000 studenti provenienti da tutta Italia che hanno indossato magliette bianche con la scritta nera “Io non ho paura” e, dopo essersi dati ap- 12 puntamento proprio davanti alla scuola, hanno sfilato per le vie della città al grido di “tutti insieme senza paura” in ricordo di Melissa. Mi hanno raccontato che, per strada, sono stati applauditi dai passanti indaffarati ed anche da chi, affacciato alla finestra, non si è unito al corteo ma ha voluto testimoniare il proprio consenso gettando un fiore dal balcone, raccogliendo l’invito del Sindaco della città che, in occasione dei Funerali solenni di Melissa, aveva invitato tutti i brindisini ad esporre sui balconi e sulle finestre un fiore bianco. Anche io l’ho fatto. Venti, trenta anni fa, questa reazione, coraggiosa, forte, decisa, non sarebbe stata così spontanea. Le stragi di Capaci e di Via d’Amelio (e quella di Brindisi, se fosse confermata l’ipotesi della pista mafiosa) hanno prodotto lentamente una maturazione nella coscienza civile che ha portato questi ragazzi – i nostri ragazzi – a dire basta alla cultura della violenza; benché siano stati colpiti nel luogo che hanno sempre ritenuto il più sicuro di tutti e questo fatto li abbia fortemente spaventati, i ragazzi di questa generazione hanno trovato il coraggio di alzare la testa e cominciare proprio dalla scuola un percorso di legalità in risposta alla barbarie. Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Brindisi oggi è una città blindata, come del resto Mesagne, il paese di provenienza di Melissa diventato di colpo tristemente famoso non per i suoi meriti artistico-culturali (che sono tanti) ma per aver dato i natali al fondatore della Sacra Corona Unita; i ragazzi in corteo hanno compreso, però, che non è solo questa la strada da seguire ed hanno confermato la loro fiducia nella scuola come punto di riferimento saldo, soprattutto quando i riflettori si spegneranno e la città resterà sola ancora una volta. La più efficace risposta all’attentato è dunque un percorso culturale che coinvolga l’intero territorio, sin dai primi anni di scuola, per negare quel consenso degli strati più emarginati della popolazione, proprio come auspicava il Giudice Borsellino a proposito della sua Sicilia: “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”, e ancora: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. E proprio sull’onda del ricordo e dell’esempio di Falcone e Borselli- no i ragazzi a Brindisi hanno rifiutato con forza, ad alta voce, un ipotetico ”aiuto” da parte della Sacra Corona Unita nel trovare e punire i colpevoli della strage, perché sono proprio queste “scorciatoie”, queste garanzie di giustizia sommaria a promuovere quella cultura dell’illegalità che gli studenti di questa generazione hanno trovato il coraggio di respingere. In questo sforzo più grande di loro, noi della generazione precedente (che siamo divenuti “adulti” con il coraggio e l’esempio dei giudici Falcone e Borsellino) non dobbiamo lasciarli soli, non possiamo, per il loro futuro; è significativo, in quest’ottica, a soli quattro giorni dall’uccisione di Melissa, l’incoraggiamento che è giunto ai giovani in occasione della Cerimonia di commemorazione del Giudice Falcone da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, proprio dall’Aula Bunker di Palermo, che continua ad essere, per entrambe le generazioni, anche se con modalità diverse, luogo simbolo della lotta alla Mafia: “Colgo, in questa vostra generazione, una 13 carica di sensibilità, di intelligenza, di generosità che molto mi conforta, che mi dà grande speranza e fiducia. E perciò voglio dirvi: completate con impegno la vostra formazione, portate avanti il vostro apprendistato civile, e scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se vi si vuole tenere fuori, scendete al più presto in campo per rinnovare la politica e la società, nel segno della legalità e della trasparenza. L’Italia ne ha bisogno; l’Italia ve ne sarà grata”. Un invito a studiare, quindi, a completare la propria formazione civile nella Scuola per divenire attori principali nello scenario politico e sociale futuro, all’insegna della legalità. Melissa è morta mentre andava a scuola, e non si può certo morire andando a scuola. Parlando di Palermo, una volta Falcone ha detto: “A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Anche Melissa è passata su questa terra, ed è andata via troppo presto, troppo in fretta per poter coronare i suoi sogni; ci piace pensare che però i suoi sogni continueranno a restare, che resteranno i suoi progetti, e che continueranno a camminare sulle gambe di tanti altri giovani belli e puliti come lei. Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 17 maggio: dire NO all’omofobia -di Jessica Andracchio Pochi giorni fa, ha avuto luogo un “flash mob” a Montecitorio, organizzato dalla pagina di Facebook I’m gay any problems? (Vinciamo l’omofobia!); solo una delle tantissime iniziative prese dalla comunità lgbt di tutto il mondo per respingere l’omofobia. “Oggi, 17 Maggio, giornata mondiale contro l’omofobia. Siamo qui per le vittime dell’omofobia, per dare voce a chi ormai non può più farlo”. Inizia così il discorso di una delle organizzatrici del Flash Mob, e già queste due semplici frasi dovrebbero farci riflettere. Un centinaio di persone rigorosamente in giallo, con la scritta ‘NOH8’ (“niente odio”) sulla faccia, sul petto o sulle braccia, in piedi davanti a dei ragazzi con un megafono, si buttano a terra appena sentono iniziare il discorso, nel quale verranno nominati molti dei “ragazzi spinti al suicidio o ammazzati da chi si sente leggittimato a condannare l’omosessualità”, come urla la ragazza al megafono. “Tra i diversi nomi delle povere vittime, siamo qui per ricordare: Matthew, bruciato vivo perché gay; Eric Jake, 19 anni, sucidatosi dopo aver fatto coming out; Jamie, 14 anni, bisessuale che lottava per i gay. Si è tolto la vita. Kennet Jake, 15 anni, aveva raccontato ai compagni di classe di essere gay. Da quel giorno, la sua vita è diventata un inferno. Si è suicidato il 15 Aprile 2012”. La lista continua, e vengono nominate solo alcune delle vittime che in un singolo anno l’omofobia ha provocato. “Migliaia di ragazzi omosessuali, bisessuali, transessuali, il cui nome è finito nel dimenticatoio di questa società bigotta. Siamo qui per chiedere la fine di questa mattanza. Noi siamo esattamente uguali a voi [...]. Vogliamo solo essere tutelati! Vogliamo una legge contro l’omofobia!”. Alla fine del discorso la gente si alza, le coppie presenti si scambiano un casto bacio sulle labbra, ci si tiene per mano: pian piano si mette in un angolino, almeno per il momento, tutta la tristezza che il commovente discorso ha scatenato e si fa amicizia. In seguito tutto il corteo si dirige 14 sulla scalinata di Piazza di Spagna, dove gli organizzatori della giornata distribuiscono dei bracciali fosforescenti con il logo della loro pagina di Facebook, già nominata in precedenza. Cominciano le interviste: chi vuole può raccontare la propria storia, può esprimere un giudizio sulla giornata, oppure può semplicemente rispondere alle domande che gli vengono poste. Altri fermano i passanti, gli chiedono una semplice opinione sull’omosessualità, filmandoli con il cellulare. Alcuni video della giornata sono già presenti su YouTube. Quando il caldo prende il sopravvento, cominciano a formarsi i ‘gruppetti’; chi vuole andare a bere qualcosa, chi deve prendere il treno, chi ha il coprifuoco e deve tornare a casa. La manifestazione può dichiararsi conclusa. Come si può immaginare, una giornata così ha la sua degna conclusione con un drink al Coming Out, noto locale gay che si trova sulla Gay Street, vicino al Colosseo: una bevuta, e poi tutti a casa. Iniziative come questa dovrebbero essere prese più spesso, perché, nonostante la mentalità della gente sia parecchio cambiata, dilaga ancora l’omofobia, e più gente si dichiara (o, se vogliamo usare un termine ‘tecnico’, fa ‘coming out’), più persone rischiano Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 di diventare vittime dirette o indirette dell’omofobia. Personalmente, ho sentito spesso le argomentazioni e le lamentele degli omofobi, anche negli ambienti scolastici (ovviamente non farò nomi), e posso dire che più sento questo tipo di persone parlare, più mi rendo conto di quanto purtroppo l’ignoranza, o cattiva informazione, o pregiudi- zi che dir si voglia, la fa ancora da padrona. Per concludere, vorrei solamente riportare una parte del discorso della ragazza al megafono, del quale condivido ogni parola, ogni supplica, ogni speranza. “Anche noi amiamo, anche noi soffriamo, anche noi piangiamo, anche noi commettiamo sciocchezze, anche noi finiamo tra gli artigli spie- tati della depressione, dell’anoressia, del suicidio, della rabbia, dell’autolesionismo. Anche noi passiamo quel periodo difficilissimo chiamato adolescenza, periodo in cui si è particolarmente fragili e vulnerabili. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l’accusa inesistente di essere dei mostri, dei malati, dei pervertiti”. Il 12 maggio per i diritti dei disabili -di Lorena Urucu Il 12 Maggio si è tenuta a Roma una manifestazione per i diritti delle persone con disabilità. La giornata, organizzata dal Comitato Prepensionamento per i Famigliari Disabili Gravi e Gravissimi, si è aperta con una maratona che partiva dal Colosseo, per arrivare alle terme di Caracalla, dove è stato allestito il “Villaggio dei Diritti”, formato da stand pronti ad accogliere e dare informazioni a chiunque si mostrasse interessato, oltre all’organizzazione di intrattenimenti per i più piccoli e l’esposizioni di alcuni libri scritti a testimonianza delle esperienze, complete di disagi, vissute da persone che vivono o hanno vissuto con disabili. Tra i gazebo presenti, vi erano quelli dell’Associazione “Aiutiamoli a Vivere”, volta al miglioramento delle condizioni di vita, l’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), quello del gruppo Facebook “Genitori di ragazzi down – Esperienze a confronto”, ed infine quello degli Indignati. Ad occuparsi, invece, dei bambini, era presente un’associazione degli scout della zona. Infine, per rifocillare tutti coloro che hanno partecipato alla giornata, la Centrale del Latte, sponsor della manifestazione, ha provveduto alla distribuzione di latte e merendine. Intorno, magliette che recitavano “Mai più a testa bassa” e striscioni 15 che reclamavano l’attenzione da parte di un governo e di un popolo sempre meno coinvolto, attraverso frasi esplicative come “Diversa normalità, stessa indignazione”, “Non siamo una discarica sociale”, oppure “Non siamo un mondo a parte, ma una parte del mondo”. Di tanto in tanto, faceva capolino una telecamera a riprendere l’evento. Il quale è stato mandato in onda da GoldTvItalia, RaiNews24, Rai3 e Sky. L’elemento più coinvolgente della giornata è stato rappresentato dall’intervista della giornalista agli scrittori dei tre libri presentati. Il primo, “E se mio figlio…”, scritto da Bruno Di Bari, tratta della sindrome Down non solo dal punto di vista di una donna che scopre di essere incinta di un bambino, appunto, down, ma anche dal punto di vista prettamente Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 medico della malattia. Il secondo libro presentato “Un cubo di marzapane, quando si può sfidare l’autismo”, invece, scritto da Christina Kaflisch, è un racconto molto più sentito: l’autrice racconta dei propri disagi nell’allevare una figlia affetta da autismo, quando ancora di autismo non si conosceva nulla. Una donna che la testa bassa sostiene di non averla mai tenuta, e che ha concentrato tutte le proprie forze per far sì che sua figlia non si sentisse diversa, ma integrata in una società che non la capiva. Stes- so approccio è anche presente nell’ultimo libro, “Noi e i nostri figli, dalla nascita all’Amore – I nostri racconti per fare del Bene”, un insieme di racconti personali, scritti dai genitori del gruppo Facebook prima citato. Ognuna con il proprio bagaglio di esperienze, la giornalista ha forse mal posto la domanda “Qual è il più importante, il più coinvolgente?”, a cui una delle mamme ha risposto “Nessuno lo è, sono tutti di egual importanza. Non se ne può scegliere uno solo”. Il libro è in vendita su www.lulu.com come e-book e i cui proventi andranno tutti ad Emergency. Una giornata, forse, che ha visto pochi partecipanti, rispetto a quanti ne meritasse. Una giornata per coloro che non si rispecchiano nella nostra società, perché essa non ne dà loro la possibilità. Possibilità che hanno reclamato così, tra emozioni e divertimenti, insieme contro un governo che sarebbe dovuto essere lì con loro. “Così si riconoscono come gocce uguali in un mare piatto” -di Lorena Alessandra Urucu Ho avuto il piacere di conoscere, come orami capita a chi viaggia su Internet, una ragazza: Francesca Bottari. Ha la mia stessa età e dipinge in maniera divina, almeno secondo il mio modesto parere. Parlando con lei, ho scoperto di non avere solo in comune in passione per l’arte in genere, ma l’interesse per la cultura dell’est, non limitandosi solo ad un puro e semplice interesse, ma una comprensione per quella storia, fatta di luci ed ombre, che spesso non viene ne compresa, e tantomeno apprezzata. Questo suo interesse si riflette nel progetto “JOC DE LEAGANE”, sul quale ho posto diverse domande, alle quali vi voglio rende- re partecipi. 1-In cosa consiste il progetto? Il progetto “JOC DE LEAGANE” rientra nel percorso formativo che ha visto noi ragazzi impegnati in vari repertori. Facciamo parte del Centro di Formazione Musicale “Les Choristes”, uno spazio di socializzazione e condivisione per ragazzi che si avvicinano alla musica, alla tradizione popolare, all’arte musicale in tutte le sue forme e le sue manifestazioni ed ha lo scopo di formare i giovani attraverso un percorso artistico e culturale, basato sull’alto ed indiscusso valore educativo della Musica. 2-Quando è nato? Il Centro di Formazione Musicale “Les Choristes” è nato nel 2007, 16 ad opera della nostra Direttrice, Giovanna Pesare (la mia mamma!), a Sava, in provincia di Taranto. Siamo un gruppo vocale polifonico, affiancato da giovani strumentisti. Ci siamo esibiti in varie occasioni finalizzando gli eventi ai temi della solidarietà e dei diritti civili. I nostri repertori si basano su diversi generi, quali il Gospel, il Negro-Spiritual, il Canto Etnico, il Rock e il Country, su un costante lavoro in formazione SATB (a quattro voci). Nella primavera 2009 abbiamo presentato la 1ª edizione di “GIVE PEACE A CHANCE” − UN CONCERTO PER LA PACE, in collaborazione con Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 AMREF - Fondazione Africana per la Medicina e la Ricerca, allo scopo di finanziare, tramite raccolta fondi, il progetto “Children in need project” dedito al recupero dei ragazzi di strada di Nairobi, in Kenia. È stato, inoltre, realizzato un CD, allo scopo di sostenere ulteriormente il progetto. Il nostro 1° CD “GIVE PEACE A CHANCE” contiene brani provenienti da varie parti del mondo: canti tradizionali americani, canti ebraici, canti africani, brani degli Anni ‘70 collegati al grande movimento dei pacifisti, canti contro la guerra, canti patriottici, intercalati dalle citazioni dei grandi Premi Nobel o semplicemente dalle parole dei poeti, dei pacifisti e di chi ha lottato in ogni tempo per la Pace. Nel 2010 è stata realizzata la 2ª edizione del CONCERTO PER LA PACE e l’evento è stato nuovamente presentato in collaborazione con l’AMREF. In programma, brani provenienti da varie parti del mondo: canti tradizionali americani, irlandesi e islandesi, canti negro-spirituals, canti africani, ballate medievali, brani dell’America anni ’70, rock e country. L’esecuzione dei brani è stata completata da una delicata, e forte al tempo stesso, drammatizzazione sul tema: “L’atroce realtà dei bambini-soldato”. Siamo consapevoli di aver affrontato un tema molto difficile e delicato, ma siamo anche certi di aver toccato tanti cuori. Ora, dopo un intenso anno di lavoro, il nostro ultimo repertorio! Il CD “Joc De Leagane”. 3-Da chi è formato il coro? Siamo ragazzi tra i sedici e i venti anni. Ci unisce la passione per il canto, l’intrigante fascino degli in- trecci vocali, il bello dello stare insieme, la voglia di affrontare temi importanti e spesso trascurati. 4-Cosa vi ha spinto a fare il nuovo cd? Il desiderio di tuffarci nella storia di due popoli affascinanti e particolarmente ricchi di luci e di ombre: gli Ebrei e gli Zingari. Il nostro CD “Joc De Leagane” è, per noi, un viaggio interiore alla scoperta di se stessi. È un dolce e passionale abbraccio itinerante attraverso i canti ebraici, israeliani, yiddish, sefarditi, balcanici e klezmer. Contiene 18 brani di musica etnica: canti tradizionali, di origine 17 antichissima, eseguiti sia in forma solistica che polifonica: a due, tre e quattro voci. La rielaborazione vocale e strumentale, curata in modo semplice e raffinato, è affidata alla freschezza di noi ragazzi, i protagonisti del Progetto “Les Choristes”. È un lavoro delicato e passionale, dolce e meditativo, intimo e travolgente! Le tracce: Joc De Leagane - Romanian Folk Song Erev Shel Shoshanim - Popular Poetic Hebrew Durme Durme - Sephardic Song Tumbalalaika - Russian Jewish Song in the Yiddish language Jaan Läeb Jaanitulele - Popular Estonian Song Trugnala Rumjana - Bulgarian Traditional Rumelaj - Romanian Folk Song Papirosen - Yiddish Russian Belz - Yiddish Song Bublitschki - Yiddish Russian Folk Song La Rosa Enflorece - Jewish/Spanish (Sephardic) Song Dodi Li - Israeli Folk Yerushalaim Shel Zahav - Popular Israeli Song Ma Navu - Jewish Hymn Dona Dona - Hebrew Song Rad Halaila - Hebrew Traditional Song Sto Mi e Milo - Macedonian Folk Song Trece-Un Nouras Pe Sus - Ro- Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 manian Folk Song 5-Quanta importanza ha il progetto, e cosa ne pensate dei vari Paesi di cui cantate le melodie? È un lavoro che rappresenta il nostro cammino artistico e musicale, ma anche il nostro cammino interiore, il cui significato abbiamo voluto racchiudere nelle parole della meravigliosa poesia di Charles Baudelaire, scritta in copertina: Lo straniero «Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello? - Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello. - I tuoi amici? - Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto. - La patria? - Non so sotto quale latitudine si trovi. -La bellezza? L’amerei volentieri, ma dea e immortale. - L’oro? - Lo odio come voi odiate Dio. - Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero? - Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù... Le meravigliose nuvole!» I brani contenuti nel CD narrano la storia dei Paesi a cui essi sono legati: terre affascinanti e misteriose, dolci e forti. Narrano la storia di un popolo che conosce il dolore e le sofferenze, ma che non perde mai la speranza e che non conosce l’odio. Una storia che abbiamo voluto scoprire e raccontare attraverso la loro stessa musica: una musica che può riempire di malinconia, poiché affonda le sue radici in una patria lontana, simbolo di desiderio mai appagato di ritorno; così come può essere piena di allegria, perché sa guardare ironicamente la vita di cui le varie sfaccettature diventano altrettante piccole storie, tante tappe lungo questo interminabile viaggio. Intervista ai Folkstone Folkstone : Quattro chiacchiere con Lore e Maurizio concesso! Siamo i Folkstone da Bergamo, una marmaglia di 9 elementi che bazzica per l’Italia dal 2004 proponendo un rockmetal misto a sonorità e strumenti di estrazione medievale come cornamuse, arpa, bombarde, flauti, ghironda, ecc… -di Fedra Fiorentini e Dalila Di Maria In occasione della loro ultima data a Roma, il 20 Aprile di quest’anno, abbiamo avuto modo di incontrare i simpatici membri della band e fare la loro conoscenza. Gentilissimi Lore e Maurizio ci hanno concesso questa intervista, graditio regalo per quanti già li seguono ma anche per tutti gli amanti altri del genere che hanno modo così di ampliare le proprie vedute musicali. Ciao ragazzi, e benvenuti sulle pagine del Vox Kantis! Cominciamo subito con le domande… Prima di tutto vi chiederei una breve presentazione, per i ragazzi che non vi conoscono! Lore: Ciao a voi e grazie dello spazio 18 Sono anni che girovagate per concerti all’Italia e all’estero e si può dire che siete un gruppo affermato e piuttosto conosciuto ormai. Vi va di raccontarci come si è formato il gruppo e la sua crescita durante tutto questo tempo? Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Lore: Bhe l’idea Folkstone è nata un po’ per scherzo verso fine 2004 davanti alla solita “pinta di troppo”. Dopo quasi 8 anni, del primo nucleo siamo rimasti in 5 irreducibili: io, Roby, Teo e Andrea e Yonatan, il nostro produttore e fonico (gli altri hanno deciso di dedicarsi ad attività più sane, risate ndr). Arrivando un po’ tutti dallo scenario rock/metal, c’era chi già sapeva suonare qualcosa, ma per quanto riguarda gli strumenti tradizionali (cornamuse, bombarde, ecc…) siamo tutti partiti da lì, da autodidatti. Abbiamo iniziato a stendere le nostre idee e suonare in giro, finché nel 2007 ci siamo buttati nella produzione della prima demo e, un anno dopo, dell’album di debutto. Maurizio: Cornamuse medievali europee e italiane (come i “baghèt” tipici delle nostre valli), bombarde (c’è chi li chiama pifferi o rauschpfeifes) e arpa celtica sono i primi strumenti “folk” ad aver fatto la loro comparsa sin dai primi lavori; mentre tra il 2010 e il 2012, insieme a nuovi musicisti abbiamo inserito bouzouki e whistle irlandesi, cittern medievale e ghironda, e non è ancora finita…! Come musicisti ci piace “sperimentare” e proporre sempre nuove sonorità, rende tutto più divertente anche a noi! Come mai la scelta di unire strumenti folkloristici come cornamuse, arpa e flauti alle sonorità più “dure” tipiche del rock e del metal? Ci sono stati dei gruppi in particolare che vi hanno ispirato? E voi come definireste il vostro genere? Lore: certo, per quanto riguarda la componente “folk” siamo sempre stati appassionati di certe sonorità e formazioni straniere che proponevano qualcosa del genere già da metà anni ’90. Qualche nome… Schelmish, In Extremo, Corvus Corax. Poi per quanto riguarda la componente “elettrica”, ognuno ha portato la sua buona dose di influenze: dal thrash al crossover, dal classico heavy metal al rock italiano e straniero. Poi, per dire, il nostro fonico e produttore Yonatan fa musica elettronica, io sono sempre stato appassionato di Guccini! Quindi, per farti capire, un bel mix di generi ed influenze, che si riflette poi sulla nostra proposta, altrettanto eterogenea. Maurizio: etichettare una band con un nome è sempre una questione controversa… Ci hanno sempre infilati sotto l’ala del “folk metal”. In Europa, dove il genere è nato, c’è un concetto di “folk metal” dal quale effettivamente distiamo, specialmente se pensiamo alle tematiche dei no- 19 stri brani.. Facciamo largo uso di doppia cassa, sì, basso e chitarre distorte, così come adoriamo suonare in set acustico (tanto da aver prodotto un raccolta, “Sgangogatt” del 2011)… Sull’ultimo CD ci sono almeno 2 ballad e altrettanti “midtempo”, che sono tutto fuorché metal! La trovo assolutamente riduttiva come etichetta. Ultimamente ci piace il termine “Medieval Rock”, che vuol dire tutto e niente se ci pensi (per le case discografiche anche Laura Pausini fa rock!), ma alla fine è proprio questo il bello. Ognuno coglie qualcosa di diverso nella nostra musica e nei nostri spettacoli, dal punk in mezzo al pogo, al papà con figliolo in spalle in parte al palco o alla signora di mezza età col booklet in mano in fondo al locale... E questo nella musica è molto importante secondo me. C’è stato un evidente cambiamento tra “Il Confine” e i vostri lavori precedenti: un sound più cupo, tematiche più mature, e la quasi totale scomparsa delle canzoni “da taverna” che avevano caratterizzato “Folkstone” e “Damnati ad Metalla”. A cos’è dovuta questa “evoluzione”? Lore: un’evoluzione naturale diciamo, non ci siamo messi a tavolino a decidere nulla. Si cambia e si matura inevitabilmente nel corso degli anni, sia sotto Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 l’aspetto artistico che personale, è un percorso assolutamente naturale! Anche tra i primi due album se ci pensi ci sono svariate differenze, e c’è chi le ha accolte in modo positivo e chi invece non le ha apprezzate, capita per quasi ogni album. Maurizio: personalmente credo sia più probabile che un artista che sforna due album troppo simili lo faccia in modo forzato.. Perché? Forse per non allontanarsi dallo stile precedente, per avere la garanzia che i fan continuino a comprare, non di certo perché non abbia nulla di nuovo da dire o “confini” da oltrepassare. Scelta curiosa quella di non affidarsi a nessuna casa discografica per la produzione de “Il Confine”, ma di farvi produrre dai fans che si son fidati di voi e hanno acquistato il CD in prevendita, aiutandovi con le spese per la produzine del CD. Come mai questa coraggiosa decisione, che tra l’altro ha avuto un riscontro decisamente positivo da parte dei fans? Lore: sì, circa 400 fans che ci teniamo ogni volta a ricordare e ringraziare! E’ stata un po’ una sfida, che alla fine ha consolidato il rapporto che c’è tra noi e i nostri supporter più stretti. Certamente, il rischio più grande era che il CD non piacesse... Noi abbiamo pensato a fare del nostro meglio, “o la và o la spacca” come si suol dire, e alla fine ne è valsa la pena davvero! Maurizio: non essere vincolati al nome, alla produzione e al portafogli di un’etichetta discografica significa in poche parole essere indipendenti, avere libertà e carta bianca su ogni aspetto e permette all’artista di cogliere per sé i frutti del proprio lavoro, o naturalmente subirne le sconfitte. Nel magro e “imprenditoriale” scenario discografico odierno autoprodursi un album non è affatto cosa facile e non ti dà alcuna garanzia, ma se si ha le possibilità per farlo non vedo perché non azzardare! Oltre ai tre CD “ufficiali”, avete lavorato con successo ad un album che ripropone vecchie canzoni medievali rivedute e suonate da voi durante i vostri concerti acustici. Che tipo di ambiente trovate durante queste esibizioni? Il pubblico è diverso rispetto alle vostre esibizioni in elettrico? E quali sono le principali differenze tra i vostri spettacoli in elettrico e in acustico? Maurizio: ci tengo a parlarti dell’aspetto peculiare di un nostro spettacolo in acustico, secondo me, aldilà delle ovvie differenze con un live in elettrico (strumenti acustici, giochi di fuoco, musica ballabile, ecc…): ti parlo del contatto diretto con gli spettatori. Nella maggior parte dei casi non abbiamo di fronte persone che conoscono e cantano i nostri pezzi (con quali parole poi?) e si tratta di comunissimi passanti di qualsiasi età che ci notano per caso. Incuriosire, interagire, muoversi insieme a un 20 pubblico “improvvisato”, che non è accorso sul posto perché ti conosceva ma spinto dalla curiosità e dal caso, è un’emozione molto particolare. Senza contare che difficilmente suoniamo in acustico su palco: siamo sullo stesso livello, sullo stesso “piano” dei nostri ascoltatori, non so se ti è mai capitata una situazione del genere, ma si crea tutto un altro genere di interazione rispetto a un canonico live su palco! Ultima domanda: Se chiedessi a ognuno di voi di scegliere tra tutte le canzoni dei Fokstone quella che vi piace di più, o quella a cui siete più legati… Quale sarebbe e perché? Maurizio: personalmente ci tengo a citare Frammenti de Il Confine. Robi, senza saperlo, ha steso un testo che si collega al particolare periodo in cui ho scritto la musica. Ha fatto strike! Lore: Mah, siamo legati un po’ a tutti i brani… E’ difficile sceglierne uno come preferito! C’è da dire che uno dei pezzi è una sorta di autodedica: “Omnia Fert Aetas” dall’ultimo album “Il Confine”. Questo brano infatti racconta di “raminghi artisti che portano il loro spettacolo sulle strade, mentre il tempo passa e porta tutto con sé...consci in fondo che tutto scorra anche senza loro...” e in studio l’abbiamo registrato cantandolo tutti insieme. È tutto, grazie mille per la disponibilità! Speriamo di rivedervi Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 La morte di Lucio Dalla -di Martina Musumeci L’1 Marzo 2012 è morto Lucio Dalla, uno dei più grandi cantautori della storia della musica italiana, all’età di 68 anni. La sua vita da cantautore è stata stroncata da un infarto. La sua morte è stata uno shock per tutti, perché, almeno personalmente, reputo simili personalità immortali, e vedere morire così, da un giorno ad un altro, fa crollare quell’alone di mistero che si crea attorno a queste personalità, facendoci credere che siano diversi da noi, quando, invece, non è così. La sua ultima, quasi recente, comparsa in televisione è stata a Sanremo 2012, dove ha accompagnato un nuovo talento uscito da un Talent Show. Ha scritto la sua ultima canzone, ‘Nanì’, proprio per questa occasione. La sua personalità si scopriva giocosa e allo stesso tempo assai sensibile in canzone come “Attenti al lupo” o “Caruso”! Proprio questa sua voglia di vivere ha fatto sì che molte persone trovassero in lui un buon amico, o, perché no, un compagno di vita. L’amicizia e l’amore, infatti, sono state, per Lucio Dalla, due cose fondamentali nella sua vita e lo hanno legato, come amico, a molte persone, alcune delle quali a causa del dolore si sono rifiutate di partecipare al funerale, e lo hanno legato in amore al suo compagno, che, nonostante l’enorme dolore provocato dalla sua morte, ha deciso di dare l’ultimo saluto all’amato, lasciando così trapelare la notizia della loro omosessualità! In tutto ciò, però, vorrei fermare la vostra attenzione principalmente sul fatto che il sacerdote, che ha tenuto la cerimonia funebre, ha tranquillamente “scambiato quattro chiacchiere” con il compagno di Lucio Dalla. Questa cosa ha at- 21 tirato l’attenzione di molto, per la sua equivocità! Sappiamo infatti che la Chiesa da secoli discrimina l’omosessualità, andando contro gli stessi principi dettati da Dio, il quale ha detto di amare il nostro prossimo, senza preoccuparsi delle sue caratteristiche fisiche o morali, del sesso e della religione. Cosa sarà stato il gesto del sacerdote, forse una nuova testimonianza di discriminazione sociale o un’apertura verso il diverso, dal momento che sembra che i pregiudizi svaniscano, quando si tratta di personalità importanti? E, alla fine, nonostante questo fatto, penso che tutti ricorderanno Lucio Dalla per tutte le canzoni e le emozioni che ha regalato. Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Qualche verso tra una testata e l’altra Rubriche - di Chiara De Felici Cari lettori,per quest’ultima uscita della nosta rubrica vi propongo,sperando che vi sia piaciuta, alcuni versi di una poesia di Pablo Neruda,”La poesia”, che non potrebbe riassumere meglio il significato della rubrica e della poesia stessa. Chi è Pablo Neruda? Neftalì Ricardo Reyes nasce a Parral il 2 luglio 1904. L’ostilità del padre alla sua attività poetica lo spinge ad usare pseudonimi, tra cui Pablo Neruda è l’ultimo e definitivo. Nella vita conosce persone illustri, come Gabriela Mistal (prima donna sudamericana a vincere il nobel per la letteratura) e Gandhi. Ha una vita politica ativissima e muore nel 1973. Nelle sue poesie Neruda canta l’amore,la vita degli uomini, le terre e l’impegno civile. La poesia E fu a quell’età... Venne la poesia a cercarmi. Non so, non so da dove uscì, da quale inverno o fiume. Non so come nè quando, no, non erano voci, non erano parole nè silenzio, ma da una strada mi chiamava, dai rami della notte, all’improvviso tra gli altri tra fuochi violenti o mentre rincasavo solo era lì senzavolto e mi toccava. Con questi versi Pablo Neruda ci dice come è nata la sua passione: la poesia,come una persona, una donna, l’ha chiamato all’improvviso e da quel momento essa ha fatto parte do lui, lo toccava. Da queste parole ci viene in mente l’immagine di un uomo, solo per la strada, spaesato ed anche un pò spaventato, che si sente chiamare da qulcosa più grande di lui, da una passione. Ed è proprio così: quando nasce in noi una passione, che sia la poesia o qualcos’altro, ne siamo catturati e possiamo solo arrenderci. Chi di noi non ha qualcosa che lo fa stare bene e lo rende felice, come scrivere,fare uno sport, disegnare o tante altre cose? Sono queste cose a darci forza quando ci sentiamo a terra e per le quali lottiamo. Quando scrivo o leggo una posia io mi sento veramente me stessa. Da piccola anche io come molti pensavo che le poesie fossero noiose, perchè le credevo solo un obbligo scolastico; poi però, verso dopo verso, poeta dopo poeta, ho capito quanto fosse travolgente leggere una poesia, specie di autori contemporanei, perchè le impressioni, le paure, le gioie del poeta, leggendo, diventano un pò anche le nostre. 22 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Possiamo quindi viaggiare, fare esperienze, esplorare la mente umana, restando sul nostro divano. Aristotele diceva che l’artista è colui che ci fa entrare in un mondo e ce lo fa sentire nostro,cosa che non potrebbe essere più vera,basti pensare a quando ascoltiamo una canzone o guardiamo un film. Con questa rubrica ho cercato di farvi entrare nel mondo della poesia, troppo spesso giudicato noioso e da “sfigati”. La verità è che quando abbiamo una passione non ci importa quali siano i giudizi degli altri o i sacrifici che dovremo fare per portarla avanti: nessun orario, nessun impegno può fermarci. Molti di noi, pur di praticare lo sport che amano da una vita, rinunciano ad uscire con gli amici o si riducono a studiare dopo cena. Sono tanti i sacrifici che deve affrontare un atleta, una ballerina o uno scrittore, ma una forza, la stessa forza che ha catturato Neruda, ci aiuta a non arrenderci. Perciò, se anche voi avete una passione, una “vocazione” che, come dice il poeta, vi chiama all’improvviso tra gli altri, allora non tiratevi indietro. Io, come avrete capito, ho trovato la mia, e voi? Detto questo, vi lascio con alcuni versi della poetessa Wislawa Szymborska, tratti dalla poesia “Ad alcuni piace la poesia”: “La poesia, ma cos’è mai la poesia? Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo come all’ancora di un corrimano”. Il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini -di Lorena Urucu Erano gli anni ‘60 quando Pier Paolo Pasolini girò il film “Il vangelo secondo Matteo”, seguendo fedelmente l’omonimo vangelo, dove viene narrata la vita di Cristo, dalla predicazione alla morte in croce, ed infine la resurrezione, oltre all’annunciazione e alla fuga in Egitto di Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù ( episodi legati alle figura di Cristo, ma non strettamente alla sua predicazione). Strano che un marxista, quin- di poco incline alla religiosità cristiana, realizzi un film del genere, ma non può negare il modello racchiuso in questa figura. “Sono un marxista che sceglie soggetti religiosi. Questa è bella! Esiste adesso anche un monopolio sulla religione?”, dice Pier Paolo. E con queste parole, e tenendo presente il significato di ‘religioso’ che emerge da alcuni discorsi, non sembra più sostenibile che il ricorrere a temi relativi alla religione, pur continuando a vedere il mondo secondo il punto di vista di Marx o di Gramsci, sia una contraddizione. Infatti Pasolini, come dice lui stesso, alla fine della lettura di questo vangelo, iniziato per noia, ha sentito “il bisogno di fare qualcosa”. Non poteva restare indifferente: Gesù è una figura che “dovrebbe avere la stessa violenza di una resistenza”. Come lui, anche questa figura, così antica ma allo stesso tempo così nuova, è il simbolo della ribellione. Come fa ad esserlo? 23 Recensioni Perché è “qualcosa che” contraddice ”radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione.” Qualcosa suggeriva a Pasolini che vi erano alcuni aspetti in comune fra se stesso e Cristo: entrambi si rivolgevano con forza ai loro contemporanei, entrambi ebbero chi li seguì, entrambi infine furono perseguitati dalla giustizia. Se Gesù parlava dell’amore, della pace, del rispetto, mentre Pier Paolo, assimilando questi valori, ne aggiunge altri: il modo di organizzare la vita di quel mondo immutabile, naturale, contadino, dialet- Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 tale ed umanistico che scoprì in Friuli durante la Resistenza, che rappresentava ciò che l’Italia esprimeva attraverso la sua lunga storia cattolica; ora vedeva avvicinarsi alla morte a causa dell’avanzare dell’industrializzazione assoluta, diventando quello che oggi chiamiamo globalizzazione. Ecco il motivo della realizzazione di questo film, che seppur in bianco e nero e non dotato degli effetti speciali a cui siamo ormai abituati, alla velocità delle azioni dei personaggi, l’attenzione alle parole pronunciate; esso ha un forte impatto sullo spettatore. Gli attori, presi tra il popolo, ma anche tra amici letterati o borghesi, e persino la stessa madre, Susanna Pasolini, esprimono non solo attraverso le parole, ma anche attraverso i gesti semplici, il messaggio del regista. Nulla era la sua intenzione di realizzare due ore di cathechismo. Pasolini desiderava inoltre, che nella società in cui viveva, ci fosse una trasparenza ed una comunicabilità che non erano presenti, nonostante l’avvento degli strumenti di comunicazione di massa. Nulla di nuovo sotto il sole, solo che alcuni potrebbero essere più sensibili degli altri. “Voi siete il sale del mondo; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrò render salato?” Sette anime, di Muccino .di Lorena Urucu “Sì, pronto?” “C’è una emergenza!” “Di che si tratta?” “C’è stato un suicidio!” “Chi è la vittima?” “Io” Del 2008, il film di Gabriele Muccino che vede di nuovo la collaborazione con Will Smith (ve lo ricordate in “La ricerca della felicità”?), nei panni di Tim Thomas, che in realtà si spaccia per suo fratello Ben. A causa del suo passato, motivo di costante tormento,Tim cerca sette persone a cui cambiare la vita, ma questo cambiamento avverà con il dono più grande: la sua di vita. Ma questo sacrificio deve valere la pena: le persone se lo devono meritare. Saranno quindi messe alla prova, senza nemmeno saperlo. E’ un film che parla di vita, di morte, di amore, e tutte e tre le cose sono collegate dal fatto che prevendono tutte il donarsi. “Non stavo così bene da un sacco di tempo. 24 Vorrei fare tante di quelle cose. Vorrei volare per 13 ore senza l’angoscia di pensare di essere lontana dal mio medico. Prendere e partire.. zaino in spalla e via, pronta a fare esperienze..., a vedere il mondo. Vorrei avere solo il tempo di.... capire chi sono, capire cosa mi piace... Provare cose, cambiarle, lasciarmi andare ogni tanto. Non sai quanto vorrei poi provare a correre... A volte poi penso a come sarebbe se.... se potessi... CORRERE.”-Emily Tim non cambierà la sua scelta, nemmeno quando si innamora di Emiliy, una delle sette persone che aiuterà. Muccino ha scelto bene il cast (in particolar modo Will Smith-Tim-, Rosario Dawson -Emily-e Woody Harrelson). Non poteva essere più espressivo, naturale e coinvolgente. Vampire Diaries (serie tv) la, incontra Stefan Salvatore, un vampiro. La loro storia d’amore è stravolta, quando Elena scopre che lui è un vampiro e che lo è anche suo fratello, Damon: la differenza tra i due fratelli è che il primo ha una coscienza e si nutre soltanto di animale, mentre il secondo nasconde la sua umanità. Per completare il quadro sovrannaturale, la migliore amica di Elena, Bonnie, è una strega. Una volta che la storia tra Stefan ed Elena è tornata alla normalità, lei scopre di essere identica a Katherine Pierce, la vampira che nel 1864 trasformò i due fratelli; inoltre, le viene rivelato che lei è stata adottata. La serie, andata in onda in America sulla CW nel settembre 2009, ha riscosso un enorme successo ed ha ricevuto un ottima accoglienza, vincendo due People Choice Awards uno nel 2010 ed uno nel 2012 e dodici Teen Choice Awards sette nel 2010, cinque nel 2011. In Italia la prima serie è andata in onda su Mya dal 3 Febbraio al 30 Giugno 2010, la seconda dall’ 11 Ottobre al 20 Dicembre 2011. Dal 7 Giugno 2012 andrà in onda la terza serie. I vampiri arrivano sul piccolo schermo, con u la serie The Vampire Diaries, basata sull’omonima collana di libri di Lisa Jane Smith. Protagonista della serie (e dei romanzi) è Elena Gilbert, una normale ragazza, che vive a Mystic Falls, in Virginia. La sua vita viene stravolta quando, il primo giorno di scuo- Young the giant -di Alice Casalvieri -di Andrea Cecchini appassionante, nonostante, o forse proprio a causa, della sua 15 sono le tracce, incluse le 3 tranquillità. Per non parlabonus tracks, attraverso le quali questa band californiana è appro- re, ancora, di “St. Walker” e dell’aura di mistero che avvoldata in Italia. Precedentemente ge l’intera canzone, grazie alle conosciuti come ‘The Jakes’, i ‘Young the Giant’ compongono e parole, ma, soprattutto, alla scrivono canzoni dai testi rilevan- musica. Inoltre, al concerto, la band ha ti, la cui importanza non è forse presentato canzoni del proscomprensibile al primo ascolto. simo album, tra cui ho avuto Coinvolgente, la loro musica è il piacere di porre particolare fatta per lanciare un messaggio, attenzione a “Camera”, che ed è ancora più coinvolgente credo rispecchi perfettamente live. Infatti, si sono ultimamente esibiti in un concerto nella nostra il coinvolgimento che caratterizza anche l’intero album città. “Young The Giant”. L’album si apre con il singolo ‘Apartment’, che mostra da subito le doti canore del vocalist Sameer Gandhia. Seconda è “My Body”, altro singolo, che, a quanto riporta lo stesso cantante, è nata in circa 10 minuti dalla frustrazione provata dalla band dopo una giornata particolarmente dura. In effetti, la canzone trasmette esattamente quella lotta interiore che situazioni difficili ti portano ad affrontare. Un altro brano significativo è la probabilmente molto più conosciuta “Cough Syrup”, scritta dalla band quando ancora doveva sfondare. La canzone è un vero e proprio grido di aiuto, ed il suo successo è forse dovuto alla facilità con cui, soprattutto i giovani, riescono ad immedesimarsi in essa, sentendosi parte di ogni parola ed ogni nota. Ancor più degna di attenzione è, “Strings”. Una canzone che dal vivo dà ancor di più, il ritmo è 25 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Racconti Si può fare! -di Francesca Cicetti Il celebre pittore Gustav Foller era morto da appena un mese eppure il valore delle sue opere era già schizzato alle stelle. I suoi quadri erano veduti per cifre a dodici zeri, e altrettanto preziosi erano considerati i suoi schizzi, le sue carte, i suoi album, persino i suoi fazzoletti per il naso o qualunque dannata cosa su cui Foller avesse anche solo posato lo sguardo. Il professor John Hammer, nel silenzio del suo studio, era entusiasta di tutto ciò. Era il più illustre studioso dell’opera di Foller e da settimane non faceva che trottare in giro tra sale e musei, elargendo i propri giudizi dietro lauto compenso. In effetti, non aveva motivo di dispiacersi della morte del pittore, dal momento che quest’ultima non aveva fatto che portargli benefici: in poco tempo aveva guadagnato abbastanza da permettersi un attico a Manhattan ed uno all’ombra della Tour Eiffel. - Professor Hammer, un tale che dice di chiamarsi Frank Olsen ha appena telefonato domandando se lei può riceverlo ora. La voce solenne dell’ossuta segretaria lo risvegliò dalle sue fantasie sonnacchiose. - Sono quasi le venti, Amanda, gli dica di passare domani. - L’ho fatto, signore, ma insiste a dire che è importante. Hammer si sistemò sulla sua poltrona in pelle. In fondo era così di buonumore che neppure quel contrattempo poteva guastare la sua giornata. - E va bene, gli dica che lo aspetterò. Amanda sparì e si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi dietro una scia di colonia scadente. Hammer arricciò il naso: non tollerava la sciatteria, ma era disposto a perdonarla ad una solerte segretaria. - Amanda? 26 - Sì, professor Hammer? - Quell’uomo… ha detto cosa vuole? - Desidera parlare con lei solamente, signore. Hammer, stranamente, se lo aspettava. Con un’alzata di spalle congedò di nuovo la donna e posò gli occhi sulle carte a cui aveva lavorato l’intera giornata. Quasi tutto era pronto per l’esposizione internazionale da lui promossa che avrebbe raccolto ogni singola opera di Gustav Foller. Era un evento di straordinaria importanza ed Hammer aveva programmato ogni passo con precisione maniacale. Non lo faceva per denaro, dopotutto si considerava un fine intenditore, superiore a qualsiasi venalità, ma piuttosto perché lui era e sarebbe sempre stato il più illustre ed appassionato estimatore di Foller. Semplicemente, Hammer lo idolatrava, ne apprezzava ogni singola opera e conosceva con estrema accuratezza ogni sua pennellata, schizzo o disegno. Foller era la sua passione, ed ora che era morto era una passione che valeva svariati miliardi. Il suo telefono squillò brevemente e la segretaria attivò la comunicazione interna. - Il signor Russell per lei, signore. - Passamelo pure, Amanda. Per una manciata di secondi attese, infine udì una rauca voce familiare. - John, per l’amor del cielo, non torni mai a casa, tu? - Ho un ultimo appuntamento prima di staccare. Come vanno le cose, George? - Non mi lamento, - rispose George Russell, Tra una settimana l’esposizione aprirà, ed io ho appena parlato con Connor, il proprietario del museo. - Cosa dice? – domandò stancamente Hammer. - Che è soddisfatto del nostro lavoro e la mo- Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 stra gli interessa, ma che manca qualcosa. Il professore si mise più dritto: - In che senso? Non capisco. - Ma sì, ma sì, - fece l’altro in tono sbrigativo, - Dice che ci vorrebbe un pezzo forte. - ‘La fanciulla e il dragone’ non va bene come pezzo forte? È l’opera più celebre di Foller! - Certo, certo, ma quello che ci vorrebbe, ecco... – Russell sembrava vagamente a disagio, - Quello che ci vorrebbe, secondo Connor, è un inedito. - Un inedito? – chiese Hammer stupito. - Un inedito, un quadro mai visto prima, mai esposto. - Ma Cristo Santo, Foller è morto, dove lo andiamo a prendere un inedito? Russell assunse un tono conciliante: - Gliel’ho detto anche io. Dove lo troviamo un inedito, visto che il pittore ha tirato le cuoia? Ma Connor insiste… Cielo, John, non dobbiamo far altro che pescare un qualunque scarabocchio e metterlo lì, al posto d’onore, sono sicuro che tu puoi riuscirci… Hammer si sentì avvampare. In un istante non riuscì più a comprendere come solo un minuto prima avesse potuto essere così di buonumore. - Non si può fare. - Ma sì che si può, John! - No, George, non si può! - Sii ragionevole! Se non ci sforzeremo di trovare un’opera ancora mai vista, Connor chiederà a qualcun altro, il quale si prenderà il merito dell’intera esposizione. Tutta la nostra fatica sarà stata inutile, tutto il nostro lavoro andrà in fumo… - Tutto il mio lavoro, intendi, George, – ringhiò lui, e con un colpo secco riappese il ricevitore. Amanda, dall’altra stanza, doveva aver sentito il baccano, ma ebbe l’accortezza di non intromettersi e restare alla sua scrivania. Il professor Hammer era furente. Il suo lavoro per riunire le opere di Foller era stato eccellente, eppure non sembrava bastare. Il disappunto lo fece scattare in piedi ed era di fronte alla finestra quando la segretaria, timidamente, socchiuse la porta. - Professore, è arrivato il signor Olsen. 27 - Chi? – ruggì lui. - Il signor Olsen. Ha telefonato prima, si ricorda? – rispose Amanda a bassa voce. - Ah, sì… - fece Hammer, - Lo faccia accomodare. Non dovette attendere molto che un ometto rachitico fece la sua comparsa con il cappello in mano, avanzando a lenti passettini. - Permesso? - Ma sì, si accomodi, - rispose bruscamente Hammer. - Mi scusi per l’ora, è una questione alquanto importante, - pigolò Olsen. - Mi dica, allora. Frank Olsen non parve far caso al suo tono irritato e si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania. - So che lei è uno studioso dell’opera di Gustav Foller. Il migliore, dicono, - esordì. - Sono uno storico dell’arte, sì, - ringhiò lui, con poco tatto. - Vorrei che quello che sto per dirle restasse tra noi. - Accordato, - disse Hammer, sedendosi a sua volta. Olsen si schiarì la voce: - Io ho un’opera di Foller da mostrarle. Vorrei che lei mi dicesse cosa ne pensa. Sa, io sono solo, non mi resta che questa consolazione, nella vita… D’improvviso il cuore di Hammer saltò alcuni battiti: - Un’opera di Foller? - Sì, - disse Olsen, - Della cui esistenza nessuno, eccetto noi due, è a conoscenza. Il professore scattò in piedi, lo sguardo colmo di eccitazione. - Allora andiamo! Mi porti a vederla subito! - Non ce ne sarà bisogno, - rispose l’altro, - La ho qui con me. - Qui? – domandò lui, - Ma dove…? Lentamente Frank Olsen si sfilò la giacca, poi iniziò a sbottonare la camicia ed infine rimase a torso nudo, lì, nel mezzo del suo ufficio. - Ora capisce come mai ho voluto tenere segreta quest’opera, professore? Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Olsen si era voltato, e sulla sua schiena, a partire dalla base del collo per finire dopo l’ultima vertebra, un enorme tatuaggio raffigurava un serpente volante circondato da volute di fuoco. - E questo cosa dovrebbe significare? – chiese Hammer. - Si avvicini, lo esamini. È autentico, c’è anche la firma. Questo tatuaggio è stato creato da Gustav Foller. Il professore eseguì. Si fece avanti e guardò il disegno, il tratto, il nome stampato in basso, sul fianco destro dell’uomo. Non c’erano dubbi: quella era opera di Foller. Era assurdo, eppure era al tempo stesso meraviglioso. Hammer sorrise. - Lei è una persona fortunata, signor Olsen, disse, - Non sono in molti a poter vantare una schiena del genere, - tornò dietro alla scrivania mentre l’altro si rivestiva, - Ora mi ascolti, io posso fare di lei una celebrità. Tra breve ci sarà una mostra per commemorare Gustav Foller e stanno cercando un’opera inedita, un’esclusiva: lei sarà perfetto, non dovrà far altro che lasciarsi ammirare, venerare, fotografare, e così verrà ricoperto d’oro. Lei ed io saremo ricchi, ma non solo. Questa è arte sublime, non può restare celata a lungo! Stranamente, Olsen aggrottò le sopracciglia. - Temo che lei abbia frainteso, professor Hammer, - disse. - Come? - Io non ho intenzione di prestarmi a nulla di tutto ciò. Amo la mia vita e non diverrò un fenomeno internazionale. Ho mostrato a lei questo tatuaggio perché mi desse un parere artistico, e questo è quanto. Hammer cadde a sedere. Non credeva alle sue orecchie. Non era possibile che la fortuna gli scivolasse così dalle mani in un momento simile. - Non capisco. - Non c’è molto da capire, professore. Non mostrerò ad altri questo tatuaggio. Voglio tenerlo per me come ricordo del mio vecchio amico Foller, - rispose soavemente l’uomo, stampandosi sul viso un sorriso conciliante. - Lei è pazzo, - rispose Hammer, sgranando gli occhi, - Non capisce quale contributo sia questo per la storia dell’arte? Non diventerebbe solo ricco, ma anche immortale! Olsen scosse la testa: - Mi dispiace deluderla ma non mi interessa affatto. Quello che desidero è solo il suo parere di studioso. Allora? A malincuore il professore rispose: - L’opera è pregiata, non c’è che dire. Si riconosce il tratto di Fuller ed il tema sembra una prosecuzione del suo ‘Ciclo del Dragone’. L’altro sorrise ancora: - La ringrazio. Spero di rivederla presto, allora, e di non averle dato un dispiacere. - Ma no, no, - rispose lui, e lentamente lo accompagnò all’uscita. Olsen gli strinse la mano ed infine uscì, chiudendosi la porta alle spalle. Amanda era già pronta per tornarsene a casa, e anche Hammer si infilò il cappotto meditando in silenzio. Mugugnò una risposta al saluto della sua segretaria, prese l’ombrello ed uscì sul pianerottolo. In silenzio chiamò l’ascensore: occupato, così scese le scale rapidamente, e quando fu in fondo scorse la figura di Olsen che lo precedeva di qualche metro, già in strada. D’improvviso un odio profondo si impadronì di lui, fissando quella schiena che si allontanava a passo svelto. Non era giusto, non doveva andare così. Il mondo doveva conoscere l’ultima opera d’arte di Fuller, e quell’ometto rachitico non lo avrebbe impedito. Insensatamente Hammer iniziò a correre. Corse, corse e lo raggiunse. - Signor Olsen? Si voltò. - Sì? Aveva in mano il suo ombrello… - Un successo, amico mio, un successo, - ripeteva Russell, che pareva aver ritrovato il sorriso, - Connor è entusiasta, il pubblico è entusiasta! Foller sarebbe fiero del tuo lavoro, John! 28 Hammer si schernì agitando una mano. - E quest’opera inedita! Meravigliosa! Così particolare! Su cosa hai detto che è stata dipinta? - Pelle di daino, - disse lui con naturalezza. - Ah, sì, - fece George, - Splendida, - disse, - Un po’ macabra, in effetti, ma splendida! Avevo ragio- ne, hai visto, vecchio mio? Un’opera mai esposta si poteva trovare, e tu ci sei riuscito. Con impegno e volontà anche l’impossibile si può fare, eh, John? - Sì, - rispose Hammer, - Si può fare. Ed entrambi si volsero ad ammirare il serpente volante circondato da volute di fuoco. Lo vedo anch’io. -di Andrea Cecchini Lì stava lei. Seduta, su una panchina di marmo. Il vestito rosa tutto pizzo e merletti che seguiva dolcemente il movimento del vento. La bambina guardava l’orizzonte. Guardava quel mare, che si apriva di fronte a lei, come fosse un libro pieno di misteri e realtà sconosciute, che non aspettava altro di essere aperto e sfogliato. La bambina guardava le onde infrangersi lungo la costa, impotente di fronte alla bellezza che le si apriva davanti agli occhi. Ecco, un brivido di freddo ore le percorreva la schiena, richiamandola prepotentemente alla sua realtà. - Tieni – una voce, accanto a lei, le offriva un giacchetto di jeans. La bambina si voltò e un sorriso più grande di quel mare che aveva di fronte le accese il volto. - Tommy! – gridò poi, piena di gioia. - Non urlare così, o mi spaccherai un timpano – scherzò il ragazzo. - Scusa, sono solo felice tu sia qui. Mi sei mancato – Il brivido di freddo era improvvisamente sparito. O forse se ne era semplicemente dimenticata. - Anche tu mi sei mancata, piccola peste. Come stai? La bambina non seppe rispondere a quella domanda. Guardò in basso, mosse le gambe che non toccavano terra. - Cosa c’è che non va? – chiese ancora quella voce così familiare. La bambina poté sentirne tutta l’apprensione per lei, così si decise a fare finta di niente. - Niente. Va tutto bene. Tu come stai? - Importa molto poco come sto io. E’ di te che mi preoccupo. Perché quella faccia? Perché quel muso? Non mi è mai piaciuto vederti triste, lo sai. Dimmi cos’hai . Le lacrime sgorgarono dai grandi occhi azzurri della bambina. Lei lo guardò, e rivide i suoi stessi occhi in quelli del ragazzo. Chiunque l’aveva incontrata, da che ricordasse, le aveva detto che aveva gli occhi di suo fratello. Lo stesso colore, lo stesso taglio. La stessa quieta espressione di chi è troppo gentile con tutti. - Non posso dirtelo – si decise a rispondere poi. Il suo cuore batteva forte, e avrebbe volentieri distolto nuovamente lo sguardo, ma suo fratello le era mancato talmente tanto che non si sarebbe mai perdonata di aver perso anche solo un secondo di quel contatto visivo a cui era stata abituata da piccola. - Ora sono offeso. La bambina lo vide incrociare le braccia e fingere un broncio. - Oh, non offenderti, per favore. Ti offenderesti di più se te lo dicessi – si sbrigò subito a spiegare. Il ragazzo le sorrise, incoraggiante. - Non mi offenderò, te lo prometto. Dimmi cos’hai in quel piccolo cervello, per favore. Non saperlo mi distrugge. La bambina scoppiò in lacrime. - Mi manchi Il ragazzo sospirò. - Sono qui accanto a te, come posso mancarti? 29 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 Bimensile, X uscita 31 maggio 2012 - Promettimi che non te ne andrai mai più. - Lo prometto. La bambina avrebbe voluto abbracciarlo, ma sentì sua madre chiamarla a sé. Corse da lei. Le lacrime l’avevano abbandonata, facendo spazio ad un sorriso emozionato. - Perché sorridi? – chiese la madre, sorridendo inconsapevolmente anche lei. - Tommy mi ha promesso che non se ne andrà mai più. Lo sguardo della madre scrutò l’orizzonte, come un riflesso incondizionato. Il sorriso le scompar- ve dal volto. - Mamma, perché piangi? Tommy non se ne va più! L’ha promesso – La donna diede uno schiaffo alla figlia. Video quel visino inondarsi di lacrime. Si inchinò verso di lei e la strinse in un abbraccio, cercando di dare e di ricevere conforto. - Se vuoi, lo puoi vedere anche tu, sai? – le disse la bambina, senza staccarsi dalle sue braccia. - Lo vedo anche io, tesoro. Lo vedo anche io, anche quando non vorrei. Scomparsa. -di Alice Casalvieri Emily corre sui marciapiedi bagnati dalla pioggia, consapevole del fatto che dopo pochi minuti non potrà più sentire alcun rumore, né tanto meno correre e fuggire. Continua a correre, senza sapere dove sta andando. Ma tanto cosa importa? Allo scoccare della mezzanotte di lei non resterà più traccia, nessuno si ricorderà di lei. Questo è il suo destino, la sua maledizione. Emily si ferma, alza lo sguardo e fissa le stelle, quei piccoli puntini posti nel cielo senza un ordine fisso. Comincia a contarle. -Uno, due, tre, quattro.. Sbuffa, poi ricomincia. Tanto non ha niente di meglio da fare. -Perderai sempre il filo!- Grida qualcuno. Emily sta zitta, perché sua madre le ha insegnato a non parlare con gli sconosciuti. Ma la voce si fa sempre più vicina. Lei ricomincia a contare. -Sai come sono realmente?- Domanda la voce. Emily è stanca, si allontana il più possibile, ma pochi secondi dopo torna a guardare il cielo e si perde. Lei ha sempre amato guardare il cielo, le fa credere di poter volare. Si guarda le mani e scopre che le dita sono scom- 30 parse: il processo è iniziato. Scoppia a piangere, -Stai sparendo!- Grida la voce. E questa volta, Emily cede e si volta per parlare con la voce. -Che cosa vuoi?- Domanda, asciugandosi le lacrime. -Aiutarti. -E come? L’uomo si fa avanti ed Emily indietreggia. -Non posso fare in modo che tu non sparisca, ma posso assisterti finché non sarai… sparita. -Non voglio che qualcuno mi compatisca. Emily si avvicina e cerca di spingere via l’uomo. Ma l’uomo sparisce, appena la ragazza lo tocca, e poi ricompare. Vorrebbe urlare, ma nessuno le crederebbe e tutti la prenderebbero per pazza. -Ragazza impulsiva!- Urla l’uomo, ma poi la guarda e continua a parlarle con un tono dolce: -Non è compassione, la mia. -Perché lo fai, allora? Sei un... fantasma! Vai a spaventare o ad infestare case abbandonate. -Io sono quello che sarai tu. Emily lo guarda stupita. -Cosa intendi?- Domanda. -Intendo che sarai così, dopo. Esisterai, ma nessuno potrà vederti o parlarti. -Per quanto tempo? -Finché le persone che ami non saranno morte. -Vuoi dire che sarò un angelo custode? -No! Ti sembra che io abbia le ali?- L’uomo sorride. –Quando sei maledetto e scompari, le persone si dimenticano di te, una volta scomparso, ma tu no. È il tuo cuore che ti porta a restare qui sulla terra. -E poi? -Poi, quando tutte le persone, a cui tieni, saranno morte, le raggiungerai. -Tu... tu perché sei ancora qui? L’uomo fissa un punto della strada e dà ad Emily l’impressione che la domanda lo abbia turbato, che non ha intenzione di rispondere. Ma poi tutto cambia. -Mia moglie e le mie figlie sono ancora qui. -Non volevo essere sfacciata. Il silenzio torna padrone della scena ed Emily non sa più cosa fare. Ha scoperto tutto riguardo il suo futuro, ma ha ancora una domanda da fare. E, dopo aver esitato, parla. -Dopo che.. dopo la mia scomparsa, ci sarà un momento in cui le persone si ricorderanno di me e di tutti gli altri? -Si, c’è un momento: quando un’altra persona sta scomparendo. Emily guarda le sue braccia, che ormai non ci sono più. Il tempo sta scadendo e lei ha sempre più paura. Guarda in alto e non riesce più a distinguere le stelle. E’ tardi. -Voglio andare da mia madre.- Ammette. Comincia a camminare , sempre più veloce, perché alla mezzanotte manca veramente poco. Suona il campanello. La madre apre la porta e sorride. L’abbraccia, la stringe forte e piange, perché sa che quella è l’ulti- 31 ma volta che la vede. Anche Elena, la sorella più piccola di Emily, abbraccia la sorella, nonostante non sappia per quale motivo piangono tutte e due. E poi la mezzanotte arriva. Mentre il corpo di Emily scompare, la madre vede finalmente l’uomo davanti a loro. Lo riconosce. -Tienila d’occhio.- Dice la donna. -Come sempre.- Risponde l’uomo e si porta una mano sul cuore. Poi Emily scompare e tutto viene dimenticato. -Tienila d’occhio.- Dice la donna. -Come sempre.- Risponde l’uomo e si porta una mano sul cuore. Poi Emily scompare e tutto viene dimenticato.