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SOCIETA’
DI SCIENZE
FARMACOLOGICHE
APPLICATE
SOCIETY FOR APPLIED
PHARMACOLOGICAL
SCIENCES
SSFAoggi
Notiziario di Medicina Farmaceutica
Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate
Febbraio 2012
numero
Fondata nel 1964
29
Anno nuovo, qualche riflessione!
Sommario:
“La farmaceutica Prassis di Settimo Milanese, controllata da Sigma-Tau di Pomezia, chiuAnno nuovo, qualche riflessione! 1 de il centro di ricerche e licenzia 30 ricercatori. Sanofi chiude il centro di ricerche di Milano”.
Un nuovo Master
2 Con questo laconico ed ermetico comunicato, si chiude un’altra pagina della ricerca nel
nostro Paese. Eppure né Sigma-Tau, né tantomeno Sanofi, si dibattono in difficoltà ecoIl tredicesimo corso di Varenna 3 nomiche. Sigma-Tau sta vivendo un delicato momento, dovuto alla scomparsa del suo
fondatore, il dr. Claudio Cavazza (che abbiamo ricordato nel numero 26 dello scorso agoLa ricerca sugli antibiotici
4 sto 2011), ma il suo profilo economico è molto buono: Sanofi, che è diventata la prima
azienda farmaceutica mondiale, ha concluso un 2011 da record. Purtroppo il problema è
I seminari SSFA al Bioparco
5 molto più vasto: è il sistema Italia, e probabilmente tutto il sistema Europa, con le sue
lungaggini e la sua burocrazia, a non attirare più il mondo degli imprenditori e degli inveGood news about cancer
6 stitori. Le vicende italiane di questi ultimi mesi ci hanno insegnato che la globalizzazione
dell’economia richiede maggiore serietà e pianificazione, doti che non sono molto presenti
Hepatic safety of AB
7 nel nostro DNA. I media ci ripetono quotidianamente il valore dello “spread”, come fosse
un termometro per la verifica della temperatura corporea della nostra affidabilità sui merSeminario legge 231
8 cati.
Ed invece…gli USA volano! Nell’articolo sulla relazione delle attività svolte da FDA nel
Audizione Luca Pani
8 periodo ottobre 2010-settembre 2011(che troverete a pagina 16), l’ente regolatorio statunitense ha un tono giustamente trionfalistico. Nel periodo preso in considerazione, non
Cutaneous ADRs
9
solo sono stati approvati ben 35 nuovi farmaci (un record del decennio, con la sola eccezione del 2009 quando le approvazioni furono 37): ma viene sottolineato che oltre il 70%
Oggi parliamo di….
10
delle approvazioni ha visto gli USA come primo Paese al mondo, e che in tutti i casi meno
uno solamente, l’approvazione è arrivata in anticipo oppure esattamente alla scadenza
New Job opportunities
11
concordata con l’industria. Inoltre, in un’analisi comparativa FDA-EMA, viene detto che il
tempo medio delle approvazioni condotte sotto l’egida della “priority review” è stato di 6
Notizie dall’Italia
12
mesi da parte di FDA e di 13,2 mesi da parte di EMA. E tanti altri paragoni, a volte impietosi, che ribadiscono il ruolo di leadership che FDA, e di riflesso il mondo della ricerca e
Notizie dal mondo
14 sviluppo statunitense, hanno avuto e continuano giustamente a conservare e potenziare.
Per noi “addetti ai lavori” si tratta di risultati davvero encomiabili, che temo non saremo
A report from the FDA
16 mai in grado di eguagliare: e che danno sempre più ragione agli investimenti diretti verso
gli USA, e verso nuovi mercati più disponibili ad offrire incentivi. A tale analisi, possiamo
Le tesi del master Cattolica
17
rispondere solamente con i fatti: essere più competitivi, qualità ed efficienza devono essere il nostro imperativo categorico per il 2012. Iniziamo noi a fare la nostra parte: ed insiNews on clinical trials
19
stiamo in tutte le sedi più appropriate perché anche le nostre agenzie regolatorie, nazionali ed europee, facciano la loro!
Convegni e corsi
20
Nuovi Soci
20
Domenico Criscuolo
I prossimi Congressi SSFA
(BIAS e GIQAR) si svolgeranno a
Padova e Torino.
Interessato ad una sponsorizzazione?
Contatta la segreteria SSFA a
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Anno VI numero 29
Pagina 2
Un nuovo Master promosso da SSFA alla Cattolica
La collaborazione SSFA - Università
Cattolica di Roma fa registrare due novità importanti. La prima è l’avvio della
prima edizione del Master di II livello
“Sistemi di Qualità: GxP & ISO”, organizzato dalla sezione romana del GdL GIQAR con l’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Roma, e diretto dal prof. G.
Pozzoli: il corso ha la durata di un anno
accademico per complessivi 60 crediti,
pari a 1500 ore. Questo Master è nato
dalla necessità di fornire gli strumenti più
aggiornati per una approfondita conoscenza dei principali sistemi di qualità
oggi esistenti, messi a punto per soddisfare esigenze diverse, quasi mai sovrapponibili e spesso complementari.
La disponibilità di docenti appartenenti
alle Istituzioni (Università, Ministero della
Salute, Istituto Superiore di Sanità, Agenzia Italiana del Farmaco) come a
diverse realtà aziendali (industrie farmaceutiche, chimiche ed agricole nazionali
e multinazionali con sede in Italia, CRO)
permetterà di fornire le nozioni più rilevanti provenienti direttamente da esperti
impegnati “sul campo”, ognuno per i
propri settori di competenza. Per questo
nuovo Master sono state ricevute 23
domande di iscrizione; il colloquio di
ammissione si terrà il prossimo 2 febbraio. Le lezioni avranno inizio a fine febbraio 2012 e si concluderanno entro
ottobre dello stesso anno. La seconda
notizia riguarda il Master, ormai tradizionale, diretto dal prof. Pierluigi Navarra
“Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnico-scientifici, regolatori
ed etici”; la quinta edizione ha avuto il
suo atto di inizio nella mattina di venerdì
16 dicembre con l’introduzione dello
stesso Direttore, e la prolusione del dr.
Gino Toffano dal titolo:” Alla scoperta del
nuovo mondo farmaceutico”. Dopo il
rinfresco, sono iniziate le lezioni abituali
relative al primo modulo: ”Scoperta di
nuovi farmaci”, lezioni proseguite e concluse nella mattina del giorno successivo. Quest’anno le domande di iscrizione
sono state 64 e 34 sono state accettate.
Le lezioni proseguiranno ogni 2 settimane fino alla fine di giugno 2012, e vedranno impegnati docenti provenienti dal
mondo dell’industria farmaceutica e delle CRO, oltre che dall’Accademia e da
Istituzioni quali AIFA, Ministero della
Salute, ISS e Farmindustria.
Oltre alle lezioni il programma prevede
alcuni seminari, la visita ad un centro di
produzione di farmaci, e la possibilità di
ottenere stage presso industrie farmaceutiche, CRO ed altri Enti. Il Master ha
la durata di un anno accademico per
complessivi 60 crediti, pari a 1500 ore. Il
4° Corso si è chiuso ufficialmente ad
ottobre con la discussione delle tesi di
diploma e le consegne del titolo per i 25
iscritti che hanno concluso il percorso
formativo. Va fatta menzione della ottima qualità degli elaborati, segno
dell’impegno degli studenti e della validità degli insegnanti: questi risultati hanno
consentito, negli anni passati (e probabilmente accadrà anche per questo anno) ad alcuni studenti, recentemente
diplomati, di svolgere una lezione od un
seminario per i nuovi studenti nell’ambito
del Master stesso. Ad oggi sono 140 gli
studenti che si sono diplomati e molti di
essi hanno trovato occupazione in varie
sedi pubbliche e private. Questo Master
partecipa all’iniziativa europea IMIPharmaTrain e nel mese di febbraio
2012 riceverà la visita dei tre colleghi
deputati dalla struttura internazionale
alla verifica dell’applicazione delle regole
europee in tema di modelli di insegnamento, al fine di attribuire la qualifica
ufficiale di appartenenza al consorzio.
Ciò darà anche la possibilità di un riconoscimento internazionale del titolo acquisito e la possibilità di uno scambio di
esperienze in altre Università europee.
La redazione di SSFA oggi augura agli
studenti dei due Master ed ai loro organizzatori pieno successo delle attività
didattiche e completa soddisfazione; si
impegna, inoltre, a fornire ai lettori periodici aggiornamenti sui due corsi.
Francesco De Tomasi
Anno VI numero 29
Pagina 3
Il tredicesimo corso di Varenna
“Da un insieme di individui ci
siamo trasformati in una squadra affiatata”; “ Ce ne fossero altri di corsi così!”.
Questi commenti di allievi, uno del passato, uno dell’ottobre scorso, caratterizzano la peculiarità e il significato dei
corsi di base per CRA.
Il tredicesimo si è svolto dal 10
al 14 ottobre 2011 a Varenna.
Varenna è sul lago di Como,
ramo manzoniano, ed ormai ha visto
arrivare per dieci volte (in tre occasioni
erano stati scelti altri laghi) oltre duecentocinquanta giovani promesse
dell’industria farmaceutica italiana.
All’ultimo corso hanno partecipato tredici allievi, un numero inferiore
alla media che si aggira sui venti iscritti.
Otto provenivano da aziende, cinque da
agenzie di servizi. Nessuno era un novizio aspirante ad entrare nel settore: questo fatto, secondo me, fa riflettere .
In altri due articoli, sui numeri
11 e 19 di SSFAoggi, avevo espresso le
mie opinioni sulla formazione dei clinical
monitor. Le riassumo in poche righe.
Gli studi clinici sono l’unico strumento
decisionale a disposizione dei realizzatori di un progetto di sviluppo arrivato
alle fasi 2 e 3.
Ogni errore (in tutti gli stadi:
dalle ipotesi formulate al disegno sperimentale, dalla scelta del campione ai
criteri di valutazione, dalle procedure
esecutive all’analisi dei dati) può invalidare uno studio. Uno studio non valido
può causare disastri.
Alla sorveglianza della corretta
esecuzione del protocollo da parte dello
sperimentatore è chiamato il monitor.
Deve garantire l’integrità dei dati raccolti.
Sono quelli sui quali deve essere eseguita l’analisi che fornirà gli elementi per
la decisione. Si tratta di una responsabilità di alto livello per un lavoro spesso
ingrato.
A questo si aggiunga che la
gran parte dei protocolli in esecuzione in
Italia provengono da altri paesi. Il monitoraggio dello svolgimento dello studio è
il più delle volte l’unico adempimento
che viene chiesto. E viene caricato sulle
spalle del monitor.
Risulta evidente che la forma-
zione dei giovani
aspiranti
e
l’aggiornamento
dei più anziani
richiedono la
massima attenzione. E’ noto a
tutti l’impegno
che la nostra
società mette nel
perseguire uno
dei suoi scopi
principali: seminari, convegni,
corsi vengono
messi a disposizione di tutti, soci
e non soci.
Il corso
di Varenna costituisce l’anello
iniziale di questa
catena formativa.
Alla base del
programma
d’insegnamento
stanno le considerazioni che io
stesso e Cristina
Borghi, promotori dell’iniziativa, scrivevamo nel lontano 1996, data del primo
corso. Ne riporto alcuni passi: “La sostanza degli studi clinici si basa
sull’applicazione rigorosa di regole di
carattere scientifico e metodologico.”,
“La conoscenza dei concetti fondamentali della metodologia non può che elevare la qualità del lavoro dei CRA”, ”Per
ottenere i migliori risultati abbiamo preferito la formula del corso residenziale che
ottimizza l’efficacia dell’insegnamento e
crea uno spirito di appartenenza”.
Il successo del recente evento che segue quello di tutti gli altri, testimoniato dai commenti degli allievi, disponibili in archivio - dimostra che i principi
della conduzione di questi corsi è valido.
Esso infatti fornisce le conoscenze fondamentali e le basi razionali dello studio
clinico. Alcuni degli argomenti che vengono trattati a Varenna non saranno più
sollevati nel corso della pratica lavorativa del monitor, che è particolarmente
concentrata sull’adempimento delle nor-
me operative spicciole. Lo scopo finale
del corso è pertanto quello di mettere in
mano agli allievi gli strumenti per iniziare
al meglio un lavoro durante il quale sarà
più facile approfondire settori specifici.
Mi auguro pertanto che sia possibile proseguire l’iniziativa dei corsi di
base seguendo la formula adottata a
Varenna. L’annuncio dell’evento negli
ultimi anni è stato distribuito anche al di
fuori della cerchia dei soci SSFA, alle
facoltà universitarie interessate e ai
grandi ospedali. E’ stato recepito ed è
testimoniato dalle numerose richieste di
partecipazione da parte di esterni. Purtroppo le domande si scontrano spesso
con il costo d’iscrizione (che peraltro
ritengo sia sopportabile per aziende e
CRO).
Per permettere ai novizi di partecipare suggerirei di ampliare il fondo a
disposizione per borse di studio destinate a questa categoria di allievi.
Paolo E. Lucchelli
Anno VI numero 29
Pagina 4
La ricerca sugli antibiotici: a che punto siamo?
Le recenti vicende internazionali (ultimo
esempio, la diffusione di un E.coli in
Germania che ha causato parecchi decessi) ha spinto il GdL Medicina Farmaceutica a proporre un seminario sul tema: e ci siamo rivolti ad un esperto del
settore, il prof Giovanni Scaglione, con il
quale SSFA ha svolto molti seminari e
congressi. Il seminario, su proposta dello stesso Giovanni Scaglione, si è svolto
presso l’Università di Milano, e questo
ha facilitato la partecipazione di molti
studenti. L’aula era letteralmente gremita, segno che quando si propongono
iniziative di buon livello, la risposta è
certa.
Il seminario si è svolto con il solito schema: quattro relazioni pomeridiane, ed
una discussione finale. Una formula di
successo, ed ormai ampiamente collaudata. Ha iniziato Giovanni Scaglione,
ribadendo che la ricerca sugli antibiotici
segna il passo, sia perché trovare nuove
famiglie di antibiotici non è facile, sia
perché – come vedremo anche nella
relazione di Gianni De Crescenzo – purtroppo la ricerca sui nuovi antibiotici non
paga. I costi dello sviluppo sono in pratica identici a quelli degli altri farmaci
(circa un miliardo di USD) ma le vendite
sono, nella migliore delle ipotesi, di poche centinaia di migliaia di USD per anno. Quindi, anche ragioni economiche
sono sfavorevoli agli investimenti da
parte delle “big pharma”. La seconda
relazione è stata svolta da Gianni De
Crescenzo, il quale ha ribadito come in
passato la ricerca sui nuovi antibiotici sia
stata molto fertile e coronata da grandi
successi: ma oggi la situazione è cambiata, e poche società sono interessate
a quest’area terapeutica. Infatti la durata
media della terapia con un antibiotico è
di 5-7 giorni, e questo contrae molto il
potenziale delle vendite. Ha poi continuato Giovanni Gesu, ribadendo quanto
sia importante la ricerca in laboratorio, e
facendoci vedere che molte mutazioni di
ceppi batterici noti sono frutto non di una
selezione causale, ma piuttosto del catti-
vo uso che spesso facciamo degli antibiotici disponibili sul mercato. L’ultima
relazione è stata molto appassionata:
Giorgio Besozzi ci ha parlato di tubercolosi. E, piuttosto di ribadire che si tratta
di una “malattia che ritorna” , ci ha detto
che in realtà è “una malattia che non è
mai andata via!” Numeri alla mano, ci ha
fatto vedere una continua riduzione dei
nuovi casi di tbc osservati negli ultimi
cento anni (con le ovvie eccezioni dei
periodi delle due guerre mondiali): ma i
valori minimi di incidenza sono sempre
stati al di sopra del valore soglia indicato
da OMS come obiettivo terapeutico.
Quindi è importante ribadire che la tbc è
stata ed è sempre presente nel nostro
Paese: e purtroppo, i gravi tagli al sistema di educazione e prevenzione possono solo far pensare che la guerra contro
la tbc debba continuare, senza abbassare la guardia.
Domenico Criscuolo
Rapporto del Centro Europeo Controllo Malattie
I dati presentati a Bruxelles da Marc Sprenger, direttore del centro europeo di controllo delle malattie (ECDC), sono inquietanti.
L’allarme riguarda vari microrganismi ma soprattutto l’aumento in Italia di ceppi di Klebsiella pneumoniae resistenti agli antibiotici.
Di per sé il batterio è una causa comune di infezioni respiratorie e delle vie urinarie, ma diventa molto minaccioso quando non
risponde ai medicinali. «In Italia sta crescendo in maniera sensibile la percentuale di infezioni da Klebsiella pneumoniae che non
si riescono a guarire neppure con i farmaci del gruppo del carbapenem, medicinali da somministrare in vena, in ambiente ospedaliero, che rappresentano quasi l’ultima spiaggia in questi casi». Fino al 2009 il problema sembrava confinato alla Grecia, dove
più della metà delle klebsielle isolate in laboratorio avevano queste caratteristiche; in Italia c’erano solo segnalazioni sporadiche,
inferiori al 5% del totale. Ma in pochi mesi queste resistenze si sono diffuse a macchia d’olio, tanto che, nel 2010, i malati con
ceppi resistenti erano tra il 10 e il 25%. Il germe può essere trasmesso da un malato all’altro dal personale sanitario, quando
questo non rispetta le indispensabili norme igieniche, ma può essere presente anche al di fuori dell’ospedale. Come travalicano i
confini degli Stati, questi microrganismi non hanno tuttavia difficoltà anche a superare le mura degli ospedali: più cresce la loro
diffusione, più aumenta la probabilità che malati, parenti e personale li portino a casa con sé e che il contagio avvenga anche al
di fuori di un ambiente sanitario. Ma perché proprio nei Paesi mediterranei, Grecia e Italia in testa, queste infezioni sono così
comuni? «La prima spiegazione è da ricercare nel ricorso eccessivo ed inappropriato agli antibiotici» risponde Sprenger. «I Paesi
dove il problema delle resistenze è più diffuso sono anche quelli in cui questi farmaci si consumano di più, probabilmente a causa di ragioni culturali: l’errata convinzione che questi medicinali servano a curare meglio e prima condizioni come raffreddori e
influenza che invece, essendo provocati da virus, non sono suscettibili agli antibiotici». Usarli quando non serve, a dosaggi inadeguati o per periodi di tempo diversi da quelli prescritti dal medico serve solo a selezionare, tra tutti i batteri che ospitiamo nel
nostro organismo, quei pochi elementi casualmente mutati per essere resistenti, che così proliferano indisturbati senza dover
competere con gli altri, distrutti dai medicinali. Parte della responsabilità tuttavia va anche ai medici che li prescrivono con troppa
leggerezza, ai farmacisti che li vendono senza ricetta, ai veterinari e agli agricoltori che li usano in maniera impropria per tenere
in salute gli animali o favorirne la crescita, pratica questa proibita in Europa dal 2006. Un ruolo non indifferente, per quanto riguarda le infezioni ospedaliere, possono avere poi le condizioni igieniche scadenti che ancora si trovano in alcune strutture, la
superficialità con cui medici e infermieri si attengono alle raccomandazioni igieniche o la scarsità di personale che impone di tagliare anche sul tempo da dedicare a lavarsi ripetutamente le mani. Ma la resistenza può dipendere anche dalla presenza di geni
(Continua a pagina 5)
Anno VI numero 29
Pagina 5
(Continua da pagina 4)
capaci di inattivare il farmaco stesso e che hanno la caratteristica di trasmettersi direttamente da un batterio all’altro. La presenza
di pochi elementi resistenti è sufficiente quindi ad armare gli altri germi, prima innocui, contro gli antibiotici : è il caso del gene
chiamato NDM-1 (“metallo beta lattamasi Nuova Delhi”, dalla città in cui per la prima volta è stato isolato). E siccome i germi non
hanno bisogno di passaporto per passare i confini, bisogna trovare un altro modo per individuarli e neutralizzarli. Il pericolo infatti
viene da qualunque Paese: non solo dall’India e dal Pakistan, dove queste resistenze sono comuni, ma anche dai paesi più avanzati. La già attiva collaborazione tra i diversi paesi europei e con gli Stati Uniti dovrà quindi estendersi sempre di più. E’ questo uno dei 5 punti fondamentali individuati dalla Commissione Europea per fare fronte a questa minaccia, ed è significativo che
l’iniziativa sia stata sottoscritta all’unanimità anche da quei Paesi per i quali il pericolo è meno grave che in Italia o in Grecia. Le
altre linee di intervento sono ovviamente la promozione di un uso appropriato di questi farmaci, e lo sviluppo di nuovi medicinali e
strumenti per una diagnosi precoce e rapida. Senza dimenticare quelle semplici misure igieniche, come lo scrupolo nel lavarsi le
mani, soprattutto da parte del personale sanitario, che è sempre il miglior presidio contro questa minaccia. «Tra tante brutte notizie infatti» ha concluso il direttore degli ECDC «ce n’è almeno una incoraggiante: nel 2010, sette Paesi Europei hanno registrato
un calo nei tassi della più importante causa di infezioni resistenti agli antibiotici che si possono contrarre in ambiente ospedaliero,
quella da stafilococco resistente alla meticillina ( MRSA = Meticillin Resistant Staphylococcus Aureus)». Tra questi “magnifici
sette” c’è la Grecia, ma non l’Italia, dove invece la tendenza è ancora in crescita e dove più di un’infezione grave da stafilococco
su 4 è provocata da questi germi resistenti. C’è da sperare che l’iniziativa della Commissione Europea, il cui programma andrà
attuato nei prossimi 5 anni, possa arginare la diffusione di questi superbatteri, che già oggi, oltre al loro carico in termini di vite
umane, costano ogni anno più di un miliardo e mezzo di euro.
I seminari SSFA al Bioparco di Ivrea
Molto interessanti; ottime presentazioni;
relatori molto competenti e preparati:
ecco i più frequenti commenti al ciclo di
seminari SSFA svolto nel corso del 2010
-2011 presso il Bioparco di Ivrea. Alla
luce di questi commenti molto lusinghieri, il Bioparco ha chiesto nuovamente a
SSFA di pianificare un nuovo ciclo di
seminari. Il programma è stato concordato prima della pausa estiva, ed il nuovo ciclo è regolarmente iniziato lo scorso
mese di ottobre 2011. I seminari hanno
cadenza mensile, si svolgono in un intero pomeriggio (due relazioni di due ore
ciascuna), ed affrontano temi diversi
rispetto ai seminari dello scorso anno,
seguendo il filo logico della scoperta dei
farmaci, della sperimentazione animale,
della sperimentazione clinica e
dell’accesso al mercato.
Inoltre, grazie alla collaborazione con
AFI, sono anche previsti alcuni seminari
sulla produzione dei dispositivi medici,
mentre due colleghi SSFA del GdL Di-
spositivi Medici parleranno di temi correlati alla sperimentazione clinica ed al
ciclo di sviluppo di un dispositivo. Una
novità nel programma in corso è rappresentata da due incontri con aziende impegnate sui dispositivi medici: ad ottobre
si è svolto un incontro con Roche diagnostici, ed a marzo ci sarà un incontro
con Baxter. Tale iniziativa ha raccolto
grande interesse da entrambe le parti:
da parte delle aziende, che hanno la
possibilità di un contatto diretto con parecchie aziende biotech; ed anche da parte
delle aziende del Bioparco, che hanno
l’opportunità di un contatto diretto con loro
potenziali partners. I
primi seminari hanno
raccolto il successo
atteso, con una media
di 20-25 partecipanti: un
risultato che premia
SSFA per l’impegno
dedicato a questa iniziativa, ed anche i relatori, che devono recarsi
a Ivrea a svolgere i loro
seminari.
Domenico Criscuolo
Anno VI numero 29
Pagina 6
The good news about cancer
in developing countries
The Lancet
More than 50% of all new cancers and
two-thirds of the annual cancer mortality
worldwide happen in low-income and
middle-income countries. The cancer
burden disproportionately affects poor
people, who are more exposed to risk
factors, often have no access to care or
cannot afford care, and are further propelled into abject poverty by the effects
of the disease. Whereas 90% of children
with leukaemia are cured in high-income
countries, 90% who live in the world's
poorest 25 countries will die from the
disease. Palliative care and pain relief is
woefully inadequate. Low-income and
middle-income countries now face, similar to the epidemiological transition, a
cancer transition with infection-related
and preventable cancers, such as cervical cancer and hepatocellular carcinoma, still rampant, and previously less
common cancers, such as breast cancer, on the increase.
So what is the good news? In its report
Closing the Cancer Divide, released on
Oct 28, the Global Task Force on Expanded Access to Cancer Care and
Control in Developing Countries presents a compelling case for comprehensive action on expanded access to cancer care and control with realistic recommendations that will be beneficial beyond cancer. The task force, which was
convened in November, 2009, by Harvard Medical School, Harvard School of
Public Health, the Dana-Farber Cancer
Institute, and the Harvard Global Equity
Initiative, is upbeat and clear in its threepart summary of the report: much should
be done; much could be done; much can
be done.
The premise that much should be done
is presented with both an equity lens
and an economic argument. The glaring
disparities in painful deaths from preventable and treatable cancers as well
as in stigma, suffering, and lack of information between high-income and lowincome countries need to be addressed
on humanitarian and rights-based
grounds. But equally important, and per-
haps more compelling to policy makers,
is the argument that avoidable cancer
deaths and shortening of lives will be
costly in terms of economic productivity
and development. The authors state
that, for all estimates, the economic
value of the human life that could be
saved exceeds the cost of cancer care
and control. Much could be done, the
report argues, by applying what its authors call a diagonal approach. For example, existing programmes, such as
services for sexual and reproductive
health or for HIV/AIDS, could be expanded to screen for and treat cancers.
One such approach—the Pink Ribbon
Red Ribbon initiative—which screens
and treats for breast and cervical cancer
in combination with an HIV/AIDS programme, is a good example of how services for both infectious and noncommunicable diseases can be combined. With health systems strengthening as a central goal and its emphasis
on synergies and expansion of existing
mechanisms, the task force deserves
praise for its cooperative and inclusive
approach. All too often global health
initiatives are competing with one another for funds and attention to the ultimate detriment of the people whose
lives they hope to improve.
In the section that explains that much
can be done, the report highlights a series of interventions in each of the six
areas of the cancer care and control
continuum: prevention, detection, diagnosis, treatment, survivorship, and palliation. The overarching areas for action
recommended are five key strategies.
First, innovative delivery of care, such as
using telecommunication with partners
at national or international centres of
excellence, will allow non-specialists to
bridge the human resources gap. Second, improvement of access to affordable medicines and vaccines can be
achieved through price reduction strategies. Third, innovative financing mechanisms should be expanded to include
cancer care and control. Or existing initiatives, such as the UN General Secretary's Every Woman
Every Child strategy,
might provide a commitment-based model that
could be adopted for
cancer control funding.
Fourth, improved evidence through health
information
systems,
such as national cancer
registries, and research
will help to formulate
priorities and decision
making at a national
level. All countries are
encouraged to develop, implement, and
monitor national cancer plans. And fifth,
stewardship and leadership for cancer
care and control needs to be strengthened. Here, WHO and the International
Agency for Research on Cancer are
strongly called upon to take lead roles.
The report is optimistic and uncompromising: move away from disease silos
and the distinction between communicable and non-communicable diseases
and put the human being at the centre of
action. If this message is acted upon,
cancer care and control in low-income
and middle-income countries might indeed become a good news story in the
years to come.
Anno VI numero 29
Pagina 7
HEPATIC SAFETY OF ANTIBIOTICS USED IN PRIMARY CARE
Andrade RJ, Tulkens PM. J Antimicrob Chemother, pubblicato on-line il 17 maggio 2011
lano da un aumento asintomatico degli
enzimi epatici all'epatite acuta e insufficienza epatica fulminante. Inoltre è difficile isolare i singoli farmaci, poiché il
trattamento comporta sempre associazioni di farmaci. I pazienti a rischio sono
soprattutto quelli con precedenti esperienze di reazione epatotossica agli antibiotici, gli anziani o quelli con alterata
funzionalità epatica, in assenza di uno
stretto monitoraggio; ciò comporta una
attenta valutazione da parte della medicina generale del rapporto tra i potenziali
rischi e i benefici attesi. I test farmacogenetici promettono una migliore comprensione dei meccanismi che sottendono l'epatotossicità.
epatotossiche con un'incidenza tale da
renderle evidenti nella pratica clinica (i
casi sono spesso isolati, possono avere
un'insorgenza ritardata, a volte appaiono
solo dopo la sospensione della terapia e
possono produrre un vasta gamma di
lesioni epatiche che riflettono la presenza di malattie epatiche, rendendo spesso difficile la valutazione del nesso di
causalità). Al contrario, le reazioni epatotossiche legate a macrolidi, tetracicline e
fluorochinoloni (in questo ordine) sono
molto più rare e sono identificabili solo
attraverso studi su larga scala o la segnalazione spontanea a livello mondiale.
Per gli antibiotici specificamente utilizzati
per la tubercolosi, gli effetti avversi oscil-
Gli antibiotici utilizzati dai medici di medicina generale compaiono frequentemente nelle segnalazioni di epatossicità indotta da farmaco. La maggior parte dei
casi sono idiosincrasici (la reazione avversa non può essere prevista dal profilo
farmacologico del medicinale o dai test
di tossicologia preclinica) e si verificano
tramite una reazione immunologica o in
risposta alla presenza di metaboliti epatotossici. Con l'eccezione di trovafloxacina e telitromicina (il cui uso è ora severamente limitato), l'incidenza grezza di
epatotossicità a livello mondiale rimane
bassa, ma variabile. Così, amoxicillina/
acido clavulanico e cotrimossazolo, così
come flucloxacillina, causano reazioni
A cura di Raimondo Russo
Caratteristiche dell'epatotossicità indotta da antibiotici
Antibiotici
Danno epatico
Fattori di rischio
Antibiotici principalmente usati per indicazioni diverse dalla tubercolosi
B-Lattamici
,
,
Penicillina
Principalmente danno epatocellulare
,
Oxipenicillina
Principalmente epatite colestatica
età (>55 anni), sesso femminile, durata
prolungata del trattamento
Amoxicillina/Acido Clavulanico
Danno epatocellulare, epatite colestatica o
entrambi
età (>55 anni), sesso femminile, durata
prolungata del trattamento e cicli ripetuti
Cefalosporine (Ceftriaxone)
Colelitiasi da ceftriaxone-calcio precipitato
pazienti pediatrici, trattamento prolungato
Macrolidi/Ketolidi
,
,
Eritromicina
Danno colestatico, infiammazione portale,
eosinofilia e lieve necrosi epatocellulare
,
Telitromicina
Colestasi epatocellulare e dei canalicoli biliari sesso maschile
Fluorochinoloni
,
,
Ciprofloxacina
Danno epatocellulare ed epatite colestatica
,
Levofloxacina
Danno epatocellulare ed epatite colestatica
,
Moxifloxacina
Danno epatocellulare ed epatite colestatica
,
Trovafloxacina
Necrosi epatica che evolve a insufficienza
epatica
ri-esposizione
Sulfonamidi
,
,
Sulfasalazina
Danno colestatico o misto epatocellularecolestatico
,
Trimetoprim/Sulfametossazolo
Danno colestatico o misto epatocellularecolestatico
sesso femminile, positività HIV, età >75 anni
Sulfadimetossina
Necrosi ed epatite granulomatosa
Sulfadoxina +Pirimetamina
Epatite granulomatosa
sesso femminile, età >65 anni
Tetracicline
,
,
Tetraciclina
Steatosi microvescicolare, colestasi, duttope- sesso femminile, gravidanza, elevata dose
nia
intravenosa (>1,5 g die), patologia renale
Doxiciclina
Danno colestatico
Minociclina
Steatosi microvescicolare, epatite autoimmu- ,
ne
ri-esposizione
Antibiotici principalmente usati per la tubercolosi
Etambutolo
Epatite colestatica
sesso femminile, età >60 anni, malnutrizione
Isoniazide
Necrosi epatocellulare
sesso femminile, età >60 anni, malnutrizione, stato di acetilatore lento
Pirazinamide
Cirrosi centrolobulare e colestasi
sesso femminile, età >60 anni, malnutrizione, epatite virale cronica
Rifampicina
Epatite colestatica
,
Streptomicina
Senza epatotossicità potenziale
,
Anno VI numero 29
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SEMINARIO
“LEGGE 231. REGOLE E OPPORTUNITA”
Milano, 17 novembre 2011
Organizzato da Federcongressi e FISM
si è tenuto allo Starhotel di Rogoredo
(Milano) il seminario sul decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, avente come
oggetto la “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni
anche prive di personalità giuridica, a
norma dell’articolo 11 della legge 29
settembre 2000, n. 300”. Il decreto, nel
recepire normative e convenzioni internazionali, ha introdotto il concetto di
responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi da amministratori,
manager
o
dipendenti.
L’attribuzione dei reati non ha luogo più
soltanto alle persone fisiche che hanno
commesso l’illecito, ma anche e soprattutto alle persone giuridiche come possono essere appunto le società per le
quali lavora chi ha commesso il reato,
quindi SpA, Srl, Sas, cooperative, fondazioni, enti pubblici e privati, in generale
tutte le imprese organizzate in forma
societaria, con esclusione delle imprese
individuali. I principali reati previsti dal
decreto sono quelli commessi contro le
Pubbliche Amministrazioni, quali truffa,
concussione, corruzione, percezione
indebita di erogazioni pubbliche. Come
ha ricordato il dr. Franco Vimercati, Presidente della FISM, Confindustria ha
elaborato delle Linee Guida per la costruzione dei modelli di organizzazione,
gestione e controllo i quali forniscono
alle associazioni e alle imprese indicazioni di tipo metodologico su come predisporre un modello organizzativo idoneo a prevenire la commissione dei reati
indicati nel decreto, consentendo all’ente
l’esonero dalla responsabilità e dalle
relative sanzioni. Anche le società scientifiche hanno concordato con AIFA modelli di contratti in concordanza con le
Linee Guida, in particolare per quanto
riguarda le manifestazioni congressuali
ed altri eventi scientifici e gli obblighi
rispettivi di promotori e provider di corsi
nei quali vengano erogati crediti ECM.
Le sanzioni previste in caso di
illeciti amministrativi sono piuttosto gravi:
oltre a sanzioni pecuniarie, sono previste
sanzioni
interdittive,
come
l’interdizione dall’esercizio di attività, la
sospensione o la revoca di autorizzazioni, licenze e concessioni, il divieto di
stipulare contratti con la Pubblica Amministrazione, l’esclusione da finanziamenti e contributi, la confisca. La sanzione
pecuniaria e la confisca sono obbligatorie in caso di condanna e le sanzioni
interdittive possono essere applicate già
in fase di indagine come misura cautelare.
Come hanno illustrato il prof.
Sarno e l’avv. Colesella, occorre quindi
che ogni società/associazione adotti un
modello di organizzazione, gestione e
controllo (in sostanza un sistema di pro-
cedure operative e di assicurazione di
qualità) onde cautelarsi da responsabilità per illeciti commessi da organi direttivi
o da dipendenti e per prevenire
l’adozione di provvedimenti interdettivi
immediati da parte dell’Autorità Giudiziaria in caso di illeciti non ancora accertati.
Ovviamente occorrerà dimostrare di
avere attuato adeguate iniziative formative affinché tutto il personale sia edotto
sugli adempimenti richiesti e rispetti
quanto prescritto dalle Linee Guida.
Il settore farmaceutico era rappresentato dalla dr.ssa Fernanda Gellona, Direttore Generale di Assobiomedica
e dall’avv. Francesco Mazza, Responsabile della Direzione Legale, Fiscale e dei
Rapporti con le Associazioni di Farmindustria. Ambedue gli oratori hanno sottolineato la rilevanza della legge 231 per
le imprese del settore, ricordando come
originariamente la procedura ECM ignorasse gli adempimenti richiesti dalla 231
e di come invece si possa ora dire che la
farmaceutica sia in questo settore
all’avanguardia. Occorrerebbe che anche i medici e le società scientifiche collaborino per conseguire il pieno rispetto
della legge evitando che si creino situazioni che potrebbero non essere in piena
linea con le esigenze di tracciabilità e
trasparenza che la legge persegue.
Luciano M. Fuccella
Luca Pani : “Anteporre la tutela del paziente al mercato”
ll Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco prof. Luca Pani è intervenuto durante l’audizione congiunta delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera e Bilancio del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul decreto-legge 6 dicembre
2011 n.201 che, all’art.32, prevede la liberalizzazione della vendita dei farmaci di Fascia C, al di fuori delle farmacie.
Il prof. Pani, nel sottolineare l’imprescindibile dovere di AIFA di tutelare la salute dei cittadini, ha evidenziato la differenza dei
prodotti di consumo, soggetti a logiche di mercato, rispetto ai medicinali che si distinguono per le loro caratteristiche e per
l’incidenza che hanno sulla salute delle persone.
Il Direttore Generale, nel corso dell’audizione, ha sottolineato inoltre l’impegno a continuare ad assicurare qualità e sicurezza ai
cittadini affinché questi non siano mai penalizzati, indipendentemente dal possibile allargamento del mercato dei farmaci il cui
volume di affari, tra farmaci da banco e farmaci di fascia C soggetti a prescrizione medica, in totale, è di circa cinque miliardi di
euro.
Il prof. Pani ha infine ricordato che cambierà la Farmacovigilanza e tutti gli attori del sistema saranno chiamati a svolgere un ruolo quanto più attivo possibile nella segnalazione ad AIFA delle reazioni avverse.
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PHARMACOGENETICS OF CUTANEOUS ADVERSE
DRUG REACTIONS
Aihara M - J Dermatol 2011; 38:246-54
Le reazioni di ipersensibilità indotte da
farmaci sono di grande interesse medico
in quanto associate a morbilità e mortalità elevate. Inoltresono impossibili da
prevedere individualmente. Nel campo
delle reazioni avverse cutanee gravi da
farmaco (ADR cutanee), come la sindrome di Stevens-Johnson (SJS), la necrolisi epidermica tossica (TEN) e la sindrome di ipersensibilità farmaco-indotta
(DHIS) o il rash farmacologico con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS), sono
stati recentemente compiuti importanti
progressi grazie a studi di associazione
tra gli alleli HLA e l'ipersensibilità ai farmaci indotta da prodotti specifici. I risulFarmaco
tati di questi studi di farmacogenomica
consentiranno la predizione del rischio di
reazioni avverse in pazienti trattati con
alcuni farmaci, tra cui carbamazepina e
altri farmaci antiepilettici aromatici, allopurinolo e abacavir. Tuttavia, diversi
gruppi etnici mostrano variazioni nelle
associazioni genetiche. Una forte associazione tra SJS/TEN carbamazepinaindotte e HLA-B1502 è stata trovata nei
pazienti del sud-est asiatico, ma non nei
pazienti caucasici e giapponesi. Associazioni moderate tra ammine aromatiche anticonvulsivanti e altri alleli HLA
sono state proposte in pazienti giapponesi. Al contrario, HLA-B5801 è risultato
essere associato con ADR cutanee indotte da allopurinolo, tra cui SJS/TEN e
DIHS/DRESS, in pazienti caucasici e
asiatici, tra cui i giapponesi. Queste differenze possono, almeno in parte, essere dovute a diversità nelle frequenze
alleliche nei diversi gruppi etnici. Questo
articolo esamina i progressi compiuti nel
campo della farmacogenomica, associati
principalmente a carbamazepina e allopurinolo in diversi gruppi etnici. Lo
screening farmacogenetico basato sulle
associazioni tra le reazioni avverse e
specifici alleli HLA aiuta ad evitare le
gravi condizioni associate a ipersensibilità da farmaci.
HLA-B
Razza
ADR
Selettività
Carbamazepina
1502
Cinesi Han (Taiwan)
SJS/TEN
59/60
.
.
Cinesi Han (Hong Kong)
SJS/TEN
4/4
.
.
Asiatici in Europa
SJS/TEN
4/4
.
.
Thai
SJS
37/42
.
.
Indians
SJS
6/8
.
.
Caucasici
SJS/TEN
0/8
.
.
Giapponesi
SJS/TEN
0/15
.
.
Cinesi Han (Taiwan)
DIHS
0/13
.
.
Caucasici
DIHS
0/56
.
1511
Giapponesi
SJS/TEN
4/15
Fenitoina
1502
Cinesi Han (Taiwan)
SJS/TEN
8/26
.
.
Thai
SJS»TEN
4/4
Lamotrigina
1502
Cinesi Han (Taiwan)
SJS
2/6
Oxcarbazepina
.
Cinesi Han (Taiwan)
SJS
3/3
Allopurinolo
5801
Cinesi Han (Taiwan)
SJS/TEN o DIHS/DRESS
51/51
.
.
Thai
SJS/TEN
27/27
.
.
Caucasici
SJS/TEN
15/27
.
.
Giapponesi
SJS/TEN/DIHS
3/3
.
.
Giapponesi
SJS/TEN
4/10
5701
Caucasici
Ipersensibilità
57/130
42/42
Anticonvulsivanti
Ipouricemizzanti
Antiretrovirali
Abacavir
.
.
.
Ipersensibilità (patch
test+)
.
.
Neri
Ipersensibilità
10/69
5/5
.
.
.
Ipersensibilità (patch
test+)
.
.
Giapponesi
Ipersensibilità
0/7
Nevirapina
3505
Thai
Ipersensibilità
25/143
.
Cw8
Giapponesi
Ipersensibilità
5/12
.
Cw8
Sardi
Ipersensibilità
6/3
.
B14
Sardi
Ipersensibilità
6/13
SJS = sindorme di Stevens-Johnson; TEN = necrolisi epidermica tossica.
A cura di Raimondo Russo
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Oggi parliamo di…..
…un nuovo modello animale per lo studio del morbo di Alzheimer?
…una proteina leucemica come nuovo target del morbo di Alzheimer?
…una nuova proteina target espressa nel morbo di Alzheimer?
I classici segni istopatologici, diagnostici
del morbo di Alzheimer, sono l’accumulo,
nel cervello, di placche di ȕ-amiloide e di
grovigli (tangles) di neurofibrille composte dalla proteina tau intracellulare iperfosforilata (tau inclusions), autoassemblata in filamenti elicoidali e lineari appaiati. In condizioni normali, la proteina
tau interagisce con la tubulina per modulare la stabilità dei microtubuli assonali.
Se, però, è mutata (iperfosforilata), provoca disgregazione e scompaginamento
dei microtubuli e ciò porta a gravi patologie neurodegenerative dette “taupatie”.
Una di queste è il morbo di Alzheimer.
Neuroscienziati della Northwestern
University (IL, USA) hanno dimostrato
per primi che le “tau inclusions” devono
essere presenti per permettere alla ȕamiloide di indurre la degenerazione
delle cellule cerebrali tipica del morbo di
Alzheimer. Ma placche di amiloide e
grovigli di neurofibrille non sembrano
spiegare, da sole, la grave degenerazione che si sviluppa nel cervello dei pazienti affetti da questa patologia. Una
ricerca condotta da Peter Davies al Feinstein Institute’s Litwin-Zucker Center for
Research in Alzheimer’s Disease and
Memory Disorders (NY, USA), ha dimostrato che una neurodegenerazione simile a quella riscontrata nei pazienti con
Alzheimer
può
essere
indotta
dall’attivazione di c-Abl (Abelson tyrosine
kinase), una tirosina chinasi che regola il
differenziamento, la divisione e
l’adesione cellulare ed il cui meccanismo
di autoinibizione risulta alterato nei linfociti B di pazienti affetti da leucemia mieloide cronica (CML). Nei pazienti leucemici l’inibizione di c-Abl con
l’antitumorale Gleevec previene la divisione cellulare. In condizioni fisiologiche,
cascate di segnale dipendenti dalla fosforilazione della tirosina giocano un
ruolo dominante nella formazione di un
percorso assonale. La tirosina chinasi cAbl partecipa a diverse vie di segnale
che controllano sia la crescita che la
direzione del cono di emergenza
dell’assone, in risposta a spinte di orien-
tamento assonale. Peter Davies e collaboratori ipotizzano che c-Abl sia responsabile della neurodegenerazione cerebrale dei malati di Alzheimer, perché
questa tirosina chinasi, che si localizza
nelle placche di amiloide e nei grovigli di
neurofibrille tipiche dell’Alzheimer, fosforila la proteina tau e regola divisione cellulare ed apoptosi. Il ruolo di c-Abl nella
divisione cellulare è particolarmente rilevante perché si sospetta che
un’aberrante divisione cellulare sia responsabile della degenerazione cerebrale in questi pazienti. Per chiarire questa
ipotesi, Davies ed il suo team hanno
investigato gli effetti dell’ iperespressione
di c-Abl in topi doppi transgenici. Questi
topi esprimono una forma attiva del gene
umano ABL1 sotto il controllo del promotore calcio-calmodulina-dipendente chinasi II (Camk2a) specifica del proencefalo (in particolare ippocampo e neocortex) murino. L’espressione del transgene
può essere regolata con tetraciclina o
con doxiciclina: questi topi, alimentati
con dieta normale priva di doxiciclina,
esprimono, soprattutto nell’ippocampo, la
proteina transgenica c-Abl attivata e sviluppano un’iniziale gliosi ed astrocitosi
reattiva che portano ad una grave e progressiva neurodegenerazione nella regione CA-1 dell’ippocampo e ad una
morte prematura dell’animale. Al contrario, somministrando una dieta integrata
con doxiciclina, si spegne il transgene e
si previene il manifestarsi del fenotipo
neurologico. Questi topi hanno un’attività
c-Abl 20-30 volte maggiore del topo
normale, un’aumentata fosforilazione
della proteina tau, abnormi microgliosi
(accumulo di cellule della microglia) ed
astrocitosi (esagerato aumento degli
astrociti e distruzione dei neuroni circostanti). Nella maggioranza dei topi più
anziani (21-24 settimane di età), la neurodegenerazione culmina nella quasi
completa perdita di neuroni nella regione
CA1 dell’ippocampo. Non si osservano,
neppure nei topi più vecchi di questa
popolazione anziana, placche di amiloide
né grovigli di neurofibrille: ciò sta ad indicare che né le une né le altre sono responsabili della neurodegenerazione
osservata. Sorprendentemente, le femmine sopravvivono a 24-26 settimane di
dieta, mentre i maschi non superano le
12-15 settimane. Non sono note le cause
di questa differenza tra i sessi. Questo
topo può essere un importante modello
di patologia per testare l’efficacia di nuove molecole che spengono il gene c-Abl.
Questo team di ricercatori ha anche analizzato nei topi gli effetti della iperespressione di Arg (prodotta dal gene
ABL2), proteina sorella di c-Abl. Le due
proteine, Abl-1 e Arg, sono altamente
omologhe, condividendo approssimativamente il 90% delle sequenze del loro
dominio chinasico, ed ambedue fosforilano il residuo di tirosina nella posizione
394 della proteina tau. Benchè i livelli di
espressione dei transgeni e l’attività chinasica siano simili nei due ceppi, i topi
ArgPP/tTA non sviluppano lo stesso quadro patologico dei topi AblPP/tTA, neanche dopo 30 settimane di dieta, dimostrando la specificità dell’effetto di c-Abl
nella fisiopatologia dell’Alzheimer. In
conclusione, Davies ed il suo team hanno dimostrato, con dati robusti e concordi, che la patologia neurodegenerativa e
neuroinfiammatoria espressa nei topi
AblPP/tTA è dovuta all’attività di c-Abl,
suggerendo che questa proteina giochi
un ruolo significativo nel morbo di Alzheimer e che possa rappresentare un importante target terapeutico nella lotta
contro questa patologia, devastante sia
per il singolo paziente che per la società.
Domenico Barone
Anno VI numero 29
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New job opportunities in Pharma
Since 2001, 300,000 pharma employees have lost their jobs, primarily in R&D and sales. That's according to Clifford Mintz, the
founder of BioInsights, which develops and offers bioscience education and training. Mintz spoke at a session on new job opportunities in biotech and pharma at the annual AAPS meeting in Washington, D.C. While the losses have been steep, they're balanced by emerging, in-demand careers in the industry. The industry's struggles are well-known: Many companies are facing loss
of exclusivity on their biggest sellers but have little in the pipeline to pick up the slack. Productivity is dropping as the cost of bringing a new drug to market soars. Government and payers want more effective drugs for less money. The list goes on. Developers
are looking to new markets and new technologies to address these issues. But how do these trends play out for the pharma job
seeker? Many people, particularly Ph.D.s, may have to consider getting additional training if they want to land their dream job.
"Companies used to be willing to just hire smart people. But with the economic downturn and global competition, companies can
no longer afford to invest in people who have promise. They need to see proven skills," Mintz explained. With the right blend of
skills and experience, however, there still some pharma jobs that are in demand.
Clinical Research and Regulatory Affairs
"Clinical research is the lifeblood of the industry," Mintz said. As developers expand in emerging markets, there's a particular demand for people to manage and organize overseas clinical trials. "There's a huge need for clinical research professionals worldwide," he said, noting that most Phase I and II trials are conducted outside of the U.S. Another one of the industry's perennial
needs is regulatory affairs professionals. "Regulatory affairs experience is a skill that all companies large and small would die to
get their hands on," explained Mintz. The increasingly complex and uncertain world of FDA regulation--particularly when it comes
to new technology and science--means that companies are always on the prowl for individuals with solid regulatory knowledge
and ability to interact with the FDA. You can read more about the demand for clinical research and regulatory affairs jobs.
Biomanufacturing
The pharma industry's interest in biologics remains strong--just look at Sanofi's buyout of Genzyme, or Roche's purchase of
Genentech. They're lured by disease-altering biologics that are less likely to face generic competition than traditional drugs. As a
result, there's been increased demand for professionals who can navigate the complex world of biomanufacturing. Those with
a background in upstream and downstream processes, large-scale protein purification, fermentation technology and bioengineering can make the transition to biomanufacturing.
Healthcare Information Technology
The rise of bioinformatics and genomics coupled with the push for electronic medical records has created jobs in healthcare information technology. Health informatics--the intersection of healthcare and IT--is ideal for people with expertise in genomics, bioinformatics or software that understand how to work with and manipulate large data sets and databases. The Obama administration
has made EHRs a priority, and there's a need for software engineers and biologists who are comfortable working with medical
information.
Medical Devices
"The medical devices industry has been experiencing explosive growth for the past decade," Mintz said. Regulatory hurdles in the
medical device industry are much lower than they are for biologics or small molecules, making the industry a more stable alternative to biotech and pharma. The demand for devices, which address problems that can't be treated with medicine, will continue to
grow as the population ages. Job seekers with strong backgrounds in bioinformatics, genomics, engineering and translational
medicine are best suited to this field.
Medical Communications
Medical communications--which includes medical writing, editing, graphic design and science journalism--continues to boom. The
demand for these jobs has risen because companies need a slew of communication materials to send to patients, physicians,
researchers, investigators and the general public about their products and business.
Patent Law and Technology Transfer
Recent changes to U.S. patent laws have increased the demand for patent agents and patent attorneys in the life sciences
field. Pharma's growing reliance on basic research from learning institutions means that there's a need for technology transfer
experts. These experts manage the patent estate and intellectual property of universities and colleges that may engage in licensing deals with the industry. A law degree is a must to compete in this field.
A cura di Domenico Criscuolo
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NOTIZIE DALL’ITALIA
Gli scienziati: nella crisi investire in ricerca
«Nonostante le pressioni per i piani di austerità, investire nella ricerca ora potrebbe dare enormi benefici. Senza una struttura
adeguata della ricerca si va incontro a un futuro oscuro». Lo sottolinea un'editoriale pubblicato su Nature, dedicato a Italia, Spagna e Grecia, e condiviso da Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri e tra i fondatori del Gruppo 2003. Cinquanta scienziati appartenenti al Gruppo hanno appena inviato al presidente del Consiglio Mario Monti una proposta nella quale si chiede che
il patrimonio di risorse intellettuali del Paese sia valorizzato proprio in un momento di crisi. «La priorità» ha detto Garattini «è
aumentare le risorse per evitare il sottosviluppo». L'Italia, del resto, destina alla ricerca meno di altri Paesi dell'Unione Europea.
Intanto il consiglio nazionale di bioetica, su proposta dello stesso direttore del Mario Negri ha chiesto di ridefinire la soglia di rarità per stabilire quali farmaci sono orfani. «Il titolo di "farmaco orfano" e i relativi benefici » ha detto Garattini all'Osservatorio malattie rare «dovrebbero essere riservati a quelle molecole che sono destinate alle malattie effettivamente rare. I benefici dello
status orfano sono stati introdotti per permettere a malattie molto rare di avere delle terapie, farmaci che senza un regime di particolare favore non troverebbero nessuno disposto a investirci». Secondo il farmacologo, la soglia di rarità andrebbe fissata a 5
casi ogni 100.000 pazienti in luogo degli attuali 5 ogni 10.000: quindi una riduzione ad un decimo della soglia attuale.
«Attenzione però» avverte «i benefici in termini di reti assistenziali e sanitarie per i malati rari così come definiti oggi non devono
essere toccati. L'individuazione della soglia più bassa servirà solo per la designazione orfana. Si tratta, per essere precisi, di individuare un sottogruppo di malattie molto rare o rarissime che hanno bisogno di maggior aiuto, non di togliere qualche cosa alle
altre».
Il nuovo ministro della Salute e' Renato Balduzzi
Il nuovo ministro della Salute è Renato Balduzzi, nato a Voghera il 12 febbraio 1955, sposato con
tre figli e attuale direttore dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS). Balduzzi succede a Ferruccio Fazio. Dopo aver conseguito nel marzo 1979 la laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Genova discutendo con il professor Lorenzo Acquarone una
tesi sul tema "Il controllo della Corte dei Conti sui decreti-legge e sui decreti delegati", massimo
dei voti e dignità di stampa, ha compiuto, sotto la guida del professor Federico Sorrentino, studi di
diritto costituzionale europeo presso la Commissione della Comunità economica europea (19811982) e l'Istituto universitario europeo e di diritto costituzionale comparato presso l'Università di
Paris X - Nanterre (1985-1986), sotto la guida del professor Michel Troper. Nell'Università del Piemonte Orientale 'A. Avogadro' è, dal 2008, coordinatore del dottorato di ricerca su “Autonomie
locali, servizi pubblici e diritti di cittadinanza” e, dal 2007, direttore del centro di eccellenza interfacoltà di servizi per il
management sanitario. È stato consigliere giuridico dei ministri della difesa (1989-1992), della sanità (1996-2000) e delle politiche per la famiglia (2006-2008). Ha ricoperto l'incarico di capo dell'ufficio legislativo del ministero della sanità dal 1997 al 1999,
presiedendo altresì la commissione ministeriale per la riforma sanitaria. Dal 2009 è presidente del nucleo di valutazione dell'azienda ospedaliero-universitaria 'Maggiore della Carità' di Novara e, dal 2006, del comitato di indirizzo dell'azienda ospedalierouniversitaria Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna. È presidente di AGENAS dal febbraio 2007. È componente del comitato
scientifico delle riviste Quaderni regionali, Amministrazione in cammino, Politiche sanitarie, Dialoghi e Studium. Dal 2002 al 2009
è stato presidente nazionale del movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC, già Movimento Laureati di Azione Cattolica)
ed attualmente è componente per l'Italia dello European Liaison Committee di Pax Romana-MIIC (Mouvement International des
Intellectuels Catholiques) e di ICMICA (International Catholic Mouvement for Intellectual and Cultural Affairs). È direttore, dal
2003, del bimestrale culturale Coscienza. Ha fondato e diretto, dal 1989 al 1992, la rivista culturale Nuova Politeia.
Dati Agenas: nei primi 9 mesi 2011, spesa farmaceutica convenzionata -7,7%
Dai dati Agenas, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, emerge che nei primi 9 mesi del 2011 si è registrato un 7,7% della spesa farmaceutica convenzionata netta a livello nazionale rispetto al 2010, presumibilmente determinato dalle manovre di contenimento attuate sia a livello centrale che regionale. Tutte le Regioni riportano valori negativi, con Calabria, Puglia e
Campania che hanno contenuto la propria spesa fino al 15%. Risparmio a cui ha contribuito il ticket (compartecipazione e ticket
fisso) che in queste Regioni ha un peso percentuale sulla spesa lorda superiore al 10%. Leggero aumento del numero di ricette
(+0,6% confronto al 2010), con picchi in Basilicata (+6,0%), P.A. di Bolzano (+4,0%) e P.A. di Trento (3,8%). Trend negativi in
Campania (-8,1%), Puglia (-6,1%) e Calabria (-1,2%) perchè interessate da piani di rientro. Tutte le Regioni hanno un ticket in
aumento nei primi 9 mesi del 2011, in alcuni casi più che raddoppiato, Puglia +124% e Campania +112,9%.
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NOTIZIE DALL’ITALIA
Epatite C: ricercatori italiani scoprono nuovo vaccino
Ricercatori italiani hanno messo a punto un vaccino per l'epatite C usando come base virus di scimpanzè innocui per l'uomo ma
capaci di indurre reazioni immunitarie molto più potenti di quelle dei vaccini classici. Il vaccino ha già superato la sperimentazione clinica di Fase I. La notizia è stata pubblicata su Translational Medicine edita da Science. Il traguardo si deve all'azienda Okairos i cui laboratori si trovano presso il centro di biotecnologie del Ceinge di Napoli.
Censis, per un italiano su tre il SSN è peggiorato
Accentuazione delle differenze in termini di qualità tra i sistemi sanitari regionali (35,2%), danni irreparabili dall'interferenza della
politica (35%), tagli all'offerta resi indispensabili dai problemi di disavanzo (21,8%), ma anche un'incapacità a sviluppare i servizi
realmente necessari come l'assistenza domiciliare territoriale (18%) e un intasamento delle strutture e dei servizi prodotto da
invecchiamento e diffusione delle patologie croniche (16,3%). Sono queste le principali preoccupazioni che affliggono i cittadini
rispetto al Servizio sanitario secondo la fotografia scattata dal 45mo Rapporto annuale del Censis. Sulla base dei dati dell'indagine Forum per la Ricerca Biomedica-Censis, in particolare, a emergere è che quasi un italiano su tre, il 28,9%, nonostante gli
sforzi delle Regioni per rimettere in ordine i conti, giudica peggiorato negli ultimi due anni il servizio sanitario, il 60% registra una
sostanziale stabilità, mentre l'11% percepisce un miglioramento. D'altra parte, il rapporto evidenzia come nel periodo 2001-2010
le Regioni con piano di rientro hanno registrato un incremento della spesa del 19%, contro al 26,9% del resto delle Regioni. Per il
periodo 2006-2010 spicca il tasso di contenimento delle uscite che hanno registrato la Sicilia (oltre il -10%), l'Abruzzo (-4,4%), il
Lazio (-3%) e la Campania (-1,9%). «Alla luce di questi dati» è il commento della FP-Cgil «va predisposto un piano di reinvestimento sul servizio sanitario nazionale, oggi definanziato rispetto al fabbisogno dichiarato dalle Regioni, abbandonata una visione
che mette al centro il solo ospedale come struttura di servizio, a vantaggio di una sanità di prossimità, ripensato il sistema di governo dei bilanci, che deve essere orientato al rispetto dei Lea, stabilite nuove modalità di integrazione e partecipazione dei cittadini alla gestione dei servizi sanitari». Tra gli altri aspetti che emergono dal rapporto, è che «le donne dichiarano condizioni di
salute buone in quote sistematicamente inferiori ai maschi, mentre più spesso affermano di soffrire di due o più malattie croniche». Per quanto riguarda invece le prestazioni sanitarie erogate agli immigrati, «la spesa è di quasi 3 miliardi di euro, pari a circa il 2,8% del totale della spesa sanitaria pubblica nel 2010. Tra il 2009 e il 2010 i migranti richiedenti sono cresciuti del 22%, più
del doppio rispetto agli italiani (+9,7%)».
Quintiles tra le prime in Italia per qualità dell'ambiente lavorativo
Il Gruppo Quintiles conquista il 9° posto nella classifica delle aziende in Italia con il miglior ambiente di lavoro stilata dal Great
Place to Work Institute. La multinazionale, che affianca strategicamente le aziende del settore farmaceutico e biotecnologico
attraverso la fornitura di servizi, è al 25° posto della classifica europea. Quintiles ha più di 23.000 dipendenti nel mondo (800 in
Italia) ed un fatturato globale 2010 superiore ai 3 miliardi di dollari (100 milioni in Italia). Per il 2012 l'azienda ha un piano
d’assunzioni di circa 100 unità in Italia.
Scomparso Marco Venturini, presidente AIOM
È venuto a mancare Marco Venturini, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La notizia ha profondamente sconvolto l'intera oncologia italiana, che si stringe
intorno alla famiglia. Nato a Carrara (MS) il 6 settembre 1954, si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1982 presso l'Università di Pisa e specializzato in oncologia nel 1985 all'Università
di Genova. Dal 1986 al 2006 ha ricoperto varie qualifiche all'Istituto nazionale per la ricerca
sul cancro di Genova. Dal 2006 era direttore del Dipartimento di oncologia all'Ospedale Sacrocuore Don Calabria di Negrar (VR). È stato segretario nazionale dell'AIOM, coordinatore
del Gruppo italiano del carcinoma della mammella e del Gruppo italiano del carcinoma renale, coordinatore delle Linee guida
nazionali dell'AIOM sul carcinoma mammario (dal 2002), Membro della commissione di esperti dell'ESMO per il carcinoma mammario (dal 2001). È stato, inoltre, autore di oltre 170 articoli scientifici, relatore a circa 350 corsi e congressi nazionali ed internazionali, titolare di 7 progetti di ricerca clinica finanziati da AIRC, CNR e Ministero della Salute, membro del comitato di redazione
di diverse riviste scientifiche. Il 6 dicembre scorso aveva presentato, alla presenza del Ministro Renato Balduzzi, il volume "I numeri del cancro 2011", all'Auditorium del Ministero della Salute.
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NOTIZIE DAL MONDO
Antibiotici nell'alimentazione animale da bandire
Due ricercatori della Tufts University School of Medicine di Boston (USA), Bonnie M. Marshall e Stuart B. Levy, affrontano, attraverso una revisione critica della letteratura, il problema dell'utilizzo degli antibiotici nell'alimentazione degli animali da allevamento a scopo non terapeutico ma principalmente per favorirne la crescita: uso indicato come una tra le principali cause dell'antibiotico-resistenza. Gli autori riportano stime secondo cui l'utilizzo non terapeutico è otto volte superiore alla somministrazione effettuata allo scopo di curare animali ammalati. Nel lungo termine, si crea un ambiente ottimale che consente ai geni resistenti agli
antibiotici di moltiplicarsi. «Fondamentalmente» si riporta nello studio «gli animali si trasformano in "fabbriche" per la produzione
e distribuzione di batteri resistenti agli antibiotici, come salmonella e MRSA, (stafilococco aureo meticillino-resistente)». L'antibiotico-resistenza si può trasferire ad altri batteri e, anche se gli allevatori non utilizzano farmaci abitualmente usati per l'uomo, alla
lunga si produce comunque un fenomeno di resistenza. Diversi studi citati nella revisione dimostrano che questi batteri passano
facilmente dagli animali agli uomini con cui sono strettamente a contatto, come veterinari o allevatori, e poi alle loro famiglie. Il
90% degli antibiotici somministrati agli animali finisce nell'ambiente e la resistenza si diffonde direttamente per contatto oppure in
via indiretta, attraverso l'acqua, l'aria e la catena alimentare. Nel proporre un bando all'utilizzo degli antibiotici nell'alimentazione
degli animali, gli autori della ricerca ricordano le gravi conseguenze della progressiva estensione del fenomeno. Solo negli Usa, i
costi per combattere infezioni antibiotico-resistenti sono calcolati in 20 miliardi di dollari all'anno, più altri 8 ascrivibili ai costi aggiuntivi di ospedalizzazione. Senza contare le ben più gravi sofferenze che ne derivano ai pazienti.
EMA boosts war on adverse drug reactions
The European Medicines Agency (EMA) plans to scale up its battle against harmful drug reactions in 2012 after citing figures that
the problem costs thousands of lives and €79 billion a year. The agency's management board, in a meeting held on December
15, 2011, supported a program that puts into action the new pharmacovigilance legislation, which calls for the formation of a new
committee to address issues related to drug safety in Europe. A component of the EMA's 2012 work plan budget of €222.5 million, the Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC), is expected to meet for the first time in July 2012 after the new
legislation kicks in June, according to the EMA's release. Part the group's work involves an overhaul of how EU countries coordinate monitoring of adverse drug reactions, and the monitoring of the effectiveness of risk management systems. Plans call for its
Coordination Group to meet for the first time in September 2012.
Adverse drug reactions are a huge problem in Europe and beyond. According to an EMA presentation in June 2011, there are an
estimated 197,000 deaths from adverse drug reactions per year in EU countries. The lethal events are the fifth leading cause of
death in hospitals in the EU and the reason for 5% of hospital admissions. And it turns out that patients aren't safe from such
drug reactions after they get to hospitals, where 5% of patients suffer adverse drug reactions.
Gran Bretagna, fa discutere l'iter rapido per farmaci sperimentali
Condivisione dei dati (data sparing) dei pazienti del National Health Service con le industrie, studi clinici negli ospedali e iter più
rapido per i farmaci sperimentali. Queste le intenzioni annunciate dal primo ministro David Cameron, per aiutare l'industria farmaceutica britannica a riacquistare il suo primato sui mercati mondiali: ma gli inglesi si interrogano sull’opportunità di queste misure,
con alcune perplessità. Stando a quanto riporta la BBC, il governo vorrebbe da una parte «condividere le cartelle cliniche dei
pazienti con le aziende sanitarie private» dall'altra, con «piani controversi» offrire alle compagnie più «libertà di eseguire sperimentazioni cliniche all'interno di ospedali». Inoltre, il governo inglese vuole anche accelerare il processo di autorizzazione dei
trattamenti sperimentali, in modo che i pazienti con gravi patologie, come neoplasie o malattie degenerative, possano ottenere
un accesso più rapido ai farmaci. «L'obiettivo è che il National Health Service lavori mano nella mano con l'industria diventando il
più veloce nel mondo ad adottare innovazioni» ha dichiarato Cameron. Con queste iniziative, commenta la BBC, il governo risponde «anche ai tempi di difficile congiuntura economica che attendono il settore della biomedica» in cui «la pipeline di innovazione farmaci non scorre più come una volta e il numero di medicinali in fase finale di sviluppo è diminuito» e gli studi clinici hanno costi crescenti. Il segnale più tangibile secondo l'emittente inglese, «è venuto all'inizio di quest'anno, quando Pfizer ha annunciato che stava chiudendo il suo centro di ricerca nel Kent, che impiega 2.400 persone, e dove è stato sviluppato il sildenafil».
Cameron ha difeso le sue intenzioni argomentando che il “data sparing” sarà anonimo e aiuterà i ricercatori del settore privato a
sviluppare e testare nuove terapie e ha aggiunto: «La pressione sui bilanci della sanità in Occidente, le economie emergenti in
Oriente, l'invecchiamento della popolazione, l'esplosione di conoscenza, sono elementi che spingono a creare un nuovo paradigma per le scienze della vita e in questo nuovo paradigma, dobbiamo fare in modo che il Regno Unito rimanga avanti».
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NOTIZIE DAL MONDO
With Vaccines, Bill Gates Changes The World Again
The Republic of Chad, a landlocked desert dictatorship once described by Forbes as the planet’s most corrupt, is a strange place
to find Bill Gates. Yet there he was in September, beside Chad’s Qaddafi-trained president, General Idriss Deby. “He and I
walked around giving polio drops to a bunch of kids,” recalls Gates. “I shared in confidence with him some views of how he might
be even more effective in the way he manages his campaign.” Yes, a far cry from hunkering down with Paul Allen in an Albuquerque motel to reimagine how the world conveys information, or with Warren Buffett in Sun Valley to brainstorm the future of philanthropy. But to Gates diplomacy with thugs is now just as important, a dispassionate component of what he views as his final legacy. “The metric of success is lives saved, kids who aren’t crippled,” says Gates. “Which is slightly different than units sold, profits achieved. But it’s all very measurable, and you can set ambitious goals and see how you do.” Notice the words: metric, measurable, goals. While Gates’ vaccine-based giving—closing in on $6 billion to fight measles, hepatitis B, rotavirus and AIDS,
among others—is part of the largest, most human-driven philanthropy in the history of mankind, what’s missing in his language
are the individual -humans. In many ways that’s the point. Gates’ clipped manner in discussing the children he and his wife met in
India and Africa (“Melinda and I spend time with these kids, and we see that they’re suffering; they’re dying”) disappears when
the underlying numbers come up, his speech getting more rapid, his voice ever higher. “A 23-cent vaccine,” he says, “and you’ll
never get measles,” a disease that “at its peak was killing about a million and a half a year; it’s down below 300,000.” Gates rattles off milestones in the history of global health and the prices of vaccines down to the penny, but blanks on the name of one of
his favorite vaccine heroes, John Enders, the late Nobel laureate, or Joe Cohen, a key inventor of the new malaria vaccine Gates
helped bankroll. It’s heady, historic stuff: America’s richest man—he’d be the world’s richest had he not already given away so
much money—still in his prime (he just turned 56), with the reputation, resources and determination to stamp out infectious disease. “I’d be deeply disappointed,” says Gates, if in the next 25 years he can’t lower the death toll by 80%. Otherwise, “we’re just
not doing our job very well.”
Sitting with Gates, overlooking the Bill and Melinda Gates Foundation’s gleaming new $500 million campus, full of glimmering
reflecting pools and glass edifices, it’s possible to
see a future with exponentially less pain and suffering. It’s also a remarkably incisive exercise in getting inside the brain of one of history’s greatest
business visionaries. By dissecting with him and his
wife, Melinda, how he tackles this grand human
problem, you can also learn intuitively how he built
Microsoft. How a mechanical genius methodically
tackles an abstract problem. And perhaps most of
all, how power and capital—both literal and politiMelinda Gates
cal—can be spent to maximize positive impact on
in Kenya
the world.
BMS miglior farmaceutica 2011 per Forbes
Forbes, rivista economico finanziaria statunitense, ha scelto Bristol-Myer Squibb come migliore azienda farmaceutica del 2011. Il
titolo ha mostrato guadagni costanti per diversi anni, ma nel 2011 le azioni dell'azienda quotata alla borsa di New York sono salite del 32% e hanno toccato 35 dollari ad azione.
Trial clinici: troppi dati oscurati e non resi pubblici
Molti risultati dei trial clinici non vengono resi pubblici e spesso anche quelli resi noti sono parziali e non soddisfacenti. Queste le
conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori che hanno condotto una serie di analisi sull'argomento pubblicate in questi giorni sul
British Medical Journal (BMJ 2012;344:d8141). Secondo lo studio, la pubblicazione dei risultati delle prime fasi degli studi sperimentali sui farmaci avviene solo nel 20% dei casi, con possibili danni per il paziente e costi non necessari per il sistema sanitario.
Le nuove regole stabilite da FDA nel 2007 hanno reso obbligatoria la pubblicazione di un sommario dei risultati sul sito web ClinicalTrials.gov per tutti gli studi entro 12 mesi dalla loro conclusione. Dal 2008 inoltre la federazione internazionale delle aziende
farmaceutiche ha richiesto ai suoi membri di registrare tutti gli studi condotti su pazienti e di pubblicare un sommario dei risultati.
Ma in realtà gran parte dei dati viene nascosta o pubblicata in maniera non soddisfacente. Analizzando i dati del 2009 i ricercatori inglesi hanno visto infatti che solo per il 22% degli studi registrati su ClinicalTrials.gov sono stati resi disponibili i dati un anno
dopo la fine della sperimentazione. E meno della metà di tutti gli studi finanziati dal National Institutes of Health degli Usa viene
pubblicata su riviste entro 30 mesi dalla loro fine. Inoltre, quando nelle revisioni degli studi sui farmaci si considerano anche i dati
precedentemente non pubblicati, i risultati sono spesso diversi.
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A
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report
The Food and Drug Administration (FDA)
is entrusted with promoting and protecting the health and well-being of Americans. This means making sure that the
medicines they take today are safe and
that they work. But FDA also has another
important role: promoting the innovation
to ensure that life-saving medicines continue to be developed and that Americans
have access to new medicines as early
as possible. One important means of
supporting innovation is to maintain a
state-of-the art drug approval process
that brings important drugs to market
quickly and efficiently. FDA’s performance during the most recent fiscal year
(October 1, 2010 – September 30, 2011)
demonstrates that the FDA continues to
lead the world in rapid, high-quality drug
reviews. FDA approved 35 innovative
drugs in FY 2011, many of them groundbreaking. This is among the highest number of approvals in the past decade, surpassed only by 2009 (37). But few years
have seen as many important advances
for patients. These drugs offer important advances in the treatment for
hepatitis C, late-stage prostate cancer, lupus, drug resistant skin infections, pneumonia, and other serious
and life-threatening diseases including:
• Seven new medicines that provide
major advances in cancer treatment.
• Ten drugs for “orphan” diseases
which have few or no treatments because
of their small patient populations.
• Two new therapies, for lung cancer and
melanoma, that are breakthrough products for personalized medicine: each was
approved with a diagnostic test that helps
to identify patients for whom the drug is
most likely to bring benefits. FDA accelerated the review and approval of these
important drugs by utilizing “expedited
approval” pathways and by streamlining
clinical trial requirements to permit
smaller, shorter, or fewer studies wherever possible. With the help of these tools
and the resources collected under the
Prescription Drug User Fee Act (PDUFA),
FDA was able to review these 35 important drugs quickly and efficiently.
• FDA approved 24 – almost 70% – of the
from
the
35 new drugs before any other country in
the world, including the European Union
(EU);
• FDA approved nearly half – 16 – of the
innovative drugs under the agency’s
“priority review” program for drugs that
may offer major advances in treatment;
priority reviews carry a six-month target
date for review;
• FDA approved all but one of the 35
drugs on or before the target dates for
approval agreed to with industry under
the PDUFA; and
• FDA approved the majority of these
innovative drugs on the “first cycle,” that
is, without requests for additional information.
FDA’s performance continued the
agency’s global drug-review leadership in
recent years. For example, in a review of
57 novel drugs approved in both the US
and EU between 2006 and 2010,
FDA’s median time to approval for priority
review drugs was less than half that of
the EU’s (6 months versus13.2 months);
for standard drug reviews, FDA’s median
time to approval was 13 months versus
the EU’s 14.7 months. These results reflect many improvements in FDA’s drug
approval process in the last several
years. The agency made great strides
forward to speed the development and
availability of drugs for serious or lifethreatening diseases; it launched the
Critical Path Initiative to help streamline
drug testing and review; and it sharpened
its focus on methods of efficiently identifying and resolving drug safety issues.
PDUFA was established by Congress to
ensure that the FDA had the necessary
resources for the safe and timely review
of new drugs. It played an important role
in advancing the quality and speed of
FDA’s drug reviews. PDUFA funding pro-
FDA
vided the agency with additional resources for hiring and training scientific
reviewers, keeping FDA scientists
abreast of innovative technologies, and
improving the scientific basis for regulatory decisions. The current legislative
authority for PDUFA expires on Sept. 30,
2012. FDA is committed to supporting
innovation in the biopharmaceutical industry. Despite its record of high-quality,
efficient drug reviews, FDA recognizes
that both FDA and the pharmaceutical
industry face challenges in drug development. Although the approval phase of
drug development (the phase in which
FDA plays the biggest role) is reported to
have the highest success rate of any
phase of drug development, it is critical to
our public health mission that we work
with industry and other stakeholders to
take steps to reduce uncertainty and increase success in the other phases of
drug development. Commissioner Hamburg therefore launched the Innovation
Initiative, identifying additional steps the
agency can take immediately to
address the most pressing concerns facing patients and industry. The agency is dedicating resources and staff to expediting drug development at
every stage. The agency made
advances in regulatory science,
which can reduce the length
and cost of drug development
and increase its predictability, a top priority. For example, FDA is working on initiatives to make clinical trials smaller, more
efficient, and less uncertain, and to enhance use of pharmacogenomics and
qualified biomarkers. FDA also is continuing to support the progress of personalized medicine, and is allocating more
resources to expediting orphan drug development. With this effort, FDA can help
to speed the availability of new products,
and to identify products that might be
safer or more effective than existing
therapies.
A cura di Domenico Criscuolo
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LE TESI DEL MASTER CATTOLICA
A tutti gli studenti dei due master (Roma-Cattolica e Milano-Bicocca) è offerta l’opportunità di pubblicare il riassunto della loro tesi
di fine corso, ed un breve profilo professionale. Ecco tre tesi di studenti che hanno accettato il nostro invito.
Farmacogenetica dei farmaci antineoplastici
Riassunto
La variabilità individuale nella risposta ai farmaci rappresenta un fenomeno comune nella pratica clinica e sembra essere prevalentemente correlata a fattori genetici. Lo scopo di un’analisi farmacogenetica è individuare mutazioni che possono influenzare
l’effetto terapeutico di un farmaco o la predisposizione alla comparsa di effetti indesiderati. La farmacogenetica suggerisce
un’individualizzazione della terapia: mediante test genetici è possibile predire “il farmaco giusto al paziente giusto”. In campo oncologico la personalizzazione del trattamento chemioterapico è un obiettivo importante, dato il basso indice terapeutico degli antitumorali. In quest’ottica si riportano esempi di antineoplastici, la cui risposta è influenzata da polimorfismi a carico di singoli geni
(SNP) e sono indicate le disposizioni della FDA, che prevedono l’indicazione del test genetico e la necessità di riduzione di dosaggi al fine di evitare l’insorgenza di effetti indesiderati. La tesi suggerisce una possibile applicazione della farmacogenetica nelle fasi
dello studio clinico dei farmaci: il metodo del gene-candidato può essere utile per gli studi di farmacocinetica, per correlare particolari polimorfismi con differenze fenotipiche nella risposta terapeutica e per individuare reazioni avverse rare riferibili a particolari
sottopopolazioni. Si esamina la necessità di standard opportuni per validare test genetici in grado di guidare nuove strategie di
mercato, sollevando il problema del farmaco orfano e della popolazione orfana. Infine, si prende in considerazione l’aspetto etico
legale, in particolare la brevettabilità del materiale genetico che, seppur riconosciuta dalla Direttiva CE/44/98, potrebbe non essere
condivisa per il concetto di solidarietà genetica espresso dall’Unesco, che dichiara il DNA patrimonio dell’umanità.
Paola Mosillo
La dottoressa Paola Mosillo, medico specialista in farmacologia, ha svolto attività di ricerca sulle cellule staminali
tumorali umane presso l’ Università di Roma “La Sapienza”. Attualmente è dirigente medico AIFA e si occupa di studi
clinici per autorizzazioni nazionali e di mutuo riconoscimento.
Drugs and the Central Nervous System:
the Blood-Brain Barrier Assessment at Siena Biotech
Riassunto
Oltre il 98% delle molecole destinate ad uso terapeutico per il sistema nervoso centrale (SNC) non raggiungono mai il mercato a
causa della loro incapacità intrinseca di attraversare la barriera emato-encefalica (BBB).
In Siena Biotech è stato messo a punto un modello predittivo in-silico per composti che devono agire all’interno del SNC e prevederne nel miglior modo possibile la loro penetrazione cerebrale in-vivo.
Il "dogma centrale" della farmacocinetica è che solo la frazione libera del farmaco, cioè quella non legata alle proteine plasmatiche, e che quindi diffonde liberamente attraverso le membrane, contribuisce all’ effetto terapeutico ed anche alla tossicità.
Per questo motivo, misurando in-vitro il rapporto tra la frazione libera della molecola misurata nel plasma e la frazione non legata
misurata nel SNC e correggendo per l’efflux ratio (per includere anche il ruolo dei trasportatori durante i processi di permeabilità)
possiamo stimare il grado di penetrazione cerebrale prima di testare le molecole in-vivo, risparmiando così sia in termini etici
(minor uso di animali di laboratorio) che di costi. I composti con un rapporto in-vitro inferiore a 0.1 non avranno una ripartizione
rilevante nemmeno in- vivo, mentre i composti con un rapporto pari o superiore ad 1 avranno una maggiore probabilità di ripartirsi
nel SNC. Tra questi due estremi c’è una zona grigia, dove la potenza farmacodinamica del composto può essere o meno sufficiente per ottenere un effetto farmacologico. Il modello è stato precedente validato in-vivo mediante l'uso di composti standard in
cui è stato misurato il rapporto di concentrazione tra cervello e plasma allo stato stazionario (Summerfield et al.).
Martina Nibbio
Martina Nibbio si è laureata in scienze biologiche nel 2003 presso l’Università degli Studi di Perugia, ha ottenuto un master in biotecnologie nel 2005 ed un master in sviluppo preclinico e clinico dei farmaci nel 2011.
Dal 2005 lavora in Siena Biotech, società focalizzata sulla scoperta di nuovi farmaci per terapie contro le malattie neurodegenerative ed oncologiche, dove si occupa di coordinare tutte le fasi degli studi interni ed esterni
di farmacocinetica e di gestire i rapporti con le CRO bioanalitiche per gli studi a contratto.
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Efficacia e sicurezza di un cerotto a base di betametasone valerato vs terapia standard nel trattamento a breve termine dell’epicondilite laterale
(gomito del tennista).
Riassunto
Le epicondiliti sono disordini comuni che affliggono gli arti superiori in ragione del 5% della popolazione dei paesi sviluppati determinando grave incapacità funzionale e lavorativa. L’utilizzo della infiltrazione di corticosteroidi rappresenta la migliore terapia ad
oggi disponibile, ma risulta molto poco confortevole per il paziente e non esente da effetti collaterali. Nel marzo 2011 uno studio
clinico pilota ha testato un cerotto a base di betametasone valerato nel trattamento dell’epicondilite laterale. I risultati hanno giustificato il progetto di sviluppare uno studio clinico interventistico di Fase III, monocentrico, a due bracci paralleli, randomizzato, in
aperto per il quale dovranno essere arruolati, dopo aver sottoscritto il consenso informato, 112 pazienti divisi in due gruppi, da
trattare rispettivamente con metilprednisolone acetato iniettabile o betametasone valerato in cerotto. La durata del trattamento
sarà di 4 settimane, il follow-up di 3 mesi. Nel primo giorno di randomizzazione e poi al giorno 15, 30, 60 e 90, verranno rilevati i
dati utili alla valutazione dei due “end points”, primario di efficacia e secondario di sicurezza. I dati ottenuti verranno valutati con
analisi descrittiva che determinerà la distribuzione di probabilità mediante istogramma. Le variabili distribuite come gaussiana
saranno sintetizzate come media ± ds; in alternativa si utilizzeranno mediana e primo e terzo interquartile. I confronti multipli o di
medie multiple verranno condotti attraverso l’utilizzo del test ANOVA per misure ripetute, o ancora, stabilite le condizioni di applicabilità, si potranno utilizzare i test non parametrici più idonei.
Lia Di Bartolomeo
La dottoressa Lia Di Bartolomeo, nata a Roma nel 1975 dove risiede, si laurea in Medicina Veterinaria nel
2001 presso l’Università di Camerino con una tesi sperimentale su presenza e ruolo di carboidrati complessi nel duodeno di daino. Dopo cinque anni di pratica come medico veterinario anestesista presso cliniche ed ambulatori privati, nel 2008 inizia a collaborare con una società di servizi in ambito farmaceutico,
nel ruolo di Regulatory Affairs Specialist, sviluppando particolare interesse per la farmacovigilanza e gli
studi clinici. Dal 2009 è European deputy QPPV per diverse aziende farmaceutiche. Attualmente ricopre
anche la carica di clinical advisor. Nel 2011 ottiene il diploma di Master di II livello in sviluppo preclinico e
clinico del farmaco presso l’Università Cattolica Del Sacro Cuore, con tirocinio svolto presso il Comitato
Etico - Servizio di Bioetica dell’Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma. È membro attivo
di numerose società in campo farmaceutico e clinico.
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NEWS ON CLINICAL TRIALS
DIABETES
Vivus reported positive results from the Phase III REVIVE-Diabetes (TA-302) study evaluating the safety
and efficacy of avanafil for the treatment of erectile dysfunction (ED) in 390 men with type I and type 2
diabetes. On average, patients had ED for at least 6 years and had diabetes for over 11 years. At least
one other ED treatment was tried by 76% of study participants. Patients underwent a four week, non treatment run-in period followed by 12 weeks of treatment with one of two doses of avanafil: 100 or 200 mg or
placebo. The study met all three primary end-points across the two doses studied, demonstrating statistically significant improvement in erectile function. The study also demonstrated a favourable side effect profile and successful
intercourse (as measured by SEP 3) in as little as 15 minutes and beyond six hours after dosing, without any restrictions for food
or alcohol intake.
PAIN
Nektar Therapeutics dosed the first subjects in a new Phase I study to evaluate NKTR-181, the company’s next generation
opioid analgesic candidate. NKTR-181 is being developed to effectively treat pain while addressing the abuse liability and serious
CNS side effects associated with currently available opioid therapies. The single dose study is assessing the pharmacokinetics,
pharmacology, safety and efficacy of NKTR-181 in up to 75 healthy subjects. The primary objective of the trial, conducted in the
U.S., is to establish the effective analgesic dose range of NKTR-181 associated with minimal CNS side effects.
CACHEXIA
PsiOxus Therapeutics initiated a Phase II study of MT-102 to reverse the effects of cachexia, a wasting disease that accompanies cancer, heart failure, cirrhosis, chronic obstructive pulmonary disease, renal failure and rheumatoid arthritis, and that is associated with significant morbidity and mortality. MT-102 is also in development for sarcopenia, the age-related loss of muscle mass
and strength. This study of MT-102 is in patients with Stage III or IV lung cancer or colorectal cancer that are also suffering severe weight loss and fatigue. The trial is designed to demonstrate reversal of weight loss following treatment with MT-102 but will
also examine improvement in functional ability and quality of life as quantified by a battery of previously validated instruments.
The trial will enrol 132 cachectic patients with colorectal and lung cancer in centres in Europe and Asia. According to the company, MT-102’s level of activity can be explained by its dual mode of action, which has both anticatabolic and pro-anabolic activity. This Anabolic Catabolic Transforming Agent (ACTA) thus directly impacts two of the principle pathophysiological hallmarks of
cachexia.
H1N1
Medicago initiated its Phase I H1N1 influenza VLP vaccine candidate trial. The primary safety and immunological results for this
trial are expected within three months. The study will evaluate the safety, tolerability, and immunogenicity of a single non adjuvanted dose of the H1N1 vaccine in 100 healthy adults 18-49 years of age. The subjects will be randomized to receive one of the
following: an injection of placebo, Medicago’s H1N1 vaccine, or an H1N1 vaccine from a licensed trivalent vaccine. The trial will
lead into Medicago’s U.S. Phase IIa trial for its seasonal trivalent vaccine with the recommended H1N1, H3N2, and B influenza
strains, which the company plans to conduct later in 2011.
MENOPAUSE
Bionovo, a pharmaceutical company focused on the discovery and development of safe and effective treatments for women's
health and cancer, announced that enrollment started for the Phase I clinical trial testing the safety of two doses of Menerba
(MF101) in postmenopausal women for the treatment of menopausal hot flushes. This Phase 1, open-label, randomized, clinical
trial of Menerba will be conducted at three clinical sites in Northern California. Forty postmenopausal women between the ages of
40 and 65 years will be randomized to one of two doses of Menerba and treated for 28 days. The primary goal of this study is to
assess the safety of two doses of MF101 after 4 weeks of treatment. This Phase I clinical trial is testing two doses of Menerba
that are higher than the already proven efficacious dose evaluated in a Phase II trial, which showed efficacy equivalent to recently
approved low dose menopausal hormone therapy (MHT). The dose of Menerba will be escalated to reach similar efficacy as the
high doses of MHT. The goal is to define a full therapeutic window that matches or improves on currently approved MHT drugs.
OVERACTIVE BLADDER
Astellas Pharma presented the results of two pivotal Phase III trials for mirabegron, the first of a new class of compounds under
development for the treatment of overactive bladder (OAB). Results show that mirabegron improves key OAB symptoms – urinary
incontinence and frequency of nicturia. After 12 weeks of treatment with once daily mirabegron, significant improvements from
baseline were seen in the co-primary endpoints, incontinence episodes/24 hours and nicturia/24 hours, compared with placebo
(p<0.05). Significant improvements were also recorded in the key secondary endpoints: incontinence episode/24 hours and nicturia/24 hours at week 4 of treatment (p<0.05 vs placebo), and volume of urine voided/nicturia at the final visit (p<0.05 vs placebo). In both studies mirabegron was well tolerated with low levels of adverse events. Mirabegron is a potent and selective beta3 adrenoceptor (Beta3-AR) agonist which activates Beta3-ARs on the detrusor muscle of the bladder to facilitate filling of the
bladder and storage of urine.
A cura di Domenico Barone
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CONVEGNI E CORSI 2012
i
La malattia di Alzheimer
Milano - 20 febbraio
i
V Corso di aggiornamento sui farmaci
Roma - data da definire
i
IV Congresso BIAS
Padova - 24/25 maggio
i
XXI Congresso Nazionale GIQAR
Torino - maggio data da definire
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Seminari di Aggiornamento Farmaci e Dispositivi Medici
Bioparco di Ivrea - 14 febbraio
13 e 19 aprile
15 maggio
5 e 26 giugno
Programmi e schede iscrizioni saranno disponibili sul sito www.ssfa.it
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MEDIDATA
Hanno collaborato a questo numero:
Domenico Barone - [email protected]
Domenico Criscuolo - [email protected]
Francesco De Tomasi - [email protected]
Lia Di Bartolomeo - [email protected]
RESEARCH
RESEARCH
RESEARCH
Luciano M. Fuccella - [email protected]
Paolo E. Lucchelli - [email protected]
Martina Nibbio - [email protected]
Raimondo Russo - [email protected]
CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente: Gianni De Crescenzo Vice—presidente: Marco Romano Segretario: Luigi Godi Tesoriere: Anna Piccolboni
Consiglieri: Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux
Direttore Responsabile: Domenico Criscuolo Comitato editoriale: Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano
Segreteria editoriale: Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected]
SSFA oggi
Stampa: MEDIA PRINT, Livorno
Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007
“Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO” Numero progressivo 29 Periodicità: bimestrale
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