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SOCIETA’ DI SCIENZE FARMACOLOGICHE APPLICATE SOCIETY FOR APPLIED PHARMACOLOGICAL SCIENCES SSFAoggi Notiziario di Medicina Farmaceutica Bimestrale della Società di Scienze Farmacologiche Applicate Febbraio 2012 numero Fondata nel 1964 29 Anno nuovo, qualche riflessione! Sommario: “La farmaceutica Prassis di Settimo Milanese, controllata da Sigma-Tau di Pomezia, chiuAnno nuovo, qualche riflessione! 1 de il centro di ricerche e licenzia 30 ricercatori. Sanofi chiude il centro di ricerche di Milano”. Un nuovo Master 2 Con questo laconico ed ermetico comunicato, si chiude un’altra pagina della ricerca nel nostro Paese. Eppure né Sigma-Tau, né tantomeno Sanofi, si dibattono in difficoltà ecoIl tredicesimo corso di Varenna 3 nomiche. Sigma-Tau sta vivendo un delicato momento, dovuto alla scomparsa del suo fondatore, il dr. Claudio Cavazza (che abbiamo ricordato nel numero 26 dello scorso agoLa ricerca sugli antibiotici 4 sto 2011), ma il suo profilo economico è molto buono: Sanofi, che è diventata la prima azienda farmaceutica mondiale, ha concluso un 2011 da record. Purtroppo il problema è I seminari SSFA al Bioparco 5 molto più vasto: è il sistema Italia, e probabilmente tutto il sistema Europa, con le sue lungaggini e la sua burocrazia, a non attirare più il mondo degli imprenditori e degli inveGood news about cancer 6 stitori. Le vicende italiane di questi ultimi mesi ci hanno insegnato che la globalizzazione dell’economia richiede maggiore serietà e pianificazione, doti che non sono molto presenti Hepatic safety of AB 7 nel nostro DNA. I media ci ripetono quotidianamente il valore dello “spread”, come fosse un termometro per la verifica della temperatura corporea della nostra affidabilità sui merSeminario legge 231 8 cati. Ed invece…gli USA volano! Nell’articolo sulla relazione delle attività svolte da FDA nel Audizione Luca Pani 8 periodo ottobre 2010-settembre 2011(che troverete a pagina 16), l’ente regolatorio statunitense ha un tono giustamente trionfalistico. Nel periodo preso in considerazione, non Cutaneous ADRs 9 solo sono stati approvati ben 35 nuovi farmaci (un record del decennio, con la sola eccezione del 2009 quando le approvazioni furono 37): ma viene sottolineato che oltre il 70% Oggi parliamo di…. 10 delle approvazioni ha visto gli USA come primo Paese al mondo, e che in tutti i casi meno uno solamente, l’approvazione è arrivata in anticipo oppure esattamente alla scadenza New Job opportunities 11 concordata con l’industria. Inoltre, in un’analisi comparativa FDA-EMA, viene detto che il tempo medio delle approvazioni condotte sotto l’egida della “priority review” è stato di 6 Notizie dall’Italia 12 mesi da parte di FDA e di 13,2 mesi da parte di EMA. E tanti altri paragoni, a volte impietosi, che ribadiscono il ruolo di leadership che FDA, e di riflesso il mondo della ricerca e Notizie dal mondo 14 sviluppo statunitense, hanno avuto e continuano giustamente a conservare e potenziare. Per noi “addetti ai lavori” si tratta di risultati davvero encomiabili, che temo non saremo A report from the FDA 16 mai in grado di eguagliare: e che danno sempre più ragione agli investimenti diretti verso gli USA, e verso nuovi mercati più disponibili ad offrire incentivi. A tale analisi, possiamo Le tesi del master Cattolica 17 rispondere solamente con i fatti: essere più competitivi, qualità ed efficienza devono essere il nostro imperativo categorico per il 2012. Iniziamo noi a fare la nostra parte: ed insiNews on clinical trials 19 stiamo in tutte le sedi più appropriate perché anche le nostre agenzie regolatorie, nazionali ed europee, facciano la loro! Convegni e corsi 20 Nuovi Soci 20 Domenico Criscuolo I prossimi Congressi SSFA (BIAS e GIQAR) si svolgeranno a Padova e Torino. Interessato ad una sponsorizzazione? Contatta la segreteria SSFA a [email protected] Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO Anno VI numero 29 Pagina 2 Un nuovo Master promosso da SSFA alla Cattolica La collaborazione SSFA - Università Cattolica di Roma fa registrare due novità importanti. La prima è l’avvio della prima edizione del Master di II livello “Sistemi di Qualità: GxP & ISO”, organizzato dalla sezione romana del GdL GIQAR con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e diretto dal prof. G. Pozzoli: il corso ha la durata di un anno accademico per complessivi 60 crediti, pari a 1500 ore. Questo Master è nato dalla necessità di fornire gli strumenti più aggiornati per una approfondita conoscenza dei principali sistemi di qualità oggi esistenti, messi a punto per soddisfare esigenze diverse, quasi mai sovrapponibili e spesso complementari. La disponibilità di docenti appartenenti alle Istituzioni (Università, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Agenzia Italiana del Farmaco) come a diverse realtà aziendali (industrie farmaceutiche, chimiche ed agricole nazionali e multinazionali con sede in Italia, CRO) permetterà di fornire le nozioni più rilevanti provenienti direttamente da esperti impegnati “sul campo”, ognuno per i propri settori di competenza. Per questo nuovo Master sono state ricevute 23 domande di iscrizione; il colloquio di ammissione si terrà il prossimo 2 febbraio. Le lezioni avranno inizio a fine febbraio 2012 e si concluderanno entro ottobre dello stesso anno. La seconda notizia riguarda il Master, ormai tradizionale, diretto dal prof. Pierluigi Navarra “Sviluppo preclinico e clinico del farmaco: aspetti tecnico-scientifici, regolatori ed etici”; la quinta edizione ha avuto il suo atto di inizio nella mattina di venerdì 16 dicembre con l’introduzione dello stesso Direttore, e la prolusione del dr. Gino Toffano dal titolo:” Alla scoperta del nuovo mondo farmaceutico”. Dopo il rinfresco, sono iniziate le lezioni abituali relative al primo modulo: ”Scoperta di nuovi farmaci”, lezioni proseguite e concluse nella mattina del giorno successivo. Quest’anno le domande di iscrizione sono state 64 e 34 sono state accettate. Le lezioni proseguiranno ogni 2 settimane fino alla fine di giugno 2012, e vedranno impegnati docenti provenienti dal mondo dell’industria farmaceutica e delle CRO, oltre che dall’Accademia e da Istituzioni quali AIFA, Ministero della Salute, ISS e Farmindustria. Oltre alle lezioni il programma prevede alcuni seminari, la visita ad un centro di produzione di farmaci, e la possibilità di ottenere stage presso industrie farmaceutiche, CRO ed altri Enti. Il Master ha la durata di un anno accademico per complessivi 60 crediti, pari a 1500 ore. Il 4° Corso si è chiuso ufficialmente ad ottobre con la discussione delle tesi di diploma e le consegne del titolo per i 25 iscritti che hanno concluso il percorso formativo. Va fatta menzione della ottima qualità degli elaborati, segno dell’impegno degli studenti e della validità degli insegnanti: questi risultati hanno consentito, negli anni passati (e probabilmente accadrà anche per questo anno) ad alcuni studenti, recentemente diplomati, di svolgere una lezione od un seminario per i nuovi studenti nell’ambito del Master stesso. Ad oggi sono 140 gli studenti che si sono diplomati e molti di essi hanno trovato occupazione in varie sedi pubbliche e private. Questo Master partecipa all’iniziativa europea IMIPharmaTrain e nel mese di febbraio 2012 riceverà la visita dei tre colleghi deputati dalla struttura internazionale alla verifica dell’applicazione delle regole europee in tema di modelli di insegnamento, al fine di attribuire la qualifica ufficiale di appartenenza al consorzio. Ciò darà anche la possibilità di un riconoscimento internazionale del titolo acquisito e la possibilità di uno scambio di esperienze in altre Università europee. La redazione di SSFA oggi augura agli studenti dei due Master ed ai loro organizzatori pieno successo delle attività didattiche e completa soddisfazione; si impegna, inoltre, a fornire ai lettori periodici aggiornamenti sui due corsi. Francesco De Tomasi Anno VI numero 29 Pagina 3 Il tredicesimo corso di Varenna “Da un insieme di individui ci siamo trasformati in una squadra affiatata”; “ Ce ne fossero altri di corsi così!”. Questi commenti di allievi, uno del passato, uno dell’ottobre scorso, caratterizzano la peculiarità e il significato dei corsi di base per CRA. Il tredicesimo si è svolto dal 10 al 14 ottobre 2011 a Varenna. Varenna è sul lago di Como, ramo manzoniano, ed ormai ha visto arrivare per dieci volte (in tre occasioni erano stati scelti altri laghi) oltre duecentocinquanta giovani promesse dell’industria farmaceutica italiana. All’ultimo corso hanno partecipato tredici allievi, un numero inferiore alla media che si aggira sui venti iscritti. Otto provenivano da aziende, cinque da agenzie di servizi. Nessuno era un novizio aspirante ad entrare nel settore: questo fatto, secondo me, fa riflettere . In altri due articoli, sui numeri 11 e 19 di SSFAoggi, avevo espresso le mie opinioni sulla formazione dei clinical monitor. Le riassumo in poche righe. Gli studi clinici sono l’unico strumento decisionale a disposizione dei realizzatori di un progetto di sviluppo arrivato alle fasi 2 e 3. Ogni errore (in tutti gli stadi: dalle ipotesi formulate al disegno sperimentale, dalla scelta del campione ai criteri di valutazione, dalle procedure esecutive all’analisi dei dati) può invalidare uno studio. Uno studio non valido può causare disastri. Alla sorveglianza della corretta esecuzione del protocollo da parte dello sperimentatore è chiamato il monitor. Deve garantire l’integrità dei dati raccolti. Sono quelli sui quali deve essere eseguita l’analisi che fornirà gli elementi per la decisione. Si tratta di una responsabilità di alto livello per un lavoro spesso ingrato. A questo si aggiunga che la gran parte dei protocolli in esecuzione in Italia provengono da altri paesi. Il monitoraggio dello svolgimento dello studio è il più delle volte l’unico adempimento che viene chiesto. E viene caricato sulle spalle del monitor. Risulta evidente che la forma- zione dei giovani aspiranti e l’aggiornamento dei più anziani richiedono la massima attenzione. E’ noto a tutti l’impegno che la nostra società mette nel perseguire uno dei suoi scopi principali: seminari, convegni, corsi vengono messi a disposizione di tutti, soci e non soci. Il corso di Varenna costituisce l’anello iniziale di questa catena formativa. Alla base del programma d’insegnamento stanno le considerazioni che io stesso e Cristina Borghi, promotori dell’iniziativa, scrivevamo nel lontano 1996, data del primo corso. Ne riporto alcuni passi: “La sostanza degli studi clinici si basa sull’applicazione rigorosa di regole di carattere scientifico e metodologico.”, “La conoscenza dei concetti fondamentali della metodologia non può che elevare la qualità del lavoro dei CRA”, ”Per ottenere i migliori risultati abbiamo preferito la formula del corso residenziale che ottimizza l’efficacia dell’insegnamento e crea uno spirito di appartenenza”. Il successo del recente evento che segue quello di tutti gli altri, testimoniato dai commenti degli allievi, disponibili in archivio - dimostra che i principi della conduzione di questi corsi è valido. Esso infatti fornisce le conoscenze fondamentali e le basi razionali dello studio clinico. Alcuni degli argomenti che vengono trattati a Varenna non saranno più sollevati nel corso della pratica lavorativa del monitor, che è particolarmente concentrata sull’adempimento delle nor- me operative spicciole. Lo scopo finale del corso è pertanto quello di mettere in mano agli allievi gli strumenti per iniziare al meglio un lavoro durante il quale sarà più facile approfondire settori specifici. Mi auguro pertanto che sia possibile proseguire l’iniziativa dei corsi di base seguendo la formula adottata a Varenna. L’annuncio dell’evento negli ultimi anni è stato distribuito anche al di fuori della cerchia dei soci SSFA, alle facoltà universitarie interessate e ai grandi ospedali. E’ stato recepito ed è testimoniato dalle numerose richieste di partecipazione da parte di esterni. Purtroppo le domande si scontrano spesso con il costo d’iscrizione (che peraltro ritengo sia sopportabile per aziende e CRO). Per permettere ai novizi di partecipare suggerirei di ampliare il fondo a disposizione per borse di studio destinate a questa categoria di allievi. Paolo E. Lucchelli Anno VI numero 29 Pagina 4 La ricerca sugli antibiotici: a che punto siamo? Le recenti vicende internazionali (ultimo esempio, la diffusione di un E.coli in Germania che ha causato parecchi decessi) ha spinto il GdL Medicina Farmaceutica a proporre un seminario sul tema: e ci siamo rivolti ad un esperto del settore, il prof Giovanni Scaglione, con il quale SSFA ha svolto molti seminari e congressi. Il seminario, su proposta dello stesso Giovanni Scaglione, si è svolto presso l’Università di Milano, e questo ha facilitato la partecipazione di molti studenti. L’aula era letteralmente gremita, segno che quando si propongono iniziative di buon livello, la risposta è certa. Il seminario si è svolto con il solito schema: quattro relazioni pomeridiane, ed una discussione finale. Una formula di successo, ed ormai ampiamente collaudata. Ha iniziato Giovanni Scaglione, ribadendo che la ricerca sugli antibiotici segna il passo, sia perché trovare nuove famiglie di antibiotici non è facile, sia perché – come vedremo anche nella relazione di Gianni De Crescenzo – purtroppo la ricerca sui nuovi antibiotici non paga. I costi dello sviluppo sono in pratica identici a quelli degli altri farmaci (circa un miliardo di USD) ma le vendite sono, nella migliore delle ipotesi, di poche centinaia di migliaia di USD per anno. Quindi, anche ragioni economiche sono sfavorevoli agli investimenti da parte delle “big pharma”. La seconda relazione è stata svolta da Gianni De Crescenzo, il quale ha ribadito come in passato la ricerca sui nuovi antibiotici sia stata molto fertile e coronata da grandi successi: ma oggi la situazione è cambiata, e poche società sono interessate a quest’area terapeutica. Infatti la durata media della terapia con un antibiotico è di 5-7 giorni, e questo contrae molto il potenziale delle vendite. Ha poi continuato Giovanni Gesu, ribadendo quanto sia importante la ricerca in laboratorio, e facendoci vedere che molte mutazioni di ceppi batterici noti sono frutto non di una selezione causale, ma piuttosto del catti- vo uso che spesso facciamo degli antibiotici disponibili sul mercato. L’ultima relazione è stata molto appassionata: Giorgio Besozzi ci ha parlato di tubercolosi. E, piuttosto di ribadire che si tratta di una “malattia che ritorna” , ci ha detto che in realtà è “una malattia che non è mai andata via!” Numeri alla mano, ci ha fatto vedere una continua riduzione dei nuovi casi di tbc osservati negli ultimi cento anni (con le ovvie eccezioni dei periodi delle due guerre mondiali): ma i valori minimi di incidenza sono sempre stati al di sopra del valore soglia indicato da OMS come obiettivo terapeutico. Quindi è importante ribadire che la tbc è stata ed è sempre presente nel nostro Paese: e purtroppo, i gravi tagli al sistema di educazione e prevenzione possono solo far pensare che la guerra contro la tbc debba continuare, senza abbassare la guardia. Domenico Criscuolo Rapporto del Centro Europeo Controllo Malattie I dati presentati a Bruxelles da Marc Sprenger, direttore del centro europeo di controllo delle malattie (ECDC), sono inquietanti. L’allarme riguarda vari microrganismi ma soprattutto l’aumento in Italia di ceppi di Klebsiella pneumoniae resistenti agli antibiotici. Di per sé il batterio è una causa comune di infezioni respiratorie e delle vie urinarie, ma diventa molto minaccioso quando non risponde ai medicinali. «In Italia sta crescendo in maniera sensibile la percentuale di infezioni da Klebsiella pneumoniae che non si riescono a guarire neppure con i farmaci del gruppo del carbapenem, medicinali da somministrare in vena, in ambiente ospedaliero, che rappresentano quasi l’ultima spiaggia in questi casi». Fino al 2009 il problema sembrava confinato alla Grecia, dove più della metà delle klebsielle isolate in laboratorio avevano queste caratteristiche; in Italia c’erano solo segnalazioni sporadiche, inferiori al 5% del totale. Ma in pochi mesi queste resistenze si sono diffuse a macchia d’olio, tanto che, nel 2010, i malati con ceppi resistenti erano tra il 10 e il 25%. Il germe può essere trasmesso da un malato all’altro dal personale sanitario, quando questo non rispetta le indispensabili norme igieniche, ma può essere presente anche al di fuori dell’ospedale. Come travalicano i confini degli Stati, questi microrganismi non hanno tuttavia difficoltà anche a superare le mura degli ospedali: più cresce la loro diffusione, più aumenta la probabilità che malati, parenti e personale li portino a casa con sé e che il contagio avvenga anche al di fuori di un ambiente sanitario. Ma perché proprio nei Paesi mediterranei, Grecia e Italia in testa, queste infezioni sono così comuni? «La prima spiegazione è da ricercare nel ricorso eccessivo ed inappropriato agli antibiotici» risponde Sprenger. «I Paesi dove il problema delle resistenze è più diffuso sono anche quelli in cui questi farmaci si consumano di più, probabilmente a causa di ragioni culturali: l’errata convinzione che questi medicinali servano a curare meglio e prima condizioni come raffreddori e influenza che invece, essendo provocati da virus, non sono suscettibili agli antibiotici». Usarli quando non serve, a dosaggi inadeguati o per periodi di tempo diversi da quelli prescritti dal medico serve solo a selezionare, tra tutti i batteri che ospitiamo nel nostro organismo, quei pochi elementi casualmente mutati per essere resistenti, che così proliferano indisturbati senza dover competere con gli altri, distrutti dai medicinali. Parte della responsabilità tuttavia va anche ai medici che li prescrivono con troppa leggerezza, ai farmacisti che li vendono senza ricetta, ai veterinari e agli agricoltori che li usano in maniera impropria per tenere in salute gli animali o favorirne la crescita, pratica questa proibita in Europa dal 2006. Un ruolo non indifferente, per quanto riguarda le infezioni ospedaliere, possono avere poi le condizioni igieniche scadenti che ancora si trovano in alcune strutture, la superficialità con cui medici e infermieri si attengono alle raccomandazioni igieniche o la scarsità di personale che impone di tagliare anche sul tempo da dedicare a lavarsi ripetutamente le mani. Ma la resistenza può dipendere anche dalla presenza di geni (Continua a pagina 5) Anno VI numero 29 Pagina 5 (Continua da pagina 4) capaci di inattivare il farmaco stesso e che hanno la caratteristica di trasmettersi direttamente da un batterio all’altro. La presenza di pochi elementi resistenti è sufficiente quindi ad armare gli altri germi, prima innocui, contro gli antibiotici : è il caso del gene chiamato NDM-1 (“metallo beta lattamasi Nuova Delhi”, dalla città in cui per la prima volta è stato isolato). E siccome i germi non hanno bisogno di passaporto per passare i confini, bisogna trovare un altro modo per individuarli e neutralizzarli. Il pericolo infatti viene da qualunque Paese: non solo dall’India e dal Pakistan, dove queste resistenze sono comuni, ma anche dai paesi più avanzati. La già attiva collaborazione tra i diversi paesi europei e con gli Stati Uniti dovrà quindi estendersi sempre di più. E’ questo uno dei 5 punti fondamentali individuati dalla Commissione Europea per fare fronte a questa minaccia, ed è significativo che l’iniziativa sia stata sottoscritta all’unanimità anche da quei Paesi per i quali il pericolo è meno grave che in Italia o in Grecia. Le altre linee di intervento sono ovviamente la promozione di un uso appropriato di questi farmaci, e lo sviluppo di nuovi medicinali e strumenti per una diagnosi precoce e rapida. Senza dimenticare quelle semplici misure igieniche, come lo scrupolo nel lavarsi le mani, soprattutto da parte del personale sanitario, che è sempre il miglior presidio contro questa minaccia. «Tra tante brutte notizie infatti» ha concluso il direttore degli ECDC «ce n’è almeno una incoraggiante: nel 2010, sette Paesi Europei hanno registrato un calo nei tassi della più importante causa di infezioni resistenti agli antibiotici che si possono contrarre in ambiente ospedaliero, quella da stafilococco resistente alla meticillina ( MRSA = Meticillin Resistant Staphylococcus Aureus)». Tra questi “magnifici sette” c’è la Grecia, ma non l’Italia, dove invece la tendenza è ancora in crescita e dove più di un’infezione grave da stafilococco su 4 è provocata da questi germi resistenti. C’è da sperare che l’iniziativa della Commissione Europea, il cui programma andrà attuato nei prossimi 5 anni, possa arginare la diffusione di questi superbatteri, che già oggi, oltre al loro carico in termini di vite umane, costano ogni anno più di un miliardo e mezzo di euro. I seminari SSFA al Bioparco di Ivrea Molto interessanti; ottime presentazioni; relatori molto competenti e preparati: ecco i più frequenti commenti al ciclo di seminari SSFA svolto nel corso del 2010 -2011 presso il Bioparco di Ivrea. Alla luce di questi commenti molto lusinghieri, il Bioparco ha chiesto nuovamente a SSFA di pianificare un nuovo ciclo di seminari. Il programma è stato concordato prima della pausa estiva, ed il nuovo ciclo è regolarmente iniziato lo scorso mese di ottobre 2011. I seminari hanno cadenza mensile, si svolgono in un intero pomeriggio (due relazioni di due ore ciascuna), ed affrontano temi diversi rispetto ai seminari dello scorso anno, seguendo il filo logico della scoperta dei farmaci, della sperimentazione animale, della sperimentazione clinica e dell’accesso al mercato. Inoltre, grazie alla collaborazione con AFI, sono anche previsti alcuni seminari sulla produzione dei dispositivi medici, mentre due colleghi SSFA del GdL Di- spositivi Medici parleranno di temi correlati alla sperimentazione clinica ed al ciclo di sviluppo di un dispositivo. Una novità nel programma in corso è rappresentata da due incontri con aziende impegnate sui dispositivi medici: ad ottobre si è svolto un incontro con Roche diagnostici, ed a marzo ci sarà un incontro con Baxter. Tale iniziativa ha raccolto grande interesse da entrambe le parti: da parte delle aziende, che hanno la possibilità di un contatto diretto con parecchie aziende biotech; ed anche da parte delle aziende del Bioparco, che hanno l’opportunità di un contatto diretto con loro potenziali partners. I primi seminari hanno raccolto il successo atteso, con una media di 20-25 partecipanti: un risultato che premia SSFA per l’impegno dedicato a questa iniziativa, ed anche i relatori, che devono recarsi a Ivrea a svolgere i loro seminari. Domenico Criscuolo Anno VI numero 29 Pagina 6 The good news about cancer in developing countries The Lancet More than 50% of all new cancers and two-thirds of the annual cancer mortality worldwide happen in low-income and middle-income countries. The cancer burden disproportionately affects poor people, who are more exposed to risk factors, often have no access to care or cannot afford care, and are further propelled into abject poverty by the effects of the disease. Whereas 90% of children with leukaemia are cured in high-income countries, 90% who live in the world's poorest 25 countries will die from the disease. Palliative care and pain relief is woefully inadequate. Low-income and middle-income countries now face, similar to the epidemiological transition, a cancer transition with infection-related and preventable cancers, such as cervical cancer and hepatocellular carcinoma, still rampant, and previously less common cancers, such as breast cancer, on the increase. So what is the good news? In its report Closing the Cancer Divide, released on Oct 28, the Global Task Force on Expanded Access to Cancer Care and Control in Developing Countries presents a compelling case for comprehensive action on expanded access to cancer care and control with realistic recommendations that will be beneficial beyond cancer. The task force, which was convened in November, 2009, by Harvard Medical School, Harvard School of Public Health, the Dana-Farber Cancer Institute, and the Harvard Global Equity Initiative, is upbeat and clear in its threepart summary of the report: much should be done; much could be done; much can be done. The premise that much should be done is presented with both an equity lens and an economic argument. The glaring disparities in painful deaths from preventable and treatable cancers as well as in stigma, suffering, and lack of information between high-income and lowincome countries need to be addressed on humanitarian and rights-based grounds. But equally important, and per- haps more compelling to policy makers, is the argument that avoidable cancer deaths and shortening of lives will be costly in terms of economic productivity and development. The authors state that, for all estimates, the economic value of the human life that could be saved exceeds the cost of cancer care and control. Much could be done, the report argues, by applying what its authors call a diagonal approach. For example, existing programmes, such as services for sexual and reproductive health or for HIV/AIDS, could be expanded to screen for and treat cancers. One such approach—the Pink Ribbon Red Ribbon initiative—which screens and treats for breast and cervical cancer in combination with an HIV/AIDS programme, is a good example of how services for both infectious and noncommunicable diseases can be combined. With health systems strengthening as a central goal and its emphasis on synergies and expansion of existing mechanisms, the task force deserves praise for its cooperative and inclusive approach. All too often global health initiatives are competing with one another for funds and attention to the ultimate detriment of the people whose lives they hope to improve. In the section that explains that much can be done, the report highlights a series of interventions in each of the six areas of the cancer care and control continuum: prevention, detection, diagnosis, treatment, survivorship, and palliation. The overarching areas for action recommended are five key strategies. First, innovative delivery of care, such as using telecommunication with partners at national or international centres of excellence, will allow non-specialists to bridge the human resources gap. Second, improvement of access to affordable medicines and vaccines can be achieved through price reduction strategies. Third, innovative financing mechanisms should be expanded to include cancer care and control. Or existing initiatives, such as the UN General Secretary's Every Woman Every Child strategy, might provide a commitment-based model that could be adopted for cancer control funding. Fourth, improved evidence through health information systems, such as national cancer registries, and research will help to formulate priorities and decision making at a national level. All countries are encouraged to develop, implement, and monitor national cancer plans. And fifth, stewardship and leadership for cancer care and control needs to be strengthened. Here, WHO and the International Agency for Research on Cancer are strongly called upon to take lead roles. The report is optimistic and uncompromising: move away from disease silos and the distinction between communicable and non-communicable diseases and put the human being at the centre of action. If this message is acted upon, cancer care and control in low-income and middle-income countries might indeed become a good news story in the years to come. Anno VI numero 29 Pagina 7 HEPATIC SAFETY OF ANTIBIOTICS USED IN PRIMARY CARE Andrade RJ, Tulkens PM. J Antimicrob Chemother, pubblicato on-line il 17 maggio 2011 lano da un aumento asintomatico degli enzimi epatici all'epatite acuta e insufficienza epatica fulminante. Inoltre è difficile isolare i singoli farmaci, poiché il trattamento comporta sempre associazioni di farmaci. I pazienti a rischio sono soprattutto quelli con precedenti esperienze di reazione epatotossica agli antibiotici, gli anziani o quelli con alterata funzionalità epatica, in assenza di uno stretto monitoraggio; ciò comporta una attenta valutazione da parte della medicina generale del rapporto tra i potenziali rischi e i benefici attesi. I test farmacogenetici promettono una migliore comprensione dei meccanismi che sottendono l'epatotossicità. epatotossiche con un'incidenza tale da renderle evidenti nella pratica clinica (i casi sono spesso isolati, possono avere un'insorgenza ritardata, a volte appaiono solo dopo la sospensione della terapia e possono produrre un vasta gamma di lesioni epatiche che riflettono la presenza di malattie epatiche, rendendo spesso difficile la valutazione del nesso di causalità). Al contrario, le reazioni epatotossiche legate a macrolidi, tetracicline e fluorochinoloni (in questo ordine) sono molto più rare e sono identificabili solo attraverso studi su larga scala o la segnalazione spontanea a livello mondiale. Per gli antibiotici specificamente utilizzati per la tubercolosi, gli effetti avversi oscil- Gli antibiotici utilizzati dai medici di medicina generale compaiono frequentemente nelle segnalazioni di epatossicità indotta da farmaco. La maggior parte dei casi sono idiosincrasici (la reazione avversa non può essere prevista dal profilo farmacologico del medicinale o dai test di tossicologia preclinica) e si verificano tramite una reazione immunologica o in risposta alla presenza di metaboliti epatotossici. Con l'eccezione di trovafloxacina e telitromicina (il cui uso è ora severamente limitato), l'incidenza grezza di epatotossicità a livello mondiale rimane bassa, ma variabile. Così, amoxicillina/ acido clavulanico e cotrimossazolo, così come flucloxacillina, causano reazioni A cura di Raimondo Russo Caratteristiche dell'epatotossicità indotta da antibiotici Antibiotici Danno epatico Fattori di rischio Antibiotici principalmente usati per indicazioni diverse dalla tubercolosi B-Lattamici , , Penicillina Principalmente danno epatocellulare , Oxipenicillina Principalmente epatite colestatica età (>55 anni), sesso femminile, durata prolungata del trattamento Amoxicillina/Acido Clavulanico Danno epatocellulare, epatite colestatica o entrambi età (>55 anni), sesso femminile, durata prolungata del trattamento e cicli ripetuti Cefalosporine (Ceftriaxone) Colelitiasi da ceftriaxone-calcio precipitato pazienti pediatrici, trattamento prolungato Macrolidi/Ketolidi , , Eritromicina Danno colestatico, infiammazione portale, eosinofilia e lieve necrosi epatocellulare , Telitromicina Colestasi epatocellulare e dei canalicoli biliari sesso maschile Fluorochinoloni , , Ciprofloxacina Danno epatocellulare ed epatite colestatica , Levofloxacina Danno epatocellulare ed epatite colestatica , Moxifloxacina Danno epatocellulare ed epatite colestatica , Trovafloxacina Necrosi epatica che evolve a insufficienza epatica ri-esposizione Sulfonamidi , , Sulfasalazina Danno colestatico o misto epatocellularecolestatico , Trimetoprim/Sulfametossazolo Danno colestatico o misto epatocellularecolestatico sesso femminile, positività HIV, età >75 anni Sulfadimetossina Necrosi ed epatite granulomatosa Sulfadoxina +Pirimetamina Epatite granulomatosa sesso femminile, età >65 anni Tetracicline , , Tetraciclina Steatosi microvescicolare, colestasi, duttope- sesso femminile, gravidanza, elevata dose nia intravenosa (>1,5 g die), patologia renale Doxiciclina Danno colestatico Minociclina Steatosi microvescicolare, epatite autoimmu- , ne ri-esposizione Antibiotici principalmente usati per la tubercolosi Etambutolo Epatite colestatica sesso femminile, età >60 anni, malnutrizione Isoniazide Necrosi epatocellulare sesso femminile, età >60 anni, malnutrizione, stato di acetilatore lento Pirazinamide Cirrosi centrolobulare e colestasi sesso femminile, età >60 anni, malnutrizione, epatite virale cronica Rifampicina Epatite colestatica , Streptomicina Senza epatotossicità potenziale , Anno VI numero 29 Pagina 8 SEMINARIO “LEGGE 231. REGOLE E OPPORTUNITA” Milano, 17 novembre 2011 Organizzato da Federcongressi e FISM si è tenuto allo Starhotel di Rogoredo (Milano) il seminario sul decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, avente come oggetto la “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300”. Il decreto, nel recepire normative e convenzioni internazionali, ha introdotto il concetto di responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi da amministratori, manager o dipendenti. L’attribuzione dei reati non ha luogo più soltanto alle persone fisiche che hanno commesso l’illecito, ma anche e soprattutto alle persone giuridiche come possono essere appunto le società per le quali lavora chi ha commesso il reato, quindi SpA, Srl, Sas, cooperative, fondazioni, enti pubblici e privati, in generale tutte le imprese organizzate in forma societaria, con esclusione delle imprese individuali. I principali reati previsti dal decreto sono quelli commessi contro le Pubbliche Amministrazioni, quali truffa, concussione, corruzione, percezione indebita di erogazioni pubbliche. Come ha ricordato il dr. Franco Vimercati, Presidente della FISM, Confindustria ha elaborato delle Linee Guida per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo i quali forniscono alle associazioni e alle imprese indicazioni di tipo metodologico su come predisporre un modello organizzativo idoneo a prevenire la commissione dei reati indicati nel decreto, consentendo all’ente l’esonero dalla responsabilità e dalle relative sanzioni. Anche le società scientifiche hanno concordato con AIFA modelli di contratti in concordanza con le Linee Guida, in particolare per quanto riguarda le manifestazioni congressuali ed altri eventi scientifici e gli obblighi rispettivi di promotori e provider di corsi nei quali vengano erogati crediti ECM. Le sanzioni previste in caso di illeciti amministrativi sono piuttosto gravi: oltre a sanzioni pecuniarie, sono previste sanzioni interdittive, come l’interdizione dall’esercizio di attività, la sospensione o la revoca di autorizzazioni, licenze e concessioni, il divieto di stipulare contratti con la Pubblica Amministrazione, l’esclusione da finanziamenti e contributi, la confisca. La sanzione pecuniaria e la confisca sono obbligatorie in caso di condanna e le sanzioni interdittive possono essere applicate già in fase di indagine come misura cautelare. Come hanno illustrato il prof. Sarno e l’avv. Colesella, occorre quindi che ogni società/associazione adotti un modello di organizzazione, gestione e controllo (in sostanza un sistema di pro- cedure operative e di assicurazione di qualità) onde cautelarsi da responsabilità per illeciti commessi da organi direttivi o da dipendenti e per prevenire l’adozione di provvedimenti interdettivi immediati da parte dell’Autorità Giudiziaria in caso di illeciti non ancora accertati. Ovviamente occorrerà dimostrare di avere attuato adeguate iniziative formative affinché tutto il personale sia edotto sugli adempimenti richiesti e rispetti quanto prescritto dalle Linee Guida. Il settore farmaceutico era rappresentato dalla dr.ssa Fernanda Gellona, Direttore Generale di Assobiomedica e dall’avv. Francesco Mazza, Responsabile della Direzione Legale, Fiscale e dei Rapporti con le Associazioni di Farmindustria. Ambedue gli oratori hanno sottolineato la rilevanza della legge 231 per le imprese del settore, ricordando come originariamente la procedura ECM ignorasse gli adempimenti richiesti dalla 231 e di come invece si possa ora dire che la farmaceutica sia in questo settore all’avanguardia. Occorrerebbe che anche i medici e le società scientifiche collaborino per conseguire il pieno rispetto della legge evitando che si creino situazioni che potrebbero non essere in piena linea con le esigenze di tracciabilità e trasparenza che la legge persegue. Luciano M. Fuccella Luca Pani : “Anteporre la tutela del paziente al mercato” ll Direttore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco prof. Luca Pani è intervenuto durante l’audizione congiunta delle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera e Bilancio del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul decreto-legge 6 dicembre 2011 n.201 che, all’art.32, prevede la liberalizzazione della vendita dei farmaci di Fascia C, al di fuori delle farmacie. Il prof. Pani, nel sottolineare l’imprescindibile dovere di AIFA di tutelare la salute dei cittadini, ha evidenziato la differenza dei prodotti di consumo, soggetti a logiche di mercato, rispetto ai medicinali che si distinguono per le loro caratteristiche e per l’incidenza che hanno sulla salute delle persone. Il Direttore Generale, nel corso dell’audizione, ha sottolineato inoltre l’impegno a continuare ad assicurare qualità e sicurezza ai cittadini affinché questi non siano mai penalizzati, indipendentemente dal possibile allargamento del mercato dei farmaci il cui volume di affari, tra farmaci da banco e farmaci di fascia C soggetti a prescrizione medica, in totale, è di circa cinque miliardi di euro. Il prof. Pani ha infine ricordato che cambierà la Farmacovigilanza e tutti gli attori del sistema saranno chiamati a svolgere un ruolo quanto più attivo possibile nella segnalazione ad AIFA delle reazioni avverse. Anno VI numero 29 Pagina 9 PHARMACOGENETICS OF CUTANEOUS ADVERSE DRUG REACTIONS Aihara M - J Dermatol 2011; 38:246-54 Le reazioni di ipersensibilità indotte da farmaci sono di grande interesse medico in quanto associate a morbilità e mortalità elevate. Inoltresono impossibili da prevedere individualmente. Nel campo delle reazioni avverse cutanee gravi da farmaco (ADR cutanee), come la sindrome di Stevens-Johnson (SJS), la necrolisi epidermica tossica (TEN) e la sindrome di ipersensibilità farmaco-indotta (DHIS) o il rash farmacologico con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS), sono stati recentemente compiuti importanti progressi grazie a studi di associazione tra gli alleli HLA e l'ipersensibilità ai farmaci indotta da prodotti specifici. I risulFarmaco tati di questi studi di farmacogenomica consentiranno la predizione del rischio di reazioni avverse in pazienti trattati con alcuni farmaci, tra cui carbamazepina e altri farmaci antiepilettici aromatici, allopurinolo e abacavir. Tuttavia, diversi gruppi etnici mostrano variazioni nelle associazioni genetiche. Una forte associazione tra SJS/TEN carbamazepinaindotte e HLA-B1502 è stata trovata nei pazienti del sud-est asiatico, ma non nei pazienti caucasici e giapponesi. Associazioni moderate tra ammine aromatiche anticonvulsivanti e altri alleli HLA sono state proposte in pazienti giapponesi. Al contrario, HLA-B5801 è risultato essere associato con ADR cutanee indotte da allopurinolo, tra cui SJS/TEN e DIHS/DRESS, in pazienti caucasici e asiatici, tra cui i giapponesi. Queste differenze possono, almeno in parte, essere dovute a diversità nelle frequenze alleliche nei diversi gruppi etnici. Questo articolo esamina i progressi compiuti nel campo della farmacogenomica, associati principalmente a carbamazepina e allopurinolo in diversi gruppi etnici. Lo screening farmacogenetico basato sulle associazioni tra le reazioni avverse e specifici alleli HLA aiuta ad evitare le gravi condizioni associate a ipersensibilità da farmaci. HLA-B Razza ADR Selettività Carbamazepina 1502 Cinesi Han (Taiwan) SJS/TEN 59/60 . . Cinesi Han (Hong Kong) SJS/TEN 4/4 . . Asiatici in Europa SJS/TEN 4/4 . . Thai SJS 37/42 . . Indians SJS 6/8 . . Caucasici SJS/TEN 0/8 . . Giapponesi SJS/TEN 0/15 . . Cinesi Han (Taiwan) DIHS 0/13 . . Caucasici DIHS 0/56 . 1511 Giapponesi SJS/TEN 4/15 Fenitoina 1502 Cinesi Han (Taiwan) SJS/TEN 8/26 . . Thai SJS»TEN 4/4 Lamotrigina 1502 Cinesi Han (Taiwan) SJS 2/6 Oxcarbazepina . Cinesi Han (Taiwan) SJS 3/3 Allopurinolo 5801 Cinesi Han (Taiwan) SJS/TEN o DIHS/DRESS 51/51 . . Thai SJS/TEN 27/27 . . Caucasici SJS/TEN 15/27 . . Giapponesi SJS/TEN/DIHS 3/3 . . Giapponesi SJS/TEN 4/10 5701 Caucasici Ipersensibilità 57/130 42/42 Anticonvulsivanti Ipouricemizzanti Antiretrovirali Abacavir . . . Ipersensibilità (patch test+) . . Neri Ipersensibilità 10/69 5/5 . . . Ipersensibilità (patch test+) . . Giapponesi Ipersensibilità 0/7 Nevirapina 3505 Thai Ipersensibilità 25/143 . Cw8 Giapponesi Ipersensibilità 5/12 . Cw8 Sardi Ipersensibilità 6/3 . B14 Sardi Ipersensibilità 6/13 SJS = sindorme di Stevens-Johnson; TEN = necrolisi epidermica tossica. A cura di Raimondo Russo Anno VI numero 29 Pagina 10 Oggi parliamo di….. …un nuovo modello animale per lo studio del morbo di Alzheimer? …una proteina leucemica come nuovo target del morbo di Alzheimer? …una nuova proteina target espressa nel morbo di Alzheimer? I classici segni istopatologici, diagnostici del morbo di Alzheimer, sono l’accumulo, nel cervello, di placche di ȕ-amiloide e di grovigli (tangles) di neurofibrille composte dalla proteina tau intracellulare iperfosforilata (tau inclusions), autoassemblata in filamenti elicoidali e lineari appaiati. In condizioni normali, la proteina tau interagisce con la tubulina per modulare la stabilità dei microtubuli assonali. Se, però, è mutata (iperfosforilata), provoca disgregazione e scompaginamento dei microtubuli e ciò porta a gravi patologie neurodegenerative dette “taupatie”. Una di queste è il morbo di Alzheimer. Neuroscienziati della Northwestern University (IL, USA) hanno dimostrato per primi che le “tau inclusions” devono essere presenti per permettere alla ȕamiloide di indurre la degenerazione delle cellule cerebrali tipica del morbo di Alzheimer. Ma placche di amiloide e grovigli di neurofibrille non sembrano spiegare, da sole, la grave degenerazione che si sviluppa nel cervello dei pazienti affetti da questa patologia. Una ricerca condotta da Peter Davies al Feinstein Institute’s Litwin-Zucker Center for Research in Alzheimer’s Disease and Memory Disorders (NY, USA), ha dimostrato che una neurodegenerazione simile a quella riscontrata nei pazienti con Alzheimer può essere indotta dall’attivazione di c-Abl (Abelson tyrosine kinase), una tirosina chinasi che regola il differenziamento, la divisione e l’adesione cellulare ed il cui meccanismo di autoinibizione risulta alterato nei linfociti B di pazienti affetti da leucemia mieloide cronica (CML). Nei pazienti leucemici l’inibizione di c-Abl con l’antitumorale Gleevec previene la divisione cellulare. In condizioni fisiologiche, cascate di segnale dipendenti dalla fosforilazione della tirosina giocano un ruolo dominante nella formazione di un percorso assonale. La tirosina chinasi cAbl partecipa a diverse vie di segnale che controllano sia la crescita che la direzione del cono di emergenza dell’assone, in risposta a spinte di orien- tamento assonale. Peter Davies e collaboratori ipotizzano che c-Abl sia responsabile della neurodegenerazione cerebrale dei malati di Alzheimer, perché questa tirosina chinasi, che si localizza nelle placche di amiloide e nei grovigli di neurofibrille tipiche dell’Alzheimer, fosforila la proteina tau e regola divisione cellulare ed apoptosi. Il ruolo di c-Abl nella divisione cellulare è particolarmente rilevante perché si sospetta che un’aberrante divisione cellulare sia responsabile della degenerazione cerebrale in questi pazienti. Per chiarire questa ipotesi, Davies ed il suo team hanno investigato gli effetti dell’ iperespressione di c-Abl in topi doppi transgenici. Questi topi esprimono una forma attiva del gene umano ABL1 sotto il controllo del promotore calcio-calmodulina-dipendente chinasi II (Camk2a) specifica del proencefalo (in particolare ippocampo e neocortex) murino. L’espressione del transgene può essere regolata con tetraciclina o con doxiciclina: questi topi, alimentati con dieta normale priva di doxiciclina, esprimono, soprattutto nell’ippocampo, la proteina transgenica c-Abl attivata e sviluppano un’iniziale gliosi ed astrocitosi reattiva che portano ad una grave e progressiva neurodegenerazione nella regione CA-1 dell’ippocampo e ad una morte prematura dell’animale. Al contrario, somministrando una dieta integrata con doxiciclina, si spegne il transgene e si previene il manifestarsi del fenotipo neurologico. Questi topi hanno un’attività c-Abl 20-30 volte maggiore del topo normale, un’aumentata fosforilazione della proteina tau, abnormi microgliosi (accumulo di cellule della microglia) ed astrocitosi (esagerato aumento degli astrociti e distruzione dei neuroni circostanti). Nella maggioranza dei topi più anziani (21-24 settimane di età), la neurodegenerazione culmina nella quasi completa perdita di neuroni nella regione CA1 dell’ippocampo. Non si osservano, neppure nei topi più vecchi di questa popolazione anziana, placche di amiloide né grovigli di neurofibrille: ciò sta ad indicare che né le une né le altre sono responsabili della neurodegenerazione osservata. Sorprendentemente, le femmine sopravvivono a 24-26 settimane di dieta, mentre i maschi non superano le 12-15 settimane. Non sono note le cause di questa differenza tra i sessi. Questo topo può essere un importante modello di patologia per testare l’efficacia di nuove molecole che spengono il gene c-Abl. Questo team di ricercatori ha anche analizzato nei topi gli effetti della iperespressione di Arg (prodotta dal gene ABL2), proteina sorella di c-Abl. Le due proteine, Abl-1 e Arg, sono altamente omologhe, condividendo approssimativamente il 90% delle sequenze del loro dominio chinasico, ed ambedue fosforilano il residuo di tirosina nella posizione 394 della proteina tau. Benchè i livelli di espressione dei transgeni e l’attività chinasica siano simili nei due ceppi, i topi ArgPP/tTA non sviluppano lo stesso quadro patologico dei topi AblPP/tTA, neanche dopo 30 settimane di dieta, dimostrando la specificità dell’effetto di c-Abl nella fisiopatologia dell’Alzheimer. In conclusione, Davies ed il suo team hanno dimostrato, con dati robusti e concordi, che la patologia neurodegenerativa e neuroinfiammatoria espressa nei topi AblPP/tTA è dovuta all’attività di c-Abl, suggerendo che questa proteina giochi un ruolo significativo nel morbo di Alzheimer e che possa rappresentare un importante target terapeutico nella lotta contro questa patologia, devastante sia per il singolo paziente che per la società. Domenico Barone Anno VI numero 29 Pagina 11 New job opportunities in Pharma Since 2001, 300,000 pharma employees have lost their jobs, primarily in R&D and sales. That's according to Clifford Mintz, the founder of BioInsights, which develops and offers bioscience education and training. Mintz spoke at a session on new job opportunities in biotech and pharma at the annual AAPS meeting in Washington, D.C. While the losses have been steep, they're balanced by emerging, in-demand careers in the industry. The industry's struggles are well-known: Many companies are facing loss of exclusivity on their biggest sellers but have little in the pipeline to pick up the slack. Productivity is dropping as the cost of bringing a new drug to market soars. Government and payers want more effective drugs for less money. The list goes on. Developers are looking to new markets and new technologies to address these issues. But how do these trends play out for the pharma job seeker? Many people, particularly Ph.D.s, may have to consider getting additional training if they want to land their dream job. "Companies used to be willing to just hire smart people. But with the economic downturn and global competition, companies can no longer afford to invest in people who have promise. They need to see proven skills," Mintz explained. With the right blend of skills and experience, however, there still some pharma jobs that are in demand. Clinical Research and Regulatory Affairs "Clinical research is the lifeblood of the industry," Mintz said. As developers expand in emerging markets, there's a particular demand for people to manage and organize overseas clinical trials. "There's a huge need for clinical research professionals worldwide," he said, noting that most Phase I and II trials are conducted outside of the U.S. Another one of the industry's perennial needs is regulatory affairs professionals. "Regulatory affairs experience is a skill that all companies large and small would die to get their hands on," explained Mintz. The increasingly complex and uncertain world of FDA regulation--particularly when it comes to new technology and science--means that companies are always on the prowl for individuals with solid regulatory knowledge and ability to interact with the FDA. You can read more about the demand for clinical research and regulatory affairs jobs. Biomanufacturing The pharma industry's interest in biologics remains strong--just look at Sanofi's buyout of Genzyme, or Roche's purchase of Genentech. They're lured by disease-altering biologics that are less likely to face generic competition than traditional drugs. As a result, there's been increased demand for professionals who can navigate the complex world of biomanufacturing. Those with a background in upstream and downstream processes, large-scale protein purification, fermentation technology and bioengineering can make the transition to biomanufacturing. Healthcare Information Technology The rise of bioinformatics and genomics coupled with the push for electronic medical records has created jobs in healthcare information technology. Health informatics--the intersection of healthcare and IT--is ideal for people with expertise in genomics, bioinformatics or software that understand how to work with and manipulate large data sets and databases. The Obama administration has made EHRs a priority, and there's a need for software engineers and biologists who are comfortable working with medical information. Medical Devices "The medical devices industry has been experiencing explosive growth for the past decade," Mintz said. Regulatory hurdles in the medical device industry are much lower than they are for biologics or small molecules, making the industry a more stable alternative to biotech and pharma. The demand for devices, which address problems that can't be treated with medicine, will continue to grow as the population ages. Job seekers with strong backgrounds in bioinformatics, genomics, engineering and translational medicine are best suited to this field. Medical Communications Medical communications--which includes medical writing, editing, graphic design and science journalism--continues to boom. The demand for these jobs has risen because companies need a slew of communication materials to send to patients, physicians, researchers, investigators and the general public about their products and business. Patent Law and Technology Transfer Recent changes to U.S. patent laws have increased the demand for patent agents and patent attorneys in the life sciences field. Pharma's growing reliance on basic research from learning institutions means that there's a need for technology transfer experts. These experts manage the patent estate and intellectual property of universities and colleges that may engage in licensing deals with the industry. A law degree is a must to compete in this field. A cura di Domenico Criscuolo Anno VI numero 29 Pagina 12 NOTIZIE DALL’ITALIA Gli scienziati: nella crisi investire in ricerca «Nonostante le pressioni per i piani di austerità, investire nella ricerca ora potrebbe dare enormi benefici. Senza una struttura adeguata della ricerca si va incontro a un futuro oscuro». Lo sottolinea un'editoriale pubblicato su Nature, dedicato a Italia, Spagna e Grecia, e condiviso da Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri e tra i fondatori del Gruppo 2003. Cinquanta scienziati appartenenti al Gruppo hanno appena inviato al presidente del Consiglio Mario Monti una proposta nella quale si chiede che il patrimonio di risorse intellettuali del Paese sia valorizzato proprio in un momento di crisi. «La priorità» ha detto Garattini «è aumentare le risorse per evitare il sottosviluppo». L'Italia, del resto, destina alla ricerca meno di altri Paesi dell'Unione Europea. Intanto il consiglio nazionale di bioetica, su proposta dello stesso direttore del Mario Negri ha chiesto di ridefinire la soglia di rarità per stabilire quali farmaci sono orfani. «Il titolo di "farmaco orfano" e i relativi benefici » ha detto Garattini all'Osservatorio malattie rare «dovrebbero essere riservati a quelle molecole che sono destinate alle malattie effettivamente rare. I benefici dello status orfano sono stati introdotti per permettere a malattie molto rare di avere delle terapie, farmaci che senza un regime di particolare favore non troverebbero nessuno disposto a investirci». Secondo il farmacologo, la soglia di rarità andrebbe fissata a 5 casi ogni 100.000 pazienti in luogo degli attuali 5 ogni 10.000: quindi una riduzione ad un decimo della soglia attuale. «Attenzione però» avverte «i benefici in termini di reti assistenziali e sanitarie per i malati rari così come definiti oggi non devono essere toccati. L'individuazione della soglia più bassa servirà solo per la designazione orfana. Si tratta, per essere precisi, di individuare un sottogruppo di malattie molto rare o rarissime che hanno bisogno di maggior aiuto, non di togliere qualche cosa alle altre». Il nuovo ministro della Salute e' Renato Balduzzi Il nuovo ministro della Salute è Renato Balduzzi, nato a Voghera il 12 febbraio 1955, sposato con tre figli e attuale direttore dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS). Balduzzi succede a Ferruccio Fazio. Dopo aver conseguito nel marzo 1979 la laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Genova discutendo con il professor Lorenzo Acquarone una tesi sul tema "Il controllo della Corte dei Conti sui decreti-legge e sui decreti delegati", massimo dei voti e dignità di stampa, ha compiuto, sotto la guida del professor Federico Sorrentino, studi di diritto costituzionale europeo presso la Commissione della Comunità economica europea (19811982) e l'Istituto universitario europeo e di diritto costituzionale comparato presso l'Università di Paris X - Nanterre (1985-1986), sotto la guida del professor Michel Troper. Nell'Università del Piemonte Orientale 'A. Avogadro' è, dal 2008, coordinatore del dottorato di ricerca su “Autonomie locali, servizi pubblici e diritti di cittadinanza” e, dal 2007, direttore del centro di eccellenza interfacoltà di servizi per il management sanitario. È stato consigliere giuridico dei ministri della difesa (1989-1992), della sanità (1996-2000) e delle politiche per la famiglia (2006-2008). Ha ricoperto l'incarico di capo dell'ufficio legislativo del ministero della sanità dal 1997 al 1999, presiedendo altresì la commissione ministeriale per la riforma sanitaria. Dal 2009 è presidente del nucleo di valutazione dell'azienda ospedaliero-universitaria 'Maggiore della Carità' di Novara e, dal 2006, del comitato di indirizzo dell'azienda ospedalierouniversitaria Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna. È presidente di AGENAS dal febbraio 2007. È componente del comitato scientifico delle riviste Quaderni regionali, Amministrazione in cammino, Politiche sanitarie, Dialoghi e Studium. Dal 2002 al 2009 è stato presidente nazionale del movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC, già Movimento Laureati di Azione Cattolica) ed attualmente è componente per l'Italia dello European Liaison Committee di Pax Romana-MIIC (Mouvement International des Intellectuels Catholiques) e di ICMICA (International Catholic Mouvement for Intellectual and Cultural Affairs). È direttore, dal 2003, del bimestrale culturale Coscienza. Ha fondato e diretto, dal 1989 al 1992, la rivista culturale Nuova Politeia. Dati Agenas: nei primi 9 mesi 2011, spesa farmaceutica convenzionata -7,7% Dai dati Agenas, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, emerge che nei primi 9 mesi del 2011 si è registrato un 7,7% della spesa farmaceutica convenzionata netta a livello nazionale rispetto al 2010, presumibilmente determinato dalle manovre di contenimento attuate sia a livello centrale che regionale. Tutte le Regioni riportano valori negativi, con Calabria, Puglia e Campania che hanno contenuto la propria spesa fino al 15%. Risparmio a cui ha contribuito il ticket (compartecipazione e ticket fisso) che in queste Regioni ha un peso percentuale sulla spesa lorda superiore al 10%. Leggero aumento del numero di ricette (+0,6% confronto al 2010), con picchi in Basilicata (+6,0%), P.A. di Bolzano (+4,0%) e P.A. di Trento (3,8%). Trend negativi in Campania (-8,1%), Puglia (-6,1%) e Calabria (-1,2%) perchè interessate da piani di rientro. Tutte le Regioni hanno un ticket in aumento nei primi 9 mesi del 2011, in alcuni casi più che raddoppiato, Puglia +124% e Campania +112,9%. Anno VI numero 29 Pagina 13 NOTIZIE DALL’ITALIA Epatite C: ricercatori italiani scoprono nuovo vaccino Ricercatori italiani hanno messo a punto un vaccino per l'epatite C usando come base virus di scimpanzè innocui per l'uomo ma capaci di indurre reazioni immunitarie molto più potenti di quelle dei vaccini classici. Il vaccino ha già superato la sperimentazione clinica di Fase I. La notizia è stata pubblicata su Translational Medicine edita da Science. Il traguardo si deve all'azienda Okairos i cui laboratori si trovano presso il centro di biotecnologie del Ceinge di Napoli. Censis, per un italiano su tre il SSN è peggiorato Accentuazione delle differenze in termini di qualità tra i sistemi sanitari regionali (35,2%), danni irreparabili dall'interferenza della politica (35%), tagli all'offerta resi indispensabili dai problemi di disavanzo (21,8%), ma anche un'incapacità a sviluppare i servizi realmente necessari come l'assistenza domiciliare territoriale (18%) e un intasamento delle strutture e dei servizi prodotto da invecchiamento e diffusione delle patologie croniche (16,3%). Sono queste le principali preoccupazioni che affliggono i cittadini rispetto al Servizio sanitario secondo la fotografia scattata dal 45mo Rapporto annuale del Censis. Sulla base dei dati dell'indagine Forum per la Ricerca Biomedica-Censis, in particolare, a emergere è che quasi un italiano su tre, il 28,9%, nonostante gli sforzi delle Regioni per rimettere in ordine i conti, giudica peggiorato negli ultimi due anni il servizio sanitario, il 60% registra una sostanziale stabilità, mentre l'11% percepisce un miglioramento. D'altra parte, il rapporto evidenzia come nel periodo 2001-2010 le Regioni con piano di rientro hanno registrato un incremento della spesa del 19%, contro al 26,9% del resto delle Regioni. Per il periodo 2006-2010 spicca il tasso di contenimento delle uscite che hanno registrato la Sicilia (oltre il -10%), l'Abruzzo (-4,4%), il Lazio (-3%) e la Campania (-1,9%). «Alla luce di questi dati» è il commento della FP-Cgil «va predisposto un piano di reinvestimento sul servizio sanitario nazionale, oggi definanziato rispetto al fabbisogno dichiarato dalle Regioni, abbandonata una visione che mette al centro il solo ospedale come struttura di servizio, a vantaggio di una sanità di prossimità, ripensato il sistema di governo dei bilanci, che deve essere orientato al rispetto dei Lea, stabilite nuove modalità di integrazione e partecipazione dei cittadini alla gestione dei servizi sanitari». Tra gli altri aspetti che emergono dal rapporto, è che «le donne dichiarano condizioni di salute buone in quote sistematicamente inferiori ai maschi, mentre più spesso affermano di soffrire di due o più malattie croniche». Per quanto riguarda invece le prestazioni sanitarie erogate agli immigrati, «la spesa è di quasi 3 miliardi di euro, pari a circa il 2,8% del totale della spesa sanitaria pubblica nel 2010. Tra il 2009 e il 2010 i migranti richiedenti sono cresciuti del 22%, più del doppio rispetto agli italiani (+9,7%)». Quintiles tra le prime in Italia per qualità dell'ambiente lavorativo Il Gruppo Quintiles conquista il 9° posto nella classifica delle aziende in Italia con il miglior ambiente di lavoro stilata dal Great Place to Work Institute. La multinazionale, che affianca strategicamente le aziende del settore farmaceutico e biotecnologico attraverso la fornitura di servizi, è al 25° posto della classifica europea. Quintiles ha più di 23.000 dipendenti nel mondo (800 in Italia) ed un fatturato globale 2010 superiore ai 3 miliardi di dollari (100 milioni in Italia). Per il 2012 l'azienda ha un piano d’assunzioni di circa 100 unità in Italia. Scomparso Marco Venturini, presidente AIOM È venuto a mancare Marco Venturini, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La notizia ha profondamente sconvolto l'intera oncologia italiana, che si stringe intorno alla famiglia. Nato a Carrara (MS) il 6 settembre 1954, si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1982 presso l'Università di Pisa e specializzato in oncologia nel 1985 all'Università di Genova. Dal 1986 al 2006 ha ricoperto varie qualifiche all'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova. Dal 2006 era direttore del Dipartimento di oncologia all'Ospedale Sacrocuore Don Calabria di Negrar (VR). È stato segretario nazionale dell'AIOM, coordinatore del Gruppo italiano del carcinoma della mammella e del Gruppo italiano del carcinoma renale, coordinatore delle Linee guida nazionali dell'AIOM sul carcinoma mammario (dal 2002), Membro della commissione di esperti dell'ESMO per il carcinoma mammario (dal 2001). È stato, inoltre, autore di oltre 170 articoli scientifici, relatore a circa 350 corsi e congressi nazionali ed internazionali, titolare di 7 progetti di ricerca clinica finanziati da AIRC, CNR e Ministero della Salute, membro del comitato di redazione di diverse riviste scientifiche. Il 6 dicembre scorso aveva presentato, alla presenza del Ministro Renato Balduzzi, il volume "I numeri del cancro 2011", all'Auditorium del Ministero della Salute. Anno VI numero 29 Pagina 14 NOTIZIE DAL MONDO Antibiotici nell'alimentazione animale da bandire Due ricercatori della Tufts University School of Medicine di Boston (USA), Bonnie M. Marshall e Stuart B. Levy, affrontano, attraverso una revisione critica della letteratura, il problema dell'utilizzo degli antibiotici nell'alimentazione degli animali da allevamento a scopo non terapeutico ma principalmente per favorirne la crescita: uso indicato come una tra le principali cause dell'antibiotico-resistenza. Gli autori riportano stime secondo cui l'utilizzo non terapeutico è otto volte superiore alla somministrazione effettuata allo scopo di curare animali ammalati. Nel lungo termine, si crea un ambiente ottimale che consente ai geni resistenti agli antibiotici di moltiplicarsi. «Fondamentalmente» si riporta nello studio «gli animali si trasformano in "fabbriche" per la produzione e distribuzione di batteri resistenti agli antibiotici, come salmonella e MRSA, (stafilococco aureo meticillino-resistente)». L'antibiotico-resistenza si può trasferire ad altri batteri e, anche se gli allevatori non utilizzano farmaci abitualmente usati per l'uomo, alla lunga si produce comunque un fenomeno di resistenza. Diversi studi citati nella revisione dimostrano che questi batteri passano facilmente dagli animali agli uomini con cui sono strettamente a contatto, come veterinari o allevatori, e poi alle loro famiglie. Il 90% degli antibiotici somministrati agli animali finisce nell'ambiente e la resistenza si diffonde direttamente per contatto oppure in via indiretta, attraverso l'acqua, l'aria e la catena alimentare. Nel proporre un bando all'utilizzo degli antibiotici nell'alimentazione degli animali, gli autori della ricerca ricordano le gravi conseguenze della progressiva estensione del fenomeno. Solo negli Usa, i costi per combattere infezioni antibiotico-resistenti sono calcolati in 20 miliardi di dollari all'anno, più altri 8 ascrivibili ai costi aggiuntivi di ospedalizzazione. Senza contare le ben più gravi sofferenze che ne derivano ai pazienti. EMA boosts war on adverse drug reactions The European Medicines Agency (EMA) plans to scale up its battle against harmful drug reactions in 2012 after citing figures that the problem costs thousands of lives and €79 billion a year. The agency's management board, in a meeting held on December 15, 2011, supported a program that puts into action the new pharmacovigilance legislation, which calls for the formation of a new committee to address issues related to drug safety in Europe. A component of the EMA's 2012 work plan budget of €222.5 million, the Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC), is expected to meet for the first time in July 2012 after the new legislation kicks in June, according to the EMA's release. Part the group's work involves an overhaul of how EU countries coordinate monitoring of adverse drug reactions, and the monitoring of the effectiveness of risk management systems. Plans call for its Coordination Group to meet for the first time in September 2012. Adverse drug reactions are a huge problem in Europe and beyond. According to an EMA presentation in June 2011, there are an estimated 197,000 deaths from adverse drug reactions per year in EU countries. The lethal events are the fifth leading cause of death in hospitals in the EU and the reason for 5% of hospital admissions. And it turns out that patients aren't safe from such drug reactions after they get to hospitals, where 5% of patients suffer adverse drug reactions. Gran Bretagna, fa discutere l'iter rapido per farmaci sperimentali Condivisione dei dati (data sparing) dei pazienti del National Health Service con le industrie, studi clinici negli ospedali e iter più rapido per i farmaci sperimentali. Queste le intenzioni annunciate dal primo ministro David Cameron, per aiutare l'industria farmaceutica britannica a riacquistare il suo primato sui mercati mondiali: ma gli inglesi si interrogano sull’opportunità di queste misure, con alcune perplessità. Stando a quanto riporta la BBC, il governo vorrebbe da una parte «condividere le cartelle cliniche dei pazienti con le aziende sanitarie private» dall'altra, con «piani controversi» offrire alle compagnie più «libertà di eseguire sperimentazioni cliniche all'interno di ospedali». Inoltre, il governo inglese vuole anche accelerare il processo di autorizzazione dei trattamenti sperimentali, in modo che i pazienti con gravi patologie, come neoplasie o malattie degenerative, possano ottenere un accesso più rapido ai farmaci. «L'obiettivo è che il National Health Service lavori mano nella mano con l'industria diventando il più veloce nel mondo ad adottare innovazioni» ha dichiarato Cameron. Con queste iniziative, commenta la BBC, il governo risponde «anche ai tempi di difficile congiuntura economica che attendono il settore della biomedica» in cui «la pipeline di innovazione farmaci non scorre più come una volta e il numero di medicinali in fase finale di sviluppo è diminuito» e gli studi clinici hanno costi crescenti. Il segnale più tangibile secondo l'emittente inglese, «è venuto all'inizio di quest'anno, quando Pfizer ha annunciato che stava chiudendo il suo centro di ricerca nel Kent, che impiega 2.400 persone, e dove è stato sviluppato il sildenafil». Cameron ha difeso le sue intenzioni argomentando che il “data sparing” sarà anonimo e aiuterà i ricercatori del settore privato a sviluppare e testare nuove terapie e ha aggiunto: «La pressione sui bilanci della sanità in Occidente, le economie emergenti in Oriente, l'invecchiamento della popolazione, l'esplosione di conoscenza, sono elementi che spingono a creare un nuovo paradigma per le scienze della vita e in questo nuovo paradigma, dobbiamo fare in modo che il Regno Unito rimanga avanti». Anno VI numero 29 Pagina 15 NOTIZIE DAL MONDO With Vaccines, Bill Gates Changes The World Again The Republic of Chad, a landlocked desert dictatorship once described by Forbes as the planet’s most corrupt, is a strange place to find Bill Gates. Yet there he was in September, beside Chad’s Qaddafi-trained president, General Idriss Deby. “He and I walked around giving polio drops to a bunch of kids,” recalls Gates. “I shared in confidence with him some views of how he might be even more effective in the way he manages his campaign.” Yes, a far cry from hunkering down with Paul Allen in an Albuquerque motel to reimagine how the world conveys information, or with Warren Buffett in Sun Valley to brainstorm the future of philanthropy. But to Gates diplomacy with thugs is now just as important, a dispassionate component of what he views as his final legacy. “The metric of success is lives saved, kids who aren’t crippled,” says Gates. “Which is slightly different than units sold, profits achieved. But it’s all very measurable, and you can set ambitious goals and see how you do.” Notice the words: metric, measurable, goals. While Gates’ vaccine-based giving—closing in on $6 billion to fight measles, hepatitis B, rotavirus and AIDS, among others—is part of the largest, most human-driven philanthropy in the history of mankind, what’s missing in his language are the individual -humans. In many ways that’s the point. Gates’ clipped manner in discussing the children he and his wife met in India and Africa (“Melinda and I spend time with these kids, and we see that they’re suffering; they’re dying”) disappears when the underlying numbers come up, his speech getting more rapid, his voice ever higher. “A 23-cent vaccine,” he says, “and you’ll never get measles,” a disease that “at its peak was killing about a million and a half a year; it’s down below 300,000.” Gates rattles off milestones in the history of global health and the prices of vaccines down to the penny, but blanks on the name of one of his favorite vaccine heroes, John Enders, the late Nobel laureate, or Joe Cohen, a key inventor of the new malaria vaccine Gates helped bankroll. It’s heady, historic stuff: America’s richest man—he’d be the world’s richest had he not already given away so much money—still in his prime (he just turned 56), with the reputation, resources and determination to stamp out infectious disease. “I’d be deeply disappointed,” says Gates, if in the next 25 years he can’t lower the death toll by 80%. Otherwise, “we’re just not doing our job very well.” Sitting with Gates, overlooking the Bill and Melinda Gates Foundation’s gleaming new $500 million campus, full of glimmering reflecting pools and glass edifices, it’s possible to see a future with exponentially less pain and suffering. It’s also a remarkably incisive exercise in getting inside the brain of one of history’s greatest business visionaries. By dissecting with him and his wife, Melinda, how he tackles this grand human problem, you can also learn intuitively how he built Microsoft. How a mechanical genius methodically tackles an abstract problem. And perhaps most of all, how power and capital—both literal and politiMelinda Gates cal—can be spent to maximize positive impact on in Kenya the world. BMS miglior farmaceutica 2011 per Forbes Forbes, rivista economico finanziaria statunitense, ha scelto Bristol-Myer Squibb come migliore azienda farmaceutica del 2011. Il titolo ha mostrato guadagni costanti per diversi anni, ma nel 2011 le azioni dell'azienda quotata alla borsa di New York sono salite del 32% e hanno toccato 35 dollari ad azione. Trial clinici: troppi dati oscurati e non resi pubblici Molti risultati dei trial clinici non vengono resi pubblici e spesso anche quelli resi noti sono parziali e non soddisfacenti. Queste le conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori che hanno condotto una serie di analisi sull'argomento pubblicate in questi giorni sul British Medical Journal (BMJ 2012;344:d8141). Secondo lo studio, la pubblicazione dei risultati delle prime fasi degli studi sperimentali sui farmaci avviene solo nel 20% dei casi, con possibili danni per il paziente e costi non necessari per il sistema sanitario. Le nuove regole stabilite da FDA nel 2007 hanno reso obbligatoria la pubblicazione di un sommario dei risultati sul sito web ClinicalTrials.gov per tutti gli studi entro 12 mesi dalla loro conclusione. Dal 2008 inoltre la federazione internazionale delle aziende farmaceutiche ha richiesto ai suoi membri di registrare tutti gli studi condotti su pazienti e di pubblicare un sommario dei risultati. Ma in realtà gran parte dei dati viene nascosta o pubblicata in maniera non soddisfacente. Analizzando i dati del 2009 i ricercatori inglesi hanno visto infatti che solo per il 22% degli studi registrati su ClinicalTrials.gov sono stati resi disponibili i dati un anno dopo la fine della sperimentazione. E meno della metà di tutti gli studi finanziati dal National Institutes of Health degli Usa viene pubblicata su riviste entro 30 mesi dalla loro fine. Inoltre, quando nelle revisioni degli studi sui farmaci si considerano anche i dati precedentemente non pubblicati, i risultati sono spesso diversi. Anno VI numero 29 A Pagina 16 report The Food and Drug Administration (FDA) is entrusted with promoting and protecting the health and well-being of Americans. This means making sure that the medicines they take today are safe and that they work. But FDA also has another important role: promoting the innovation to ensure that life-saving medicines continue to be developed and that Americans have access to new medicines as early as possible. One important means of supporting innovation is to maintain a state-of-the art drug approval process that brings important drugs to market quickly and efficiently. FDA’s performance during the most recent fiscal year (October 1, 2010 – September 30, 2011) demonstrates that the FDA continues to lead the world in rapid, high-quality drug reviews. FDA approved 35 innovative drugs in FY 2011, many of them groundbreaking. This is among the highest number of approvals in the past decade, surpassed only by 2009 (37). But few years have seen as many important advances for patients. These drugs offer important advances in the treatment for hepatitis C, late-stage prostate cancer, lupus, drug resistant skin infections, pneumonia, and other serious and life-threatening diseases including: • Seven new medicines that provide major advances in cancer treatment. • Ten drugs for “orphan” diseases which have few or no treatments because of their small patient populations. • Two new therapies, for lung cancer and melanoma, that are breakthrough products for personalized medicine: each was approved with a diagnostic test that helps to identify patients for whom the drug is most likely to bring benefits. FDA accelerated the review and approval of these important drugs by utilizing “expedited approval” pathways and by streamlining clinical trial requirements to permit smaller, shorter, or fewer studies wherever possible. With the help of these tools and the resources collected under the Prescription Drug User Fee Act (PDUFA), FDA was able to review these 35 important drugs quickly and efficiently. • FDA approved 24 – almost 70% – of the from the 35 new drugs before any other country in the world, including the European Union (EU); • FDA approved nearly half – 16 – of the innovative drugs under the agency’s “priority review” program for drugs that may offer major advances in treatment; priority reviews carry a six-month target date for review; • FDA approved all but one of the 35 drugs on or before the target dates for approval agreed to with industry under the PDUFA; and • FDA approved the majority of these innovative drugs on the “first cycle,” that is, without requests for additional information. FDA’s performance continued the agency’s global drug-review leadership in recent years. For example, in a review of 57 novel drugs approved in both the US and EU between 2006 and 2010, FDA’s median time to approval for priority review drugs was less than half that of the EU’s (6 months versus13.2 months); for standard drug reviews, FDA’s median time to approval was 13 months versus the EU’s 14.7 months. These results reflect many improvements in FDA’s drug approval process in the last several years. The agency made great strides forward to speed the development and availability of drugs for serious or lifethreatening diseases; it launched the Critical Path Initiative to help streamline drug testing and review; and it sharpened its focus on methods of efficiently identifying and resolving drug safety issues. PDUFA was established by Congress to ensure that the FDA had the necessary resources for the safe and timely review of new drugs. It played an important role in advancing the quality and speed of FDA’s drug reviews. PDUFA funding pro- FDA vided the agency with additional resources for hiring and training scientific reviewers, keeping FDA scientists abreast of innovative technologies, and improving the scientific basis for regulatory decisions. The current legislative authority for PDUFA expires on Sept. 30, 2012. FDA is committed to supporting innovation in the biopharmaceutical industry. Despite its record of high-quality, efficient drug reviews, FDA recognizes that both FDA and the pharmaceutical industry face challenges in drug development. Although the approval phase of drug development (the phase in which FDA plays the biggest role) is reported to have the highest success rate of any phase of drug development, it is critical to our public health mission that we work with industry and other stakeholders to take steps to reduce uncertainty and increase success in the other phases of drug development. Commissioner Hamburg therefore launched the Innovation Initiative, identifying additional steps the agency can take immediately to address the most pressing concerns facing patients and industry. The agency is dedicating resources and staff to expediting drug development at every stage. The agency made advances in regulatory science, which can reduce the length and cost of drug development and increase its predictability, a top priority. For example, FDA is working on initiatives to make clinical trials smaller, more efficient, and less uncertain, and to enhance use of pharmacogenomics and qualified biomarkers. FDA also is continuing to support the progress of personalized medicine, and is allocating more resources to expediting orphan drug development. With this effort, FDA can help to speed the availability of new products, and to identify products that might be safer or more effective than existing therapies. A cura di Domenico Criscuolo Anno VI numero 29 Pagina 17 LE TESI DEL MASTER CATTOLICA A tutti gli studenti dei due master (Roma-Cattolica e Milano-Bicocca) è offerta l’opportunità di pubblicare il riassunto della loro tesi di fine corso, ed un breve profilo professionale. Ecco tre tesi di studenti che hanno accettato il nostro invito. Farmacogenetica dei farmaci antineoplastici Riassunto La variabilità individuale nella risposta ai farmaci rappresenta un fenomeno comune nella pratica clinica e sembra essere prevalentemente correlata a fattori genetici. Lo scopo di un’analisi farmacogenetica è individuare mutazioni che possono influenzare l’effetto terapeutico di un farmaco o la predisposizione alla comparsa di effetti indesiderati. La farmacogenetica suggerisce un’individualizzazione della terapia: mediante test genetici è possibile predire “il farmaco giusto al paziente giusto”. In campo oncologico la personalizzazione del trattamento chemioterapico è un obiettivo importante, dato il basso indice terapeutico degli antitumorali. In quest’ottica si riportano esempi di antineoplastici, la cui risposta è influenzata da polimorfismi a carico di singoli geni (SNP) e sono indicate le disposizioni della FDA, che prevedono l’indicazione del test genetico e la necessità di riduzione di dosaggi al fine di evitare l’insorgenza di effetti indesiderati. La tesi suggerisce una possibile applicazione della farmacogenetica nelle fasi dello studio clinico dei farmaci: il metodo del gene-candidato può essere utile per gli studi di farmacocinetica, per correlare particolari polimorfismi con differenze fenotipiche nella risposta terapeutica e per individuare reazioni avverse rare riferibili a particolari sottopopolazioni. Si esamina la necessità di standard opportuni per validare test genetici in grado di guidare nuove strategie di mercato, sollevando il problema del farmaco orfano e della popolazione orfana. Infine, si prende in considerazione l’aspetto etico legale, in particolare la brevettabilità del materiale genetico che, seppur riconosciuta dalla Direttiva CE/44/98, potrebbe non essere condivisa per il concetto di solidarietà genetica espresso dall’Unesco, che dichiara il DNA patrimonio dell’umanità. Paola Mosillo La dottoressa Paola Mosillo, medico specialista in farmacologia, ha svolto attività di ricerca sulle cellule staminali tumorali umane presso l’ Università di Roma “La Sapienza”. Attualmente è dirigente medico AIFA e si occupa di studi clinici per autorizzazioni nazionali e di mutuo riconoscimento. Drugs and the Central Nervous System: the Blood-Brain Barrier Assessment at Siena Biotech Riassunto Oltre il 98% delle molecole destinate ad uso terapeutico per il sistema nervoso centrale (SNC) non raggiungono mai il mercato a causa della loro incapacità intrinseca di attraversare la barriera emato-encefalica (BBB). In Siena Biotech è stato messo a punto un modello predittivo in-silico per composti che devono agire all’interno del SNC e prevederne nel miglior modo possibile la loro penetrazione cerebrale in-vivo. Il "dogma centrale" della farmacocinetica è che solo la frazione libera del farmaco, cioè quella non legata alle proteine plasmatiche, e che quindi diffonde liberamente attraverso le membrane, contribuisce all’ effetto terapeutico ed anche alla tossicità. Per questo motivo, misurando in-vitro il rapporto tra la frazione libera della molecola misurata nel plasma e la frazione non legata misurata nel SNC e correggendo per l’efflux ratio (per includere anche il ruolo dei trasportatori durante i processi di permeabilità) possiamo stimare il grado di penetrazione cerebrale prima di testare le molecole in-vivo, risparmiando così sia in termini etici (minor uso di animali di laboratorio) che di costi. I composti con un rapporto in-vitro inferiore a 0.1 non avranno una ripartizione rilevante nemmeno in- vivo, mentre i composti con un rapporto pari o superiore ad 1 avranno una maggiore probabilità di ripartirsi nel SNC. Tra questi due estremi c’è una zona grigia, dove la potenza farmacodinamica del composto può essere o meno sufficiente per ottenere un effetto farmacologico. Il modello è stato precedente validato in-vivo mediante l'uso di composti standard in cui è stato misurato il rapporto di concentrazione tra cervello e plasma allo stato stazionario (Summerfield et al.). Martina Nibbio Martina Nibbio si è laureata in scienze biologiche nel 2003 presso l’Università degli Studi di Perugia, ha ottenuto un master in biotecnologie nel 2005 ed un master in sviluppo preclinico e clinico dei farmaci nel 2011. Dal 2005 lavora in Siena Biotech, società focalizzata sulla scoperta di nuovi farmaci per terapie contro le malattie neurodegenerative ed oncologiche, dove si occupa di coordinare tutte le fasi degli studi interni ed esterni di farmacocinetica e di gestire i rapporti con le CRO bioanalitiche per gli studi a contratto. Anno VI numero 29 Pagina 18 Efficacia e sicurezza di un cerotto a base di betametasone valerato vs terapia standard nel trattamento a breve termine dell’epicondilite laterale (gomito del tennista). Riassunto Le epicondiliti sono disordini comuni che affliggono gli arti superiori in ragione del 5% della popolazione dei paesi sviluppati determinando grave incapacità funzionale e lavorativa. L’utilizzo della infiltrazione di corticosteroidi rappresenta la migliore terapia ad oggi disponibile, ma risulta molto poco confortevole per il paziente e non esente da effetti collaterali. Nel marzo 2011 uno studio clinico pilota ha testato un cerotto a base di betametasone valerato nel trattamento dell’epicondilite laterale. I risultati hanno giustificato il progetto di sviluppare uno studio clinico interventistico di Fase III, monocentrico, a due bracci paralleli, randomizzato, in aperto per il quale dovranno essere arruolati, dopo aver sottoscritto il consenso informato, 112 pazienti divisi in due gruppi, da trattare rispettivamente con metilprednisolone acetato iniettabile o betametasone valerato in cerotto. La durata del trattamento sarà di 4 settimane, il follow-up di 3 mesi. Nel primo giorno di randomizzazione e poi al giorno 15, 30, 60 e 90, verranno rilevati i dati utili alla valutazione dei due “end points”, primario di efficacia e secondario di sicurezza. I dati ottenuti verranno valutati con analisi descrittiva che determinerà la distribuzione di probabilità mediante istogramma. Le variabili distribuite come gaussiana saranno sintetizzate come media ± ds; in alternativa si utilizzeranno mediana e primo e terzo interquartile. I confronti multipli o di medie multiple verranno condotti attraverso l’utilizzo del test ANOVA per misure ripetute, o ancora, stabilite le condizioni di applicabilità, si potranno utilizzare i test non parametrici più idonei. Lia Di Bartolomeo La dottoressa Lia Di Bartolomeo, nata a Roma nel 1975 dove risiede, si laurea in Medicina Veterinaria nel 2001 presso l’Università di Camerino con una tesi sperimentale su presenza e ruolo di carboidrati complessi nel duodeno di daino. Dopo cinque anni di pratica come medico veterinario anestesista presso cliniche ed ambulatori privati, nel 2008 inizia a collaborare con una società di servizi in ambito farmaceutico, nel ruolo di Regulatory Affairs Specialist, sviluppando particolare interesse per la farmacovigilanza e gli studi clinici. Dal 2009 è European deputy QPPV per diverse aziende farmaceutiche. Attualmente ricopre anche la carica di clinical advisor. Nel 2011 ottiene il diploma di Master di II livello in sviluppo preclinico e clinico del farmaco presso l’Università Cattolica Del Sacro Cuore, con tirocinio svolto presso il Comitato Etico - Servizio di Bioetica dell’Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma. È membro attivo di numerose società in campo farmaceutico e clinico. Anno VI numero 29 Pagina 19 NEWS ON CLINICAL TRIALS DIABETES Vivus reported positive results from the Phase III REVIVE-Diabetes (TA-302) study evaluating the safety and efficacy of avanafil for the treatment of erectile dysfunction (ED) in 390 men with type I and type 2 diabetes. On average, patients had ED for at least 6 years and had diabetes for over 11 years. At least one other ED treatment was tried by 76% of study participants. Patients underwent a four week, non treatment run-in period followed by 12 weeks of treatment with one of two doses of avanafil: 100 or 200 mg or placebo. The study met all three primary end-points across the two doses studied, demonstrating statistically significant improvement in erectile function. The study also demonstrated a favourable side effect profile and successful intercourse (as measured by SEP 3) in as little as 15 minutes and beyond six hours after dosing, without any restrictions for food or alcohol intake. PAIN Nektar Therapeutics dosed the first subjects in a new Phase I study to evaluate NKTR-181, the company’s next generation opioid analgesic candidate. NKTR-181 is being developed to effectively treat pain while addressing the abuse liability and serious CNS side effects associated with currently available opioid therapies. The single dose study is assessing the pharmacokinetics, pharmacology, safety and efficacy of NKTR-181 in up to 75 healthy subjects. The primary objective of the trial, conducted in the U.S., is to establish the effective analgesic dose range of NKTR-181 associated with minimal CNS side effects. CACHEXIA PsiOxus Therapeutics initiated a Phase II study of MT-102 to reverse the effects of cachexia, a wasting disease that accompanies cancer, heart failure, cirrhosis, chronic obstructive pulmonary disease, renal failure and rheumatoid arthritis, and that is associated with significant morbidity and mortality. MT-102 is also in development for sarcopenia, the age-related loss of muscle mass and strength. This study of MT-102 is in patients with Stage III or IV lung cancer or colorectal cancer that are also suffering severe weight loss and fatigue. The trial is designed to demonstrate reversal of weight loss following treatment with MT-102 but will also examine improvement in functional ability and quality of life as quantified by a battery of previously validated instruments. The trial will enrol 132 cachectic patients with colorectal and lung cancer in centres in Europe and Asia. According to the company, MT-102’s level of activity can be explained by its dual mode of action, which has both anticatabolic and pro-anabolic activity. This Anabolic Catabolic Transforming Agent (ACTA) thus directly impacts two of the principle pathophysiological hallmarks of cachexia. H1N1 Medicago initiated its Phase I H1N1 influenza VLP vaccine candidate trial. The primary safety and immunological results for this trial are expected within three months. The study will evaluate the safety, tolerability, and immunogenicity of a single non adjuvanted dose of the H1N1 vaccine in 100 healthy adults 18-49 years of age. The subjects will be randomized to receive one of the following: an injection of placebo, Medicago’s H1N1 vaccine, or an H1N1 vaccine from a licensed trivalent vaccine. The trial will lead into Medicago’s U.S. Phase IIa trial for its seasonal trivalent vaccine with the recommended H1N1, H3N2, and B influenza strains, which the company plans to conduct later in 2011. MENOPAUSE Bionovo, a pharmaceutical company focused on the discovery and development of safe and effective treatments for women's health and cancer, announced that enrollment started for the Phase I clinical trial testing the safety of two doses of Menerba (MF101) in postmenopausal women for the treatment of menopausal hot flushes. This Phase 1, open-label, randomized, clinical trial of Menerba will be conducted at three clinical sites in Northern California. Forty postmenopausal women between the ages of 40 and 65 years will be randomized to one of two doses of Menerba and treated for 28 days. The primary goal of this study is to assess the safety of two doses of MF101 after 4 weeks of treatment. This Phase I clinical trial is testing two doses of Menerba that are higher than the already proven efficacious dose evaluated in a Phase II trial, which showed efficacy equivalent to recently approved low dose menopausal hormone therapy (MHT). The dose of Menerba will be escalated to reach similar efficacy as the high doses of MHT. The goal is to define a full therapeutic window that matches or improves on currently approved MHT drugs. OVERACTIVE BLADDER Astellas Pharma presented the results of two pivotal Phase III trials for mirabegron, the first of a new class of compounds under development for the treatment of overactive bladder (OAB). Results show that mirabegron improves key OAB symptoms – urinary incontinence and frequency of nicturia. After 12 weeks of treatment with once daily mirabegron, significant improvements from baseline were seen in the co-primary endpoints, incontinence episodes/24 hours and nicturia/24 hours, compared with placebo (p<0.05). Significant improvements were also recorded in the key secondary endpoints: incontinence episode/24 hours and nicturia/24 hours at week 4 of treatment (p<0.05 vs placebo), and volume of urine voided/nicturia at the final visit (p<0.05 vs placebo). In both studies mirabegron was well tolerated with low levels of adverse events. Mirabegron is a potent and selective beta3 adrenoceptor (Beta3-AR) agonist which activates Beta3-ARs on the detrusor muscle of the bladder to facilitate filling of the bladder and storage of urine. A cura di Domenico Barone Anno VI numero 29 Pagina 20 CONVEGNI E CORSI 2012 i La malattia di Alzheimer Milano - 20 febbraio i V Corso di aggiornamento sui farmaci Roma - data da definire i IV Congresso BIAS Padova - 24/25 maggio i XXI Congresso Nazionale GIQAR Torino - maggio data da definire i Seminari di Aggiornamento Farmaci e Dispositivi Medici Bioparco di Ivrea - 14 febbraio 13 e 19 aprile 15 maggio 5 e 26 giugno Programmi e schede iscrizioni saranno disponibili sul sito www.ssfa.it AMIANTI CRISTINA ICON BLO’ GILDA ROBERTA NUOVI SOCI MAZZOLA MARCO OPIS SRL OPIS SRL NICCOLINI FABIO CAPPELLINI GLAUCO CHIESI RAIMONDI ELENA PREMIER GROUP OPIS SRL CENCIONI SILVIA CROS NT SALA ELENA RECORDATI COMPAGNONI ANNA CHIESI SCITA VIRGINIA INNOPHARMA DOTTO MATILDE CROS NT SEREGNI LUCIO INNOPHARMA GARGIULO MARCO ICON SERRA PAOLO IANNACONE CLAUDIO SPARConsulting ZANABONI PAOLA MANERA DEBORA CHEMSERVICE ZANOLI LUCA PIERREL ITALY PREMIER GROUP MEDIDATA Hanno collaborato a questo numero: Domenico Barone - [email protected] Domenico Criscuolo - [email protected] Francesco De Tomasi - [email protected] Lia Di Bartolomeo - [email protected] RESEARCH RESEARCH RESEARCH Luciano M. Fuccella - [email protected] Paolo E. Lucchelli - [email protected] Martina Nibbio - [email protected] Raimondo Russo - [email protected] CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Gianni De Crescenzo Vice—presidente: Marco Romano Segretario: Luigi Godi Tesoriere: Anna Piccolboni Consiglieri: Rossana Benetti, Salvatore Bianco, Marco Corsi, Domenico Criscuolo, Gioacchino D’Alò, Giovanni Fiori, GiovanBattista Leproux Direttore Responsabile: Domenico Criscuolo Comitato editoriale: Giovanni Abramo, Domenico Criscuolo, Gianni De Crescenzo, Francesco De Tomasi, Luciano M. Fuccella, Marco Romano Segreteria editoriale: Sabrina Lucioni Segreteria Organizzativa: Viale Abruzzi 32—20131 MILANO Tel. 02-29536444 Fax. 02-89058506 E-mail [email protected] SSFA oggi Stampa: MEDIA PRINT, Livorno Registrazione del Tribunale di Milano, N. 319 del 14/05/2007 “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB PRATO” Numero progressivo 29 Periodicità: bimestrale WWW.SSFA.IT