il mito e il sogno - Camera di Commercio di Roma

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il mito e il sogno - Camera di Commercio di Roma
Programma
“IL MITO E IL SOGNO”
Rassegna teatro, musica e danza
Anfiteatro Romano Ostia Antica
10 Settembre 2016
CARUSO
Una nuova creazione di Mvula Sungani, che vede il sostegno del MIBACT – Direzione Generale
Spettacolo, co-prodotta dal CRDL e dalla Fondazione Teatro Nuovo di Torino, con il patrocinio della
Fondazione Lucio Dalla e del Comune di Sorrento che vuole essere un omaggio all’Italia ed agli
artisti che negli ultimi secoli l’hanno resa grande nel mondo.
In un momento storico complesso, in cui è difficile riconoscersi veramente in qualcosa, l’autoreitalo africano ha voluto porre l’accento su un suo pensiero: “per costruire un futuro solido è
fondamentale conoscere a fondo il proprio passato…” L’étoile Emanuela Bianchini ed i solisti della
Mvula Sungani Physical Dance renderanno tridimensionali arie di opere, canzoni e musiche che
narrano storie italiane. I costumi le luci e le scene sono realizzate da MSPD Studios.
Questa nuova opera coreografica è ispirata al testo della splendida lirica scritta da Lucio Dalla:
Caruso.
I rapporti, l’esistenza, la nostalgia dell’emigrante, la terra amata, elementi trainanti per uno
spettacolo denso di significati e carico di emozioni che partono ed arrivano ad un unico
sentimento: l’amore.
Sorrento, i ricordi, il bel canto, sono gli ingredienti di un testo cantautorale che diventa
drammaturgia coreografica e che per quadri compone una storia contemporanea italiana.
Enrico Caruso illustre predecessore del grande Luciano Pavarotti e ispiratore dell’eclettico Lucio
Dalla in se ha fatto vivere, come del resto Big Luciano, la grande tradizione lirica e la musica pop,
infatti quando Caruso incideva dischi quelli che ora sono diventati dei classici come Core n’grato,
Torna a Surriento e altri, erano delle vere e proprie hits pop.
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Traendo spunto da Caruso e Dalla, e dalla doppia linea lirico/pop, la pièce vuole essere un omaggio
a tutto ciò che rende grande il nostro paese nel mondo, la magia dei luoghi, la tradizione e la
musica raccontati nei testi e nei libretti di canzoni o arie celebri.
Un percorso narrativo contemporaneo che si compone e si scompone, che da astratto diventa
descrittivo e che si muove sul filo dell’emotività, è frutto di un viaggio autobiografico nel vissuto e
nelle esperienze di Sungani, autore contemporaneo che ama contaminare e fondere i generi
partendo dalla tradizione popolare.
La physical dance tecnica di danza contemporanea ormai riconosciuta a livello internazionale darà
corpo e poesia ad un opera coreografica che baserà la propria struttura sull’alternanza di quadri
evocativi con quadri moderni. Alle nuove creazioni sono unite alcune coreografie in tema tratte
dal repertorio della compagnia.
La trama musicale resa attuale e contemporanea dalla messa in scena e dal linguaggio
coreografico, alterna arie liriche interpretate da Caruso a musiche popolari, brani pop a
composizioni elettroniche originali.
11 settembre 2016
CARMINA BURANA
Carmina Burana è una cantata scenica composta da Carl Orff tra il 1935 e il 1936, ed è basata su 24
poemi tra quelli trovati nei testi poetici medievali omonimi, opera di goliardi e clerici vagantes. Il
titolo completo è "Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae,
comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis".
Questa composizione appartiene al trittico teatrale di Orff "Trionfi" che, composto in periodi
diversi, comprende anche i Catulli Carmina e il Trionfo di Afrodite. Fu rappresentato la prima volta
l'8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno, mentre la prima italiana si tenne il 10 ottobre 1942 al
Teatro alla Scala di Milano.
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Carmina Burana è il titolo (non originale) di una raccolta di componimenti poetici medievali
reperita nella Bura di San Benedetto (Benediktbeuern), in Alta Baviera, nel 1803.
Alcuni di questi testi sono corredati di notazione musicale adiastematica (neumi in campo aperto),
pressoché impossibile da interpretarsi: indagini musicologiche recenti hanno reso possibile la
ricostruzione di diverse melodie, soprattutto grazie alla loro identificazione in repertori diversi (per
esempio quello della cosiddetta Scuola polifonica di Notre-Dame di Parigi), ma all'epoca in cui Orff
se ne occupò nessuna delle musiche originali era nota. Il musicista tedesco fu attratto in
particolare dalla varietà degli argomenti trattati nelle poesie della silloge bavarese: iniziò dunque a
elaborarne musicalmente alcune, fino a completare 24 brani, per la maggior parte con testo latino;
fanno eccezione un brano in alto tedesco medio e uno in provenzale.
Dopo la prima rappresentazione a Francoforte, Orff ottenne un grandissimo successo, e la cantata
fu eseguita in altre città tedesche e, nonostante fosse molto ostacolata dal regime nazista per il
tono erotico di alcuni canti, divenne l'opera musicale più conosciuta tra quelle composte durante il
periodo nazista.
12 o 13 Settembre 2016
UTO UGHI E I FILARMONICI DI ROMA
Erede della tradizione che ha visto nascere e fiorire in Italia le prime grandi scuole violinistiche.
Uto Ughi ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia: all'età di sette anni si è
esibito per la prima volta in pubblico eseguendo la Ciaccona dalla Partita n. 2 di Bach e alcuni
Capricci di Paganini. Ha eseguito gli studi sotto la guida di George Enescu, già maestro di Yehudi
Menuhin. Quando era solo dodicenne la critica scriveva: "Uto Ughi deve considerarsi un
concertista artisticamente e tecnicamente maturo".
Ha iniziato le sue grandi tournée esibendosi nelle più importanti capitali europee. Da allora la sua
carriera non ha conosciuto soste. Ha suonato infatti in tutto il mondo, nei principali festival con le
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più rinomate orchestre sinfoniche tra cui quella del Concertgebouw di Amsterdam, la Boston
Symphony Orchestra, la Philadelphia Orchestra, la New York Philharmonic, la Washington
Symphony Orchestra e molte altre, sotto la direzione dei maestri Barbirolli, Bychkov, Celibidache,
Cluytens, Chung, Ceccato, Colon, Davis, Fruhbeck de Burgos, Gatti, Gergiev, Giulini, Kondrascin,
Jansons, Leitner, Lu Jia, Inbal, Maazel, Masur, Mehta, Nagano, Penderecki, Pretre, Rostropovich,
Sanderlin, Sargent, Sawallisch, Sinopoli, Slatkin, Spivakov, Temirkanov.
I Filarmonici di Roma nascono per iniziativa del suo presidente Guido Casarano, che, con alcuni
colleghi componenti dell’organico orchestrale dell'Ente Ceciliano, nel 1976 costituisce
l’Associazione Orchestra da Camera di Santa Cecilia. Fin dagli esordi I Filarmonici riscuotono ampi
consensi di critica e di pubblico.
Hanno tenuto concerti sotto la direzione, fra gli altri, di Sawallisch, Pretre, Metha, Zecchi e
Menuhin e con solisti quali Milstein, Menuhin, Stefanato, Asciolla, Campanella, Vasary, Gazzelloni,
Szeryng, Rostropovic. Attualmente la formazione svolge un’intensa attività concertistica con Uto
Ughi e propone un repertorio che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea, eseguibil
in formazioni variabili.
14, 15, 16 Settembre 2016
TRILOGIA DEL MITO
Il nostro progetto racconta l’assenza dell’eroe. Consapevoli che la modernità è orfana di eroi e
modelli virili, scegliamo di indagare il punto di vista femminile sul mito, un viaggio nell’intimità del
dolore, nella fragilità dell'eroe.
Vogliamo addentrarci nel linguaggio del dolore, per riscoprirne un nuovo valore semantico e
ridisegnare l’ideologia della virilità, che, nell’epopea, si completa e acquista valore soltanto
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quando si appropria del modello femminile. Nell’Iliade e nell’Odissea, ma anche nell’Eneide di
Virgilio, si assiste costantemente al contrasto tra le bufere del dolore maschile e la lenta perdita di
sostanza che consuma la vita nel rituale della lamentazione femminile. Se il dolore delle donne
esautora la forza vitale, il dolore dell’eroe ne esalta l’energia e l’ardore guerriero, perché per
Omero, lacrime e gloria, sofferenza ed eroismo sono strettamente connessi Le lacrime degli eroi
non sono segno di debolezza ma ostentazione di forza e di vitalità, perché gli uomini valorosi sono
sempre inclini alle lacrime.
Mettere in scena il mito dal punto di vista femminile, vuole essere un tentativo di raccontare
l’odierno spaesamento quotidiano di una generazione incompresa, un tentativo per riacquistare,
attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica, che crediamo oggi debba
imporsi su altri linguaggi che spiegano, ma non insegnano il senso.
Le fonti letterarie che abbiamo utilizzato per creare la drammaturgia del nostro progetto spaziano
dall’epica antica (Omero, Iliade e Odissea) alla poesia tardo Greca (Quinto di Smirne, Il seguito
dell’Iliade – PostHomerica), alla poesia Latina (Virgilio, Eneide e Ovidio, Heroides); ci siamo poi
avvalsi del supporto di Christopher Marlowe che in epoca elisabettiana riscrisse la storia di Didone
ed Enea, e del grande poeta tedesco Heinrich Von Kleist che nel settecento riscrisse il mito di
Pentesilea; fino ad inoltrarci nella poesia del novecento, avvalendoci delle opere di due tra le
maggiori poetesse di lingua inglese, l’australiana Collenn McCollogh (Il canto di Troia) e la
canadese Margareth Atwood (Circe/Fango).
Il progetto TRILOGIA DEL MITO si compone di tre spettacoli della durata di 50 minuti ciascuno che
possono venire rappresentati in tre distinte serate, oppure in una unica serata.
Immaginiamo di creare un affresco di luce e suoni che riesca a rievocare le sensazioni e le
emozioni di un’epopea fantasmagorica, per riscoprire meandri più segreti di questa storia
immortale, all’origine della nostra idea di Europa.
Finalità culturale del progetto è la celebrazione, attraverso lo strumento del teatro e della musica,
delle più antiche origini storiche e religiose della nostra tradizione. Riteniamo infatti che, soltanto
conoscendo le radici della nostra cultura di cittadini italiani ed europei, possiamo rafforzarne e
consolidarne la tradizione e svilupparne l’identità.
Il progetto si propone come occasione per riscoprire l’antico e comprendere il contemporaneo, al
fine di dare un senso al futuro. Crediamo infatti che il Teatro sia lo strumento più adatto e
necessario per conseguire tali scopi, in quanto il Teatro è l’unico luogo sociale in cui la verità si fa
spettacolo, dove l’essere umano comprende e acquista coscienza di se come individuo e come
cittadino.
ILIADE – LE LACRIME DI ACHILLE: L’Iliade di Omero narra quarantanove giorni nel corso del
decimo anno di guerra, ma il racconto del grande oratore greco termina prima della fine della
guerra. Potremmo definire l’Iliade, il romanzo di Achille, perché il poeta sceglie di raccontare le
vicende dell’ultimo anno della lunga guerra a partire dall’ira dell’eroe che determina una
congiuntura di eventi tragici concatenati. L’ira funesta genera le lacrime di Achille, le prime di una
lunga serie di pianti e lamentazioni che costellano l’epopea, perché nell’Iliade, non soltanto le
donne Troiane piangono, ma anche e soprattutto i grandi eroi.
Abbiamo scelto di trasfondere sul palcoscenico queste suggestioni utilizzando il punto di vista
femminile delle donne che hanno amato o sono state amate da Achille nel corso della guerra: la
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schiava Briseide, personaggio enigmatico ma fondamentale, alla cui vicenda Omero dedica circa
metà dell’Iliade, pur facendola parlare raramente; la madre divina Teti, che sin dall’inizio del
poema consola l’eroe che lei considera ancora fanciullo, il tramite tra il mondo terreno e l’Olimpo,
colei che consapevole del tragico destino di Achille cerca di raccoglierne le lacrime; l’amazzone
Pentesilea, donna guerriera ed esotica che fronteggia da pari il condottiero Achille, generando in
lui stupore e ammirazione, una sorta di doppel-ganger dell’eroe, un Achille femmina.
ODISSEA – NESSUNO RITORNA: L’epopea del ritorno in patria dell’eroe Ulisse dopo la guerra di
Troia è un viaggio nelle più atroci conseguenze dell’amore. Uno struggente singolo grido di estasi
erotica, che si trasforma in agonia. Una sorta di poema erotico e disperato, che espone con lucida
follia e altissimo linguaggio le pene di un amor ritrovato, ma invivibile. Le donne di Ulisse, Circe,
Nausicaa e Calipso la storia d'un'ossessione amorosa, un’ossessione che si fa verbo, strappando
ogni singola parola al marasma di gemiti inarticolati in cui questa donna innamorate affogano e si
dibattono. I loro occhi troppo annebbiati dalle lacrime non vedono il mondo e i drammi che lo
sconvolgono, ma si fanno testimoni di un desolato finale di partita, in una terra di nessuno.
ENEIDE – CIASCUNO PATISCE LA PROPRIA OMBRA: Immaginiamo di raccontare il mito di Enea,
dalla caduta di Troia sino allo sbarco sulle coste italiche, attraverso la testimonianza delle donne
che lo hanno incontrato, amato e rinnegato: la moglie Creusa, che si perde durante la fuga da
Troia in fiamme, assediata dall’esercito greco; l’amante Didone, la regina africana alla quale l’eroe
naufrago racconta la sua storia, prima di abbandonarla, innamorata e infelice, per inseguire il
proprio destino; la Sibilla Cumana, la maga che introduce Enea nei misteri del mondo infero, dove
l’eroe riceverà la profezia del suo
glorioso futuro.
Settembre 2016 (data da feinire)
PINK FLOYD LEGEND in LIVE AT OSTIA ANTICA
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Per la prima volta in Italia i Pink Floyd Legend in collaborazione con Hard Rock Cafè e Lunatics,
riproporranno fedelmente il capolavoro Live at Pompeii in una cornice assolutamente unica
l’Anfiteatro Romano di Ostia Antica.
I Pink Floyd Legend, la più importante Tribute Band italiana dei Pink Floyd, che nella scorsa
primavera con la partecipazione di DURGA McBROOM, vocalist originale dei Pink Floyd, hanno
realizzato il “tutto esaurito” nelle città di Roma - Auditorium Conciliazione, Napoli – Teatro
Palapatenope e Milano - Teatro Linear4Ciak con il capolavoro assoluto dei Pink Floyd, Dark Side of
the Moon e la scorsa estate 2015 hanno partecipato al Festival Rock Eutropia 2015 presso l’ex
Mattatoio di Roma, davanti a un pubblico di più di 2000 persone, terminando il 2015 con il tutto
esaurito all’Auditorium della Conciliazione di Roma con l’opera ATOM HEART MOTHER, riproporrà
per la prima volta in versione Live con pubblico presente lo spettacolo “ Live at Pompeii”.
Lo show che verrà proposto si svilupperà attraverso l'esecuzione dell'intero repertorio di brani del
Live At Pompeii , calato in una cornice scenografica che riproduce la suggestione delle atmosfere,
dei suoni e delle luci dell'originale. Per questo i Pink Floyd Legend scelgono di suonare questo live
tutto d’un fiato nella originaria formazione a quattro, e dando spazio all’improvvisazione per
ricreare quel sound psichedelico ed inconfondibile dei Pink Floyd del primo periodo.
Non a caso la cornice essenziale per la realizzazione dello show è l'utilizzo della stessa
strumentazione dell'originale: il grande gong al centro della scena è quello utilizzato da Waters con
tanto di fiamme; la batteria ha le stesse decorazioni sulla doppia cassa come quella di Mason; la
chitarra è la Black Strat di Gilmour dal primo aspetto con il palettone anni 70' ed il battipenna
bianco; il basso è il Sunburst con il battipenna tartarugato; infine l’organo è il FarfisaCompat Duo
con il quale Wright riusciva a creare le sue indimenticabili melodie e le celestial voices di A
Saucerful of Secrets.
L'intero spettacolo è accompagnato da stralci di immagini tratte dal film, proiettate sul
megaschermo circolare situato, nel rispetto della migliore tradizione floydiana, sullo sfondo del
palco, nella seconda parte dello spettacolo verranno riproposti i grandi classici della discografia
floydiana come We sho we here, The Wall e Comfortably numb
Settembre 2016 (data da feinire)
IL FUROR DI FEDRA
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Nell’Ippolito di Euripide Fedra compare sulla scena in preda ad una malattia mortale, mentre
delira e chiede di esser portata alla montagna, per andare a caccia nella selva; parole folli, che lei
stessa vergognosa ripudierà, prendendo coscienza di esser fuori dalla ragione: “Sono impazzita –
sciagura mandata da un dio, … ho vergogna di quello che ho detto… Rinsavire è dolore, essere
pazzi è male; il meglio è morire senza conoscere” ( Eur. Hipp. 241 ss.). Il linguaggio della follia è
stato però rivelatore, esternando nel desiderio inconsulto della caccia la passione oscura
dell’eroina, che fino all’estremo tenterà di tacere a tutti i costi.
La Fedra di Seneca è invece, da subito, senza vergogna. La prima scena ce la presenta infatti come
una donna malmaritata, che lamenta la lontananza e le infedeltà di Teseo ed è pronta a
giustificare il suo furore amoroso come l’effetto di una perversione familiare: agisce in lei, afferma,
lo stesso ‘peccato’ di un desiderio selvaggio provato da sua madre Pasifae, unitasi ad un toro, “il
nostro amore ha conosciuto il peccato nelle selve” ( Sen. Phaedr. 114). Così della sua insania,
ostentata, ancora prima che sofferta, il personaggio è il più sicuro esegeta. Della pazzia amorosa
che la agita e la scuote la Fedra senecana fa infatti da sé l’anamnesi e la diagnosi, denunciandovi
una sorta di prolungamento inevitabile della sfrenatezza materna, una spinta perciò involontaria,
che la sottrae alla colpa. La follia del personaggio senecano è dunque presentata come
assolutamente lucida, in quanto quest’ultimo individua immediatamente da sé il principio da cui
nasce. Sin dall’inizio Fedra adduce infatti tale consapevolezza, che, nella spiegazione da lei stessa
fornita, attiene al destino, insito nella stirpe e già manifestatosi nella casa, alla perversione
d’amore. Questo alibi, assunto dal personaggio come una divisa e una scusante, fa in certo senso
le veci della travagliata confessione della Fedra euripidea alla nutrice, di cui Seneca sembra invece
non avvertire la mancanza, quasi desse per scontato e noto a tutti l’innamoramento per Ippolito,
che non necessita perciò di venir esplicitato. Infatti l’elemento di auto-analisi introdotto
originalmente dalla più moderna eroina porta la piena luce della conoscenza sul male oscuro che
la Fedra euripidea, nonostante l’evidenza dei sintomi, si affannava a coprire, finendo quindi con il
corrispondere, per contrasto, alla dinamica sulla conoscibilità del male e sull’opportunità di
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conoscerlo, essenziale nel tragico greco. Quel che la donna voleva non far sapere, ora in Seneca
quasi lo esibisce. La patologia che affligge la regina e di cui ella in Euripide tarda sino all’estremo a
far sapere l’origine, nel tentativo di negarne l’esistenza, nonostante l’ evidenza dei sintomi, trova
piuttosto in Seneca la compiuta certificazione della sua causa scatenante. Il furor risulta così
perfettamente conosciuto alla stessa donna che lo patisce e lo può esporre senza remore all’ altrui
osservazione.
Questa intelligenza razionale, con cui l’eroina mostra di conoscere se stessa, è un aspetto
primario, che precede la notazione patetica della consunzione fisica, diversamente che in Euripide,
dove la comparsa in scena di Fedra sul suo letto di dolore ne qualificava immediatamente lo
statuto di vittima e muoveva a pietà.
L’atteggiamento autoassolutorio del personaggio senecano fa inoltre il paio con una
spregiudicatezza e con un eccesso di parola e di rivelazione che si situano all’esatto opposto della
censura e del silenzio con cui si difendeva la Fedra di Euripide, senza colpa fin tanto che non la
esternava alla nutrice.
Per certi versi dunque Seneca ha sovvertito il mito di colpa e vergogna, leggendo per esempio al
contrario il rapporto con la nutrice, consigliera per un lungo tratto di una saggia repressione del
desiderio nefasto, ma soprattutto ha trasformato nel suo contrario la reticenza, che tende la Fedra
euripidea verso l’occultamento del desiderio, attribuendo invece al suo personaggio una doppia e
spudorata volontà rivelatrice. La Fedra senecana non solo, com’è noto, dichiara direttamente ad
Ippolito la sua passione incestuosa ma è anche capace di avanzare personalmente, vis à vis,
dinanzi a Teseo la falsa accusa nei confronti dell’innocente giovane, quella che in Euripide era
affidata alla mediazione della famosa lettera, espediente in grado di conservare ancora alla donna
una parte di dignità.
Molte follie ci presenta la tragedia antica, ma hanno tutte le loro ragioni.
* Il programma potrebbe subire variazioni
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