Il viaggio che non farò mai più

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Il viaggio che non farò mai più
Maicol Baldini
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Il viaggio
che non farò
mai più
Sono alla fermata.
Sento improvvisamente un rumore lontano
che si avvicina sempre di più e, con una ventata
d’aria impressionante, in un lampo, mi trovo
l’autobus davanti agli occhi. Rimango un po’
attonito, stordito... ma, come le porte si aprono,
salgo. Meglio scappare dall’aria poco respirabile
che è rimasta sulla nostra Terra!
Una volta entrato, mi guardo attorno in cerca
di un posto a sedere, ma è meglio non farmi
troppi grattacapi: quello è simpatico, quello è
antipatico, quello è un poco di buono… tanto
non parlerò con nessuno!
La vita del 3000 è troppo caotica, frenetica,
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nessuno ha mai tempo per starti a sentire; sono tutti troppo indaffarati. Guardali...
pieni di arnesi ultratecnologici (computer, telecamere, cellulari…).
In particolar modo mi colpisce un ragazzo che gioca instancabilmente col suo
nuovissimo modello di Siemens 4000 con PlayStation incorporata.
Avrà sedici, diciassette anni, eppure è lì a rovinarsi gli occhi, immersi in un mare di
cristalli liquidi, e a vivere una vita che non ha più alcun senso! Sembra già un vecchio
senza più aspettative... Perché vivere se non puoi avere sentimenti, se la corsa verso il
futuro te li strappa dal cuore senza ritorno?
Persino l’autobus si è adattato a questa nullità: non esiste più neanche l’autista con cui
si poteva intrattenere lunghe chiacchierate o anche solo urlargli dietro per una curva
sbagliata. Almeno parlavi, almeno gridavi la tua rabbia. Ora è tutto automatizzato...
anche adesso di ira ce n’è molta, per un mondo che va a rotoli, ma non riesci a buttarla
fuori se non con voce roca che nessuno ascolterà!
Il mondo si è enormemente ristretto. Una volta prendevo l’autobus Castelnovo SottoReggio Emilia, mentre ora mi trovo su quello Roma-Lione.
Eppure il tempo di percorrenza è sempre di 20 minuti!
Anche l’autobus si è adattato a questa corsa contro il tempo e ora sfreccia ai 10.000
km/h su strade ferrate e spente... dove non c’è più vita!
Le pareti mi opprimono, perché fuori non c’è altro che Mondo in un indistinguibile
movimento di luci.
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Finalmente arrivo. Esco.
Prendo la mia macchina del tempo e me ne torno nella mia epoca. Dentro non mi è
rimasto nulla, solo voglia di scappare da quel posto privo di espressione.
Voglia di tornare a un viaggio in cui innamorarsi, guardare emozionati un’alba dal
finestrino, ricevere baci, schiaffi, delusioni e complimenti… un viaggio in cui si torni
a vivere!
Maicol Baldini è un ragazzo di 16 anni che vive a Castelnovo Sotto e che tutte le
mattine di pioggia prende l’autobus per raggiungere la scuola, (il suo mezzo di
trasporto preferito è altrimenti la Vespa PX). Pratica karatè da dieci anni e da due
partecipa, come cintura nera, alle più importanti gare nazionali. Tra un allenamento
e l’altro, ama giocare a calcio con i suoi amici, andare al bowling e al cinema. È un
tifoso accanito del Milan e talvolta si diletta a scrivere articoli per la Gazzetta di
Reggio. Da grande vuol fare il medico e il suo sogno è entrare nella Nazionale italiana
di karatè.
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