Libertà è dipendere Parlare di libertà oggi è molto difficile

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Libertà è dipendere Parlare di libertà oggi è molto difficile
Libertà è dipendere
Parlare di libertà oggi è molto difficile; sempre più infatti abbiamo la sensazione di
essere schiavi ed oppressi, incatenati e prigionieri della buia caverna di Platoniana
memoria.
Libertà di stampa, libertà politica, libertà di voto: tutte queste frasi portano in sé questa
parola che, più che renderci liberi ci opprime per la difficoltà di definirla in maniera
appropriata ed universale.
Personalmente ritengo che non sia vero ciò che dice Kant cioè “che la nostra libertà
inizia dove finisce quella di un altro”; a mio avviso è impensabile l’idea di poter fare
quello che si vuole a patto di lasciare stare la libertà degli altri: la nostra natura umana
medesima si fonda sulle relazioni che ciascuno di noi intreccia e solo attraverso queste
scopriamo la nostra essenza di uomini liberi.
Rispetto a ciò mi viene in mente principalmente l’esperienza da me fatta quest’anno
all’interno di una comunità educativa per minori tolti alle famiglie.
La parola comunità evoca una struttura tetra e persone arcigne e dure, ma in realtà
proprio in quella che preferisco definire “casa-famiglia” è chiaro cosa significa libertà:
dentro la struttura i ragazzi minori hanno delle regole e degli orari che li aiutano a
crescere ed a realizzare la propria persona tramite il meraviglioso rapporto con gli
educatori che si prendono cura di loro in modo reale e concreto.
Paradossalmente il bisogno di una “libertà dipendente” viene fuori proprio durante i
litigi ed i momenti di sfogo: dietro ai comportamenti più assurdi e ribelli si vede
chiaramente la necessità di avere la libertà di abbracciare ed essere abbracciati, si nota
la domanda che si cela dietro una marachella di un giudizio chiaramente esposto persino
tramite una sgridata, segno ritenuto da alcuni di loro quasi un privilegio. L’amore è
quindi uno strumento di crescita della libertà personale che genera una dipendenza
sfociante in un giudizio e non un legame fastidioso.
Lo abbiamo sperimentato anche noi fin da piccoli con il rapporto con i nostri genitori:
solo chi è amato si sente libero. Ed anche chi ama: quante volte dopo un viaggio, lungo
o breve che sia, abbiamo la sensazione che la nostra casa, il nostro paese, risultino i
luoghi in cui più ci sentiamo liberi nonostante il viaggio meraviglioso appena
compiuto? E posando la valigia ci commuoviamo persino rivedendo i luoghi e le
persone care.
Libertà quindi è dipendere da altri, farsi guidare da noi stessi ad intrecciare legami con
persone diverse da noi che ci realizzino per quello che siamo.
Chi vuole essere libero ha la libertà di scegliere, facoltà che dipende da criteri che gli
vengono continuamente dati, fin dalla nascita, da chi ama e da chi lo ama; senza criteri
reali ogni scelta rischia di essere frutto di un caso e di una fortuna alterna.
Si può essere schiavi fuori e liberi dentro. Schiavi solo apparentemente quindi, dato che
la nostra anima sceglie di intrecciare balli misteriosi con altre anime in mezzo alle quali
essa si sente a casa.
Per questo secondo me è sbagliato dire che la mia libertà finisce dove inizia quella
altrui, anzi è proprio l’opposto: la libertà di chiunque inizia dove principia anche quella
di un altro, perché solo attraverso il contatto umano ciascuno può sviluppare criteri di
scelta e rendersi conto dei rapporti di cui ha bisogno per sentirsi veramente libero e
definitivamente a casa.