La storia di Adele
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La storia di Adele
La storia di Adele Mi presento, sono Adele, vivevo a Los Angeles e avevo 15 anni, dove frequentavo la seconda superiore. Quella mattina la sveglia suonò più tardi e quindi dovetti far tutto di corsa. Fortunatamente riuscii a prepararmi per tempo. Arrivata a scuola, alla prima ora avevo mr.Smeet che, come sempre, non mi vide entrare, e io, al solito, sgusciai al mio posto, facendo finta di niente. Mr.Smeet era un insegnante di scienze molto bravo, anche se molto vecchio, e per questo, a volte, era un po' stordito. Della sua materia andavo molto bene..il mio voto solito è sempre stato il 9. La mia scuola mi piaceva molto, io prima abitavo in Canada ma poi sono stata costretta a spostarmi perché mio papà era stato trasferito per lavoro. Sono riuscita fin da subito a farmi amici. La mia migliore amica era, ed è, Jessi. Lei ha la mia stessa età e frequentiamo la stessa classe. Lei era fidanzata con un ragazzo che si chiama Dustin...ah, è proprio una gran bella ragazza, affascinante e col sorriso accattivante...sarà per questo che tutti le sbavano dietro...sembra uscita da un format televisivo...è bionda, è molto alta, ha un bel fisico, gli occhi verdi e si veste molto bene. Fisicamente è molto simile a me, anche se la diversità è il colore dei capelli e gli occhi...beh, non son male neanch’io, del resto... Siamo molto diverse caratterialmente, io sono molto timida mentre lei è molto coraggiosa e un po’ matta. Ripresi l'autobus e, tornata a casa, la mamma mi fece trovare una bistecca, le patatine fritte e il bacon. Dopo cinque minuti arrivò il papà con Zoey, mia sorella di 7 anni. Mia mamma ha 40 anni e fa la casalinga, mentre mio papà lavora in una grande azienda. Finito di mangiare andai in cameretta e iniziai a fare i compiti. Dopo circa 2 ore di studio infinito, mi chiamò la mia vicina di casa Beki, più grande di me di cinque anni. Io e lei siamo molto diverse. Lei mi chiese di andare a casa sua dopo che lei avesse finito di farsi la doccia, quindi staccai la telefonata e scesi. Giù c'era la mamma e Zoey che si facevano due coccole. Mi misi vicino a loro e iniziai a giocare con loro anch'io. Dopo circa un’oretta sentii suonare il campanello. Era Beki che non voleva stare più a casa e mi voleva portare a fare un giretto, dato che mi doveva parlare. Beki pregò mia mamma fino a convincerla e così andai in cameretta e lei mi convinse a vestirmi bene anche se a me piaceva già com'ero. Fuori di casa, lei mi disse che c'era un ragazzo più grande di 1 anno di me che mi voleva conoscere. Ero molto insicura per più motivi, per esempio, che magari era troppo grande, però allo stesso tempo volevo sentire le farfalle nello stomaco che si provano quando sei innamorata di una persona. Almeno così attendevo fiduciosa di tutte le chiacchiere delle mie amiche. Io comunque senza pensare troppo risposi di si. Dopo una decina di minuti arrivammo davanti a casa di questo ragazzo. Era una casa enorme e molto elegante. Era di un giallo acceso con le porte e le finestre di legno scuro. Davanti alla casa c'era un grande giardino accompagnato da alberi fioriti e da una fontana, in un piccolo angolo si vedeva un cane da guardia molto bello. Mi sembrava di essere in un sogno, ma stavolta era la realtà. Da una finestra di sopra si poteva notare un ragazzo affacciarsi e salutare. Era veramente bello e anche la sua voce era molto affascinante. Il ragazzo si chiamava Jonas. Suonammo il campanello, ci rispose aprendoci il cancello. Appena aperto il cancello notai un sentiero di pietra con dei vasi, e inoltre vidi un garage aperto e una macchina grigia molto grande e nuova. Finito il sentiero arrivammo davanti al portone di casa, neanche il tempo di bussare che il ragazzo ci aprii. Era molto carino, un bel fisico e dei bei capelli, mi salutò con un bacio e si presentò. Jonas aveva i capelli neri, occhi verdi e un bellissimo sorriso….me ne ero innamorata al primo istante, forse perché non ero mai stata fidanzata. Dietro il ragazzo c'era una casa stupenda, ben arredata e con una grande scalinata a chiocciola, bei lampadari e grosse finestre, a quel punto ci fece fare un giro completo della casa, e come immaginavo era davvero stupenda. Ci fece salire in camera sua e Beki ci lasciò da soli. A quel punto diventai tutta rossa e iniziai a vergognarmi. Lui mi iniziò a fare tante domande. Dopo un ora di chiacchierata lui si avvicinò e provò a baciarmi. Mentre le nostre labbra erano distanti un cm sentii la voce di mia mamma che mi chiamava, guardai l'ora ed era molto tardi. Mi resi conto a quel punto che erano due ore che ero lì. Lo salutai e scappai. Beki era in cucina a preparare qualcosa da mangiare, perché si sarebbe fermata a mangiare da Jonas subito dopo avermi accompagnata. Arrivi a casa e trovai i miei genitori davanti alla porta furiosi. A quel punto io entrai in casa e provai a inventarmi qualche scusa, loro mi credettero ma, dato che quando ero tornata a casa non c'era Beki ad accompagnarmi, non vollero che io uscissi più con lei. Dopo 5 minuti mia mamma mi portò la cena in camera, dato che loro avevano già mangiato. Finito di mangiare scesi per portare il piatto in cucina quando sentii i miei genitori parlare con Beki. Io rimasi in silenzio e ascoltai la conversazione; erano molto arrabbiati e anche Beki lo era perché era venuta a suonare il campanello, dato che voleva parlarmi, e miei genitori non avevano aperto. Risalii e mi misi a piangere dal nervoso perché ci tenevo a Beki, e per colpa dei miei genitori apprensivi ci avrei sicuramente litigato, quindi mi inventai una scusa e uscii a buttare la spazzatura. Ovviamente non andò così, perché andai a casa di Beki che non mi aprii subito. Dopo un minuto si decise ad aprire e le dissi che il mattino seguente sarei andata a mangiare a casa sua. Ritornai a casa e dissi a i miei genitori che il giorno dopo mi sarei fermata a mangiare a casa di Jess, un’altra mia amica di cui loro si fidavano ciecamentei. La sera, prima di andare a dormire, pensavo in continuazione al ragazzo conosciuto, ma non sapevo se era giusto o no. Il mattino seguente andai a scuola e dissi a Jessi di dire ai miei che ero a casa sua, se mai l'avessero chiamata, ma lei si arrabbiò e non mi parlò per tutta la mattinata. Finita la scuola presi l'autobus e andai a casa di Beki. Ovviamente non mi feci vedere dal vicinato, perché se no sicuramente qualcuno avrebbe potuto telefonare ai miei i quali avrebbero scoperto il mio truschino. Arrivata davanti a casa sua passai da dietro e mi aprii un ragazzo, che mi fece entrare. Io non sapevo chi fosse, e chiamai Beki che mi rispose dalla stanza opposta. Non sembrava più tanto arrabbiata e mi venne a salutare con un abbraccio. Non capivo il motivo di questo abbraccio improvviso e poi capii una cosa, che era fidanzata, la presi e andai a parlarle in giardino sembrava quasi incantata, mentre stavamo iniziando il discorso il ragazzo ci chiamò e ci fece entrare, era pronto, e nella sala da pranzo c'era la tavola apparecchiata per bene, mi accorsi però che era apparecchiato solo per due. Fui costretta ad andare via però non andai a casa mia, ma andai da Jonas per conoscerlo un po' meglio. Quel ragazzo mi incuriosiva molto. Era a casa sua in giardino con il suo cane Rex, e stavano giocando. Appena mi vide mi venne in contro mi aprì il cancello e mi fece entrare in casa. Era da solo e in cucina c'erano alcuni piatti sporchi e immaginai che lui aveva già mangiato quindi mi offrii un panino in giro. Mi portò in bar, io non conoscevo il quartiere, era carino il bar però sono sempre stata abituata a mangiare in altri posti. Il barista era un amico di infanzia di Jonas e mi raccontò quanto era timido da piccolo. Quando finimmo di mangiare andammo al parco, dove facemmo una piccola corsa. In quel momento mi sentivo come in una coperta con lui, calda e sicura, mi piaceva stare con lui e mi resi conto che stavo iniziando ad innamorarmi. Non mi ero mai innamorata di un ragazzo e la cosa mi sembrava strana, ma allo stesso tempo molto piacevole. Mi resi conto che tutta quella paura che avevo oramai era sparita. Arrivarono le 5 e mezza, io andai a casa, lui mi propose di accompagnarmi però io non volevo dare sospetti. Ci scambiammo i numeri e ci salutammo con un bacio nella guancia e un abbraccio. Arrivata a casa andai subito in camera senza salutare nessuno, mi sentivo un po in colpa però ripensavo a Jonas e mi sentivo meglio. Iniziammo a messaggiarci, lui era molto dolce con me, ed allo stessso tempo impaziente...insistette al punto che, per il giorno dopo, ci organizzammo per incontrarci. La serata rimase uguale alle altre tranne per tutti i nostri messaggi… Mia mamma e mio papà mi trovavano un po strana, però io stavo bene così con la testa tra le nuvole, avevo comunque altri pensieri tipo Jessi, la chiamami e alla prima chiamata non mi rispose, riprovai e mi rispose sua mamma e mi disse che stava piangendo perché il suo ragazzo l'aveva lasciata, quindi mi sembrava corretto fare pace, nel frattempo mi preparai e andai a casa sua. I miei genitori non mi volevano fare andare, quando però sentirono la voce della mamma di Jessi mi lasciarono andare, stipulando il compromesso di tornare non più delle 10. Arrivata a casa di Jessi suonai il campanello, mi aprii suo padre, inconsapevole di tutto ed andai in camera sua. Era distrutta e mi spiegò tutto, sembrava di aver risolto per nostra piccola lite, rimasi con lei a parlare per 30 minuti quando mi sentii mancare qualcosa, ci pensai bene e capì di aver dimenticato il telefono… presa dal panico scappai a casa, aprì la porta e salutai mio papà e Zoey, salì in camera mia e vidi mia mamma che controllava il mio telefono. Le urlai contro con molta rabbia e lei si girò e se ne andò sbattendomi la porta in faccia. Mi sentì per un attimo in colpa e controllai che mia mamma non avesse controllato i messaggi con Jonas. Non aveva fatto niente di tutto questo, però mi dava comunque molto fastidio. Il mattino mi svegliai prima, e mi preparai senza fare rumore perché non volevo svegliare mia mamma e prendermi una sua sgridata. Presi l'autobus e andai a scuola. Uscii da scuola e trovai Jonas che mi abbraccio e mi portò a casa mia con il suo motorino, invitandomi a mangiare a casa sua. Non mi sembrava giusto dato che mia mamma ce l'aveva con me, e quando lui propose in alternativa di andare a casa sua per il pomeriggio io gli promisi di andare. Tornata a casa mia mamma mi sgridò ma io non l'ascoltai e corsi subito in camera, scesi solo per prendere il pranzo e poi risalì. Volevo andare da Jonas, ma mia mamma non mi lasciò uscire, ma io uscii lo stesso e passai dalla finestra del bagno, chiusi la camera e la toilette e me ne andai. Mi recai da Beki, ma non trovai nessuno, andai quindi da Jonas pensando che Beki fosse lì, ma non c’era. Sembrava come sparita. Chiamammo per telefono varie volte, e dopo un bel pezzo un numero privato, irrintracciabile, prese a suonare nel mio cellulare. Risposi ed udii la voce di Peter, il fidanzato di Beki, stranamente tentennante e quasi meccanica.Chiedemmo se sapesse dove si fosse cacciata Beki, ma egli rispose bofonchiando che non poteva rispondere in quel momento, tirando giù senza neppure salutare.Io e Jonas eravamo un po più calmi, anche se ci chiedevamo cosa facevano, dov'erano e tutte queste altre domande. Volevamo uscire per andare a casa sua e controllare nuovamente se c'era qualcuno. Portammo anche Rex, il cane di Jonas. Arrivati davanti a casa sua ci avvicinammo ad una finestra e, dentro casa di Beki, c'era tutto sottosopra, un caos di oggetti, libri, pentole e mobili accatastati e dispersi in ogni dove. Iniziai a notare che Jonas era molto preoccupato e, per tranquillizzarlo, lo portai a fare un giretto al parco con la scusa di fare correre il suo cane Rex. Lui accettò, però notavo che era comunque ancora un po preoccupato. Arrivati al parco iniziò a piovere sempre più forte fino a diluviare, e fummo costretti ad andare a casa sua correndo. Arrivati a casa, tutti bagnati fradici, lui si avvicino e mi baciò...in quell'istante io mi sentivo protetta. Lui mi chiese di essere la sua ragazza e io accettai. Andai a casa perché era ormai troppo tardi e non volevo dare sospetti, quindi lo salutai e andai. Nel retro di casa mia vidi un uomo che stava entrando a casa di Beki, non mi sembrava Peter, era più robusto e più grande, lo seguii senza farmi vedere e rimasi fuori dalla finestra a osservarlo, non capendo cosa stesse facendo di preciso. Sembrava che stesse cercando qualcosa, con un comportamento che mi pareva alquanto strano. Dopo 10 minuti di attesa arrivò un camioncino e uscirono Peter e Beki, lei sembrava molto triste, e in alcune parti del corpo aveva graffi e lividi. Pure loro entrarono in casa, ed io, spaventata, confusa e sgomenta, non seppi far altro che scoppiare a piangere. Tornai a casa mia per raccontare tutto quello che avevo visto a mia madre. Entrai dal bagno e andai da mia mamma, che era molto preoccupata perchè era ormai da tanto tempo che ero chiusa nella mia stanza. Io le raccontai tutto di Beki, di Jonas e di Jessi, e così facendo mi sentii con un peso in meno nello stomaco. Volevo far conoscere Jonas a mia mamma e a mio papà, così lo invitai la sera stessa a mangiare. Lui accettò molto volentieri, quindi andammo io e mia mamma a fare la spesa e poi a prenderlo. Mia mamma lo trovò molto educato e carino, e la simpatia sembrò essere reciproca, quindi iniziarono a parlare. Arrivati a casa presentai Jonas a mio papà, anche a lui stava molto simpatico e iniziarono a parlare di macchine, mentre io apparecchiai la tavola. Jonas conobbe anche mia sorella e iniziò a giocare con lei. Io ero molto felice e prima di mangiare feci visitare la casa a Jonas, che la trovò molto bella e grande. Ci fermammo davanti alla mia cameretta dove io gli spiegai tutto quello che avevo visto il pomeriggio davanti casa di Beki. Non poteva crederci. Continuammo a parlare per altri 10 minuti finché mia madre ci venne a chiamare per la cena. Finito di mangiare sentimmo una macchina, quindi ci affacciammo e rividi il camioncino che si stava dirigendo verso l'autostrada. Sospettammo allora che si trattasse di un fatto da prendere sul serio, e decidemmo di corrergli incontro. Ovviamente Jonas mi superò, però non riuscimmo a raggiungerli in tempo, Beki ci fece segno dal finestrino di chiamarla il giorno seguente. Noi tornammo stravolti a casa dove ci addormentammo sul divano. Il giorno dopo era sabato e ci risvegliammo alle 11. Eravamo da soli in casa, e mi squillò il telefono: era Beki che ci chiamava dall'aeroporto, e ci chiedeva aiuto, era stravolta e molto stanca, non ci aveva spiegato molto ma ci aveva solo detto che sarebbe partita per un viaggio a Londra per le 3.30 del pomeriggio, inoltre lei non sapeva chi era quell'uomo che avevo visto entrare la sera prima e non voleva far sapere nulla a nessuno e perciò, finita la telefonata, non avvisammo nessuno. Jonas voleva infilarsi nell'aereo, perciò lasciai una lettera nel tavolo della cucina per mia mamma, presi un cambio, le due bici e andammo a casa di Jonas per prendere il motorino. Dopo 30 minuti ci dirigemmo all'aeroporto. Arrivati nel parcheggio vidi il camioncino di Peter, ci avvicinammo per guardarlo meglio, e notai un orecchino di Beki per terra, lo presi ed entrammo dentro. Jonas mi sembrava preoccupato, ma allo stesso tempo determinato ad aiutare Beki, come lo ero io. Mia mamma mi chiamò e io le risposi, era molto angosciata perché voleva sapere tutto quello che era successo, io la tranquillizzai e staccai di fretta il telefono. Entrati, cercammo i due uomini e Beki, e li trovammo subito. Erano davanti il bagno delle donne ed aspettare Beki uscire. Li seguimmo senza farci vedere e sentire, arrivate le 3.30 l'ansia iniziò a salire, non sapevamo se loro sarebbero partiti, e fu così perché lasciarono Beki dentro l'aereo e se ne andarono. Jonas ed io andammo a fermare la partenza, Beki scese dall'aereo, ci vide e ci venne incontro, chiamammo mia mamma che subito si affrettò a raggiungerci, chiamammo anche i vigili che parlarono con Beki per avere delle informazioni. Beki doveva stare al sicuro finché non li avessero catturati, tornammo a casa e Beki si fermò per qualche notte a dormire a casa mia. Dopo un paio di giorni finalmente li catturarono e li misero in prigione per 5 anni con l’accusa di sequestro di persona, Beki ci raccontò che loro volevano farla partire e poi impossessarsi dei suoi beni. Beki era una ragazza che proveniva da una famiglia benestante ed è per questo che volevano sfruttarla. Passarono 5 anni e io e Jonas stavamo ancora insieme, Jessi si rifidanzò e Beki era felice e tranquilla. I due manigoldi uscirono dal carcere, però non diedero più fastidio a Beki. Ora io abito a ianco a Jonas, e perciò ci possiamo vedere più spesso. I nostri genitori sono amici, e adesso vogliamo prendere una casa per noi due. Siamo tutti molto felici. Ginevra T. Arianna P.