scheda-IL GIRO DI VITE

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IL GIRO DI VITE (The turn of the screw)
n.5
Opera in un prologo e due atti su libretto di M. Piper dall’omonimo
romanzo breve di Henry James
Musica di Benjamin Britten
con Raffaella Angeletti, Marlin Miller, Charlie Manton, Beatrice Weiss,
Gabriella Sborgi, Susannah Glanville
Ensemble da camera della Orchestra Sinfonica della Provincia di BariDirettore Jonathan Webb
Scene e costumi di William Orlandi
Regia di Lorenzo Mariani
Teatro Piccinni – Bari: 2 aprile 2008
La trama dell’opera:
Un narratore racconta di come una giovane istitutrice abbia ricevuto
l’incarico da un sir, zio e tutore, di prendersi cura di due orfanelli Miles e
Flora che abitano a Bly, nella campagna inglese, ma a patto che ella non
abbia alcun altro contatto con lui in merito alla loro educazione. Qualche
tempo dopo, di sera, nella loro casa si avverte la presenza malefica di due
spettri - il servo Quint e la vecchia istitutrice miss Jessel - corruttori dei
bambini, i quali a poco a poco cadono preda dei malefìci dei due fantasmi.
Contravvenendo al patto, la istitutrice decide di scrivere al tutore
chiedendogli aiuto, ma la lettera viene distrutta da Miles istigato da Quint.
L’istitutrice allora ingaggia una lotta furibonda con lo spirito maligno che
si è impossessato del bambino. Ella alla fine prevale e il piccolo Miles è
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salvo mentre grida il nome del suo persecutore: Peter Quint, you devil!
Ma la tensione liberatoria gli è fatale, e Miles muore in scena.
Biografia di Britten
Musicista precoce e informato, Britten si dimostra anche intellettuale
inquieto e determinato nel difendere il suo antimilitarismo che gli causa lo
allontanamento dall’Inghilterra verso gli Usa, insieme al poeta Wystan
Auden e all’amico tenore Peter Pears. Rientrato in patria nel 1942,
collabora da pacifista con concerti e rappresentazioni che egli tiene per le
truppe inglesi. Nel 1947 fonda lo “English Opera Group” e il festival di
Aldeburgh a cui rimase legato per tutta la vita componendo opere come
Billy Budd, Peter Grimes, Albert Herring, sinfonie, concerti per pianoforte
e musica da camera e, infine, l’ultimo suo lascito artistico e civile, il
notevole War Requiem su liriche del poeta-soldato Owen. Muore nel
1976.
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Musicalmente, Il giro di vite è un’altra dimostrazione delle qualità
indiscusse di colui che è stimato essere il maggior compositore inglese del
‘900 e uno dei massimi esponenti della musica del nostro tempo. Eppure,
non si può certo dire che Benjamin Britten sia stato un musicista legato
alle avanguardie e agli sperimentalismi. La sua musica invece riesce a
coagulare in sé quanto la tradizione (non solo inglese) gli affidava
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storicamente, ma senza guardare troppo indietro, senza essere nostalgico
per un passato che non c’era più: egli è un ‘neoclassico’, come si direbbe
oggi. Il suo impegno di intellettuale nasceva dalla convinzione che l’arte
musicale doveva andare verso la gente per un riscatto neoumanistico; di
qui la scelta di soggetti e temi legati alla realtà psicologica di personaggi
difficili, ‘diversi’. Ma con una costante che apparenta i due bambini
protagonisti, Miles e Flora di The turn of the screw, ai tanti ragazzi e
adolescenti a cui Britten dedicò gran parte della sua vita artistica con il
fine di elevare la sensibilità e la qualità umana della loro esistenza.