La luce del Neonato tra mistero e realtà

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La luce del Neonato tra mistero e realtà
n° 315 - maggio 2004
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La luce del Neonato tra mistero e realtà
Un’opera, il Neonato di Georges La Tour, che concentra nel piccolo olio il percorso artistico dell’autore,
un pittore che segue l’evoluzione dell’arte della sua
epoca, con inizi segnati dal
manierismo, per poi venir
conquistato dal realismo
caravaggesco.
Il percorso di La Tour fu un
viaggio dentro la realtà
spesso dura della vita, che
lo rese spietatamente realista eppure ugualmente capace di passare dalla materialità dei corpi e delle situazioni, al realismo dei
sentimenti e del mistero
che c’è nell’esistenza: il gioco
di volti e di mani, di luce
ed ombra che caratterizza i
suoi quadri lascia intuire la
grandezza e la tragicità che
ogni persona ha nelle proprie mani: la vita e il suo
mistero.
In questo notturno, La Tour
applica i suoi caratteristici
effetti di luce scaturiti da
una fonte artificiale. Esiti
luministici esatti, tali da
rendere il fenomeno di diffusione della luce credibile
e reale, ma al tempo stesso
atemporale e sacro. La fonte
della luce rimane essa stessa
comunque un mistero: è
quella esteriore della candela o quella interiore emanata dal Bambino? Sicuramente una luce simbolica,
intesa come elemento stilistico e spirituale.
Il Neonato, conservato a Rennes, al Musée des BeauxArts, fece parte del primo
fondo del museo dal 1794;
il dipinto, inizialmente attribuito a Schalken, fu restituito a La Tour solamente
nel 1915 da Hermann Voss,
che lo correlò con i dipinti
di Nantes. Le dimensioni
ridotte dell’opera fanno pensare a una committenza privata, e questo spiegherebbe
la piccola quantità di copie
realizzate, benché si tratti
oggi del dipinto di La Tour
più famoso.
Nonostante l’assenza di particolari che identifichino
l’opera come soggetto sacro, la mancanza di particolari d’arredo, «di aureole
che manifesterebbero la santità dei personaggi e dell’aura luminosa intorno al
bambino», ci troviamo sicuramente, ribadisce Bruno
Fortè, in presenza di una
rappresentazione della Vergine con il Bambino tra le
braccia, accompagnata da
sua madre, sant’Anna, che
nasconde con la mano la
candela che illumina il lattante.
“Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo”.
È quanto afferma il Quarto
Vangelo e qui, al centro del
dipinto dove La Tour colloca un neonato, molti
hanno visto Cristo. L’abito
bianco del piccolo, riflettendo la luce, effettivamente
illumina le altre figure. Anche se il nostro sguardo, la
nostra attenzione non si fermano ai bagliori che emana,
ma si soffermano sul volto
del bambino che dorme dolcemente, sul suo piccolo
naso, sulla sua tenera bocca
aperta nel respiro.
“In lui era la vita, e la vita
era la luce degli uomini”, precisa San Giovanni, ed è infatti sul miracolo della vita
nascente che le due donne
fermano l’attenzione. La
donna di sinistra ha gli occhi lucenti di chi, commossa,
cerca nei propri ricordi il
Georges La Tour: Neonato (part.) - Rennes, Musée des Beaux-Arts
senso di un evento, mentre
la giovane madre abbassa
lo sguardo come se stesse
pensando, interiorizzando
queste riflessioni, “meditandole nel suo cuore” (LC 2,19).
Nel Neonato il vero soggetto
del dipinto è quindi la tenera carne del bimbo, messa
in rilievo dal volume conico semplificato del cappuccio. La mano destra della
donna che assiste, mentre
protegge la fiammella della
candela da una corrente
d’aria, incornicia la scena,
pag. 2
compiendo sul bambino un
gesto spontaneo di benedizione.
La Tour muove dal naturalismo caravaggesco in direzione di una radicale indagine naturalistica e organizza una realtà mistica
entro una calcolata costruzione formale. Lo strumento
di questa costruzione, che
vediamo qui realizzata nelle
caratteristiche atmosfere
astratte dell’artista, è proprio il notturno, mediante
il quale il pittore si concentra sull’essenziale isolandolo contro le tenebre e innalzandolo così a soggetto
di immobile contemplazione.
La luce, semplificando e
rendendo geometriche le
forme, elimina infatti ogni
movimento e l’opera conquista così una pace e una
tenerezza insuperabili.
Anche il colore obbedisce
alla luce: una tavolozza ristretta che riscalda i chiaroscuri con dei rossi sgargianti.
La Tour gioca, ricorda ancora Fertè, come nel Sogno
di San Giuseppe di Nantes o
nell’Adorazione dei Pastori
del Louvre, con l’ambiguità
di un tema religioso trattato come una scena profana.
Il mistero di questa nascita
è davvero quello di tutti gli
esseri umani. È anche questo che rende il dipinto così
magico, eppure così vero.
maria siponta de salvia
Il sogno di San Giuseppe Nantes, Musée des Beaux-Arts
Georges La Tour: Adorazione dei pastori Parigi, Louvre
Georges La Tour: Neonato - Rennes, Musée des Beaux-Arts