La luce del Neonato tra mistero e realtà
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La luce del Neonato tra mistero e realtà
n° 315 - maggio 2004 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it La luce del Neonato tra mistero e realtà Un’opera, il Neonato di Georges La Tour, che concentra nel piccolo olio il percorso artistico dell’autore, un pittore che segue l’evoluzione dell’arte della sua epoca, con inizi segnati dal manierismo, per poi venir conquistato dal realismo caravaggesco. Il percorso di La Tour fu un viaggio dentro la realtà spesso dura della vita, che lo rese spietatamente realista eppure ugualmente capace di passare dalla materialità dei corpi e delle situazioni, al realismo dei sentimenti e del mistero che c’è nell’esistenza: il gioco di volti e di mani, di luce ed ombra che caratterizza i suoi quadri lascia intuire la grandezza e la tragicità che ogni persona ha nelle proprie mani: la vita e il suo mistero. In questo notturno, La Tour applica i suoi caratteristici effetti di luce scaturiti da una fonte artificiale. Esiti luministici esatti, tali da rendere il fenomeno di diffusione della luce credibile e reale, ma al tempo stesso atemporale e sacro. La fonte della luce rimane essa stessa comunque un mistero: è quella esteriore della candela o quella interiore emanata dal Bambino? Sicuramente una luce simbolica, intesa come elemento stilistico e spirituale. Il Neonato, conservato a Rennes, al Musée des BeauxArts, fece parte del primo fondo del museo dal 1794; il dipinto, inizialmente attribuito a Schalken, fu restituito a La Tour solamente nel 1915 da Hermann Voss, che lo correlò con i dipinti di Nantes. Le dimensioni ridotte dell’opera fanno pensare a una committenza privata, e questo spiegherebbe la piccola quantità di copie realizzate, benché si tratti oggi del dipinto di La Tour più famoso. Nonostante l’assenza di particolari che identifichino l’opera come soggetto sacro, la mancanza di particolari d’arredo, «di aureole che manifesterebbero la santità dei personaggi e dell’aura luminosa intorno al bambino», ci troviamo sicuramente, ribadisce Bruno Fortè, in presenza di una rappresentazione della Vergine con il Bambino tra le braccia, accompagnata da sua madre, sant’Anna, che nasconde con la mano la candela che illumina il lattante. “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. È quanto afferma il Quarto Vangelo e qui, al centro del dipinto dove La Tour colloca un neonato, molti hanno visto Cristo. L’abito bianco del piccolo, riflettendo la luce, effettivamente illumina le altre figure. Anche se il nostro sguardo, la nostra attenzione non si fermano ai bagliori che emana, ma si soffermano sul volto del bambino che dorme dolcemente, sul suo piccolo naso, sulla sua tenera bocca aperta nel respiro. “In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”, precisa San Giovanni, ed è infatti sul miracolo della vita nascente che le due donne fermano l’attenzione. La donna di sinistra ha gli occhi lucenti di chi, commossa, cerca nei propri ricordi il Georges La Tour: Neonato (part.) - Rennes, Musée des Beaux-Arts senso di un evento, mentre la giovane madre abbassa lo sguardo come se stesse pensando, interiorizzando queste riflessioni, “meditandole nel suo cuore” (LC 2,19). Nel Neonato il vero soggetto del dipinto è quindi la tenera carne del bimbo, messa in rilievo dal volume conico semplificato del cappuccio. La mano destra della donna che assiste, mentre protegge la fiammella della candela da una corrente d’aria, incornicia la scena, pag. 2 compiendo sul bambino un gesto spontaneo di benedizione. La Tour muove dal naturalismo caravaggesco in direzione di una radicale indagine naturalistica e organizza una realtà mistica entro una calcolata costruzione formale. Lo strumento di questa costruzione, che vediamo qui realizzata nelle caratteristiche atmosfere astratte dell’artista, è proprio il notturno, mediante il quale il pittore si concentra sull’essenziale isolandolo contro le tenebre e innalzandolo così a soggetto di immobile contemplazione. La luce, semplificando e rendendo geometriche le forme, elimina infatti ogni movimento e l’opera conquista così una pace e una tenerezza insuperabili. Anche il colore obbedisce alla luce: una tavolozza ristretta che riscalda i chiaroscuri con dei rossi sgargianti. La Tour gioca, ricorda ancora Fertè, come nel Sogno di San Giuseppe di Nantes o nell’Adorazione dei Pastori del Louvre, con l’ambiguità di un tema religioso trattato come una scena profana. Il mistero di questa nascita è davvero quello di tutti gli esseri umani. È anche questo che rende il dipinto così magico, eppure così vero. maria siponta de salvia Il sogno di San Giuseppe Nantes, Musée des Beaux-Arts Georges La Tour: Adorazione dei pastori Parigi, Louvre Georges La Tour: Neonato - Rennes, Musée des Beaux-Arts