pag 2 - Coldiretti Torino
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IL COLTIVATORE PIEMONTESE 16-31 LUGLIO 2009 n ANNO 65 – NUMERO 14 primo piano PAGINA 2 Contro il latte straniero spacciato per italiano Coldiretti porta le mucche al supermercato n Nelle pagine 2 e 3 alcune immagini della manifestazione davanti al Centro Commerciale Snos, di corso Mortara Domenica 28 giugno manifestazione in corso Mortara nn TORINO – Per denunciare la diffusione di latte, latticini e formaggi stranieri spacciati per italiani, gli allevatori della Coldiretti il 28 giugno scorso hanno portato una piccola mandria di mucche davanti al centro commerciale Snos, di corso Mortara, nel capoluogo piemontese. Trecento soci Coldiretti hanno ricordato ai consumatori che senza alcuna indicazione in etichetta, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle in vendita è fatta con latte – o addirittura cagliate – straniero. Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte, a metà mattinata ha avviato così il momento pubblico di confronto tra manifestanti e consumatori: «Uno degli obiettivi di questa manifestazione è riaprire il tavolo regionale per la trattativa sul prezzo del latte alla stalla. Il nostro intento è riuscire a portare a casa un prezzo equo per le nostre stalle perché ora non copriamo le spese. Chiediamo un giusto riconoscimento per il latte prodotto negli allevamenti piemontesi. Per raggiungere questo obiettivo bisogna arrivare a una chiara etichettatura da cui si possa risalire alla provenienza. Oggi molti prodotti hanno sulle confezioni i colori della bandiera nazionale, ma sono ottenuti con latte straniero». Bruno Rivarossa ha continuato: «Una rinomata ditta nazionale, quella che in televisione si fregia di utilizzare latte Made in Italy, solo nello stabilimento di Novara, nei primi cinque mesi di questo anno, ha fatto arrivare centinaia tir di latte provenienti da oltre confine. Alcuni li abbiamo visti durante la manifestazione organizzata poche settimane fa al Frejus». Riccardo Chiabrando, presidente Coldiretti Torino, ha proseguito la riflessione: «Siamo partiti dalla manifestazione al Frejus, oggi siamo qui davanti alla grande distribuzione che rappresenta un punto cruciale nel cammino che compie il latte dalle nostre stalle fino alla tavola dei consumatori. La Gdo si ritaglia margini non rispettosi del lavoro portato avanti sia da noi produttori sia dagli industriali. Oggi chi detta legge sul mercato è la grande distribuzione organizzata. Siamo qui per dire basta a un sistema che vede le nostre aziende ricevere 25 centesimi per ogni litro di latte che viene poi pagato dai consumatori sei volte di più. Per mettere la confezione di latte sullo scaffale la grande distribuzione si incamera oltre 50 centesimi: si tratta di una assurdità a fronte di un’inesistente rischio di impresa». Durante la manifestazione alcuni allevatori sono entrati nel supermercato e hanno acquistato alcuni litri latte. Bruno Rivarossa, con le confezioni in mano, ha detto: «Questo latte che viene confezionato per la catena di supermercati il Gigante viene venduto a 0,80 centesimi. L’etichetta riporta che è latte italiano, ma mi sembra ben difficile che sia una informazione corretta. Un altro latte, marchiato come italiano, viene venduto a euro 1,14. Noi abbiamo il fondato sospetto che una parte del latte arrivato dall’estero venga poi venduto come italiano. Per valorizzare le nostre produzioni abbiamo una strada sola: l’origine del latte va chiaramente indicata sull’etichetta». Marcello Gatto, presidente Coldiretti Cuneo, ha dichiarato: «Comunicare quanto sta succedendo nella filiera del latte è fondamentale: quando spieghiamo ai consumatori che ricaviamo poco più di 25 centesimi per ogni litro e, invece, loro lo pagano anche 1,50 euro, vedo che molti si arrabbiano. Anche noi imprenditori siamo arrabbiati perché non riusciamo più a pagare le spese. L’industria e la grande distribuzione devono rivedere i loro margini: mentre loro si arricchiscono le nostre stalle vanno verso la chiusura. Dobbiamo reagire. Dobbiamo lavorare per realizzare una forte alleanza con i consumatori: solo con il loro sostegno e consenso riusciremo a portare a casa un prezzo remunerativo per il nostro latte che deve essere pagato di più rispetto a quello importato. Solo con l’etichettaura di origine si può stroncare la truffa dei prodotti spacciati per italiani». «Io voglio rivolgere un appello a tutti i soci – ha esclamato Silvia Marchetto, allevatrice di Rivarossa –. È un momento difficile. Lo so in prima persona; lo provo tutti i giorni. Però non dobbiamo mollare. Dobbiamo rimanere uniti e partecipare a queste manifestazioni perché ci danno una buona visibilità. Sono la dimostrazione che noi non siamo disposti a cedere. Quindi, veramente, rimaniamo uniti e continuiamo a partecipare a queste iniziative, sempre con più forza. Ultimamente stiamo spingendo perché venga organizzata una importante protesta a livello nazionale. Sarà richiesta la partecipazione di tutti e, davvero, questo non è il momento di abbattersi. Non dobbiamo mollare; non possiamo perdere tutto ciò che abbiamo costruito sino a oggi con le nostre aziende». Tonino Gai, referente latte Coldiretti Cuneo, ha sostenuto: «La partecipazione serve ed è molto importante perché viviamo un momento difficile. Le nostre aziende rischiano di chiudere. Questa mattina stiamo conducendo un’azione che ritengo molto incisiva. Per portare a casa risultati noi abbiamo bisogno dell’appoggio dei cittadini, dei consumatori. Oggi siamo qui per comunicare che molto del latte venduto come italiano arriva dall’estero. Siamo qui per dialogare con i cittadini, chiedendo loro di aprire gli occhi. Questa protesta è la logica continuazione della manifestazione organizzata al Frejus; nei prossimi giorni altre tappe ci attendono. Dobbiamo proseguire finché non avremo messo in sicurezza le nostre aziende». «Il prezzo che oggi viene riconosciuto al nostro latte – ha aggiunto Tonino Gai – è troppo basso e gli scaffali dei supermercati sono carichi di mozzarelle con confezioni che richiamano la bandiera d’Italia, ma vengono prodotte con latte straniero. Questo falso Made in Italy – oltre a rappresentare una truffa per i consumatori – penalizza duramente il nostro lavoro. Noi abbiamo il dovere di andare avanti con questa battaglia; il nostro obiettivo è risollevare i bilanci delle nostre aziende. Ciò significa anche salvare il territorio. Questa battaglia va condotta tutti insieme».