Il governo blocca i fondi per gli impianti solari. A rischio

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Il governo blocca i fondi per gli impianti solari. A rischio
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22
Garantista (Il)
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Piero Sansonetti
(non disponibile)
Giovedì
16/10/2014
Il governo blocca i fondi per gli impianti solari. A rischio 1 Ornila posti di lavoro di Agostino Re Rebaudengo* Nata con l'obiettivo di ridurre le
bollette alle piccole e medie imprese, la norma conosciuta come "spalma incentivi" di fatto taglia le risorse destinate agli impianti solari già
funzionanti e causerà, con ogni probabilità, il licenziamento di almeno 10.000 lavoratori occupati proprio nelle Pmi e il rischio concreto di default per
moltissimi operatori. Si tratta di un provvedimento che non considera le conseguenze disastrose per gli operatori e i lavoratori, per l'ambiente e la
salute dei cittadini. Una norma retroattiva che non solo allontanerà definitivamente molti investimenti dall'Italia, già diminuiti del 58% dal 2007, ma
che danneggia la credibilità del Paese, tradisce la certezza del diritto e che, non da ultimo, si pone in aperto contrasto con la normazione Europea e
con la Costituzione Italiana, che non tollerano disposizioni retroattive. Per questo motivo assoRinnovabili ha deciso di indirizzare alla Commissione
Europea una denuncia per chiedere l'avvio della procedura di infrazione contro lo Stato Italiano per violazione delle norme e dei principi europei sulla
promozione delle fonti rinnovabili, sulla tutela degli investimenti e dell'affidamento e per contrasto con la disciplina del ritardo nel pagamento nelle
transazioni commerciali. Inoltre, non appena la norma sarà pienamente assoRinnovabili insieme a centinaia di operatori associati, è pronta ad avviare
le azioni giurisdizionali contro la misura "spalma incentivi" con lo scopo di farla dichiarare costituzionalmente illegittima. La recente sentenza della
Corte Costituzionale Bulgara, che ha annullato una tassa retroattiva sui ricavi degli impianti fotovoltaici ed eolici, dimostra che la certezza del diritto
non può essere stravolta: siamo sicuri che anche la Corte Costituzionale Italiana giungerà alle medesime conclusioni. Negli scorsi anni la green
economy ha ricevuto un sostegno - come avvenuto per altri settori economici - in virtù della riconosciuta rilevanza strategica per il Paese, attuale e
futura, e per i suoi com di Agostino Re Rebaudengo* Nata con l'obiettivo di ridurre le bollette alle piccole e medie imprese, la norma conosciuta
come "spalma incentivi" di fatto taglia le risorse destinate agli impianti solari già funzionanti e causerà, con ogni probabilità, il licenziamento di
almeno 10.000 lavoratori occupati proprio nelle Pmi e il rischio concreto di default per moltissimi operatori. Si tratta di un provvedimento che non
considera le conseguenze disastrose per gli operatori e i lavoratori, per l'ambiente e la salute dei cittadini. Una norma retroattiva che non solo
allontanerà definitivamente molti investimenti dall'Italia, già diminuiti del 58% dal 2007, ma che danneggia la credibilità del Paese, tradisce la
certezza del diritto e che, non da ultimo, si pone in aperto contrasto con la normazione Europea e con la Costituzione Italiana, che non tollerano
disposizioni retroattive. Per questo motivo assoRinnovabili ha deciso di indirizzare alla Commissione Europea una denuncia per chiedere l'avvio della
procedura di infrazione contro lo Stato Italiano per violazione delle norme e dei principi europei sulla promozione delle fonti rinnovabili, sulla tutela
degli investimenti e dell'affidamento e per contrasto con la disciplina del ritardo nel pagamento nelle transazioni commerciali. Inoltre, non appena la
norma sarà pienamente assoRinnovabili insieme a centinaia di operatori associati, è pronta ad avviare le azioni giurisdizionali contro la misura
"spalma incentivi" con lo scopo di farla dichiarare costituzionalmente illegittima. La recente sentenza della Corte Costituzionale Bulgara, che ha
annullato una tassa retroattiva sui ricavi degli impianti fotovoltaici ed eolici, dimostra che la certezza del diritto non può essere stravolta: siamo sicuri
che anche la Corte Costituzionale Italiana giungerà alle medesime conclusioni. Negli scorsi anni la green economy ha ricevuto un sostegno - come
avvenuto per altri settori economici - in virtù della riconosciuta rilevanza strategica per il Paese, attuale e futura, e per i suoi com provati vantaggi
economici e ambientali (diversi studi hanno dimostrato che il saldo attualizzato ad oggi tra costi e benefici degli incentivi italiani alle rinnovabili è
largamente positivo e pari a oltre 50 miliardi di euro - fonti Althesys, Oir Agici). E' stata una scelta effettuata e implementata e sostenuta (almeno sino
a oggi) con piena consapevolezza da parte dei decisori politici, rispetto alla quale ora si fa marcia indietro. Cercando quasi di far ricadere la
responsabilità su chi non ha fatto altro che trasformare tale sostegno in posti di lavoro e opportunità di crescita! L'energia rinnovabile è una delle
poche risposte concrete che siamo stati in grado di dare sulla complicata questione ambientale del riscaldamento climatico. Stiamo già facendo oggi i
conti con una situazione difficile, in parte già compromessa, su cui è fondamentale intervenire tempestivamente per scongiurare ulteriori e
irrimediabili passi falsi. Oltre ad impattare positivamente sull'ambiente, le fonti rinnovabili hanno poi tantissimi effetti positivi sul sistema energetico,
dall'abbassamento del prezzo dell'energia elettrica alla maggiore indipendenza dai paesi produttori di gas e di petrolio. Alla luce di ciò, ci chiediamo:
è stato preso in considerazione il costo - economico, sociale, ambientale - derivante dall'aumento di energia da fonti fossili, inevitabile conseguenza
del taglio alle rinnovabili Se davvero il Governo vuole contribuire al rilancio delle piccole e medie imprese, perché non stiamo andando nella
direziono dell'alleggerimento del carico fiscale, che in Italia vale per il 44% del Pil, un valore superato in Europa solamente dai paesi scandinavi e
dalla Francia, i quali forniscono però servizi pubblici di qualità ben più elevata? O della vera sburocratizzazione che costa alle imprese e ai cittadini
oltre 30 miliardi Constatiamo con amarezza che il primo risultato immediato è la fuga dall'Italia degli investitori esteri e le migliaia di contenziosi che
esporranno il nostro Paese a pesanti risarcimenti e bruttissime figure. * presidente dì as&oRinnovabilì di Agostino Re Rebaudengo* Nata con
l'obiettivo di ridurre le bollette alle piccole e medie imprese, la norma conosciuta come "spalma incentivi" di fatto taglia le risorse destinate agli
impianti solari già funzionanti e causerà, con ogni probabilità, il licenziamento di almeno 10.000 lavoratori occupati proprio nelle Pmi e il rischio
concreto di default per moltissimi operatori. Si tratta di un provvedimento che non considera le conseguenze disastrose per gli operatori e i lavoratori,
per l'ambiente e la salute dei cittadini. Una norma retroattiva che non solo allontanerà definitivamente molti investimenti dall'Italia, già diminuiti del
58% dal 2007, ma che danneggia la credibilità del Paese, tradisce la certezza del diritto e che, non da ultimo, si pone in aperto contrasto con la
normazione Europea e con la Costituzione Italiana, che non tollerano disposizioni retroattive. Per questo motivo assoRinnovabili ha deciso di
indirizzare alla Commissione Europea una denuncia per chiedere l'avvio della procedura di infrazione contro lo Stato Italiano per violazione delle
norme e dei principi europei sulla promozione delle fonti rinnovabili, sulla tutela degli investimenti e dell'affidamento e per contrasto con la disciplina
del ritardo nel pagamento nelle transazioni commerciali. Inoltre, non appena la norma sarà pienamente assoRinnovabili insieme a centinaia di
operatori associati, è pronta ad avviare le azioni giurisdizionali contro la misura "spalma incentivi" con lo scopo di farla dichiarare costituzionalmente
illegittima. La recente sentenza della Corte Costituzionale Bulgara, che ha annullato una tassa retroattiva sui ricavi degli impianti fotovoltaici ed
eolici, dimostra che la certezza del diritto non può essere stravolta: siamo sicuri che anche la Corte Costituzionale Italiana giungerà alle medesime
conclusioni. Negli scorsi anni la green economy ha ricevuto un sostegno - come avvenuto per altri settori economici - in virtù della riconosciuta
rilevanza strategica per il Paese, attuale e futura, e per i suoi com provati vantaggi economici e ambien