crostacei e aracnidi - Collegio San Giuseppe

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Classe dei Crostacei
Sono essenzialmente acquatici, e respirano per mezzo di branchie; alcune forme si sono adattate alla vita terrestre, ma
gli organi della respirazione hanno conservato l'aspetto di branchie. Il tegumento è per lo più assai resistente perché la
chitina è impregnata di sali calcarei. Oltre alle appendici che si trovano sulla faccia ventrale dei segmenti e che servono per
la presa, la deambulazione, il nuoto ecc., i Crostacei possiedono due paia di antenne sul capo: organi lunghi costituiti da
molti articoli, che hanno prevalentemente funzioni di senso. Il capo porta anche un paio di occhi e, sulla parte ventrale,
diverse paia di appendici disposte presso la bocca (organo della masticazione o gnatopodi).
Si distinguono in due sottoclassi: Entomostraci, con forme dì piccole dimensioni, e Malacostraci, con specie di maggiori
dimensioni e struttura più complessa. I Crostacei si sviluppano con metamorfosi: la forma larvale tipica è il nauplius,
piccolo organismo dotato di tre paia di appendici e di un occhio impari, mediano.
Ricordiamo fra gli Entomostraci le Dafnie (Daphnia pulex) di uno o due millimetri di lunghezza, con un solo grande occhio composto mediano
e le antenne ramificate e trasformate in organi per il nuoto. Il corpo è racchiuso in una specie di guscio bivalve. Rappresentano l'ordine dei Cladoceri.
Vivono per lo più sospese nelle acque dolci, dove nuotano con movimenti. a scatti (per questo sono anche chiamate «pulci d'acqua»). Costituiscono il
principale nutrimento dei piccoli di molti pesci e di anfibi. Anche d'acqua dolce sono le Cypris, che hanno il corpo racchiuso in un guscio bivalve,
tanto che sembrano piccole conchiglie dell'ordine di grandezza di un millimetro. Come altre specie dell'ordine a cui appartengono (Ostracodi), vivono
sul fondo, nutrendosi di detriti. Un altro ordine è quello dei Copepodi, con antenne lunghissime e trasformate in organi di movimento, ma non
ramificate come quelle dei Cladoceri. Il genere rappresentativo è Cyclops, che deve il suo nome alla presenza di un solo occhio mediano. Ve ne sono
molte specie d'acqua dolce e molte marine: tutte vivono sospese nell'acqua senza mai toccare il fondo. Sono fra i più importanti costituenti del
plancton.
Altri Entomostraci interessanti sono i Fillopodi, che hanno numerose appendici (piedi) fogliacee (donde il nome), di cui varie specie vivono negli
sfagni (Apus cancriformis, Branchipus stagnalis). Una specie; Artemia salina, ha un habitat singolarissimo: vive in laghi salati e nelle acque delle
saline, cioè nelle vasche in cui si fa evaporare l'acqua marina per ricavarne il sale. Questo crostaceo è dunque adatto alla vita in acqua con altissima
concentrazione di sali, in cui altri organismi non potrebbero vivere.
I Cirripedi comprendono sia forme parassite di altri Crostacei, come la Sacculina carcini parassita dei granchi, sia forme libere, come Balani e
Lepadi che vivono fisse sul fondo marino e sono rivestite di gusci calcarci fatti di varie placche, che in antico li fecero scambiare per Molluschi. I
Balani (Balanus tintinnabulum) o «denti di cane», vivono sugli scogli, sui corpi sommersi in mare, e i margini taglienti dei loro gusci feriscono a
sangue i piedi dei bagnanti che incautamente camminano sugli scogli. Le Lepadi (Lepas anatifera) sono famose per una leggenda medioevale diffusa
nei paesi nordici, che le considerava come organismi da cui si originavano alcune specie di anatre.
I Malacostraci hanno il corpo costituito da diciannove segmenti, tutti muniti di appendici, tranne l'ultimo (telson),
slargato a ventaglio. Fra quelli di dimensioni minori ricordiamo: gli Isopodi che comprendono le Anilocre, parassite
dei pesci, i Porcellini di terra (Oniscus) molto comuni nei giardini, sotto le pietre, di colore grigio; alcuni (Armadillidium)
possono aggomitolarsi a palla quando avvertono un pericolo; Asellus aquaticus, è comunissimo nelle acque dolci.
Fra gli Anfipodi, la Fronima (Phronima sedentaria) è un graziosissimo piccolo crostaceo che vive entro barilotti
trasparenti costituiti da tegumenti di Tunicati; i Gammarus sono molto comuni in acqua dolce e salmastra; le Orchestra e i
Talitrus vivono sulla spiaggia presso il battente dell'onda e saltano come pulci.
I più grandi Malacostraci sono assai noti e molto pregiati come cibo. Le forme con addome allungato (Macruri) in cui l'ultimo segmento addominale, il telson assieme agli uropodi,( un paio di arti caudali) si espande in una larga pinna caudale, importante organo di nuoto, sono comuni in
acqua marina, alcune specie vivono in acqua dolce. Il loro corpo è suddiviso in tre regioni: il capo (risultato della fusione di 6 segmenti) che porta
occhi e due paia di antenne e, ventralmente, le appendici boccali (mandibole, mascelle, a cui si aggiungono i piedimascelle che fanno parte dei
segmenti del torace); il torace, costituito da 8 segmenti che portano i piedi-mascelle e i piedi ambulatori (pereionodi), forniti alla loro estremità di
pinze o chele; l'addome formato da 7 segmenti a cui si articolano i pleopodi, appendici che non hanno funzione ambulatoria (spesso servono, nella
femmina, per portare le uova). Capo e torace sono riuniti sotto una robusta corazza (il carapace) in un'unica regione chiamata cefalotorace. Sotto il
carapace, vi sono, come appendici dei piedi toracici, le branchie.
Il Gambero marino o Astice o Lupicante (Homarus vulgaris), che può raggiungere la lunghezza di 70 cm (perciò si chiama anche «elefante»), è
comune nei nostri mari, e particolarmente nell'Adriatico; i gamberi sono muniti di grosse pinze (chele) all'estremità del primo paio di piedi toracici,
potenti organi di presa e di difesa. .
L'Aragosta (Palinurus vulgaris) non ha le chele, è lunga circa 40 cm, ha colore rossastro anche da viva. 1 più grossi esemplari possono pesare
perfino 6-8 kg; comune nel Mediterraneo, è molto ricercata per la sua carne bianca e molto saporita. Alcuni malacostraci hanno invece l'addome
ridotto, come il Paguro (Pagurus bernardus) e molti suoi affini (ordine degli Anomuri). L'addome non ha tegumento fortemente chitinizzato, è molle,
e perciò il paguro lo inserisce nella conchiglia vuota di qualche gasteropode, che trascina con sé e dentro cui si ripara. Sulla conchiglia vivono di solito
alcune attinie, e questa associazione costituisce uno degli esempi più chiari e noti di simbiosi. La massima riduzione dell'addome si ha nei Brachiuri,
rappresentati dalle varie specie di granchi.
Citiamo il Granchio di fiume (Telphusa fluviatilis) di color giallo verdastro, che vive nelle acque dolci correnti; fra le numerose
specie marine la più comune è Carcinus maenas, lungo circa 4 cm, munito di grosse chele, di colore verde-nerastro. Cammina di lato come tutti i granchi; può restare per lungo tempo fuori dell'acqua nascosto sotto le pietre o nella sabbia umida. Il più grande granchio dei nostri mari è la Grancevola (Maja squinada) irta di tubercoli e punte, abbondante soprattutto nell' Adriatico, e ricercata
come alimento pregiato. In Estremo Oriente esiste un granchio dai lunghissimi piedi, la Kaempferia Kaempferi, il cui diametro, tenendo conto delle zampe, può raggiungere un metro e mezzo.
Un gruppo di Crostacei costituito esclusivamente da fossili è quello delle Trilobiti, così chiamato perché la faccia dorsale è divisa in
tre parti da due solchi longitudinali. Forse sono da considerarsi piuttosto affini ai Merostomi viventi, la cui larva rassomiglia appunto a una trilobite. Sono forme marine rappresentate da numerose specie la cui struttura rivela habitat diversi. Compaiono nel Cambrico e hanno il loro apogeo nel Silurico e nel Devonico, per regredire ed estinguersi poi nel Permico.
Aracnidi
Artropodi tipicamente terrestri. che respirano per trachee e per via cutanea o per particolari organi costituiti da una cavità in
cui vi sono numerose lamelle, i «polmoni a libro». Nel corpo si distinguono due parti: il cefalotorace e l'addome. Il cefalotorace nella sua parte anteriore, che corrisponde al capo, porta occhi semplici di struttura diversa: alcuni deputati alla visione diurna, altri a quella notturna. Non vi sono antenne. Le appendici sono in numero di sei paia: due (cheliceri e pedipalpi)
sono in relazione con la bocca, le altre quattro paia sono zampe ambulatorie. L'addome non porta appendici. La segmentazione del corpo è poco visibile esternamente.La classe degli Aracnidi comprende diversi ordini;di cui i più importanti sono:
Scorpionidi, Araneidi o Ragni, Acari, Pseudoscorpionidi,. Solifugi, Opilionidi, Pedipalpi e Palpigradi
Gli Scorpioni hanno il corpo schiacciato, il capotorace non segmentato. con Piccoli cheliceri e due grossissime pinze sui
pedipalpi, che hanno la funzione di immobilizzare la preda. L'addome, assottigliato nella parte posteriore, termina con un
aculeo in cui sboccano le ghiandole del veleno. Le femmine sono per lo più ovovivipare. Vivono nei luoghi umidi e oscuri
delle regioni temperate e torride. Comuni in Italia sono l'Euscorpius italicus lungo circa 4 cm e I'Euscorpius flavicaudis: la
loro puntura è raramente causa di gravi conseguenze nell'uomo, contrariamente a quella delle specie tropicali che possono
raggiungere la lunghezza di 20 cm.
Gli araneidi costituiscono l'ordine dei Ragni, con molte specie ben note nelle nostre regioni, frequentatrici delle case e
della campagna. Cefalotorace e addome sono nettamente distinti e riuniti da una sottile strozzatura, l'addome non mostra
segmentazione. Nella parte posteriore e ventrale dell'addome si notano 4 o 6 papille (filiere) da cui esce un liquido vischioso che si rapprende al contatta dell'Aria e che tende e adopera per costruire quella tipica e perfetta opera che è la «tela». Le
tele di ragno, che servono per catturare gli Insetti di cui i ragni si nutrono, e per proteggere l'animale, hanno forma talvolta
geometrica e molto elegante, caratteristica per ciascuna specie.
Ricordiamo alcune forme del nostro paese: l'Epeira diademata, il Ragno dei giardini, ha delle macchie bianche sull'addome, come
un diadema. Il maschio vive poche settimane e spesso viene divorato dalla femmina. La rete costruita dall'Epeira, a raggiera e disposta quasi verticalmente, serve al ragno a catturare le vittime. La Tegenaria domestica, cosmopolita, ha il corpo di colore giallastro
con macchie scure e lunghe zampe. Tesse la sua rete nelle case abbandonate, nelle cantine. Pericolosa è la Malmignatta (Iatrodectes tredecimguttata), di piccole dimensioni, nera con tredici puntini rossi, è il più pericoloso delle nostre zone, può essere letale in
casi particolari; appartiene allo stesso genere della Vedova nera (latrodectes latrodectes) tra i più velenosi esistenti, ma non presente in Italia. La Tarantola (Lycosa tarentula) ha sull'addome un disegno più scuro del fondo, il ventre è arancione con una fascia nera; vive nell'Italia centrale e meridionale. Il nome deriva dalla città di Taranto. Il suo morso è considerato velenosissimo e produttore
di una sorta di delirio. In realtà essa non è più pericolosa d'altri ragni delle stesse dimensioni; infligge punture dolorose, ma «il ballo
di San Vito» e altre manifestazioni cui si crede dia luogo, sono in realtà fenomeni isterici, cui il veleno del ragno è estraneo. Un ragno che vive nell'acqua dolce, dove costruisce con la secrezione delle filiere un nido bianco a forma di campana, è l'Argironeta
(Argyroneta aquatica). Gli Araneidi di maggiori dimensioni (fino a 8-9 cm, come la grossa Migale) vivono nell'America tropicale e
nell'India.
L'ordine degli Acari comprende forme dal corpo globoso, in cui cefalotorace e addome si sono saldati e non sono esternamente riconoscibili. Per lo più hanno dimensioni esigue, della grandezza di un millimetro circa. Le appendici boccali (cheliceri e pedipalpi) sono trasformate in modo particolare, e, con l'aggiunta di altri pezzi impari, costituiscono un rostro atto a
pungere. Sono terrestri e acquatici, moltissimi sono parassiti di animali o di piante.
Le Zecche sono Acari ematofagi, cioè succhiatori di sangue, che possono raggiungere dimensioni considerevoli. Infiggono il rostro
nella cute di vari mammiferi, iniettando sostanze anticoagulanti e tossiche, e succhiano il sangue. Possono così inoculare i germi di
varie malattie. Tra le specie più comuni è Ixodes ricinus dei cane e di altri animali domestici. Altre zecche pungono talvolta l'uomo,
a cui possono così trasmettere diverse forme di febbri esantematiche. l'Acaro della scabbia (Sarcoptes scabiei) è l'agente patogeno
della scabbia nell'uomo. E' un piccolo acaro dal corpo tondeggiante (circa 1/3 di millimetro di lunghezza). Le zampe, brevissime,
terminano con lunghe setole. Il rostro è come una pinza tagliente; con questo la femmina scava un cunicolo fra il derma e
l'epidermide ed emette una saliva irritante, che determina il prurito. In fondo al cunicolo deposita le uova. Le larve, esapode, cioè
provviste di sei zampe anziché otto come gli adulti, nascono sette o otto giorni dopo la deposizione delle uova; sono molto mobili e
vivono sulla superficie della pelle. La scabbia è una malattia cosmopolita conosciuta da tempi remotissimi. Nel '600 il naturalista
livornese Diacinto Cestoni affermò che il «Pellicello», cioè l'acaro, è l'agente patogeno della scabbia, ma ciò non fu ammesso dai
medici fino al secolo XIX. Le localizzazioni più comuni dell'acaro sono le parti laterali delle dita, i polsi e le ascelle. Il prurito è il
sintomo più caratteristico. Il Demodex folliculorum vive nei pedicelli o comedoni