Relazione paesaggistica - Ingegneria Solazzo Srl

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Relazione paesaggistica - Ingegneria Solazzo Srl
RELAZIONE PAESAGGISTICA
1. Premessa
La presente relazione paesaggistica, sviluppata ai sensi del D.P.C.M. 12/12/2005,
riguarda la costruzione di una villetta unifamiliare, a due elevazioni fuori terra, da
adibire a civile abitazione, oltre piano seminterrato, da realizzare su un lotto di terreno
sito nel Comune di Palermo, in Via Sofocle, località Partanna-Mondello.
Al fine di fornire tutti gli elementi necessari alla verifica della compatibilità paesaggistica
dell'intervento suddetto, si è ritenuto opportuno analizzare sia lo stato dei luoghi prima
dell'esecuzione dell'opera prevista, che le caratteristiche progettuali dell'intervento, non
limitando l'attenzione solo sul manufatto progettato ma, prendendo in considerazione
anche, e soprattutto, il contesto paesaggistico nel quale il progetto si colloca e con il
quale interagisce.
La Via Sofocle, su cui sorgerà la villetta in oggetto, si trova all’interno di Partanna,
borgata in vicinanza del centro urbano della città di Palermo che, insieme a Resuttana,
San Lorenzo, Tommaso Natale, Pallavicino e Mondello, fa parte della Piana dei Colli.
Al fine, quindi, di una progettazione coerente con i valori paesaggistici del contesto in
cui si inserisce l'opera, è stata elaborata, prima un'analisi dello stato attuale,
estendendo l'area di intervento alla Piana dei Colli, territorio con il quale il manufatto
progettato entra veramente in relazione; successivamente, sono state motivate le scelte
progettuali, ossia l'adeguatezza architettonica del nuovo intervento, con il linguaggio
architettonico locale (forme, colori, materiali, tecniche costruttive), cercando di
mantenere sempre come obiettivo la conservazione e valorizzazione dei caratteri
paesaggistici.
Per quanto riguarda l'analisi dello stato attuale, la descrizione del contesto
paesaggistico
e
dell'area
di
intervento
è
stata
corredata
da
un’opportuna
documentazione cartografica e fotografica che sintetizza le fondamentali rilevazioni
paesaggistiche. Mentre, per quanto concerne il progetto vero e proprio, al fine di
rendere
comprensibile
l’adeguatezza
dell’inserimento
dell’opera
nel
contesto
paesaggistico, si è cercato di simulare lo stato di luoghi, a seguito della realizzazione
del progetto, mediante elaborati di foto-modellazione realistica.
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2. ANALISI DELL’AREA DI INTERVENTO
2.1. Configurazione e caratteri geomorfologici
ALL. 1-2
La dizione Piana dei Colli, costantemente adottata dal popolo palermitano, é
un’espressione che indica esattamente il contrario, ossia una giacitura di suolo
tutt’altro che montuosa, raggiungendo circa i 60.00 metri sopra il livello del mare nel
suo punto più alto.
La Piana dei Colli è una pianura costiera situata al confine nord della città di Palermo e
circondata da diversi rilievi montuosi: a est dal Monte Pellegrino, a nord dal Monte
Gallo e ad ovest dal Monte Billiemi (cfr. All. 1-2).
Il suo nome deriva proprio da questi monti che la circondano, chiamati colli per la loro
limitata altezza. Si tratta di massicci carbonatici, costituiti in gran parte da calcari, la cui
età varia dal Cretaceo al Paleogene, circondati da accumuli di falde di detrito. Le rocce
che costituiscono tali monti sono sottoposte al fenomeno erosivo del carsismo che ne
modella continuamente le forme, contribuendo alla principale caratteristica dei monti
del territorio di Palermo, ossia le numerose grotte di origine marina, luogo di antichi
insediamenti umani.
2.2. Appartenenza a sistemi naturalistici
ALL. 3-4
La Piana dei Colli, all'interno della quale ricadono le borgate di Partanna e Mondello, fa
parte della Conca d'Oro, pianura che circonda Palermo e che un tempo era
interamente coltivata ad agrumeti (cfr. All. 3).
In una parte del territorio della Piana dei Colli, Ferdinando IV di Borbone, giunto a
Palermo nel 1799, con una nave al comando dell’ammiraglio Orazio Nelson, crea un
parco detto la "Real Tenuta della Favorita", esteso dai Colli al Pantano di Mondello.
La struttura della Favorita è caratterizzata da due viali, il viale Diana, dea della caccia, e
quello di Pomona, dea dei frutti, elementi che costituiscono una precisa dichiarazione
di intenti sul carattere del parco, e dal viale d’Ercole, che interseca gli altri due.
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Gran parte della superficie del parco era destinata a vivai, campi sperimentali,
piantagioni produttive con vigneti, oliveti, agrumeti, frutteti ed orti, secondo l’ideale
illuministico che voleva il bello associato all’utile.
Il Parco della Favorita esprime aspetti di vegetazione antropica di tipo artificiale
(colture, impianto ornamentale, rimboschimenti), ma anche di tipo spontaneo e
naturale nel senso più comune del termine.
Per il suo forte valore ambientale, il Parco della Favorita rappresenta un importante
nodo della rete ecologica siciliana che, con il contiguo Monte Pellegrino, va connesso,
attraverso il sistema dei parchi e del verde urbano, alle aree naturali che delimitano la
Conca d'Oro, in modo da rappresentare uno strumento fondamentale per la tutela della
biodiversità e delle funzioni ecologiche ad essa conseguenti, nell'intero territorio
palermitano (cfr. All. 4).
La Riserva Naturale di Monte Pellegrino, comprendente l'intero Monte Pellegrino e la
Real Tenuta della Favorita, ospita, infatti, circa mille specie di piante, la metà delle
specie dei mammiferi presenti in Sicilia, un ricco contingente di rettili, uccelli nidificanti
e migratori, e la più importante fauna paleontologica dell'isola.
2.3. Processo di trasformazione del paesaggio agrario
ALL. 5-6
Prima dell'urbanizzazione, avvenuta a Palermo negli anni '50-'70 del Novecento, l'area
della Piana dei Colli era piena di corsi d'acqua, sorgenti e terreni acquitrinosi fino al
golfo di Mondello, che la resero famosa per la sua rigogliosa vegetazione. Grazie a
questa abbondanza di acqua, alla fertilità della terra e alla vicinanza con la città di
Palermo, l'area ha sempre presentato una vocazione agricola.
Nel XII-XIII secolo la Piana dei Colli era un ambiente totalmente integro ed
ecologicamente equilibrato, dal momento che era scarsamente frequentato dall'uomo.
La località di Partanna, in particolare, era costituita da una serie di laghi e pantani
pescosi. La zona industriale fino alla zona pedemontana del Monte Billiemi, e parte
dell'abitato di Tommaso Natale, era costituita da una fitta foresta.
Nel XIII-XV secolo si incrementa nella zona l'attività agricola e commerciale legata, oltre
che alla coltivazione delle terre, anche allo sfruttamento sistematico della foresta come
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fosse un giacimento minerario. Il taglio indiscriminato e l'abbattimento degli alberi fece
posto a nuove colture come il vigneto e la coltivazione del mirto. Ben nota era poi la
presenza di paludi, in parte trasformate nel XVIII secolo in saline che, cadute poi in
disuso ed abbandonate, ritornarono acquitrini che diedero vita a numerose epidemie
malariche diffusesi nell'agro circostante fino alla metà dell'Ottocento.
Secondo le descrizioni dell'epoca, sul finire dell’Ottocento, “la piana di Mondello era
caratterizzata da un vasto bacino idrografico chiuso dai monti da tre lati e chiuso dal
lato del mare da una spiaggia sottile ma di materiale compatto. Nonostante la gente si
ammalasse e morisse di malaria, il terreno era fertile e in quella ubertosa contrada,
prosperava la coltura degli agrumi”.
Per proteggere gli abitanti dai germi delle infezioni malariche che la palude
sprigionava, si diede il via, nei primi anni dell’Ottocento a progetti di bonifica che
furono ultimati nei primi decenni del Novecento. Da questo momento in poi la
“Colmata” di Mondello diventò un mosaico di colture agrarie e vegetazione, specie
arbustive ed arboree tipiche della macchia mediterranea, ancora oggi presenti, come
l’oleastro (Olea europaea L. var. silvestris), il mirto (Myrtus Communis L.), la palma
nana (Chamerops humilis L.), il lentisco (Pistacia lentiscus) ed il carrubo (Ceratonia
siliqua L.).
Nel XIX secolo la Piana dei Colli si arricchì, in particolari, di carrubi, olivi, viti, agrumi,
orti e giardini (cfr. All. 5). Nel XX secolo si coltivarono per lo più agrumi mentre oggi
ritroviamo, li dove la campagna non è stata sopraffatta dall'urbanizzazione, per la
maggior parte, agrumi e olivi, mentre sparsi sono gli orti e i giardini (cfr. All. 6).
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2.4. Appartenenza ad ambiti a forte valenza simbolica
Dal punto di vista paesaggistico la Piana dei Colli si trova in rapporto visivo diretto con
il Monte Pellegrino, considerato un riferimento importante per la città di Palermo, oltre
che per il suo valore naturalistico-ambientale, anche per la sua dimensione sacrale che
ha sfidato, attraverso tempi lunghissimi, cambiamenti di cultura e di religione.
Dalla cultura greca deriva il termine Kronion, uno dei tanti appellativi che furono dati al
monte, e che indicava il luogo di culto del dio Kronos, luogo in cui si erigevano
monumenti di pietra.
Un altro dei culti più antichi che si tennero sul monte, fu quello dedicato all’acqua
salutare personificata forse in una ninfa, successivamente in una dea ellenica (forse
Athena Kronia della Cannita), e poi ancora Tanith, dea punica della fertilità, e in Iside.
Il suo centro era l’attuale grotta di Santa Rosalia, per la presenza di una sorgente
d’acqua considerata divina; in seguito, all’interno della grotta, fu eretto un santuario
punico e più tardi una chiesetta bizantino-normanna.
Lo stesso culto delle acque ebbe luogo alle pendici del monte nei pressi della sorgente
dell’Acquasanta, che diede il nome all’attuale borgata cittadina.
La simbologia del Monte Pellegrino come montagna sacra, punto di intersezione tra
cielo e terra, tra condizione umana e condizione divina, venne inglobata anche nella
religione cristiana. Da tale considerazione nacque l’eremitaggio sul monte, come
possibilità di offrire la propria vita al servizio di Dio.
In epoca normanna si trasferì ad abitare sulla montagna la
più benefica ed illustre eremita dell’epoca, Santa Rosalia,
che oggi riassume la tradizione religiosa del monte.
Alla stregua di una figura punica pagana, Ella permea di
sé tutti i luoghi del monte, divinizzando le rocce e l’acqua,
simbolo di una nuova Cerere cristiana. La venerazione per
la santa si rafforzò con la guarigione della peste nera che
colpì Palermo nel 1624, anno del ritrovamento delle sue
reliquie: da questo momento in poi le furono riconosciute
potenti virtù di guaritrice.
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2.5. Sintesi delle principali vicende storiche
ALL. 7-20
Il territorio della Piana dei Colli, secondo antiche testimonianze, durante il periodo
preistorico, era abitato da alcune comunità antropiche che, nutrendosi dei prodotti
della caccia e della pesca, vivevano all’interno di grotte o ripari sotto roccia dei monti
che circondano la piana. Numerosi, infatti, sono stati i ritrovamenti e le testimonianze
archeologiche pervenuteci fino ad oggi, soprattutto, i graffiti parietali del tardo
paleolitico, che vanno da semplici incisioni lineari a figure di animali, rinvenuti nella
Grotta Niscemi, nella Grotta delle Incisioni, nella Grotta dei Bovidi, nella Grotta Addaura
Caprara, Perciata e del Ferraro. Questo territorio e, in particolare, il quartiere di
Partanna Mondello, fu scelto, sia per la fertilità del suolo e la grande quantità di
selvaggina disponibile, che perché facilmente difendibile in caso di eventuali attacchi
nemici.
In periodo arabo le campagne della Piana dei Colli e di Gallo, furono interessate,
probabilmente, dalla presenza di mahall, ovvero gruppi di povere abitazioni coesistenti
con le sontuose ville degli emiri, che furono all’origine dei primi insediamenti
extraurbani della città di Palermo.
Nel territorio di Partanna Mondello si comincia a parlare di insediamenti urbani stabili
con la nascita del Casale di Gallo, ai piedi dell’omonimo monte, inizialmente popolato
da “…94 contadini che portano con se armenti e attrezzi per lavorare i campi…”, come
si evince da un diploma del re Ruggero, datato al 1270.
Tra il XIII e il XV secolo si assiste allo sfruttamento delle campagne esterne alla città
con coltivazioni a vigneti, frutteti ed orti, e l’edilizia, ivi esistente, venne integrata con
massicce costruzioni ad uso agricolo quasi tutte munite di torri per ragioni di sicurezza.
I secoli XV e XVI furono interessati dalla fortificazione delle coste dell’isola, a causa
delle continue incursioni barbaresche, e il nostro territorio non fu immune da tali
minacce. Gli antichi fani (fuochi), accesi dai privati cittadini, per segnalare il pericolo,
sui Monti Gallo e Pellegrino, vennero sostituiti con la costruzione delle prime torri
costiere ad opera del Senato palermitano, ed anche da quelle dei privati a difesa delle
campagne, come la torre dell'Addaura e quelle successivamente inglobate nelle
rispettive ville Santocanale, Mercadante e De Simone (cfr. All. 7-8-9).
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Nell’arco di tempo di un secolo e mezzo, tra la metà del Seicento e la fine del
Settecento, nascono numerose ville e casini di caccia in tutto l'agro palermitano (cfr.
All. 7-10-11-12).
La Piana dei Colli, insieme a Bagheria e Mezzo Monreale, rappresentò nel Settecento,
una delle tre direttrici di espansione della città di Palermo.
Una
delle
sviluppo
principali
di
ragioni
questa
dello
particolare
architettura civile in Sicilia, tra il Primo
Barocco e il Neoclassicismo, è un moto
di
rinascita
civile
nel
segno
della
rinnovata potenza del baronaggio, che
fa nascere l’esigenza di una dimora
suburbana come luogo di villeggiatura
estiva. Le famiglie nobiliari più antiche
dell’isola chiedevano lo “ius coltivandi” e contemporaneamente lo “ius aedificandi”. Il
possesso della terra coltivata dava diritto al titolo nobiliare e questo ad ottenere un
seggio nel Parlamento siciliano. Scopo di queste manovre era di concentrare
nell’ambito della casta il potere economico e politico.
La “smania della villeggiatura” era però anche un fenomeno europeo.
La villa voleva emulare i grandi impianti residenziali europei, si distaccava
gradatamente dall’attività agricola, pur mantenendo sotto il suo tono aulico
un’impronta dell’organizzazione sociale del paese d’origine.
L’insediamento delle ville avviene principalmente lungo le strade che tagliano la piana
con tracciati stretti e sinuosi, delimitati da alti muri in conci di calcarenite, interrotti di
tanto in tanto dai piloni di ingresso alle tenute.
Gli assi principali di collegamento della città con la Piana dei Colli erano due. Uno si
sviluppava dal Borgo di Santa Lucia verso l’attuale via Sampolo e attraversava Piazza
Leoni per collegarsi a Resuttana, San Lorenzo, Tommaso Natale fino a Sferracavallo. Il
secondo asse si dipartiva dal Piano di Santa Oliva verso il quartiere Malaspina,
tagliando la strada che dalla Rocca conduceva a San Lorenzo per poi congiungersi
con la strada per Sferracavallo.
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Non sempre le ville nascevano come tali, si contano anzi numerose trasformazioni di
bagli e casene che, da complessi prettamente agricoli, vennero trasformati in luoghi di
villeggiatura. Spesso il signore delle terre, senza rinunciare alla piacevolezze della vita
che caratterizzava il soggiorno in queste dimore, si impegnava, sulla scorta delle nuove
tendenze positiviste europee e delle nuove acquisizioni agronomiche, ad organizzare
in questi luoghi delle moderne ed efficienti aziende agricole, incidendo sostanzialmente
sulla ristrutturazione territoriale dell’agro palermitano.
Tutta la Piana dei Colli subì in tal modo una profonda trasformazione nell’uso del
territorio, che si arricchì di nuovi impianti di vigneti, oliveti, mandorleti e frutteti. Si
coltivò il sommacco che serviva alla concia delle pelli e, nei territori più aridi, dove la
roccia era affiorante, si piantarono appositamente fichidindia per creare terreno da
destinare a colture più redditizie.
La presenza della villa costituisce, quindi, un elemento di notevole significato, poiché
impone sui terreni circostanti una coltivazione intensiva che muta, non solo la
morfologia agricola del territorio, ma anche quella paesaggistica. Si sostituisce, in
sostanza, ad uno spazio infinito uno spazio rigidamente delineato e delimitato.
Contemporaneamente, la piana del Gallo viene urbanizzata da un tessuto di case
minute organizzate intorno alle ville e ai bagli produttivi, che diedero vita a delle
borgate agricole, quali la borgate di Partanna e, nel collegamento verso Palermo, la
borgata di Pallavicino.
Sulla genesi formativa delle borgate, alla base, esiste sempre un elemento generatore
che può dipendere da motivazioni diverse, come quella militare, religiosa, commerciale
o di centro viario.
La borgata di Partanna deve la sua origine, secondo l’ipotesi di numerosi studiosi, alla
villa omonima tutt’ora esistente, fatta edificare da donna Laura La Grua, principessa di
Partanna, tra il 1722 e il 1728.
Fino al primo decennio del secolo scorso la Piana dei Colli, passata alla storia come
Pantano di Mondello, era però un vasto e malsano acquitrino, attraversabile con
difficoltà dagli storici proprietari dei fondi. Per circa due secoli rimase una zona
paludosa e malarica, fino al 1891, anno in cui ebbe inizio l’opera di bonifica del
cosiddetto “pantano” (cfr. All. 13-14).
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Nei primi decenni del Novecento, successivamente alla bonifica, con una legge
speciale del 1910, la Corona autorizzava l’acquisizione dei terreni della Real Tenuta
della Favorita al Demanio dello Stato e la vendita dei terreni del territorio di Mondello. Il
Comune di Palermo, dopo numerose trattative, diede una concessione speciale alla
società italo-belga "Les Tramways de Palerme", costituitasi a Bruxelles nel 1909, che,
oltre all'acquisto dei lotti di terreno, si impegnava ad ultimare il prosciugamento e il
riempimento del Pantano, a costruire una linea tranviaria elettrificata, un grandioso
stabilimento balneare, 300 villini, un grande albergo, un parco, una chiesa e altre
opere, che avrebbero reso Mondello una delle zone turistico-balneari più importanti a
livello internazionale (cfr. All. 15).
Il nostro territorio sempre più urbanizzato divenne così meta turistica di lunghe
passeggiate in carrozza “fuori porta”.
La borgata di Partanna, invece incrementò la sua vocazione agricola, ricoprendo
l’intera zona di ricchi agrumeti, oliveti e mandorleti e relative macchine d’acqua.
Nello stesso periodo a Palermo, grazie e soprattutto al contributo dell’architetto Ernesto
Basile, nacquero le opere più significative in stile Liberty che interessarono soprattutto i
quartieri Politeama, Palazzo Reale, Oreto, Libertà e quelli così detti “fuori porta”, tra i
quali Mondello.
Oltre all’architetto Basile le prime villette in stile Liberty, risalenti al 1910, nel quartiere di
Mondello furono progettate da ingegneri e architetti quali: S. Caronia Roberti, N. Mineo,
S. Benfratello, F. Butera, C. Autore e L. Francoise.
Sempre in quell’epoca, tra il 1911 ed il 1915, l'architetto Salvatore Caronia Roberti
progettò per Mondello alcune residenze unifamiliari, per conto dell'impresa Rutelli, tra
cui i villini Carlotta e Rosa e ne costruì altri, quale Barresi (1910), De Lisi, Savazzini,
Pastore, Sofia, Luisa, Tecla, Franca e Terrasi Jole (1912). Opere realizzate a Mondello e
poi attribuite al Basile sono invece: i villini Lentini del 1910, La Casita del 1915 ed il
Gregoretti del 1924.
Con la costruzione dello stabilimento e delle ville per la villeggiatura estiva, il baricentro
mondano, si spostò dalla città e dalle ville settecentesche di Palermo verso Mondello.
Le arterie maggiormente interessate dal fenomeno furono le principali strade che
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congiungevano Palermo con i centri di Valdesi, di Mondello e di Partanna, come i viali
Galatea, regina Margherita, regina Elena, dei Pioppi e principe di Scalea.
Nella cartografia del Prof. Avellone del 1920 (cfr. All. 16) si può notare come il tessuto
viario sia già delineato per collegare il borgo marinaro preesistente con i nuovi
insediamenti urbani che di li a poco sarebbero sorti.
Dagli anni ’20 in poi, però, la “Colmata” di Mondello venne promossa come la sede di
villeggiatura ufficiale dei palermitani abbienti. Progressivamente, le zone bonificate ed
adibite a colture, vennero sostituite da villette residenziali, innescando un processo di
urbanizzazione inarrestabile, tale da far sì che, al giorno d’oggi i villini e le casette per
la villeggiatura estiva, sono sparsi a macchia d’olio facendo quasi scomparire gli
agrumeti, relegati alle zone più interne (cfr. All. 17-18).
Al fine di apprezzare l’assetto urbanistico definitivo del territorio di Mondello,
sviluppatosi dagli anni ‘20 ai giorni nostri, si riportano anche in allegato: uno stralcio
della Carta Tecnica Regionale in scala 1:2000, voli del 1981/1994 (cfr. All. 19) e uno
stralcio della scheda norma – interventi sugli immobili classificati come “Netto Storico”
– tav. P2b-5002 alla scala 1:5000 del 2002 (cfr. All. 20).
Questi ultimi allegati possono essere considerati la sintesi del fenomeno espansivo che
ha coinvolto la Piana dei Colli e, soprattutto, le borgate di Partanna e Mondello. Dallo
stralcio della scheda norma, in particolare, si può notare come l’edilizia residenziale
moderna abbia sopraffatto l’edilizia residenziale storica riducendo al minimo il verde
storico della piana e la lettura dell’antico insediamento urbano. Ma da questo stesso
stralcio si evince anche che il lotto, nel quale si dovrà inserire la villetta oggetto
dell’intervento, non è circondato da alcuna tipologia edilizia considerata storica.
Anzi, negli ultimi decenni, il buon senso delle istituzioni e dei cittadini ha prevalso sugli
interessi economici dei costruttori, facendo sì che le indicazioni progettuali
architettoniche prevedano un perfetto inserimento dell’opera nel paesaggio senza
turbare il panorama che si gode dai tetti delle case adiacenti. Ed è proprio da questo
buon senso che nasce l’elaborazione di questa relazione paesaggistica.
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3. IL PROGETTO
3.1. Inquadramento dell’area di intervento
ALL. 21-24
La zona interessata dalla costruzione della villetta in oggetto è una zona residenziale
ad insediamento urbano sparso (cfr. All. 21), in cui sorgono villette ben circondate da
aree verdi, in cui sono conservati in bella mostra le specie caratterizzanti la macchia
mediterranea come l’oleastro, l’olivo, il lentisco, il mirto, insieme a piantumazioni fiorite
come roseti, oleandri, bouganville e alberi da frutto, come limoni o arance. Tale zona è
anche circondata da insediamenti industriali e da aree che il P.R.G. prevede di
destinare a nuovi insediamenti produttivi, perché quelli ivi esistenti sono stati
abbandonati (cfr. All. 24).
Il lotto di terreno interessato dalla costruzione proviene dal frazionamento del lotto di
terreno originario individuato nel Catasto Terreni del Comune di Palermo, in maggiore
estensione, alla partita 34009, al Foglio di mappa n. 9, particella 36 (a e b). Con
frazionamento protocollo n.1378 del 11/05/1990, la particella 36 è stata frazionata nella
particella 1327 (ex 36 a) di 3391.00 mq e 1328 (ex 36 a) di 749.00 mq. A seguito del
frazionamento, quindi, il lotto di terreno interessato dalla costruzione della villetta è
individuato catastalmente dalla particella 1328 di 749.00 mq (cfr. All. 22).
Detta area ricade nella variante al P.R.G., approvata con D.Dir. 558 e 124/DRU/02, in
zona Cb, ossia “aree destinate a nuova edificazione che discendono dalla
riclassificazione delle zone B1”, intendendo per zone B1 aree caratterizzate da edilizia
residenziale con tipologia a casa unifamiliare (cfr. All. 24). Parte della particella 1328
(71.62 mq) appartiene, secondo la variante al P.R.G., a sede stradale, che è stata
detratta ottenendo in definitiva una superficie edificabile di 677.38 mq.
Il lotto di terreno in oggetto, in pianta assimilabile ad un trapezio, confina a nord-est
con la Via Sofocle e per i restanti lati, per oltre cinque metri, con terreno libero da
costruzioni.
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3.2. Opera in progetto
ALL. 25-30
Nel progettare l’edificio si sono seguite due direzioni che producono tra loro un
armonioso connubio: lo stile mediterraneo per le scelte architettoniche dell’edificio e il
richiamo, sia pure per accenni, allo stile Liberty, per quanto riguarda la sistemazione
degli spazi esterni.
Per stile mediterraneo s’intende un’architettura di tipo semplice e rurale, con elementi
risultanti dall’incontro delle diverse culture che hanno colonizzato la Sicilia durante i
secoli passati. Stile che, ancora oggi, costituisce un insegnamento profondo di metodo
e rigore costruttivo, aspetti capaci di opporre, all’attuale dequalificazione edilizia e al
consumo indiscriminato del territorio, le condizioni di una necessità costruttiva che
scaturisce da una responsabile attenzione alle condizioni ambientali.
I caratteri distintivi dello stile mediterraneo riguardano lo sfruttamento di materiali
semplici e facilmente reperibili, come l’argilla, il legno, la pietra locale, e anche elementi
tipici, come finestre piccole e colori chiari, per difendere le abitazioni da un clima
particolarmente caldo.
L’inserimento della villa nel contesto paesaggistico e nell'area di intervento è stato
simulato utilizzando, in pianta una foto satellitare in cui è stata inserita la planimetria
dell'opera, mentre in alzato sono stati realizzati dei fotomontaggi dei prospetti inseriti in
foto panoramiche che ritraggono i rispettivi fronti della villetta.
Dal rilievo satellitare emerge che il vuoto rappresentato dal lotto, attualmente libero da
costruzione, può essere colmato con l’inserimento della villetta la cui vista si uniforma
ai colori caldi e alle tonalità della zona (cfr. All. 29).
Dai fotomontaggi si apprezzano l’intera ampiezza degli spazi rimasti aperti, il colpo
d’occhio sull’orizzonte inalterato e i colori che ben si inseriscono con l’ambiente
paesaggistico esistente (cfr. All. 30).
Da questo studio risulta che la villetta ben si inserisce nel contesto paesaggistico, non
turbando la visuale panoramica dei proprietari dei villini circostanti e dei fruitori della via
Sofocle, e che la sistemazione a verde prevista per la villa in oggetto si unisce alla flora
tipica della zona, creando un tutt’uno con l’ambiente circostante.
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L’opera finita risulterà una villetta rustica con semplici pareti lisce che ricordano la
tranquillità dei paesaggi naturali, come il mare e la campagna.
Per quanto riguarda i colori dell’opera si è scelto di adottare i colori caldi tipici delle
villette rustiche: le pareti esterne saranno dipinte con colori chiari che vanno dal bianco
al giallo, le finestre saranno contornate da cornici in rilievo di colore più scuro rispetto
alle pareti, mentre il tetto sarà a falde inclinate ed avrà un manto di copertura realizzato
con coppi in laterizio di colore rosso-terra bruciata, in contrasto con le pareti.
L’immobile sarà costituito da un’unica unità abitativa composta da un piano
seminterrato, da un piano rialzato e da un piano primo e sarà dotata di scala interna
per la fruizione ai vari livelli. La struttura della presente villetta ricorderà le unità abitative
costruite a Mondello nei primi decenni del Novecento; in particolare l’altezza
dell’edificio si uniformerà alle quote delle villette circostanti, lasciando inalterata la
visuale sull’orizzonte dai terrazzi di quest’ultime (cfr. All. 26-27-28) .
Il principio ispiratore delle scelte progettuale è stato il mantenimento di un costante
rapporto di continuità tra lo spazio esterno e quello interno, obiettivo raggiunto
cercando di dare ad ogni ambiente un affaccio esterno con terrazze, balconi e
abbondanza di finestre, tali da consentire una buona circolazione sia di aria che di
luce.
Gli infissi esterni, finestre e porte-finestre, saranno ad arco e costituiti, internamente, da
serramenti in legno e vetro mentre, esternamente, da persiane in legno, con soglie in
lastre di marmo, tipo Perlato di Sicilia o Botticino; la porta d’ingresso all’unità abitativa,
anch’essa ad arco, sarà corazzata con lamiera in acciaio e rivestita esternamente in
legno; mentre, i balconi saranno delimitati da muretti in cemento armato dello spessore
di 10 cm ed altezza pari a 80 cm, con sovrastante ringhiera e corrimano in acciaio, ad
andamento semplice e lineare, di altezza pari a 20 cm. La pavimentazione degli
ambienti esterni alla villa, come terrazze e balconi, sarà realizzata con mattoni in cotto
di color rosso-terra bruciata.
Per la sistemazione degli spazi esterni si è cercato di tenere conto delle indicazioni
dell’Art Nouveau, importata in Italia con la denominazione di stile Liberty o
Modernismo, il cui personaggio più rappresentativo a Palermo fu l’architetto E. Basile.
Questo stile, caratterizzato dall’uso delle linee curve, cui spesso ci si riferisce con
l'espressione “coup de fouet” (colpo di frusta) ed ispirato alle forme sinuose del mondo
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vegetale, combinato ad elementi di fantasia, non è solo un’espressione architettonica,
ma anche un connubio tra gli elementi architettonici e quelli del mondo vegetale.
Gli spazi esterni saranno costituiti da prato all’inglese, da vialetti pedonali e da due
accessi, uno pedonale e l’altro carrabile.
I vialetti pedonali di fruizione degli spazi esterni saranno realizzati in terra battuta,
mentre, gli accessi alla villetta saranno pavimentati con betonelle forate che, tenendo
conto dell’indice di permeabilità, consentiranno il filtraggio dell’acqua e la crescita
dell'erba.
Il prato all’inglese sarà piantumato con essenze arboree tipiche della macchia
mediterranea e numerosa sarà la presenza di piante e fiori; in particolare le cycas
(Cycas revoluta), le profumate e variopinte plumerie o pomelie (Plumeria alba, P.
rubra), il gelsomino (Jasminum officinalis) e la palma da dattero (Phonix dactilifera),
che daranno a tutto l'insieme un tocco di esotismo.
Cycas
Palermo, lì
Pomelia
Gelsomino
Palma da dattero
Il Consulente alla
Relazione Paesaggistica
(Arch.jr. Daniela Gemmellaro)
Il Progettista
(Ing. Salvatore Solazzo)
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