Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto
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Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto
Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto Venerdì 15 Gennaio 2010 Sara Enrici Vaion “L’universo del dono, a differenza del mercato, richiede l’implicito e il non-detto. La magia del dono può operare solo se le sue regole restano inespresse. Non appena sono esplicitate, la carrozza ridiventa zucca, il re si rivela nudo, e il dono equivalenza.” J.T.Godbout, L’esprit du don, 2002 Per il secondo anno consecutivo la Redazione della Newsletter ha deciso di augurare e augurarsi “buone feste” con un “seminario natalizio” dal titolo “Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto”, invitando anche i suoi lettori alla partecipazione. Sono intervenuti: Mario Cedrini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Metodi Quantitativi dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, il quale ha presentato la prospettiva - prettamente antropologica - del dono come utile punto di vista anche all’interno degli studi economici; Filippo Barbera, professore di Sociologia presso l’Università degli Studi di Torino, il quale ha mostrato la possibilità di uno sguardo critico al dono come modello analitico, in contrapposizione alle teorie dello scambio sociale; Franca Balsamo, professoressa di Sociologia presso l’Università degli Studi di Torino, la quale ha problematizzato, attraverso il documentario “Noctebune – Buonanotte”, l’ambiguità del lavoro domestico, spesso inteso come dono, ma possibile forma di sfruttamento di genere. Dopo una breve presentazione della tematica del dono in antropologia, dal Saggio sul dono di Marcel Mauss alle sfaccettate posizioni degli autori del Movimento Anti-Utilitarista nelle Scienze Sociali (MAUSS), la parola è stata lasciata al primo relatore. Cedrini ha spiegato come, ancora oggi, il concetto del dono trovi un terreno d’applicazione poco fertile in economia, tanto che gli economisti che vi fanno riferimento devono giustificare con particolare accuratezza questa scelta teorica. Il modello economico è, infatti, essenzialmente utilitarista: è il modello della razionalità strumentale, al quale, al massimo, vengono apportati dei correttivi, come la constatazione che la razionalità umana è sempre limitata. Il modello della razionalità strumentale è pertanto un modello “perfetto”, poiché permette di analizzare qualunque agire umano in termini economici. Al contrario, il Saggio sul dono cerca di contrastare l’economicizzazione delle relazioni sociali, a partire dall’esempio delle “società arcaiche”, e di porre in rilievo il fatto che il modello utilitarista, seppur ormai dominante, è storicamente determinato. L’ambiguità del dono analizzato da Mauss è dovuta alla sua continua oscillazione tra obbligo e libertà. Nel dono di Mauss convivono due elementi che la modernità non può fare a meno di scindere: gratuità (che nella modernità contraddistingue il dono altruistico, divino, e dunque impossibile) e utilità (che nella modernità contraddistingue il dono utilitario, di sapore ipocrita). La proposta avanzata da Cedrini è quella di leggere alcuni fenomeni della storia (più o meno recente) attraverso l’approccio proposto da Mauss e l’analisi dei fenomeni di reciprocità di M.D. Sahlins. In quest’ottica, il dono è considerato veicolo di alleanza: un elemento di reciprocità positiva, per dirla con Sahlins, che impedisce alla reciprocità bilanciata di degenerare verso una 1/4 Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto Venerdì 15 Gennaio 2010 relazione di ostilità (reciprocità negativa). Cedrini rilegge l’analisi delle relazioni economiche internazionali proposta da John Maynard Keynes nel corso della sua carriera di economista e negoziatore internazionale alla luce del paradigma del dono, aiutato in ciò dalle due richieste avanzate da Keynes agli Stati Uniti, al termine delle due guerre mondiali, di un dono volto a ravvivare il multilateralismo a livello globale. Lo schema delle tre reciprocità di Sahlins è applicabile all’analisi svolta da Keynes e alla critica che lo stesso fece del comportamento “antisociale” dei surplus countries durante il periodo tra le due guerre. Il progetto di Keynes è quello di instaurare, anche per tramite del dono – il dono di un paese leader dello scacchiere internazionale, un dono che possa dar vita a una spirale di generosità coinvolgendo tutti i partner del nuovo ordine – un sistema globale di reciprocità non negativa, che anzi ponga al suo centro la libertà e l’autonomia degli stati membri, anziché la disciplina imposta da relazioni concepite in puri termini strumentali. Una soluzione, quella suggerita da Keynes, che supera i limiti del piano Marshall (da molti inteso come la realizzazione postuma del progetto di Keynes; F. Perroux lo definì uno “pseudo-dono”, un atto non utilitaristico che al contempo favorisce gli interessi del donatore) e la cui logica può ancora oggi risultare di attualità nel nostro “non-sistema” internazionale, caratterizzato dalla prevalenza della disciplina sulla libertà, da gravi squilibri e dall’assenza di regole condivise per la gestione di deficit e surplus (per approfondire http://www.journaldumauss.net/spip.php?article327, http://ideas.repec.org/p/upo/upopwp/119.html) All’interessante contributo di Cedrini è seguito quello del professor Barbera, il quale ha (provocatoriamente) proposto un’analisi critica della proposizione fondamentale per le teorie del dono, “il dono ha come fine di creare legame sociale”: a) il termine “fine” presuppone una intenzionalità, il che crea il primo paradosso posto in evidenza dalla teoria dello scambio sociale: quanto più l’intenzionalità è palese, tanto più è difficile creare il legame; b) “creare” oppure distruggere? Il dono spesso è anche strumento di potere, di legame verticale (secondo paradosso); c) il “legame sociale” è sempre positivo? Barbera ha sottolineato che, come è necessario rifuggire una visione iposocializzata dell’azione umana, è altrettanto auspicabile evitare una visione ipersocializzata, determinata dall’applicazione un funzionalismo ingenuo. Egli ha quindi proposto quattro parole chiave legate al dono: persona, senso dell’azione, relazione, identità. Barbera ha chiuso l’intervento problematizzando la questione di relativa alla responsabilità di chi “fa la prima mossa”e perché, evidenziando le dinamiche di potere sottese al dono. L’ultimo intervento è stato quello della professoressa Balsamo che ha presentato un lavoro sulle relazioni transnazionali tra donne legate al lavoro di cura, proponendo uno sguardo che si situa a metà strada tra le relazioni di tipo “micro” e le dinamiche “macro”. L’obiettivo dei primi studi femministi su questi temi è stato quello di modificare la concezione della cura domestica, passando da una visione che la interpretava come dono, peraltro il più delle volte dato per scontato, invisibile, a lavoro, elemento fondamentale per la riproduzione sociale. Queste studiose hanno criticato l’idea che le relazioni di cura fossero confinate nel totalmente emotivo, e quindi femminile, mettendo in luce le dinamiche di potere fino ad allora 2/4 Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto Venerdì 15 Gennaio 2010 nascoste e invitando a considerare il lavoro domestico come un’attività (ri)produttiva di valore. In Italia queste riflessioni hanno avuto successo soprattutto a livello ideologico, con la richiesta simbolica - di un salario per il lavoro domestico. Il pregiudizio che vede il lavoro domestico come dono concernente il ruolo femminile è determinato dall’idea di un confine netto tra pubblico e privato: il primo come luogo dello scambio (maschile), il secondo come luogo dell’amore, dell’affetto e del dono (femminile). Ciò determina l’ambiguità del lavoro di cura. Balsamo ha proposto un’intervista-video tratta dal documentario da lei girato, insieme a Sandra Assandri per il CIRSDe (www.cirsde.unito.it), “Noctebune-Buonanotte: lo scambio nel lavoro di cura”. Una frase emblematica dell’intervista rivolta alla collaboratrice familiare migrante mette in luce la contraddittorietà della questione: “Non puoi curare una persona senza amore”. L‘intervistata ha esposto molto chiaramente tutte le difficoltà del lavoro di cura, che hanno a che vedere con la gestione da un lato del legame affettivo che si crea con la persona accudita, sottoforma di dono, appunto, per cui “per curare non puoi essere pagata”, dall’altro lato con l’affrontare le richieste molto più materiali dei familiari, più avvicinabili al concetto di scambio. Balsamo evidenzia come la “professionalità” richiesta per svolgere il lavoro di cura sia determinata da due fattori principali: l’essere donna e l’aver già avuto esperienze di cura (il che implica anche per queste donne smettere di curare i loro familiari, spesso lasciati nel Paese d’origine). Alcune studiose femministe sud-americane (ad esempio R. A. Hochschild) hanno elaborato i concetti di “mercato globale” e “catena globale” della cura. In sintesi ecco alcuni nodi problematici e prospettive d’indagine derivati da queste analisi: a) nel lavoro di cura tra datrice di lavoro e collaboratrice familiare migrante si attua uno scambio in apparenza economicamente egualitario, poiché si tratta di un lavoro retribuito, in realtà si verifica un nuovo sfruttamento attuato dalle donne dei paesi più ricchi nei confronti delle altre. Queste ultime a loro volta affidano i loro familiari left behind, bambini o anziani, alla cura di altre donne rimaste nel paese d’origine, e riversano il loro affetto ai soggetti presso cui lavorano nel paese di destinazione. SI tratta di un flusso di cura sottratto ai Paesi meno avvantaggiati a favore di quelli economicamente più sviluppati, fenomeno che è stato definito “rapina dell’amore”, con notevoli conseguenze ancora in gran parte da analizzare sulla genitorialità nello spazio trasnazionale, della socializzazione dei figli piccoli, della separazione e della ricomposizione delle convivenze familiari; b) elementi dell’analisi freudiana: le lavoratrici immigrate non solo sono delle madri infelici perché lontane dai figli, esse si ritrovano inoltre a trasferire questo sentimento di amore frustrato verso le persone che curano, che si presentano come l’oggetto loro più vicino; c) implicazioni nelle relazioni di genere: il lavoro di cura extra familiare si presenta nelle famiglie occidentali come un compromesso per mantenere lo status quo del rapporto (egualitario?) uomo-donna all’interno della famiglia. Agli interventi dei docenti è seguito il dibattito alimentato da domande e osservazioni provenienti dagli studenti e dagli altri docenti presenti, per concludere con un delizioso buffet offerto dai membri della redazione. BIBLIOGRAFIA CITATA NEL CORSO DEL SEMINARIO Benedetto XVI, lettera enciclica caritas in veritate (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_200906 3/4 Dono, scambio, reciprocità: prospettive a confronto Venerdì 15 Gennaio 2010 29_caritas-in-veritate_it.html). Hyde L., Il dono. Immaginazione e vita erotica della proprietà, Bollati Boringhieri, Torino, 2005 (ed. orig. The Gift: Imagination and the Erotic Life of Property, New York Vintage Random House, 1983). Godbout J. T., Quello che circola tra noi. Dare, ricevere, ricambiare, Vita e Pensiero edizioni, Milano, 2008. Marchionatti R., Gli economisti e i selvaggi, Torino, Bruno Mondadori, 2008. Sahlins M.D., L’economia dell’età della pietra, Bompiani, Milano, 1980. 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