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Indice
Introduzione
I partner della ricerca
Messaggio del Presidente di Junior Achievement Italia
Messaggio dell’Amministratore Delegato di Manpower
Il disegno della ricerca
Executive Summary
Sintesi dei risultati
L’impresa di studenti, il punto di vista dei partecipanti
Il futuro tra attese, scelte e progetti
Mercato del lavoro e imprenditorialità
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Introduzione
I partner della ricerca
Istituto IARD (www.istitutoIARD.it) opera nel campo della ricerca sociale e della formazione
professionale. Presente sul territorio nazionale con un’attenzione costante all’evoluzione di
atteggiamenti e comportamenti, pone al centro delle proprie attività di ricerca l’osservazione dei
fenomeni legati alla condizione giovanile, analizzata sia nei suoi aspetti strutturali, sia all’interno
delle proiezioni sociali e dei vissuti individuali. L’Istituto IARD approfondisce anche problematiche
più ampie, con particolare riferimento alle politiche sociali, educative, culturali e del lavoro.
Vanta uno strettissimo rapporto con il mondo universitario, a garanzia della scientificità delle
metodologie di ricerca ed analisi utilizzate.
Junior Achievement Italia (www.junioritalia.org) è la prima associazione nonprofit per la
promozione dell’economia e dell’imprenditorialità nella Scuola. Attiva nel nostro Paese da 5 anni,
opera su tutto il territorio nazionale grazie al sostegno di un gruppo di imprese leader che hanno
scelto di investire nell’education e nei giovani offrendo il tempo e il know-how dei propri
dipendenti. Le iniziative didattiche di Junior Achievement Italia, dedicate a studenti dai 9 ai 19
anni, sono sviluppate in aula da esperti d’azienda volontari che, affiancati da un docente della
scuola, aiutano gli studenti della loro città a confrontarsi con il mondo reale e a mettere in campo
le proprie competenze e passioni. Junior Achievement Italia è membro di Junior Achievement
Worldwide e fa parte di JA-YE Europe, organizzazione paneuropea che riunisce 40 Paesi e
raggiunge ogni anno oltre 1,7 milioni di studenti.
Manpower Italia (www.manpower.it) è la società leader in Italia nella creazione e nella
realizzazione di servizi che permettono ai clienti di compiere scelte vincenti nel mondo del lavoro
in continuo cambiamento. La società è presente in Italia dal 1994 e presidia in modo capillare
tutto il territorio nazionale con oltre 400 filiali e oltre 1.700 dipendenti. La sede centrale è a Milano,
mentre le sedi regionali di coordinamento si trovano a Bologna, Roma, Verona, Milano. È
specializzata nella selezione di personale per tutte le posizioni professionali, nel lavoro
temporaneo, nella formazione e nelll’outsourcing nell’area delle risorse umane. Nel 2006 ha
garantito una nuova occupazione a oltre 100 mila persone in 23 mila aziende italiane. Manpower
Italia fa parte di Manpower Inc., uno dei principali datori di lavoro privati al mondo che garantisce
un’occupazione a 2 milioni di persone ogni anno attraverso la sua rete di 4.400 uffici in 73 Paesi e
le oltre 400.000 aziende clienti.
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Messaggio del Presidente di Junior Achievement Italia
Junior Achievement Italia opera nel nostro Paese da cinque anni, promuovendo con successo
l’economia e l’imprenditorialità nelle scuole e tra le giovani generazioni. Tale successo è stato
possibile grazie a programmi dai contenuti innovativi e a una didattica coinvolgente.
Siamo convinti, come diverse ricerche condotte a livello europeo testimoniano, che i programmi di
Junior Achievement contribuiscono a elevare il tasso di intraprendenza tra i giovani e la
propensione per le materie economiche e scientifiche, a sostenere l’imprenditoria femminile e a
sollecitare un diverso atteggiamento nei confronti delle istituzioni nazionali, percepite oggi come
“sostegno e incoraggiamento” all’intraprendenza dei cittadini.
Siamo altresì convinti che porre i giovani studenti - futuri cittadini lavoratori - al centro delle
strategie dello sviluppo del sistema socio-economico del Paese rappresenti un prezioso contributo
per contrastare la generale percezione di una società e di una scuola italiana in declino
economico e valoriale.
In questo contesto abbiamo commissionato una ricerca che potesse evidenziare l’impatto sociale
ed economico dell’azione di Junior Achievement Italia.
I risultati sono confortanti: gli studenti che seguono i programmi di Junior Achievement Italia
sviluppano senso d’iniziativa, imparano che è possibile essere creativi e innovativi, portano a
termine i compiti intrapresi. Lavorano in gruppo e incontrano i loro coetanei europei. Sono
consapevoli di avere appreso queste competenze durante il loro percorso scolastico e hanno
anche maggiore fiducia e ottimismo nei confronti del proprio futuro.
Il nostro impegno è quello contribuire, attraverso l’esperienza di Junior Achievement Italia, a fare
della nostra scuola una buona agenzia educativa dove gli studenti trascorrono il loro tempo
imparando con entusiasmo.
Giuliano Malacarne
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Messaggio dell’Amministratore Delegato di Manpower
Da anni, noi di Manpower coniughiamo il credo dell’autoimprenditorialità con la vocazione
all’innovazione. “Ciascuno, attraverso il lavoro, deve poter essere fautore del proprio percorso
professionale”. Avendo il coraggio, e la passione, di intraprendere anche strade nuove nelle quali
poter esprimere a pieno il proprio potenziale.
Questo è nel DNA di Manpower, ed è anche nel DNA di molti giovani e di molti lavoratori che
scelgono forme di lavoro flessibile con il preciso obiettivo di guidare in prima persona la propria
crescita di competenze e l’evoluzione professionale.
Quando Junior Achievement ci ha proposto di partecipare a questa ricerca, abbiamo subito visto
l’opportunità di fare qualcosa di concreto e di tangibile per i giovani, per le scuole, per il sistemaPaese.
Questo è infatti un progetto importante per i giovani, perché aiutiamo le nuove generazioni a
capire che la forza per l’autodeterminazione passa dalla volontà di mettersi in gioco in
continuazione.
È importante per le scuole, perché alto è il loro ruolo nel generare senso di responsabilità,
competenze e un nuovo “orientamento” all’autoimprenditorialità tra le future forze produttive del
Paese.
Serve infine per il sistema-Paese Italia, perché i migliori talenti che una Nazione può avere sono i
giovani motivati, indipendenti e, in definitiva, autoimprenditori.
Come Manpower crediamo infatti che l’affermarsi di una nuova cultura del lavoro possa dare un
contributo essenziale alla crescita economica e sociale, e questo cambiamento può avere come
“motore” proprio i giovani che si affacceranno al mondo del lavoro.
Ecco perché favorire lo sviluppo dell’autoimprenditorialità giovanile è oggi così importante: perché
dobbiamo dare la possibilità al potenziale creativo e manageriale dei nostri talenti di esprimersi.
Dobbiamo valorizzarlo. Dobbiamo orientarlo verso un modo di essere imprenditore che risponda a
uno scenario in rapido cambiamento.
Noi di Manpower ci crediamo e lavoriamo ogni giorno in questa direzione.
E i dati che emergono da questa ricerca ci confortano e danno fiducia a chi, come noi, crede che
lo sviluppo passi dall’innovazione e dall’autoimprenditorialità.
Stefano Scabbio
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Il disegno della ricerca
Nella primavera del 2007, Istituto IARD ha condotto un’indagine survey tramite la
somministrazione e l’autocompilazione in classe di un questionario strutturato ad un gruppo di
studenti di scuola superiore di secondo grado (per lo più di classe quinta).
A partire dall’universo delle classi partecipanti all’iniziativa promossa da Junior Achievement Italia
nell’a.s. 2005/2006, si sono contattati i referenti chiedendo loro la disponibilità a prendere parte
all’indagine.
Complessivamente sono stati coinvolti circa 30 istituti scolastici distribuiti tra Basilicata, Calabria,
Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto per un totale
di 471 studenti che avevano vissuto l’esperienza di Impresa in azione e 452 studenti che non
avevano partecipato all’iniziativa e che, intervistati nelle medesime scuole, dovevano fungere da
“gruppo di controllo”.
L’indagine si è svolta utilizzando lo strumento tecnico del questionario strutturato che mirava ad
indagare diverse aree tematiche: il vissuto scolastico; i riferimenti valoriali; la fiducia nell’altro e
nelle istituzioni; il futuro personale e professionale; le rappresentazioni del mercato del lavoro e
dell’imprenditoria; la propensione al lavoro autonomo; la valutazione dell’esperienza con
un’impresa di studenti (per coloro che vi hanno preso parte).
Nel complesso, la ricerca ha coinvolto 923 studenti e le distribuzioni dei due sottocampioni per le
principali variabili di base non presentavano differenze nella composizione. Ciò significa che i due
gruppi sono sostanzialmente omogenei e non presentano distorsioni di partenza: le eventuali
differenze nei risultati possono essere ragionevolmente imputate all’esperienza con l’impresa di
studenti.
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Executive Summary
La ricerca Giovani, economia e spirito imprenditoriale è stata commissionata all’Istituto IARD da
Junior Achievement Italia, l’associazione nonprofit sostenuta da un gruppo di imprese leader, che
promuove dal 2002 nel nostro Paese la formazione economica e imprenditoriale presso la Scuola
dell’obbligo.
Junior Achievement Italia ritiene che lo sviluppo della cultura imprenditoriale tra i giovani
all’interno dell’istruzione scolastica possa offrire un importante contributo nella direzione
dell’accento posto dalla rilanciata strategia di Lisbona al tema delle conoscenze e dell’innovazione
e, più in generale, sia una delle forze motrici dell’innovazione, della concorrenzialità e della
crescita.
Impresa in azione è il programma di formazione imprenditoriale pensato da Junior Achievement
Italia per la Scuola secondaria superiore, svolto ogni anno da un centinaio di istituti di 12 regioni.
Dal 2002 ad oggi circa 6.000 studenti 18enni hanno sviluppato in classe durante l’anno scolastico
240 progetti imprenditoriali, realizzando concretamente e vendendo un prodotto, gestendo e
liquidando una società. Ogni anno a giugno Junior Achievement Italia, in collaborazione con
Borsa Italiana, promuove la Competizione Migliore Impresa JA, manifestazione nel corso della
quale viene selezionata l’Impresa di studenti che rappresenterà il nostro Paese alla Competizione
europea. In Europa questo programma è seguito da 600.000 studenti di 25 Paesi.
Nel biennio 2005/2006 Impresa in azione è stato indicato come best practice nella formazione
imprenditoriale nella scuola secondaria dalla Commissione Europea DG V Enterprise in quanto “il
modello dell’impresa di studenti è un dispositivo pedagogico basato su esperienze pratiche
acquisite gestendo un progetto completo di impresa cha comporta interazioni con l’ambiente
esterno, vale a dire il mondo economico e la comunità locale”.
La ricerca condotta da Istituto IARD ha interessato un campione di 30 scuole secondarie superiori
che nell’a.s. 2005/2006 hanno aderito a questo programma di Junior Achievement Italia. Gli
studenti coinvolti – circa 1.000 ragazzi – erano divisi in due sottocampioni omogenei: metà di loro
aveva realizzato un’impresa di studenti. I motivi di questa scelta sono legati agli obiettivi che
Junior Achievement voleva raggiungere con la ricerca: da una parte, conoscere le opinioni degli
studenti in merito ad alcune dimensioni intrinseche del lavoro e ai significati che attribuiscono al
concetto di imprenditorialità; dall’altra, raccogliere le valutazioni dei ragazzi circa l’esperienza
formativa di Impresa in azione.
In concreto: cosa pensano i giovani dell’imprenditorialità e degli imprenditori italiani? Che giudizio
danno alle Istituzioni impegnate a diversi livelli nella formazione dell’imprenditorialità nel nostro
Paese? Come immaginano il proprio futuro professionale?
In un contesto in cui il sistema-Italia è spesso sollecitato da un generale sostrato condiviso di
rappresentazioni e percezioni della società che si caratterizzano per un declino economico diffuso,
dove innovazione e competitività vengono spesso evocate da politici e imprenditori come
“chimere”, i giovani possono essere un serbatoio reale di novità e spinta ideativa?
Ma vediamo nel dettaglio le risposte dei ragazzi.
6
Futuro professionale
Circa il 40% dei ragazzi intervistati, immaginando il proprio futuro lavorativo, pensa che sarà
lavoratore dipendente, pur valutando positivamente la libertà offerta dalla scelta di lavorare in
proprio. Di questi, oltre la metà del campione che ha preso parte a Impresa in azione – almeno sul
piano virtuale – ammette di essere interessato a un’attività autonoma e, più in generale, sembra
maggiormente attratto dal mondo aziendale. Tende a prediligere percorsi post-diploma di
carattere economico-statistico (25% contro il 14% dei ragazzi che non hanno sperimentato
un’impresa di studenti) e, nel momento in cui contempla la possibilità di avviare una propria
attività, è più sbilanciato verso la gestione di un’azienda (43% contro il 32%) piuttosto che verso la
consulenza o la libera professione.
Il lavoro: quali priorità?
Dal lavoro, in generale, i giovani si aspettano passione per ciò che fanno, sicurezza del guadagno
e stabilità del posto (molto importanti per circa 9 ragazzi su 10). Per quanto riguarda questi
aspetti, gli studenti intervistati si presentano allineati al più ampio panorama dei giovani italiani,
mostrandosi parte integrante della loro generazione. Sicurezza, stabilità e possibilità di realizzarsi:
sono queste le dimensioni prioritarie che i ragazzi immaginano di raggiungere tramite la propria
collocazione professionale. Inoltre, prefigurando il proprio inquadramento futuro si mostrano
particolarmente ottimisti: 2 giovani su 3 pensano che avranno un lavoro fisso, 1 su 2 pensa che
avrà avuto successo, 6 su 10 pensano che saranno ben remunerati. A riguardo, il maggiore
ottimismo sulla propria posizione futura si riscontra ancora tra gli studenti che hanno preso parte
a Impresa in azione.
Chi è l’imprenditore
Gli studenti intervistati hanno una percezione positiva della figura dell’imprenditore. In particolare,
del lavoro imprenditoriale colgono il valore dell’impegno e del commitment, l’autorealizzazione e la
capacità di innovare. Facciamo parlare i dati: oltre 8 intervistati su 10 sono molto d’accordo con
l’idea che l’imprenditore deve essere in grado di prendere decisioni da solo e di gestire imprevisti
ed emergenze in tempi rapidi; mente 6 studenti su 10 ritengono che l’imprenditore deve innovare
continuamente per avere successo e corre più rischi economici di un lavoratore dipendente.
Rischio, quindi, e impegno, ma anche gratificazione e possibilità di realizzazione: 1 intervistato su
2 riconosce, infatti, la maggiore libertà e la soddisfazione proprie del lavoro autonomo.
Diventare imprenditori
La propensione a svolgere un’attività imprenditoriale è maggiore negli studenti Junior
Achievement (56% contro il 44% di chi non ha vissuto l’esperienza); segnale che l’esperienza
vissuta dai ragazzi contribuisce a trasmettere una percezione più positiva, ossia meno vincolante,
del contesto socio-economico e delle istituzioni. Queste le motivazioni principali alla base del
desiderio di diventare imprenditori: potersi realizzare (molto importante per l’80% degli intervistati)
e la possibilità di decidere cosa fare nella vita (molto importante per oltre il 70%).
Le istituzioni
Benché gran parte degli intervistati riconosca che il sistema-Italia non sia generalmente di
sostegno ai giovani che intendono fare impresa, gli studenti che hanno sperimentato sul campo
questo genere di attività valutano più positivamente il contesto di riferimento e riconoscono
all’Unione Europea un ruolo più attivo in questa direzione: il 56% dei partecipanti all’iniziativa
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sostiene infatti che le istituzioni europee offrano un buon sostegno ai giovani che intraprendono la
strada dell’imprenditorialità.
Le competenze acquisite
Tra gli studenti che hanno preso parte a Impresa in azione, emerge chiaramente come
l’esperienza abbia potenziato alcune capacità trasversali comunemente attribuite alle personalità
più dinamiche. Oltre 8 intervistati su 10 ritengono di aver appreso la capacità di lavorare in
gruppo, di aver capito il funzionamento di un’azienda e di aver imparato a portare a termine un
lavoro. E oltre 3 studenti su 4 dichiarano di aver migliorato la capacità di comunicare e di
valorizzare le proprie competenze.
La valutazione dell’esperienza di un’impresa di studenti
Pur essendo un intervento circoscritto all’interno del più vasto panorama di sollecitazioni cui i
ragazzi sono sottoposti e pur non potendo andare a intaccare elementi strutturali delle
rappresentazioni sociali diffuse, l’esperienza con Junior Achievement, considerata positiva
dall’85% dei partecipanti, incide sulla dimensione proactive, sull’empowerment. In generale, gli
studenti riconoscono al progetto la portata innovativa, rappresentata dalla trasmissione di
contenuti totalmente diversi da quelli che la scuola veicola, un approccio pratico
all’apprendimento che entusiasma e alimenta la motivazione. Anche se richiede molto più lavoro
di quel che sembra inizialmente (81%), è divertente (82%), crea competizione in modo positivo
(80%) e facilita le relazioni con gli insegnanti (70%).
In sintesi, partecipare a un’impresa di studenti:
•
•
•
infonde entusiasmo e ottimismo nei giovani che vi prendono parte;
offre un’occasione di apprendimento di conoscenze e competenze che difficilmente rientrano
nei tradizionali percorsi scolastici previsti dai programmi istituzionali;
in conseguenza di ciò, sembra proporsi come dispositivo in grado di motivare i ragazzi,
accrescendone il protagonismo in relazione al processo formativo.
Tutto ciò, senza dimenticare che l’esperienza con un’impresa di studenti diverte i ragazzi coinvolti
e lascia loro la sensazione di averli arricchiti proprio di quelle conoscenze e competenze –
perlopiù trasversali e legate al mondo del lavoro e delle aziende – su cui la scuola sembra meno
solida, ma che, al contempo, aiutano i giovani a diventare imprenditori di se stessi.
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Sintesi dei risultati
L’impresa di studenti, il punto di vista dei partecipanti
Impresa di studenti come divertimento, entusiasmo, apprendimento, vicinanza al mondo aziendale.
Queste le parole-chiave che emergono dai risultati della ricerca.
Considerata nel complesso l’esperienza ottiene una valutazione più che positiva: chiamati ad
attribuire all’iniziativa un voto sintetico secondo la scala scolastica, gli intervistati sono fortemente
sbilanciati verso valori positivi ed elevati. Il voto medio è 7,4, con oltre la metà dei ragazzi che
indica valori pari o superiori a 8 (55%).
Fig. 1 – L’impresa di studenti: una prima valutazione
% di risposta alla domanda “Che voto daresti all’esperienza nel
complesso, su una scala da 1 (completamente negativa) a 10
(un’esperienza unica e irripetibile)?” – Base = 461
30
27
25
19
20
16
15
12
11
10
6
5
2
1
2
3
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Andando a disaminare le diverse dimensioni che concorrono a dare vita alle attività previste, i
ragazzi convalidano la positività dell’esperienza valorizzando soprattutto il dinamismo, il
pragmatismo e l’entusiasmo che essa suscita, anche se non disconoscono l’impegno che questa
richiede.
La quasi totalità dei partecipanti evidenzia come l’esperienza sia una forma di trasmissione di
conoscenze, che si caratterizza per la sua concretezza e per la capacità di entusiasmare chi vi
prende parte: oltre otto intervistati su dieci, infatti, sono concordi con la frase “L’esperienza
con un’impresa di studenti è una forma di apprendimento pratico che suscita entusiasmo”.
Inoltre, i ragazzi intervistati concordano quasi all’unanimità che la creazione e gestione di
un’impresa di studenti sia divertente, generi competizione in modo positivo pur richiedendo un
impegno che appare poco evidente nella fase di start up di realizzazione dell’iniziativa.
9
Ridotta, invece, è la quota di coloro che ritengono complicato il materiale fruito nel corso del
progetto o che definiscono l’esperienza più orientata verso la fatica.
Nel complesso, dunque, si conferma un orientamento positivo di valutazione dell’esperienza da
parte di chi l’ha vissuta.
Tab. 1 – L’esperienza di creazione e di gestione di un’impresa di studenti…
% di risposta alla domanda “Ora ti proponiamo una serie di frasi in relazione all’esperienza che hai vissuto
di creazione e gestione di un’impresa di studenti. Ti chiediamo di indicarci il tuo grado di accordo con
ciascuna di esse. L’esperienza di creazione e gestione di un’impresa di studenti… ” - Base minima = 463
Molto
Abbastanza
Molto +
Abbastanza
Poco
Per niente
È una forma di apprendimento
pratico che suscita entusiasmo
33
52
85
13
2
È divertente
36
46
82
13
4
Richiede più lavoro di quel che
sembra all’inizio
37
44
81
16
4
Crea competizione in modo
positivo
25
55
80
16
4
Richiede agli studenti di essere
consapevoli del proprio processo
di apprendimento
20
55
75
22
3
Mi ha fatto lavorare molto
21
50
71
24
5
Facilita relazioni positive tra
studenti e insegnanti
22
48
70
23
7
Impiega materiale di lavoro che è
complicato e difficile da usare
13
34
47
41
11
È stata molto faticosa e pesante
10
26
36
47
17
Livello di accordo
Un’esperienza multidisciplinare: a cosa è servita?
Il progetto didattico sotteso alla proposta di creazione e gestione dell’impresa di studenti prevede
la trasmissione di alcune conoscenze e competenze con il fine ultimo di aiutare i ragazzi
partecipanti a diventare imprenditori di se stessi prima che possibili e potenziali lavoratori
autonomi di successo.
Durante l’intervista ai ragazzi sono state indicate una serie di competenze ed è stato chiesto loro
di indicare se l’aver partecipato all’iniziativa avesse consentito di acquisirle o potenziarle. La
tabella 2 riporta le percentuali di coloro che hanno risposto “Molto” o “Abbastanza”, ordinate in
modo da ottenere una sorta di classifica virtuale in cui svetta la capacità di lavorare in gruppo
(l’83% degli intervistati ritiene di averla appresa molto o abbastanza).
In generale, è possibile tracciare quattro macro-livelli ordinati di effetti indotti dall’esperienza con
l’impresa di studenti:
10
•
•
•
•
al primo posto, i ragazzi insistono maggiormente su quelle soft skills trasversali legate alla
capacità di comunicazione, al problem solving, al team working e all’organizzazione del
proprio lavoro;
al secondo, si trovano gli elementi più strettamente connessi alla conoscenza del mondo
imprenditoriale e aziendale;
al terzo, si trovano gli aspetti relazionali e ambientali, tra i quali emerge come maggiormente
rafforzato dall’esperienza d’impresa il rapporto tra pari;
infine, al quarto posto, si collocano le dimensioni più correlate all’istruzione in senso stretto
(conoscenze di base, lingua straniera, etc.) che per lo più non vengono percepite come
potenziate dall’iniziativa di impresa di studenti.
Tab. 2 – Le competenze apprese: una graduatoria virtuale
% “Molto” + “Abbastanza” - Base minima = 462
Molto + Abbastanza
Apprendere la capacità di lavorare in gruppo
83
Capire come funziona un’azienda
82
Imparare a portare a termine un lavoro
81
Divertirti
78
Migliorare la capacità di comunicare
78
Apprendere nozioni di base per gestire un settore di un’impresa
76
Migliorare la capacità di presentare le tue competenze
76
Migliorare la capacità di organizzare autonomamente il tuo lavoro
74
Imparare a cercare più soluzioni a problemi
73
Imparare ad essere più creativo
72
Imparare a guardare i problemi da diversi punti di vista
71
Capire come funziona il mercato del lavoro
69
Apprendere nozioni di base per gestire un’intera impresa
64
Conoscere meglio i tuoi compagni di classe
63
Avvicinarti al mondo aziendale grazie all’esperto d’azienda
59
Scoprire nuove cose del mondo del lavoro grazie all’esperto d’azienda
58
Imparare ad esprimere liberamente ciò che pensi
57
Conoscere meglio alcuni tuoi insegnanti
49
Vivere meglio l’ambiente scolastico
44
Conoscere persone che ti hanno fatto amare il loro lavoro in azienda
43
Migliorare le capacità di usare il PC
38
Capire quanto è importante fare un’esperienza all’estero
34
Conoscere persone che ora sono un tuo punto di riferimento
29
Riuscire meglio nelle materie scolastiche
23
Migliorare le conoscenze di base (italiano, matematica…)
23
Migliorare la conoscenza di una lingua straniera
17
11
Tali dati risultano particolarmente incoraggianti se si considera che gli esiti formativi imputati
all’esperienza di impresa di studenti sembrano integrare in modo complementare quanto
appreso a scuola.
Il vissuto scolastico: rendimento, relazioni, competenze
L’agenzia scolastica svolge tre funzioni principali: di istruzione (fornire conoscenza), di educazione
1
(trasmettere i valori della collettività e della corretta relazionalità) e di formazione ; ed è proprio su
questo ultimo punto, che contempla il collegamento tra scuola e mercato del lavoro, che i ragazzi
intervistati segnalano le maggiori lacune della scuola.
Infatti, dal punto di vista dell’istruzione, possiamo osservare la figura 2, che riporta i voti medi degli
intervistati in alcuni gruppi disciplinari. Osserviamo subito che non si riscontrano differenze
2
rilevanti tra i partecipanti alle imprese di studenti e gli altri . Questa indicazione è particolarmente
importante: infatti, significa che il progetto non ha attirato solo studenti particolarmente capaci,
ma ha saputo essere trasversale alla dimensione del rendimento scolastico.
Fig. 2 – Rendimento medio in diversi gruppi disciplinari
Voti in decimi – Base minima = 30
6,9
7,4
Gruppo psico-sociale
Gruppo scientifico
6,5
6,7
Gruppo giuridico
6,5
6,6
Gruppo umanistico
6,6
6,5
Gruppo tecnologico
6,4
6,6
Gruppo linguistico
6,6
6,4
Gruppo informatico
6,6
6,3
Gruppo economico
6,1
6,1
Gruppo matematico
5,9
6,1
6,6
6,6
Complessivo
0
2
4
6
8
10
Studenti
mini-impresa
Altristudenti
studenti
■ Studenti Impresa
in azione
■ Altri
La figura fornisce, però, anche molte altre informazioni. In primo luogo, il rendimento generale
degli studenti è mediamente sufficiente, ma certo non esaltante (6,6): ciò significa che gli
insegnanti italiani, quando valutano, reputano che la trasmissione dei contenuti sia avvenuta ma
con moderato successo. Del resto, anche recenti e accreditate indagini internazionali hanno
certificato la difficoltà del sistema di istruzione italiano nel trasmettere conoscenze (si pensi ai dati
1
2
Schizzerotto A. e Barone C., Sociologia dell’istruzione, Bologna, il Mulino, 2004.
L’unica differenza rilevante è relativa al gruppo psico-sociale, presente però in pochi casi.
12
PISA, ad esempio). Guardando poi alle specifiche aree disciplinari, constatiamo che l’eccellenza
resta confinata a gruppi ristretti e non diviene mai un “fenomeno medio”; gli studenti sembrano
andare peggio nelle discipline matematiche, come da tradizione, e in quelle economiche, che sono
più strettamente legate all’esperienza delle ”imprese di studenti”. Al contrario, sono le discipline
psico-sociali, per i pochi che le studiano, a presentare i più elevati livelli di rendimento.
Passiamo ora alla funzione di educazione, guardando alla capacità delle scuole non tanto di
trasmettere valori, quanto più di creare un contesto socio-relazionale positivo.
Nella figura 3, abbiamo riportato la quota di studenti che dichiarano di avere relazioni positive
(molto o abbastanza) con i compagni di classe e di scuola, con gli insegnanti, il dirigente e il
personale non docente. Osserviamo che le relazioni connotate positivamente caratterizzano
nettamente il sistema scolastico e non solo tra i pari, ma anche tra insegnanti e studenti3. Il
rapporto con il dirigente è giudicato positivamente da una minoranza di studenti perché per gran
parte degli intervistati non c’è alcun rapporto con questa figura (30%).
Le scuole coinvolte nell’indagine, quindi, si presentano come uno spazio relazionale caratterizzato
da rapporti positivi tra pari, ma anche tra gli adulti che in essa operano a più stretto contatto con i
giovani. Si tratta di un dato importante, dal momento che i giovani attribuiscono grande
importanza, nella loro vita, alla dimensione relazionale e affettiva4.
Fig. 3 – Relazioni in aula
% di risposta alla domanda “Pensando alla scuola che stai
frequentando, come valuti le tue relazioni con…” – Basi:
Studenti Impresa in azione = 466; Altri studenti = 449
100
90
89
84
80
79
77
75
79
70
69 67
60
50
38 40
40
30
20
10
0
C ompagni di
classe
C ompagni di
scuola
Insegnanti
Personale non
docente
Dirigente
mini-impresa
Altri■
studenti
■ StudentiStudenti
Impresa
in azione
Altri studenti
Veniamo, quindi, alla capacità della scuola di fornire competenze utili per il mondo del lavoro, al
modo in cui il sistema scolastico fronteggia la sua funzione formativa.
Iniziamo da un quadro generale delle competenze apprese a scuola dagli studenti intervistati, con
i dati illustrati in tabella 3. Quel che emerge chiaramente è che gli studenti dichiarano di aver
3
Anche questo dato è in linea con quelli disponibili a livello nazionale (si vedano anche qui le diverse pubblicazioni
dell’Istituto IARD).
4
De Lillo A., “I valori e l’atteggiamento verso la vita”, in Rapporto Giovani. Sesta Indagine dell’Istituto IARD sulla
condizione giovanile in Italia, a cura di C. Buzzi, A. Cavalli e A. De Lillo [2007, in corso di pubblicazione].
13
sviluppato in ampia misura competenze di base, relative alla funzione di istruzione della scuola, e
competenze di carattere comunicativo e di gestione del proprio lavoro, che attengono invece sia
alla sfera della funzione educativa sia a quella formativa.
Risultano invece trasmesse in misura consistentemente minore competenze di natura più
squisitamente formativa, quindi la conoscenza di una lingua straniera, la capacità di usare il PC e
conoscenze tecniche precipuamente orientate al lavoro. Osserviamo anche che non ci sono
differenze consistenti tra i due gruppi.
Tab. 3 – Le competenze apprese a scuola
% “Molto” + “Abbastanza bene” alla domanda “A scuola hai appreso…”
Studenti
Impresa in azione
Altri studenti
Capacità di comunicare
91
91
Conoscenze di base
88
93
Capacità di organizzare il proprio lavoro
80
87
Capacità di lavorare in gruppo
85
78
Capacità di presentare le proprie competenze
81
78
Conoscenza di una lingua straniera
70
74
Capacità di usare il PC
64
64
Conoscenze tecniche per il mercato
50
47
Base minima
466
450
Più ci avviciniamo all’ambito della funzione di formazione della scuola più si allarga la quota di
studenti che giudicano insufficiente la propria preparazione. Ciò potrebbe essere imputato al fatto
che la loro formazione secondaria è ancora in corso, ma disponiamo anche di dati su chi ha
5
completato l’iter di studi e le conclusioni a cui si giunge sono le stesse . In buona sostanza, la
scuola fatica a trasmettere competenze fortemente orientate al mondo del lavoro.
Un ulteriore elemento a sostegno del fatto che gli studenti nutrono una fiducia parziale nella
capacità della scuola di fornire loro formazione utile in vista del futuro lavoro è fornito dal dato
illustrato nella figura 4. I rispondenti, infatti, chiamati a valutare l’utilità della formazione scolastica
per il mondo del lavoro, concentrano le loro risposte sulla modalità “abbastanza” e la quota di
giudizi cauti o negativi è superiore a quelli positivi.
5 Argentin G., Come funziona la scuola oggi: esperienze e opinioni dei giovani italiani, in Rapporto Giovani. Sesta
Indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, op. cit.
14
Fig. 4 – Utilità attribuita alla formazione scolastica
in vista del futuro lavoro
Basi: Studenti Impresa in azione = 471; Altri studenti = 451
100
90
89
84
80
79 77
75
79
70
69 67
60
50
38
40
40
30
20
10
0
C ompagni di
classe
C ompagni di
scuola
Insegnanti
Personale non
docente
Dirigente
mini-impresa
■ StudentiStudenti
Impresa
in azioneAltri
■studenti
Altri studenti
Quindi…
La scuola funziona bene come spazio relazionale e di sviluppo delle competenze di base dei
giovani (comunicative e organizzative, quindi facenti parte della funzione educativa del sistema
scolastico). D’altro canto, si è osservato che le scuole in cui i ragazzi studiano presentano qualche
difficoltà nel trasmettere loro i contenuti disciplinari (funzione di istruzione). Ciò è messo in luce
dai voti scolastici non proprio esaltanti degli intervistati, in particolare relativamente all’area
matematica ed economica.
Inoltre, in merito alla funzione di formazione della scuola, gli studenti intervistati vedono in parte
delusa questa aspettativa dal sistema scolastico italiano. È chiaro quindi che una esperienza
connotata da un forte elemento formativo come quella del progetto Junior Achievement trova
terreno fertile negli studenti, desiderosi di ampliare le proprie competenze in questo ambito.
E, infatti, l’esperienza di Impresa in azione, oltre a essere divertente ed entusiasmante, è
riconosciuta implicitamente dai partecipanti come un’opportunità di apprendimento pratico
complementare alla scuola, perché va ad incidere maggiormente proprio su quelle dimensioni
lasciate scoperte dall’agenzia formativa: le competenze trasversali e, in particolare, quelle
legate al mercato del lavoro e al mondo produttivo aziendale.
15
Il futuro tra attese, scelte e progetti
Ricapitolando quanto appena illustrato, possiamo dire che i ragazzi intervistati mostrano di essere
ben integrati nell’ambiente scuola, di esperire relazioni scolastiche positive, sia tra pari sia con la
componente adulta, di essere poco soddisfatti della trasmissione di quelle competenze
strettamente connesse con il mercato del lavoro e, quando vi prendono parte, ritengono che
l’esperienza impresa di studenti riesca in parte a compensare questa carenza.
Ma quali sono le attese e le rappresentazioni dei giovani studenti circa il loro futuro professionale
e il mercato del lavoro?
Il futuro: vincolo o risorsa?
Per quanto le rappresentazioni diffuse tendano a dipingere i giovani come una categoria sociale
tesa entusiasticamente verso il futuro, le indagini svolte in questo campo evidenziano le difficoltà
che si hanno in adolescenza non solo di prefigurare il proprio avvenire, ma anche di considerarlo
come categoria interpretativa.
Nel contesto contemporaneo di elevata flessibilità e forti mutamenti, il futuro che non sia più che
prossimo appare come un’entità astratta e poco controllabile. Fare dei progetti su di sé e sulla
propria vita diventa allora un’operazione complessa, che esige cautela, utile più ad orientare le
proprie scelte quotidiane che a ideare un percorso compiuto per gli anni futuri. Troppe sono le
variabili che possono intervenire modificando i propri progetti e i propri desideri ed è sempre bene
avere una soluzione di riserva, una possibilità di tornare indietro per imboccare una nuova strada.
Per esplorare questi aspetti il questionario proponeva agli intervistati alcune coppie di frasi
invitandoli a scegliere quale delle due affermazioni sul futuro si avvicinava maggiormente alla
propria interpretazione. I risultati sono esposti nella tabella 4 e possono essere comparati a quelli
6
emersi da analoghe indagini svolte a livello nazionale da Istituto IARD in questi ultimi anni .
La lettura dei dati conferma sostanzialmente le considerazioni appena riportate: il futuro appare
parimenti sia come un luogo di opportunità che come un ambito di rischi ed incognite; è
importante avere obiettivi e mete che guidino le proprie scelte e, allo stesso tempo, è necessario
anche avere la consapevolezza che non ci si può focalizzare su un unico progetto, ma che bisogna
tenersi aperte quante più opportunità sia possibile; il successo è frutto più del lavoro e
dell’impegno che della fortuna, ma richiede l’assunzione di una dose di rischio; mentre sulla
reversibilità di ogni scelta il campione si spezza in due posizioni fortemente distinte tra chi ritiene
che non ci possa essere nessuna scelta che sia “per sempre” e chi ritiene vero il contrario.
Il fatto di avere o non avere partecipato a un’impresa di studenti non cambia l’atteggiamento
rispetto a queste domande, influenzate maggiormente da variabili strutturali (background
familiare, tipo di percorso scolastico scelto al termine delle scuole medie inferiori, etc.). Anche se
osservando le prime espressioni è possibile notare che i partecipanti al progetto evidenziano una
maggiore positività verso il proprio futuro come risorsa.
6 Si vedano le diverse pubblicazioni dell’Istituto IARD e, in particolare, de Lillo A., I valori e l’atteggiamento verso la vita,
in Rapporto Giovani. Sesta Indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, op. cit.
16
Tab. 4 – Gli atteggiamenti verso il futuro
% di risposte positive alle coppie di frasi proposte
Studenti
Impresa in azione
Altri studenti
Quando penso al mio futuro lo vedo pieno di possibilità e di
sorprese
44
42
Quando penso al mio futuro lo vedo pieno di rischi e di
incognite
44
50
Nella vità è importante avere degli obiettivi e delle mete
78
80
È inutile fare tanti progetti perché succede sempre qualcosa
che ci impedisce di realizzarli
17
16
Se non si fanno presto delle scelte ben precise è difficile
riuscire nella vita
18
119
Nella vita è meglio tenersi sempre aperte molte possibilità e
molte strade
76
79
Il successo dipende dal lavoro sodo e la fortuna conta poco
57
59
Non è saggio fare tanti programmi per il futuro perché molto
dipende dalla fortuna
28
27
Al giorno d’oggi per riuscire nella vita è necessario saper
rischiare
56
55
Non è mai saggio rischiare, meglio essere prudenti e saper
valutare sempre le proprie forze
37
40
Anche le scelte più importanti della vita non sono mai per
sempre, possono essere sempre riviste
46
46
Nella vita viene sempre il momento delle scelte decisive dalle
quali non si può tornare indietro
47
47
Base minima
471
452
Dopo la scuola: le scelte post-diploma
La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze intervistate non vede l’acquisizione del diploma come
il momento di conclusione dei propri studi, ma, anche se in modi e con forme diverse, ipotizza il
proseguimento a livello universitario.
Coloro che intendono abbandonare gli studi per dedicarsi unicamente alla ricerca di un impiego
sono poco più del 25%, senza grandi differenze tra chi ha partecipato al progetto Impresa in
azione e chi ne è rimasto escluso.
La scelta più diffusa è quella di dedicarsi unicamente agli studi universitari (43% tra i partecipanti
all’impresa di studenti, 39% tra gli altri), anche se una quota cospicua di ragazzi ritiene di poter
coniugare studio e ricerca di una occupazione. Interessante anche sottolineare come il 5% degli
intervistati pensi di andare a fare un’esperienza all’estero prima di scegliere in maniera definitiva
quale sarà la sua strada.
17
Tab. 5 – Scelte post-diploma
% di risposta alla domanda “Quest’anno prenderai la maturità. Cosa pensi che farai
dopo aver conseguito il diploma?”
Studenti
Impresa in azione
Altri studenti
Cercherò lavoro in Italia
25
28
Andrò all’università in Italia
43
38
Andrò all’università e contemporaneamente lavorerò in Italia
21
23
Andrò a trascorrere un periodo all’estero (di studio o lavoro)
5
5
Altro
2
4
Non so, non ho ancora deciso
4
2
467
444
Base minima
Come le rappresentazioni verso il futuro – di cui è parte – anche la scelta dopo la scuola superiore
è legata in maniera molto più forte alla situazione ascritta del ragazzo che non alle scelte e alle
propensioni individuali. Quasi il 70% degli iscritti ad un liceo scientifico è certo che proseguirà gli
studi a livello universitario, mentre il 46% di chi frequenta un istituto professionale è certo di
lasciare lo studio per la ricerca di una occupazione. Gli stessi andamenti si possono osservare se
si prendono in considerazione la classe sociale o il livello culturale dei genitori.
In questo contesto, un progetto, per quanto interessante e coinvolgente, difficilmente riesce a
produrre cambiamenti nelle propensioni di scelta. Nel nostro caso, tenendo sotto controllo il tipo
di scuola frequentata, in realtà emerge come la partecipazione al progetto Impresa in azione
comporti una crescita della percentuale di ragazzi che intendono proseguire gli studi tra gli iscritti
agli istituti tecnico-commerciali e professionali (figura 5). Alla luce di questi risultati è possibile
ipotizzare che la partecipazione all’esperienza dell’impresa di studenti, che ha consentito di
mettersi alla prova al di fuori degli schemi scolastici consueti, abbia prodotto in questi ragazzi una
crescita del livello di stima di sé, di fiducia nelle proprie capacità e di entusiasmo che li spinge più
facilmente a propendere per la prosecuzione degli studi una volta conseguito il diploma.
Fig. 5 – Percentuale di intervistati che pensano di iscriversi
all’università senza cercare un lavoro, per tipo di scuola
superiore frequentata
% - Base complessiva = 371
80
70
66
69
60
50
43
45
40
38
36
28
30
24
20
10
0
Liceo Scientifico
Altro Liceo
Istituto Tecnico
C ommerciale
Istituto
Professionale
Studenti mini-impresa Altri studenti
■ Studenti
Impresa in azione ■ Altri studenti
18
A coloro che hanno dichiarato di pensare di iscriversi all’università è stato chiesto se avessero già
scelto il tipo di facoltà: la tabella 6 presenta la distribuzione delle risposte accorpate per gruppo
disciplinare.
Facendo riferimento solo agli studenti dei licei scientifici e degli istituti tecnico-commerciali (le
uniche tipologie per le quali la numerosità campionaria permette approfondimenti statisticamente
significativi), si può osservare come la generale tendenza ad una maggiore preferenza per gli
studi economici di chi ha partecipato al progetto Impresa in azione, si presenti in misura
accentuata: tra i ragazzi dei licei scientifici pensano di iscriversi ad un facoltà del gruppo
economico-statistico il 13% tra coloro che hanno partecipato al progetto e il 3% tra chi non lo ha
fatto; tra i ragazzi degli istituti tecnico-commerciali, se il 32% di chi ha partecipato al progetto
pensa di iscriversi ad economia, lo stesso avviene solo per il 24% di chi non ha partecipato.
Tab. 6 – Le scelte universitarie
% di risposta alla domanda “Se pensi di andare all’università a quale corso di laurea pensi che ti iscriverai?”
Per gruppo disciplinare.
Studenti
Impresa in azione
Altri studenti
Gruppo economico-statistico
25
14
Gruppo politico-sociale / giuridico / psicologico
20
18
Gruppo linguistico / letterario / insegnamento
10
13
Gruppo ingegneria / architettura
9
12
Gruppo medico
5
12
Gruppo scientifico / geo-biologico / chimico-farmaceutico
6
7
Altro
3
5
Non ho ancora deciso / non risponde
23
18
Base
342
314
Il futuro professionale
Considerando, infine, le previsioni circa l’avvenire professionale, i ragazzi intervistati, immaginando
il proprio futuro lavorativo, evidenziano la consapevolezza che, qualsiasi sia la professione che
faranno, dovranno sempre mantenere alto il proprio livello di aggiornamento e che le competenze
acquisite sino ad ora non potranno essere sufficienti (tabella 7).
Due su tre immaginano di avere un lavoro fisso e solo uno su sei si vede precario nel lungo
periodo. Tra chi ha partecipato al progetto e chi non lo ha fatto c’è una sostanziale convergenza
anche nella proiezione rispetto al binomio lavoro autonomo – lavoro dipendente, con una leggera
prevalenza di quest’ultimo. Maggiori differenze, invece, si scorgono sull’immagine di successo
legata al proprio lavoro. Tra i ragazzi che hanno partecipato al progetto Impresa in azione è più
alta sia la percentuale di chi ritiene che avrà successo, sia quella di chi ritiene che potrà avere un
lavoro ben pagato: coloro che hanno preso parte all’esperienza di impresa di studenti, non solo
tendono a essere lievemente più ottimisti verso il futuro in generale – per quanto visto in
precedenza – ma anche circa il loro futuro professionale.
19
Tab. 7 – Le immagini del futuro professionale
% di risposta alla domanda “Pensati tra qualche anno, quando avrai finito gli studi
e sarai entrato nel mercato del lavoro. Come ti immagini? Per ciascuna delle seguenti coppie di frasi,
segna quella a cui ti senti più vicino.”
Studenti
Impresa in azione
Altri studenti
Sarò un lavoratore autonomo (imprenditore, libero
professionista, artigiano…)
39
36
Sarò un lavoratore dipendente
40
41
Avrò un lavoro fisso
66
65
Sarò un lavoratore flessibile
16
18
Avrò avuto successo
53
45
Non avrò avuto successo
10
11
Avrò un lavoro ben pagato
62
55
Avrò un lavoro poco pagato
9
11
Dovrò tenermi sempre aggiornato
85
83
Le competenze assunte a scuola o all’università basteranno
5
5
469
451
Base minima
Per ogni coppia di frasi il complemento a 100 è dato dalla quota di intervistati che hanno dichiarato di non sapere
scegliere tra le affermazioni proposte.
Se la prefigurazione del lavoro reale vede primeggiare il lavoro alle dipendenze, lasciando libera
l’immaginazione, sia i ragazzi del progetto che quelli del gruppo di controllo dichiarano di preferire
il lavoro in proprio, che garantisce una maggiore autonomia ed una migliore capacità
autorealizzativa, dimensioni valorizzate e auspicate dai giovani. Infatti, questo è un elemento
culturale trasversale alla popolazione giovanile, legato alla valorizzazione sempre maggiore delle
7
competenze espressive del lavoro a scapito di quelle strumentali .
Tab. 8 – Le immagini del futuro professionale
% di risposta alla domanda “Immaginati tra qualche anno, quando sarai lavoratore:
potendo scegliere liberamente potresti fare un lavoro…”
Studenti
Impresa in azione
Altri studenti
Autonomo, in proprio
53
53
Dipendente in un ente pubblico
19
21
Dipendente in un’azienda privata
16
12
Non so
12
14
Base
467
447
7
Si vedano a tal proposito i diversi rapporti dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile.
20
Mercato del lavoro e imprenditorialità
Questo il quadro circa le rappresentazioni e le attese del futuro. Ma come viene percepito il
lavoro? Quali sono le dimensioni interne ad esso maggiormente valorizzate dagli studenti
intervistati?
Il lavoro: cosa è importante?
I risultati delle indagini dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile e, più in generale le analisi
condotte attraverso la banca dati dell’Istituto IARD, hanno contribuito a consolidare l’ipotesi che le
8
rappresentazioni del lavoro siano cambiate in modo consistente nell’arco degli ultimi venti anni .
I giovani, pur consapevoli della propria posizione di relativa marginalità sul mercato e delle
difficoltà che potranno incontrare nell’ingresso, vivono tale condizione senza manifestare
eccessive preoccupazioni, almeno nel breve periodo: la condizione di marginalità rispetto al
mercato del lavoro viene considerata dai giovani come condizione strumentale e/o desiderabile
e/o reversibile, compatibile con percorsi di strutturazione/definizione dell’identità professionale ma
soprattutto con un periodo di in-decisione9 che consente di filtrare e selezionare, tra tutte le
opportunità disponibili, quella con il punto di equilibrio migliore tra spettro di interessi personali e
necessità di stabilizzazione dei percorsi professionali.
Questo rapporto tra aspetti espressivi (legati alla realizzazione personale) e aspetti strumentali
(legati all’acquisizione di risorse materiali ed economiche) dell’attività lavorativa è attestato dalla
graduatoria di importanza che i giovani del campione di studenti – che, è opportuno sottolineare,
in larga misura non hanno svolto attività lavorative - attribuiscono ai differenti aspetti del lavoro.
La percentuale di intervistati che hanno indicato punteggi molto elevati (da 8 a 10), ottenuti dalle
diverse dimensioni, ci dice che i ragazzi ritengono “molto importante” l’interesse per il lavoro,
subito seguito dalla sicurezza del guadagno ogni mese e dalla stabilità del posto di lavoro, aspetti
condivisi da entrambi i sotto-campioni e che risultano rappresentativi di orientamenti diffusi e
comuni alla popolazione giovanile.
Al polo opposto, gli aspetti considerati meno rilevanti dagli studenti intervistati sono gli orari di
lavoro ridotti, la possibilità di gestire il tempo di lavoro in modo flessibile e di influenzare le
decisioni dell’azienda: sono dimensioni che trovano in generale una scarsa considerazione da
parte degli studenti, probabilmente perché sono aspetti del lavoro che da un lato difficilmente
possono essere gestiti in astratto, indipendentemente dai processi produttivi e dalle condizioni
concrete di lavoro, e dall’altro sui quali è sempre difficile per il lavoratore avere forme di controllo
e di gestione.
Ad integrazione di questi primi risultati è possibile osservare che anche altri aspetti maggiormente
legati alla dimensione sociale del lavoro – sia in senso ostentativo sia in direzione solidaristica –
trovano scarsa considerazione da parte dei giovani (prestigio sociale e utilità sociale del lavoro
svolto). Trova conferma l’ipotesi della rilevanza per i giovani di tenere assieme e integrare tanto le
8
Si vedano a tal proposito i diversi rapporti dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile.
9
P.G. Bresciani e M. Franchi, Biografie in transizione. I progetti lavorativi nell’epoca della flessibilità, Franco Angeli,
Milano, 2006
21
dimensioni di espressività diffuse nelle società post-moderne quanto le dimensioni strumentali,
quali la necessità di stabilità della professione, la sicurezza del posto di lavoro e la certezza delle
risorse economiche.
Tab. 9 – Aspetti importanti del lavoro
% di voto da 8 a 10 in risposta alla domanda “Ogni persona desidera dal proprio lavoro cose differenti.
Pensando al tuo lavoro futuro, per te, personalmente, quanto sono importanti i seguenti aspetti del lavoro?
Esprimilo sulla scala da 1 a 10.”
Studenti
Impresa in azione
% voti 8-10
Altri studenti
% voti 8-10
Passione per quello che fai
88
91
Sicurezza del guadagno ogni mese
89
86
Stabilità del posto
86
87
Buoni rapporti con i colleghi
83
80
Buoni rapporti con i superiori
83
81
Possibilità di crescita delle capacità personali
78
79
Possibilità di fare carriera
77
74
Guadagno
74
71
Utilizzo delle proprie capacità
71
72
Possibilità di esprimere la propria creatività
72
71
Autonomia nell’organizzare il lavoro
67
69
Utilità sociale del lavoro
55
61
Prestigio sociale del lavoro
51
53
Possibilità di influenzare le decisioni dell’azienda
55
52
Orari di lavoro da gestire in modo flessibile
44
48
Orari di lavoro ridotti
34
32
Base
471
452
L’identikit dell’imprenditore di successo
Un altro elemento rilevante per verificare come i giovani si rappresentano il lavoro è analizzare le
dimensioni che, nella percezione degli studenti intervistati, connotano le attività autonome e
imprenditoriali rispetto alle forme di lavoro dipendente. Questo è un primo elemento che può
consentire, da un lato, di definire i contorni dell’immagine sociale del lavoro imprenditoriale e
autonomo e, dall’altro, di evidenziare gli elementi che segnalano una distanza percepita tra lavoro
dipendente e attività autonome.
Le due dimensioni che connotano maggiormente le attività imprenditoriali sono legate alla
responsabilità decisionale («L’imprenditore molto spesso deve prendere decisioni da solo») e alla
necessità di essere sempre innovativo («L’imprenditore per avere successo deve innovare
continuamente»). Su queste due dimensioni – centrali per l’esercizio delle attività imprenditoriali –
22
gli studenti che hanno partecipato all’esperienza di Impresa in azione manifestano un accordo
superiore, rispetto a quello espresso dagli studenti che non hanno partecipato all’esperienza (si
confrontino le percentuali di coloro che si dichiarano molto d’accordo con le affermazioni
proposte, attribuendo un voto da 8 a 10, in una scala virtuale da 1 a 10, in cui 1 equivale a per
niente d’accordo e 10 a molto d’accordo: vedi tabella 10).
Un primo effetto dell’esperienza con un’impresa di studenti è, dunque, di tipo informativo: in altre
parole, sotto il profilo cognitivo, gli studenti che hanno partecipato a Impresa in azione tendono a
evidenziare una maggiore consapevolezza rispetto a numerosi aspetti (sia positivi sia negativi)
dell’inserimento nel mercato del lavoro attraverso attività imprenditoriali e autonome e, di
conseguenza, raggiungono punteggi più alti rispetto a molte dimensioni distintive del ruolo
professionale.
Tra gli aspetti che sulla polarità opposta raggiungono, invece, consensi ridotti, troviamo la
dimensione relativa al tempo necessario per apprendere le competenze specifiche del ruolo
professionale e la dimensione immateriale – sganciata dall’esecuzione di attività pratiche ma
legata a una prospettiva di gestione di persone (human resources) e conoscenze (knowledge) –
del lavoro dell’imprenditore: meno del 10% degli intervistati si dichiara molto d’accordo (voti da 8
a 10) con le espressioni «Per apprendere le competenze di un imprenditore ci vuole poco tempo»
e «Il lavoro dell’imprenditore è prevalentemente di tipo manuale»: i ragazzi, dunque, riconoscono
che il lavoro dell’imprenditore richiede tempi lunghi di apprendimento e si fonda su attività di tipo
organizzativo-gestionali.
Infine, è sul tema delle competenze distintive dell’imprenditore che possiamo andare a verificare
quali siano le percezioni degli studenti e, di conseguenza, possiamo identificare quali capacità
vengono considerate rilevanti per l’esercizio del ruolo professionale.
Tra le competenze che per gli studenti intervistati hanno la maggiore rilevanza troviamo le
cosiddette meta-competenze, competenze cioè legate alla capacità di governare sistemi e
processi, fortemente connesse a una prospettiva di tipo manageriale: saper prendere decisioni,
gestire gli imprevisti in tempi rapidi, gestire le emergenze, saper risolvere i problemi. Sono
competenze che non solo caratterizzano il ruolo dell’imprenditore come gestore di situazioni di
forte incertezza e ‘turbolenza’ ma che risultano largamente condivise sia dagli studenti che hanno
fatto esperienza con Impresa in azione sia da quelli che non vi hanno partecipato. Non solo,
immediatamente dopo queste capacità e competenze ne troviamo altre considerate molto
importanti per l’imprenditore: sono la capacità di programmare bene le attività aziendali, la
conoscenza approfondita delle opportunità del territorio, la capacità di adattarsi continuamente ai
cambiamenti e, infine, la capacità di saper prevedere come andrà il mercato.
Anche la rilevanza di queste competenze rafforza la percezione del lavoro dell’imprenditore come
un’attività fortemente centrata sulla gestione dei processi interni all’impresa ma con forti
connessioni con l’ambiente di riferimento sia locale (il territorio e le sue opportunità) sia globale (i
mercati e le dinamiche di cambiamento), connessione che diventa un elemento fondamentale di
successo per l’impresa.
Le competenze che, invece, hanno minor rilevanza per gli studenti intervistati sono la capacità di
comandare e il sapere delegare.
È opportuno sottolineare come l’accordo degli studenti che hanno partecipato a Impresa in azione
sia quasi sempre più elevato – seppur di poco - rispetto a quello attribuito dagli studenti che non
vi hanno partecipato.
23
Tab. 10 – Lavoro dipendente e lavoro imprenditoriale a confronto
% di voto da 8 a 10 in risposta alla domanda “Ti elencherò ora alcune affermazioni sul lavoro di
imprenditore e sul lavoro dipendente. Dovresti dirmi quanto sei d’accordo con ciascuna affermazione da 1 a
10, dove 1 indica che non sei per niente d’accordo e 10 che sei totalmente d’accordo.”
Studenti
Impresa in azione
% voti 8-10
Altri studenti
% voti 8-10
L’imprenditore molto spesso deve prendere decisioni da solo
64
60
L’imprenditore per avere successo deve innovare
continuamente
63
56
Il lavoro dell’imprenditore è più rischioso di quello dipendente,
sotto il profilo economico
63
58
L’imprenditore ha molta più libertà di gestire la propria
giornata lavorativa di un lavoratore dipendente
57
49
L’imprenditore ha più soddisfazione personale di chi lavora alle
dipendenze
55
57
L’imprenditore solitamente guadagna molto
50
51
Il lavoro dipendente è molto più ripetitivo di quello
dell’imprenditore
53
49
L’imprenditore paga più tasse di un lavoratore dipendente
47
41
Il lavoro dipendente è più tutelato di quello dell’imprenditore
41
40
L’imprenditore lavora molte ore al giorno
36
33
I ritmi e i tempi di lavoro di un imprenditore sono decisi dalla
clientela e non da lui
36
36
L’imprenditore è libero di gestire i suoi tempi di lavoro
35
30
Il lavoro dell’imprenditore si basa fondamentalmente su
capacità tecniche
20
19
L’imprenditore ha meno tempo libero di chi lavora alle
dipendenze
32
28
Il lavoro dipendente è meno stressante di quello
dell’imprenditore
31
25
Diventare imprenditore è il sogno di tutti
27
25
La capacità di lavorare in gruppo non è importante per un
imprenditore
12
13
Il lavoro dell’imprenditore si basa più sulla tradizione che
sull’innovazione
12
9
Il lavoro dell’imprenditore è prevalentemente di tipo manuale
6
6
Per apprendere le competenze di un imprenditore ci vuole
poco tempo
7
9
471
452
Base
24
Tab. 11 – I giovani guardano il lavoro dell’imprenditore: le competenze distintive
% di voto da 8 a 10 in risposta alla domanda “Immagina un piccolo imprenditore. Secondo te, perché abbia
pieno successo sono importanti le seguenti competenze?”
Studenti
Impresa in azione
% voti 8-10
Altri studenti
% voti 8-10
Saper prendere decisioni
85
82
Saper gestire gli imprevisti in tempi rapidi
83
81
Saper gestire le emergenze
82
81
Saper risolvere i problemi
77
76
Saper programmare bene le attività aziendali
78
76
Conoscere bene tutti i processi gestionali di un’azienda
74
75
Sapersi adattare continuamente ai cambiamenti
74
73
Conoscere bene le opportunità del territorio
76
76
Conoscere tutte le caratteristiche tecniche del prodotto che
produce
73
72
Saper prevedere come andrà il mercato
75
72
Essere creativo
73
70
Saper organizzare il suo lavoro a seconda delle richieste della
clientela
73
71
Saper gestire gruppi di lavoro
68
66
Saper organizzare bene il proprio tempo
68
66
Sapersi continuamente motivare
68
64
Saper organizzare bene il tempo dei suoi dipendenti
64
65
Sapersi innovare continuamente
61
64
Aspirare al successo
66
60
Conoscere bene il sistema fiscale
65
65
Saper lavorare sodo
51
49
Saper comandare gli altri
41
37
Saper delegare
10
15
Base
471
452
Anche questa analisi conferma il ruolo dell’esperienza con l’impresa di studenti nel costruire
un giudizio informato e nell’incrementare il livello di consapevolezza circa le capacità e le
competenze maggiormente rilevanti per fare l’imprenditore.
25
Diventare imprenditore: sogno o progetto?
Dopo aver analizzato come il lavoro autonomo sia largamente desiderato tra i giovani e come gli
intervistati organizzano le loro rappresentazioni del mondo imprenditoriale, passiamo ora a
considerare la reale propensione a passare da sogni a progetti imprenditoriali.
In primis, i dati circa la percezione delle opportunità fornite dal contesto socio-economico attuale
mostrano come gli intervistati riconoscano la difficoltà di intraprendere un percorso lavorativo
autonomo (figura 6): quasi nessuno definisce semplice diventare imprenditore oggi in Italia
mentre, al contrario, circa un giovane su quattro lo reputa difficilissimo.
In questo scenario, cauto e orientato al pessimismo, gli studenti che hanno vissuto l’esperienza di
Impresa in azione si rivelano leggermente più possibilisti, rispetto ai compagni, escludendo più
facilmente il livello massimo di difficoltà.
Fig. 6 – Diventare imprenditori
% di risposta alla domanda “Secondo te, oggi in Italia
diventare imprenditore per un giovane è…” – Base: Studenti
Impresa in azione = 439; Altri studenti = 404
60
49
50
47
40
29
30
26
25
20
20
10
1
1
1
1
0
Facilissimo
Facile
Né facile né
difficile
Difficile
Difficilissimo
Studenti
mini-impresa
■ Studenti
Impresa
in azioneAltri
■studenti
Altri studenti
Ma chi può facilitare il percorso per diventare imprenditori? Ai ragazzi intervistati è stato chiesto
di indicare il livello di aiuto che, secondo loro, alcune istituzioni amministrative, a partire dal
Comune di residenza fino all’Unione Europea, offrono ai giovani che desiderano diventare
imprenditori. La figura 7 mostra i risultati emersi.
26
Fig. 7 – Diventare imprenditori
% “Molto” + “Abbastanza” in risposta alla domanda “Secondo
te, quanto sostegno danno ai giovani per aiutarli a diventare
imprenditori/lavoratori in proprio…” – Base: Studenti Impresa
in azione = 462; Altri studenti = 348
60
56
50
20
25
38
34
31
30
43
40
40
30
25
18
10
0
Il C omune in La Provincia
cui abiti
in cui abiti
La Regione
in cui abiti
Le istituzioni
nazionali
L'Unione
Europea
Studenti
mini-impresa
■ Studenti
Impresa
in azioneAltri
■studenti
Altri studenti
Diversi gli spunti di riflessione suggeriti da questi indicatori: in prima istanza, è possibile osservare
che più lontane sono le istituzioni, più i giovani hanno la percezione che siano di aiuto a coloro
che vogliano tentare la carriera di imprenditore; in secondo luogo, l’Unione Europea è l’organismo
amministrativo che viene percepito dai giovani come il più attivo nel sostenere queste azioni di
supporto, con uno scarto consistente rispetto agli altri attori; infine, su questo atteggiamento
l’esperienza con l’impresa di studenti esercita una, seppur lieve, influenza infondendo nei ragazzi
una maggiore fiducia nell’impegno che queste istituzioni mettono in campo per aiutare i giovani
ad avviare una attività in proprio. E questo atteggiamento diversificato si presenta più incisivo nel
caso di Unione Europea e Regione, che, peraltro, è l’intermediario locale degli interventi
provenienti dall’Unione Europea (si pensi, ad esempio, alla gestione del Fondi strutturali, in
particolare del F.S.E. - Fondo Sociale Europeo).
L’esperienza dell’impresa di studenti, dunque, pur in un contesto che viene percepito
generalmente come difficoltoso per un giovane che voglia intraprendere la strada del lavoro
autonomo, sembra contribuire a valutare più positivamente gli interventi agiti dalle istituzioni per
far fronte allo status quo poco incoraggiante, soprattutto nel caso dell’Unione Europea.
Dunque: gli intervistati si trovano ad agire e a programmare il loro futuro personale e
professionale in un contesto che percepiscono come poco agevole per un giovane che voglia
avviare una propria attività, anche se riconoscono un ruolo attivo e positivo ad alcune
istituzioni.
Precedentemente abbiamo anche potuto osservare che, proiettati nel futuro, i giovani intervistati si
vedono inseriti nel mercato del lavoro tendenzialmente in modo positivo: con un lavoro stabile e
con una buona remunerazione.
27
A partire da queste premesse, consideriamo ora i desideri che i giovani hanno circa il loro futuro
professionale posti di fronte alla possibilità, del tutto ipotetica e virtuale, di diventare imprenditori.
La figura 8 mostra che – ricordiamolo, sul piano dei desideri – il lavoro autonomo imprenditoriale
esercita una forte attrattiva sui giovani. Anche questo dato si inserisce in modo coerente nel più
ampio panorama nazionale relativo all’intera popolazione giovanile che sembra apprezzare più
frequentemente il lavoro autonomo rispetto a quello dipendente e, ancora più, di quello presso
10
strutture pubbliche .
Ciò può essere visto come il risultato di un insieme di fattori diversi tra i quali un mercato del
lavoro che presenta una componente di rischio e flessibilità anche in posizioni tradizionalmente
sicure; un investimento da parte delle nuove generazioni in percorsi formativi sempre più
impegnativi e prolungati, che alimentano attese sempre più elevate circa la propria realizzazione
professionale; una valorizzazione sempre più marcata da parte dei giovani, accanto alla
dimensione della sicurezza e della stabilità, della dimensione espressiva del lavoro come
11
possibilità di esprimere e realizzare se stessi, a scapito della componente strumentale : il lavoro
autonomo sembra rispondere in modo efficace a queste sollecitazioni emergenti presso la
popolazione giovanile.
Fig. 8 – La propensione all’imprenditorialità
% di risposta alla domanda “Per il tuo futuro, ti piacerebbe
avviare una tua attività imprenditoriale?”– Base: Studenti
Impresa in azione = 470; Altri studenti = 447
70
60
56
53
47
50
44
40
30
20
10
0
Sì
No
Studenti
mini-impresa
■ Studenti
Impresa
in azioneAltri
■ studenti
Altri studenti
Osservando la figura è possibile rilevare come l’esperienza di Impresa in azione influisca in modo
non marginale sui desideri di imprenditorialità: tra i due campioni, infatti, esiste uno scarto
10 Si vedano le diverse pubblicazioni dell’Istituto IARD e Rapporto Giovani. Sesta Indagine dell’Istituto IARD sulla
condizione giovanile in Italia, op. cit.
11 Si vedano: Barone C., I giovani e il lavoro. Esperienze, bisogni ed aspettative delle nuove generazioni davanti al lavoro
che cambia, pubblicazione a cura di Adecco S.p.a., 2004; Argentin G., Colombo S. e Fullin G. (a cura di), Passaggi
d’impresa. La trasmissione dell’azienda artigiana in Lombardia, Milano, Franco Angeli, 2006; Rapporto Giovani. Sesta
Indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, op. cit.
28
percentuale consistente a favore di coloro che hanno partecipato all’iniziativa che rivelano un
entusiasmo maggiore.
È noto che nel nostro Paese aspirazioni e desideri circa l’imprenditorialità risentono notevolmente
di variabili di tipo ascrittivo sui cui effetti solo politiche attive di ampio respiro possono influire:
12
anche se le basi numeriche non consentono di affermare con certezza questi andamenti , i dati
mostrano come appaiano più propensi all’imprenditorialità i maschi, coloro che hanno genitori già
imprenditori (autonomi) o appartengono a famiglie di classe superiore, coloro che stanno
sperimentando percorsi scolastici maggiormente orientati all’economia e alla gestione aziendale.
Pur all’interno di questo contesto, va riconosciuto che l’intervento di Impresa in azione esercita un
ruolo di catalizzatore positivo. Segnale, questo, che iniziative formative orientate al mondo
aziendale hanno lo spazio e la potenzialità di ampliare gli orizzonti e le attese dei giovani. Pertanto,
è auspicabile un investimento sempre maggiore in questa direzione da parte di tutti gli
stakeholders coinvolti, per favorire lo sviluppo delle potenzialità latenti che, altrimenti, rischiano di
non essere riconosciute nemmeno dai soggetti che ne sono portatori e protagonisti. Questo col
fine ultimo di creare un sistema che, favorendo il migliore matching tra desideri e aspirazioni da
una parte e opportunità di mercato dall’altra, possa incrementare la propria efficienza complessiva
e, quindi, accrescere la propria competitività.
12
Che, peraltro, si mostrano in linea con i risultati di altre indagini empiriche (si veda anche Argentin G., Colombo S. e Fullin G. (a cura
di), Passaggi d’impresa. La trasmissione dell’azienda artigiana in Lombardia, Milano, Franco Angeli, 2006).
29
Perché diventare imprenditore?
Sostanzialmente perché è una possibilità di realizzare se stessi. Come mostra la tabella 12, che
presenta la percentuale di coloro che vi hanno attribuito un’elevata influenza (punteggi pari o
superiori a 8), anche in questo caso i due sottocampioni non mostrano di differenziarsi: se l’aver
partecipato alla realizzazione di un’impresa di studenti incide, a monte, sul livello di entusiasmo,
una volta che condividono il desiderio di diventare imprenditori, i fattori motivazionali sembrano
avere più o meno la stessa rilevanza per i ragazzi.
Coerentemente con quanto accennato più sopra, l’attrattiva del lavoro imprenditoriale sembra
risiedere principalmente nei margini di espressività individuale che concede. Gli obiettivi che
emergono come prioritari, infatti, sono legati alla possibilità di esprimere se stessi,
all’autorealizzazione, alla prova di sé e alla possibilità di essere protagonisti del proprio agire
professionale e dei suoi esiti mentre sembra meno prioritario – anche se comunque importante –
il riconoscimento esterno da parte del contesto sociale. Il prestigio e la ricchezza così come la
possibilità di comandare o evitare di obbedire risultano ai livelli inferiori di questa graduatoria.
Tab. 12 –Motivazioni latenti al desiderio di diventare imprenditori
% di voto da 8 a 10 in risposta alla domanda “Perché ti piacerebbe diventare imprenditore?
Quanto influiscono i seguenti fattori sulla tua scelta? Attribuisci a ciascuno
un voto da 1 (non conta per niente) a 10 (conta tantissimo)”
Studenti
Impresa in azione
% voti 8-10
Altri studenti
% voti 8-10
Per poterti realizzare
80
80
Per decidere cosa fare della tua vita
75
73
Per vedere i risultati delle tue azioni
67
71
Per metterti alla prova
65
62
Per poter fare le cose da te
59
60
Per avere successo
57
60
Perché ti piacciono le sfide
56
54
Per essere qualcuno nella società
52
54
Per diventare ricco
48
54
Per decidere liberamente i tuoi ritmi di lavoro
48
48
Per non dover obbedire a nessuno
50
50
Perché hai le caratteristiche che servono
48
44
Per avere la possibilità di comandare gli altri
13
11
Perché è una tradizione di famiglia *
19
18
Base minima
255
206
*Questo valore è leggermente più elevato tra coloro che appartengono a famiglie di classe superiore o autonoma,
ma rimane comunque di poco al di sopra del 4.
30
Per quanto riguarda, invece, gli ambiti in cui vorrebbero investire, anche in questo caso l’aver
preso parte o meno a Impresa in azione induce a diverse aspettative. La figura 9 indica come si
posizionano i diversi macro-settori di attività proposti nel corso del questionario. Entrambi i gruppi
intervistati mostrano di avere al loro interno una quota cospicua di indecisi (un intervistato su
dieci) e di privilegiare il settore aziendale e le libere professioni. Tuttavia coloro che hanno
partecipato all’iniziativa di creazione di un’impresa di studenti sono più fortemente sbilanciati
verso il settore aziendale mentre, in modo speculare, gli altri studenti tendono a privilegiare le
libere professioni.
Anche in questo caso, dunque, l’esperienza con l’impresa di studenti mostra di esercitare un ruolo
di sensibilizzazione e di avvicinamento dei giovani partecipanti al mondo delle aziende, produttivo
in senso stretto, che, abbiamo visto, era già emerso con altri indicatori tra i quali la desiderabilità
dell’investimento in una attività autonoma (appena illustrata) e le scelte post-diploma.
Fig. 9 – La propensione all’imprenditorialità
% di risposta alla domanda “Per il tuo futuro, ti piacerebbe
avviare una tua attività imprenditoriale?”– Base: Studenti
Impresa in azione = 470; Altri studenti = 447
43
43
36
12
9
co
o
,
10
re
i
3
O
rg
.n
on
go
ve
rn
a
tiv
e,
Se
tt
o
re
as
s.
ss
fe
pr
o
re
be
Li
p.
pu
bb
lic
o
io
ni
le
2
sa
p
10
N
on
32
Az
ie
nd
a
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Studenti mini-impresa
Altri studenti
■ Studenti
Impresa in azione ■ Altri studenti
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Testi di Arianna Bazzanella con il contributo di Gianluca Argentin, Riccardo Grassi, Marco Vinante,
Ricercatori Istituto IARD
Junior Achievement Italia aderisce al progetto Impatto Zero® di LifeGate e compensa le emissioni
di CO2 derivate dal consumo di carta attraverso la riqualificazione e tutela di foreste in Costa Rica.
La stampa della presente pubblicazione è stata affidata a Gam Edit srl, la prima litografia che
adotta un ciclo produttivo a basso impatto ambientale.
Un gesto in più a favore di un’economia sostenibile.
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