giornale N2 AIF 16 aif (trascinato) 5

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giornale N2 AIF 16 aif (trascinato) 5
 AIF INFORMA
CHAMPIGNON
I funghi champignon, Agaricus Bisporus chiamati anche prataioli o champignon di Parigi
o fungo bianco, sono tra i funghi più utilizzati nella cucina quotidiana sia per il costo
non elevato sia perché sono reperibili tutto l'anno. Il fungo champignon è quello
maggiormente coltivato perché buono, nutriente, leggero e facile da preparare.
Essendo un vegetale privo di clorofilla, non ha bisogno di luce per crescere, ma deve trovare nel
substrato di coltivazione le sostanze adatte. Il cappello è largo fino a 12 cm, a volte anche oltre, prima ovoideo, poi
emisferico, infine convesso; molto carnoso e di color bianco, spesso presenta squame brunastre; margine
frequentemente fioccoso. Le lamelle presentano color rosa candido, diventano color cioccolato in breve tempo ed
infine marrone scuro; libere e piuttosto fitte. Il gambo è sodo, pieno, corto, tozzo e cilindrico, ingrossato alla base; di
colore bianco. L'anello risulta fioccoso, bianco, membranaceo, facilmente asportabile.
La coltivazione forzata dei funghi è molto antica e veniva effettuata in grotta. La coltivazione su larga scala, ebbe però
inizio nel 1650 nei dintorni di Parigi, quando si scoprì che bastava un buon concime equino mescolato al residuo di
coltivazioni di vari ortaggi, per avere dei buoni funghi prataioli. Da qui ebbero inizio diverse sperimentazioni. In Italia la
fungicultura nasce nel 1913, all’interno di grotte artificiali nei pressi di Vicenza. Oggi sono coltivati in celle in cui c'è un
attento controllo della temperatura e dell'umidità.
Il substrato viene preparato miscelando nelle opportune proporzioni le materie prime costituite da paglia di cereali,
letame di cavallo, pollina e gesso. Esso viene opportunamente trattato e poi seminato (sette litri per tonnellata di
composto). Il composto seminato viene poi incubato, favorendo l'invasione del substrato da parte del micelio del
prataiolo. Una volta che la semina ha attecchito si copre il micelio con la torba e dopo 10-15 giorni cominciano ad
affiorare i primi corpi fruttiferi. Ultimamente, quando vengono coltivati in serra, si usa materiale sintetico più sicuro e
asettico.
Oggi le moderne coltivazioni vengono praticate in moderni stabilimenti, all'interno di stanze ben isolate e condizionate
dove il composto è sistemato su scaffalature di 3-6 letti di coltivazione. Con appositi macchinari questi letti vengono
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caricati con 80-90 kg/m di composto e, contemporaneamente, si procede alla copertura con uno strato di terra
generalmente composto per l'85% da torba nera e per il 15% da carbonato di calcio; tale terriccio deve avere una
buona ritenzione d'acqua ed un pH intorno a 7,3-7,5.
Da questo momento per circa una settimana la temperatura dell'aria nella stanza viene regolata in modo da
mantenere la temperatura del composto tra i 23°C ed i 25°C. Durante questo periodo vengono effettuate più volte al
giorno abbondanti annaffiature, per portare la terra di copertura a saturazione ed anche per inumidire il composto
qualora questo sia troppo asciutto.
Allorchè il micelio ha invaso tutto lo strato di terra di copertura ed ha cominciato a svilupparsi in superficie, si procede
all'abbassamento della temperatura dell'aria a circa 18°C ed alla regolazione dell'umidità relativa a valori intorno al
90%. A circa dieci giorni dall'abbassamento si procede alla prima volata o prima raccolta, che dà 10-15 kg/m2 di funghi
a seconda della quantità di substrato caricato e della qualità e dimensione dei funghi. Finita la raccolta si fanno altre
annaffiature per risaturare la terra di copertura e, dopo un'altra settimana, si raccoglie la seconda volata, che fornisce
altri 10-12 kg/m2 di funghi. La terza e generalmente ultima volata si ottiene dopo un'ulteriore settimana e la
produzione è di circa 4-5 kg di funghi.
A questo punto il substrato ha esaurito la maggior parte della sua capacità produttiva ed è pronto per essere evacuato
dalla stanza di coltura e destinato alla concimazione dei campi.
Fonte: “L’Italia delle fungaie” G. Maffi, 2011. Edito da Aif Informa
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