Un blog a scuola
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Un blog a scuola
Un blog a scuola Un’esperienza curiosa? Un modo per sentirsi in sintonia con i tempi? Per la prof.ssa Laura Brandi, docente di Italiano nella nostra Scuola Secondaria di I grado ICS “Elsa Morante”, il blog è stato soprattutto una valida opportunità didattica. Da riproporre anche per il prossimo anno scolastico. In questa intervista ci racconta la sua esperienza. - Perché un blog di classe? «L’idea è venuta dall’attività che stavamo svolgendo in classe: uno dei tipi di testo su cui si lavora nelle seconde è il diario e a ben vedere il blog è una sorta di diario, pur se in formato elettronico. Anche l’antologia che abbiamo adottato suggerisce di provare a tenere un blog, dandoci dei suggerimenti pratici per la sua realizzazione. Del resto ai miei alunni ho sempre proposto di tenere un diario della vita di classe». - Un diario tenuto dagli alunni? «Sì, e a volte sono nati testi veramente deliziosi. Questi elaborati sono però rimasti sepolti nei quaderni o al massimo condivisi tra compagni, esposti su cartelloni all’interno dell’aula: il blog poteva essere uno strumento per condividere con un pubblico più ampio queste produzioni». - Come è iniziata la vostra esperienza con il blog? «Pubblicando un diario di bordo settimanale della vita di classe, poi abbiamo allargato gli orizzonti, abbiamo aggiunto le recensioni delle letture mensili degli alunni (I consigli di lettura) e varie produzioni scritte legate al lavoro in aula. In seguito abbiamo pensato che fosse un peccato riservare il blog alle sole attività di lettere, così abbiamo incominciato a raccontare anche le iniziative belle ed interessanti che si realizzavano nelle altre materie, come le scenette in francese o la produzione del formaggio in scienze. Il blog è insomma diventato un raccoglitore ed un testimone della vita di classe». - Un’esperienza positiva, quindi… «Certamente. Anche come strumento motivazionale. Soprattutto per me, che sono un insegnante di Italiano. I ragazzi hanno scritto con maggiore entusiasmo e partecipazione rispetto a quando lo dovevano fare solo per svolgere i compiti assegnati, al fine di evitare il brutto voto della verifica o per far contenta la prof.; per la prima volta mi è capitato di dover assistere a discussioni su chi dovesse iniziare per primo e non, come di solito avviene, allo scopo di sottrarsi al lavoro! Un altro ritorno positivo l’ho avuto sull’abitudine alla revisione dei propri lavori: tutti sappiamo che i racconti e i romanzi che ci hanno appassionato sono stati scritti e riscritti più volte dai loro autori prima di diventare i capolavori che tanto apprezziamo. Ma convincere un ragazzino a riscrivere un proprio testo per migliorarlo, cambiando qualcosa qui e aggiungendo qualcosa là, è tra le imprese più ardue che un insegnante debba affrontare: se però lo scopo non è più accontentare quella rompiscatole della prof., ma migliorare il proprio testo che sarà poi pubblicato sul blog, è più facile ottenere un discreto lavoro di revisione». - E l’anno prossimo? «Senza dubbio continueremo con questa attività nella terza B e magari riusciremo ad aprire un nuovo blog che raccolga le esperienze delle altre classi della scuola».