Nè Sparta nè Metropolis

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Nè Sparta nè Metropolis
NE' SPARTA NE' METROPOLIS
di Nat Russo
La Passionaria, ha la tempia forata da un proiettile.
La voce.
-Cos'è quel buco alla tempia?
Un ricordo.
-Cosa ti ricorda?
Gente, tanta gente.
-Dove?
Dappertutto.
-E cosa fa tutta quella gente?
Tutta quella gente ha tirato su le orecchie.
-Per quale motivo?
Una donna, patetica ed insignificante.
Eccola qui, pensano, quella sgallettata.
Mezza racchia e con la voglia ancora addosso.
La passionaria, un altro modo per dare dell'isterica.
Quei merdosi del tavolo di presidenza sorridono gentili.
Falsi. L'hanno imparata bene la lezione.
-Cosa dicono?
"Un po' più forte per favore, così sentiamo meglio".
Danno ad intendere che gli importa molto di quello che dice.
Ma so che non vorrebbero sentirle dire quelle cose.
Sono falsi, falsi.
"Un po' più forte".
Forte un cazzo. La donna già urla al massimo delle sue forze.
Le dicono così per farle perdere il filo del discorso.
I soliti luridi trucchetti.
Poi uno non ricorda più bene cosa ha già detto...
Ma lei no, lei quella volta ce l'ha ben chiaro quello che vuole dire.
Fottutissimi bastardi, siete dei maledettissimi pezzi di merda.
-E quella donna riesce a farsi dar retta?
Certo.
Urla, con tutta la voce che ha ancora in gola: "parlerò più forte".
Deve parlare più forte, ma non deve strillare.
Le donne sembrano isteriche quando strillano, su di testa, la voce ti scoppia nei capelli.
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Non capisci più niente di quello che stai dicendo e tutti ti deridono.
Perché sei un'isterica, una pazza ridicola. Un'isterica fottutissima donna.
Ma lei no. Quella volta parla più forte.
La voce non riesce a capire da dove le viene.
E quelli alzano ancora di più quelle stronzosissime orecchie da asini e sorridono.
Lei dice bene tutti i suoi insulti.
Glieli sputa in faccia, sillaba su sillaba.
Se non fossero stati abituati a prendere sempre merda nelle orecchie si dovrebbero
vergognare.
O incazzare, qualsiasi cosa, ma non sorridere.
E, porca puttana, loro sorridono sempre.
Che cazzo ci avete da sorridere.
Voi non le state bene, voi non la rappresentate.
Quando glielo avete chiesto se le state bene?
-Quelli al tavolo di presidenza non sono stati liberamente eletti?
No. La chiamano cooptazione. Un altro modo di dire fotterti.
Uno che è già dentro ne vede uno che ne è fuori e gli dice:
"Tu mi stai bene, se non rompi troppo i coglioni ti do qualcosa."
E poi quello dice:"Va bene."
E se non rompe troppo i coglioni è dentro.
E può dire a un altro: "Anche tu mi stai bene, ma tu no.
A te t'aiuto, a quello no, a quello glielo mettiamo in culo."
Ma c'è qualcuno che salta su e dice:
"Perché tu sì e io no?"
E scoppiano dei grandissimi casini.
E nascono i nuovi cooptati, come una gigantesca catena di Sant'Antonio.
Chi vi ha mai eletti? Quando si fanno le elezioni?
Dove è scritto che dovete comandare voi?
E sai cosa ti rispondono?
Che loro sono la base democratica del sistema.
Capisci? La base della democrazia.
E te lo mettono in culo.
Ma sempre col sorriso.
Ti inculano col sorriso.
E chi è inculato sorride pure lui per non farlo vedere.
Cazzi, culi e sorrisi, questa e la loro politica.
Miliardi di sorrisi.
Un uno davanti, come un gigantesco cazzo.
E tanti zeri in fila come tanti buchi di culo pronti per essere inculati.
-E' proprio questo il senso del tuo ricordo? Tutto maschile. E la tua donna dove si trova
adesso?
Quel giorno è calma e va avanti.
Quelli le dicono:
"D'accordo ci sarà qualche stortura, ma tu non hai proposte per modificare quello che
hai denunciato?"
"No" risponde.
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Ed è calma. Incredibilmente calma.
"Io una proposta ce l'ho."
La voce è diventata sorda all'improvviso.
Sente male alle reni.
Perché? Perché le trema la voce all'improvviso?
Quello è il momento giusto. Vai avanti.
"Io vedo questo enorme sperpero... l'incompetenza, la mancanza di fiducia reciproca."
E che erano dei ladri e dei luridi ignoranti lei lo sapeva bene.
Glielo legge su quelle labbra puzzolenti di sigari.
Che fumano anche se lì non si può fumare.
Glielo sente in quegli aliti di fogna per tutto quello che bevono.
-Riesce a terminare il discorso o crolla?
Riesce a terminarlo, è morta.
La voce è diventata gutturale alla fine.
E' bagnata di sudore sotto le ascelle e nelle cosce, ma ha terminato.
Quelli impassibili vanno avanti nel loro formulario consueto.
"D'accordo ti ringraziamo per il tuo intervento".
Ma a lei non basta.
"No, un momento, ho scritto quanto ho detto in una mozione e voglio che sia messa ai
voti".
I bastardi non dimostrano nemmeno un po' di imbarazzo.
"Benissimo, portala al tavolo di presidenza e la facciamo votare".
-Lei riesce a consegnare la mozione?
Lei trema, non sa se ce la fa ad arrivare al tavolo.
E se cade?
La donna si affretta.
Allora uno, un uomo patetico ed insignificante, piano le sussurra qualcosa che suona
così:
"Ma chi ci vuoi mettere al posto di quelli lassù, quel cornuto che ti ha fatta stamattina,
brutta troia?"
Lei gli sorrisi, è come se gli sputasse in faccia, ma riesce ad arrivare al tavolo.
-Ma la mozione non vince?
Si vede proprio che non li conosci i personaggi del mio ricordo.
Il presidente si alza, la legge ad alta voce:
"E' molto chiara, complimenti" commenta "mettiamola ai voti".
Viene approvata da tutti. Capisci, approvata all'unanimità.
-La donna patetica ed insignificante ha vinto allora. La casa di carta crolla.
No. Se c'è una cosa che non crolla mai è una casa di carta.
Come può crollare qualcosa che non è fatto per durare?
Le carte non crollano mai, restano.
Con quelle puoi fare tutte le case che vuoi.
E' un gioco, un grande gigantesco gioco dove comanda chi ha le carte in mano.
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Il massimo che puoi fare è un bluff.
Un vomitoso bluff, dove simuli quello che non sei e che non hai.
E' un gioco di lurida abilità.
-Ma quella donna è più abile di tutti loro quella volta.
Quella volta, certo...
-Solo quella volta? Non continua più a battersi? Si arrende?
No, anzi. Ma le occasioni di scontro modificano fisionomia.
Ai leaders quella donna nella sua dissennata furia piace.
La catena di Sant'Antonio delle cooptazioni è troppo lunga.
Che sia lei a ferirsi le mani nello sforzo di spezzarla.
I leaders la tengono su di un palmo di mano.
Certo c'è qualche vecchio rottame e qualche giovane voglioso che sentono puzza di
merda nell'aria.
Al posto della sedia si sentono il cesso sotto il culo.
Ora non sono più solo le mezze tacche ad avere paura.
Sono davvero troppi.
Lei è il pretesto per farli fuori.
Tra tutti i leaders ce n'è uno speciale.
Forse è il più grosso di tutti ma ha la capacità di sembrare meno capo di tutti i capi.
Prende la donna, a modo suo, sotto la sua protezione.
Non ha studiato molto costui, ma ha intuito, come un animale.
Quando parla alla donna non sembra che la guardi negli occhi, non sono degli sguardi
veri.
La annusa più che altro, da bestia a bestia.
Ci ha intuito quello lì, non capisce che razza di bestia è, ma da bestia la sa fiutare.
E lei è un segnale.
Percezione di un terremoto che sarebbe arrivato da lì a non troppo tempo.
Pochi anni, mesi forse.
E' per lui come un pesce pilota.
Se quella povera donna isterica, con dentro la testa solo esasperazione, è riuscita a
portare a un tavolo d'assemblea un pezzo di carta con su scritta una fottuta proposta di
cambiamento, qualcosa vuol dire.
E' un segno, che lui vede, anche se non riesce a decifrarlo.
Lei è il suo oracolo inconsapevole.
Porta in sé una verità di cui non ha coscienza ma che sa rivelare.
-E la semplice donna rivela al leader la grande verità?
Tutta. Gliela spiattella tutta, parola su parola, sillaba dopo sillaba.
Adesso la donna è corteggiata, le richiedono continuamente interventi, e lei dura,
spietata.
Parola su parola. A dire quello che molti non vogliono sentire.
Quella donna patetica ed insignificante, qualcuno comincia a trovarla affascinante.
Qualcuno, più d'uno, dichiara un sentimento, un desiderio, supplica una risposta
affermativa.
Ma lei non può sentire quel tipo di parole.
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Non ha diritto di provare quel tipo di sensazione.
E' solo lì, sul palco. Applaudita. Fischiata.
E' quello il suo piacer, la sua vertigine.
Una volta persino un tentativo di linciaggio.
-Ed il leader?
La difende.
-Niente di più?
E' già difficile far quello.
"Amici, il dissenso deve avere libera circolazione da noi.
L'amica ha espresso un suo modo di vedere."
L'amica, capisci? Ma l'amica di chi?
Non è tutta una gigantesca palla?
Una recita grossolana?
Una volta lei fa un intervento terribile, di una durezza di cui non si credeva capace.
Attacca frontalmente tutta la logica dell'organizzazione. Parla dei leaders.
Li chiama capi di sette assetate di potere.
Dice che ci gestiscono come se avessero ricevuto il nostro tacito assenso ad esercitare il
diritto di vita o di morte su di noi.
Senza regole e controlli, possono commettere qualsiasi furto, qualsiasi delitto, qualsiasi
scellerataggine.
Nessuno è in grado di intaccare il loro privilegio e la loro impunità.
Esiste solo il loro autocontrollo reciproco.
Si chiede a che punto di degrado dovrà giungere il sistema per fare esplodere una guerra
interna totale?
Leaders arresteranno altri leaders, parenti ed amici di leaders.
Leaders sempre più inetti e corrotti, uccideranno altri leaders, parenti ed amici di
leaders.
Questa guerra per bande partorirà lo sterminio reciproco.
E per un po' di tempo il bubbone sembrerà estirpato.
Si ricomincerà da capo finchè un nuovo leader verrà eletto, controllato, giudicato,
giustiziato.
E conclude...
"Io propongo la deleggittimazione completa di tutti i leaders oggi in carica.
Io propongo che le nuove elezioni, siano effettuato su una rosa di candidati
completamente nuovi.
Io propongo che la durata in carica dei nuovi leader duri tre anni e dopo non possano più
essere rieletti."
-Ma sono tesi pazzesche.
Pazzesche? Di pazzesco non c'è che la norma.
Il dover sopportare un sistema che nell'accezione comune non può essere modificato.
Una società mummificata su errori, riconosciuti ma non modificabili.
Questa è la pazzia.
-Ma lui cosa dice di questo?
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Niente. Immagazzina, sfronda, rimugina.
Lei le si sta offrendo come una preda selvaggia.
Non è pronta per essere presa.
Lei distrugge le scorie.
E' un acido che corrode tutto quello che non è capace di resisterle.
Ma quello che resta in piedi... quello è il futuro, e lui lì punta.
Domani saranno quelli i pilastri su cui fondare un nuovo ordine.
Quella preda selvaggia si sarà domata da sola.
Imparerà a dare un senso a quella sua inquietudine.
Capirà che quella che crede passione politica è solo il suo desiderio per lui.
Lei adesso vuole vincere la vittoria assoluta.
Lui non sa come e chi vincerà.
Ma sa che si troverà coi vincitori e saprà cosa fare degli sconfitti.
E' questa la differenza tra lei e lui.
Lei inconsapevolmente continua il suo show seduttivo.
Il discorso estremo, capolavoro di coerenza e avventurismo.
L'attacco più duro a tutta la logica sociale.
E' pronta per darsi a chi desidera inconsciamente che sia il suo padrone.
-E lui l'accetta?
Chi può dirlo? In un certo senso.
Il loro è un rapporto animale.
Due bestie che si fiutano ma non si sbranano.
Perché solo insieme possono arrivare al dominio sul branco.
-Ma lei non è lì che vuole arrivare?
No, a lei di dominare il branco non importa niente.
Ma se lei non è la femmina desiderata del capobranco allora non caccerà più per lui.
Non gli permetterà che qualcun'altra cacci per lui.
Non gli permetterà nemmeno che sia lui solo a dominare il branco.
-E la donna ci riesce?
Il ricordo adesso si annebbia.
Forse sono riusciti ad inserirsi nel flusso di quello che pensavano dovesse succedere.
Oppure le cose sono andate come avevano pensato ma non sono stati loro a farle andare
così.
Lui adesso non so neppure che fine abbia fatto.
Se è vivo oppure...
-Morto. Chi è stato allora?
Qualcuno è stato.
Ci deve essere qualcuno che fa cambiare tutto.
Da qualche parte deve stare.
Le cose non possono succedere da sole.
Qualcuno le deve far succedere.
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-Dalla narrazione del tuo ricordo ho pensato che fossero stati quei due a farle cambiare.
Loro fiutavano l'aria. Quello che è successo, l'hanno solo fiutato e gestito prima degli
altri.
Lei l'ha fiutato e lui l'ha organizzato.
Ma sarebbe successo con loro. Non certo per loro.
-Ma a causa di chi, allora ?
Chi, chi, chi?
Dove si decide tutto.
Dove, dove, dove?
Dove ci decidono la vita che vivremo?
Quello che mangeremo, quello che fotteremo, quello che creperemo.
Dove? Voglio sapere dove.
Perché se so dove succede questo io lì ci andrò e troverò chi ha deciso questo.
Chi mi ha ucciso... questo ricordo.
-Non l'hanno ucciso. E' morto e sepolto, come un ricordo qualsiasi.
No. Come uno qualsiasi, no.
Lei voleva di più.
Non poteva accontentarsi di meno della perfezione.
Lei ha sempre rifiutato chi la corteggiava per non buttarsi via con chiunque come una
cagna in calore.
Solo con lui avrebbe potuto raggiungere un piacere totale.
E ora si sarebbe dovuta accontentare di un compromesso, di qualcosa di meno
dell'assoluto?
-Cos'è quel buco alla tempia?
Quello che resta a chi non vuole nè Sparta nè Metropolis.
-Ma tu sei viva.
Fino a che il proiettile non si sposterà e toccherà qualcosa...
Scaverà nel ricordo... Allora... Oppure...
-E lui?
Avrebbe dovuto capire il senso della sua furia.
Il cuore si è spaccato sotto lo sparo.
E' caduto in avanti...bellissimo, come una belva abbattuta mentre spicca un balzo.
-E lei?
Il suo cervello è forato ma la sua imene è intatta.
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