Bobbio Norberto, De senectute e altri scritti
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Bobbio Norberto, De senectute e altri scritti
Bobbio Norberto, De senectute e altri scritti autobiografici, Einaudi, Torino, 1996, pp. 174. Recensione di Barbara Baschiera – 30 ottobre 2006 Abstract This book by one of Italy's oldest and wisest intellectuals is a philosophical and personal meditation on ageing. The question of old age has preoccupied writers from Cicero to Améry, but in this volume Norberto Bobbio produces an account that is specific to our times. Born in 1909, Bobbio has lived through the major events of the past century, and his experiences of Fascism, Communism and the Cold War lend his reflections a melancholy that distinguishes them from earlier eulogies on old age and death. Bobbio's conclusions are often sobering, yet his investigation into memory and mortality is written with both humour and emotion. In the opening chapter, Bobbio reassesses the notion of progress from the perspective of an old man. Arguing for an understanding of historical change as the transfer between generations, Bobbio explains how the elderly are increasingly marginalized in contemporary society. Referring to the traditional idea of old age as the 'age of wisdom', Bobbio argues that our ever-accelerating technological progress has dramatically shifted the power of knowledge from old to young. This discussion of old age as a social problem is accompanied by a reflection on old age as a personal predicament. In his elegant and lucid prose, Bobbio confronts the facts of decrepitude and death. In taking stock of his life, he argues once again for the importance of democracy and human rights. Il testo rappresenta una riflessione filosofica e personale sull’invecchiamento di uno dei più eruditi e vecchi intellettuali italiani. Il problema della senescenza coinvolge da secoli gli scrittori, basti pensare a Cicerone e Améry, ma questo volume di Norberto Bobbio è particolarmente indicato per i nostri tempi. L’autore, vissute le esperienze del Fascismo, del Comunismo e della Guerra Fredda, compone questo testo investigando nel mondo della memoria e della mortalità con humor ed emozione assieme. Nel capitolo di apertura dà una nuova valutazione del concetto di progresso dalla prospettiva di un uomo in età; spiegando come gli anziani vengano sempre più emarginati dalla società contemporanea. Facendo riferimento alla tradizionale idea della vecchiaia come “età della saggezza”, Bobbio sostiene che l’accelerato processo tecnologico ha drammaticamente trasferito il potere della conoscenza dal vecchio al giovane. La discussione sulla vecchiaia come problema sociale si accompagna ad una riflessione più personale, con la quale viene ribadita l’importanza della democrazia e dei diritti umani. Recensione Con il “De senectute” ci troviamo in un ambito molto lontano dalla filosofia politica, usuale terreno del magistero bobbiano. Già dalla struttura, il testo rivela la sua specificità: le prime cinquanta pagine comprendono l'introduzione "A me stesso" e il primo capitolo, il "De senectute" vero e proprio, diviso in due parti. Si tratta di un discorso tenuto all'Università di Sassari nel maggio 1994, per il conferimento della laurea honoris causa, ed un testo inedito, composto appositamente per questo volume. Le altre centoventi pagine raccolgono scritti autobiografici, originati dalle più disparate occasioni (convegni di studi, l'addio all'insegnamento, i festeggiamenti per i settantacinque anni e gli ottant'anni, il Premio Balzan) che, nell'insieme, danno un esaustivo quadro biografico dell’autore. La parte di maggior rilievo, per le considerazioni non dottrinali, ma di matrice affettivo-esperienziale non scevre, però, di razionalità metodica, risulta la prima. A ottantasette anni Bobbio si pone le domande che da sempre travagliano l’uomo: quelle sul perché della vita e della morte, considerate però attraverso il filtro della vecchiaia; un filtro dal sapore acre, poiché l’autore identifica la vecchiaia con un’età espropriata del futuro. Dopo aver sottolineato come la modernità abbia profondamente modificato la struttura della popolazione nelle società avanzate, destrutturandone la caratteristica 1 forma piramidale, spiega come sia cambiata radicalmente la nostra percezione della fisicità della condizione anziana a tal punto da non consentire al linguaggio di aggiornarsi: “nulla prova la novità del fenomeno meglio che il constatare la mancanza di una parola per designarlo: anche nei documenti ufficiali agli agés seguono i tres agés”,1 agli young old, gli oldest old. Il rapido mutamento dei costumi e i progressi della tecnologia hanno, inoltre, reso obsolete le conoscenze degli anziani, un tempo considerati depositari del patrimonio culturale della comunità. All’invecchiamento biologico e sociale, si accompagna così un invecchiamento culturale; il vecchio, rimanendo fedele al sistema di principi o valori appresi e interiorizzati durante la giovinezza e la maturità o anche solo alle sue abitudini, tende ad estraniarsi dal presente, a dare giudizi negativi sul nuovo, contribuendo alla sua emarginazione dalla società. Per quanto la storia letteraria presenti scritti che esaltano la virtù e la felicità della vecchiaia, dal De senectute di Cicerone, all’Elogio della vecchiaia di Paolo Mantegazza, l’autore la presenta come un vero e proprio problema sociale: “più vecchi e più anni di durata della vecchiaia: moltiplicate un numero per l’altro e otterrete la cifra che rivela l’eccezionale gravità del problema”.2 Alla società dei consumi che cerca di veicolare l’immagine di un anziano felice di essere al mondo e di imporre al senescente un giovanilismo inopportuno, Bobbio contrappone le immagini delle case di riposo, degli ospedali, delle famiglie con a carico vecchi non più autonomi, per rappresentare realisticamente le condizioni in cui versa la società contemporanea. "Chi vive in mezzo ai vecchi, dice l’autore, sa per quanti di loro la tarda età è diventata, anche grazie ai progressi della medicina che spesso non tanto ti fa vivere quanto ti impedisce di morire, una lunga e sospirata attesa della morte".3 Paura, speranza, tedio di vivere, accettazione passiva, rassegnazione, indifferenza, camuffamento sotto la maschera di un’eterna giovinezza, ribellione, distacco, raccoglimento nella preghiera, questi gli atteggiamenti tra i quali si declina la vita dell’uomo nella sua parte finale. Essi rispecchiano la visione della vita di ognuno; c’è chi l’ha concepita come una montagna impervia da scalare, ma anche chi come una fiumana dalla quale lasciarsi tranquillamente condurre fino alla foce, chi come una selva nella quale aggirarsi con circospezione. C’è il vecchio sereno e quello mesto, il soddisfatto e l’inquieto, chi assapora le proprie vittorie, chi non riesce a cancellare dalla memoria le sconfitte. Come scriveva Italo Svevo, "la vita del vecchio è veramente selvaggia", perché è la vita ridotta a presente con una sola possibilità: trasformarsi in passato. E come passato essere ripensata e rivissuta. Comunque si viva la vecchiaia, insomma, il mondo dei vecchi è quello della memoria, quello costellato dai ricordi degli affetti alimentati, dei pensieri pensati, delle azioni compiute. Se il futuro, aperto all’immaginazione, appartiene ai giovani, nel passato l’anziano si rifugia e ritorna in sé stesso, ricostruisce la propria identità, formatasi nel corso della ininterrotta serie degli atti di vita, si giudica, assolve o condanna. Inutile fare progetti per un futuro lontano, quindi, meglio cercare di comprendere il senso della propria esistenza, leggendo tra le pieghe degli anni e ripercorrendo i luoghi della memoria. Bobbio conclude la prima parte della sua trattazione definendo la sua una vecchiaia melanconica, consapevole del non raggiunto e del non più raggiungibile, del cammino non percorso e non più percorribile. Una vecchiaia che riconosce i segni 2 della decadenza, che guarda in faccia la vita che si allontana, conscia di essere giunta solo ai piedi della conoscenza. La seconda parte, scritta alle soglie degli ottantasette anni, si apre con la sensazione di stupore ed incredulità dell’autore di fronte all’essere ancora in vita. Di nuovo gli interrogativi sulla morte, ma soprattutto sul dopo morte. Un’altra vita dopo la vita? Tutte le risposte sono ugualmente credibili, “il mondo è uno solo, i sopramondi, soltanto immaginati, sono infiniti”.4 Nell’esprimere la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che ci aspetta, l’autore si avvicina alla tragica conclusione di Svevo per cui la nostra vita non è che una malattia della materia, una specie di infiammazione che ne interrompe lo stato di inanimazione. Prendere sul serio la vita, vuol dire accettare fermamente, il più serenamente possibile la sua finitezza, vuol dire sapere con assoluta certezza che si deve morire. "La fine della vita è insieme la prima fine e l'ultima fine. Anche chi ammette una seconda vita dopo la morte non ammette una seconda morte, perché la seconda vita, se c'è, è eterna, è una vita senza morte".5 Con la morte ogni uomo entra nel mondo del non essere, nello stesso mondo in cui era prima di nascere: “il nulla che sarò non saprà nulla di quello che sono stato, della vita e della morte di coloro che mi sono stati vicini, della cui presenza erano nutrite le mie giornate”.6 “Chi loda la vecchiaia non l’ha vista in faccia”,7 dice l’autore nel concludere il proprio saggio; essa, nonostante i contributi della geriatria, rappresenta la decadenza, la parabola discendente di un individuo, l’età del rallentamento dei moti del corpo e della mente, delle parole, delle idee, della memoria. Messa a nudo la tragicità della condizione umana, Bobbio interrompe il rigore razionale, restituendo al racconto la forza dei propri affetti ed emozioni. “Lo spazio delle mie esplorazioni nei diversi campi del sapere si va restringendo senza che ne sia del tutto consapevole, come se il ripostiglio dove sono andato accumulando le conoscenze acquistate nelle più disparate letture, negli studi durati anni su un certo argomento […] sia ormai stipato e non entri più nulla”.8 Il vecchio vive di ricordi e per i ricordi, ma la sua memoria si affievolisce di giorno in giorno. Il tempo della memoria, infatti, procede all'inverso di quello reale: tanto sono vivi i ricordi che affiorano nella reminiscenza, tanto più sono lontani nel tempo degli eventi. Per quanto ciò che si è riusciti a scavare nel pozzo senza fondo della memoria, non sia che un'infinitesima parte della propria storia di vita, l’uomo non deve arrestarsi, non deve tralasciare di continuare a scavare. “Ogni volto, ogni gesto, ogni parola, ogni più lontano canto, ritrovati, che sembravano perduti per sempre, aiutano a sopravvivere".9 Indice analitico del testo: 3 A me stesso De senectute Parte prima 17 La vecchiaia offesa 20 Ma quale saggezza 23 Retorica e antiretorica 3 27 Il mondo della memoria Parte seconda 31 35 41 Sono ancora qui Dopo la morte A rilento 46 Il tempo perduto Scritti autobiografici 53 75 81 95 109 115 121 143 155 163 Elogio del Piemonte L’ultima seduta Per una bibliografia Congedo Politica della cultura Le riflessioni di un ottuagenario Autobiografia intellettuale Risposta ai critici Diritto e potere Un bilancio Appendice a cura di Pietro Polito 177 Nota ai testi 183 Nota biografica 197 Indice dei nomi Profilo biografico dell’autore Norberto Bobbio è nato a Torino nel 1909, antifascista, filosofo della politica e del diritto, è autore di opere fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace. E' stato uno dei più prestigiosi intellettuali italiani del Novecento. Opere di Norberto Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende e cruciali dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il volume di scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze su amici scomparsi (alcune delle figure più alte dell'impegno politico, morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Maestri e compagni, Italia civile, Italia fedele, tutti presso l'editore Passigli. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della democrazia; Stato, governo e società; Eguaglianza e libertà; tutti presso Einaudi. Sui diritti umani si veda L'età dei diritti, Einaudi. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, varie ristampe; Il terzo assente, Sonda, Torino 1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza, Linea d'ombra, Milano 1994. Opere su Norberto Bobbio: Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, ECP; S. Domenico di Fiesole 1994. Bibliografia • • • • L'indirizzo fenomenologico nella filosofia sociale e giuridica, Torino, 1934 Scienza e tecnica del diritto, Torino, 1934 L'analogia nella logica del diritto, Torino, 1938 La consuetudine come fatto normativo, Padova, 1942 4 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • La filosofia del decadentismo, Torino, 1945 Teoria della scienza giuridica, Torino, 1950 Politica e cultura, Torino, 1955 Studi sulla teoria generale del diritto, Torino, 1955 Teoria della norma giuridica, Torino, 1958 Teoria dell'ordinamento giuridico, Torino, 1960 Il positivismo giuridico, Torino, 1961 Locke e il diritto naturale, Torino, 1963 Italia civile, Torino, 1964 Giusnaturalismo e positivismo giuridico, Milano, 1965 Da Hobbes a Marx, Napoli, 1965 Profilo ideologico del Novecento italiano, Torino, 1960, 1990 (nuova ed.) Saggi sulla scienza politica in Italia, Torino, 1969 Diritto e Stato nel pensiero di E. Kant, Torino, 1969 Una filosofia militante: studi su Carlo Cattaneo, Torino, 1971 Quale socialismo, Torino, 1977 I problemi della guerra e le vie della pace, Bologna, 1979 Studi hegeliani, Torino, 1981 Il futuro della democrazia, Torino, 1984 Maestri e compagni, Firenze, 1984 Il terzo assente, Torino, 1988 Thomas Hobbes, Torino, 1989 L'età dei diritti, Torino, 1989 Destra e sinistra, Roma, 1994 De senectute, Torino, 1996 Elementi di politica, Torino, 1998 Autobiografia, Roma, Bari, 1999 Dialogo intorno alla repubblica, Bari, 2001 Liberalismo e Democrazia, Simonelli Editore,Milano, 2006 Links http://it.wikipedia.org/wiki/Norberto_Bobbio Commento Note 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Bobbio N., De senectute e altri scritti autobiografici, Einaudi, Torino, 1996, p. 18. Ibid., p. 24. Ibid. Ibid., p. 36. Cfr., p. 38. Ibid., p. 40. Ibid., p. 41. Ibid., p. 44. Ibid., p. 50. 5