XIII Domenica

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XIII Domenica
XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
1 Re 19, 16b.19-21
Galati 5, 1.13-18
Luca 9, 51-62
Signore non ti sei accontentato di dirci che “chi vuole salvare la propria vita, la
perderà, ma chi perderà la propria vita per causa tua, la salverà” (cfr. Lc. 9,24).
Tu stesso, “mentre si stavano compiendo i giorni in cui saresti stato elevato in
alto, hai preso la ferma decisione di metterti in cammino verso Gerusalemme”
(cfr. Lc. 9,51), intraprendendo la strada che ogni tuo discepolo deve percorrere
insieme a te. Infatti: “se qualcuno vuole venire dietro a te, tu gli dici di
rinnegare se stesso, di prendere la sua croce ogni giorno e di seguirti.” (cfr. Lc.
9,23).
Madre Mectilde de Bar, la nostra madre fondatrice, diceva che la nostra croce,
quella che tu ci inviti a prendere ogni giorno, siamo prima di tutto noi stessi a
noi: noi stessi, con tutto ciò che siamo stati, siamo e saremo. Quindi per
seguirti non dobbiamo fare altro che fidarci di te e venirti dietro con tutto noi
stessi, senza alibi e maschere, senza cercare l’agio di una vita comoda, dato
che tu “non hai dove posare il capo” (cfr Lc. 9,58); senza metterti al secondo
posto, poiché dobbiamo preoccuparci “di andare e annunciare il regno di Dio”
(cfr. Lc. 9,60); senza guardare ai risultati o a quanta strada abbiamo percorso,
visto che tu dici che “nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro
è adatto per il regno di Dio” (Lc. 9,62).
Per quale motivo dovremmo scegliere di seguirti, soprattutto a queste
condizioni così esigenti? Il motivo Gesù è semplice: tu, solo tu “ci hai liberati
perché restassimo liberi” (Gal. 5,1), accettando di farti uomo, proprio come noi
e dare la tua vita di uomo affinché noi potessimo beneficiare della tua vita
divina. Ci hai fatti diventare figli del tuo stesso Padre perché sei diventato
nostro fratello.
Essere chiamati a seguirti è “essere stati chiamati a libertà” (Gal. 5,13), una
libertà che vuoi dare ad ogni persona, una libertà che offri a tutti, chiamando
innanzitutto alla vita.
Ma questa libertà donata potrebbe anche diventare un pretesto per vivere
senza regole, solo secondo il nostro sentire. Come evitare questo inciampo?
Anche qui è semplice: ci viene in aiuto la forza e la dolcezza dell’amore del
Padre, che sostiene la nostra libertà nel servizio generoso (cfr. Colletta XIII
Domenica, anno C), proprio come ha fatto con te.
E’ nell’amore del Padre per noi che troviamo la nostra vita, la nostra libertà, noi
stessi.
Noi troppo spesso ci dimentichiamo che la libertà non è solo un diritto che
abbiamo tutti, soprattutto un mio diritto, e neppure solo un dovere che
dobbiamo esercitare.
La libertà è un dono, è ricevere dalla tua parola la verità di noi stessi. Infatti “se
rimaniamo nella tua parola, saremo davvero tuoi discepoli; conosceremo la
verità e la verità ci farà liberi” (Gv. 8, 31-32), capaci di amarci come tu ci hai
amato e di dare la vita per i nostri fratelli come hai fatto tu.
E’ attraverso la chiamata, e perciò una vocazione, alla vita che ci fai grazia
della libertà.
Tu però attendi la nostra risposta. Non ci vuoi come dei professionisti che
contrattano il lavoro e la ricompensa, ma ci attendi disposti a rispondere al
Padre attraverso la tua sequela, accogliendo il tuo amore, nella piena fiducia.
Tu Gesù vuoi solo che noi facciamo come te, e se ce lo chiedi è perché sai che
con te, sostenuti come te dallo Spirito Santo, possiamo.
Per questo ti chiediamo o Padre, che come per Gesù tu eri l’unico bene, tu lo
sia anche per noi: indicaci il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. (sal. 15).