New Pharma 2002_4
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CONSUNTIVO DEL CONSIGLIO USCENTE DI FENAGIFAR E’ tempo di bilanci A conclusione del mandato, ecco pareri e considerazioni espressi da alcuni consiglieri. Sono anche utili suggerimenti per i nuovi vertici, eletti a Roma durante Cosmofarma Exhibition 2002 i conclude in questi giorni il mandato del Consiglio direttivo e dei collegi dei revisori e dei probiviri della Fenagifar. Il 25 giugno, nel corso di Cosmofarma, si terrà infatti la consueta assemblea delle Associazioni aderenti, che eleggerà i colleghi che avranno il compito di dirigere la nostra Federazione nel prossimo triennio. Alla fine del mandato, ecco ora il momento per fare un consuntivo delle tante iniziative svolte e delle considerazioni per il futuro. Nell’editoriale il presidente, Alfredo Procaccini, ha ben sintetizzato i sentimenti di tutti i 2 - maggio 2002 consiglieri e ha fatto il punto sulle molteplici realizzazioni di questi anni. Considerazioni che sono condivise, come confermano alcuni consiglieri. “Cosa mi ha dato la Fenagifar?”, si chiede Enrica Bianchi, di Agifar Cuneo. “Molto, anzi moltissimo, sicuramente molto di più di quanto io abbia potuto dare alla Federazione. Avere la possibilità di incontrare giovani colleghi di tutta Italia con storie e idee diverse è un’esperienza stimolante, che ti permette di crescere professionalmente e di portare alla propria Agifar locale nuovi stimoli e nuove idee”. “Nella Fenagifar ho trovato un luogo ideale per Gaetano De Mestria mettere a confronto idee diverse –le fa eco Gaetano De Mestria, di Agifar Barie riuscire così a condividerle in un’ottica di salvaguardia della categoria. Possiamo descrivere la Fenagifar come “la fucina delle idee”, dove l’incontro tra le diverse esperienze professionali e l’attenzione verso le problematiche del- la categoria forgia spunti e contenuti moderni, sempre con uno sguardo attento verso il futuro”. “Tre anni di partecipazione costante mi hanno sicuramente dato molte cose positive -afferma Andrea Giacomelli, di Agifar Toscana- e fra tutte vorrei evidenziare l’entusiasmo. La consapevolezza dei molteplici problemi che affliggono la nostra professione, la loro complessità, le difficoltà logistiche nelle quali Fenagifar deve talvolta operare, visto il carattere “volontario” di questa organizzazione, sono sempre compensati dalla possibilità di trovare dei colleghi che credono nel proprio ruolo professionale e ti Giovanna Taffetani danno la giusta motivazione e il convincimento per operare”. Dello stesso tenore le affermazioni di Maximin Liebl, di Agifar Trentino Alto Adige: “Credo che l’esperienza in Fenagifar sia molto importante: cambia il “modus pensandi”. E da non dimenticarsi l’aspetto umano, il fatto di crearsi un gruppo di amici, di essere a contatto con delle persone che rispecchiano tutta la diversità culturale del nostro Paese!” Dello stesso parere Davide Carraturo, di Agifar Napoli: “Credo di lasciare un gruppo di amici con i quali ho condiviso bellissimi momenti, sia di svago, sia di attenta riflessione sui molteplici problemi che preoccupano la nostra categoria. Sono sicuro di aver ricevuto la capacità di ascoltare, di fondamentale importanza per chi decide di dedicarsi alla politica di categoria, di raccogliere e sintetizzare le esperienze altrui. Credo di aver portato il mio entusiasmo e il mio impegno nel fare le cose, una discreta capacità organizzativa e sicuramente un’arte dell’arrangiarsi tipicamente napoletana riveduta per gli anni 2000”. “Nel primo anno –ci racconta Giovanna Taffetani, di Agifar Marche- ho ascoltato, come tutti i neofiti, per rendermi conto di come i più esperti lavorassero. Via via ho partecipato più attivamente alla vita della Federazione, dando a pieno il mio contributo e portando avanti progetti. Ho conosciuto meglio i colleghi, confrontandomi con loro, pur avendo vite, esperienze lavorative, modi di pensare e sentire diversi, da tutti ho potuto imparare qualche cosa, in un costruttivo crescendo”. “Credo –sintetizza Enrica Bianchi- che la Fenagifar sia cresciuta molto e abbia dato all’intera categoria dei buoni input per migliorare l’immagine della nostra professione. Ritengo che l’aspetto più positivo sia la vivacità di idee, abbinata a una buona Andrea Giacomelli dose di entusiasmo in un contesto di amicizia tra i singoli”. Non manca nel Consiglio anche la capacità di fare autocritica, di evidenziare gli aspetti da migliorare. “Mi rammarica –dichiara per esempio Gaetano De Mestria- che i pochi mezzi economici della Fe- derazione non consentano iniziative di più ampio respiro e la partecipazione passiva da parte delle Agifar provinciali e dei singoli iscritti. Accade talvolta di ritrovarci in sessioni di “brainstorming” dovendo interpretare le “parole non dette” dei nostri colleghi: immaginate che forza avremmo se ci fosse un contributo più incisivo!” le, supporto e garanzia di presenza significativa in una società sempre più esigente”. “Con l’avvento dell’ECM –dice Max Liebl- ci sarà una grande corsa all’aggiornamento professionale e bisogna vedere se ci sarà ancora lo spazio per le Agifar. Il loro ruolo più importante è, comunque, quello di far partecipare e crescere i giovani colleghi”. “Siamo bravi, lavoratori e studiosi -continua Giovanna Taffetani- ma non ci sappiamo “venEnrica Bianchi, con i colleghi dere”. Siamo di Agifar Cuneo al congresso di Roma indispensabili per la gente che a noi si Dello stesso avviso Enrica Bianchi, secondo cui rivolge, ma contiamo poco “andrebbe migliorato il nei consessi politici. Il nocollegamento con la base stro vero ruolo di educatori associativa. Le Agifar locali alla salute e il continuo fardevono poter sentire il ci carico delle altrui soffeConsiglio nazionale molto renze e preoccupazioni, vicino a loro e poterlo con- quasi mai viene messo in siderare come il loro inter- risalto. Mi auguro che questo sia uno degli impegni locutore principe”. Quella che caratterizza della Fenagifar e delle Agii consiglieri è, comunque far per il prossimo futuro: a sia, l’attenzione al futuro chi, se non ai giovani, spetdella categoria. “Sicura- ta il compito di tentare di mente la nostra professione cambiare le cose?” “Dovremo continuare a sta affrontando una sfida decisiva –afferma Andrea essere l’anima innovativa e Giacomelli- dalla quale di- propositiva della categoria pende buona parte del no- –conclude Davide Carratustro futuro. Ne abbiamo ro- privilegiando sempre discusso nel recente nostro più l’aspetto della proCongresso “Subire o gestire grammazione, visto che i cambiamenti”: la voglia l’intuito all’individuazione di fare dei giovani deve es- dei problemi abbiamo più sere stimolo e supporto al- volte dimostrato di averlo l’intera categoria per raffor- ben affinato”. Valerio Cimino zare un ruolo professiona- maggio 2002 - 3