recensioni e segnalazioni

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recensioni e segnalazioni
recensioni e segnalazioni
Hendrik Willem van Loon
Storia della navigazione
Dal 500 a.C. ai giorni nostri
Magenes Editoriale - Milano 2007
Pagg. 268 - Euro 15,00
Un’Opera decisamente collocata in una
specifica nicchia temporale, questo libro
di van Loon, dal momento che l’Autore
ne diede alle stampe la prima edizione
nel 1935, quando aveva da poco passato la cinquantina; ma non per questo
meno importante ed approfondita al livello divulgativo.
Quando lo scrisse era l’epoca in cui le
grandi corazzate incutevano timore e rispetto, il mezzo aereo doveva lottare
con le unghie e con i denti per acquistare credibilità, le portaerei prosperavano
nella fervida fantasia dei progettisti civili e militari, mentre agli angusti, insicuri e fetidi sommergibili pochi davano
qualche chance.
Sugli oceani navigavano, lussuosi e
maestosi, i grandi transatlantici che nelle lunghe traversate tra il Vecchio e il
Nuovo Continente si contendevano il
Blue Ribbon, il prestigioso Nastro Azzurro; i manifesti per gli arruolamenti nelle
Marine tentavano i giovani di tanti Paesi: “Vieni in Marina e girerai il mondo”,
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mentre quelli che sarebbero diventati i
loro colleghi della Mercantile sognavano parimenti lontane e misteriose avventure.
Le prime righe nel Prologo del libro di
van Loon fanno impietosamente giustizia sommaria di tutti questi luoghi comuni dicendo: “La storia della navigazione è la storia di un martirio umano:
una storia che designa col vocabolo
“navi” le camere di tortura in cui venivano condannati a scontare i loro errori gli
audaci che osassero sfidare gli dei del
tempo e dello spazio”.
Non che l’Autore fosse un acceso avversario di Marine, mari e tutto ciò che vi naviga sopra, al contrario. Fu un eccellente
giornalista e inviato speciale, nonché un
ottimo scrittore, spesso permeato di un fine ed apprezzabile sense of humor, che
amava il mare e i viaggi; ma allora, si dirà, perché questa contraddizione tra quello in cui credeva e quello che scriveva?
“Perché fino ai giorni del naviglio moderno – continua il suo discorso – vale a
dire fino all’inizio del XX secolo, la vita
di bordo era semplicemente inadatta a
esseri umani creati a somiglianza di
Dio”, squarciando il velo di storie, leggende, a volte favole delle quali si abbevera l’immaginario collettivo sulla vita di chi andava per mare.
Ancora oggi, specialmente le generazioni più giovani, la cui capacità di distinguere tra reale e fantastico si va facendo di giorno in giorno più sottile e impalpabile, sempre in full immersion tra
pellicole cinematografiche e programmi
televisivi, giochi su internet, cartoni animati e manga giapponesi, sono propense a identificarsi in avventurosi navigatori tra isole vergini e incantate, simpatici ex pirati con annessa gamba di legno e loquace pappagallo variopinto
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sulla spalla, rivivere epici scontri all’ultimo sangue tra balenieri e cetacei più o
meno bianchi, incantevoli traversate
oceaniche su snelli e velocissimi clipper
carichi di tè e spezie dal forte aroma,
senza immaginare neppure lontanamente quale fosse il retro della medaglia.
Ossia le “press gang”, ronde di marinai
che arruolavano con la forza ubriachi e
disoccupati nelle taverne; compiacenti
giudici che ponevano come alternativa
l’imbarco alla galera; il vitto lurido e immutato per mesi e anni, ossia galletta
marcia e carne salata piene di larve, che
a lungo andare portava allo scorbuto,
con emorragie, caduta dei denti e morte; agli arti tagliati con due colpi di sega
in una “infermeria” dipinta di rosso fino
ad altezza della vita perché non si vedessero gli schizzi di sangue; le lunghe
giornate vissute in un assetto innaturale
perché i clipper, stringendo il vento, navigavano sbandati di 15, 20, 30 gradi, e
la nave che, se qualcuno cadeva a mare,
non si sarebbe fermata a recuperarlo. E
si potrebbe continuare a lungo con queste amenità.
Con bel garbo, ironia e senza fare parzialità, l’Opera, veramente precorritrice
se consideriamo che è adattissima alle
generazioni di oggi, ma in realtà è stata
scritta per quelle di oltre sessanta anni
fa, mette a fuoco questo mondo poco
noto, a volte dimenticato, più spesso
ignorato, e conclude, lapidariamente, in
quarta di copertina, con le parole del filosofo Anacarsi, che nel VI secolo a. C.,
ebbe a dire: “L’umanità si divide in tre
categorie: i vivi, i morti e i naviganti”.
In definitiva, la lettura del libro di van
Loon è scorrevole, intelligente, piacevolissima e altamente istruttiva: non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca di
mare. Una sola piccola pecca: in alcune
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occasioni, ma siamo certi di poter addossare al traduttore questa colpa, si fa
ricorso all’allocuzione “.....nodi all’ora”.
Franco Maria Puddu
Alessandro Paglia
Marina Italiana & Cinema
I manifesti della memoria
Strategy & People Editore - Belluno
Pagg. 111 - Euro 30,00
Questa decisamente pregevole Opera di
Alessandro Paglia è stata curata per i tipi della Strategy & People Editore per
conto delle Assicurazioni Generali.
Si dà infatti il caso che rappresenti un
cameo, un gioiellino nel campo dell’editoria di settore che, pur senza aspirare a grandi pretese, offre in piccolo
un panorama completo di informazioni, notizie, immagini e curiosità sui
“rapporti” che sono intercorsi tra la cinematografia nazionale e le vicende
della nostra Marina, prima Regia e poi
Militare, a partire da Il sottomarino n.
27 (rigorosamente muto e in bianco e
nero) di Nino Oxilia del 1915, sino ai
giorni nostri, il tutto racchiuso in una
veste nitida e sobria che poco lascia
all’immaginazione, mentre dà molto
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alla legittima curiosità del lettore, ancor più se questi è un appassionato cinefilo.
Alessandro Paglia, ufficiale di Marina in
congedo, notevole esperto del settore,
ci presenta il frutto del suo lavoro sotto
forma di oltre cento pagine di ottima
carta patinata rilegate in una buona copertina di cartone rinforzato, corredate
da decine di immagini per la maggior
parte a colori in quanto si tratta per lo
più di riproduzioni di locandine, affiches
e manifesti cinematografici.
La storia del cinema di Marina italiano
viene praticamente ricostruita, fedelmente e passo passo, attraverso quattro
essenziali capitoli, separati uno dall’altro
da un breve ma sufficiente “stacco”
esplicativo: “Alle origini del cinema
(1896-1929)”, “I primi anni del sonoro
(1930-1940)”, “La guerra e il neorealismo (1941-1950)”, “La guerra ricostruita
e la nuova commedia (1981-1985)”.
In ognuno di questi vengono elencati
tutti i film che hanno dato origine a questo percorso cinematografico, presentandone uno o più manifesti, una immagine, la trama e un interessante pizzico
di curiosità che si legge veramente tutto
d’un fiato.
Fra l’altro a quei lettori che hanno già
passato la soglia degli “anta” e sono riusciti a non divenire divoratori irrecuperabili di soap opera, reality show e altro
trash televisivo, le righe del libro di Paglia riportano alla memoria nomi non certo nuovi in situazioni che forse non conoscevano o potevano aver dimenticato.
Come quello di un giovanissimo Gino Cervi in Aldebaran di Blasetti del 1935, di Tito Stagno, futuro giornalista televisivo ma
ancora bambino, in Marinai senza stelle
di De Robertis, girato fra il 1943 e il 1949,
e del trio Marcello Mastroianni, Paolo Pa-
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nelli e una sconosciuta Sofia Scicolone
(la futura Sofia Loren alla sua prima apparizione) in Cuori sul mare di Bianchi del
1950, o ancora l’inedito Mike Buongiorno
de Il prezzo della gloria di Musu del 1954.
Passa poi in rassegna le pellicole che
sono rimaste come pietre miliari nella
storia della filmografia italiana, ma soprattutto nei cuori di chi sa cosa hanno
rappresentato questi titoli: Uomini sul
fondo, La nave bianca, Alfa Tau.
L’ultimo capitolo ci ripresenta una serie
di titoli decisamente di qualità più modeste a parte alcuni generosi tentativi
come I sette dell’Orsa Maggiore e La
grande speranza di Coletti, Uomini ombra di De Robertis e Siluri umani di Viola, tutti del 1954, degni certo di miglior
sorte, ma sconfitti in partenza in quanto
figli di anni, è inutile essere ipocriti, nei
quali era quasi vergogna parlare di certi
argomenti.
Concludono in maniera meno edificante
i film commedia (a parte un simpatico
Marinai donne e guai con Ugo Tognazzi
e Raimondo Vianello di Sabatello del
1958), con pellicole veramente da dimenticare come College di Castellano e
Pipolo del 1984 e Mak π 100 di Bido
del 1987.
Un volume, se vogliamo, non esente da
qualche peccato (anche se decisamente
veniale) come alcune “colorite” frasi tipo “la tolda delle navi” e “il sommergibile avariato”, mentre da un punto di vista grafico è piuttosto scostante la numerazione posta a metà pagina.
Nel complesso, però, si tratta di una
“chicca” piacevolissima da consigliare a
qualsiasi appassionato del settore, che
non dovrebbe farla mancare nella propria biblioteca.
Franco Maria Puddu
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Le recensioni dei volumi pubblicate su questa pagina, a cura di Marco Firrao, sono state fornite dalla
Libreria Internazionale Il Mare (Via di Ripetta 239 Roma, 00186 Roma - tel. +39.06.3612091/3612155 –
sito www.ilmare.com, e-mail [email protected], blog www.amordimare.it); le opere trattate,
oltre a numerosissime altre a soggetto marinaro, sono disponibili presso la libreria che praticherà lo
sconto del 15% a tutti i soci in regola della LNI.
Cristina Bartolomei e
Giuseppe Amoruso
L’Architettura
dei fari italiani
Alinea Editrice - Firenze 2005,
2006, 2007, 2008
4 vol. - Prezzo totale Euro 200,00 ca.
Sono usciti tre dei quattro volumi dell'opera completa. Si tratta di libri di grande formato, in italiano e inglese, con la
descrizione di oltre 200 fari italiani. L'esigenza di avere un punto di riferimento
sulla terra ferma, visibile dal mare, nacque nell'antichità; tutti ci ricordiamo, ad
esempio, della grandezza del faro di
Alessandria in Egitto.
In questa opera divisa per regioni, gli
autori descrivono con dovizia di particolari, e con foto e disegni illustrativi, tutti
i fari della nostra penisola, con una sorta di itinerario alla scoperta della loro
meravigliosa architettura. Nel primo vo-
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lume, uscito nel 2005, sono descritti 45
fari in funzione lungo le coste dell'Adriatico e dello Ionio. Nel secondo volume
troviamo 53 fari del Mar Ligure e del
Mar Tirreno, una sorta di guida di viaggio lungo le coste di Liguria, Toscana,
Lazio, Campania e Calabria. Il terzo volume è dedicato completamente alla
Sardegna, una regione caratterizzata da
una fitta rete di torri costiere oggi divenute parte di un vasto patrimonio di fari
e fanali sotto il Comando della Zona Fari
della Sardegna.
L'idea di visitare un faro ci fa sognare.
Se avete la fortuna, poi, di percorrere le
scale a chiocciola che si avvitano nel
suo interno, proverete un brivido di eccitazione ed emozioni che gli autori raccontano con parole immagini e disegni
in ogni volume.
Cristiana Bartolomei e Giuseppe Amoruso hanno fatto un lavoro da certosini
raccogliendo questa mole di documentazione, lavoro che non ha uguali nel
mondo. Neanche in Francia, dove sono
stati trasformati in alberghi alcuni fari
della Bretagna, pubblicizzando in tutto il
mondo con immagini meravigliose le più
importanti fra queste strutture, è stata
editata una pubblicazione così completa. Dobbiamo ringraziare questi due ingegneri emiliani per questa eccezionale
opera che rimarrà ai posteri.
Bjorn Larsson
Il porto dei sogni incrociati
Iperborea Editrice - Milano 2006
Pagg. 312 - Euro 15,00
L'autore è nato in Svezia, ma è cittadino
del mondo; oltre che professore di letteratura francese è anche un appassionato
velista, e uno degli autori svedesi più noti
e premiati in Italia soprattutto dopo il
grande successo de “La vera Storia del
pirata Long John Silver”. “Il Porto dei sogni incrociati” è una storia molto intrigante, tanto che ne vorrebbero fare un film. Il
personaggio principale del libro è un capitano di lungo corso che si definisce “un
venditore ambulante di sogni” e naviga
per tutto il mondo con il suo mercantile.
Nel suo errare di porto in porto incontra
personaggi particolari e ne accende sogni
e fantasia, ma è nei porti che si svolge
questo romanzo, ambientato nel nostro
tempo, ma costruito come una fiaba, con i
ritmi da ballata delle leggende dei marinai.
maggio-giugno 2009