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Sciascia-Vita e opere
La vita, il pensiero, la poetica, le opere di Leonardo Sciascia
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1. La personalità
1.1 Gli studi: il periodo
nisseno
1.2 Le prime opere: poesie
e saggi
1.3 I racconti e i
personaggi positivi
1.3.1 Gli zii di Sicilia
1.4 A Caltanissetta: i
romanzi
3.10 A ciascuno il suo
3.10.1 La trama
3.10.2 I personaggi
3.10.3 Lo spazio e il tempo
3.10.4 Il film
3.11 La corda pazza
3.12 Atti relativi alla morte di
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1.5 Il ritorno al saggio
1.6 La commedia
1.7 Il ritorno al romanzo
1.8 A Palermo
1.8.1 Le piccole case
editrici
1.9 La pensione
1.10 Il ritorno al genere
poliziesco
1.11 L'incarico politico
1.12 I contatti con la
cultura francese
1.13 L'inchiesta sulla strage
di via Fani
1.14 Gli ultimi anni di vita
1.15 La morte
2. Amici di Leonardo
Sciascia
3. Le opere
3.1 Le favole della dittatura
3.2 La Sicilia, il suo cuore
3.3 Pirandello e il
pirandellismo
3.4 Gli zii di Sicilia
3.5 Il giorno della civetta
3.5.1 La trama
3.5.2 I personaggi
3.5.3 Il capitano interroga
don Mariano
3.6 Il consiglio d’Egitto
3.6.1 Il film
3.7 Morte dell’inquisitore
3.8 L’Onorevole
3.8.1 Lo spettacolo
3.8.2 L’onorevole di
Camilleri
3.8.3 Sciascia deluso dal
PCI
3.9 Feste religiose in Sicilia
Raymond Roussel
3.13 Il contesto
3.14 Il mare colore del vino
3.15 Todo modo
3.15.1 La trama
3.15.2 Il film
3.16 La scomparsa di Maiorana
3.16.1 La trama
3.17 Candido, ovvero un sogno
fatto in Sicilia
3.17.1 La trama
3.18 L’affaire Moro
3.19 Nero su nero
3.20 Dalle parti degli infedeli
3.20.1 La trama
3.21 Il teatro della memoria
3.22 La sentenza memorabile
3.23 Conversazioni in una stanza
chiusa
3.24 Cruciverba
3.25 Cronachette
3.26 Per un ritratto dello scrittore
da giovane
3.27 La strega e il capitano
3.27.1 La trama
3.28 1912 più 1
3.29 Porte aperte
3.29.1 Il film
3.30 Il cavaliere e la morte
3.30.1 La trama
3.31 Ore di Spagna
3.32 Alfabeto pirandelliano
3.33 Una storia semplice
3.33.1 La trama
3.33.2 I personaggi
3.34 Fatti diversi di storia
letteraria e civile
3.35 A futura memoria
3.36 Occhio di capra
1. La personalità
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto nel 1921, in provincia di Agrigento (allora chiamata Girgenti) da una
famiglia piccolo borghese. Primo di tre fratelli, è figlio di un impiegato, Pasquale Sciascia, e da una
casalinga, Genoveffa Artorelli.
La madre proviene da una famiglia di artigiani mentre il padre è impiegato presso una delle miniere di zolfo
locali e la storia dello scrittore ha le sue radici nella zolfara dove hanno lavorato il nonno e il padre.
1.1 Gli studi: il periodo nisseno
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A sette anni Sciascia inizia la scuola elementare a Racalmuto e ben presto si dimostra intenso lettore.
Nel 1935 si trasferisce con la famiglia a
Caltanissetta dove si iscrive all'Istituto
Magistrale "IX Maggio" nel quale insegna
Vitaliano Brancati, che diventerà il suo
modello e che lo guida nella lettura degli
autori francesi, mentre l'incontro con un
giovane insegnante, Giuseppe Granata (che
fu in seguito senatore comunista), gli fa
conoscere gli illuministi e la letteratura
americana.
Nel capoluogo nisseno trascorrerà gli anni
più indimenticabili della sua vita, come lui
stesso confessa nella sua autobiografia, fatti
delle prime esperienze e delle prime scoperte
della vita oltre ad imprimersi la sua
formazione culturale.
Richiamato alla visita di leva viene
considerato per due volte non idoneo, ma alla
terza viene finalmente accettato e assegnato
ai servizi sedentari. Nel 1941 prende il
diploma magistrale e nello stesso anno si
impiega al Consorzio Agrario, occupandosi
dell'ammasso del grano a Racalmuto, dove
rimane fino al 1948.
Ebbe così modo di avere un rapporto intenso con la piccola realtà contadina.
Nel 1944 si unisce in matrimonio con Maria Andronico, maestra nella scuola elementare di Racalmuto.
Da lei Sciascia avrà le sue due figlie, Laura e Anna Maria.
Il suicidio del fratello Giuseppe, avvenuto nel 1948, sconvolge Sciascia lasciandogli un profondo segno
nell'animo.
Nel 1949 inizia ad insegnare nella scuola elementare di Racalmuto. Insegnò nella scuola elementare tra il
1949 e il 1957, passando poi ad altri incarichi statali, che mantenne fino al 1970. Nel frattempo si era avviata
la sua intensa attività culturale, con la pubblicazione di romanzi e saggi con la collaborazione a riviste e case
editrici.
1.2 Le prime opere: poesie e saggi
Nel 1950 pubblica le Favole della dittatura, che Pier Paolo Pasolini nota e recensisce. Il libro comprende
ventisette brevi testi poetici.
Nel 1952, esce la raccolta di poesie La Sicilia, il suo cuore, che viene illustrata con disegni dello scultore
catanese Emilio Greco.
Nel 1953 vince il Premio Pirandello,
assegnatogli dalla Regione Siciliana per il suo
saggio Pirandello e il pirandellismo.
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Inizia nel 1954 a collaborare a riviste antologiche
dedicate alla letteratura e agli studi etnologici,
assumendo l'incarico di direttore di «Galleria» e
de I quaderni di Galleria edite dall'omonimo
Salvatore Sciascia di Caltanissetta.
Nel 1954 Italo Calvino scrive, riferendosi a
un'opera di Sciascia:
« Ti accludo uno scritto d'un maestro elementare
di Racalmuto (Agrigento) che mi sembra molto
impressionante»
(Lettera di Italo Calvino a Alberto Carocci, 8
ottobre 1954)
Nel 1956 pubblica Le parrocchie di Regalpetra,
una sintesi autobiografica dell'esperienza vissuta
come maestro nelle scuole elementari del suo
paese. Nello stesso anno viene distaccato in un
ufficio scolastico di Caltanissetta.
1.3 I racconti e i personaggi positivi
Le sue prime opere narrative e teatrali, negli anni Cinquanta-Sessanta rivelano un accanito impegno di
conoscenza della realtà siciliana e più largamente italiana, una polemica contro le sue storture e
arretratezze. Ma l’indagine di Sciascia era lontana dalle soluzioni del Neorealismo: all’intento mimetico e
documentario e al pietismo sentimentale lo scrittore sostituiva un lucido rigore razionale, che aveva le radici
in quell’Illuminismo settecentesco da lui profondamente ammirato.
La sua attività letteraria era sostenuta da una generosa fiducia nella possibilità di riformare il sistema con gli
strumenti della ragione. Questa fiducia si proiettava in personaggi positivi, portatori dei valori della
razionalità, della giustizia, della libertà, come il capitano Bellodi de Il giorno della civetta, l’avvocato di Blasi
del Consiglio d’Egitto, il professor Laurana di A ciascuno il suo, impegnati in un’ostinata ricerca della verità.
Ma proprio il rigore conoscitivo dell’indagine ha portato progressivamente Sciascia a un cupo pessimismo,
che ha dato origine a forme di scrittura ironiche, disincantate, spesso amaramente e corrosivamente
sarcastiche.
1.3.1 Gli zii di Sicilia
Nell'anno scolastico 1957-1958 viene assegnato al Ministero della Pubblica Istruzione a Roma e in autunno
pubblica i tre racconti che vanno sotto il titolo Gli zii di Sicilia. La breve raccolta si apre con la La zia
d'America, un tentativo di dissacrare il mito dello "Zio Sam", visto come dispensatore di doni e libertà.
Il secondo racconto è intitolato La morte di
Stalin, nel quale, ancora una volta, il
personaggio è un mito, quello del comunismo
che viene incarnato, agli occhi del siciliano
Calogero Schirò, da Stalin.
Il terzo racconto, Il quarantotto, è ambientato nel
periodo del Risorgimento (precisamente tra il
1848 e il 1860) e tratta del tema dell'unificazione
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del Regno d'Italia vista attraverso gli occhi di un
siciliano.
Nel racconto l'autore vuole mettere in evidenza
l'indifferenza ed il cinismo della classe
dominante affrontando un tema già trattato da
Federico De Roberto ne I Viceré (1894) e da
Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il
Gattopardo.
Alla raccolta si aggiunge, nel 1960, un quarto
racconto, L'antimonio, che ebbe favorevole
consenso della critica ed al quale Pasolini
dedicherà un articolo sulla rivista Officina.
In esso si narra la storia di un minatore che,
scampato ad uno scoppio di grisou (chiamato
dagli zolfatari antimonio), parte come volontario
per la guerra d'Abissinia ed, in seguito, per la
guerra civile in Spagna.
1.4 A Caltanissetta: i romanzi
Sciascia rimane a Roma un anno e al suo ritorno si stabilisce con la famiglia a Caltanissetta, assumendo un
impiego in un ufficio del Patronato scolastico.
L’opera che gli dette notorietà fu, nel 1961, Il giorno della civetta, con cui portava all’attenzione dell’opinione
pubblica il problema della mafia, spesso trascurato o minimizzato dall’informazione e dagli organi stessi del
potere.
Ne Il giorno della civetta lo scrittore indica nel giallo il genere di riferimento delle sue opere. Al romanzo si
ispira il film omonimo del regista Damiano Damiani, uscito nel 1968.
Gli anni '60 vedranno la luce alcuni dei romanzi più sentiti dallo stesso autore, dedicati alle ricerche storiche
sulla cultura siciliana.
Nel 1963 pubblica Il consiglio d'Egitto, ambientato in una Palermo del '700 dove vive e agisce un abile
falsario, l'abate Giuseppe Vella, che "inventa" un antico codice arabo che dovrebbe togliere ogni legittimità ai
privilegi e ai poteri dei baroni siciliani a favore del Viceré Caracciolo.
1.5 Il ritorno al saggio
Nel 1964 pubblica il breve saggio o racconto, come dice lo stesso Sciascia nella prefazione alla ristampa del
1967, Morte dell'Inquisitore, ambientato nel '600, che prende spunto dalla figura dell'eretico siciliano Fra
Diego La Matina, vittima del Tribunale dell'Inquisizione, che uccide Juan Lopez De Cisneros, inquisitore nel
Regno di Sicilia.
La Compagnia del Teatro Stabile di
Catania, diretta da Turi Ferro, mette in
scena Il giorno della civetta, con la
riduzione teatrale di Giancarlo Sbragia.
Risale al 1965 il saggio Feste religiose
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in Sicilia, che fa da cornice alla
presentazione ad una raccolta
fotografica ad opera di Ferdinando
Scianna, fotografo di Bagheria, dove
torna l'accostamento della Sicilia alla
Spagna, soprattutto per quanto
riguarda il valore e l'importanza, in
ambedue le società, della superstizione
religiosa e del mito.
1.6 La commedia
Sempre nel 1965 esce la sua commedia L'onorevole che è una impietosa denuncia delle complicità tra
governo e mafia.
1.7 Il ritorno al romanzo
Nel 1966 ritorna con un romanzo, A ciascuno il suo, che riprende le modalità del "giallo" già utilizzate ne Il
giorno della civetta.
La vicenda narrata è quella di un professore di liceo, Paolo Laurana, che inizia per curiosità personale le
indagini sulla morte del farmacista del paese e dell'amico dottore, ma che si scontra con il silenzio di tutti i
paesani, silenzio dovuto alla paura ed alla corruzione.
Come commento alla tenacia nelle indagini del professore e alla sua tragica fine, l'explicit del libro si risolve
in una frase lapidaria:
« "Era un cretino." disse don Luigi »
Dal romanzo, il regista Elio Petri trae, nel 1967, il film omonimo.
1.8 A Palermo
Nel 1967 si trasferisce a Palermo per seguire negli studi le figlie e per scrivere. Esce intanto per l'editore
Mursia una antologia Narratori di Sicilia, curata da Sciascia in collaborazione con Salvatore Guglielmino.
Nel 1969 inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera e pubblica "Recitazione della controversia
liparitana dedicata ad A.D.", che racconta, attraverso una rappresentazione teatrale, la controversia per la
vendita di una partita di ceci per la quale il vescovado di Lipari non vuole pagare la tassa (siamo all'inizio del
'700).
Il vescovo aveva scomunicato i gabellieri, ma il re, mediante l'appello per abuso, aveva annullato la
scomunica. La storia, apparentemente banale, in realtà denuncia i rapporti tra Stato-guida dell'ex Urss e gli
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Praga.
1.8.1 Le piccole case editrici
Un fenomeno interessante di questi anni, che
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testimonia la vitalità della cultura italiana
nonostante i molti fattori avversi che ostacolano
la diffusione del libro, è il sorgere di una miriade
di piccole case editrici dalle iniziative coraggiose,
che hanno saputo scoprire e valorizzare autori o
filoni letterari del passato raffinati ma dimenticati,
o trascurati dall’editoria maggiore, oppure ancora
proporre interessanti autori nuovi.
Tra le tante ricordiamo almeno la Sellerio di
Palermo, nata nel 1969, con la collaborazione di
Leonardo Sciascia.
Si tratta di un’editoria fatta con passione e
intelligenza, che si trova sempre sul filo della
sopravvivenza per problemi di finanziamento e di
distribuzione.
Spesso queste piccole case editrici, pur
conservando il loro “marchio”, sono costrette ad
appoggiarsi alla rete distributiva delle maggiori, o
sono a volte di fatto inglobate da esse. Anche
nel settore editoriale si manifesta la tendenza
alla concentrazione, tipica dell’industria
moderna: per reggere alla sfida tecnologica e
per resistere sul mercato le varie case sono
costrette ad associarsi o a fondersi.
1.9 La pensione
Negli anni Settanta e Ottanta la sua figura di intellettuale impegnato nella battaglia civile assunse sempre
maggior peso nella vita nazionale.
Intensa è stata anche la produzione saggistica, in cui Sciascia ha profuso la lucida intelligenza “illuministica”:
i saggi letterari di La corda pazza (1970), l’inchiesta storica La morte dell’inquisitore (1967), il pamphlet
politico L’affaire Moro (1979), dedicato ai misteri connessi con il rapimento e l’uccisione dell’esponente
politico democristiano da parte delle Brigate Rosse, la serie di brevi opere dedicate alla ricostruzione di casi
di cronaca misteriosi, recenti o lontani.
Nel 1970 Sciascia va in pensione e pubblica la raccolta di saggi La corda pazza, nella quale l'autore
chiarisce la propria idea di "sicilitudine" e dimostra una rara sensibilità artistica espressa per mezzo di sottili
capacità saggistiche. Quest'opera riporta, già dal titolo, a Luigi Pirandello che nel suo libro Berretto a sonagli
sostiene che ognuno di noi ha in testa "come tre corde d'orologio, quella "seria", quella "civile", quella
"pazza"".
Sciascia vuole indagare sulla "corda pazza" che, a suo parere, coglie le contraddizioni e le ambiguità ma
anche la forza razionalizzante di quella Sicilia che è tanto oggetto dei suoi studi.
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1.10 Il ritorno al genere poliziesco
Il 1971 è l'anno de Il contesto, con il quale l'autore ritorna al genere poliziesco.
La vicenda si svolge intorno all'ispettore
Rogas che deve risolvere una complicata
vicenda che origina da un errore di
giustizia e una serie di omicidi di giudici.
Benché il romanzo sia ambientato in un
paese immaginario, il lettore riconosce
senza sforzo l'Italia contemporanea. Il
libro desta molte polemiche, più politiche
che estetiche, alle quali Sciascia non
vuole partecipare, ritirando così la
candidatura del romanzo al premio
Campiello.
Nel Contesto (1971), basato sulla
struttura del “giallo”, spesso prediletta
dallo scrittore, un ispettore di polizia, in
un paese immaginario che ha tutte le
caratteristiche dell’Italia, indagando su
una serie di misteriosi assassinii di giudici
scopre un complotto contro lo Stato, ma
viene ucciso dai servizi segreti. Un
accordo sotterraneo tra il governo e il
partito rivoluzionario all’opposizione
impedisce che si faccia luce sull’oscuro
intrigo e che si comprometta un delicato
equilibrio di potere. Nelle forme
dell’apologo, si riflette nel romanzo la
realtà dell’Italia negli anni della strategia
della tensione, di cui Sciascia sa cogliere
con straordinaria acutezza il torbido
groviglio.
Dal romanzo venne ispirato il film di Francesco Rosi, uscito nel 1976 ed intitolato Cadaveri eccellenti.
Con gli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel del 1971, si comprende che in Sciascia la propensione ad
includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera si fa sempre più forte. Così sarà
ne I pugnalatori del 1976 e ne L'affaire Moro del 1978.
Nel 1973 pubblica Il mare colore del vino e scrive la prefazione ad un'edizione della Storia della colonna
infame di Alessandro Manzoni.
Nel 1974 pubblica la prefazione ad
una ristampa dei Dialoghi dello
scrittore greco Luciano di Samosata
dal titolo Luciano e le fedi.
Il tema della diagnosi impietosa del
sistema politico italiano è ripresa in
Todo mondo (1974):in un isolato
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albergo di lusso si riuniscono i più
influenti notabili di un partito
cattolico, che, sotto il pretesto degli
esercizi spirituali, hanno modo di
tessere tutti i loro intrighi politici ed
affaristici, che si propongono come
fine una lucrosa spartizione del
potere; però il raduno è funestato da
una serie di misteriosi delitti che
colpiscono ad uno ad uno i più
importanti esponenti del partito,
senza che si riesca a scoprire il
colpevole. Anche qui, attraverso
un’anatomia del potere
democristiano, Sciascia dà un
quadro radicalmente negativo della
situazione italiana di quegli anni.
La violazione del codice del “giallo”, cioè la mancata rivelazione finale dell’assassino, denuncia l’amaro
pessimismo dello scrittore, la sua consapevolezza dell’impossibilità di un affermarsi della ragione e della
verità.
Quindi Todo modo è un libro che parla "di cattolici che fanno politica" e che viene stroncato dalle gerarchie
ecclesiastiche. Il racconto, di genere poliziesco, è ambientato in un eremo/albergo dove si effettuano esercizi
spirituali. In questo luogo, durante il ritiro annuale di un gruppo di "potenti", tra i quali cardinali, uomini politici
e industriali, si verifica una serie di inquietanti delitti.
Anche da questo romanzo verrà tratto un film dallo stesso titolo diretto dal regista Elio Petri nel 1976.
1.11 L'incarico politico
Alle elezioni comunali di Palermo nel giugno 1975 lo scrittore si candida come indipendente nelle liste del
PCI e viene eletto con un forte numero di preferenze come consigliere al comune di Palermo, ma si dimise
per dissensi col partito. Avvicinatosi ai radicali, fu deputato dal 1979 al 1983.
Nello stesso anno pubblica La scomparsa di Majorana, una indagine sulla scomparsa del fisico Ettore
Majorana avvenuta negli anni '30.
Nel 1976 esce una ristampa delle commedie L'onorevole e Recitazione della controversia liparitana con
l'aggiunta de I mafiosi.
Nello stesso anno pubblica l'indagine I pugnalatori, un libro inchiesta su una vicenda avvenuta a Palermo nel
1862 che vide uccise a pugnalate 13 persone.
All'inizio del 1977 Sciascia si dimette dalla carica di consigliere del PCI. La sua contrarietà al compromesso
storico e il rifiuto per certe forme di estremismo lo portano infatti a scontri molto duri con la dirigenza del
Partito comunista.
Successivamente sarà parlamentare
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nazionale ed europeo per il Partito
Radicale.
Pubblica in quell'anno Candido ovvero un
sogno fatto in Sicilia, dove è chiaro il
riferimento al Candido di Voltaire. In
quest’opera Sciascia affronta il nodo
problematico dei suoi rapporti con il
Partito Comunista e descrive la volontà di
vivere e di essere felice di un giovane, in
contrasto con l’ottusità repressiva del
sistema sociale. In questi anni la sua
attività intellettuale e civile si indirizzò
soprattutto contro le leggi speciali
antiterrorismo, in nome della legalità
democratica e dei principi garantisti.
Non cessava intanto di insistere sul pericolo della mafia, sull’oscura rete di collusioni che legava al potere
politico, e con le sue posizioni suscitò aspre polemiche.
1.12 I contatti con la cultura francese
In questi anni aumenta i suoi viaggi a Parigi e si intensificano i contatti con la cultura francese e nel 1978
pubblica L'affaire Moro sul sequestro e il processo nella cosiddetta "prigione del popolo" ad Aldo Moro
organizzato dalle Brigate Rosse.
1.13 L'inchiesta sulla strage di via Fani
Nel 1979 accetta la proposta dei Radicali e si candida sia al Parlamento europeo sia alla Camera. Eletto in
entrambe le sedi istituzionali opta per Montecitorio, dove rimarrà fino al 1983 occupandosi quasi
esclusivamente dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani e sul
sequestro e l'assassinio di Aldo Moro.
Esce in quell'anno Nero su Nero, una raccolta di commenti ai fatti relativi al decennio precedente, La Sicilia
come metafora, un'intervista a Marcelle Padovani e Dalle parti degli infedeli, lettere di persecuzione politica
inviate negli anni '50 dalle alte gerarchie ecclesiastiche al vescovo Patti, con il quale inaugura la collana della
casa editrice Sellerio intitolata La memoria che festeggia nel 1985 la centesima pubblicazione con le sue
Cronachette.
Nel 1980 pubblica Il volto sulla maschera e la traduzione di un'opera di Anatole France, Il procuratore della
Giudea.
Nel 1981 pubblica Il teatro della memoria e, in collaborazione con Davide Lajolo, Conversazioni in una
stanza chiusa.
Nel 1982 esce Kermesse e La sentenza memorabile, nel 1983 Cruciverba, una raccolta di suoi scritti già
pubblicati su riviste, giornali e prefazioni a libri.
Pubblica nel 1984 Stendhal e la Sicilia, un saggio per commemorare la nascita dello scrittore francese.
1.14 Gli ultimi anni di vita
Gli ultimi anni di vita dello scrittore sono segnati dalla malattia che lo costringe a frequenti trasferimenti a
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Milano per curarsi ma egli continua, sia pure con fatica, la sua attività di scrittore.
Nel 1985 pubblica Cronachette e Occhio di
capra, una raccolta di modi di dire e proverbi
siciliani, e nel 1986 La strega e il capitano, un
saggio per commemorare la nascita di
Alessandro Manzoni.
Alla struttura del “giallo” si rifanno ancora le
ultime prove narrative dell’autore, Porte aperte
(1987), che ha al centro il problema della pena
di morte, e Una storia semplice (1989), che
riprende il discorso sulla mafia e sulla sua
infiltrazione negli apparati dello Stato.
Carichi di tristi motivi autobiografici sono i brevi
romanzi gialli Porte aperte del 1987, Il cavaliere
e la morte del 1988 e Una storia semplice, che
uscirà in libreria il giorno stesso della sua morte.
Nel 1986 Sciascia scrive a Bettino Craxi, comunicandogli di aver votato per il PSI nelle elezioni regionali
siciliane di quell'anno ed invitando il leader socialista a favorire il ricambio della classe dirigente siciliana del
partito.
Nel 1987 cura una mostra molto suggestiva, all'interno della Mole Antonelliana a Torino, dal titolo Ignoto a
me stesso (aprile-giugno). Erano esposte quasi 200 rare fotografie scelte da Leonardo Sciascia e concesse
in originale da importanti istituzioni di tutto il mondo.
Si tratta di ritratti di scrittori famosi, dai primi dagherrotipi ai giorni nostri, da Edgar Allan Poe a Rabindranath
Tagore a Gorkij a Jorge Luis Borges. Il catalogo viene stampato da Bompiani e oltre il saggio di Sciascia Il
ritratto fotografico come entelechia contiene 163 ritratti e altrettante citazioni dei relativi scrittori. La chiave
della mostra è forse la citazione di Antoine de Saint-Exupéry:
«Non bisogna imparare a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza».
Dopo la pubblicazione dell'articolo I professionisti dell'antimafia, apparso sul Corriere della Sera il 10 gennaio
1987, Sciascia subisce attacchi da molte personalità della cultura italiana a causa delle accuse rivolte al pool
di magistrati dell'antimafia palermitana: a suo dire, alcuni di essi si sarebbero macchiati di carrierismo,
utilizzando la sacrosanta battaglia per la rinascita morale della Sicilia come titolo di merito all'interno del
sistema correntizio delle promozioni in magistratura. A causa di questo, Sciascia viene isolato da più parti
eccezion fatta per i Radicali ed i Socialisti. Solo di recente è stata proposta una rivalutazione dell'intervento
sciasciano al quale hanno aderito Leoluca Orlando (favorevole), allora sindaco di Palermo, e Nando Dalla
Chiesa (contrario), fra gli altri.
Pochi mesi prima di morire scrive Alfabeto pirandelliano, A futura memoria (se la memoria ha un futuro), che
verrà pubblicato postumo, e Fatti diversi di storia letteraria e civile edito da Sellerio.
1.15 La morte
Leonardo Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989 e chiede i funerali in Chiesa. Con lui nella sua
bara si volle portare un crocifisso d'argento. Al funerale viene ricordato da numerose parole di stima, fra cui
quelle del grande amico Gesualdo Bufalino.
È sepolto a Racalmuto, suo paese natale, all'ingresso del cimitero. Sulla lapide bianca una sola frase:
« Ce ne ricorderemo di questo pianeta ».
Il senso di una frase simile su una tomba per la verità appare già molto chiaro e ben poco "laico e agnostico".
Su un manoscritto, conservato dalla famiglia, Sciascia scrive:
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« Ho deciso di farmi scrivere sulla tomba qualcosa di meno personale e di più ameno, e precisamente
questa frase di Villiers de l'Isle-Adam: "Ce ne ricorderemo, di questo pianeta". E così partecipo alla
scommessa di Pascal e avverto che una certa attenzione questa terra, questa vita, la meritano ».
2. Amici di Leonardo Sciascia
Fondata il 26 giugno 1993 a Milano, nella
sede storica presso la Biblioteca Comunale,
Palazzo Sormani, l'associazione degli Amici
di Leonardo Sciascia si propone di
incoraggiare la lettura e la ricerca in merito al
pensiero e all'opera dello scrittore. È
attualmente presieduta (2008) da Salvatore
Silvano Nigro, docente alla Scuola Normale
Superiore di Pisa. L'associazione è priva di
scopi di lucro e si autofinanzia con i contributi
dei soci e di terzi.
Tra le attività più importanti dell'Associazione
vi sono la realizzazione dei Quaderni
Leonardo Sciascia, rivista annuale che ospita
scritti monografici o di rassegna, atti di
convegni, contributi originali, studi, ricerche,
riflessioni, dibattiti sui diversi aspetti
dell'opera di Sciascia. La collana Porte
aperte, che alterna testi di autori
particolarmente amati da Sciascia a saggi
critici sulla sua opera; le cartelle annuali di
Omaggio a Sciascia, contenenti un'incisione
a tiratura limitata e un breve testo letterario.
Il Premio internazionale e biennale Leonardo Sciascia Amateur d'Estampes per ricordare la passione di
Leonardo Sciascia per l'incisione originale d'arte, il servizio Internet del Leonardo Sciascia Web che offre, tra
l'altro, l'opportunità di consultare La memoria di carta, la bibliografia più completa ad oggi realizzata (ed in
costante aggiornamento) sulle opere dello scrittore; Seminari di studio e incontri pubblici per avvicinare
soprattutto i giovani all'opera di Sciascia.
È in preparazione per la conclusione dell'anno sciasciano (20 novembre 2008-20 novembre 2009) la
pubblicazione dell'Enciclopedia di Leonardo Sciascia.
Il 30 ottobre 2008 è stato lanciato ufficialmente a Firenze un manifesto per ricordare Leonardo Sciascia dal
titolo Ce ne ricorderemo di questo maestro che è stato firmato da decine di uomini di cultura in varie parti del
mondo: il Nobel 2006 per la letteratura, Orhan Pamuk, il direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa,
Salvatore Settis, scrittori come Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Mario Andrea Rigoni e Vincenzo Consolo,
filosofi come Fernando Savater e Massimo Piattelli-Palmarini, il senatore ed ex-presidente della Repubblica
Italiana Francesco Cossiga, uomini politici come Marco Pannella ed Emanuele Macaluso, l'editore Elvira
Sellerio, pittori come Piero Guccione e Bruno Caruso, ecc.
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