Territorio Palestinese Occupato

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Territorio Palestinese Occupato
Territorio Palestinese Occupato (TPO)
Profilo
Il conflitto israelo-palestinese dura da 60 anni, e da quasi 40 data
l'occupazione da parte di Israele dei territori abitati per la maggior parte
dalla popolazione palestinese della Striscia di Gaza e di della
Cisgiordania (West Bank) conquistati con la guerra del 1967.
Dal 2000 (inizio della seconda Intifada) le condizioni di vita della
popolazione palestinese non hanno fatto che deteriorarsi. La fragile
economia palestinese è al collasso, come anche le infrastrutture da cui
dipendono i servizi sociali di base.
Persino il tasso di scolarizzazione (tradizionalmente altissimo nella
società palestinese) o la copertura vaccinale dell'infanzia sono ormai in
declino.
E ogni anno centinaia di bambini e ragazzi perdono la vita o rimangono
gravemente feriti per via degli scontri armati tra fazioni palestinesi o degli
interventi dell'esercito di Israele.
La vittoria di Hamas alle elezioni politiche del 2006 ha aggravato la
situazione, ostacolando i negoziati avviati dal presidente
palestinese Abu Mazen con il premier israeliano Olmert.
La situazione umanitaria è particolarmente grave nella striscia di Gaza, dove a seguito della conquista del
potere da parte di Hamas (giugno 2007) Israele ha decretato un blocco ai valichi di frontiera e un vero e
proprio embargo all'importazione di carburante che ha reso ancora più difficile la vita quotidiana della
popolazione civile.
Metà degli abitanti di Gaza (1,5 milioni) sono bambini e ragazzi. Tra di essi, se ne contano 50.000 affetti da
malnutrizione cronica, mentre metà dei bambini sotto i 2 anni risultano anemici.
La condizione dell'infanzia a Gaza e Cisgiordania è caratterizzata anche da altri problemi, come la presenza
di mine antipersona e munizioni inesplose, la diffusione tra i più piccoli di stati d'ansia e depressione come
effetto dei traumi psicologici indotti dal conflitto, la violenza domestica e le gravidanze precoci (una
minorenne su dieci è incinta o ha giù un figlio).
Dati statistici sull'infanzia
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Mortalità infantile entro il primo anno di vita: 20 ogni mille nascite
Mortalità infantile entro il 5° anno di vita: 22 ogni mille nati vivi
Bambini registrati alla nascita: 96%
Tasso netto iscrizione scuola primaria: 80% femmine, 80% maschi
Tasso di alfabetismo giovani (15-24 anni): 99% femmine, 99% maschi
Speranza di vita alla nascita: 73 anni
Prodotto nazionale lordo pro capite: 1.230 dollari USA
Crescita annua della ricchezza nazionale (PIL) nel periodo 1999-2006: -2,8%
Accesso all'acqua potabile: 92% della popolazione (88% nelle aree rurali)
Accesso ai servizi igienici adeguati: 73% della popolazione (61% nelle aree rurali)
Numero stimato di bambini (0-14 anni) affetti da HIV: n.d.
L'azione dell'UNICEF
L'UNICEF svolge nel Territorio Palestinese programmi di assistenza umanitaria e protezione dei diritti.
Nel 2007
Obiettivo dell'organizzazione è di contribuire al funzionamento dei servizi di base (sanità, vaccinazioni,
scuola e attività ricreative) a beneficio dei bambini e delle donne maggiormente vulnerabili.
L'UNICEF coordina le sue attività attraverso la sede principale di Gerusalemme e le sedi di zona di Jenin,
Rafah, Tulkarem, Nablus, Gaza City ed Hebron.
Il programma di cooperazione tra UNICEF e ANP (Autorità Nazionale Palestinese) prevede quattro priorità
di intervento, imperniate sul "ciclo di vita" - dalla nascita all'adolescenza -:
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promozione e monitoraggio della salute dei bambini e delle donne
protezione dell'infanzia da violenza, abusi e sfruttamento
diritto all'istruzione senza discriminazioni e di qualità
programmi per promuovere la partecipazione degli adolescenti
Adottiamo un progetto: "Aiuti senza confine"
Quello israelo-palestinese è il più lungo conflitto della storia contemporanea: prosegue praticamente
ininterrotto da 60 anni, di cui quasi 40 in regime di occupazione territoriale.
L'effetto del conflitto è sotto gli occhi del mondo. Ogni anno nel Territorio Palestinese Occupato (TPO)
3.000 bambini muoiono per malattie che potrebbero essere evitate con vaccini e farmaci essenziali.
Un bambino su quattro non raggiunge il quinto compleanno e 1 su 10 è affetto da malnutrizione e ritardo
nella crescita.
Il 70% della popolazione vive in grave povertà, e moltissimi bambini e ragazzi perdono la vita o restano feriti
per gli scontri tra le fazioni palestinesi (principalmente Hamas e Fatah, in lotta per il potere), per attentati o a
causa delle azioni militari israeliane.
Cosa fa l'UNICEF
Nel Territorio Palestinese Occupato l'UNICEF si muove secondo l'approccio del "lavoro dietro le linee", con
interventi realizzati da uffici decentrati sul territorio (4 in Cisgiordania e 2 nella Striscia di Gaza) e collegati
alla sede principale dell'organizzazione, a Gerusalemme.
Nel 2008 l'UNICEF mira a portare assistenza a oltre 1,8 milioni di bambini tra 0 e 14 anni e a 900.000
donne.
In ambito sanitario, l'UNICEF fornirà ai centri sanitari palestinesi tutto il necessario (vaccini, congelatori,
formazione degli operatori) per effettuare le campagne di vaccinazione di massa della popolazione infantile
per tutto il 2008.
Saranno create infrastrutture idriche e igieniche per 42 scuole e 20 tra ospedali e ambulatori nei Territori
occupati, interventi di cui beneficeranno centinaia di migliaia di scolari e pazienti.
In 500 scuole l'UNICEF fornirà materiali didattici e arredi, oltre a farsi carico delle spese per
l'aggiornamento di 4.000 maestri e l'organizzazione di programmi di recupero o di insegnamento a distanza
per centomila alunni.
Il programma contempla attività di assistenza psicologica e sociale per circa centomila bambini
palestinesi, grazie anche all'azione di 14 team mobili (che saranno attivi soprattutto a ridosso delle fasi più
calde dell'emergenza). Sono previste campagne di prevenzione sui pericoli delle mine e degli ordigni
inesplosi e sull'educazione alla pace.
L'UNICEF finanzierà infine 40 centri in cui 96.000 ragazzi potranno ricevere istruzione extrascolastica o
svolgere sport e giochi, considerati da tutti gli esperti un valido rifugio dallo stress prodotto dal clima
di continua tensione in cui bambini e adolescenti palestinesi sono costretti a vivere.
Ultimo aggiornamento: 10 marzo 2008
Il conflitto israelo-palestinese è il focolaio di crisi che data da più lungo tempo (60 anni, di cui oltre
quaranta in regime di occupazione di territori) nel mondo contemporaneo.
In questo contesto storico, si sviluppa in questi anni una nuova fase del conflitto, caratterizzata dall'ascesa al
potere (2007) nella Striscia di Gaza di Hamas, partito e movimento fondamentalista ispirato alla più radicale
contrapposizione nei confronti di Israele.
A seguito della vittoria elettorale di Hamas e del persistente lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso i
villaggi israeliani limitrofi, Israele ha dichiarato Gaza "entità nemica" e decretato un blocco alle importazioni
di beni
Il 2007 ha registrato un progressivo deterioramento della situazione umanitaria in tutto il Territorio PO:
soprattutto nella Striscia di Gaza, dove gli scontri tra le fazioni palestinesi di Fatah ed Hamas hanno portato
all'estromissione della prima dal territorio della Striscia, ma anche in Cisgiordania, dove le operazioni militari
condotte dall'esercito israeliano a Nablus sono state le più vaste degli ultimi 3 anni.
Il 2008 si è aperto con una nuova escalation di violenze: in risposta al lancio di razzi qassam nel nord di
Israele, l'esercito israeliano ha condotto una durissima offensiva nel territorio della Striscia di Gaza,
sferrando - tra il 27 febbraio e il 3 marzo - ripetuti attacchi aerei contro edifici del Ministero degli Interni,
stazioni di polizia e sospette basi di miliziani, invadendo quindi con truppe di terra l'area ad est del campo di
Jabalia - circa 20.000 abitanti - cui sono seguiti furiosi combattimenti tra soldati israeliani e miliziani
palestinesi.
Al ritiro dell'esercito israeliano, il 3 marzo, il bilancio delle vittime contava 122 morti, tra cui 28 bambini e 5
donne, e 264 feriti, tra cui 60 bambini e 10 donne.
Terminate le operazioni militari, le preoccupazioni maggiori sono ora legate alla penuria di generi di prima
necessità e alla mancanza di elettricità e carburante, che pregiudica l'erogazione dei servizi di base alla
popolazione.
Secondo i dati UNICEF, l'80% della popolazione di Gaza - 1,5 milioni di persone, di cui oltre la metà sotto i
18 anni - dipendono dagli aiuti alimentari dell'ONU; appena il 30% della popolazione ha accesso all'acqua
potabile e solo per poche ore a settimana, causa la mancanza di elettricità e carburante per il funzionamento
dei pozzi; per lo stesso motivo, e per la mancanza di pezzi dei ricambio necessari al funzionamento degli
impianti, oltre 40.000 tonnellate di scarichi fognari non trattati vengono riversati in mare, mentre gli ospedali
soffrono di una grave penuria di forniture d'energia, farmaci e apparecchiature mediche.
Già prima dell'ultima escalation di violenze, Gaza versava in una crisi umanitaria drammatica: il principale
valico verso Israele è ormai chiuso dal giugno 2007, con il blocco totale del movimento di beni e persone, cui
fanno eccezione solo i casi medici urgenti. Dal 28 ottobre, inoltre, le forniture di carburante sono state
ridotte; del 47% per il diesel, indispensabile per ambulanze e veicoli pubblici, e del 9% per il combustibile
necessario al funzionamento della sola centrale elettrica di Gaza. I pezzi di ricambio per la riparazione delle
infrastrutture idriche e igienico-sanitarie restano bloccati fuori dal territorio della Striscia.