unable - La mia band suona il rock

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La mia band suona il rock – schede band – di Daniele Scarazzati
UNABLE
Risposte di Sergio Deggiovanni
1. Periodo di attività della band?
Non ricordo esattamente quando abbiamo iniziato, mentre sono abbastanza certo dello
scioglimento. Direi dal 1993 al 1996, con una reunion all'inizio del nuovo millennio per una
gloriosa one night stand al centro sociale Capolinea.
2. Chi ne fa o ne ha fatto parte?
Andrea Antolini (Toni Manero) basso, Gianluca Bandini (Bando), chitarra, Stefano Brusa chitarra,
Sergio Deggiovanni (Gegio) voce, Stefano Ghiselli batteria. Inoltre abbiamo avuto il piacere di
avere alla batteria, per un'esibizione live ad Argenta, Igor Rosetti in prestito dai Dog Soldier e dai
Soundblast, nonché "Scano" (ex Pussy Rat) in occasione della citata reunion del 2002
3. Principali influenze musicali?
Le nostre influenze musicali erano piuttosto definite, essendo nati sulla spinta del cosiddetto
"grunge", che più che un genere era una scena musicale sviluppatasi a Seattle all'inizio degli anni
'90 e che metteva insieme, con caratteristiche che a seconda delle band si spostavano più da una
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parte o più dall'altra, punk, hard rock, noise, psichedelia, power pop e altro. Si parla quindi di
gruppi come Soundgarden, Pearl Jam, Alice in Chains, Temple of the Dog, Smashing Pumpkins,
ma anche di influenze molto presenti anche nel sound di Seattle, come per esempio i Black Sabbath.
4. Eseguivate principalmente brani vostri o cover?
I brani che suonavamo erano quasi tutti i nostri, con l'aggiunta di qualche cover scelta nel panorama
"grunge" allora attuale.
5. Secondo te, in che modo vi distinguevate dal resto della scena?
Di caratteristico avevamo che, a differenza della maggior parte dei gruppi che un quel periodo
usavano l'italiano, noi avevamo esclusivamente testi in inglese, scritti da me. Siccome questo in
quegli anni rappresentava un ostacolo per l'attività live, tentammo anche la versione italiana di
alcuni nostri brani ma non se ne fece niente perché il risultato non era all'altezza dell'originale in
termini di grinta ed efficacia.
6. Quali sono i titoli di tre brani musicali del vostro repertorio di cui vai particolarmente
fiero?
“Roadkill Road”, “Headstrong”, “Fang” sono forse i tre brani che mi sono rimasti maggiormente in
testa, forse perché erano quelli più “originali”
7. Hai qualche ricordo particolarmente vivido della vostra attività musicale dell’epoca? Ne
riusciresti a accennare brevemente tre?
Sicuramente il ricordo più vivo che ho degli Unable sono i giorni (e soprattutto le notti) di
registrazione del nostro primo e unico CD autoprodotto, a casa del nostro chitarrista Bando e ad
Alfonsine per gli ultimi ritocchi con Gabriele Ravaglia. Passando ai ricordi "on stage", una sera
Morena ci combinò una data al Clandestino in apertura per i Sinister Six, una oscura band di Seattle
piuttosto punk-oriented, e dopo il soundcheck ci intrattenemmo con loro a parlare un po' dei nostri
idoli musicali dei quali erano amici o ex compagni di band (il compianto Layne Staley su tutti). Alla
fine ci fecero i complimenti perché come sound eravamo più "seattleiani" noi di loro! Un'altra
serata per noi importante, un opening act che ricordo con piacere, è quello alla Festa de L'Unità di
Faenza come spalla a Disciplinatha e Marlene Kuntz, con seguito di intervista televisiva nei
camerini.
8. Come ritieni fosse la scena musicale di Faenza e dintorni negli anni ’90?
La scena musicale di vent’anni fa a Faenza era qualcosa che oggi risulta abbastanza difficile
spiegare o anche solo concepire, qualcosa che allora ci sembrava normale ma che a bocce ferme è
stato oggettivamente un fenomeno memorabile, un periodo nel quale praticamente tutti
conoscevano almeno 3-4 persone che suonavano in una band, dove tutti i generi erano rappresentati,
e che purtroppo non credo potrà verificarsi di nuovo. Una congiunzione astrale che si verifica una
volta ogni secolo e che ha portato un fermento giovanile a Faenza mai più verificatosi.
9. Che tipo di rapporto c'era secondo te far i vari gruppi dell'epoca? Indifferenza,
competizione, rispetto, amicizia?
Tra i vari gruppi credo (parlo per quanto riguarda la mia esperienza personale) che ci fosse una
sorta di antagonismo costruttivo, anche perché come ho detto c’era un po’ di tutto a livello di generi
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rappresentati, per cui l’atteggiamento a volte poteva apparire di (finta) indifferenza o di ostentata
superiorità mentre probabilmente era il rispetto reciproco, al di là di un logico spirito di
competizione, il sentimento che legava maggiormente queste esperienze fra loro, magari
all’insaputa degli stessi appartenenti alle band!
10. Tu personalmente ti consideri ancora legato in qualche modo alla musica? E se sì, come?
Più o meno tutti abbiamo continuato, magari con qualche pausa di riflessione, ad aggirarci
nell’ambiente almeno per qualche anno. Per quanto mi riguarda, esaurita la vena creativa che con
l’età è passata a miglior vita, mi sono limitato, e lo faccio tuttora, a cantare in cover band cercando
di divertirmi ancora, a 52 anni, con quella che bene o male è stata una passione fin dalla mia prima
adolescenza.
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