Stop ai sondaggi, dem avanti Alle spalle è sfida tra populisti

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Stop ai sondaggi, dem avanti Alle spalle è sfida tra populisti
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
SABATO 9 FEBBRAIO 2013
BILANCIO EUROPEO
S
SINISTRA GLOBALE
A Bruxelles i Ventisette raggiungono un
accordo di compromesso al ribasso. L’Italia
A PAGINA 2
strappa un’intesa soddisfacente
■ ■ OLTRE L’AGENDA
RUSH FINALE
P
Parla
Ayala: “Socialismo
è investire sulle persone”. A
T
A PAGINA 3
Torino vertice Feps
CINQUE STELLE
La grande paura dello tsunami. Ma i grillini,
una volta in parlamento, non escludono di
A PAGINA 2
fare l’ago della bilancia
SEMPRE PIÙ SCONTRO A TRE
EDITORIALE
Consigli non
richiesti al Pd
per l’ultimo
miglio
Proprio tu,
Silvio, contro
le canzonette
STEFANO
MENICHINI
GIOVANNI
COCCONI
N
P
er molti, moltissimi italiani
il conflitto d’interessi non è
una priorità. Ieri, per qualche
ora, è sembrato fosse una priorità del Pd. L’ansia da sondaggi
può giocare brutti scherzi. Per
esempio può far pensare che l’appello contro il ritorno del Caimano paghi elettoralmente di più di
qualche buona idea per una “Italia più giusta”. La rimonta del
Cavaliere è una mezza leggenda.
Però la flessione del Pd nei sondaggi (era al 38 per cento durante le primarie, ora nei sondaggi
migliori è al 33) deve far pensare.
SEGUE A PAGINA 2
■ ■ TELEVISIONE
I conti in
tasca a La7,
ambita
e indebitata
FRANCESCO
SILIATO
L
a7 ha molte probabilità di
essere acquistata dal suo
concessionario di pubblicità, la
Cairo Communication che possiede la Cairo Pubblicità che raccoglie le inserzioni per alcuni
canali televisivi, oltre La7 e La7d,
Sportitalia, Sportitalia 2, Sportitalia24, Cartoon Network, Boomerang, Cnn. La concessionaria
ha in portafoglio anche diciotto
testate periodiche a stampa e un
sito Internet di ricerca. Con le
sue stime Nielsen suggerisce per
La7 un valore pubblicitario di
165,3 milioni di euro.
SEGUE A PAGINA 4
■ ■ ROBIN
Sondaggi
Da oggi, in barba al divieto, per
i sondaggi veri venite qui. Vi
diremo tutto, senza violare la
legge, usando giri di parole e
allusioni chiaramente
decifrabili. Intanto, sappiate che
il tacchino vola più alto del
merlo. E non so se mi spiego.
ANNO XI • N°29 € 1,00
Stop ai sondaggi, dem avanti
Alle spalle è sfida tra populisti
Bersani lancia cinque idee per rilanciare l’economia. Renzi attacca Ingroia: «Così fai
vincere gli altri». Berlusconi si lamenta, spostare Sanremo. Fazio, ironico: «Ci dica dove ...»
MARIANTONIETTA
COLIMBERTI
O
ggi sarà il primo giorno di
quiete. Una quiete apparente,
ovvio, perché i sondaggi continueranno ad essere compulsati da leader e da staff e a influenzare le
scelte della campagna elettorale.
Tutti gli ultimi rilevamenti resi noti ieri davano in vantaggio il centrosinistra tra i 5 e i 7 punti sul
centrodestra (soltanto per l’amica
Ghisleri il Cavaliere è a meno di 2
punti dal pareggio); al terzo posto
Grillo, in risalita tra il 14,3 e il 18,8
(Enrico Mentana giura che alla fine supererà il 20); quarto Monti,
in una forbice che va dal 12 al 15. Il
non voto è stimato al 30 per cento.
Da oggi, dunque, anzi dalla
scorsa mezzanotte fino alla chiusura delle urne alle 14 del 25 febbraio, dovranno tacere quelli che
uno dei più noti sondaggisti italiani, Nando Pagnoncelli, ha definito
un «rischio per la democrazia» a
causa dell’uso che ne viene fatto.
«Da strumento di conoscenza e di
analisi della pubblica opinione –
ha denunciato Pagnoncelli sulla
testata online InPiù – i sondaggi
sono diventati strumento di propaganda, nel tentativo di mobilitare il proprio elettorato, disorientare quello avversario e influenzare gli elettori incerti e astensionisti». Come è noto, Berlusconi è un
campione assoluto nell’utilizzo dei
sondaggi, veri e fasulli, per manipolare l’opinione pubblica e i cittadini.
Pier Luigi Bersani, da sempre
sprezzante verso l’ansia da sondaggi, ha detto ieri di non essere
preoccupato per l’attivismo della
destra che «cerca di chiamare a
raccolta un pezzo di quelli che
l’hanno abbandonata». Esplicito
e duro Enrico Letta: «Era assurda
l’idea che non ci fosse un’Italia che
vuole votare per chi difende l’evasione fiscale. In Italia c’è il 20 per
cento di evasione e gli evasori votano».
Dunque, sangue freddo e con-
tenuti. Dal Piemonte, dove ieri ha
avuto una serie di incontri elettorali, il segretario dem ha avanzato
«cinque idee» per rilanciare l’economia reale, verso la quale, ha detto, nella prossima legislatura bisognerà avere «una passionaccia»:
liquidità (oltre ai pagamenti della
pubblica amministrazione alle imprese, l’emissione di titoli dedicati), un piano di «piccole opere»,
economia verde, «a cominciare
dalla riqualificazione edilizia», la
«banda larga», il «piano industria
2020, visto che hanno smantellato
industria 2015».
Sul concetto di «voto utile» il
Meno tre: martedì prossimo, 12 febbraio,
Europa online cambia. Nuovo sito, più
articoli, aggiornamenti , commenti.
Pd continuerà a insistere e ieri, per
la seconda volta (dopo l’evento con
Bersani a Firenze) è sceso in campo anche Matteo Renzi. In una
affollatissima manifestazione a
Napoli introdotta da Guglielmo
Epifani, il sindaco ha chiamato
all’unità, affermando che «uno
schieramento sta cercando di vincere e un altro sta cercando di pareggiare» e attaccando duramente
Ingroia: «Sta cercando di far perdere noi, non di vincere loro».
L’inseguimento di Silvio Berlusconi continuerà con presenze
ovunque sia possibile, anche se il
mezzo preferito dal Cavaliere resta
la tv. Ieri si è lamentato che il festival di Sanremo non sia stato
spostato e la ragione non sta soltanto nel timore che Fazio e Litizzetto possano influenzare l’elettorato non a suo favore; c’è anche un
problema di visibilità, visto che in
base al sorteggio effettuato dalla
Vigilanza Rai le conferenze stampa
in prima serata di Monti, Berlusconi e Bersani su Rai2 si svolgeranno proprio il 12, il 13 e il 14, nei
giorni di Sanremo.
Infine, Grillo. Ha la necessità
di spararne una ogni giorno e così
farà. «Rispetto più il nano (Berlusconi, ndr) – ha detto ieri – perché
sai cos’è, cioè un disonesto, che i
finti amici come Gargamella (Bersani, ndr) che fa l’imbonitore in
giro». Appunto, nessuno ne dubitava.
@mcolimberti
on si salva nessuno, alla fine ci va di mezzo anche
Sanremo. Un duro attacco ieri
mattina dalle colonne del Giornale di famiglia, poi l’affondo di
Silvio Berlusconi in persona: la
Rai avrebbe dovuto spostare il
festival della canzone italiana.
In realtà Sallusti e i suoi
commentatori sembrano avere
un obiettivo tradizionale e tutto
sommato limitato rispetto a
quello del Cavaliere. Loro se la
prendono con gli ospiti “rossi”,
i vari Marcorè, Crozza, Dandini,
per non parlare dei conduttori
Fazio e Litizzetto, in attesa di
sapere qualcosa su Roberto Benigni. Tutta gente cordialmente
odiata, da sempre, dalla complessata pseudo-intellighenzjia
della destra italiana, incapace
di produrre una sola icona televisiva nella quale riconoscersi
(ma del resto non sono riusciti a
tirare su neanche un conduttore
di talk show minimamente
all’altezza di quelli “nemici”).
Berlusconi è ovviamente più
raffinato e anche competente rispetto ai suoi supporters. Per
adesso non se la prende con la Litizzetto. Il suo problema non è il
«Festival dell’Unità» (titolo ieri
sul Giornale), bensì Sanremo in sé.
La sua parte pulita, popolare, normale, depoliticizzata. I cantanti.
La passione del pubblico, il televoto, con tutte le rituali polemiche.
Il problema di Berlusconi sono
cinque giorni di distrazione di
massa frapposti tra lui e la mitica
Rimonta. Cinque giorni in cui a
nessuno verrà voglia di occuparsi
di proposte shock, casomai di Elio
e di Chiara di XFactor. Cinque
giorni da trascorrere insieme a
Cristicchi e Max Gazzè, invece che
Brunetta e Santanché. Cinque
giorni per tifare Marta sui Tubi
(che certo sono parecchio di sinistra) o Daniele Silvestri, invece di
perdersi dietro le conferenze stampa dei leader politici (perversamente piazzate dalla Rai in concomitanza con le serate Sanremo).
La verità è che Berlusconi,
dopo aver perso nell’agorà politica, aver perso sulle piazze internazionali e aver perso (almeno contro Grillo) nella gara a chi
la spara più grossa, ha il terrore
di svaporare anche nella dimensione pop che era quella nella
quale non trovava concorrenti.
Succederanno molte cose a
Sanremo. Magari per eccesso di
zelo qualcuno riuscirà anche a
danneggiare Bersani (Pierluigi
non Samuele). Ma il Berlusconi
che attacca le canzonette è comunque l’ennesimo emblema di
una triste fine.
@smenichini
Chiuso in redazione alle 20,30