Linguaggi culturali - Toponomastica femminile
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Linguaggi culturali - Toponomastica femminile
Linguaggi culturali Il genere nelle lingue, nella letteratura, nella cultura straniera e nell’arte Percorsi didattici realizzati da: Irene Giacobbe Laura Silvestri Livia Capasso Formia Liceo classico Vitruvio Pollione Martedì 12 febbraio 2015 in precedenza) bensì usando il titolo o il cognome personale, o semplicemente con nome e cognome. Irene Giacobbe la fo rm a d e l l a l ingu a e il ling u a g g i o se ssi s t a Molti di questi cambiamenti non sono avvenuti spontaneamente. Viceversa, essi sono il frutto di una precisa azione e di un intervento sociopolitico che prendono atto delle trasformazioni intervenute nella società e nella realtà quotidiana, e dell’importanza della parola rispetto alla realtà che deve comunicare. Uno dei suggerimenti contro gli stereotipi della lingua ha riguardato l’inversione dei termini. È questo un uso del linguaggio radicato in molti paesi d’Europa e del Mondo; si usa per aprire una frase, anteponendo i termini al maschile in frasi che iniziano con maschi, uomini, figli, eccetera. Si suggerisce quindi di invertire i termini: non males and females (“maschi e femmine”), ma females and males; non husbands and wifes (“mariti e mogli”), ma wifes and husbands; non men and women (“uomini e donne”), ma women and men; non sons and daughters (“figli e figlie”), ma daughters and sons; non descendants of Adam and Eve (“discendenti di Adamo ed Eva”), ma descendants of Eve and Adam. i i i i i Anche nei paesi anglosassoni si sono avuti interventi sul sessismo linguistico. I primi interventi sono stati avviati intorno agli anni Sessanta su sollecitazione dei movimenti femministi. Uno dei più conosciuti e rilevanti ha comportato la modifica dell’indicazione Mr., Miss., Mistress. Nell’indicare un uomo si usava indistintamente Mr, sia che fosse celibe o sposato; per le donne si operava la distinzione Miss per “signorina”, anche per le ottantenni non maritate, e Mistress (Msr), per le donne sposate. La trasformazione operata ha portato all’adozione di Mr per uomini e Ms (leggere “miz”) per le donne, nubili o sposate. MS è il nome della testata femminista (presente ancora oggi negli Usa) che diede l’avvio a questa riforma della lingua inglese. Per i pronomi è stata adottata la distinzione he per uomini she per le donne. Nelle indicazioni di Language Bias Against Gender troviamo al primo posto tra le regole quella di evitare l’uso del solo pronome he quando la frase riguarda entrambi i generi. Esempio: Give each student his paper (sessista); Give students their paper (non sessista) Negli Stati Uniti, il Dipartimento del Lavoro ha introdotto modifiche per una serie di vocaboli dedicati alle professioni che finivano con il suffisso -man per adattarli alla mutata realtà e alla presenza diffusa delle lavoratrici in settori in precedenza quasi esclusivamente maschili: non più mailmen per postino bensì mailperson; non più firemen per vigile del fuoco bensì fire fighter. Sono state adottate norme anche per la trasformazione di una pratica molto diffusa: quella di avviare la corrispondenza rivolgendosi all’interlocutore con un generico Dear Sir, Dear Gentleman, Dear Mr. Green, Dear Mrs Green. Il suggerimento adottato invita a rivolgersi al proprio corrispondente con il titolo che gli spetta : Colleague, Professor, Editor, Doctor, Member of Congress, eccetera, e, se si tratta di una donna, di rivolgersi a lei non usando più il cognome del marito (come avveniva Si è intervenuti anche rispetto alle professioni: non più lady lawyer, bensì semplicemente 3 Un uomo ambizioso e una donna ambiziosa: nel primo caso sembra opportuno che un uomo sia ambizioso, ma un senso leggermente spregiativo si attribuisce ad una donna con ambizioni. Un uomo prudente una donna timida; un governante e una governante… eccetera. Attraverso la scelta di aggettivi stereotipati noi attribuiamo tratti e caratteri diversi ai due sessi e chi legge tende a valutare diversamente i due generi. lawyer. (Esempio: Ms Clinton is one of the most important lawyer in US); non più male nurse per infermiere ma nurse; non poetess bensì poet; non stewardess bensì flight attendant; non Chairman bensì Chairperson. Egualmente sono state adottate norme per i termini che indicano alti incarichi in politica: congressman e congresswoman sono stati superati perchè ritenuti sessisti; è preferito l’uso di member of Congress oppure di US representatives; e al termine the Founding fathers si deve preferire the Founders. Come per l’inglese, altre lingue conservano termini sessisti originati dalla lunga esclusione delle donne dai luoghi del sapere e del potere. La realtà odierna e la sua corretta rappresentazione hanno bisogno di essere riportate e trasmesse dalla lingua in maniera esente da errori Quanto al termine fratellanza usato come elemento onnicomprensivo: invece di the brotherhood of man si usi the human family; invece di feelings of brotherhood or fraternity è più appropriato feelings of solidarity, collegiality. Sono state introdotte indicazioni anche su terreni consolidati da lunga tradizione. Per ciò che riguarda il pensiero filosofico l’essere uomo, ciò che pensa e fa l’uomo della strada, l’uomo comune (common man). In Aristotele, per esempio, il termine uomo (man) diventa l’essere umano (human being). Nel caso dell’uomo comune (common man) si preferisce usare il termine la gente o gli individui (people, individuals). Sulla scelta degli aggettivi, le linee guida hanno sollecitato l’attenzione di studenti, docenti e media su termini che, anche al di là della volontà di chi li usa, tendono a non mantenere lo stesso significato quando vengono attribuiti a un uomo o a una donna. In italiano possiamo fare l’esempio di un buon uomo e di una buona donna. Nel primo caso pensiamo a un uomo mite dotato di bontà e buone intenzioni, nel caso di una donna pensiamo invece a una donna che spesso è di facili costumi. 4 conta solo sei donne) che ha scatenato una valanga di commenti, a favore e contro, nel web e nei giornali. Nel suo articolo, Ignacio Bosque critica le guide e le raccomandazioni per un uso non sessista della lingua in quanto, dice, il maschile generico esiste da sempre e quindi non c’è nessun motivo per censurarlo. E chi lo fa, deve essere tacciato di “dispotismo etico” in quanto non tiene conto di coloro, donne comprese, che non considerano discriminatoria una frase come “Tutti gli studenti devono” (invece che “Tutti gli studenti e le studentesse devono”). E per mostrare quanto sia pesante e assurdo tale sdoppiamento cita la costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela che declina al maschile e femminile tutte le alte cariche dello stato (magistrado-magistrada, ministro-ministra ecc.). Infatti, conclude lo studioso, se si applicassero alla lettera le raccomandazioni, non si potrebbe più parlare in quanto le loro proposte si adattano solo al linguaggio ufficiale (testi legali e amministrativi, conferenze stampa, discorsi pubblici, ecc.) il quale, sottolinea Bosque, diventerebbe ancora più artificioso e lontano dalla realtà. Non c’è quindi da stupirsi, aggiunge, se moltissime istituzioni non seguono affatto le indicazioni suggerite dai comitati che hanno al loro interno. Forse perché, suggerisce, hanno preferito sacrificare la visibilità delle donne a favore di un modo di parlare più naturale ed efficace. Ed è proprio in quest’ultima frase che si vede il punto debole delle sue critiche: il fatto cioè di prendere per “naturale” quello che è solo una convenzione accettata da sempre. Se nello spagnolo, come nell’italiano e nelle altre lingue romanze, il maschile comprenda anche il femminile è perché da sempre il mondo gira attorno agli uomini e la prospettiva di genere (il ripensamento delle complesse relazioni donna-uomo) è una conquista recente. È per questo, infatti, che le raccomandazioni trovano tante resistenze (sia in Spagna che in Italia) e non vengono seguite dalle stesse istituzioni che le hanno approvate. E non per essere più “naturali ed Laura Silvestri il ling u a g g i o n o n s es s is t a in s pag n a i i i i i Come l’italiano, anche lo spagnolo, pur disponendo di due generi grammaticali, enfatizza il maschile mentre oscura il femminile. Questo uso, chiamato maschile generico o maschile neutro, è sempre sembrato scontato, ma con l’emancipazione femminile, e soprattutto con gli studi di genere degli anno ‘70, ha cominciato a essere messo in discussione. In Italia, una tappa fondamentale di questa presa di coscienza è stato Il sessismo nella lingua italiana di Alma Sabatini, pubblicato nel 1987 a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E da allora sempre più amministrazioni pubbliche hanno cercato di seguirne l’esempio. Qualche anno dopo, anche in Spagna, sull’esempio del libro di Sabatini sono proliferate raccomandazioni e guide varie per l’uso non sessista della lingua. C’è da sottolineare però, che a differenza dell’Italia dove si fa ancora fatica a dire sindaca, architetta, chirurga, rettrice, in Spagna l’uso del femminile per tutte le professioni è ormai consolidato, tanto che si dice perfino jefa (capa). E Bibiana Aído, ministra delle Pari Opportunità sotto il governo Zapatero nel giugno 2008 ha parlato addirittura di miembros y miembras de esta Comisión (“membri e membre di questa Commissione”). Un’ altra differenza rispetto all’Italia è che mentre da noi il dibattito è ristretto a coloro che si occupano di questioni di genere, o comunque sono sensibili a tali questioni, in Spagna il linguaggio politicamente corretto è spesso oggetto di critiche feroci nei media. Un caso eclatante è stato l’articolo di Ignacio Bosque, Sexismo lingüistico y visibilidad de la mujer pubblicato il 4 marzo 2012 nel Boletín de información lingüística de la RAE (ovvero la Real Academia de la Lengua Española che vigilia sulla lingua dal 1713 e che tra i suoi quarantatré membri 5 efficaci”, come sostiene Bosque, ma perché si è sempre fatto così e si sa che rompere la fitta trama delle abitudini è difficile e faticoso. D’altro canto, l’ insistenza di Bosque sul fatto che la lingua ha le sue leggi, che esulano dalla volontà degli individui, trova una smentita nell’uso dei neologismi. Non suonano strani all’inizio e non si affermano a mano a mano che la gente li usa? Il che significa che il linguaggio può essere forzato e che le forzature possono a buon diritto entrare a far parte dell’uso comune. Nessuno nega che la duplicazione lessicale portata all’estremo sia faticosa e anche noiosa, ma l’efficacia di un messaggio non sessista non richiede solo la ridondanza del lessico maschile-femminile. Per segnalare il punto di vista di genere c’è anche l’invito a far precedere il femminile al maschile nelle coppie oppositive (“le bambine e i bambini”), a usare la concordanza al femminile se ci sono più soggetti donne (“Mario, Giovanna ed Elisa sono partite”), a sostituire i sostantivi che richiamano il maschile con altri più generali e comprensivi (questi sì) di entrambi i sessi (“solidarietà” per “fratellanza”, ad esempio). Insomma le raccomandazioni per l’uso non sessista della lingua vogliono semplicemente indirizzare a un uso consapevole delle parole e non certo a distruggere la struttura delle lingue. 6 dell’abito della donna. Tuttavia, a metà del secolo, la corrente realistica si afferma soprattutto in Toscana col gruppo dei Macchiaioli, che ispirandosi alla realtà quotidiana, con scene di vita domestica, dà largo spazio alle figure femminili. Livia Capasso la do n n a n e l l ’ a rt e dell’o t t o ce n t o , colt a , e m a n ci pa t a , o p er a ia i i i i i ☛ Silvestro Lega – La Visita, 1868 Parlare di genere nel linguaggio artistico può significare andare alla riscoperta di artiste donne (e tante sono state dimenticate!), ma anche riflettere sull’immagine che della donna hanno dato gli artisti dei vari periodi storici. Ho scelto di esaminare la concezione della donna come viene fuori dall’arte dell’Ottocento, perché è in questo secolo che le donne cominciano a essere più consapevoli dei loro diritti, pur perdurando lo stereotipo che le vede nel ruolo di madri e angeli del focolare. L’Illuminismo e la rivoluzione industriale crearono un clima favorevole. Le donne cominciarono a entrare in fabbrica, anche se ricevevano una remunerazione appena superiore alla metà di quella maschile; per la donna dei ceti medi e medio-alti ci fu una maggiore possibilità d’istruzione, di libertà di movimento, di vita sociale e ricreativa, e si moltiplicarono le opportunità per le giovani di conquistare una propria indipendenza economica. Il primo Ottocento è dominato in ambito culturale dal Romanticismo, che esalta la spontaneità e il sentimento. “La radice dell’arte è il nostro cuore” affermava Wackenroder, iniziatore del Romanticismo tedesco. A metà del secolo si afferma il Realismo, che fa entrare nel mondo dell’arte contadini, emarginati, persone comuni della vita di ogni giorno; l’Ottocento si chiude poi con l’Impressionismo. Nell’arte italiana, agli inizi dell’Ottocento, si hanno ancora raffigurazioni di donne aristocratiche, in pose formali e ufficiali, come il Ritratto della contessa Teresa Zumali Masili con il figlio Giuseppe di Francesco Hayez (1833), dove la novità è data dalla grande attenzione al colore, alla luce, e alla resa materica È una scena comune di vita quotidiana: davanti ad una sobria casa di campagna due ragazze, probabilmente due sorelle (hanno un abito uguale), salutano la padrona che è uscita da casa per andare loro incontro, mentre una signora più matura, forse la madre, è leggermente indietro. L’atmosfera invernale contribuisce a rendere alla scena una pacata serenità. Sia il paesaggio sia la casa richiamano un casolare della campagna toscana. Con i Macchiaioli, accanto ad una grande rivoluzione nei confronti della pittura accademica, ci fu anche una notevole innovazione nei soggetti. Le donne non sono più raffigurate con vestiti sfarzosi, ingioiellate, sempre ritratte nel momento migliore della loro bellezza; non sono raffigurate, nude, a dar vita a personaggi del mito, ma sono colte nella vita di tutti giorni, in momenti intimi, mentre scrivono una lettera o leggono un libro, ricamano, lavorano. Non più quindi figure auliche e solenni, senza espressioni ma persone che provano tutta la sfera dei sentimenti, come il piacere della lettura, la complicità fra due donne, anche di livello sociale diverso (la padrona che si mette a disposizione della domestica per insegnarle a leggere), la sensualità, la maternità, la dedizione ai lavori anche i più umili. Spesso modelle dei propri compagni, le giovani donne degli artisti definiscono una nuova immagine femminile, legata non più solo alle tradizionali occupazioni domestiche cucito, ricamo, cura della casa e dei bambini ma ampliata alla lettura, all’arte, alla musica e inserita nel sociale, ben oltre l’ambiente chiuso della famiglia. 7 Donna colta ☛ Silvestro Lega – La lettura, 1864 La donna, seduta su una panchina di pietra di un’appartata villa toscana, è assorta nella lettura. Contribuiscono a creare un’atmosfera di raccoglimento la nitida scansione spaziale e i misurati valori della luce e dei colori. ☛ Gioacchino Toma – La lettrice (o Donna che legge sdraiata), 1870 La lettrice di Gioacchino Toma, uno tra i maggiori pittori dell’Ottocento napoletano, è seduta in poltrona, ritratta di profilo e concentrata. Il pittore sembra lasciarla al suo impegno e interessarsi invece di valori cromatici: l’ampia blusa nera che copre l’abito bianco rosato, contrasta fortemente con la carta da parati rossa a motivo floreale e il cuscino bianco. ☛ Federico Faruffini – La lettrice (o Clara), 1865 Federico Faruffini, anticipatore dei modi degli Scapigliati lombardi, dipinge la sua lettrice cinque anni prima della Lettrice di Toma; ma il suo dipinto è più moderno nel taglio prospettico obliquo e nel soggetto: una giovane ritratta di spalle legge un libro, comodamente seduta su un divano rosso, davanti a un tavolino ricolmo di altri volumi, e allontana da sé il fumo della sigaretta accesa, che tiene tra le dita della mano. Clara è stata definita “un esempio di bovarismo”, in quanto si avverte in lei la donna inquieta, che disdegna la vita monotona e insegue fantasie romantiche, attraverso la lettura. È ritratta in una “posa rubata” del tutto inconsueta per l’epoca: fuma, legge, è adagiata sul divano e sembra non accorgersi dello sguardo del pittore, sfidando le convenzioni e la moralità borghese. È un piccolo capolavoro che l’artista non ha mai esposto nella sua vita. ☛ Mosè Bianchi – La lettrice, 1867 Ancora un’altra lettrice che, immersa nella lettura, diviene occasione per virtuosismi luministici concentrati soprattutto nella capigliatura raccolta e arricchita di perle. Federico Faruffini – La lettrice (o Clara), 1865 8 Mosè Bianchi – La lettrice, 1867 ☛ Adolfo Belimbau – Sfogliando i disegni, riflessi argentei. ☛ Oscar Ghiglia – Donna che scrive, 1908 1894 Qui la donna è sorpresa mentre ammira compiaciuta dei disegni, forse di moda. L’attenzione dell’artista è tutta concentrata nella resa luministica del vestito bianco con La presenza delle donne nella tradizione letteraria – peraltro fino all’Ottocento a carattere quasi esclusivamente religioso – conferma un variegato panorama di poetesse, 9 martiri, viaggiatrici, visionarie, pedagoghe, mistiche, predicatrici, narratrici, regine, che ci hanno consegnato un patrimonio di esperienze e di testimonianze, per lo più finora sepolto. ☛ Odoardo Borrani – L’analfabeta, 1869 In un interno borghese molto ben arredato, la padrona di casa, forse la moglie del pittore, scrive una lettera per conto della domestica analfabeta. Adriano Cecioni – Le ricamatrici, 1866 Serenità e raccoglimento sono i caratteri comuni della scenetta domestica. La lezione di piano, impartita a un gruppetto di tre bambini attenti, è ambientata in un salotto Odoardo Borrani – L’analfabeta, 1869 Donna angelo del focolare Accanto alla nuova visione della donna, emancipata, colta, persiste una visione più tradizionale, che la vede ancora intenta a occupazioni femminili e nel ruolo materno. ☛ Adriano Cecioni – La Lezione di piano, 1866/67 Adriano Cecioni – Gioie materne, 1880 10 Henri de Toulouse-Lautrec – Al Moulin Rouge ☛ Adriano Cecioni – Gioie materne, 1880 con vista sul mare. ☛ Adriano Cecioni – Le ricamatrici, 1866 Due giovani donne su un terrazzo sono intente a ricamare, mentre una terza si dedica all’uncinetto. Sedute in un angolo appartato e silenzioso, lavorano senza parlare. ☛ Cristiano Banti, Signora in terrazzo, 1882 La donna, ritratta di profilo e con un taglio prospettico dal basso verso l’alto, ricama all’aperto sui gradini davanti a una casa, che si percepisce agiata. ☛ Felix Mestres y Borrel – La madre orgogliosa In un interno medio-borghese, una giovane madre mostra la sua creatura probabilmente a un’amica venuta in visita, sotto lo sguardo compiaciuto di una donna di servizio. (circa) Qui la madre gioca col bambino tenuto in braccio da una balia. Donna mondana, trasgressiva, sensuale ☛ Édouard Manet – Olympia, 1863 Manet fu il maestro e l’anticipatore dell’Impressionismo; con le sue opere suscitò spesso la reazione scandalizzata della critica e del pubblico. Olympia è una prostituta, distesa nuda in una posa classica su un letto sfatto; una serva di colore le porge un mazzo di fiori, donatole forse da un corteggiatore. ☛ Pierre-Auguste Renoir – Ballo al Moulin de la Galette, 1876 ☛ Pierre Auguste Renoir – Colazione dei canottieri, 1882 11 Renoir fu definito “il pittore della gioia di vivere”, concentrò la sua attenzione, oltre che sui paesaggi, che dipingeva sempre dal vero, anche sulla vita quotidiana, riuscendo a rendere la vivacità della vita parigina. Giovani donne con i loro compagni sono raffigurate in momenti spensierati, mentre ballano all’aperto o discorrono tra di loro dopo aver mangiato e vogato in canoa. La vibrazione cromatica dei dipinti, lo studio degli effetti atmosferici della luce, bene rendono il dinamismo, la vivacità, l’allegria di quei momenti. ☛ Edgar Degas – Classe di danza, 1871/74 Motivo ricorrente nei dipinti di Degas furono i caffè, le corse dei cavalli, le scuole di ballo. In quest’opera l’artista raffigura la conclusione di una lezione: le allieve, stanche, si riposano, alcune si stiracchiano, altre si grattano la schiena o si sistemano un fiocco, un orecchino, prestando poca attenzione all’insegnante. Anche le ballerine sono viste nella loro quotidianità, nel duro lavoro di preparazione che compiono ogni giorno, e raramente sono raffigurate nel momento della loro esibizione pubblica. ☛ Henri de Toulouse-Lautrec – Al Moulin Rouge, 1892/1895 Toulouse-Lautrec fu un artista post-impressionista e rappresentò spesso la vita nei locali e teatri di Parigi e, in particolare, nei bordelli, dove a varie riprese fissò anche la sua dimora-studio. Ballerine come Yvette Guilbert, Jane Avril, Louise Weber vivono ancora grazie ai suoi dipinti. Qui è rappresentata la vita notturna parigina, all’interno del locale più alla moda del tempo, il Moulin Rouge. Al centro della tela, sullo sfondo, si vede lo stesso Lautrec, riconoscibile dalla bassa statura; al tavolo sono seduti amici del pittore, la ballerina spagnola detta La Macarona e un’altra ballerina, Jane Avril, con i suoi capelli rossi fiammanti. Sullo sfondo, la donna che si sistema la capigliatura conversando con un’altra signora è la ballerina detta La Goulue, che inventò la mossa. ☛ Domenico Morelli – Donna col ventaglio, Domenico Morelli – Donna col ventaglio 1873 La tela ritrae, nel sensuale personaggio femminile col ventaglio, Anna Cutolo, modella prediletta dell’ambiente artistico napole- Vito D’Ancona, Donna che fuma 12 Giuseppe De Nittis – Il salotto della Principessa Mathilde pressionismo, fu amico della principessa Mathilde Bonaparte, cui regalò anche due ventagli di stile giapponese da lui stesso dipinti. Mathilde era stata fidanzata con Luigi Napoleone Bonaparte e poi aveva sposato il granduca di Toscana. La nobildonna è rappresentata sullo sfondo, al centro della composizione, nell’atto di conversare con un anziano signore dalla barba bianca. Protagonista è invece l’anonima signora raffigurata di spalle in primo piano, sulla destra: una donna, dai capelli rossi raccolti in uno chignon, vestita di un abito nero scollato ed elegante. Accanto a lei un tavolo illuminato e una superba composizione di fiori. Nel salotto, sfarzoso e raffinato, gli ospiti sono comodamente seduti su poltrone di gran lusso, gli uomini con i frac neri e i bianchi sparati, le donne con abiti da sera dalle generose scollature. De Nittis ha spesso raffigurato i luoghi della mondanità, teatri tano e futura moglie di Vincenzo Gemito. La donna, a seno scoperto, guarda languidamente verso il pittore. Il dipinto mostra quanto Morelli fosse attratto dalla cosiddetta “moda orientalista”, molto apprezzata a Napoli in quegli anni. I pittori orientalisti, che spesso non avevano mai visitato l’oriente, tendevano a ritrarre figure, ambienti, scene di vita, del mondo mediorientale, carichi di fascino, esotico e di sensualità libera da convenzioni borghesi. ☛ Vito D’Ancona, Donna che fuma, 1878 Il dipinto raffigura una giovane modella nell’atto di espirare il fumo di una sigaretta. L’immagine della fumatrice appartiene all’iconografia della donna moderna, e qui si presenta in un atteggiamento di seduzione. ☛ Giuseppe De Nittis – Il salotto della Principessa Mathilde, 1883 Giuseppe De Nittis, pittore vicino alla corrente artistica del verismo e dell’Im- 13 e sorridente, è avvolta in un modernissimo abito di velluto di seta cangiante in mille sfumature di rosa ciclamino, che riprende i colori dei fiori posati sul divano e appuntati alla scollatura. Olivia, marchesa di Casa Concha, la signora in rosa, o meglio la signorina in rosa, perché nel 1916 non era ancora sposata, era nata in Cile e, venuta in Europa per godere della spumeggiante vita di società, aveva poi sposato un brillante avvocato cileno. Donna comune, contadina, operaia Accanto alla donna del bel mondo, che vive di balli e di feste, c’è anche la donna comune, quella che in città lavora duramente, o che è costretta a prostituirsi per la miseria. Ritratta spesso la contadina, che segue gli uomini nel lavoro sui campi. La presenza femminile era costante in quasi tutte le principali operazioni agricole: dalla cura del grano, delle vigne, degli olivi, alla semina, alla fienagione, alla mietitura, alla trebbiatura e alla raccolta. Compito di donne e di ragazzi erano inoltre particolari attività, prima fra tutte la custodia e il pascolo di pecore, di maiali o di altri animali domestici. Alle donne di casa era affidato il compito di andare a far legna nei boschi per il focolare domestico, e di confezionare fascine. L’operazione del bucato spesso avveniva al torrente o al fiume più vicino, o a un lavatoio pubblico. Le donne aiutavano inoltre nella stalla, nel preparare e somministrare il vitto al bestiame; badavano al pollaio, allevavano conigli, polli, piccioni, e altri animali da cortile. ☛ Edgar Degas – L’assenzio, 1875/76 Sono qui raffigurati, seduti immobili al tavolo di un bar, una prostituta e un clochard, abbrutiti dall’alcool, che si ignorano. È questa l’altra faccia della medaglia della Belle Époque: accanto alla vita mondana e frizzante che una società benestante poteva condurre, c’erano risvolti problematici e tristi. Qui sono due diseredati, emarginati, consumati e intorpiditi dall’alcool, con gli sguardi vuoti e assenti, a incarnare due Giovanni Boldini – La signora in rosa come prestigiosi salotti, dove a dominare la scena sono ricche ed eleganti signore. ☛ Giovanni Boldini – Mademoiselle Lanthelme, 1907 Il dipinto ritrae Mathilde Fossey, più nota col nome di Geneviève Lanthelme, attrice e cantante di grande bellezza, che aveva sposato un ricchissimo uomo d’affari. Boldini è stato uno straordinario interprete della bellezza femminile nel periodo della Belle Époque. Nel ritrarre le donne, ne esaltava le caratteristiche migliori, ne allungava le gambe, ne affusolava le mani, le disegnava flessuose e avvolte in fruscianti abiti alla moda; disinibite, e naturali, apparivano consapevoli del proprio fascino; inquiete e insoddisfatte, dagli sguardi, ora struggenti, ora malinconici, ma sempre compiaciute della loro immagine. ☛ Giovanni Boldini – La signora in rosa, 1916 Boldini fece questo ritratto a settantaquattro anni, sull’orlo della cecità, mentre l’Europa era devastata dalla guerra. Ma nulla traspare nel dipinto. La giovane, fresca 14 Edgar Degas – Le stiratrici, 1884 solitudini. ☛ Edgar Degas – Le stiratrici, 1884 Degas è stato anche un attento osservatore del mondo del lavoro. Qui sono raffigurate due donne all’interno di una stireria: una sbadiglia, impugnando con una mano una bottiglia e portandosi l’altra mano al volto; l’altra continua a stirare energicamente, piegata sul ferro da stiro con tutto il peso del proprio corpo. ☛ Jean-François Millet – Le spigolatrici, 1857 Millet descrisse la fatica del lavoro nei campi, con l’intento di denunciarne gli stenti. Tre donne, curve, raccolgono le spighe sfuggite alla mietitura, nascondendo i volti stanchi e sudati per la fatica della giornata e per il sole che picchia sulle loro teste; i loro abiti sono sporchi e vecchi, le loro mani gonfie e nodose. Sono le più misere tra i miseri, probabilmente vedove che hanno perso il sostentamento, eppure ci appaiono piene di dignità, in una dimensione di solenne monumentalità. ☛ Honoré Daumier – Il vagone di terza classe, 1862 Anche Daumier denuncia le condizioni sociali delle classi più povere, che viaggiano stipate in un vagone affollato: le due donne in primo piano sono ritratte con lo sguardo perso nel vuoto, la vecchia contadina, al centro, tiene un paniere tra le mani nodose, la giovane allatta un neonato, il ragazzo si accascia addormentato. ☛ Francesco Paolo Michetti– La raccolta 15 Francesco Paolo Michetti– La raccolta delle olive no Adolfo. Ludovico è la personalità più decisa dei tre. In questo dipinto ci restituisce un’immagine femminile di carattere intimista; la mancanza di descrizione fìsiognomica della figura che volge le spalle allo spettatore, con la testa reclinata, isola il personaggio. Fare il bucato è da sempre un’attività tipicamente femminile, un’attività in passato dura e faticosa, svolta a mano. In città le donne usavano le fontane pubbliche o i lavatoi comunali. In campagna, dove mancavano fontane e lavatoi, erano solite andare sulle rive dei torrenti, dei fiumi o di piccoli ruscelli. Pur essendo un lavoro pesante, rappresentava un importante momento di aggregazione perché era vissuto dalle donne con vivo spirito di gruppo e di solidarietà. Numerosi dipinti rappresentano lavandaie: sono istantanee della realtà quotidiana, autentici ritratti della fatica fisica delle donne. I volti sono sfocati, nessuna sembra emergere con la propria soggettività, ciò che le caratterizza è soltanto il lavoro. L’attenzione dei pittori si concentra sulla luce naturale che si riflette sui bianchi di lenzuola, camicie e sulle increspature dell’acqua. ☛ Angiolo Tommasi – Lavandaie sull’Ema, 1883 delle olive, 1885 Michetti è certamente il più grande pittore che l’Abruzzo possa vantare, nonché uno dei maggiori esponenti del realismo napoletano. Le sue opere mostrano l’Abruzzo dei contadini e dei pastori, con i loro variopinti costumi, le loro usanze, tradizioni e la loro superstiziosa religiosità. La raccolta delle olive, omaggio all’amata terra nativa, rievoca la bellezza di un mondo incontaminato, quella del paesaggio abruzzese, aperto sullo sfondo verso il mare Adriatico. ☛ Giovanni Segantini – La raccolta del fieno, 1889/98 Segantini attinge i suoi soggetti dalla vita agreste, dove uomini e animali vivono una vita comune, immersi in una natura che è sempre amica; i suoi temi sono quelli del lavoro nei campi, del pascolo, della tosatura e della filatura. E proprio la ricerca di questi ambienti, splendenti di luce e di aria, lo porta a trasferirsi con la famiglia in un villaggio delle Alpi a 1200 metri di quota. ☛ Ludovico Tommasi – Due donne al fiume, 1897 Nelle ricche residenze dei fratelli livornesi Tommasi, Silvestro Lega, tra il 1880 e il 1885, insegna la sua maniera di dipingere ai due fratelli Angiolo e Ludovico e al cugi- 16 Angiolo Tommasi – Lavandaie sull’Ema, 1883 In questo dipinto il faticoso lavoro femminile si trasforma in un’elegante danza che, innescata dalla statuaria figura della donna in primo piano, continua sui vigorosi dorsi chini e si propaga in profondità. È un gioioso e corale inno all’impegno quotidiano, esaltato dalla trama luministica chiara e diffusa, punteggiata dal biancore dei panni stesi al sole. ☛ Francesco Gioli – Le boscaiole di San Rossore, 1887 Francesco Gioli, pittore della corrente artistica dei Macchiaioli, ha nella sua produzione tanti studi dal vero, scene di vita campestre come questa, dove le donne sono curve sotto il peso della legna che hanno appena raccolto. ☛ Francesco Gioli – Le Renaiole – L’alzaia Le renaiole provvedevano all’estrazione della rena dal fiume. L’alzaia è la fune per trainare controcorrente barche, battelli ecc. ☛ Angelo Morbelli – In risaia, 1901 Angelo Morbelli trattò prevalentemente paesaggi e scene di vita popolare ispirate a ideali socialisti e umanitari. Fece oggetto di molti suoi quadri i paesaggi delle risaie del casalese. La vita delle mondine era segnata da soprusi e sofferenze; dovevano affrontare ogni anno l’incertezza di ottenere un posto di lavoro e con esso, un contratto. Quando il lavoro c’era, in cambio di alcune settimane di salario, si doveva accettare il distacco dalla famiglia, una lenta trasferta in vagoni merci e le notti passate in cameroni senza la minima garanzia di dignità. Il dipinto Angelo Morbelli – In risaia 17 denuncia la condizione lavorativa assai dura delle donne nelle risaie. In primo piano si notano le mondine chine a piantare il riso, l’una accanto all’altra; ognuna compie lo stesso gesto; la terza invece si alza per sistemarsi il copricapo e rompe l’ordine e la monotonia. In secondo piano, un’altra fila di donne in prospettiva obliqua compie gli stessi gesti. Il campo di riso è molto vasto, sul fondo gruppi di alberi chiudono la risaia, che tanto più si percepisce immensa in quanto al cielo è riservata una sottile striscia. Il taglio obliquo, gli effetti di luce, gialla e abbagliante, i riflessi sulla superficie dell’acqua danno all’inquadratura un effetto cinematografico e conferiscono al dipinto una verosimiglianza quasi fotografica. ☛ Angelo Morbelli – Per ottanta centesimi, 1895 Anche questo dipinto documenta la dura attività delle mondine, raffigurate con i piedi nell’acqua, curve, allineate e di spalle. Il titolo sottolinea la denuncia sociale per il misero compenso. Le immagini citate sono visibili a questo indirizzo online: http://goo.gl/BlToKO 18 Progetto grafico e impaginazione Mauro Zennaro Determinazione n. G05009 del 16.12.2013 Regione Lazio Avviso pubblico concessione di contributi economici a sostegno di progetti da attuare nelle Scuole del Lazio Progetto n. 184 “Linguaggi di Genere” CUP H82D14000000002