Il padre ritrovato: ruolo della figura paterna nello

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Il padre ritrovato: ruolo della figura paterna nello
Il padre ritrovato: ruolo della figura paterna nello sviluppo psico-affettivo delle preadolescenti e delle adol
Mercoledì 04 Dicembre 2013 13:07
Di Fatima Uccellini
“Non riesco a pensare ad alcun bisogno dell'infanzia altrettanto forte quanto il bisogno della
protezione di un padre” .
S.Freud
“…la madre è la stabilità del focolare, il padre è la vivacità della strada…” D. Winnicott
“La saggezza del padre è il più grande ammaestramento per i figli”. Democrito
Per troppo tempo, la figura paterna, dal punto di vista psicologico, ma anche da quello
sociologico e culturale, è rimasta relegata sullo sfondo, secondaria rispetto al ruolo della madre,
valutato da sempre come più centrale e determinante nello sviluppo psico-emotivo del bambino.
Solo negli ultimi venti anni, i padri sono stati considerati dagli psicologi qualcosa di più che non
l’ "altrogenitore”. 1/6
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Il padre, infatti, ricopre l’importante compito evolutivo di regolamentare la distanza nel rapporto
madre-figlio, per sua natura, totalizzante e sbilanciata incarnando, come sostiene Jung, una
figura forte e positiva, legata alla forza vitale e dando voce a tutti quegli aspetti dell’esistenza
che vanno oltre la sfera degli interessi puramente femminili. Fin dall’inizio, mentre la relazione
madre-figlio è fondata su leggi naturali, viscerali e materiali legati anche alle prerogative della
funzione stessa del
maternage (affetto, cura e protezione), la relazione con il padre
è caratterizzata da elementi maggiormente idealizzati, meno concreti e corporei.
L’azione paterna, anello di collegamento fra famiglia e società, favorisce la graduale
emancipazione del bambino dalla protezione materna, permettendo al figlio di affrontare i rischi
e le insicurezze che la vita comporta, accettando eventuali frustrazioni e acquisendo un sano
senso del limite. Molti studi di stampo psicoanalitico, hanno sottolineato come sia fondamentale
nello sviluppo psico-affettivo del bambino, la funzione “anti-nostalgica” della figura paterna, che
spinge il bambino a staccare lo sguardo rivolto all’indietro, verso la madre, per portarlo in avanti,
verso il futuro, l’evoluzione e la crescita.
In particolare, nello sviluppo psico-affettivo delle bambine, la figura paterna sembra ricoprire un
ruolo fondamentale nella costruzione
dell’identità di genere femminile
.
Alcune ricerche in ambito psicologico sul rapporto specifico padre-figlia, infatti, sembrano
dimostrare come la figura paterna determini, con la propria influenza, un passaggio cruciale
nello sviluppo psicologico della figlia: l’accettazione della femminilità e l’orientamento delle sue
future scelte sessuali e affettive.
Il padre, di fatto, rappresenta il primo rapporto con il “
maschile
” , la cui eco si riverbera nella donna in tutti le successive relazioni con gli altri uomini
che via via incontrerà
, riattivando ogni volta la memoria di questo ancestrale, quanto profondo e determinante,
legame parentale.
La dinamica dei rapporti padre-figlia, perciò, è indubbiamente di massima importanza per
l’impatto che determina sulle scelte esistenziali ed in particolare su quelle sentimentali di una
donna e sulla sua capacità di sentirsi a suo agio nel vivere la dimensione sessuale,
condizionata, in buona parte, proprio dalla qualità della relazione con la figura paterna durante
l’infanzia e nei periodi successivi, in preadolescenza e in adolescenza. Il confronto con la figura
paterna, infatti, offre alla figlia un modello fondamentale che condizionerà non solo il rapporto
con gli uomini e con le altre persone più in generale, ma anche con l’elemento maschile interno,
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presente in ogni donna.
Inoltre, dipendono in modo significativo dalla figura paterna anche la costruzione del sistema
valoriale, dei fondamenti ideologici e della dimensione sociale
di ogni donna, prevalentemente spendibile nei rapporti sociali e lavorativi.
Quando il rapporto con la figura paterna è problematico, irrisolto o, peggio, emotivamente
freddo ed assente, si può osservare come le conseguenze create dalla relazione padre-figlia,
soprattutto in preadolescenza ed adolescenza, incidano profondamente proprio sul processo di
costruzione dell’identità femminile. A tale riguardo, si possono ingenerare nella donna
comportamenti disfunzionali opposti che, di fatto, mettono in evidenza una grave mancanza di
integrazione emotiva interiore nell’immagine femminile di sé. Tra le altre, sono osservabili
alcune tipologie di comportamenti caratterizzate da grave immaturità emotivo-affettiva associata
ad una incapacità di operare scelte, gestire rapporti e prendere decisioni di tipo sentimentale, o
viceversa, contraddistinte da distacco emotivo, freddezza ed incapacità di entrare in una vera
relazione affettiva con l’altro.
Se nel periodo infantile il rapporto delle bambine con il padre è fortemente idealizzato,
prevalentemente ludico e caratterizzato da un rapporto diretto, fisico e spontaneo, tutto cambia
nella fase di sviluppo successiva, la preadolescenza (dai 10-11 anni fino ai 14 anni). Pur
restando invariata la duplice funzione paterna, da un lato affettiva (protezione, aiuto, guida,
consigliere, rifugio emotivo)
dall’altro
normativa (regole, rispetto, diritti e doveri), il rapporto padre/figlia si modifica ed inizia quel
graduale e lento processo di disillusione che si protrae, poi, nell’adolescenza. È questa la fase
della separazione, della scoperta dei limiti genitoriali e, quindi, anche di quelli paterni, del
riconoscimento, accanto alla figura idealizzata, della persona per come è nella realtà, con le
sue virtù e imperfezioni. Questo vissuto, si associa alla richiesta, da parte della figlia ai genitori,
di una maggiore autonomia e di spazi sempre più ampi per sperimentare e sperimentarsi,
lontano dal controllo genitoriale. L’autonomia, ricercata in modo emotivamente disorganizzato ed impulsivo in età
preadolescenziale diventa poi, in adolescenza, risultato di un processo maturativo più
complesso e consapevole. Questo periodo, è caratterizzato da parte della ragazza, da un
senso di disagio relazionale con la figura paterna e dal conseguente allontanamento emotivo e
fisico
(sia da parte del padre che da parte della figlia), legato
essenzialmente, all’evoluzione della sessualità delle ragazze. Superata questa fase, in
coincidenza del momento conclusivo dell’adolescenza, si arriva a un periodo di relativa calma e
serenità nella relazione che dovrebbe favorire, successivamente ed in età adulta, una certa
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stabilità nei rapporti padre/figlia, associata a sentimenti positivi e, in parte, di tipo riparatorio
riguardo a quegli atteggiamenti aggressivi e di rifiuto, in parte anche fisiologici, manifestati ed
ostentati in epoche precedenti.
È bene ricordare che l’esito di questo articolato processo sembra dipendere da due fattori
paterni determinanti: la disponibilità al cambiamento e alla ridefinizione di sé e del proprio ruolo
da una parte e, dal riconoscimento e dalla valorizzazione della femminilità nella figlia, dall’altra.
Attraverso l’attivazione di questi due elementi, il padre concorre significativamente a rendere
possibile nella figlia l’instaurarsi di un senso positivo di riconoscimento di sé e di autostima,
indispensabili per interagire con i coetanei (maschi e femmine) in modo gratificante, fluido, privo
di rigidi meccanismi difensivi. Tutto questo, significa anche, per il genitore, attivare un processo
di superamento degli inevitabili condizionamenti sociali e culturali e di pregiudizi personali,
rendendosi disponibile ad una forma di dialogo aperto, empatico ed affettivo in cui,
contestualmente all’elemento normativo e costruttivamente critico, sia sempre presente anche
la capacità di incoraggiare ed orientare positivamente la figlia, attraverso l’ ascolto, la
condivisione dei problemi e la sintonizzazione emotiva.
Si tratta di un approccio fondato su un’accoglienza emotiva reale e spontanea del mondo di cui
la figlia si fa portatrice, e favorito da un sano processo di riconoscimento e di contatto con
l’elemento “femminile” che ogni uomo ha dentro di sé.
Bibliografia
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1980.
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