NOI ABITARE L`IMMAGINARIO A cura di Filostrato Una guida in

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NOI ABITARE L`IMMAGINARIO A cura di Filostrato Una guida in
NOI
ABITARE L’IMMAGINARIO
A cura di Filostrato
Una guida in differita
UNA GUIDA IN DIFFERITA
Buongiorno o buonasera
comunque siete i benvenuti,
vi ringrazio per il tempo che ci dedicate e come segno di una reciprocità cercherò di
accompagnarvi in questa mostra offrendovi il punto di vista degli autori. Probabilmente i detrattori
“dell’estetica d’impatto” storceranno un po’ il naso per questo accompagnamento, ma non c’è da
preoccuparsi perché l’intento è solo quello di restituire allo spettatore il contesto in cui questi
lavori nascono.
La mostra ha come titolo:
NOI ABITARE L’IMMAGINARIO
Brevemente mi presento,mi chiamo Filostrato e ho ricevuto l’incarico di redigere questa guida.
La descrizione delle opere verrà aperta dall’artista Paolo D’Angelo che mi ha inviato il materiale
documentario, il mio compito invece è quello di portarvi alla scoperta del punto di vista attraverso
il quale comprendere e conoscere il lavoro presentato in questa mostra.
La descrizione delle opere che viene fatta in questa guida segue un percorso diverso da quello della
mostra perché è in differita, ossia non corrisponde a quello che vedrà il visitatore della mostra, ma
quello che vedono i visitatori che con me sono stati guidati presso l’Opera Bonomelli il giorno
prima dell’apertura.
Bene iniziamo.
Vedete alla vostra sinistra, quell’edificio?Quella è l’Opera Bonomelli e il quartiere in cui siamo è
La Malpensata. L’edificio assomiglia a un condominio di fatto non lo è come avrò modo di farvi
vedere. Dentro quell’edificio ci sono delle comunità e non solo, ed è il luogo in cui sono nati i
lavori che sono in mostra.
Dai entriamo dalla realtà all’immaginario.
Titolo MI SENTO COME UNO STRACCIO
Autore: Ciao Umberto
Descrizione. Umberto racconta che questo lavoro è nato da un sentire “ Paolo mi sento come uno
straccio”.Questo sentire ha preso forma in una porta, come un confine tra il sentirsi uno straccio e
la possibilità di essere altro.
Gli stracci sono diventati dei vestiti annodati alla struttura in legno. La porta rimane nel suo essere
un confine tra individuo e società, tra il proprio fallimento e la possibilità di un riscatto.
Filostrato. Iniziamo il nostro percorso: la porta in un certo senso è la porta d’ingresso della
Bonomelli, le persone vi arrivano con i loro bagagli, delle volte accompagnati altre volte da soli.
Anche noi per arrivare dove siamo abbiamo varcato delle porte e adesso, posta di fronte a noi, se
ne trova un’altra.
Per varcarla non c’è bisogno di dare la carta d’identità, non è una soglia di controllo ma di
possibilità immaginativa, entrando per sostare ed abitare transitoriamente nell’immaginazione
per l’appunto abitare l’immaginario.
Titolo ARCHEOLOGIA DELL’ANIMA
Autore Ciao Pasquale
Descrizione. Distruggere e ricostruire, più facile il primo più difficile il secondo e delle volte non
basta una vita per poterlo fare.
Un educatore della Bonomelli mi ha raccontato che “… ricordo il giorno in cui Pasquale. ruppe
tutte le sculture io ero presente nella sua stanza, una furia e nel giro di qualche secondo tutto in aria.
Poi, dopo settimane, riprese a modellare ma non fu più come prima”.
Pasquale mi disse che “ queste sculture sono nate da una nostalgia dei tempi della spensieratezza,
quando mi divertivo ad andare in campagna ed un bel giorno, insieme con i miei amici scoprimmo
di essere in un sito archeologico sopra il tetto di una tomba …, ci trovavamo nelle vicinanze di
Taranto.”
L’archeologia è una modalità del pensiero immaginativo di tornare e ritornare indietro, ma non è
semplice perché bisogna scavare la terra e cosa più importante sapere dove operare questo scavo.
Filostrato. Siamo dentro, dentro, in una delle stanze in cui alloggiano le persone. Siamo nella
stanza dove ha dormito Pasquale al secondo piano della struttura e con quest’opera anche noi
piombiamo giù, cadiamo per terra, dalla terra nella terra, con stupore, dopo la paura per la
caduta ci guardiamo intorno e con meraviglia entriamo in contatto con “oggetti “ che
appartengono ad un passato remoto. Bella metafora quella dell’archeologica, metafora forte
perché le scoperte rimettono in gioco il presente. E’ la forza del passato, ma bisogna avere delle
domande per avventurarsi nel tempo ed essere disponibili ad imparare.
L’archeologia è una minaccia per le certezze che vengono costruite nel presente.
Titolo FAME
Autore Noi
Descrizione. Fame, perché come mi racconta un educatore della struttura “ le persone esterne che
si rivolgono alla struttura lo fanno sempre per la soddisfazione di un bisogno primario in questo
caso perché hanno fame e non hanno un reddito capace di far fronte in modo autonomo a ciò”.
Con questo lavoro si è voluto evidenziare questa condizione di “appetito”, attraverso l’uso di sacchi
da pane vuoti presentati in modo aperto come se prendessero aria, prendono aria , perché dopo aver
mangiato si sta bene , per un attimo la fame è soddisfatta. Nello stesso tempo sono presentati dei
sacchi arrotolati su sé stessi e tenuti stretti da cerchi in ferro come quando si ha fame e lo stomaco si
contorce.
Filostrato. Continuiamo il nostro percorso, risaliamo in superficie, facciamo le scale e arriviamo
al pian terreno, qui una parte dello stabile è occupato dalla mensa .
Una delle funzioni principali che a livello sociale viene svolta dall’Opera Bonomelli è la mensa.
Questa funzione è da considerarsi come retaggio di un passato che permane nella
contemporaneità, come mai? È incredibile ma è così, parlando di povertà questa è una costante
storica che in periodi diversi assume rilevanza nell’essere un fenomeno sociale.
Secondo voi questi sacchi arrotolati non ricordano anche delle balle di fieno che vengono
composte dagli agricoltori che nei mesi di luglio e di agosto si vedono nei campi? E volendo
immaginare ancora proviamo a chiudere gli occhi, proviamo a sentire il profumo del pane
appena uscito dal forno a ricordare il colore dei campi d’oro appena arati, ecc. …
Titolo CHE COSA CI DEVO FARE CON QUESTI QUADRI?
Autore Ciao Antonia e Suor Margherita
Descrizione. Antonia e Suor Margherita sono state autrici inconsapevoli di questo lavoro. Perché?
Antonia perché nel tentativo di sbarazzarsi di tre quadri ha invece legato il loro destino a quello di
questa mostra, Suor Margherita perché ha concesso all’artista un quadro con iconografia religiosa
senza sapere bene che cosa sarebbe successo.
L’opera è quindi stata realizzata con questi quattro quadri: i primi tre sono stati disposti in modo
lineare nella parte bassa del muro ed in corrispondenza dei tre, nella parte alta del muro è stato
posto il quadro a tema religioso. I primi tre quadri inoltre sono stati manomessi, nel senso che è
stato inserita una pellicola di plastica color rosso nella parte posteriore del vetro. Buona visione.
Filostrato. Prendiamoci una pausa, usciamo fuori nella parte posteriore della struttura dove si
trova un piccolo spazio verde dove una volta venivano coltivate le rose.
Ripensiamo alla mensa, pensiamo a tutte quelle persone che vi mangiano a pranzo e a cena.
Bene. tutte queste persone rischiano l’invisibilità, sono i cosiddetti senza fissa dimora, coloro che
vivono e in un certo senso non vivono, sospesi tra l’essere socialmente riconosciuti e il non
esserlo, nel frattempo vagano e vagano. Lo sguardo sensibile è quindi uno sguardo che gioca
con l’ambiguità mentre lo sguardo di Dio non oscilla, ti vede.
Quest’opera sottolinea un aspetto importante di questo contesto, di come la cultura organizzativa
è un misto di cultura laica e cultura religiosa. La connotazione religiosa dell’Opera Bonomelli è
data dalla storia, dalla presenza di una piccola chiesa al primo piano e dal fatto che le suore, che
appartengono all’ordine delle Poverelle, abitano presso la stessa struttura e prendono parte alla
gestione ed all’organizzazione delle comunità.
Titolo GALLEGGIARE
Autore Noi
Descrizione. L’opera è composta da salvagenti colorati disposti bidimensionalmente a parete
doppia. I salvagenti non sono tridimensionali, perché non hanno aria, hanno perso aria, sono invece
aperti in due e disposti bidimensionalmente Con questo lavoro si è voluto evidenziare come il tema
dell’alterità è soggetto a derive di tipo ideologico, di cronaca e di urgenza sociale, in questo senso
non c’è tridimensionalità, non c’è la capacità di considerare questa tematica nella sua complessità
riportando la vita dell’uomo al centro dell’attenzione indipendentemente dal sesso, dalla razza e
dalla cultura.
Filostrato. Rimaniamo seduti, come i sacchi del pane aperti, rimaniamo a guardare il cielo, con
la testa in su, non c’è il mare ma c’è il cielo e oltre il cielo l’assenza di forza di gravità che ci fa
galleggiare nell’universo.
Ma questo lavoro non è proprio così: l’artista non intende far galleggiare nell’aria i pensieri, al
contrario gli ha tolto l’aria. Ogni organizzazione non solo è abitata da un immaginario, ma
anche da un vocabolario. Questo lavoro nasce per l’appunto da un vocabolario, dal significato
che viene dato alla parola galleggiare che indica per la persona una possibilità di equilibrio nel
reinserirsi socialmente A questo reinserimento partecipano più attori sociali accomunati dal
vincolo determinato dalle politiche d’inclusione sociale che non sempre, per l’appunto includono
ma producono ulteriore frammentarietà. I salvagenti nel loro insieme restituiscono anche
l’immagine di una rete, ma è bidimensionale, non regge, affonda.
Titolo STRADA
Autore Ermete, Michele, Sandro, Marcello,
Descrizione. Istallazione tridimensionale composta da cinque parallelepipedi posati per terra,
realizzati con malta bastarda e rivestiti in superficie con bitume liquido. I cinque elementi sono
disposti linearmente. Sopra due di questi elementi sono stati ricavati dei fori e conficcati in essi si
vedono delle lance realizzate in legno con decorazioni geometriche..
Filostrato. Andiamo a fare un giro, non andremo lontano, ho bisogno di farvi vedere una cosa,
l’asfalto. Vedete in questo punto, non è steso in modo omogeneo, o meglio, quando l’asfaltatura
della strada è nuova è omogenea quando invece passa del tempo compaiono delle crepe che poi
vengono aggiustate e rimangono queste tracce che sono come cicatrici.
Guarda chi si vede! Ciao Ermete, , stavo parlando del vostro lavoro e stavamo dicendo della
strada, dell’asfalto …
Ermete. Si, l’opera realizzata consiste in questo: lance come “spade” conficcate nell’asfalto. Per
chi ha vissuto in strada l’asfalto diventa la sua pelle e su queste pelle rimangono delle cicatrici.
Filostrato. E’ incredibile nel lavoro precedente dal titolo “Galleggiare”, i corpi subiscono una
smaterializzazione e vivono nell’inconsistenza, nell’attesa che qualcosa avvenga.
Ermete invece ci racconta di corpi che vivono, di corpi che ci sono.
Vedete, non basta guardare bisogna osservare ed avere il tempo per farlo. Proseguiamo,
entriamo dentro.
Titolo MASCHERA
Autore Ciao Pasquale
Descrizione. In questo lavoro la tecnica utilizzata è una tecnica di stampa semplice ottenuta tramite
una matrice realizzata con del sughero e la pressione è stata eseguita a mano.
In questo senso si sono ottenuti dei monotipi.
L’immagine rappresentata è quella di una maschera.
Ripetizione e unicità, le stampe con soggetto uguale sono state assemblate insieme componendo due
forme circolari irregolari. La ripetizione è il passare del tempo in cui la priorità è quella di
combattere con sé stessi, con le proprie fragilità, con la propria dipendenza.
Ogni giorno è un giorno diverso che forse diventerà diverso, ma con intensità variabile, delle volte
forte, altre volte meno, ma sempre presente, anche debole, ma presente, insistente, non lascia
spazio ad altro, ripetitiva nel suo essere che occupa tutto, senza lasciare tempo di pensare ad altro.
Astinenza.
Filostrato. Vi ricordate di Pasquale adesso siamo ancora con lui. Andiamo nella porta a fianco
che si trova sul pianerottolo delle scale
Titolo GRATTA E VINCI
Autore Noi
Descrizione. Si tratta di due stampe su tela che riportano l’immagine ingrandita di due gratta e vinci
usati; nei solchi lasciati dal grattare l’artista è intervenuto con della pittura granulosa color oro.
L’artista riferisce che “ dopo aver grattato se non si è appagati rimane il desiderio, il desiderio di
diventare ricchi tutto di un colpo, si tenta la fortuna e per un attimo possiamo immaginare una vita
diversa, di fatto, il più delle volte ripiombiamo nell’amara realtà..
Filostrato. Siamo dentro un ufficio, vedete li in fondo quei due quadri? Mi rendo conto che
questi ultimi lavori risultano un po’ pesanti, ma difficile è la vita.
Come sapete la ludopatia è una “nuova” forma di dipendenza nascosta, ma ben presente. Avete
visto le sale slot, sono impermeabili allo sguardo, alla luce naturale, sempre la stessa luce,
ambienti artificiali dove trascorrere il tempo, al sicuro.
Siamo sicuri del fatto che sia solo la fortuna a guidare l’intenzione di giocare?
GRATTA E PERDI.
Scendiamo le scale, seguitemi adesso devo chiedere … mi scusi dove si trova l’Atelier?
Portinaio. Proseguite dritti e girate a destra.
Titolo ORTOPEDICA
Autore Ciao Mario
Descrizione. Una sedia divisa in quattro parti e raccordata da aste in ferro sia nella parte inferiore
che nella parte superiore altezza seduta A posteriori l’artista racconta come ha avuto origine l’opera:
“Inizialmente si trattò di un piccolo mobile da restaurare e nel farlo si scoprì che aveva dei tarli;
provammo a toglierli ma non ci fu niente da fare. Mentre ci ponevamo il problema di come toglierli,
Mario mi disse che nella sua vita aveva subito delle operazioni all’arto inferiore sinistro e che
all’altezza della coscia aveva una protesi nella coscia che scendeva sino al piede.
Filostrato. La porta è aperta, sono le 14.00 siamo puntuali.
Paolo. Buongiorno salve piacere io sono Paolo vi stavamo aspettando per completare il vostro
giro, con me ci sono Cristina Vittoria Giovanni, Ivan, ecc.
Filostrato. Mario dove è adesso?
Paolo. Mario come Pasquale come Umberto non sono più in questa struttura hanno finito il loro
percorso ed è difficile rintracciarli. Di Mario mi rimane questa sedia che non era il comodino
iniziale, quindi mi rimane un’idea creativa condivisa con lui che ho completato.
Filostrato. Quindi, facci capire Paolo , anche per i lavori di Pasquale e di Umberto è andata
così?
Paolo. In parte si in parte no. Di Pasquale sono rimaste le sue sculture in argilla sia quelle
complete che quelle che ha distrutto, di Umberto invece la porta era stata costruita, ma non con il
volume dato dai vestiti annodati dalla struttura.
Filostrato. Alla fine loro non sanno come è andata …
Paolo. E’ così loro non sanno perché hanno interrotto il loro percorso e nello stesso tempo
hanno interrotto l’esperienza in Atelier. E’ importante che iniziamo a discorrere sull’attività che
viene svolta in questo Atelier.
Un primo aspetto da considerare è quella del progetto: alle persone viene chiesto di elaborare un
progetto di arte visiva, quindi una prima condivisone con me avviene dal punto di vista ideativo.
Adesso vi farò vedere un altro lavoro quello di Cristina.
Titolo IL CORPO E’ UN GRAN CHIACCHIERONE
Autore. Ciao Cristina
Descrizione. Il lavoro che viene presentato riguarda un vestito, sul suo tessuto Cristina ha scritto le
parole e le frasi delle danze raccolte nei vari gruppi che ha incontrato.
Cristina è una danza terapeuta che , dopo aver svolto diversi interventi di danza movimentoterapia
in alcuni servizi alla persona (Casa Il Mantello, Coop. Biplano) e in contesti formativi, è stata anche
da noi.
Quindi alcune frasi trascritte sul vestito sono state danzate dagli ospiti che hanno partecipato al suo
laboratorio. Il corpo incarna la parola attraverso la danza, la danza mette in moto il corpo, e l’atto di
riappropriazione avviene cominciando dal nominare le proprie sensazioni ed emozioni.
Visitatore. Ma perché il corpo è un chiacchierone?
Paolo. Io ho descritto il lavoro, a Cristina lascio lo spazio per entrare in merito a quello che ha
fatto.
Cristina. La danzamoviemento terapia non è da intendere come una performance, ma come un
intervento a valenza terapeutica e riabilitativa, e si rivolge sia a persone in difficoltà e con
svantaggio, ma anche a chi spontaneamente ha voglia di iniziare un percorso creativo e di
conoscenza e scoperta di sé, dove il corpo è il protagonista.
Detto questo, il corpo chiacchiera perché le danze che si creano partono proprio dai movimenti
danzati inespressi ed espressi, che ci appartengono … che ci muovono … che ci parlano … che
ci fanno sentire ... l’importante è lasciarlo parlare!
L’importante è stato per me raccogliere queste frasi, renderle visibili, poterle ancora danzare e
farle danzare, non tenerle chiuse in un cassetto.
Provate a leggerne qualcuna e immaginate di danzarle.
Titolo. TUTTO IN UN FIATO
Autore Ciao Vittoria
Descrizione. Vittoria è un’educatrice che ha partecipato all’attività di laboratorio dell’Atelier.
Quello che vedete è il risultato di un percorso creativo in cui il bisogno di Vittoria è stato quello di
entrare in contatto con sé stessa, ma come fare? Che cosa pensare’?
Vittoria. E’ difficile comprendere e comprendersi, è difficile prendere contatto con sé stessi, con
quello che si vorrebbe dire.
La scrittura si fa segno, corre lungo il foglio attraversandolo in modo regolare, sovrapponendosi
orizzontalmente e poi verticalmente, un parlare con sé stessi nel tentativo di occupare spazio perché
non c’è tempo; una scrittura come rumore, si sussegue tutta di un fiato, forse l’aspirazione della
parola a cambiar natura, a diventare pittura quando il gesto cancella non uno sbaglio, non un errore,
ma il bisogno di fermarsi, di una sosta …
Filostrato. Ma Paolo in questo lavoro non c’è stato il tuo intervento?
Paolo. Si e no, una regola del laboratorio è: io sono mente e tu sei braccio, viceversa io sono
braccio e tu sei mente. Con ciò si vuole intendere che la metodologia di conduzione del
laboratorio si fonde su questa reciprocità.
Con Vittoria c’è stata una condivisione rispetto all’idea, alla ricerca di un’idea attraverso un
progetto così come è avvenuto per il lavoro di Mario, ma Vittoria ha visto il risultato della sua
esperienza. Con Cristina invece il mio contributo è stato tecnico nel senso che è stata aiutata
nella scrittura. Mi ha chiesto come faccio a scrivere su un vestito?
Titolo COCCINELLE
Autore Ciao Armando e Giovanni
Filostrato. Paolo e in questo lavoro cosa è successo?
Paolo. Alcune opere, che sono presentate in mostra, le ho definite “di cornice” perché l’idea è
quella di sviluppare delle immagini a partire dalla cultura organizzativa che anima questa
struttura. Sono da considerare con questa accezione le opere come FAME, GALLEGGIARE, e
in questo senso anche COCCINELLE. Nello stesso tempo quest’ultima opera è da ritenersi come
un lavoro al quale hanno collaborato più persone così come è successo con l’opera STRADA.
Nello stare insieme, nel fare gruppo, delle volte è l’intuizione di una persona che apre altre
intuizioni, così è nato il progetto Coccinelle.
La coccinella è il simbolo del Bioorto, servizio della Bonomelli che si occupa di agricoltura
biologica. L’idea di rivestire queste coccinelle con delle coperte, quelle che vengono date alle
persone, è nata condividendo la questione di come decorarle, una volta che lo scheletro in legno
preparato da Armando era pronto.
Filostrato. Bene andiamo avanti.
Titolo GIORNO E NOTTE
Autore Ciao Marco
Descrizione. Si tratta di quadri e di sculture in ferro di piccole dimensione appese a parete I quadri
sono sati eseguiti con tecnica mista utilizzando pastelli a cera e tempera di colore nero per lo
sfondo. I disegni di Marco sono stati eseguiti con pastelli a olio.
Filostrato. E di questo lavoro che cosa ci dici?
Paolo. Voi Avete delle domande da fare?
Visitatore. Si Io
Paolo. Prego.
Visitatore. Non capisco molto questo NOI, delle volte sono lavori collettivi altre volte no ma di
fatto tu sei sempre presente, ci sei. Non ti sembra di essere invasivo?
Paolo. Grazie della domanda, prima di entrare in merito al lavoro di Marco cercherò di
risponderti. Questa mostra potrei anche considerarla come una personale, ma di fatto bisogna
intendersi su che cosa significa personale: personale per me non s’identifica con individuale, ma
al contrario con collettivo. Ci sono momenti nella nostra vita in cui intenzioniamo l’idea dello
stare , fare e pensare con altre persone, mentre ci sono altri momenti in cui pensiamo e facciamo
da soli. Ci sono momenti pubblici e momenti privati.
Ora veniamo a Marco. Marco non c’è, come altre persone è andato via e mi ha lasciato questo
quadro, altri disegni e queste sculture in ferro.
Sono intervenuto sul suo quadro con il nero e questo gesto mi ha portato a sviluppare un
progetto, quello di andare alla ricerca di piccoli disegni sparsi nell’Atelier, ma anche negli uffici
della struttura, ecc. Una volta trovato quello che mi serviva ho realizzato queste tele.
In un certo senso è ancora abitare l’immaginario: sono le immagini che abitano questo luogo,
ma che fanno parte anche dell’immaginario di Marco. In mostra verranno istallati sia le tele a
fondo nero che i disegni di Marco.
Titolo MI HANNO RUBATO IL DIARIO
Autore Ciao Giovanni
Descrizione. Il lavoro di Giovanni può essere considerato come un lavoro relazionale, in quanto
interagendo con le persone che vengono a visitare la mostra rivolge una richiesta quella di
condividere un’esperienza facendosi raccontare un viaggio. Lo scopo di Giovanni è quello di
ricostruire il diario che nel suo viaggio gli è stato rubato insieme alla sua borsa.
L’interazione con il pubblico della mostra avverrà attraverso un momento performativo ripetuto più
volte nei giorni dell’apertura e dell’inaugurazione, che consiste nel far dei giri con la sua bicicletta
all’interno dello spazio espositivo. La ri-scrittura del diario avverrà su una postazione composta da
tavolo e sedia , mentre in modo sparso saranno appese a muro le poche fotografie che gli sono
rimaste.
Paolo. Che cosa ne pensate di questo lavoro?
Visitatore. I miei dubbi rimangono rispetto all’operazione artistica che hai fatto, comunque mi
sembra che sia un lavoro nato come gli altri.
Paolo. Si è nato come gli altri ma ha avuto uno sviluppo diverso.
Di seguito vi presenterò altri lavori sviluppati in questo modo.
Titolo VULNERABILE
Autore Ciao Ivan
Descrizione. Ivan è un educatore, ma anche un musicista. Il progetto che abbiamo condiviso è
quello di realizzare un’istallazione audio composta dai rumori raccolti all’ esterno ed all’ interno
presso la Bonomelli. L’idea è quella di favorire un dialogo tra lo spazio espositivo e la struttura
Bonomelli, quindi durante la mostra continuerà la sua raccolta di rumori.
Ivan. Come diceva Paolo, anche in questo lavoro è presente un’interazione con i visitatori per
creare un’opera capace di essere ricettiva e permeabile nei luoghi in cui abita. La permeabilità è
una caratteristica della vulnerabilità sociale e questo termine è parte integrante del vocabolario
di questo luogo.
Paolo. Ci sono delle domande?
Filostrato. Mi sembra che questo lavoro intenda essere una scultura sonora ricettiva rispetto
all’ambiente in cui si trova e con il quale interagisce, prevedendo anche una rielaborazione a
posteriori..
Ivan. Si è così, è un punto di partenza e come dice Paolo in Atelier, si sa da dove si parte e non si
sa dove si arriva, nel senso della creatività e del processo creativo.
Titolo PASSEGGIATA
Autore Ciao Giorgio
Descrizione. Questo è un lavoro fotografico effettuato con la macchina fotografica usa e getta.
Con Giorgio ho fatto una passeggiata nel quartiere della Malpensata e invece di parlare la
conversazione è avvenuta attraverso lo sguardo fotografico: io ti fotografo mentre tu stai
fotografando, viceversa tu mi fotografi mentre io sto fotografando. Come in una conversazione
verbale a domanda c’è una risposta, una risposta può suscitare altre domande, e la conversazione
può assumere i contorni di un dialogo. Le fotografie sono state istallate in modo lineare e irregolare
come se ci fosse una punteggiatura.
Paolo Ci sono domande?
Filostrato. Paolo questo lavoro fotografico mi sembra che sintetizzi bene il tuo laboratorio, cioè
sintetizza bene la metodologia del tuo lavoro sei spettatore e al contempo autore.
Paolo. Si è vero, ma siamo tutti spettatori e autori in primo luogo della nostra vita.
Titolo LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Autori Leo, Rossana,Nicola, Tullio,Paolo, tutto il gruppo Affari
Descrizione. Un tappeto da cui escono e spuntano degli oggetti, si fanno spazio aprono dei buchi
delle fenditure. Questi oggetti, rappresentano, nel senso che sono al posto della parola, pensieri che
fanno fatica ad essere detti, ad essere pronunciati.
Filostrato. Come mai tutti questi autori?
Paolo. Leo e Rossana rispettivamente sono una psicologa e una educatrice, mi hanno chiesto
come partecipare alla mostra. Insieme abbiamo condiviso l’idea di un lavoro processuale nel
senso che loro due hanno gestito un gruppo educativo ponendo alle persone delle domande
specifiche, solo che al posto di discorrere verbalmente la richiesta è stata quella di portare
degli oggetti.
Visitatore. Ma non ti sembra di approfittarti delle persone in questo modo?
Paolo. Perché ?
Visitatore. Ma loro cosa ne sapevano che stavano partecipando ad una mostra? E che cosa
c’entra l’arte con tutto ciò?
Paolo. Vediamo di rispondere gradualmente perché queste domande sono importanti. Prima
questione. Sin dall’inizio le persone sapevano che attraverso il gruppo educativo avrebbero
partecipato alla mostra e così è stato. Che cosa c’entra l’arte con tutto ciò?In primo luogo
bisogna capire a quale idea di arte una persona si riferisce, per quello che mi compete io mi
riferisco ad un’accezione di arte visiva contemporanea. Sul termine arte contemporanea è
stato scritto molto e questa non è la sede per aprire un dibattito quello che m’interessa è la
possibilità di creare una trasversalità tra saperi. Da una parte il sapere pedagogico, inteso
nella sua declinazione di pedagogia sociale, dall’altro campo l’arte visiva nella sua accezione
di contemporanea in quanto relazionale e pubblica Per il gruppo Affari l’arte può essere
considerata come una risorsa educativa? Per me la pedagogia sociale può essere considerata
come una risorsa stimolo creativo? Ad entrambe le domande rispondo di si perché così è
stato.
Visitatore. Non sono molto soddisfatta della risposta
Filostrato. Le persone hanno partecipato anche all’idea del tappeto?
Paolo. Finito il gruppo educativo che è durato circa quattro mesi con una cadenza di un
incontro a settimana, ho incontrato le persone per ringraziarle e per condividere la possibilità
di continuare. Loro, dopo una riunione di gruppo mi hanno risposto di no “adesso tocca a te
Paolo”.Bella responsabilità, non mi sono perso d’animo e ho sviluppato il progetto del
tappeto.
Titolo ORARIO ANTIORARIO
Autore NOI.
Descrizione. Quattro bastoni trovati dentro uno sgabuzzino sono stati conficcati in un legno
lavorato a forma di puleggia e attraverso un meccanismo semplice a cuscinetto, può girare in senso
orario e in senso antiorario. E’ un timone di una illusoria nave oppure un orologio, oppure …
Filostrato. Mi sembra che in questa mostra presenti dei lavori diversi tra loro sia tecnicamente
che concettualmente, anche se per quest’ultimo aspetto c’è un percorso.
Paolo. Prima di risponderti Filostrato vorrei dire che l’idea di questo lavoro è partita da me, ma
per l’esecuzione tecnica mi sono fatto aiutare sia per arrotondare il cubo in legno che per fare i
fori in cui infilare i bastoni di legno. Vi racconto un aneddoto: dopo aver completato l’opera, una
settimana dopo circa, in Atelier si è presentato un signore anziano e mi ha chiesto di aggiustargli
il suo bastone perché si era rotto e non riusciva a tornare a casa. Per fortuna avevo conservato
un altro bastone che gli ho dato e lui mi ha lasciato quello rotto.
Ti confermo Filostrato che l’approccio è eclettico, ad ogni idea una tecnica, e questo
atteggiamento artistico è molto diverso ad esempio, per quanto concerne la Pop art : A.Warhol
non faceva nessuna distinzione tra serigrafare la sedia elettrica o le lattine di zuppa Campbell
Per me fa differenza e questa differenza si gioca proprio nel rapporto tra idea e tecnica.
Titolo SENZA FISSA DIMORA
Autore Ciao Sandro
Descrizione. Questo è l’ultimo lavoro, e si torna al punto di partenza. L’opera è costituita da tre
piccoli pilastri realizzati con mattoni forati e malta che poggiano su una base di legno con rotelle.
Delle volte c’è prima l’idea altre volte c’è prima un sapere tecnico.
Un altro aspetto del laboratorio di arte è quello di chiedere alle persone la loro esperienza
lavorativa. E così è stato per questo lavoro in cui l’apporto di Sandro è stato fondamentale.
Il risultato finale è un risultato condiviso, nel senso che io ho un’idea, ma anche l’altro ha un’idea.
Il risultato è un’idea nuova che né io né l’altro avevamo. Questo lavoro è nato in questo modo
secondo un processo di condivisione ideativa.
Filostrato. Prima di lasciarci, sono le 16.00, siamo stati puntuali, qui vedo, se mi permetti, altri
progetti non finiti, in sostanza li hai messi nello sgabuzzino vero? Anche tu hai uno sgabuzzino?
Paolo. Si c’è uno sgabuzzino immaginario dove lascio i progetti che non si sono compiuti.
Vedete lì ci sono delle pietre con scrittura araba, su quelle pietre sono scritti dei racconti, poi ci
sono questi disegni che s’intitolano “Comunicare disegnando”, qui dietro ci sono dei quadri,
questa è un’istallazione smontata, ecc...
Questi sono progetti non finiti o che non si sono ultimati per motivi diversi, non solo perché le
persone interessate se ne sono andate, ma perché il processo di condivisione si è arrestato.
Il NOI non è scontato, è una condizione che richiede un confronto, una condizione di fiducia
reciproca che bisogna costruire, non è un dato di fatto. Perché conservo questi progetti? E’ la
ragione stessa del perché è stata fatta la mostra. L’’immaginario ha un luogo in cui viene
depositata, viene custodita, la creatività delle persone, non è una collezione di cose, ma un luogo
dove ciò che staziona può essere a disposizione di chi ha intenzione di conoscerla.
Ciao Filostrato e grazie a tutti per il tempo che ci avete dedicato
Filostrato. Ciao Paolo grazie a te e a tutte le persone con cui hai lavorato.
Bene siamo pronti per tornare a casa, adesso usciremo dalla stessa porta in cui siamo entrati
dall’immaginario alla realtà.
Ciao A tutti e buona mostra
Titolo IL CORPO E’ UN GRAN CHIACCHIERONE
Autore. Ciao Cristina
Titolo. TUTTO IN UN FIATO
Autore Ciao Vittoria
Titolo COCCINELLE
Autore Ciao Armando e Giovanni
Titolo LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Autori
Titolo MI SENTO COME UNO STRACCIO
Autore Ciao Umberto
Titolo ARCHEOLOGIA DELL’ANIMA
Autore Ciao Pasquale
Titolo FAME
Autore Noi
Titolo CHE COSA CI DEVO FARE CON QUESTI QUADRI
Autore Ciao Antonia e Suor Margherita.
Titolo GALLEGGIARE
Autore Noi
Titolo ORTOPEDICA
Autore Ciao Mario
Titolo SENZA FISSA DIMORA
Autore Ciao Sandro
Titolo ORARIO ANTIORARIO
Autore Noi
Titolo LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Autori……………………………………..
Titolo PASSEGGIATA
Autore Ciao Giorgio
Titolo MI HANNO RUBATO IL DIARIO
Autore Ciao Giovanni
Titolo VULNERABILI
Autore Ciao Ivan
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