tremonti ammette: il signoraggio bancario e` la causa

Transcript

tremonti ammette: il signoraggio bancario e` la causa
TREMONTI AMMETTE: IL SIGNORAGGIO BANCARIO E’ LA CAUSA DELLA CRISI
Venerdì 15 Maggio 2009 14:30
di Ilvio Pannullo
La verità sui processi che disciplinano la creazione della moneta da parte delle banche centrali,
facenti capo all’area d’influenza anglo-americana, sta raggiungendo un numero sempre
crescente di persone in tutto il mondo. Assolutamente straordinario, a tal proposito, l’ultimo
intervento in ordine di tempo del ministro dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti,
intervistato dall’ex direttore Riotta, in diretta nazionale al TG1, la sera del venerdì 6 marzo 2009.
Alla domanda “A che punto siamo della crisi?” il responsabile dell’economia italiana risponde:
“Negli anni novanta, devo dire democratici e repubblicani sono dentro insieme, inizia una
moneta diversa da quella buona. Lo Stato, gli stati rinunciano alla sovranità monetaria e
acconsentono che a fianco della moneta buona, quella sovrana, nasca una moneta privata,
commerciale, parallela, fondata sul nulla”. Non pago il ministro lancia l’ultimo colpo di cannone
contro il muro dell’ignoranza concludendo: “Questo è quello che ha causato la crisi. Credo che
abbia ragione il Presidente americano: quello che va fatto è più Stato. Decisamente”. Occorre,
dunque, una chiarezza assoluta nel puntualizzare il contenuto di detta dichiarazione. Primo
punto: democratici e repubblicani in America, popolari e socialisti in Europa, sono stati complici
nel permettere prima e nel non denunciare dopo. Punto secondo: si contrappone una moneta
buona, emessa cioè direttamente dallo Stato senza indebitamento della collettività attraverso la
stampa di titoli del debito pubblico, ad una moneta cattiva, commerciale, di proprietà di privati e
cioè di quelle banche che sono proprietarie degli istituti di emissione. Punto terzo: la nuova
moneta si fonda sul nulla perché priva dal 1971 in poi – anno in cui si conclude la convertibilità
in oro del dollaro americano – di qualsiasi valore reale.
L’autorevolezza della fonte, resa indiscutibile dalla carica pubblica rivestita, obbliga,
finalmente, tutti coloro che fino ad oggi hanno insistito nel tenere gli occhi chiusi o, peggio
ancora, ad osteggiare quanti si sono battuti per la riaffermazione di una piena e totale sovranità
monetaria in capo agli Stati democraticamente eletti, a ricredersi. La crisi attuale - viene così
pubblicamente ufficializzato - è figlia di un sistema marcio sin dentro le ossa. Per capire le
ragioni del disastro economico in atto é dunque necessaria una maggiore e più diffusa
consapevolezza dei meccanismi che regolano l’emissione della moneta. Questo perché la
moneta e non altro è il necessario presupposto dell’economia. Se non vi è la prima, infatti, la
seconda non può essere neanche immaginata. Logica impone che se la moneta è marcia,
anche l’economia sarà marcia. Ma come si è potuti arrivare fino a questo punto? Com’è stato
possibile? Come sempre un buon esempio vale più di mille parole.
Anticamente per generazioni i popoli usavano il sistema del baratto per acquistare o vedere
beni e servizi. Una per¬sona manteneva la sua famiglia provvedendo a tutti i suoi bisogni,
op¬pure si specializzava in un particolare tipo di commercio e scambiava con altri le eccedenze
per procurarsi i beni che non produceva direttamente. I giorni di mercato erano sempre
rumorosi e allegri. La gente gridava le proprie merci e le persone avevano occasione di fare
1/3
TREMONTI AMMETTE: IL SIGNORAGGIO BANCARIO E’ LA CAUSA DELLA CRISI
Venerdì 15 Maggio 2009 14:30
nuove conoscen¬ze. Presto però fu evidente a tutti che accorreva troppa gente al mercato e vi
era troppa confusione. Non c'era più tempo per scambiare due chiacchiere - bisognava
escogitare un nuovo sistema. Si ponevano dei problemi da risolvere: quanto valeva un coltello?
Uno o due sacchi di grano? Una mucca vale più di un carro? Quante uova servono per
acquistare un cavallo? Nessuno aveva pensato ad un sistema migliore.
Già, ora non si può più comprare un cavallo con delle uova. I rapporti commerciali si sono
tanto infittiti da rendere la sola idea paradossale e ridicola. Anticamente, però, quando tutto era
diverso, si faceva così. Quando fu inventata la moneta quello che accadde fu semplicemente lo
scambio di beni primari – uova, cavalli, case, utensili – contro monete d’oro coniate dall’autorità
locale, il signore delle terre sulle quali s’intendeva commerciare, donde il termine signoraggio:
aggio del signore. La moneta serve dunque da tabella di conversione. Oggi le cose non sono
poi tanto diverse. Adesso abbiamo solo bisogno della moneta per comprare quello che non
produciamo: latte, carne, macchine oltre a tutti quei bisogni indotti dal sistema mediatico di cui,
in situazioni di equilibrio mentale, nessuno sentirebbe mai l’esigenza. Infine, per semplificare,
possiamo immaginare che la persona che ha inventato il sistema abbia un luogo dove
immagazzina la moneta e dove i cittadini possono riscuotere quanto vi hanno depositato: la
banca centrale.
Il banchiere, al principio, appare come una persona molto generosa: non vuole vendere la
moneta, gli basta prestarla. Dà, ad esempio, 10 monete al contadino del luogo e gliele lascia in
prestito per un anno. In cambio chiede solo un semplice interesse: diciamo del 10%. Il
banchiere rischierebbe, così, tutto il suo oro mentre il contadino assolutamente nulla. Per
tutelarsi dall’eventualità di un inadempimento del contadino richiederà una garanzia affinché
l’accordo venga stipulato. Il contadino dovrà, dunque, ipotecare il suo orto per avere le sue dieci
monete d’oro. Il contadino continuerà a disporre del suo terreno e continuerà il suo commercio
facilitato dalla moneta, salvo dover restituire alla fine dell’anno 11 monete. In caso contrario la
banca si prenderà il suo orto. Sembrerebbe tutto normale. Dov’è, dunque, il problema?
Mettiamo, ad esempio, che la banca possieda in totale 100 monete. 100 monete è la quantità
di moneta esistente, nulla di più. Immaginiamo una comunità composta da soli 10 soggetti,
dove ognuno svolge la sua propria mansione: chi il sarto, chi il fabbro, chi il contadino, chi il
poliziotto e così continuando fino ad esaurire le esigenze della comunità. Tutti hanno bisogno
della moneta, ma l’unico a poter battere moneta è il banchiere. Tutti quindi chiederanno un
prestito: 10 monete ciascuno per un totale di 100 monete. Il banchiere con assoluta generosità
farà credito a chiunque gli chieda un prestito, in cambio solo di un misero interesse: tutto il suo
oro contro il 10% d’interesse, con un guadagno netto, dunque, di una sola moneta per ogni 10
prestate. Sembrerebbe molto onesto, ma purtroppo nessuno si accorge che per la fine dell’anno
tutti i membri della comunità dovranno collettivamente al banchiere 110 monete a fronte
dell’esistenza di sole 100 monete. Dove prenderanno, dunque, le rimanenti 10 monete dovute
al banchiere in qualità d’interesse sul prestito fatto? Vi sono 10 monete d’interessi che la
comunità non riuscirà mai a pagare, qualunque cosa accada, perché semplicemente non
esistono.
Ovviamente – si disse – è inutile fare allarmismi perché la banca fu inventata per facilitare le
cose e non certo per complicarle. Ecco che splendidamente il banchiere viene nuovamente
2/3
TREMONTI AMMETTE: IL SIGNORAGGIO BANCARIO E’ LA CAUSA DELLA CRISI
Venerdì 15 Maggio 2009 14:30
incontro alle esigenze della comunità proponendo una deroga nel pagamento del debito. I
membri della comunità pagheranno, ancora una volta, il solo interesse procrastinando all’anno
venturo il pagamento del capitale. Tutti pagano dunque la moneta d’interesse e felici e contenti
continuano i loro commerci per l’intero anno a venire. Se però tutti pagano la sola moneta
d’interesse al banchiere, rimarranno nella comunità 90 monete e l’anno venturo si ripresenterà
la medesima situazione. La comunità si ritroverà ad avere lo stesso debito di 100 monete con,
in aggiunta, l’aggravio di disporre di una minore quantità di denaro. Nell’economia della
comunità, infatti, girano ora 90 monete, non più 100 come l’ano precedente. Nella terminologia
accademica questa situazione prende il nome di rarefazione monetaria. Nel tempo di dieci anni
– sempre che continui a richiedere il pagamento del solo interesse – il banchiere sarà rientrato
nel possesso di tutte le sue monete e il debito della comunità non si sarà estinto. La banca
acquisirà, dunque, tutte le proprietà date a garanzia dell’iniziale prestito e la comunità non avrà
più nulla. Sarà diventata, dunque, schiava della banca. Il tutto per nulla e in cambio di nulla.
Un’ultima doverosa considerazione: essere costretti ad aspettare le dichiarazioni di Giulio
Tremonti per smascherare l’usurocrazia che domina oggi l’Europa, gli Stati Uniti ed il Giappone
è la prova provata del tradimento, compiuto da tutta la sinistra parlamentare, degli ideali di
giustizia, uguaglianza e libertà previsti, nero su bianco, nella nostra costituzione. Il crollo
elettorale è stato forse un bene, una salutare doccia di umiltà, ma ora, con la crisi che fagocita
intere classi sociali, è tempo di ricominciare. Magari con un occhio prima alla moneta e poi
all’economia.
3/3