sub alarum tuarum protege nos

Transcript

sub alarum tuarum protege nos
SUB ALARUM TUARUM PROTEGE NOS
Questa espressione latina, che letteralmente significa “proteggi-ci all’ombra delle tue ali”, non è
di facile traduzione in italiano, perché mancante sia dell’indicazione del “soggetto” sia della
specificazione dell’“oggetto”, e sia anche della determinazione della protezione, cioè da che cosa si
chiede di essere protetto. Per sé, quindi, è una frase abbastanza generica e indeterminata, che
necessita di diverse precisazioni, non ultima anche quella del luogo dove si trova scritta, che orienta
non poco circa la determinazione del soggetto e della sua interpretazione globale.
L’origine dell’espressione è certamente biblica. Ne è un esempio diretto l’uso che si trova nei
Salmi. In questo caso il soggetto è “Dio”, l’oggetto il “popolo”, che chiede protezione dal nemico
politico-militare-spirituale. Così per es: “proteggimi all’ombra delle tue ali, o Signore” (Sal 17,8);
“all’ombra delle tue ali, o Signore, si rifugiano gli uomini” (Sal 36,8); “mi rifugio all’ombra delle
tue ali, o Signore” (Sal 57,2); “all’ombra delle tue ali, Signore, troverò riparo” (Sal 61,5); “esulto di
gioia all’ombra delle tue ali, Signore” (Sal 63,8); “sotto le ali del Signore troverai rifugio” (Sal
91,4). Espressioni che trovano un certo riscontro nell’apostrofe di Gesù alla città santa:
“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho
voluto raccogliere i tuoi figli ‘come una gallina raccoglie i pulcini sotto le sue ali’“ (Mt 23,37; Lc
13,34).
Fuori del contesto biblico, l’espressione viene facilmente utilizzata in chiave mariologica sia
come espressione devozionale e sia come iscrizione sui frontespizi di alcuni templi, specialmente
quelli alla Vergine dedicati. Un esempio vivente e storico insieme è l’incisione sulla pietra del
timpano che sovrasta la bianca facciata del settecentesco convento francescano “Madonna della
Vetrana” in Castellana Grotte: “1691 - Sub alarum tuarum protege nos”. Da questa data, la bianca
Castellana venera la Vergine Maria con tale titolo come Patrona, per essere stata liberata dal peste.
Il riferimento storico determina e precisa il significato dell’iscrizione: all’ombra del santuario
Madonna della Vetrana il popolo di Castellana si sente protetto.
Anche l’interpretazione mariologica dell’iscrizione nasconde dei problemi di natura strettamente
teologica, perché tutto ciò che riguarda la Madonna, sia in sé che al di fuori, è espressione di grazia
e non di natura, cioè Maria non agisce mai per sé ma sempre per grazia del Figlio. Questo, il motivo
per cui l’arte normalmente ha raffigurato la Vergine Madre quasi sempre con un Bambino in
braccio. Anche la cromatica effigie quattrocentesca del convento della Madonna della Vetrana la
ritrae nei caldi e dolci colori materni con la sfavillante gioia degli occhi e dal Bambino benedicente
sul braccio sinistro.
La domanda si ripete.
Chi è il soggetto principale?
La Madre o il Figlio?
A seconda della risposta, l’invocazione acquista la sua giusta caratteristica, se cristologica o
mariologica, benché il primato spetti sempre al Figlio, che è autore non solo della grazia ma anche
donatore. La precisazione avvalora comunque il significato mariano dell’iscrizione, mettendone in
risalto la complessa e delicata funzione materna della stessa Vergine Maria, che non solo è Madre
del Figlio benedicente, ma è anche Madre dei figli che accolgono la benedizione. In questo modo, il
“soggetto” dell’espressione “sub alarum tuarum protege nos“ è stato definito e riconosciuto essere
la Vergine Maria, venerata sotto il titolo di “Madonna della Vetrana”.
Può sembrare ovvio, invece, il significato dell’“oggetto”, ma così non è. Difatti, il “nos” è un
plurale composto da diversi elementi o soggetti. Normalmente un “noi“ comprende almeno un “io”
e un “tu” o al singolare o al plurale, come nel caso presente, che per comodità s’indica con il
generico nome di “figli”. Il “nos” della protezione della Vergine Madre riguarda allora il termine
plurale di “figli”, che tecnicamente comprende l’“io” del Figlio naturale della Madre Vergine, e i
“tu” di tutti i figli acquisiti per adozione testamentale di Gesù, che prima di morire sulla croce
dichiara: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19, 26).
La protezione della Vergine Madre si estende su di un “noi” eternizzato, perché abbraccia
l’intero Corpo mistico di Cristo, la Chiesa, sia nel Capo che nelle Membra. La protezione del Capo
si è realizzata dalla liberissima predestinazione di Cristo alla gloriosa sua Ascensione al cielo,
attraverso la libera e amorosa fase storica della sua avventura umana; quella invece delle Membra è
continua per tutto il tempo esistenziale di ogni credente che la invoca con cuore sincero e filiale.
A livello teologico e storico bisogna distinguere le due protezioni filiali. Quella sul Figlio è
naturale e si estende storicamente dalla sua concezione verginale fino al sacrificio cruento sul
Golgota, attraverso tutta la fase apostolica culminante nel terribile episodio dell’orto degli ulivi. La
protezione di Maria può essere sintetizzata concettualmente nel guidare il Figlio nel compiere alla
perfezione la volontà di Dio, dal momento che questa è stata la sua scelta esistenziale: “Vengo, o
Dio, per fare la tua volontà” (Eb 10,7); “Padre mio…, non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc
22,39-40); e “Tutto è compiuto” (Gv 19,20).
La protezione sui “figli”, invece, si estende soggettivamente in tutti i momenti in cui viene
richiesta con fede e devozione, condizioni oggettive perché l’intervento della Madonna possa
concretizzarsi, se esso entra nel disegno di Dio. E’ vero che la volontà di Dio vuole che tutti siano
salvi e possano godere della beatitudine eterna, ma Dio stesso nella sua infinita prescienza sa chi in
concreto accetta la sua volontà, impegnandosi di metterla in pratica, come ugualmente sa chi la
rifiuta e di conseguenza non entra nel regno dei beati. Poiché nessuno può sapere in anticipo quale
sia la volontà divina, se non per esplicita rivelazione, è d’obbligo non solo morale ma anche
ontologico comportarsi sempre responsabilmente come se coincidesse con la propria, dal momento
che l’invito divino è per sua natura positivo e universale. Di conseguenza, la protezione della Madre
celeste dipende soprattutto da chi, dal perché e dal come la si invoca.
In questo modo, anche l’oggetto della protezione della Madonna è stato precisato e se ne
possono dedurre tutte le applicazioni del caso, come quella sul “sacerdozio”, dal momento che è
invocata anche come “Madre dei sacerdoti”. L’idea che Maria è Madre di Cristo, riconduce la
mente all’antica e originale “coppia” genesiaca Figlio-Madre (Gn 3,15), da cui ha origine e storia la
realizzazione del disegno di Dio, che vuole Cristo, unico Mediatore, cioè creatore effettivo
dell’intero universo naturale e soprannaturale. E poiché la sua esistenza affonda le radici nella
preistoria della predestinazione, vuole dire che Egli storicamente nasce dalla Vergine Madre sia
come vero Uomo che come unico Sacerdote. Cristo, pertanto, non diviene Sacerdote ma nasce
Sacerdote, cioè il suo Sacerdozio è eterno come Lui. Di conseguenza, Maria è Madre di Cristo, che
è ugualmente Sacerdote, cioè Maria è Madre di Cristo Sacerdote eterno.
Che Cristo sia il Sacerdote per eccellenza, deriva dal fatto che è “sommo” e “unico” insieme.
Così, infatti, lo presenta la Parola. Nel giovedì santo, anticipando la sua Pasqua, “[Gesù] prese il
pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: ‘Questo è il mio corpo dato per voi’; fare
questo in ricordo di me” (Lc 22,19); “Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela
conferì colui che gli disse: ‘Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato’; e ‘Tu sei sacerdote per sempre,
alla maniera di Melchisedek’“ (Eb 5,5-6). Con la celebrazione della sua Pasqua, Cristo presenta in
sé la pienezza del suo Sacerdozio, attraverso la potente triplice immagine di “altare vittima e
sacerdote” (Prefazio della V domenica di Pasqua).
Sotto la fresca ombra materna di Maria, oltre al Figlio, trovano rifugio e protezione tutti i “figli”
di adozione, ricevuti al Calvario con la dichiarazione: “Donna, ecco tuo figlio”. La nuova
figliolanza spirituale non è di tutti, ma solo di coloro che credono nel Figlio, come vero Dio e come
vero Uomo, che con la sua missione ha glorificato il mistero di Dio e redento gli uomini. Pertanto,
solo i credenti in Cristo Sacerdote eterno entrano sotto l’ombra protettiva di Madre. La condizione
adottiva dipende dalla maternità divina di Maria. Con l’Incarnazione del Verbo, Maria diventa
Madre del Cristo vero Uomo, in cui è presente ontologicamente ogni uomo che accetta tale
dipendenza con un atto di fede e la vive in semplicità di cuore e in povertà di spirito.
Poiché il Cristo non è solo Uomo, ma anche Sacerdote, allora Maria, con la sua maternità divina,
diviene Madre anche del sacerdozio dei credenti o dei fedeli. Tra questi, alcuni sono chiamati al
sacerdozio ministeriale con l’Ordine sacro, che li separa dal mondo e li consacra per il mondo. La
sacralità dell’Ordine implica anche una certa separazione dal resto del mondo o meglio dall’uso che
il mondo fa dell’uomo, nel senso che l’ordinato non può più fare tutto quello che poteva fare prima
dell’Ordine, cioè per esempio come sposarsi e avere una propria volontà in campo pastorale. E
questo perché l’essere scelto dal mondo è come un fondare una nuova esistenza, cioè che l’ordinato
viene “tirato fuori dal mondo” per compiere una diversa missione derivante da Colui che l’ha
chiamato, Cristo Gesù; pertanto, il sacerdote deve con la sua vita glorificare Dio e aiutare gli
uomini a fare lo stesso con l’insegnamento della Parola, che illumina e guida cuore e mente
all’azione e alla testimonianza.
L’uomo ordinato sacerdote ha un’altra gravissima responsabilità che gli deriva dalla stessa sacra
unzione, cioè quella di “eternare” Cristo nel tempo, come alter Christus, secondo le profetiche
parole: “fate questo in memoria di me” (Lc 22,19; Messale Romano, Canone). Difatti, tutte le volte
che sull’altare, celebrando l’Eucaristia, il sacerdote con le parole della “consacrazione” rende
presente sullo stesso altare il mistero di Cristo Gesù, che vive beato nel cielo alla destra del Padre,
mediante la speciale trasformazione del pane di grano in corpo di Cristo, chiamata tecnicamente
“transustanziazione”.
La presenza di Cristo, pertanto, nella storia e nella vita viene assicurata dalla missione
sacerdotale del ministro ordinato, che ha lo specifico compito sacro di consacrare il Corpo vero di
Cristo e costruire il Corpo mistico di Cristo, agendo non solo in persona Christi, ma anche in
persona totius Ecclesiae. In questo modo, tramite il Sacerdote, si realizza veramente la dimensione
cosmica e universale, assoluta e ontologica del Primato di Cristo.
Partecipazione che si estende anche al sacerdozio comune o battesimale, fondato sulla fede nella
“dipendenza”, e si alimenta con la comunione eucaristica e la pratica della carità. Il mistero del
Sacerdozio è unico in sé, ma suddiviso in compiti e uffici, a seconda del grado di partecipazione che
si possiede in ordine esclusivamente a Cristo, unico sommo e eterno Sacerdote. Ogni sacerdote
viene scelto e chiamato dallo stesso Cristo, per continuare la sua presenza di grazia nel mondo.
Precisazione che orienta a definire il soggetto dell’espressione “sub tuarum alarum” nella Vergine
Maria, che esercita il suo ufficio-diritto di Madre non solo sul Cristo ma anche su coloro che
credono in Lui, specialmente i sacerdoti.
Con le puntualizzazioni del titolo inciso sul tempio settecentesco della “Madonna della Vetrana”,
in Castellana Grotte, costruito su una preesistente edicola, il cui quattrocentesco affresco sacro, con
ardita ingegneria architettonica, venne collocato nella parete centrale della chiesa e ora troneggia
solennemente non solo nell’aula liturgica ma sull’intero paese di bianco vestito e adagiantesi ai
piede della dolce verde collina, e anche della sua data di erezione 1691, riportata sul frontespizio di
pietra, che ricorda l’anno in cui il territorio castellanese venne liberato dal mortifero morbo della
peste, il soggetto della frase “sub alarum tuarum protege nos” non può essere che la Vergine Maria,
con la relativa traduzione: “Proteggici sotto le tue ali, o Vergine”, ossia come hai storicamente
protetto i nostri antenati dalla peste, così oggi proteggi i contemporanei che a te ricorrono con fede
e devozione.
SUB UMBRA ALARUM TUARUM J.B.V.H.
EX DEO NASCIMUR
IN JESU MORIMUR
PER SPIRITUM SANCTUM
REVIVISCIMUS