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LA STAMPA MERCOLEDÌ 17 FEBBRAIO 2010 TuttoScienze 25 La lumaca che “mangia” il Sole Biologia. Elysia è il primo organismo metà animale e metà pianta: così ha imparato ad attivare la fotosintesi “Sequestrando” alcuni geni a un’alga della quale si nutre, sa convertire l’energia luminosa in energia chimica SARA BOVIO dell'alga e, infatti, dal confronto tra i due genomi gli scienziati hanno individuato sequenze identiche per quattro enzimi espressi durante la fotosintesi. Ma come sono riusciti i geni dell'alga a inserirsi nel genoma dell'animale? «Sappiamo spiega Nicholas Curtis, uno degli autori dello studio - che all' interno delle lumache vivono dei retrovirus endogeni, che in teoria possono fare da vettore per “spostare” il materiale genetico. Tuttavia in questo mollusco stiamo individuando un numero elevato di geni di origine algale tanto che risulta plausibile che il trasferimento abbia coinvolto pezzi di interi cromosomi. Può quindi esistere - prosegue Curtis - un meccanismo di fagocitosi simile a quello che permette alla lumaca di inglobare i cloroplasti, anche se in questo caso sono incorporate lunghe sequenze di Dna algale che poi si fondono con il nucleo delle cellule della lumaca. Si tratta, però, ancora di ipotesi su cui dobbiamo ancora lavorare». Quello che è certo, invece, è che i geni dell'alga sono stati trasferiti in senso orizzontale secondo un processo noto con la sigla HGT (Horizontal Gene Transfer). «Normalmente spiega il ricercatore - i geni vengono trasferiti in senso verticale, cioè dai genitori ai figli attraverso la linea germinale. In questo caso il trasferimento dei geni, invece, è avvenuto in senso orizzontale tra due organismi eucarioti multicellulari, che non solo non sono parenti, ma appartengono a due regni diversi». Secondo Curtis, «questo risulta essere l'unico caso documentato di trasferimento orizzontale naturale di geni tra due organismi multicellulari, in quanto l'HTG è comune solo tra organismi unicellulari più semplici come i batteri o i virus o tra i batteri e alcuni eucarioti. Una volta che avremo individuato come av- viene in modo naturale questo tipo di passaggio di geni tra organismi che sono eucarioti multicellulari come noi, potremo provare a utilizzarlo negli esperimenti di ingegneria genetica per sviluppare nuove terapie geniche sull'uomo». Questo meccanismo di trasferimento genico ha profonde implicazioni sui tempi dell' evoluzione della specie. «Nei meccanismi classici di evoluzione - chiarisce Curtis - i nuovi caratteri vengono acquisiti dopo milioni di anni. In questo caso, invece, appena l'animale conquista i geni per la fotosintesi diventa improvvisamente meno dipendente dal cibo e questo rappresenta per la lumaca un grande vantaggio nella competizione con i suoi simili. Affinché questa trasformazione risulti utile a tut- Il fungo batterà la malaria? smodi attendono nel sangue di essere risucchiati da un'altra zanzara, in cui avverrà lo sviluppo di una nuova generazione infestante, pronta a colonizzare un altro essere umano. I primi test con la Beauveria bassiana hanno dimostrato l'alto grado di infettività delle sue spore vaporizzate negli ambienti dove spadroneggiano le zanzare Anopheles con il loro carico letale di plasmodi. Lo sviluppo delle spore del fungo provoca la distruzione degli organi interni della zanzara e la morte in meno di due settimane, prima cioè che il protozoo parassita abbia completato lo sviluppo necessario a ripresentarsi nelle ghiandole salivari della zanzara per infettare un altro individuo. Gli esperimenti hanno dimostrato una massiccia diminuzione di nuovi casi, dove si sono impiegati spray che nebulizzano le spore o sostanze impregnate con queste. Ancora da risolvere, però, è la necessità di ripetere ogni settimana l'irrorazione di stanze e muri, modalità tutt’altro che semplice in Africa e nel Sud-Est asiatico. Ma i primi passi sono stati mossi e molti sperano che il film horror abbia un lieto fine. Rappresenta la perfetta fusione tra regno animale e vegetale: è una lumaca fotosintetica di nome Elysia. È verde e somiglia ad una foglia, ma è un mollusco di mare con la capacità unica di sintetizzare la clorofilla e di convertire, come fanno le piante, l'energia luminosa in energia chimica attraverso la fotosintesi. La scoperta è di un gruppo di ricercatori dell'Università della Florida del Sud guidati da Sidney Pierce, che studia la specie Elysia chlorotica da oltre un ventennio. Nel recente studio, pubblicato sulla rivista «Symbiosis», i ricercatori hanno dimostrato per la prima volta che un animale può sintetizzare la clorofilla a e Scoperta di un team dell’università della Florida dopo 20 anni di ricerche hanno scoperto che questa lumaca ci riesce «sequestrando» i cloroplasti e alcuni geni all'alga Vaucheria litorea di cui si nutre. Con la produzione del pigmento la lumaca ottiene due vantaggi: il colore verde che le permette di camuffarsi meglio dai predatori e la possibilità di sopravvivere anche se il cibo scarseggia, attivando la fotosintesi. Elysia appartiene all’ordine dei molluschi sacoglossi, chiamati anche lumache di mare succhialinfa, dato che si nutrono perforando le cellule delle alghe e succhiandone i liquidi interni. «In questi liquidi - spiega Pierce - sono immersi i cloroplasti, gli organuli sede delle reazioni fotosintetiche, che durante il passaggio nel tratto digerente della lumaca vengono inglobati per fagocitosi all'interno delle cellule del sistema digerente». Al contrario degli altri sacoglossi che sopravvivono solo per pochi mesi senza cibarsi, Elysia può continuare a vivere fino a un anno, portando a termine il suo ciclo vitale. I suoi cloroplasti, infatti, grazie al continuo afflusso di nuova clorofilla, continuano a funzionare perfettamente, rifornendola dell'energia necessaria. «Per verificare continua Pierce - che il mollusco non utilizzasse semplicemente una riserva della clorofilla prodotta dall'alga, abbiamo tenuto le lumache separate dalle alghe e fornito loro aminoacidi marcati con carbonio radioattivo. Dopo l'esposizione alla luce è iniziata la produzione di nuova clorofilla marcata radioattivamente». I ricercatori hanno pensato di indagare anche nel genoma della lumaca, dato che i cloroplasti delle cellule vegetali contengono solo una modesta quantità di Dna, tanto che molti composti che entrano in gioco nella fotosintesi sono codificati e prodotti dal Dna principale della cellula vegetale e, poi, migrano nei cloroplasti. Elysia doveva quindi possedere già incorporati nel proprio Dna i geni La Beauveria uccide l’Anopheles prima che possa infettare le vittime CLAUDIA BORDESE La prima impressione è quella di organismi innocui. I funghi, grovigli filamentosi che si estendono nel terreno, di solito tendono a non apparire, se si escludono quelli macroscopici che stimolano alternativamente appetito e timore. Invisibile metropolitana della materia, i funghi sono un anello fondamentale delle reti ecologiche, poiché rimettono in circolo i nutrienti, decomponendo i resti di piante e animali nel terreno. Grazie a loro si perpetua il ciclo della materia, che viene rimessa a disposizione degli organismi produttori, le piante. Apparentemente inoffensivi, in alcuni casi i fun- ghi rivelano qualità che non sfigurerebbero nella sceneggiatura di un film dell'orrore. E' il caso degli inconsueti funghi predatori, in grado di catturare le loro prede, in genere vermi, con cappi strozzanti e trappole adesive. Ma non solo. Il protagonista è la Beauveria bassiana. Il nome lo deve ad Agostino Bassi, il naturalista che nell’800 lo identificò come causa del «mal del calcino» che sterminava i bachi da seta, rischiando di mettere in ginocchio la manifattura serica italiana. Le spore di questo fungo, germinando a contatto dell'insetto, ne penetrano il corpo, invadendolo con lunghi filamenti, le ife, che, privando il malcapitato di acqua e nutrienti, in pochi giorni ne provocano la morte. Quando poi il corpo dell'insetto non è che un contenitore inanimato, il fungo emerge ricoprendolo con un feltro biancastro da cui vengono generate nuove spore, pronte a penetrare in altri insetti da portare alla morte. Non sono solo i bachi da seta a subire l'attacco mortale della Beauveria bassiana, ma diversi altri insetti e acari, molti dei quali veri flagelli del legname e delle colture. La conoscenza del suo ciclo vitale si è così trasformata in un'arma potente per sconfiggere artro- Chi è Claudia Bordese Biologa RUOLO: E’ BIOLOGA E DIVULGATRICE SCIENTIFICA IL LIBRO: «VIVERE A SPESE DEGLI ALTRI. ELOGIO DEL PARASSITISMO» BLU EDIZIONI IL SITO: WWW.NCIPM.ORG.IN/ BEAUVERIA%20BASSIANA.HTM podi nocivi senza dover adoperare pesticidi chimici, ma ricorrendo unicamente allo spargimento delle sue spore, confermando così il valore della lotta biologica per un'agricoltura sostenibile. E’ da sottolineare, ovviamente, la non tossicità di questo fungo per l'uo- mo e gli animali domestici e d'allevamento. Nuove scoperte hanno poi dimostrato l'utilità di questo fungo anche nella lotta a una delle più devastanti piaghe del pianeta, la malaria. Questa parassitosi è una spada di Damocle per metà della popolazione mondiale, essendo endemica in oltre 100 Paesi. Circa mezzo miliardo di persone la contraggono annualmente, mentre i morti in 12 mesi sono quasi due milioni, l'85% bambini sotto i cinque anni. La malaria com’è noto - è causata da un protozoo del genere Plasmodium, trasmesso all'uomo dalle zanzare femmine del genere Anopheles. Il protozoo parassita penetra nel sangue di un individuo sano con la puntura di una zanzara infetta: si moltiplica prima nel fegato e poi nei globuli rossi ed è la loro rottura, con la conseguente liberazione di prodotti tossici, che causa le tipiche febbri malariche intermittenti. Dopo diversi cicli di riproduzione, i pla- Il verde conferisce due vantaggi: è una difesa dai predatori e un’arma per conquistare cibo ta la specie, i geni devono però integrarsi nella linea germinale in modo che i figli abbiano gli stessi vantaggi dei genitori e ciò si è dimostrato vero nel caso di Elysia». Osservando le nuove generazioni, gli scienziati hanno scoperto che le lumache nascono prive dei cloroplasti, ma già provviste dei geni utili per la fotosintesi che, evidentemente, sono ereditati dai genitori. Se esistessero altri esempi di trasferimento orizzontale di geni tra le specie, la storia filogenetica della vita non sarebbe più rappresentata dal classico albero con biforcazioni che sono il risultato di un trasferimento genetico verticale dai genitori ai figli, ma da un vero e proprio mosaico, dove le specie ereditano orizzontalmente tasselli genetici già sperimentati con successo da altre specie.