La vera storia del rigore più lungo del mondo
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La vera storia del rigore più lungo del mondo
LASTAMPA VENERDÌ 8 GENNAIO 2010 CULTURA SPETTACOLI DOMANI TORNA TUTTOLIBRI Mameli, clandestino d’Italia Escono gli Scritti politici dell’autore di Fratelli d’Italia, a lungo rimosso e «esiliato in patria» per le sue idee repubblicane. Il carteggio tra Gadda e Contini, geniali e pettegoli. Jim Thompson, maestro del pulp. La mega biografia di Federico II di Svevia. Il diario di lettura di Maria Luisa Spaziani. CARLO GRANDE U n contadino strangola un gatto e un cantastorie, che passa di lì, crea il mito di Ercole in lotta con l’Idra. A volte è la genesi delle opere d’arte, quando scaturiscono dalla forza dell’immaginazione, della memoria, della malinconia, che proiettano ombre più grandi e potenti del reale. Accadde a Osvaldo Soriano (succede a tutti i bravi scrittori) in uno dei suoi racconti più celebri, Il rigore più lungo del mondo, pubblicato nel ’95 in Italia da Einaudi nella raccolta Pensare con i piedi (meglio il titolo originale: Cuentos de los años felices). Per molti il leggendario Penál è il più bel racconto mai scritto sul calcio. Narra di una miseranda squadra della Patagonia l’Estrella Polar - che contende il titolo, l’ultima giornata di campionato, al glorioso Deportivo Belgrano. Negli ultimi minuti l’Estrella, che gioca fuori casa, conduce per 2 a 1 ma l’arbitro - tal Herminio Silva, un epilettico che vende i biglietti della lotteria nel circolo locale e che fino ad allora ha conservato il rispetto di sé - decide di pensare al suo lavoro e di fischiare un rigore inesistente per i padroni di casa. Rissa, invasione, spari in aria, partita sospesa. Appuntamento la domenica successiva, cancelli chiusi e solo venti secondi per battere il rigore, che verrà parato. ALL’ORIGINE DELLA LEGGENDA Il fatto non avvenne nel 1958 ma 5 anni prima in un piccolo stadio senza tribune IN TERRA DI VINI E DINOSAURI Teatro della vicenda la città di Cipolletti, in Patagonia, dove crebbe lo scrittore «Così - scrive Soriano - quel rigore durò una settimana ed è, se nessuno mi dimostra il contrario, il più lungo della storia». Una storia d’altri tempi, epica e romantica come alcune vicende del calcio narrate dall’uruguagio Eduardo Galeano, dal nostro Giovanni Arpino che di Soriano fu amico –, da Peter Handke, Gianni Brera, Pasolini, Cancogni o dagli umorali e minimalisti (ma sfegatati) Nick Hornby e Roddy Doyle. Il rigore di Soriano, però, è diventato un cult. Ne ha parlato il critico Franco Cordelli, che ebbe la ventura di dividere la stanza con el Gordo (il grasso, com’era soprannominato lo scrittore) durante uno dei suoi numerosi soggiorni in Italia: già esule a Bruxelles e a Parigi dopo il golpe del ’76, Soriano scriveva per il celebre quotidiano argentino Página/12 e collaborava con il manifesto. Ne ha parlato il giornalista valsusino Ugo Splendore, che arrivato nel «posto sperduto di Valle de Rio Negro» ha scoperto lo que pasó veramente. Il rigore, dice, non fu battuto una domenica pomeriggio nel 1958, come scrisse Soriano, ma nel 1953 o al massimo nel 1954; lo stadio non era «tutto esaurito» perché il campo non aveva tribune ma una semplice staccionata. E soprattutto alla fine non vinsero i più deboli dell’Estrella Polar, ma i più blasonati avversari. Accadde a Cipolletti, vicino a Neuquén, terra di vini, petrolio, frutta e resti di dinosauri: è la città dove il Gordo, nato a Mar del Plata nel 1943 e morto precocemente nel 1997, si trasferì con il padre a tre anni. Soriano stesso ne parla in Rosebud, bellissimo racconto dedicato al potere della memoria. All’epoca dei fatti Soriano (che interruppe la carriera perché si ruppe un ginocchio) aveva 14 anni e giocava 33 & Illustrazione di Irene Bedino La vera storia del rigore più lungo del mondo Sulle tracce di Osvaldo Soriano e del suo celebre racconto: ma nella realtà vinsero i più forti Osvaldo Soriano, nato a Mar del Plata il 6 gennaio 1943, morì di cancro a Buenos Aires il 29 gennaio 1997. Tra i suoi libri Triste, solitario y final, Mai più pene né oblio, Artisti, pazzi e criminali, Ribelli, sognatori e fuggitivi, La resa del leone, Pensare con i piedi, Pirati, fantasmi e dinosauri. centravanti nel Confluencia, piccolo campionato. Ecco come andò. club di quartiere, ormai scomparso. E i giocatori dell’Estrella, «lenti e peÈ il club Cipolletti che ispirò l’Estrel- santi come armadi»? E il Gato Diaz, l’inla Polar: giocò in casa una partita decisi- dio araucano portiere dell’Estrella la cui va contro l’Union Allen Progresista, testa, pettinata con la brillantina, prima squadrone della vicina città di Allen. di parare il rigore «risplendeva come Splendore ha visto lo stadio (undicimila una pentola di alluminio»? Soriano disse posti), i vicini campi da tennis dov’era il di averlo conosciuto, ma quello «vero» vecchio campo e ascoltato due testimo- dell’Union, si chiamava Benjamin, era alni, Carlos Alberto Segovia, notaio di 72 to e magro e non era innamorato della anni, e Pepe Santos, di 67 anni, amico rubia Ferreira, come el Gato. d’infanzia di Soriano. Segovia ricorda Soriano sapeva che la realtà non quello che ricordano in molti: Soriano sempre è bella come un racconto: per era un bel nottambulo, chiamava gli ami- questo ci sono i libri, per questo lui dici e li teneva al telefono per ore anche da ventò un raffinato «incantador», un narParigi per sapere cosa aveva fatto la ratore di sogni. E sapeva che quello che squadra del cuore, il San Lorenzo de Al- conta nella narrativa non è tanto il vero magro. ma quello che ricordiamo. «Ci fu un temPepe trascorse l’infanzia con Soria- po in cui le foto fissavano un istante della no, di cui era quasi conostra felicità - scrietaneo: «Si faceva LA PARTITA ERA SULLO 0-0 ve in Rosebud -. Poi i raccontare tutto e Fu interrotta a 20’ dalla fine nastri del videoregiascoltava: era come stratore hanno molse leggesse e vedesse. Sette giorni dopo la squadra tiplicato la banalità. di casa fallì il penalty Eppure le guardiaNon scriveva. Per non prenderle dalla mo con nostalgia, comadre si arrampicava sul pero davanti a me se potessero rivelarci un segreto che casa. Giocava male a pallone: aveva le ci aiuti a sopportare la parte di viaggio gambe storte e una bella castagna, nien- che ancora resta da fare». te più. Però aveva una mente superiore, Pazienza, riguarderemo, riprovereera un pensatore». A lui, tra l’altro, è inti- mo, falliremo meglio. Come lo splendido tolata la nazionale di calcio degli scritto- «fallimento» narrato dal Gordo a Eduarri italiani, fondata da Alessandro Baric- do Galeano, riportato nell’ultimo libro co e Paolo Verri, la «Osvaldo Soriano Fo- dello scrittore uruguagio appena ristamotball Club» (www.nazionalescrittori.it). pato in Sudamerica: El Fútbol a sol y somLa partita di Cipolletti fu interrotta bra (Splendori e miserie del gioco del calsullo 0-0 a 20 minuti dalla fine, quando cio, Sperling & Kupfer). Il brano Fervor l’arbitro decretò un rigore per i padro- de la camiseta (Passione per la maglia) ni di casa e venne aggredito dagli ospi- racconta di un tifoso del Boca Juniors ti, con invasione di campo. Fu ripresa che passò la vita odiando il River Plate. una settimana dopo a porte chiuse, In punto di morte chiese di essere avvolper battere il rigore e giocare altri ven- to nella bandiera nemica. Così, con un ti minuti: il portiere dell’Union parò il vertiginoso gioco delle parti, con l’ultipenalty, poi il Cipolletti cercò invano il mo fiato che aveva poté dire: «Muere gol che gli avrebbe dato la vittoria del uno de ellos».