La legislazione in materia di Commercio Equo e Solidale

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La legislazione in materia di Commercio Equo e Solidale
Fame di Giustizia
La Ristorazione Collettiva Solidale
come pratica territoriale di Responsabilità Sociale
Roma, 24 settembre 2008
AGICES E il REGISTRO ITALIANO DELLE ORGANIZZAZIONI DI COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Nel maggio 2003 si è formalmente costituita l’Associazione “Assemblea Generale Italiana del Commercio
Equo e Solidale” (AGICES)1, esito di un positivo percorso, iniziato nel 1998, di regolamentazione e
condivisione dei criteri comuni per le organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale.
L’Associazione si richiama ai valori della giustizia, dei diritti umani, della pace e della nonviolenza,
patrimonio antico e condiviso dal movimento del Commercio Equo, e pone l’affermazione di questi stessi
valori non solo come fine della propria azione, ma anche alla base del proprio stile di lavoro.
La fondazione di AGICES, quindi, rappresenta concretamente la volontà delle diverse organizzazioni di
lavorare insieme, alla stregua di un vero e proprio movimento, per giungere ad un risultato
particolarmente significativo: l’approvazione – nel 1999 - della “Carta Italiana dei Criteri del Commercio
Equo e Solidale”, con la quale furono definiti i criteri fondamentali a cui, ancora oggi, i diversi soggetti
del Commercio Equo e Solidale fanno riferimento nel loro agire.
Il processo di scrittura di tale documento costituì, perciò, la premessa per la creazione di un primo
coordinamento informale tra le stesse organizzazioni italiane di Commercio Equo, l’Assemblea Nazionale
del Commercio Equo e Solidale, che successivamente si è trasformato in ente giuridicamente
riconosciuto (l’Associazione AGICES).
AGICES è depositaria della Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale ed è sua
responsabilità gestirla, modificarla e controllarne il rispetto da parte dei soci.
La Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale rappresenta, dunque, il documento fondativo
per le organizzazioni associate ad AGICES ma, si può dire, è diventato il documento a cui l’intero
movimento italiano del Commercio Equo e Solidale si ispira nel suo agire quotidiano. La Carta dei Criteri,
infatti, contiene nell’art.1 la definizione di Commercio Equo e Solidale2 ed è strutturata in ulteriori 5
articoli che stabiliscono obiettivi e regole per il Fair Trade in generale e per ciascun attore coinvolto
(art.2: Obiettivi del Commercio Equo e Solidale; art. 3: Criteri generali adottati dalle organizzazioni di
Commercio Equo e Solidale; art. 4: Produttori ed Esportatori; art. 5: Organizzazioni italiane di
Commercio Equo e Solidale; art. 6: Prodotti trasformati).
In sintesi, AGICES persegue due obiettivi essenziali: promuovere all’esterno la cultura ed i valori del
Commercio Equo e Solidale come descritto nella Carta dei Criteri e tutelare il rispetto dei criteri stessi.
A tal proposito, l’attività fondamentale dell’Associazione è la gestione del “Registro Italiano delle
Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale” (Registro AGICES), formalmente costituito un anno dopo la
nascita di AGICES, con il fine comune di individuare standard di azione concreti e verificabili, ovvero la
trasposizione operativa dei princìpi generali contenuti nella Carta dei Criteri.
1 Per informazioni: www.agices.org
2
Il Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed
economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, la crescita della
consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica. Il Commercio Equo e Solidale è una relazione
paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: dai produttori ai consumatori. [art. 1 - Carta Italiana
dei Criteri del Commercio Equo e Solidale]
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Prima di entrare nel merito del lavoro svolto da AGICES e, in particolare, prima di approfondire il ruolo
svolto da tale Associazione nella regolamentazione non legislativa del Commercio Equo e Solidale e,
successivamente, nel processo di elaborazione della proposta di legge sul Commercio Equo e Solidale, è
opportuno inquadrare il movimento europeo ed italiano del Fair Trade per comprenderne complessità e
dimensioni.
In Europa, il Commercio Equo e Solidale coinvolge almeno 4.000 gruppi di produttori e centinaia di
migliaia di lavoratori producendo effetti positivi su oltre 5 milioni di persone in 45-50 Paesi del Sud del
Mondo. Il Fair Trade, in base agli ultimi dati raccolti3, fattura più di 660 milioni di Euro ed è presente in
quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea (inclusi alcuni Paesi dell’Europa “allargata”, ai quali si aggiunge
la Svizzera), nonché Canada, Stati Uniti, Australia, Giappone, Nuova Zelanda. A livello europeo, quindi,
operano più di 100 Importatori, 15 Organizzazioni di marchio di garanzia e circa 3.000 Botteghe del
Mondo, dove lavorano circa 100.000 volontari ed un numero crescente di personale stipendiato.
In Italia, operano circa 350 organizzazioni “Botteghe del Mondo” diffuse su tutto il territorio nazionale,
aperte soprattutto negli ultimi anni (2000-2004) a cui corrispondono almeno 500 “punti vendita”, 10
Importatori, almeno altre 20-30 Botteghe del Mondo che svolgono marginalmente attività di
importazione diretta e 1 Organizzazione di marchio di garanzia. In tutti i casi, si tratta di organizzazioni
senza scopo di lucro (associazioni, cooperative, cooperative sociali, consorzi, ecc.). I prodotti del Fair
Trade, inoltre, sono distribuiti in circa 4.000 punti vendita tradizionali (inclusa Grande Distribuzione
Organizzata). Nel nostro Paese, quindi, il Commercio Equo e Solidale genera un fatturato complessivo di
oltre 110 milioni di Euro (di cui oltre la metà attraverso il circuito delle Botteghe del Mondo),
coinvolgendo circa 7.000 volontari e quasi 1.000 dipendenti/collaboratori.
In tale contesto e mettendo a confronto le dimensioni europee e quelle del nostro Paese, è corretto dire
che il movimento italiano sia particolarmente attivo e dinamico, non dimenticando peraltro che il
Commercio Equo e Solidale in Italia è nato e si è sviluppato con oltre 20 anni di ritardo rispetto ai Paesi
del Nord Europa4, ma in poco tempo è cresciuto significativamente e soprattutto ha costruito una propria
chiara identità.
Ed è altrettanto corretto affermare che proprio la peculiare identità del Fair Trade nostrano ha portato
alla nascita di AGICES. L’Associazione, ad oggi, conta oggi 102 Soci (persone giuridiche), organizzazioni
di Commercio Equo e Solidale (Botteghe del Mondo e Importatori). AGICES associa oltre la metà dei punti
vendita Botteghe del Mondo in Italia (quasi 300 Botteghe del Mondo distribuite geograficamente su tutto
il territorio italiano) e tutti gli Importatori italiani. E’ possibile affermare, quindi, che AGICES
“rappresenta”, da un punto di vista economico, oltre l’80% del fatturato al dettaglio di Commercio Equo
e Solidale in Italia.
AGICES, perciò, è l’associazione di categoria delle organizzazioni che promuovono i prodotti e la cultura
del Commercio Equo e Solidale e, attraverso il Registro AGICES, gli operatori italiani del Fair Trade
intendono rendere esplicita e riconoscibile l’identità propria delle organizzazioni di Commercio Equo e
Solidale: enti impegnati al contempo in attività commerciali e di educazione, soggetti impegnati
attivamente nell’azione politica e di sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle cause del
3 Università Cattolica del Sacro Cuore - Centro Ricerche sulla Cooperazione (CRC), Milano 2006; EFTA, Fair Trade in Europe 2005
4 Il Commercio Equo e Solidale nasce alla fine degli anni ‘60 nel Nord Europa. Nel 1968, al termine della conferenza
dell’UNCTAD, fu lanciato lo slogan Trade not aid (Commercio e non aiuti) per sintetizzare il “nuovo” orientamento strategico
delle politiche di sviluppo: maggior equilibrio nella distribuzione della ricchezza mondiale, tramite il miglioramento delle
condizioni di vita nei Paesi economicamente meno sviluppati. Il Fair Trade, quindi, affonda le proprie radici nella convinzione
che ha spinto alcuni cittadini del Nord a costruire partnership con le comunità del Sud del mondo, con l’obiettivo di sostenere lo
sviluppo sociale attraverso rapporti commerciali equi, mettendo in crisi le cause intrinseche delle disuguaglianze e
dell’ingiustizia. In Italia, il Commercio Equo e Solidale comincia a prendere piede alla fine degli anni ’80, ma solo verso la fine
degli anni ’90 e nei primi anni 2000 diventa un movimento conosciuto dai consumatori.
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divario fra Paesi cosiddetti industrializzati e in via di sviluppo, associazioni e cooperative senza fini di
lucro convinte di poter proporre un’alternativa concreta anche rispetto al “fare impresa”.
E’ opportuno, quindi, approfondire il sistema AGICES per arrivare a comprendere il percorso che ha
portato le organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale a confrontarsi con le istituzioni per una
legge di settore.
Nel Registro AGICES sono iscritte le organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale ed una sezione
– attualmente ancora in fase di implementazione – è riservata ai produttori partner del Sud del mondo.
Come già accennato, i criteri enunciati nella Carta sono stati “tradotti” operativamente e “classificati”
in Requisiti Fondamentali (da soddisfare al 100%) e Requisiti Importanti (da soddisfare nella percentuale
minima del 60%). I Soci AGICES, perciò, hanno definito nel cosiddetto Regolamento di Gestione del
Registro AGICES, le procedure di accreditamento e di cancellazione/sospensione, le modalità per il
monitoraggio ed hanno previsto un apposito organo sociale - il Comitato di Gestione del Registro AGICES
– che ha il compito di gestire il Registro.
La procedura di iscrizione al Registro AGICES e di monitoraggio è organizzata in 3 livelli:
I - Autovalutazione: è una fase avviata sin dalla fondazione dell’Associazione e si svolge essenzialmente
attraverso i cosiddetti “Moduli di Autovalutazione” che tutti i Soci compilano annualmente. I Moduli sono
lo strumento pratico attraverso cui ciascun Socio dimostra di rispettare i criteri contenuti nella Carta e
“tradotti” nel Regolamento di Gestione del Registro. Per ciò che concerne i Requisiti Fondamentali, il
Socio dichiara sotto la propria responsabilità di rispettare tutti i criteri previsti; per ciò che concerne i
Requisiti Importanti, il Socio indica le attività svolte al fine di calcolare la percentuale di
soddisfacimento richiesta. Ai Moduli, inoltre, è necessario allegare documentazione a supporto di quanto
dichiarato (es. bilanci, rapporti sociali, certificato della Camera di Commercio, ecc.).
II - Verifica interna (ordinaria e straordinaria): è una fase “messa a punto” qualche tempo dopo la
fondazione dell’Associazione ed avviata a seguito della prima compilazione dei Moduli di
Autovalutazione. La verifica interna è svolta a cura del Comitato di Gestione del Registro e consta di
diversi strumenti/attività: l’analisi dei Moduli di Autovalutazione e della documentazione allegata al fine
di valutarne la correttezza e la congruenza; la procedura di audit ovvero le visite ispettive condotte dai
valutatori AGICES che, a sua volta, si basa su una verifica documentale, su interviste e incontri con i
diversi stakeholders (es. lavoratori delle Botteghe del Mondo, volontari, membri dei Consigli di
Amministrazione, ecc.), sulla visita della sede dell’ente ispezionato.
III - Verifica esterna: è una fase attualmente in fase di definizione che, in tempi relativamente brevi,
mira a rendere più sistematico, efficace e credibile il sistema AGICES in un'ottica di trasparenza e rigore.
VERSO UNA NORMATIVA IN MATERIA DI COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
Sin dalle origini, dunque, il percorso intrapreso da AGICES ha avuto l’obiettivo di definire con chiarezza
le regole per riconoscere il Commercio Equo e Solidale, le organizzazioni impegnate in questo settore e i
prodotti venduti. Tale obiettivo esprime, tra le altre cose, la volontà del Commercio Equo e Solidale
italiano di stabilire un rapporto rigoroso e trasparente con i soggetti con i quali si relaziona, siano essi i
produttori-partner, l’opinione pubblica, le istituzioni, i consumatori.
E’ in questa direzione, infatti, che i Soci AGICES hanno stabilito procedure per l’iscrizione e la
cancellazione al Registro AGICES, elaborato il sistema di monitoraggio e di verifica del rispetto dei
criteri, organizzato il proprio lavoro immaginando di arrivare – nel corso degli anni – ad un
riconoscimento esterno del Fair Trade.
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Il percorso normativo, dunque, non ci ha sorpresi, anche se probabilmente è iniziato prima di quanto
ipotizzato. Alla fine del 2004 – soltanto poco più di un anno dopo la fondazione di AGICES e a qualche
mese dalla costituzione del Registro AGICES – il Commercio Equo e Solidale italiano è stato chiamato dai
rappresentanti dell’AIES (Associazione Interparlamentare per l’Equo Solidale) presieduti dall’On. Ermete
Realacci e dal Sen. Nuccio Iovene a ragionare e a confrontarsi sulla possibilità di normare il Fair Trade.
Nel luglio 2007, dopo 2 anni e mezzo di incontri, riunioni, elaborazioni di bozze, è stata depositata sia
alla Camera che al Senato della Repubblica una Proposta di Legge in materia di Commercio Equo e
Solidale5 a firma di oltre 120 Deputati e Senatori di appartenenza trasversale (anche se soprattutto di
Centro-Sinistra).
E’ importante sottolineare come si sia trattato di un processo virtuoso e particolarmente interessante di
partecipazione attiva della società civile (il movimento italiano del Commercio Equo e Solidale) con i
rappresentanti istituzionali (i parlamentari riuniti nell’AIES) che insieme sono arrivati ad elaborare un
testo di legge complesso ed articolato che rispecchia, evidentemente, la complessità di questo settore
dell’economia alternativa. Il lavoro svolto ha rappresentato uno spazio che ha valorizzato le diverse
specificità e si è mosso di concerto con esse, perché solo e soltanto con un rispetto dei tempi e delle
dinamiche interne al mondo del Commercio Equo e Solidale sarebbe stato possibile, secondo noi, creare
un percorso realmente sostenibile e condivisibile da tutti.
AGICES, quindi, è stata coinvolta sin dall’inizio in questo percorso ma non ha lavorato da sola. L’intero
movimento italiano del Commercio Equo e Solidale si è attivato e la proposta di legge è frutto di un
lavoro congiunto e fortemente condiviso fra AGICES, Transfair/Fairtrade Italia (l’Organizzazione italiana
di marchio di garanzia per alcuni prodotti del Commercio Equo e Solidale) e AssoBotteghe (l’Associazione
che riunisce alcune Botteghe del Mondo).
La necessità di presentarsi di fronte alle istituzioni come movimento unitario – pur nella consapevolezza
dell’eterogeneità degli operatori – è un altro interessante elemento di valutazione di questo lavoro. Lo
sforzo di sintesi e di “traduzione giuridica” di regole e principi ideali (anche se parzialmente tradotti, ad
esempio, nel sistema AGICES o nel sistema FLO/Transfair Italia di certificazione dei prodotti) ha
rappresentato un’esperienza particolarmente positiva per il movimento italiano del Commercio Equo e
Solidale, che ha migliorato la propria capacità di dialogo interno, ha accolto e raccolto le istanze delle
diverse tipologie di organizzazioni, ha reso più coeso il movimento.
Il testo di legge, come già detto, è piuttosto articolato e complesso ma, a nostro parere, rispecchia la
complessità del Fair Trade, un settore caratterizzato non soltanto da prodotti ma anche da processi e
organizzazioni diverse fra loro.
La Proposta di Legge stabilisce un sistema di registrazione obbligatorio (con la conseguente previsione di
sanzioni) per le organizzazioni che vogliano essere definite “di Commercio Equo e Solidale” e per
distinguere i prodotti equosolidali.
Per questo, il sistema delineato nella Proposta di Legge prevede un “doppio livello”: da un lato, la
registrazione degli enti di certificazione di prodotti del Commercio Equo e Solidale e la registrazione
degli enti di controllo delle Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale; dall'altro, l'Albo delle
Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale che, per l'iscrizione, devono essere controllate da un ente
di controllo registrato ai sensi della legge. In base a quanto detto, possono essere considerati prodotti
del Fair Trade sia quelli provenienti da Organizzazioni registrate sia quelli certificati da un ente di
certificazione registrato.
5 XV Legislatura - Camera dei Deputati, Proposta di Legge n. 1828 “Disposizioni per la promozione del Commercio Equo e
Solidale; XV Legislatura – Senato della Repubblica, Disegno di Legge n. 1667 “Disposizioni per la promozione del Commercio
Equo e Solidale.
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Lo schema della legge è il seguente:
1)
definizioni: cosa è il Commercio Equo e Solidale, cosa si intende per “prezzo equo”, cosa sono
le organizzazioni e quali sono i prodotti del Fair Trade;
2)
distinzione della filiera integrale da quella di prodotto, di cui si dirà di seguito;
3)
sostegno dell’ordinamento alle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale e ai loro prodotti,
siano essi di provenienza dalla filiera integrale o da quella di prodotto;
4)
istituzione di un Albo, di una sezione speciale dello stesso e dei requisiti per l’iscrizione con la
funzione di identificare i soggetti beneficiari delle misure di sostegno e, per ciò che concerne
la sezione speciale, di identificare i soggetti legittimati a certificare le organizzazioni di
Commercio Equo e Solidale e a svolgere attività di certificazione dei prodotti Fair Trade;
La definizione di Commercio Equo e Solidale è considerata dal punto di vista dell’attività ed è
imperniata su tre concetti cardine: partnership, processo e accordo:
− partnership: viene qualificata come “cooperazione economica” e rinvia all’idea della
relazione paritaria fra soggetti e del rapporto commerciale come forma di collaborazione
per uno scopo comune;
− processo: il Commercio Equo e Solidale non è un’attività istantanea, ma è volta ad
accompagnare il processo di autosviluppo del produttore; dunque è necessariamente
dispiegata nel tempo; e non garantisce un risultato immediato, ma lo persegue con
strategia graduale e progressiva;
− accordo: il contratto originario tra produttore e partner è il momento significativo che
“colora” l’intera filiera produttiva; l’attività degli altri soggetti può essere qualificata
come di Fair Trade solo se a quell’accordo non solo fa riferimento, ma è altresì
funzionale.
Lo strumento dell’accordo originario, in particolare, permette:
-
di individuare il momento più significativo del fenomeno del Commercio Equo e Solidale, che
è particolarmente complesso;
-
di disciplinare in maniera condivisa la fase originaria e più importante dello scambio equo,
attenuando il divario tra i due approcci al Commercio Equo e Solidale (quella “oggettivista”
del prodotto e quella “soggettivista” delle organizzazioni e del processo interamente etico);
-
di individuare facilmente “uno spazio” documentabile in cui concentrare tutti i contenuti del
rapporto tra produttore e partner;
-
di delimitare in modo efficace il luogo del controllo che i terzi (qualunque terzo: istituzionale
o meno) voglia effettuare sulla veridicità dei contenuti dichiarati.
Quanto ai contenuti, gli altri requisiti del Commercio Equo e Solidale previsti nella Proposta di Legge
sono la durata pluriennale (a garanzia della stabilità del rapporto e della natura di processo); la forma
collettiva del produttore; il prezzo equo; le misure di sviluppo sociale e/o del produttore; il rispetto
dell’ambiente e la trasparenza della filiera.
Il fulcro della Proposta di Legge, tuttavia, è rappresentato dal sistema di certificazione, controllo e
riconoscimento degli enti di Commercio Equo e Solidale ovvero, dalla distinzione della filiera integrale
da quella di prodotto.
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L’idea è quella di distinguere non più tra commercio etico e Commercio Equo (ciò che nel passato ha
caratterizzato due visioni del Fair Trade, talvolta in contrapposizione l’una con l’altra), bensì tra “filiera
integrale” e “filiera di prodotto”, definendo l’attività qualificante (l’accordo originario) comunque come
Commercio Equo e Solidale, a prescindere dai requisiti soggettivi dell’ente che la pone in essere.
La filiera integrale, perciò, si distinguerà dalla filiera di prodotto appunto per i requisiti dei soggetti che
partecipano al processo, non solo nella fase dell’accordo originario, ma anche nelle fasi successive.
La filiera integrale, infatti, è costituita dalle altre organizzazioni di Commercio Equo e Solidale cui si
estende la qualifica nella misura in cui la loro attività sia funzionale a promuovere l’accordo originario
nelle diverse forme (commerciale, informativo, formativo). Fra i requisiti soggettivi della filiera
integrale si prevede la forma collettiva, l’assenza di lucro e la struttura democratica.
CONCLUSIONI
Ad oggi, il percorso verso una legge sul Commercio Equo e Solidale si è interrotto, a seguito della fine
anticipata della legislatura. In realtà, con l'insediamento del nuovo Parlamento la proposta di legge è
stata immediatamente ripresentata, sia alla Camera sia al Senato, anche se per il momento non sono
stati definiti i tempi per l'avvio dell'iter6.
Tuttavia, l’avvenuta approvazione di alcune Leggi Regionali e la discussione in corso in altre Regioni per
disciplinare il settore7 e il risultato del lavoro svolto in questi anni con i Parlamentari dell’AIES non ci
scoraggiano dall’esprimere la volontà di riprendere, al più presto, il cammino intrapreso e ad essere,
questa volta, direttamente noi gli attori del processo, sollecitando i nostri rappresentanti parlamentari
ad attivarsi per una Legge sul Commercio Equo e Solidale.
In generale, infatti, crediamo importante ragionare su una normativa di riferimento per il comparto
dell’economia sociale/solidale che riconosca, tuteli e agevoli la diffusione delle attività economiche
vincolate al “not for profit” ed al benessere collettivo.
Riguardo ad una legge specifica sul Commercio Equo e Solidale, non auspichiamo una regolamentazione
“a tutti i costi”. Spesso, nel percorso di elaborazione della Proposta di Legge sul Fair Trade, ci siamo
ripetuti ed abbiamo ripetuto ai nostri interlocutori istituzionali “meglio nessuna legge che una cattiva
legge”.
Ma, visto il lavoro svolto, siamo fiduciosi e convinti che una legge che definisca con chiarezza cosa sia il
Commercio Equo e Solidale a partire dall’esperienza concreta ed effettiva di 20 anni di attività sul
campo, riconosca le organizzazioni che operano in questo settore, precisi le caratteristiche dei prodotti
possa contribuire ad una maggiore diffusione dei nostri principi, a creare maggiore consapevolezza fra i
consumatori, a dare maggiore visibilità a tematiche più ampie riguardanti lo sviluppo sostenibile e lo
squilibrio Nord-Sud e, non meno importante, ad innescare meccanismi virtuosi di “responsabilizzazione
sociale” anche di aziende tradizionali o della Pubblica Amministrazione.
Gaga Pignatelli
Presidente AGICES – settembre 2008
6
Proposta di Legge n. 58 alla Camera dei Deputati e n. 262 al Senato, entrambe depositate il 29 aprile 2008.
7 Legge Regionale del Friuli Venezia Giulia 5 dicembre 2005, n.29; Legge Regionale della Toscana 23 febbraio 2005, n.37;
Legge Regionale dell'Umbria 6 febbraio 2007, n.3; Legge Regionale dell'Abruzzo 28 marzo 2006, n.7; Delibera della Giunta
Regionale del Trentino Alto Adige n.232 del 27 luglio 2005; Legge Regionale della Liguria 13 agosto 2007, n.32. Progetti di
legge in corso di discussione: Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio.
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