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Giovanna Midolo
Una vita intensa: nella scuola, nel sociale, nella chiesa
Nella storica cornice dell’Istituto Commerciale “Alessandro Rizza si è svolta la serata, condotta dalla prof.ssa
Mirella Furnari, dedicata al ricordo della prof.ssa Giovanna Midolo, docente per oltre trenta anni in questa
scuola, a nome della quale la Fondazione “Centro Biblico Emmaus – Mons. Vincenzo Migliorisi” ha istituito
una borsa di studio.
Sono intervenuti i docenti dell’Istituto, tanti amici, ex alunni, autorità e i ragazzi delle 4° A e C in quanto a
due di loro, che hanno riportato la media più alta, è stato conferito quest’anno il premio.
Il preside Pasquale Aloscari, sostenitore eccellente delle istanze di una società in costante e rapida
evoluzione, ha accolto con piacere la proposta di elargire una Borsa di Studio al suo Istituto, ma, per
sopravvenuti impegni di lavoro, ha dovuto delegare a rappresentarlo la vicepreside prof.ssa Meli.
La prof.ssa Carpenzano, docente di lettere, avendo conosciuto e collaborato strettamente con la prof.ssa
Midolo in importanti iniziative e in particolare nella costituzione della Fondazione, ne ha tratteggiato la
personalità.
Ha definito la prof.ssa di lettere dell’Istituto Commerciale Rizza:
-
un pezzo di storia dell’Istituto;
-
la grande ideatrice e organizzatrice della Casa della Studente in Via Conciliazione dal 1957 al 197374;
-
la perfetta organizzatrice di Convegni Culturali (UCIIM Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi, CIF
Centro Italiano Femminile, associazioni di cui condivideva pienamente gli ideali di cultura e di
promozione sociale), di Convegni ecclesiali, con nomina specifica dell’Arcivescovo del periodo;
-
la donna severissima con una corazza impenetrabile, da temere, e che a volte sembrava, pertanto,
più opportuno scavalcare.
Ha proseguito accennando alle molteplici attività promosse e svolte dall’instancabile prof,ssa Midolo nei
suoi 90 anni vissuti in una porzione della grande storia:
- di riflesso, la prima guerra mondiale vissuta dai genitori;
- il fascismo con tutta la sua politica, la sua legislazione, la sua cultura, il
mito di un leader e l’avversione verso un dittatore;
- la seconda guerra mondiale con le sue vicende familiari, il papà in
guerra, i bombardamenti, la casa svuotata, il trasferimento, i disagi e
tutto ciò che quegli anni comportano e che ciascuno vive.
Tutto questo periodo fa da sfondo alla formazione di Giovanna Midolo,
una donna che studia, che “pensa”, che vive la sua giovinezza nella
famiglia, nella società, nella chiesa, nella politica e nella sua stessa vita
privata con una libertà davvero sorprendente! Partecipare attivamente
alla vita associativa (parrocchia, diocesi di Noto prima e di Siracusa dopo,
Azione Cattolica), alla vita liceale (svoltasi tra Ragusa, Avellino, Noto) e
universitaria (con conseguimento di laurea nel 1946 e successiva laurea in storia e filosofia); viaggiare,
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partecipare a dei convegni culturali, confrontarsi con ideologie (o anche semplici modi di vita e di pensiero
tradizionali) diverse dalle sue: per lei era tutto straordinariamente naturale. Infatti, consapevole della
necessità dei cambiamenti storici, purtroppo non sempre positivi, accettava, sia pure con una certa
sofferenza, anche ciò che non corrispondeva alle sue scelte valoriali.
Seguono gli anni del dopo guerra, i referendum, i cambiamenti politici, l’impegno per una rinascita in tutti i
sensi, un volgere le spalle a ciò che era stato (i disastri della guerra) e voler guardare proiettati in avanti, in
un futuro più sereno, migliore per sé, ma soprattutto per le nuove generazioni. Vive da protagonista questi
anni, cosciente della necessità di prendere in mano il futuro della storia… e di attenzionare soprattutto la
formazione dei giovani. Giovanna Midolo è quindi in prima linea nel mondo della scuola, non solo
nell’insegnamento (di cui potranno dire qualcosa in più chi l’ha conosciuto come docente, come collega),
ma nella promozione della scuola e della cultura in generale. L’UCIIM (l’associazione cattolica italiana
insegnanti medi) è per lei campo importante di formazione e di lavoro: è segretaria organizzativa anche dei
CRACIS, scuole serali per i lavoratori in tutta la provincia, e anche organizzatrice di numerosi convegni
regionali e nazionali a cui parecchie volte ha dato il suo profondo contributo di pensiero. Risale proprio ai
primi anni del suo insegnamento continuativo in questo Istituto A. Rizza l’idea e la realizzazione della Casa
della Studente (Via della Conciliazione): un contributo concreto per la promozione della donna: lo studio e a
seguire il lavoro.
La conduttrice dà quindi lettura di uno stralcio della nascita della Casa della Studente tratto dagli scritti
della prof.ssa Midolo
La casa della studente nacque così.
Era il 13 maggio 1957.
Quel giorno avevamo avuto, all’Istituto Tecnico Alessandro Rizza, riunione del collegio dei professori per la
scelta dei libri di testo.
Io, dopo la riunione, tornavo a casa.
Abitavo dal novembre precedente in Via delle Carceri Vecchie 17, presso la famiglia Moscuzza. Avevo
perduto papà nel luglio del 1956 ed ero venuta ad insegnare a Siracusa nelle classi di collegamento del
Rizza.
Avevo così conosciuto il Reverendo Sacerdote Prof. Vincenzo Migliorisi che insegnava Religione nel mio
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stesso Istituto e che mi aveva invitato ad iscrivermi all’UC.I.I.M.
All’uscita da quella riunione, alla fermata di Viale Regina Margherita, venne anche il Padre.
In attesa dell’autobus, scambiavamo qualche parola; poi io accennai ad una mia idea alla quale pensavo già
da qualche mese e di cui avevo avuto la possibilità di parlare prima a qualche persona amica e ad un
monsignore…ma senza grande successo.
Per questo motivo la ritenevo più un’utopia che qualcosa possibile a tradursi in realtà.
“Padre – gli dissi – Siracusa è sfornita di una casa per le studenti e ritengo che ne abbia bisogno”.
Al Padre piacque quel che dicevo e rispose: “Si potrebbe fare, ma occorre superare una difficoltà”.
“Una difficoltà?!.....”, io ne avevo centomila e non mi pareva vero che, tutte, potessero ridursi a una sola.
“Quale difficoltà?”, accennai timidamente.
“Occorre – mi disse – trovare una persona che se ne occupi, ma sul serio”.
“Ci sarei io – aggiunsi ancora più timidamente – io avrei intenzione di fermarmi a Siracusa”.
Il Padre rifletté un momento; poi, guardandomi, disse: “Allora la Casa la faremo”.
Fu così che io finii di capirci qualcosa.
“La faremo?”
Come? In che modo? Dove prenderemo il denaro? Chi ci darà i locali? Come la organizzeremo? Come la
faremo conoscere?
Credo che tutti questi interrogativi trasparissero allora dalla mia espressione… se il Padre si affrettò a
soggiungere: “Le difficoltà ci sono per essere superate”.
E fu così che nacque la Casa della studente operativa dal 1957 al 1975.
Diventò anche luogo di ospitalità per tutti coloro che ne facevano richiesta per studio, lavoro …. incontro per
i colleghi e i dirigenti dell’U.C.I.I.M. e … anche durante i mesi estivi, come sede di attività, corsi, formazione e
tanto altro ancora…. per tutti coloro che, in campi diversi, lavorano per il Regno di Dio….
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La prof.ssa Carpenzano riprende il suo intervento:
La vita di Giovanna Midolo vede il boom economico con le sue trasformazioni radicali della società ed
anche gli anni della dispersione, gli anni del vuoto, gli anni dei “maestri” del nulla, dell’inizio della crisi
economica, tutti anni vissuti con una profonda lucidità di pensiero (che lei mantiene fino al 2012 anche
quando la difficoltà di parlare poteva confondersi con una certa assenza). La prof.ssa Midolo aveva
chiarissima la consapevolezza della totale crisi dell’uomo e la perdita di vista di ciò che è inalienabile e cioè
il valore unico ed irripetibile della persona e della vita stessa.
Giovanna Midolo, che è una seria studiosa e una donna concreta, vive intensamente e profondamente
sulle sue piccole giganti spalle tutto il secolo “breve”. È una donna realizzata pienamente
-
come professionista, docente di italiano e storia per oltre 40 anni (di cui 35 in questo Istituto) e
quando capita di incontrare suoi ex alunni, professionisti, nonni o anche bisnonni, è unanime il
ricordo della persona severa ma che ha dato delle fondamenta alla loro vita.
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come “madre” pur non avendo generato fisicamente figli. Quante innumerevoli volte, ho sentito
rivolgersi a persone con l’appellativo “figlio”
Avendo avuto il privilegio di conoscerla più da vicino aggiunge:
È la donna libera, libera nel cuore, libera da sovrastrutture, non però dalle istituzioni per le quali lavorava
perché fossero rispettate e migliorate, ma è anche la donna integra con le sue vedute oltre gli orizzonti
comuni perché aveva trovato dei punti cardini talmente solidi che hanno permesso alla piccola grande
donna una vita davvero straordinaria:
-
la donna di fede che ha trovato nel Vangelo le coordinate della sua storia nello spazio e nel tempo
che le sono state date da vivere
-
la donna di grande amore per l’uomo, tutto l’uomo che ha inteso promuovere nella sua totale
dignità fatta di vita concreta, di lavoro, di casa, di cultura, di rispetto, di aiuto pratico in mille modi
-
la donna della gioia, anche se la sua lunga vita non è stata esente dalle sofferenze
-
la donna giovane nel cuore, sempre pronta e capace di accogliere le novità della storia, mescolando
all’entusiasmo la sapienza della vita – che pure prontissima all’evento morte – ha amato ogni
giorno con una freschezza disarmante
-
la donna dell’amore. Non saprei esprimere questo modo di essere della prof.ssa Midolo.
Conclude il profilo della prof.ssa G. Midolo con le brevi affermazioni che negli ultimi tempi la malattia le
permetteva di pronunciare e sintetizzano il manifesto di una vita vissuta con l’entusiasmo di chi ama e ha
amato sempre con la stessa passione… di chi fino ai suoi 90 anni aveva lo stupore e i perché di un
adolescente e ringraziava sempre il divino per il grande dono della vita e la grazia di averla vissuta.
-
“Che bello!”
-
“Grazie, Signore”
-
“Ti voglio bene”.
Si susseguono le testimonianze di coloro che hanno conosciuto e apprezzato la prof Midolo a partire da
quella della nipote Annamaria, psicologa e professionista affermata
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Ha detto di lei la prof.ssa Elena Tani: - Parlare del mio rapporto con Giovanna significa per me tornare
indietro di oltre trent’anni.
Noi abbiamo lavorato insieme nello stesso corso e condiviso le stesse classi per circa 10 anni. Quando ci
siamo conosciute, infatti, io avevo solo 29 anni ed ero appena passata in ruolo. Lei era un’insegnante
stimata, conosciuta ed apprezzata da tutti per il suo rigore e la sua schiettezza, che talvolta venivano
scambiate per intransigenza, unite ad una esperienza che già allora era più che ventennale; io ero
impacciata ed intimidita da quell’incarico e proprio per questo un po’ aggressiva come spesso sono i
giovani…
Lei mi accolse immediatamente con garbo e gentilezza, come se ci conoscessimo da sempre e questo mi fu
di grande aiuto; apprezzavo il fatto che questa piccola donnina minuta riuscisse a fare lezione in un silenzio
quasi irreale, senza mai alzare la voce e mantenendo il livello di attenzione dei ragazzi sempre alto…. Io
gridavo e mi affannavo, senza riuscire ad avere risultati soddisfacenti!
Un giorno, al cambio dell’ora, ci incontrammo sulla porta di una classe: lei stava uscendo ed io dovevo
entrare. Accanto a lei, c’era un giovanottone alto e robusto, a cui lei stava dicendo: “Mi spiace caro, mi
spiace davvero tanto, ma proprio non posso darti più di cinque”. Già questo modo di esprimersi, molto
deciso ma garbato, mi colpì molto, ma lei continuò con un’altra espressione che mi colpì ancora di più:
“Però non ti preoccupare, sei un ragazzo in gamba e sono certa che la prossima volta non avrai alcun
problema!”
Mi colpì davvero molto, perché il tono della sua voce faceva intendere che era davvero molto dispiaciuta,
dispiaciuta e vicina a quel giovane che non aveva raggiunto l’obiettivo che si era prefissato. Nonostante ciò,
la sua correttezza ed il suo rigore non le permettevano di modificare quel voto neanche di una virgola. Mi
colpirono soprattutto quelle parole di incoraggiamento e di speranza verso la possibilità per quell’alunno di
progredire e di migliorare.
Mi rendo conto che queste parole non vi creeranno alcuna meraviglia, perché oggi questo tipo di
comunicazione fra docente ed alunni è normalissimo ma provate ad inserire questa frase nel contesto
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scolastico di circa 35/40 anni fa, quando il dialogo con gli alunni era praticamente inesistente! Allora,
l’insegnante spesso nemmeno riferiva il suo giudizio agli alunni, il voto era mantenuto segreto, e l’alunno
non era autorizzato a chiedere informazioni.
Per me, giovane e inesperta, fu un lampo: mi fece comprendere un modo assolutamente diverso e nuovo di
stare in classe, in cui non era necessario alzare la voce per farsi ascoltare dai ragazzi e dove l’autorevolezza
prendeva il posto dell’autorità.
Bastava parlare, fornire le motivazioni del proprio giudizio ma, soprattutto, mostrare la propria vicinanza a
quei giovani che dividevano una parte del loro tragitto di vita con noi.
Vi sembrerà banale ma, negli anni, quando dovevo comunicare qualche risultato che sapevo
insoddisfacente per qualche studente, mi tornava davanti agli occhi quella donnina minuta che condivideva
il dispiacere ed incoraggiava l’alunno, e il suo ricordo mi portava a fare lo stesso, ad incoraggiarlo, spronarlo
e fargli sentire la mia vicinanza umana.
Spero che queste mie parole vi abbiano permesso di conoscere ed apprezzare ancora di più quella piccola
grande donna che è stata Giovanna. (Elena Tani)
La prof.ssa Itria Peluso, nelle vesti di amica dei tempi della militanza sociale…dell’UCIIM (Unione cattolica
italiana insegnanti medi) …e militanza non significava sempre avere le stesse idee, ma condividere un
percorso …spesso era invece un vivace dibattito di intellettuali, di menti colte che, pur nella divergenza, si
rispettavano con stima e fiducia ………
“Chi abbiamo amato e perduto non è più là dove era prima ma dappertutto dove noi siamo”
Queste parole di San Giovanni Crisostomo sembrano proprio scritte per Giovanna Midolo che, tornata alla
casa del Padre, ha lasciato un dolce e caro ricordo per il suo grande cuore, la sincerità, la schiettezza del
suo temperamento, l’amore e la dedizione per la scuola.
Spirito vivacissimo e poliedrico, concepì l’insegnamento come lavoro di educatore ed in esso seppe
profondere cultura, intelligenza e sentimento.
Ma l’opera di insegnante è solo un aspetto della sua vita ed io non voglio parlare della docente la cui
preparazione e valore sono già stati ricordati, voglio ricordare la persona, la donna Giovanna, le sue qualità
umane.
Il mio rapporto con Giovanna non è stato scolastico, ma fuori dell’ambito della scuola.
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Non ricordo quando ed in quale occasione avvenne il nostro incontro ma fu un incontro fortunato che mi
procurò subito un vivo piacere e che mi spinse a conoscere meglio quella donna che si rivelava non comune
per la spontaneità con cui accettava la mia amicizia, nonostante la differenza di età.
Manifestò subito una personalità aperta e limpida, un mondo affettivo e morale ricco di sfumature, una
capacità di comprensione mai offuscata da risentimento.
Anche le capacità intellettuali erano notevoli ed in particolare la capacità di definire una situazione non
attraverso giri di parole ma con una brevità quasi matematica.
Ogni problema era per lei risolvibile, certamente perché, alla maniera manzoniana, aveva grande fiducia
nella Provvidenza.
Trattava le persone in modo meraviglioso rispettandone la dignità e valorizzando al massimo la loro
personalità e capacità.
Era sempre attorniata soprattutto da giovani e molti di loro devono a lei la posizione che hanno occupato
nella scuola.
Capiva le loro ansie ed aveva sempre una parola di incoraggiamento e di esortazione usando le espressioni
più semplici.
Fervente credente, metteva tutto il suo amore nell’impegno quotidiano del suo lavoro e nelle sue
molteplici attività mostrando profonda umanità, bontà severa, sano senso dell’equilibrio.
Il lato meno noto del suo carattere era la sensibilità, che però celava sotto un aspetto talvolta severo, ma si
capiva che era solo una maniera e che sotto quell’apparente maschera di severità vi era un cuore capace di
commuoversi.
Giovanna era anche dotata di una ironia leggera e sottile, di un humor fresco e vivace, nelle cui pieghe si
esprimeva quella che io considero la qualità più profonda della donna Giovanna Midolo: una saggezza
sorridente e misurata, impregnata dal succo vivo dell’esperienza quotidiana, vissuta con profondo amore
per Cristo, per la vita e per la missione alla quale si era dedicata.
Quando ricordiamo le persone che ci hanno lasciato, c’è sempre in noi un velo di tristezza, ma quando
ricordo Giovanna sento veramente che qualcosa di me è andata via con Lei. (Itria Peluso)
L’ultimo intervento è stato quello di un ex alunno “vivace” come lo definiva la prof.ssa Midolo ma di
“buone speranze”…e che coincidenza!... era compagno di banco di Sebastiano Rabbito alunno “tanto
chiacchierone” con il pallino del teatro e della recitazione: Don Massimo Di Natale
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A conclusione dei lavori si procede alla premiazione dei due ragazzi meritevoli.
A CHIARA CAVARRA e GIULIANO INTERLANDI, presentati dai compagni di classe che ne hanno evidenziato
interessi e pregi, sono stati rivolti dalla Presidente della Fondazione i complimenti per l’impegno nello
studio e per i risultati ottenuti che onorano la prof.ssa Midolo che per tutta la sua vita ha studiato e ha fatto
studiare.
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