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Bergamo, Teatro Donizetti
Martedì 12 maggio 2015, ore 21.00
Roberto Cominati
pianista
Domenico Scarlatti
(1685-1757)
Sonata in si minore K 87 (L 33)
Sonata in do maggiore K 159 (L 104)
Sonata in mi maggiore K 380 (L 23)
R
Bach/Godowsky
Suite in re minore BWV 1008
Les barricades mystérieuses
Le tic-toc-choc
Le carillon de Cythère
Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Minuetto
Giga
Maurice Ravel (1875-1937)
Bach/Friedman
François Couperin (1668-1733)
Le tombeau de Couperin
Prélude
Fugue
Forlane
Rigaudon
Menuet
Toccata
Toccata e Fuga in re minore BWV 565
Roberto Cominati
pianista
Bach/Busoni
Ciaccona in re minore
Con la collaborazione di
Bergamo, Teatro Donizetti
Martedì 12 maggio 2015, ore 21.00
Roberto Cominati
Nato a Napoli nel 1969, Roberto Cominati
ha studiato dal 1984 con Aldo Ciccolini
all’Accademia Superiore di Musica “Lorenzo
Perosi” di Biella e dal 1989 con Franco
Scala all’Accademia Pianistica “Incontri
col Maestro” di Imola. Vincitore del primo
premio al Concorso Internazionale “Alfredo
Casella” di Napoli nel 1991, nel 1993 si
è imposto all’attenzione della critica e
delle maggiori istituzioni concertistiche
europee con il primo premio al Concorso
Internazionale “Ferruccio Busoni” di
Bolzano. Nel 1999 ha ottenuto il Prix Jacques
Stehman del pubblico della RTFB e di TV5
France, nell’ambito del Concours Reine
Elisabeth di Bruxelles.
Ospite delle più importanti società
concertistiche italiane e di istituzioni quali
il Teatro alla Scala di Milano, il Comunale
di Bologna, la Fenice di Venezia, il Maggio
Musicale Fiorentino, il San Carlo di Napoli,
l’Accademia di Santa Cecilia di Roma,
l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai,
l’Accademia Chigiana di Siena, il Festival
dei Due Mondi di Spoleto, il Festival di
Brescia e Bergamo, ha suonato al Théâtre
du Châtelet di Parigi, al Kennedy Center
di Washington, al Festival di Salisburgo,
al Teatro Colon di Buenos Aires, Teatro
Municipal di San Paolo, Gasteig di Monaco,
Konzerthaus di Berlino, La Monnaie di
Bruxelles, a Pechino e ancora in Inghilterra,
Giappone, Australia, Belgio, Olanda,
Finlandia.
Ha collaborato con celebri direttori
d’orchestra, fra i quali sir Simon Rattle,
Andrey Boreyko, Leon Fleisher, Daniel
Harding, Yuri Ahronovitch, Mikhail Pletnev,
David Robertson, Gabriele Ferro, Aleksandr
Lazarev.
Nell’inverno del 2012 è uscita per Amadeus
l’integrale pianistica di Maurice Ravel.
Il barocco musicale è sinonimo di “bizzarria”, ricerca di stranezze, originalità, stravaganze e
capriccio.
Il programma di questa sera declina lungo uno scelto asse temporale il “bizzarro”, o il
barocco per tastiera, dal clavicembalo sino al grande pianismo novecentesco.
Si inizia con un sovrano, il napoletano Domenico Scarlatti, instancabile nel trovare nuovi
effetti teatrali o sbalorditivi solo per mezzo della tastiera. La Sonata K 87, col suo canto
dolente, ma anche con una scrittura polifonica degna di Bach, si direbbe pensata molto più
per il pianoforte odierno che per il cembalo dell’epoca. Nella Sonata K 159 risuonano tra
scampanellii gli echi di una febbrile danza popolare, mentre la K 380, una delle più note tra le
cinquecentocinquanta catalogate, dipinge una festa di pastori tra pive e zampogne.
Altro grande genio, ammirato senza riserve da Bach e da Brahms (ne curò in vecchiaia
l’intero catalogo per cembalo) è François Couperin: Les barricades mystérieuses è una pagina
di minimalismo ante litteram, una formula a periodi musicali reiterati in cui prevale il
fascino delle successioni armoniche semplici e nette. È balzata a fama internazionale grazie
al film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola (2006). Ne Le carillon de Cythère (terzo dei
quattro Libri de Pièces de Clavecin) si muovono grazia e stupore infantile, che sul pianoforte
possono suonare ancor più morbide.
Ammiratore di Couperin e più in generale del Sei-Settecento francese, Ravel espresse il
suo omaggio con Le tombeau de Couperin (1917). Non si tratta solo di un’elegia dedicata a
Couperin, ma anche una raccolta dedicata a sei amici caduti al fronte (un brano per ognuno
di essi), guerra a cui lo stesso Ravel, a 39 anni, riuscì a partecipare, anche se solo come autista
d’ambulanza per i feriti. Dalla dolcezza aggraziata del Prélude alla Fugue quasi danzante
all’inquietante Forlane – caratteristico canto di gondolieri veneziani del diciottesimo
secolo – fino al moto perpetuo della Toccata finale, rifacimento geniale del toccatismo
settecentesco. L’edizione dell’opera, scritta tra il 1914 ed il ’17, è del 1918 (francese Durand)
riporta in frontespizio il disegno grottesco ed ambiguo di un’urna cineraria antica.
Per completare il quadro non poteva mancare J. S. Bach. La “bizzarria” barocca vuole che il
Kantor sia qui presentato nelle trascrizioni parafrasi di tre grandissimi pianisti-compositori
del secondo Ottocento e primo Novecento. La trascrizione della Suite per violoncello solo
in re minore BWV 1008 di Leopold Godowsky (1870-1938) è un capolavoro oggi pressoché
sconosciuto. Godowsky fu maestro di Heinrich Neuhaus: per i non addetti ai lavori,
diciamo che Neuhaus fu il grande padre della mitica “scuola russa” di oggi. Godowsky era
ebreo e dopo aver profuso il suo verbo concertistico a Berlino e a Vienna, dove divenne il
successore di Busoni, nel 1914 si trasferì negli Stati Uniti. Arthur Rubinstein sosteneva che
per impadronirsi di meccanismi tecnici simili a quelli di Godowsky gli ci sarebbero voluti
cinquecento anni. Grande amico di Albert Einstein nelle sue trascrizioni comunica una
visione romantica e spiritualmente idealizzata di Bach. Anche in questa Suite le sonorità
spettacolari e imponenti sono quelle di un barocco aggiornato e reinventato.
Altro compositore-virtuoso tra Otto e Novecento è il polacco Ignaz Friedman (1882-1948).
Nella sua trascrizione della celeberrima Toccata e fuga in re minore BWV 565 si possono
trovare sonorità accordali quasi impressionistiche, vere e proprie “cristallerie liquide”.
Gareggiava con titani della tastiera come Busoni e Godowsky. Era ammirato da colleghi
come Sergej Rachmaninov (che in parte lo riteneva fin troppo spettacolare), e la critica del
tempo lo poneva tra i virtuosi supremi.
Celeberrima è infine la Ciaccona in re minore (dalla Partita n. 2 BWV 1004 per violino
solo) trascritta da Ferruccio Busoni, modello per severità di stile, derivata da Brahms e
della tecnica di sovrapposizioni per terze e seste, e da Liszt per altro verso, per la geniale
spettacolarità dell’espressione. Una sintesi anche oggi tra le più originali del genere.
Bernardino Zappa