Nella lite tra Gaucci e la Tulliani Superenalotto o
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Nella lite tra Gaucci e la Tulliani Superenalotto o
Governo Tremonti. Lui risponde: “Faccio il ministro dell’Economia del governo Berlusconi”. Vi sembra un no?y(7HC0D7*KSTKKQ( www.ilfattoquotidiano.it Giovedì 5 agosto 2010 – Anno 2 – n° 208 € 9,90 DVD + € 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 QUANDO CALIENDO IL SOL Berlusconi salva il sottosegretario ma non ha più maggioranza. Perde pezzi anche il Terzo polo Il governo è al tramonto e punta su elezioni a marzo Tutto il resto è vuoto di Furio Colombo dc anno tutti che Berlusconi è debole. “Minaccia elezioni anticipate ma in Italia solo il presidente della Repubblica può sciogliere le Camere”. Scrive il New York Times del 4 agosto. Come dire che la sua unica arma è inagibile. Rimane fermo, sul posto, continuando a non governare. Silvio Berlusconi è debole. Ma tutti gli altri sono più deboli. Divisi in tanti gruppi ciascuno dei quali è paralizzato da dentro (pericoli di scissione) o da fuori (il rischio che gesti troppo piccoli portino rischi troppo grandi). È caduto dal tavolo del potere il salvadanaio del governo, si è frantumato e si è visto che era vuoto. Ma anche il salvadanaio delle opposizioni è risultato vuoto: non un'idea, non un piano, non un colpo da piazzare o anche solo una frase efficace, di quelle che si possono usare e ricordare. Il brutto del Paese vero è quanto siano grandi, complicati, immensamente difficili i suoi problemi. Il brutto della classe politica è quanto manchi, tutta, di un minimo di forza per far fronte. Il caso Caliendo è una storia di impotenza. Caliendo è accusato di corruzione, nella forma grave di partecipazione attiva ad una potente associazione segreta, materia da film o romanzo tipo Banda della Magliana. È membro del governo nella funzione delicatissima di sottosegretario alla Giustizia. Il governo fa quadrato nel senso fisico dell'ostacolo alla cattura, come le donne che gridano ai carabinieri nei vicoli di Napoli, per impedire l'arresto del ricercato. Ma non lo difende, non una sola ragione o un argomento di merito. Le opposizioni si voltano verso il pubblico ad esclamare “che scandalo!”. Pd e Idv sventolano anche una risoluta disdetta, nella forma della “mozione di sfiducia personale”. Ma niente di grave. Si è formata alla svelta una folla centrista che blocca il vicolo. Buone ragioni, intendiamoci. Non è il caso, proprio adesso, di menare colpi troppo duri. Potrebbero provocare altri colpi troppo duri e tutti proprio adesso nel vuoto. Per buttarsi nella mischia – gesto eroico – ci vuole una ragione e una bandiera. Al momento c’è solo una strana asimmetria della scena. La folla di centristi che blocca il vicolo ai “carabinieri” Pd e Idv, è una folla con cui ci si unirà, forse, in un futuro non così lontano. Dunque attenti a non provocare fuoco amico. Il nemico finale ovviamente è il primo ministro che se ne va via intatto e protetto assieme al suo vice-ministro della Giustizia, socio di lobby segreta. Nel paesaggio scomposto c’è un po’ di disordine, una folata di vento. Berlusconi adesso è certamente debole. Debole al punto da avere perduto per qualche voto la maggioranza alla Camera. Tutti gli altri – separati o insieme – sono più deboli di Berlusconi. Nonostante i numeri. La tragedia che stiamo vivendo è questa. S +"!"!{!"!\ In un clima rovente alla Camera la sfiducia al politico coinvolto nella indagine P3 respinta con 299 voti e troppe assenze. Anche la Moroni lascia il Pdl Nicoli e Telese pag. 2 - 3 z Udi Paolo Flores d’Arcais APPELLO A VENDOLA E DI PIETRO ari Di Pietro e Vendola, in caCgoverno so di sfiducia parlamentare al Berlusconi la vostra proposta è chiara e convincente: subito elezioni democratiche. L’avverbio “subito” è importante, ma decisivo è l’aggettivo: elezioni democratiche. pag. 9 z I banchi del Pdl; il deputato Marco Martinelli in un gesto esplicito, riferito al deputato di Futuro e Libertà Aldo Di Biagio (FOTO EMBLEMA) INTRIGHI x Il contenzioso tra l’ex patron del Perugia e la signora Fini Nella lite tra Gaucci e la Tulliani Superenalotto o superballa? Un patrimonio conteso, una botta di fortuna e una vincita miliardaria di cui si cercano le tracce. È troppo chiedere di saperne di più? LA SENTENZA x La vera storia del massacro alla Diaz Paolin pag. 4 z (FOTO ANSA) Calapà pag. 12-13 z nintervista nparadisi minacciati Mentana: “Piaccio al pubblico perché il mio Tg è libero” Oro nero, ultimo nemico dell’Amazzonia Mello pag. 8z Santangelo pag. 14z nil racconto CATTIVERIE Villari: “La Finocchiaro ha un ottimo rapporto con Quagliariello, poi in aula lo attacca come un’invasata”. Ma và Viaggio di un regista al centro degli Usa Faenza pag. 16z Lo stiamo perdendo di Marco Travaglio ogliono portarci via Bondi, James Bondi. L’omino di burro che si scioglieva al cospetto del Capo ora appare duro, ritto e gelido come un pezzo di ghiaccio. Il pallore gonfiato che arrossiva come pudica verginella in fiore al solo sfiorare il suo Sire ora appare sgonfio eppure tronfio. Il vate stilnovista che poetava in rime baciate sciogliendo endecasillabi “A Silvio” e financo odi a Cicchitto, peana a Elio Vito ed elegie a Giuliano Ferrara, è passato decisamente alla prosa e verga violente invettive contro i giornali a suo dire troppo morbidi verso il traditore Fini, dettando addirittura i temi e i titoli che la stampa dovrebbe dedicare al fedifrago. Emerge insomma l’inquietante e insospettato lato B dell’efebico pacioccone che abbiamo imparato a conoscere e ad amare in questi anni. Il servo felice che scattava all’impiedi e sull’attenti appena il ducetto irrompeva nelle riunioni forziste ed esalava con un fil di voce “Scusi, presidente, se parlo in sua presenza”, che entrava in coma appena il padrone si buscava un raffreddore, che faceva lo sciopero della fame non appena il centrosinistra minacciava (ovviamente per finta) una legge sul conflitto d’interessi facendo scudo col suo corpo a quanto B. ha di più caro (i soldi) perché “nei momenti di più aspra contrapposizione fra la sinistra e Berlusconi io devo mettere il mio corpo in mezzo” e “lui mi dà del tu ma io del lei, però dentro il mio cuore il lei si trasforma in tu”, ha messo su una ferocia padronale che sgomenta. È la sindrome di Cane di paglia, che attizza il quieto e pacioso borghesuccio Dustin Hoffman e lo trasforma in una terrificante canaglia assetata di sangue. O quella descritta dal film di John Landis, Un lupo mannaro americano a Londra, dove un tranquillo giovanotto morso da un lupo in Scozia diventa a poco a poco un licantropo. Ecco: l’altra sera James Bondi ha visitato il suo spirito guida nel castello di Tor Crescenza e, in quella torrida notte di plenilunio, ha dato i primi segni dell’agghiacciante metamorfosi: i dentini da latte diventavano zanne puntute e sanguinolente, le unghiette rosee si mutavano in artigli, il capino implume e le tettine candide e turgide già descritte – secondo i maligni – da una scrittrice dilettante barese si rivestivano, come pure il corpo glabro, di una moquette di inequivocabile peluria di setole scure. Più che un uomo, un pennello Cinghiale. Dell’orrenda trasformazione aveva colto i primi sintomi la moglie numero uno, Maria Gabriella Podestà, una decina di anni fa, quando sostiene che l’allora marito non solo la tradisse sotto i suoi occhi (e non solo con Silvio), ma addirittura la prendesse a ceffoni e, quel che è peggio, la trascinò dalle verdi colline della Lunigiana “in un orrendo appartamento ad Arcore”, a due passi dalla reggia dell’Amato. Ora la sua lettera a Ferruccio de Bortoli, in cui Bondi denuncia il presunto strabismo del Pompiere della Sera nel denunciare gli scandali del centrodestra (ma quando mai) e gli intima di linciare Fini come fanno Libero e il Giornale, minacciando in caso contrario di “additare il caso ai lettori del Suo quotidiano come davvero scandaloso”, fa male a lui e a tutti noi, suoi devoti fans. E il suo attacco a La Stampa che sul caso Fini si ostina a “mantenere un encomiabile riserbo” fa temere che il Bondi Ogm confonda il ministero della Cultura con quello mussoliniano della Cultura popolare (detto anche Minculpop). Timore confermato dalla sua assenza ai funerali di Suso Cecchi D’Amico, donna simbolo di oltre mezzo secolo di cinema italiano. Non sappiamo se la metamorfosi bondiana sia o meno reversibile, ma pretendiamo che gli vengano affiancati i migliori specialisti del ramo licantropia affinché si dedichino allo studio del suo pietoso caso, senza badare a spese, anche a carico dello Stato, e ci restituiscano al più presto il James di prima. Fresco come una rosellina di maggio, ben paffuto e soprattutto rasato. L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: passerotto, non andare via. V