n.3 Settembre

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n.3 Settembre
ASSOCIAZIONE LAICA DI CULTURA BIBLICA - NOTIZIARIO SEMESTRALE
Anno XXVI, n 3. Settembre 2012.
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«Lekh lekhà»: le chiamate di Dio
Convegno invernale organizzato da Biblia e dalla Facoltà Valdese
1-3 febbraio, Facoltà Valdese, via Pietro Cossa 42, Roma
L’assemblea inizia regolarmente alle ore 17.30, in seconda
Chi è amante della grande musica ha nell’orecchio il coconvocazione.
rale diall’o.d.g.
Johann iSebastian
Bach con cui inizia la cantata:
Sono
seguenti argomenti:
della relazione sul bilancio consuntivo 2009 e relativi alle-
domanda: da chi sono chiamate? Come discernere la voce
gati e Nella Ciurcina a quella dei Revisori dei Conti (si
che
impone
di andare:
«Lekhdilekhà
(va’, vai)
» (Gen 12,1)?
allegano
al verbale
le copie
entrambi
i documenti).
«Wachet auf, ruft uns die Stimme», «Svegliatevi, ci chia- È ascolto o semplice
proiezione
del
nostro
inconscio?
È
3. La Presidente dichiara
aperta la
ma Relazione
la voce». della
Lo stesso
vale, sulle
all’ennesima
potenza, per
ubbidienza o fanatismo?
È dedizione
agli altri
o autoaf1.
Presidente
attidiscussione
e le relative
votazioni
su
l’omonimo,
ancor più celebre, preludio corale.
La forza
fermazione?
giunge
dalla torre
guardiani
entrambe
vità
dell’Associazione.
le relazioni.
Il dei
socio
Guido
Nuovo
Consiglio
direttivo La chiamata
evocativa
dell’incipit
è massima.
Forse a nessuno, sulle
o
dal
castello
del
nostro
orgoglio?
È
verità
o
illusione?
2.
Approvazione
del bilancio
consunZiffer
pone
due
quesiti:
a)
perché
non
2010-2012
tivo
2009
ed eventuali
sia stato
ripristinato
il corso di
prime,
verrebbe
in mentevariazioni
di pensare al
che quella voce apIn un passo del libro
dal titolo
programmatico
Diogreco
alla
bilancio
2010.che non sia Dio o Gesù. In realtà ricerca dell’uomo biblico;
b) perché
sia Abraham
così sostanziosa
partengapreventivo
a qualcun altro
(Borla, Roma
1983),
J. He3.
Determinazione
quoteche
associala differenza
tra gli
introiti
previsti
il testo
la applica ai della
guardiani
dalle torre chiamanoPresidente
le schel riporta una storia
legata al Ba‘al
Shem
(il fondatore
tive
per sagge.
il 2011.Si tratta infatti della cantata (composta
per il 2009
dal bilancio
di previsione
vergini
del moderno chassidismo).
Anche
lì ci si riferisce
a un
Agneseda
Cini Tassinario
4.
Dibattito
e
votazione
sulle
relazioni
e
le
effettive
risultanze
del
bilancio
Bach nel 1731) per la XXVII domenica dopo la Trinità
in
musicista
capace
di
proporre
agli
ascoltatori
suoni
meraVice-presidente
della
Presidente e sul bilancio.
consuntivo. La socia Maria Califano
cui era letto il vangelo delle vergini sagge e di quelle stolte
vigliosi. La gente ne è rapita e si mette a danzare estatica5. Presentazione delle candidature
riprende il discorso sul corso di greco
Piero Stefani
(Mt 25,1-13).
Il testo Presidente,
della cantataVice
intesse tra loro passi mente. Da quelle parti
passò
un sordo; vedendoli
alle
cariche sociali:
biblico
e suggerisce
d’inserirloagitarsi
tra le
Tesoriere
evangelici
e
citazioni
(o
allusioni)
al
Cantico
dei
cantici.
in
quel
modo
li
prese
per
matti.
Lo
stolto
però erad’intesa
lui. Se
Presidente, Tesoriere, Consiglieri,
attività previste dal protocollo
La spiritualità
prevalente
è di
lo si
fosse
stato saggio avrebbe
intuito
la loro
gioia
e il c.a.,
loro
Alessandro
Badino
Revisori
dei Conti,
Probiviri
perstampo
il trien-pietista. Ben
rmato con
il MIUR
il 29
marzo
comprende
da un paio di straordinari duetti tra l’anima
rapimento
e
si
sarebbe
unito
alla
danza.
Partendo
da
questo
nio
2010-2012.
magari
dislocandoli
in
due
sedi
–
Roma
Consiglieri
(soprano)
e Gesù
(basso).
A differenza
episodio Heschel commenta:
non udiamo
la voce.
6.
Pausa per
la cena
e votazione
delle di quanto avviene
e Milano – «Noi
per agevolare
la partecipaIsabella Bergamini
nella Bibbia,
parole
nella
Bibbia. Anche
se siamo
cariche
sociali.la chiamata si presenta, quindi, non tanto Soltanto vediamo lezione
degli
interessati.
La socia
Flora
Giuliano Bertoni
7.
Proclamazione
eletti.
Giugni
chiede
mai(p.non
si Del
sia
come
una voce che degli
proviene
da Dio per inviare il chiamato
sordi possiamo vedere
l’estasi
dellecome
parole»
272).
parlato
dei corsi
di richiamo
biblico.
Giancarla Codrignani
verso altri esseri umani, quanto come un anelito profondo
resto, stando al testo
dell’Esodo
(20,18),
già al Sinai
tutto
Ai
ni di una
organica
concatenaPresidente
risponde che i corsi di
dell’anima
chepiù
si rivolge
a Gesù
al fine di partecipare
il popolo vedeva leLa
voci
(ro’im et-haqolot).
PaolaalFrancalanci
zione
degliceleste.
elementi in discussioni, si
non sono
stati riproposti
banchetto
Il nostro destino è greco
ormaibiblico
solo quello
di essere
sordi che
Laura Pasquino
decide
d’iniziare
l’assemblea
con
la
relaperché
hanno
sempre
registrato
pochisIl capolavoro musicale evidenzia indirettamente uno dei danzano perché vedono altri danzare? Fuori di metafora,
zione della Presidente, seguita da quella
sime adesioni. Auspica, quindi, che si
Gioachino
Pistone
nodi più profondi della storia iniziatasi con le antiche chia- Dio ha parlato nella Bibbia e ora ci parla solo attraverso la
del Tesoriere e dalle relative discussioni
possa trovare una soluzione nel lavoro
Giusi Quarenghi
presenti
Scritture d’Israele.
emate
votazioni.
Lanelle
presentazione
delle can-In essa si narra che Scrittura? Per i credenti
del Cnel
onsDio
igliodei
Diviventi
rettivo (cfr.
congMt
iun22,32),
to con
Dio facesse
udire
in modo direttoprima
la propria voce. In
se- Ventura
è arduo ammettereilche
sia solo
così;
anche
per loro
però
Milka
didature
avverrà
immediatamente
gruppo
misto
Biblia
– MIUR
previsto
guito votazioni.
si passa al richiamo proposto dai «guardiani». Per i è assai difficile sapere
come Dioappena
continuirmato.
a parlare
e in
delle
dal protocollo
Quanto
cristiani
un
posto
imparagonabile
tra
essi
spetta
a
Gesù
che
quali
ambiti
faccia
tuttora
udire
la
sua
voce.
La
questione
Presiede l’assemblea, come da Statuto,
ai corsi di richiamo sull’ebraico biblico,
Collegio dei Revisori
chiama,
con la Agnese
sua voceCini,
di uomo,
lungo
la
Presidente
funge
da il mare e le strade del discernimento diviene
non sonoallora
stati decisiva.
menzionati a causa della
dei conti
Segretaria-verbalizzante
Pasqualina
malattia
Paolo De
della Galilea. Infine ci troviamo
di fronte a un’invocazione
Scriveva, ormai non
pochi del
anniresponsabile,
fa, Paolo De Benedetti:
Cuoco.
L’assemblea
su proposta
della per così dire,
Benedetti,
ma si spera
che possano
umana rivolta
verso l’alto.
Si è passati,
da Ciurcina
«Gli incontri con Dio
non sopportano
statistiche,
ma è
Nella
Presidente
nomina
tredall’alto
scrutatori
per lea uno di direzione probabile che il tipoessere
ripresi al
piùDio
presto.
Il Tesoriere
un andamento
che va
al basso
di chiamata
che
preferisce
o che
Ferruccio Fontanella
votazioni:
Giorgio
Leoni, che
Elisabetta
chiarisce
che
la differenza
trasommessa
il prevenopposta. Inutile
sottolineare
per noi è più facile speri- rivolge alla maggioranza
degli
uomini
sia quella
Menini,
Giulio
Sica.
Essiil grido
procedono
e ilSamuele.
consuntivo
2009questo
giustamente
mentare (o
almeno
capire)
che si innalza («De pro- e oscura con cui si ètivo
scelto
Anche
grande
immediatamente
conteggio
degli che la voce cheProbiviri
daldei
socio
Ziffer
dipende
in
fundis ad te Dominealclamavi»
Sal 129,1)
si profeta, forse il piùrilevata
ascoltato
profeti
di Israele,
“non
aventi diritto al voto che risultano
massima parte dall’eccessivo ritardo
abbassa. Tuttavia per comprendere l’eredità biblica occorre
conosceva il Signore”: lo serviva nella fede, ma non sapeva
Rosetta Mazzone
in
totale 104 (58 di persona e 46 per
nell’erogazione dei contributi pubblici
misurarci
più
con
la
discesa
che
con
l’ascesa.
È
un
dato
di
quale voce avesse epromessi
che cosa per
volesse
da lui»da
(Larealizzare.
chiamata
Giuseppe Ricaldone
delega). Essendo in seconda convocagli eventi
fatto che,
dall’antichità
fino a oggi,costivi sono state e vi sono di Samuele, Morcelliana,
Bresciafa’
1976,
p. 61;
cfr.
1Sam
zione,
l’assemblea
è validamente
La
Presidente
notare
che,
peraltro
Daniel Vogelmann
persone
chedeliberare
si sentono su
chiamate.
vero problema (a volte 31-10). La storia passata
e presente
piena di molti piccoli
tuita
e può
tutti gliIlargotutte le
attività èprogrammate
no al
persinoall’o.d.g..
drammatico) sta nel cercare di rispondere a una Samueli.
menti
2011 sono state realizzate, o sono in
Pierol’attività
Stefani
1. La Presidente legge la sua relazione
corso di realizzazione. Poiché
sulle attività dell’associazione (se ne allega copia al pre- per il 2012 è ancora tutta da programmare, la Presidente
QUESTO NUMERO DEL NOTIZIARIO È RICCO
DI PROPOSTE
CONVEGNI,
VIAGGIO,
sente verbale).
propone
all’assemblea- di
esprimere la propria
scelta tra due
PREGA DI
LEGGERLO
SEMINARIO
- EBadino,
DI RELATIVE
SCHEDE
ISCRIZIONE,
2. Il Tesoriere,
Alessandro
procede alla
lettura DI possibili
temi delSIConvegno
Nazionale:
I – L’ironia nella
CON PARTICOLARE ATTENZIONE
1
RELAZIONI SULLE ATTIVITÀ SVOLTE
Paesi Baschi e Camino di Santiago,
1-11 giugno 2012
I viaggi di Biblia sono sempre “felici” e il Camino di
Santiago non è venuto meno alle aspettative. Per quelli
che ci sono stati la rievocazione, forse - ma può essere
impressione soggettiva - è difficile: ripercorrere con la
mente (magari senza il ricorso allo splendido librettoguida offerto da Biblia) una decina di giorni fatta di
visioni molteplici in sopraffazione emotiva continua fa
constatare la pochezza della memoria. Puente del Rey
lo si è visto prima o dopo Estrella? Come si chiama
il paese in cui la cattedrale ospita una gabbia con un
galletto e relativa gallina? Siccome Ignazio di Loyola
nasce basco, bisognerà dire «Ignazio di Azpeitia»?
Non vi aspettate, quindi, un racconto esauriente. Intanto
la complessità dalle Spagna che - a parte la crisi attuale,
di cui abbiamo avuto esperienza in una sosta obbligata
dall’occupazione stradale dei minatori minacciati dalla disoccupazione - comprende differenze non sempre
percepibili dal turista, quando non è viaggiatore. Per
i viaggiatori l’impatto con i paesi baschi introduce in
un mondo che oggi sembra caratteristico solo per il
linguaggio: dire Navarra o Comunità autonoma basca
è molto diverso che dire Euskara. Ma l’essere un’isola
linguistica, pur decodificata dalle ipotesi storiche del
prof. Cardini, non vale a chiarire il mistero delle origini.
Parto dunque dal ricordo delle emozioni. Fare capo a
Bilbao significa partire da quella favola moderna che
è il Museo Guggenheim. Credo che non sia di alcuna
utilità raccontare la magia architettonica opera di Frank
Gehry, se non la si è vista; mentre mi pare degna di
una riflessione particolare la decisione del Consiglio
comunale di quella città, che, in pieno fallimento per la
fine della sua storia industriale e socialmente già molto
degradata, nel 1994, quasi vent’anni fa, ne affidò il futuro a un Museo. Quegli amministratori non sapevano
che sarebbe stata “la” soluzione vincente, ma di sicuro
era gente che “aveva visione”. Visione e coraggio. Ripartire, invece, in seguito da Roncisvalle per iniziare
«il camino» alla sua origine è stata un’altra emozione.
Arrivati a tarda sera, appena consapevoli di essere nella
Francia di Carlo Magno, di corsa per arrivare a vedere
quanto è possibile (che non è molto), in pullman abbiamo viaggiato (qualcuno forse dormiva) in compagnia di
Orlando, dietro all’epopea che esalta un fatto oggettivamente dubbio, ma che sollecita in noi fantasie ariostee
e accompagnava con altre suggestioni i pellegrini che
dall’ottavo secolo si misero sulle vie (almeno tre) del
«mito Santiago». L’apostolo che arrivò fino in Galizia e
vi fu ritrasportato dagli angeli dopo il martirio, divenne,
come testimoniano il Codex calistinus e la propaganda
dei cluniacensi, l’icona della riconquista della Spagna:
l’epiteto «matamoros» e le raffigurazioni del santo a
cavallo con la spada in mano e le teste mozzate dei mori
sotto gli zoccoli non sono certo evangeliche (e tanto
meno storiche), ma le tradizioni si prendono come sono,
2
anche quando fanno torto ai santi.
Il «cammino» è assolutamente pieno di meraviglie.
Gli abitati moderni distraggono con la loro normalità;
quello che conta - ma è un’osservazione tutta mia è che nel Medioevo, qualunque fosse l’interesse che
spingeva ad andare (un voto da sciogliere, una grazia
da chiedere, guadagni da cercare, un beneficio del re,
perfino, più tardi, la curiosità), ogni venti, trenta chilometri sorgevano cattedrali enormi - non piccole pievi
- monasteri solenni di cui magari restano solo pezzi di
chiostro, con capitelli romanici da urlo, fortezze che
furono imponenti. Insomma, per sostenere i pellegrini,
curarli, dare loro sicurezza, come valore aggiunto c’era
la bellezza. Noi moderni - tranne i fanatici che si trovano in tutti i luoghi del “sacro” - andiamo con una certa
suggestione a cercare emozioni con cuore poco caldo,
magari in mountain bike, e diamo valore spirituale a
pratiche più sportivo-salutiste che di fede. Molti di noi,
“pellegrini di Biblia”, hanno cercato di recuperare qualche esperienza personale lungo i sentieri tra i campi.
Romanticamente.
Ma le immagini che sono rimaste dentro - e hanno a
che vedere con la fede e il bisogno umano di simboli
- sono quelle di San Juan de la Peña, sospeso su un
dirupo; de la Seròs, monastero di benedettine; di Santa
Maria di Eunate, vista dall’esterno nella sua perfezione
architettonica, o di Santo Domingo de la Calzada; di
Burgos, Fromista, Leon (che cosa stupenda gli affreschi
della collegiata di san Isidoro!), Lugo, Astorga... Fino
all’esplosione gloriosa della grande cattedrale di Santiago (anche se pioveva...) con lo spettacolare turibolo
che ondeggia per mezza navata e la folla che si accalca
attorno agli altari. Non è la fine del viaggio: dovevamo
arrivare al Cabo Finisterre, dove nessuno si getta più
nell’Oceano per purificarsi e prendere le conchiglie della tradizione, prosaicamente in vendita a buon mercato
presso tutti i chioschi di souvenir o modellate nel cioccolato. Vediamo un’ultima chiesa dedicata alla Madonna; a poca distanza da un altro santuario dedicato alla «Virgen de la Barca», a memoria della venuta di Maria
a sostegno di Santiago contro i mori. Ma c’è anche - a
riportarci ai nostri giorni - un monumento commemorativo del disastro della petroliera Prestige che nel 2002
ha inquinato gravemente le coste del Nord ispanico.
Non ci sono parole per ringraziare Laura Novati e
Franco Cardini per la sostanza culturale con cui hanno arricchito un viaggio straordinario per aspetti storici,
antropologici, artistici di grande rilevanza. La storia e
la storia dell’arte dei regni spagnoli della regione, gli
intrighi e le glorie delle vicende dei romani fondatori di
gran parte delle città visitate, delle dinastie medievali,
del potere del clero, del dominio musulmano e della
Riconquista, le letterature, le tradizioni (c’è un filo conduttore dai bestiari simbolici del Medioevo all’encierro
dei tori a Pamplona? Quale - escludendo il fastidio di
dover riparlare del Graal dopo la moda di Dan Brown
- il senso delle tante leggende locali?) hanno rappresen-
tato un’immersione culturale che è stato significativo
rapportare alle vicende che, nel secolo scorso, hanno
prodotto fascismo/franchismo e il simbolo feroce di
Guernica.
Non potrei concludere senza la tentazione di ricominciare (perché non ho parlato anche di Carriòn de los
Condes e del Cid Campeador? come ho fatto a trascurare Burgos?). Così rubo all’amica Augusta De Piero
l’exergo bellissimo (di Saramago) che apre il suo diario
elettronico del nostro cammino: «Il viaggio non finisce
mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono
prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.…
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per
tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre».
Giancarla Codrignani
Serata conclusiva del Camino di Santiago
Della serata oltre i contribuiti qui riportati, ricorderemo per sempre l’ottima regia di Antonio Schiavo, le
“inimitabili imitazioni” di Francesco Pozzi e altri interventi che ci hanno rallegrato.
Biblia pellegrina a Santiago
(composta e cantata da Claudia e Amalia Conti)
Ai primi giorni di giugno in terra basca
da tutt’Italia siamo una legione
con poche idee, ma con la Bibbia in tasca
a vistar Bilbao e la regione.
«San Sebastiano, Pamplona ed il Loyola
e il Guggenheim dovete vedere»
risposar con una parola sola:
«puoi metterti il museo su nel se…»
Rit. Gloria a Santiago e pace anche a noi
sebbene peccatori siam tutti figli tuoi.
Ci siam trovati noi popolo profano
in mezzo a gran saccenti e professori
da Firenze, da Brescia e da Milano,
se non sei laureato son dolori.
«Sono vent’anni che insegno teologia»
«e io ho studiato coi frati a Roncisvalle»
«gli scritti miei li trovi in libreria»
«ma smettila, non romperci le pa…»
Rit.
Siamo seduti già da alcune ore
il pullman tutt’a un tratto s’è fermato
son tutti in piedi, nessuno è addormentato
l’autista dice che tutto è bloccato.
Saranno stati forse i minatori
non son contenti di come son pagati
«a noi che ce ne importa, son dolori
se non andiamo in bagno siam fre…»
Rit.
E non si sprecan le lamentazioni
sul cibo, sugli alberghi, sugli orari
nessun facchino alle destinazioni
per scaricar valige e oggetti vari.
Patate fritte alle sette del mattino
carne di bove, vitello e anche mulo
«per caso vuoi un po’ di spezzatino?»
«no grazie, te lo puoi mettere nel cu…»
Rit.
S’era d’estate ma sembrava inverno
quando a Santiago infin siamo arrivati
ci sognavamo il fuoco dell’inferno
per essere anche un poco riscaldati.
Ma invece niente, neanche un riposino
di corsa, svelti, c’è molto da ammirare
ci aspetta Jago sotto il baldacchino
gli gridan tutti in coro va a cag…
Rit.
Poco cammino e troppe conferenze
si alternano sul bus dotti e poeti
ognuno dà le proprie referenze:
filosofi, biblisti ed esegeti.
Ma alla fine del viaggio a Compostella
non ci han voluto dar le credenziali
in coro gli abbiam detto «questa è bella
allora siete proprio dei mai…»
Rit.
Scoperte sul Camino di Santiago de Compostela
Laura Novati ha detto stamattina che lo spirito del Camino è dentro di noi, quindi nel cammino ciascuno trova quello che voleva trovare, quindi il motivo per cui è
partito è quello che deve ritrovare alla fine.
Il mio motivo era ritrovare delle amicizie, perché come
dice David Maria Turoldo:
«si perda pure ogni cosa, purché viva e cresca e fiorisca
l’amicizia.
Io ho creduto anche per gli amici. …
i dolori che si mutano in gioia in virtù dell’amicizia! I
pesi del cuore che si fanno leggeri!
Grazie, amici, ci salveremo insieme1».
E questo l’ho ritrovato subito, e per questo ringrazio
Biblia. Ma lo Spirito può anche correrti incontro e farti
scoprire quello che non ti aspettavi o che non volevi
trovare.
Circa nove anni fa così scriveva un sé-dicente cristiano
del XXI secolo: ho un acufene bilaterale progressivo,
un fischio in entrambe le orecchie che aumenta di anno
in anno. Ora comincio a non sentire più i “pianissimo”
dei concerti. Questa malattia - sembra che nessuno ci
possa fare qualcosa per guarirla - è “rumore di fondo”
che ha più letture:
Il “rumore di fondo” dell’universo: è la voce misteriosa
che mi racconta, con parole incomprensibili, la storia
della vita nel cosmo … È l’intontimento dello spirito,
che, agli uomini, può venire alla fine della crisi che
dai quarant’anni ci accompagna fin quasi alle soglie
dell’anzianità2.
D. M. Turoldo, Rapsodia dell’amicizia III, 31 (1984), in Servitium, n° 139 Gennaio-Febbraio 2002, 107-109.
1
3
Ma, l’altro giorno sul cammino da Eunate a san Juan de
la Reyna, il vento contrario smorzava, attutiva, contrastava, faceva tacere questo fischio insistente …
Allora ho pensato che lo Spirito con la “S” maiuscola,
il vento di Iod - come lo chiama Erri de Luca - la ruah
ha-qodesh - come la chiama Paolo de Benedetti -, è così
forte che potrebbe coprire la mia incapacità di udire la
«voce di un silenzio sottile» - la qol demamah daqqah
come la chiamano i miei amici biblisti - che ha rivelato
al profeta Elia la presenza del Signore sul monte (1Re
19,12b).
E allora perché non riesco a sentirla?
Non è il mio orecchio esterno che non sente, non è
l’acufene che mi paralizza l’udito, è il mio cuore che
è - come ci dice il Vangelo di Marco al capitolo 4 - un
cuore calloso, un cuore diviso, cioè il cuore dell’uomo
di un momento, un cuore ingombrato, e non è invece
un cuore capace di ascolto, un lev shomea‘ come chiese
Salomone al Signore: «Concedi al tuo servo un cuore
capace di ascolto perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo» (1Re 3,9a).
Marco Tommasino
Seminari estivi
Vallombrosa 23-28 agosto 2012
In una fase decisamente oscura della mia vita ho trascorso una breve parentesi di serenità tra la composta e quieta atmosfera meditativa di Vallombrosa e la
dolce e calda bellezza dei paesaggi del Casentino. In
questi luoghi si è svolto il Seminario estivo ed ecco la
mia personale sintesi dei lavori su il Vangelo secondo
Marco e la ricerca sul “Gesù storico”, fatta con intimo
coinvolgimento. Il perché è presto detto: ho trovato e
trovo il Vangelo di Marco a dispetto del suo greco semplice e non raffinato un capolavoro dello spirito umano,
un’opera eccelsa sotto il profilo artistico e teologico che
accosto alla Passione secondo Giovanni di J. S. Bach il
cui coro d’inizio esordisce: «Signore, Nostro Signore,
la cui gloria impera su tutte le nazioni! Mostraci con la
tua Passione che tu, vero Figlio di Dio, in ogni tempo,
anche nella più grande umiliazione sei stato glorificato». E siffatta impressione ha ricevuto nel contesto del
Seminario conferma dall’esposizione condotta sotto la
guida sapiente e mai pesante dei proff. Carlo Broccardo
e Pier Luigi Piovanelli. I due docenti con semplicità di
linguaggio e densità di analisi hanno permesso di avere
una idea precisa della struttura e di alcune significative
articolazioni del testo, e soprattutto ce ne hanno illuminato i seguenti aspetti fondamentali.
Il testo del Vangelo è una rivelazione progressiva e fatta in incognito dell’altissima dignità di un ebreo “marginale” in terra di Palestina. Sul piano della costruzione
esso si delinea come un percorso di rivelazione in due
M. Tommasino, L’Azione Cattolica per una sequela del battezzato - La strada di Emmaus nel XXI secolo, 2003.
2
4
tappe - la prima in Galilea culminante nella messianicità, la seconda ambientata a Gerusalemme che porta
all’affermazione di Gesù, Figlio di Dio - e secondo una
sequenza graduale che in battesimo, trasfigurazione e
croce tende, secondo il modello della consacrazione
rituale nei tre momenti della adozione, presentazione
solenne e intronizzazione, all’innalzamento di Gesù a
re escatologico.
Sul piano della contestualizzazione storica il testo è
stato scritto sulle ceneri del Secondo Tempio distrutto
dai romani ed è immagine eloquente del bisogno del
giudaismo più avvertito di ritrovare nelle angustie e nelle sofferenze del tempo un secondo Geremia, un profeta
che invocasse una circoncisione del cuore e annunciasse
il riscatto e la redenzione di un mondo, quello giudaico,
e al contempo di tutto il mondo. Infine, sul piano della
comunità all’origine del Vangelo di Gesù, e quindi su
quello della sua condivisione di fede, il testo iscrive la
persona “Gesù di Nazareth” nella cornice enigmatica
del suo segreto messianico per pervenire alla confessione altissima e dal significato arduo, ma certo diverso
dall’accezione comune, posta sulla bocca del centurione. Al di là della profondità dell’idea teologica che pure
si staglia netta, questo Vangelo con una forza impellente
è un diretto invito - e insieme un itinerario - a seguire
Gesù. Più che un’idea espressa, esso è un imperativo
“attuale” della prassi da assumere, volto non solo alla
gente che. sia pur con fatica e certo progressivamente,
capisce chi è questo Gesù, ma anche a noi lettori,.
I relatori della successiva sessione hanno nell’ordine
fissato alcuni punti fermi nella ricerca storica su Gesù.
Il prof. Jossa, con precisione e pertinenza di considerazioni, ha enunciato non solo la legittimità in linea di
principio ma anche il fondamento effettivo ed il valore
della ricerca storica su Gesù, una volta che questa stessa sia libera dai condizionamenti della dogmatica che
qui è particolarmente pesante perché si manifesta, oltre
cheo nella tradizione ecclesiastica, nel carattere affatto
particolare proprio delle stesse fonti scritte. Tuttavia si
possono considerare certi alcuni fatti; laddove questo
non è possibile resta compito qualificante e inderogabile
della ricerca storica elaborare, come avviene in ogni
ambito scientifico, analitiche ipotesi di svolgimento dei
fatti e di interpretazione della loro incidenza e del loro
significato.
La prof.ssa Adriana Destro ha illuminato con la sua
esposizione e con l’analisi degli ambienti di vita comunitaria del tempo i preziosi contributi forniti nella
ricerca su Gesù dalle raffinate ed elaborate indagini sul
suo ambiente di vita e di pensiero; indagini che l’antropologia, avvalendosi delle più svariate tecniche e discipline, svolge in una prospettiva sociologica e culturale
con risultati, a mio parere e non solo, decisivi.
In una predica del 1905, Albert Schweitzer disse che
«il corpo glorioso di Gesù va trovato nei suoi detti». In
questo c’è, però, dal punto di vista storico-critico una
difficoltà aggiuntiva: quali sono i suoi autentici detti?
Sulle metodologie di analisi per la individuazione dei
detti di Gesù - i loghia - e la loro trasmissione si è
incentrato l’articolato contributo scientifico del prof.
Mauro Pesce a cui non sarebbe fedele né farebbe onore
una mia cronachistica versione. Preferisco ivi evidenziare la giusta sottolineatura che a margine dei lavori
Pesce ha fatto del valore positivo ed eticamente laico
della ricerca storica su Gesù. Questa, infatti, affrancandosi dalla tutela delle confessioni e delle istituzioni
ecclesiastiche ha riconsegnato a tutti gli uomini una
persona, appunto quella di Gesù di Nazareth, liberandola dalle ipoteche, dai monopoli e dalle censure
delle chiese e restituendola - con il suo netto profilo e
insieme con la sua problematicità - agli stessi fedeli,
all’autentica, libera gioia e responsabilità del credere.
Già un cristiano ortodosso Dimitri Merezkovskij aveva
acutamente osservato che «al fiore è necessaria l’aria
al Vangelo la libertà, ogni libertà e fra tutte la libertà di
critica». Invece che il Sillabo l’aspirante cristiano del
terzo millennio forse dovrebbe approntare per sé un
nuovo abbecedario e un nuovo spirito. Infine esprimo
qui un sentito grazie a tutti i presenti al Seminario, molti
di fresca associazione, che più dello scrivente hanno,
con le loro obiezioni, domande e questioni. reso fitto,
vivace e bello il dibattito su questi temi.
Giancarlo Campo
La gita in Casentino
la messa presieduta dal fondatore della Fraternità, don
Luigi Verdi, la celebrazione ci ha dato modo di scoprire
di persona quanto vasta e partecipe sia la cerchia di
persone che si muove intorno alla Pieve. Rinnoviamo i
ringraziamenti alla Fraternità e in particolare a Luciana
Rosi, responsabile dell’accoglienza e dei contatti con
i visitatori.
La Fraternità di Romena
Dal 1991 la Pieve di Romena (dichiarata monumento nazionale) e le costruzioni adiacenti sono diventate
sede della Fraternità di Romena su iniziativa di don
Luigi Verdi. Da allora questo suggestivo luogo ha avuto
un crescendo esponenziale di partecipazione di persone di ogni età. Negli anni migliaia di persone hanno
partecipato a vari tipi di corsi, agli incontri con noti
personaggi, ai momenti di eremo, alla messa domenicale: «In questa splendida Pieve - si legge - sono presenti, quasi impastate nella storia delle sue pietre, due
dimensioni particolari: la dimensione dell’essenziale e
quella del cammino. Nel medioevo Romena, trovandosi
sulla strada che da nord portava a Roma, era tappa per
i pellegrini che qui trovavano riposo. Ci piace pensare ancora oggi a Romena come un luogo di sosta per
chiunque vi giunge. Una sosta per tornare più coerenti
con noi stessi. Una sosta per trovare o ritrovare un contatto personale con Dio nel silenzio, nell’ascolto e nella
condivisione. Una sosta per riprendere e proseguire il
personalissimo cammino della propria crescita.».
Vallombrosa 2012
Ed ecco ce ne andiamo
come siamo venuti,
arrivederci Ombrosa Valle.
Ci portiamo dietro un po’ della tua foresta
per «vivre comme un arbre - seul et libre…
vivre en frères - comme les arbres d’une forêt»,
un po’ del tuo silenzio radioso
consapevoli che
in certi giorni la terra non parla né greco né latino…
ma un suo proprio linguaggio
che solo in silenzio si può ascoltare.
Domenica 26 agosto abbiamo fatto una bellissima gita
nel Casentino. Abbiamo visitato l’antico Castello di
Porciano, che ospitò anche Dante, oggi risorto dalle
sue rovine grazie all’impegno instancabile dei genitori
dell’attuale proprietaria, Martha Specht che ne continua
premurosamente l’opera. Dopo aver visitato l’antico
centro di Poppi alta, meta imperdibile per chi visita
il Casentino, siamo giunti alla Pieve di Romena, dove
abbiamo goduto di una ospitalità davvero “biblica” da
parte della Fraternità della Pieve. Dopo un lauto pranzo,
abbiamo ascoltato le relazioni di Adriana Destro, Mauro
Pesce e di Piero Stefani. La giornata si è conclusa con
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
con un po’ più di saggezza, speranza e libertà
«onesti con noi stessi”», con Marco
con Gesù e con Dio.
Si. Anche il Vangelo
in certi giorni
non parla né greco né latino
ma un suo linguaggio
che nel silenzio può da tutti essere ascoltato.
Ed ecco ce ne andiamo
come siamo venuti,
arrivederci Ombrosa Valle.
Giuseppe Pratesi
5
CARLO MARIA MARTINI: UN MAESTRO
PER TUTTI GLI EREDI DI ABRAMO
La morte del cardinal Martini non è forse la contraddizione delle parole di Paolo: «Dov’è, o morte, la tua
vittoria?» (1Cor 15,55). Troppe volte nella storia del
cristianesimo, e anzi di tutta l’umanità, la morte vince.
Ma non possiamo riflettere su questo concetto senza
unirlo a un altro, cioè all’“eredità”. La Bibbia è piena
sia dell’una sia dell’altra situazione, ma nella coesistenza di queste due realtà si rivela in certo senso il
desiderio di Dio che nulla di buono vada perduto. Ecco
perché la morte del giusto, a partire da Abele fino a Carlo Maria Martini, ci rivela il coinvolgimento amorevole
di Dio nelle vicende umane (e vorrei aggiungere, se mi
è consentito, nelle vicende di tutto ciò che ha vita). E
che, per dirla con una benedizione liturgica ebraica,
riavrà la vita: «Tu sei fedele, oh Signore, nel far vivere
i morti. Benedetto tu, o Signore, colui che fa tornare
vivi i morti».
Di fronte alla salma del cardinal Martini pensavo non
solo a questo, ma anche alla tanta “vita” spirituale che
egli ha lasciato, che ha lasciato a ciascuno di noi e a
tutta la chiesa. Penso almeno alla sua partecipazione
creativa alla recezione del Concilio Vaticano II, e, in
particolare, a quanto egli - come ispiratore e come trasmettitore - ha contribuito a far nascere, a far crescere,
a far maturare: il dialogo ebraico-cristiano (di cui siamo altrettanto grati a papa Giovanni XXIII). Ma questo
dialogo, nel pensiero di Martini, è molto di più che un
abbozzo di ecumenismo. È una necessità della chiesa
per la sua continua conversione. Nel suo libro Popolo
in cammino (Milano 1983) Martini scrive: «Un ritardo
che ci deve pesare molto (…) è il non aver considerato vitale la nostra relazione con il popolo ebraico. La
chiesa, ciascuno di noi, le nostre comunità, non possono capirsi e definirsi se non in relazione alle radici
sante della nostra fede e quindi al significato del popolo
ebraico nella storia, alla sua missione e alla sua chiamata permanente». E nel suo discorso tenuto all’incontro
ebraico-cristiano a Vallombrosa (1984), Martini afferma: «Il problema si è fatto più preciso e decisivo per il
futuro della stessa chiesa. La posta in gioco non è semplicemente la maggiore o minore continuazione vitale
di un dialogo, bensì l’acquisizione della coscienza, nei
cristiani, dei loro legami con il gregge di Abramo e le
conseguenze che ne deriveranno sul piano dottrinale,
per la disciplina, la liturgia, la vita spirituale della chiesa, e addirittura per la sua missione nel mondo di oggi».
Queste parole ci mostrano come Martini sia paragonabile senza alcuna riduzione ai grandi profeti di Israele
che trasmettono non solo la dottrina, ma anche la legittimità dell’esistenza dell’ebraismo e del cristianesimo.
Del resto il suo pensiero si è sempre realizzato, è stato
accolto, non solo (e non sempre!) dentro la chiesa, ma in
tutti gli eredi di Abramo. In particolare ricordiamo l’incontro di preghiera che il rabbinato romano ha realizzato in memoria di Martini il giorno dopo la sua morte.
Mi siano consentiti ancora due ricordi. Il primo si ri-
6
ferisce alla revisione della traduzione italiana della
Bibbia CEI. Io ero tra quanti avevano ricevuto l’invito
a segnalare correzioni, e perciò stesi un lungo elenco
di proposte, mi recai a Roma al Pontificio Istituto Biblico di cui Martini era Rettore, ed egli mi caricò sulla
sua “Cinquecento” e mi portò alla CEI, dove di queste
correzioni si parlava, e se posso dirlo con un sorriso,
Martini era un grande maestro ma un modesto autista.
Un’altra tra le numerose occasioni che mi hanno coinvolto fu la “Cattedra dei non credenti”: ci trovavamo a
tavola in Arcivescovado a Milano, per progettare quella che fu ed è tuttora la massima rappresentazione, o
meglio “rivelazione” del rapporto reale con Dio di chi
crede di non credere in Dio.
Ma leggiamo una brevissima confessione autobiografica di Martini: «La mia educazione religiosa, catechetica
e teologica è tutta preconciliare. Il sistema era molto
organico, privo di fantasia e di creatività. Potrei definire l’insieme - non vorrei che l’aggettivo fosse inteso
male - un po’ noioso, pesante, un po’ ripetitivo, senza
scioltezza. Il concilio fu un momento straordinario, per
me personalmente e per tanti, forse quello più bello
della mia vita…».
Ma io credo, se così si può dire (ki-vjakhol, espressione
ebraica per giustificare uscite audaci), che Dio abbia
preso con sé Carlo Maria Martini per un bisogno di
conversare con lui.
Paolo De Benedetti, Presidente Onorario di Biblia
Precisazione
Abbiamo ricevuto da rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del
progetto Mishnà, questa precisazione che volentieri pubblichiamo, scusandoci con lui e con i curatori per la nostra disattenzione.
Ho recentemente letto il numero di Biblia, 1, 2012, in cui fra
l’altro si fa cenno in un paio di punti alla nuova edizione della
Mishnà. La ringrazio prima di tutto dell’attenzione, di cui siamo
onorati e contenti. A pag. 6 sono riportati i nomi di 8 trattati pubblicati: in realtà, essi sono 16. Ecco l’elenco completo:
1) Berakhòt, a cura di David Gianfranco Di Segni; 2) Chaghigà, a cura di Davide Nizza; 3) Rosh ha-Shanà, a cura di
Gabriele Di Segni; 4) Mo‘èd Qatàn, a cura di David Pacifici;
5) Qiddushìn, a cura di Roberto Della Rocca; 6) Meghillà, a
cura di Aharon Adolfo Locci; 7) Pesachìm, a cura di Alberto
Mosheh Somekh; 8) Sotà, a cura di Michael Ascoli; 9) Middòt, a cura di Susanna Di Segni; 10) Tamìd, a cura di Itzhak
Shelomo Siegelmann z.tz.l.; 11) Sheqalìm, a cura di Amedeo
Spagnoletto; 12) Ta‘anìt, a cura di Alberto Funaro; 13) Bavà
Batrà, a cura di Donato Grosser; 14) Makkòt, a cura di David
Sciunnach; 15) ‘Eduyòt, a cura di Luciano Baruch Tagliacozzo; 16) Bavà Metzi‘à a cura di Alfredo Mordechai Rabello.
In prossima uscita sono la seconda edizione di Berakhot, completamente rivisto e corretto, e di Rosh ha-Shanà, entrambi esauriti
da tempo (e forse per questo mancavano nell’elenco da voi pubblicato). Sarò lieto di farglieli avere appena usciti.
Altri trattati già tradotti e revisionati, in attesa di essere pubblicati, sono:
Horayòt, a cura di Rudi Lichtner, Sanhedrìn, a cura di Elia Richetti, Yomà, a cura di Alberto Sermoneta, Kilà’yim, a cura di
David Pacifici, Betzà, a cura di Ruben Cesana, Challà, a cura di
Cesare Moscati, Orlà, a cura di Giuseppe Momigliano.
Approfondimenti culturali - LVII
(Anno xxvI, n.3)
«Verranno da Oriente e da Occidente».
Insegnare la Bibbia a persone di tutte le culture.
Riproduciamo gran parte del bell’intervento pronunciato da Luca Mazzinghi nel corso del convegno invernale «Li disseminò
sulla faccia della terra» (Genesi 11,8): incontro o scontro di culture? (Ravenna 4-6 febbraio 2011). Mentre lo ringraziamo per
il permesso accordatoci, ci scusiamo con lui per i tagli che, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto apportare alla sua relazione.
Inizio con alcune considerazioni di carattere personale. Io
insegno Sacra Scrittura, nella chiesa cattolica, da ventidue
anni: dal 1988 a Firenze, presso quella che oggi è la Facoltà
Teologica dell’Italia Centrale e, da quindici anni, anche a
Roma, presso il Pontificio Istituto Biblico. Qui, in particolare,
ho in media ogni anno dai 30 ai 40 studenti di almeno
venti diverse nazionalità all’anno; mi sono dedicato a fare
un rapido calcolo e ho visto che in quindici anni ho avuto
studenti provenienti da più di settanta nazioni del mondo.
In particolare, oltre ai tanti italiani, la maggior parte degli
studenti del Biblico proviene oggi dall’Africa, dall’America
Latina, dall’Asia (India, Filippine e Corea del Sud); europei
e nordamericani sono sempre meno numerosi, ad eccezione
degli europei dell’Est, in leggero aumento. Oltre a ciò,
aggiungo che negli ultimi vent’anni sono stato tredici volte
in America Latina e ho avuto piccole e comprensibilmente
brevi esperienze di insegnamento a laici e catechisti in Brasile
e in Bolivia, e negli ultimi due anni a sacerdoti, seminaristi e
teologi in Peru. Alla luce di questa esperienza posso ampliare
almeno un poco il raggio delle mie considerazioni; parto
dunque da qualche considerazione generale relativa al tema
“Bibbia e America Latina”.
Bibbia e America Latina: una breve sintesi
della questione.
Quando agli inizi del Cinquecento gli spagnoli sbarcarono
nel continente sudamericano, vi arrivarono con la Bibbia. Può
sembrare un fatto marginale, ma già Cristoforo Colombo la
leggeva all’equipaggio, la meditava spesso personalmente
nel corso del viaggio e usava dava nomi biblici ai luoghi che
scopriva. Ciò accadde anche nei primi anni della conquista;
ancora i primi tre sinodi locali di Lima (celebrati dal 1551
al 1583) offrirono un’ottima presentazione del Vangelo per la
gente del popolo.1
Eppure, fin dagli inizi, le cose non andarono poi così bene per
la Bibbia. L’episodio del primo incontro tra Francisco Pizarro
e l’Inca supremo Atahualpa è indicativo e vale la pena di
essere menzionato. I due si incontrarono il 16 novembre 1532
presso Cajamarca, nell’attuale Peru; le cronache divergono
su che cosa realmente sia avvenuto. Secondo Guaman Poma
[Felipe Guaman Poma de Ayala, 1580 (?)-1620], un inca
convertito al cristianesimo, autore di una celebre cronaca
della conquista (Nueva cronica y buen gobierno), fra Vicente
de Valverde che era al seguito di Pizarro (fra Vicente sarà il
futuro vescovo di Lima), si sarebbe fatto avanti con la croce e
la Bibbia (o con il breviario) nelle mani, affermando di essere
stato mandato da Dio e di averne con se le parole di verità
nel libro che portava. Atahualpa avrebbe preso il libro con
disprezzo dicendo più o meno: questa “cosa” non mi parla.
In ogni caso tale “sacrilegio” compiuto dall’Inca Atahualpa
costituì il pretesto perché Pizarro ordinasse l’attacco che
segnò l’inizio della conquista del Peru.2 Non si può troppo
facilmente accusare fra Vicente di malafede o giudicarlo
troppo severamente con criteri anacronistici tipici della nostra
mentalità contemporanea; probabilmente egli, un religioso
del Cinquecento, era davvero stupito di fronte al radicale
rifiuto dell’Inca di fronte alla Bibbia, il quale a sua volta era
ovviamente la prima volta in vita sua che vedeva un libro.
Quell’Inca, non dimentichiamolo, era da un punto di vista
politico un sovrano assoluto, capo di un popolo responsabile,
a sua volta, della distruzione dei popoli vicini conquistati in
nome di una visione del potere ancor più sacrale di quella
che potevano avere gli spagnoli; sarà proprio facendo leva
sui nemici personali di Atahualpa e sulle rivalità interne
al regno che Pizarro avrà buon gioco a eliminare l’Inca.
Eppure proprio in questo episodio si misura la complessità
del problema: questo oggetto - la Bibbia - non mi parla, dice
l’Inca Atahualpa posto di fronte al libro. La distanza culturale
tra la popolazione locale e la Bibbia e, insieme, l’incapacità
degli spagnoli di colmarla sono tra le cause di questo iniziale
fallimento circa l’arrivo delle Scritture in America Latina.
Da parte della chiesa cattolica, la questione biblica fu in realtà
ben presto risolta in un modo che tutti ben conosciamo: anche
in America Latina giunsero velocemente gli echi della riforma
luterana e quindi della controriforma appoggiata dalla Spagna
e, con la controriforma, giunse al seguito l’Inquisizione. Per
quasi quattro secoli la Bibbia fu perciò chiusa e sostituita dal
catechismo e, per le masse, dalla devozione popolare che
in America Latina attecchì più profondamente che altrove,
spesso mescolandosi più o meno consapevolmente alle usanze
e alle credenze locali.
Conoscendo questa storia è facile capire come le difficoltà che
in America Latina si sono incontrate in relazione alla Bibbia
sono state a volte più forti che in Europa, così come altrettanto
forte è stata per contrasto la rinascita biblica sviluppatasi
anche nel continente latino-americano nella seconda metà del
XX secolo.3 La prima settimana biblica dell’America Latina
- in campo cattolico - fu tenuta nel febbraio del 1947 a San
Paolo, grazie all’iniziativa di alcuni ex-alunni del Biblico di
Roma che, alla luce dell’impulso proveniente dalla Divino
Afflante Spiritu pubblicata da Pio XII nel 1943, avevano
iniziato a respirare intorno alla Bibbia un’aria senz’altro più
salubre - preludio alla novità rappresentata dalla Dei Verbum.
Soltanto negli anni Sessanta, tuttavia, le cose cambiarono
radicalmente e, con la nascita della teologia della liberazione,
nacque in America Latina un approccio realmente latinoamericano alle Scritture, sviluppatosi soprattutto nel corso
degli anni Settanta e Ottanta. Dopo la conferenza dei Vescovi
latinoamericani tenuta a Medellìn, nel 1968, si assiste a una
crescita sempre più rapida delle comunità di base (CEB), dei
circoli biblici e, soprattutto, nasce quella metodologia che
è stata poi definita la lettura popolare della Bibbia; ricordo
in particolare i nomi di Gustavo Gutierrez e Carlos Mesters,
entrambi ancora viventi ed entrambi da me conosciuti. Tale
“lettura popolare” si basa su uno dei principi fondanti della
teologia della liberazione: la fedeltà al popolo di Dio che
legge il testo biblico e, assieme, la fedeltà al testo biblico che
vede appunto il popolo di Dio come primo protagonista.4 Il
documento della Pontificia Commissione Biblica del 1993,
L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, da di questo
metodo una valutazione critica, ma sostanzialmente positiva.5
Per quanto riguarda il tema che sto trattando, la lettura
popolare della Bibbia nata nel contesto latinoamericano
è per noi importante a motivo dei suoi risvolti culturali. Si
sviluppa infatti in questi anni un vero e proprio modo di
leggere la Bibbia alla luce di una cultura precisa, quale è
quella latinoamericana. Il testo biblico viene riletto alla luce
di questa fedeltà di fondo al popolo - il che significa ai poveri,
che del popolo latino-americano costituiscono ancora, senza
7
dubbio, la maggior parte.
Questo principio si sviluppa a sua volta in una serie di letture
più specifiche: forse la più significativa è una lettura della
Bibbia di carattere etnico/culturale, che nasce soprattutto in
Brasile, alla luce del fatto che il povero brasiliano è per lo più
l’afro-americano o comunque il discendente degli schiavi neri;
in Peru e in Bolivia si tenta invece di rileggere la Scrittura alla
luce dell’identità andina della maggioranza della popolazione.
Ricordo a questo riguardo una bella esperienza fatta sulla parte
boliviana del lago Titicaca, dove ho misurato il coraggio di
un approccio che parte dal tentativo di una reale accoglienza
della spiritualità andina riletta alla luce delle Scritture
cristiane; d’altra parte ho visto anche la miopia di chi vorrebbe
semplicemente dissolvere il messaggio biblico all’interno di
una tale spiritualità, in nome di un preteso e un po’ romantico
ritorno alle origini andine, oppure di chi rigetta totalmente e a
priori la cultura locale in nome di una pretesa cultura cristiana
che, in realtà, è in questo caso soltanto la cultura occidentale.6
Ricordo ancora, nel corso dei miei sei viaggi in Bolivia,
l’esperienza fatta con i francescani del vicariato di Camiri, nel
Chaco boliviano, che hanno tentato, con discreti risultati, di
proporre la Bibbia ai superstiti di quella popolazione Guaranì
già evangelizzata tra Cinque e Seicento dai gesuiti nelle
loro reducciones e distrutta insieme con essi da spagnoli e
portoghesi tra la fine del Seicento e il Settecento. Ho ancora
a casa il catechismo bilingue spagnolo-guaranì edito dai frati
contenente brani ed episodi della Bibbia, in particolare del
Vangelo, ritradotti in un contesto più accessibile a questa
popolazione.
Si è diffusa poi, in America Latina, una lettura popolare della
Bibbia di carattere più sociale, nata ad esempio nel contesto
rurale brasiliano dei senza terra (i contadini espropriati dai
latifondisti) o nel contesto delle favelas delle grandi città. Ci
sono poi altri tipi di lettura popolare che si sono sviluppati in
parallelo a questi già menzionati, come la lettura che potremmo
chiamare “con occhi di donna” (il primo incontro di donne
bibliste dell’America Latina si è tenuto soltanto nel 1995 a
Bogotà) o quella di carattere ecologico, oggi molto attuale
dopo la presa di coscienza dei disastri ecologici in Amazzonia.
Tra questi modelli di lettura delle Scritture nati in relazione alla
lettura popolare delle Scritture, vorrei ricordare anche come
non sia assente una vera e propria proposta di lectio divina
fatta in chiave sudamericana.7 Questo è in realtà il modello
che oggi più sopravvive in America Latina, grazie anche al
fatto che il magistero cattolico lo considera probabilmente il
meno rischioso, certo il più controllabile (visto che la lectio
divina nasce nel contesto della liturgia), e grazie anche al fatto
che sotto l’etichetta di “lectio divina” si spacciano spesso le
proposte più diverse. Nel modo tuttavia in cui ne parlano i
fautori della lettura popolare, la lectio divina costituisce un
metodo che permette di pregare il testo biblico (questa è
appunto la sua specificità) ponendolo in relazione con la vita
della comunità credente e, insieme, con il pre-testo della realtà
in cui si vive, secondo il classico triangolo ermeneutico: testo
- comunità credente (lettore) - contesto della vita.
La fedeltà al testo - pur con gradi diversi e con qualche
comprensibile esagerazione in un senso o in un altro - non
viene messa mai in discussione. Mi è capitato in Brasile,
durante una Semana da Biblia cui ho partecipato a Salvador
Bahia all’inizio degli anni Novanta, di sentire un catechista
laico spiegare alla gente di una parrocchia di estrema periferia
il contesto storico dei tempi di Esdra e Neemia, seguendo i
suggerimenti di un libretto di Carlos Mesters,8 per far loro
capire in che ambiente è nato, per contrasto, il libro di Rut e,
allo stesso tempo per aiutarli a capire quali rapporti potevano
esserci con il contesto vitale dei quartieri poveri di Salvador.
D’altra parte i creatori di questo metodo di lettura biblica
hanno ben compreso che il senso del testo biblico non nasce
soltanto dal puro dato oggettivo, da ciò che il testo è in se
stesso, ma anche da ciò che il testo diviene nel momento in cui
viene calato nella vita dei suoi diversi destinatari. In definitiva,
già nei primi secoli della nostra era il metodo tipicamente
ebraico del midrash era pur sempre un tentativo di rendere
attuale il testo biblico in contesti storici e culturali differenti
da quelli di partenza.
Ma ciò che mi interessa mettere in luce, ai fini del nostro
incontro, è che la Bibbia si rivela, attraverso queste e molte
altre esperienze, assolutamente capace di essere ritradotta
in categorie culturali diverse da quelle nelle quali è stata
composta - diverse, ma spesso, come nel caso dell’America
Latina, non necessariamente opposte o antagoniste. Si
pensi, ad esempio, al grande recupero nella lettura popolare
latino-americana della categoria biblica di “terra”, un tema
realmente centrale nelle Scritture e allo stesso tempo di vitale
importanza per le popolazioni andine: nella madre terra, la
Pachamama, si incontra infatti, per molti popoli delle Ande, la
presenza stessa di Dio. Si pensi ancora allo stile di vita tipico
dell’antico israelita, ai valori fondamentali della famiglia,
uno stile di vita che si avvicina molto a quello del campesino
latino-americano.9
Non si tratta di creare artificiali commistioni in stile “new
age” dove Bibbia e religiosità andina si dissolvano l’una
nell’altra; si tratta piuttosto, io credo, di leggere la Bibbia
alla luce di un’ermeneutica corretta che si sviluppa prima
di tutto dalla comprensione di ciò che la Bibbia è in sé, ma
anche di come sia possibile e doveroso rileggerla, senza
per questo tradirla, all’interno di altri modelli culturali.
Questa acquisizione, propria di un approccio tipicamente
latino americano e certamente non soltanto di esso, può
valere in realtà anche nel contesto culturale europeo, se
attentamente ritradotta nelle nostre categorie culturali.
Mi permetto di citare, al riguardo, il grande lavoro di lettura
biblica che la Diocesi di Firenze ha fatto con gli adulti dal
1993 al 2008 e al quale ho anch’io collaborato; per sedici
anni in Diocesi abbiamo costruito, con molta pazienza, un
approccio al testo biblico realmente rispettoso sia del testo
stesso che dei suoi destinatari: nel nostro caso, gli adulti della
nostra società contemporanea.10
La “lettura popolare della Bibbia” e l’interculturalità.
Devo tuttavia a questo punto, per onestà e completezza
d’informazione, soffermarmi almeno brevemente sul fatto
che oggi, in America Latina, le cose sono cambiate. E’ vero
che il documento finale dell’assemblea dei vescovi latinoamericani tenutasi nel 2009 ad Aparecida parla per la prima
volta nella storia della chiesa latino-americana della centralità
della pastorale biblica, intesa come animazione biblica della
pastorale;11 è altrettanto vero che esperienze di animazione
biblica della pastorale sono ancora molto diffuse nel continente
latino-americano.12 E tuttavia nel contesto latinoamericano gli
spazi per una lettura inculturata della Scritture si sono oggi
molto ridotti; a partire dagli anni Novanta è cresciuta infatti
l’ostilità della gerarchia cattolica nei confronti della teologia
della liberazione e dunque dei metodi di lettura biblica da essa
Quest’ultima osservazione, di carattere ermeneutico, ci introduce al tema più specifico del mio intervento: in che modo
la lettura popolare della Bibbia, nata in un contesto latinoamericano, può aiutarci a comprendere meglio la dimensione
transculturale delle Scritture e, allo stesso tempo, la necessità
di una sua continua inculturazione.
Osservo prima di tutto come, secondo il metodo proprio
della lettura popolare della Bibbia, l’aspetto esegetico
propriamente detto non viene mai trascurato. Coloro che
hanno iniziato questo tipo di lettura si sono infatti per lo più
formati in Occidente, sulla base di criteri scientifici precisi.
Le ragioni di una crisi…
8
proposti; in molti casi si può parlare di aperta persecuzione,
fino alla progressiva emarginazione dei principali esponenti di
questa teologia. Conseguentemente, anche il metodo di lettura
popolare della Bibbia è entrato in crisi.
Visitando oggi il Peru fa una certa tristezza (almeno dal mio
punto di vista, lo riconosco) vedere questi pochi esponenti
della teologia della liberazione, ormai sulla soglia della
pensione, isolati e senza più eredi. Nella sua attività pastorale,
la chiesa cattolica tende a rivalutare il catechismo e sostenere
la devozione popolare a scapito della Bibbia, senza accorgersi
che la gente sta piombando sempre più in mano alle sette
di ogni colore. Questo è a mio parere un aspetto davvero
paradossale, dal momento che le sette offrono quasi tutte una
visione assolutamente fondamentalista delle Scritture.
La tentazione del fondamentalismo biblico non è assente
neppure dalla chiesa cattolica, dove spesso si colora
dell’attuale, rinascente tradizionalismo. Insegnando ai preti
dell’arcidiocesi di Arequipa, in Peru, mi è capitato di citare per altre ragioni - un esempio dal testo di Gen 1, affermando
di passaggio che esso è universalmente riconosciuto come
un testo scritto durante l’esilio, quando Israele si è trovato a
contatto con la cultura babilonese. “Mi spiace dirlo, ma
lei, caro padre, è fuori dalla chiesa”; è intervenuto subito un
prete peruviano vestito in tonaca, appartenente a uno dei tanti
nuovi movimenti di stampo tradizionalista. “Lei è fuori dalla
chiesa”, ha proseguito imperterrito, “perché lei viola i decreti
di sua santità il papa san Pio X che ha proibito di insegnare che
il Pentateuco non l’ha scritto Mosè in persona”. Si riferiva,
evidentemente, ai decreti relativi al Pentateuco pubblicati
dalla Pontificia Commissione Biblica tra il 1906 e il 1909.13
Ma se cadiamo nella trappola del fondamentalismo, che sia
esso cristiano o ebraico, è ben chiaro che parlare positivamente
di un rapporto tra Bibbia e culture umane non ha più molto
senso. La Bibbia viene letta in questo caso senza mediazioni,
alla luce della propria credenza religiosa, che in realtà utilizza
la Bibbia stessa come pre-testo a esclusiva conferma delle
proprie affermazioni.
Per limitarmi alla sola realtà che conosco, quella della chiesa
cattolica, credo che su questo punto giochi moltissimo la
sensazione di sentirsi assediati da un mondo ostile, di fronte
al quale si tende a reagire arroccandosi a difesa della propria
identità e dunque soccombendo alla tentazione di considerare
l’altro come un nemico da combattere. La pluralità delle
culture viene perciò sentita non più come una opportunità, ma
piuttosto come una minaccia per la fede. A maggior ragione
si ritiene di non poter trovare nella Bibbia alcun fondamento a
supporto della tesi contraria.
Bibbia e culture: un rapporto fecondo.
Eppure proprio qui sta il punto che mi interessa mettere in
luce: mi pare di poter affermare che una lettura “inculturata”
della Bibbia è l’unica possibile perché la Bibbia non resti un
puro oggetto del passato, una sorta di monumento culturale
bello, ma troppo lontano da noi. Per “lettura inculturata”
intendo in realtà due cose: la prima - che è la più ovvia - è il
fatto che la Bibbia stessa si mostra ampiamente condizionata
dalle culture con le quali, prima Israele e poi la comunità
cristiana, sono venuti a contatto. La seconda, che tuttavia il
messaggio biblico - e, da cristiano, il messaggio evangelico
in modo particolare - travalica le singole culture ed è in
grado di esprimersi in ciascuna di esse, rispettandole senza
annullarle; lo abbiamo già detto: pur essendo nata in un
contesto evidentemente giudaico, la Bibbia possiede dunque
una forte capacità di quella che potremmo chiamare una
“transculturalità”. Detto in termini più direttamente cristiani,
non credo affatto che si possa parlare di una “cultura cristiana”,
quanto piuttosto di molte culture umane nelle quali il vangelo
può e deve incarnarsi, rispettandone la pluralità e le differenze.
Il rapporto tra la Bibbia e le altre culture con le quali gli autori
biblici sono venuti a contatto nel corso dei secoli è reale e
molto profondo; ne offriamo qui una rapidissima panoramica.
Già i testi più antichi della Bibbia ebraica rivelano i segni
di una cultura nomadica e seminomadica diffusa nel vicino
oriente antico che ha lasciato nei testi biblici tracce profonde
(si pensi ad esempio ai riti pasquali). Non è assente dalla
Scrittura la capacità di adattarsi alla cultura cananaica, spesso
descritta nei testi biblici in termini di violento rifiuto. Le
festività agricole note all’Israele antico sono in realtà, almeno
in parte, di origine cananaica, come pure alcuni aspetti della
stessa idea di Dio (si pensi ancora a Dio chiamato con il titolo
cananaico di ’el ’eliyon in Gen 14,18-22; Sal 78,35), o su un
piano più pratico, si pensi all’architettura religiosa dell’antico
Israele, comune all’ambiente fenicio e cananaico.
Per quanto riguarda il mondo mesopotamico, quello
babilonese in particolare, è certo tramontata l’epoca di
eccessivi entusiasmi che avevano portato nel passato a coniare
il celebre motto Bibel und Babel, a vedere cioè in ogni angolo
della Bibbia ebraica un possibile influsso babilonese. Con
maggiore oggettività oggi si riconosce che testi quali Gen
1-11 non possono tuttavia essere pienamente compresi se non
proprio alla luce di una relazione profonda che essi attestano
di avere con i testi di creazione mesopotamici, una relazione
che non è soltanto polemica, ma che potremmo persino
definire “dialogica”. Il racconto biblico del diluvio (Gen 6,59,17), per fare l’esempio più celebre, non esisterebbe se non
in risposta al racconto mesopotamico quale lo conosciamo
dalla tavola XI di Ghilgamesh; il testo biblico ne riprende le
immagini spesso in modo quasi letterale, pur modificandone
radicalmente il senso.
È senza alcun dubbio nella letteratura sapienziale che il
rapporto con le culture circostanti si fa strettissimo, prima con
l’Egitto e, in seguito, con il mondo ellenistico (più difficile,
invece, valutare il rapporto con il mondo persiano, a ragione
della scarsità di notizie al riguardo di questo periodo).14
Il libro dei Proverbi conosce e utilizza la letteratura sapienziale
egiziana; si veda il caso ben noto del testo di Pr 22,17-24,22
che costituisce una positiva rilettura israelita del testo egiziano
delle Istruzioni di Amenenope. I valori della sapienza egiziana
sono ripresi a piene mani dai saggi di Israele, i quali sono ben
consapevoli di trovarsi davanti a valori umani autentici, utili per
far crescere nei saggi stessi la comprensione del valore della vita.
Il libro di Giobbe si colloca sullo sfondo di un dibattito
piuttosto frequente nella sapienza mesopotamica, quello
relativo al problema del male, che mette in causa la giustizia
di Dio. Giobbe offre soluzioni originali, più comprensibili
proprio se collocate sullo sfondo della letteratura sapienziale
extrabiblica.
Il libro del Qohelet si confronta - forse per la prima volta nelle
Scritture - con le nuove domande provenienti dalle filosofie
tipiche del primo ellenismo circa la felicità e il bene dell’uomo.
Il messaggio del Qohelet consiste, in gran parte, nel tentativo
di dare una risposta ebraica a una domanda tipicamente greca:
che cosa è bene per l’uomo? E questo avviene in un momento
storico nel quale i valori tradizionali dell’ebraismo, Torah
compresa, sembrano essere risposte non più sufficienti.15
Ma è nei libri del Siracide e della Sapienza che l’incontro con il
mondo greco dà origine a una sintesi davvero feconda, persino
in Ben Sira che a prima vista sembra soltanto un conservatore
molto tradizionalista, ma che è aperto al mondo greco più
di quanto egli stesso forse avrebbe ammesso. Per quanto
riguarda il libro della Sapienza, infine, si può ben parlare al
riguardo di un vero e proprio tentativo di inculturazione della
fede giudaica all’interno del contesto culturale ellenistico - un
tentativo in questo caso davvero fecondo. Ma non mi fermo su
questi due testi, dal momento che proprio Biblia ha dedicato
un intero convegno a questo argomento, e in particolare al
Siracide e alla Sapienza, pubblicando nel 2002 un volume dal
titolo Due grandi sapienze: Bibbia ed Ellenismo.16
Anche nel Nuovo Testamento, pur se concentrato in un periodo
9
storico cronologicamente molto più limitato, non mancano
gli esempi di un rapporto profondo e anch’esso fecondo con
le due culture nelle quali il Nuovo Testamento nasce: quella
giudaica (in realtà dovremmo parlare sia della cultura del
giudaismo in terra d’Israele che quella del giudaismo di lingua
greca) e quella greco-romana. Del resto, tra i due Testamenti
si colloca la figura di Filone di Alessandria, forse il massimo
esempio del tentativo di rilegge la Scrittura all’interno di un
contesto culturale tipicamente ellenistico.
Già negli scritti paolini è presente un certo tentativo di
inculturare il Vangelo; basti pensare alla scelta di utilizzare
schemi retorici greci, nel momento stesso in cui i testi della
Bibbia d’Israele, utilizzati nella versione greca dei Lxx,
vengono in realtà commentati secondo le regole esegetiche
tipiche del giudaismo rabbinico. Le tre citazioni dirette di
poeti classici che si trovano nel Nuovo Testamento, sempre
in relazione a Paolo,17 sono soltanto l’inizio di un processo
di inculturazione che caratterizzerà a breve termine il
cristianesimo dei primi secoli.
La lettura moderna della Bibbia e la pluralità
delle culture.
Se dal testo biblico considerato in se stesso passiamo alla
storia degli effetti del testo, ci accorgiamo di come il mondo
antico - e il cristianesimo in modo particolare - abbia ben
compreso il fatto che le Scritture possono e debbono essere
attualizzate in contesti culturali sempre nuovi.
Non dobbiamo pertanto stupirci se il mondo moderno, a partire
dal Rinascimento (si pensi alle figure emblematiche Erasmo
da Rotterdam e a Baruch Spinoza) abbia cercato di rileggere le
Scritture alla luce dei principi della nascente scienza moderna.
A partire dal XVI secolo si è progressivamente sviluppata
quella che oggi noi chiamiamo “esegesi scientifica”, i cui passi
prendono già il via, per molti aspetti, dai tempi dei rabbini e
dei padri.18 Anche l’esegesi moderna è da questo punto di vista
il frutto di una lettura “inculturata” delle Scritture.
Lo sforzo dell’esegeta non è qualcosa di puramente
archeologico - anche se talvolta lo è diventato e ancora rischia
di diventarlo - ma è il tentativo di rendere comprensibile e
dunque attuale per i suoi lettori moderni un testo nato in
categorie culturali troppo distanti dalle nostre. Per questo
motivo, se ben usata, l’esegesi scientifica non rappresenta
affatto un ostacolo alla rilettura della Bibbia all’interno di
categorie culturali diverse.
Per concludere definitivamente questa riflessione, ripeto
ancora che l’intera Scrittura riconosce, nel suo complesso, il
valore e la dignità di ogni cultura umana. Per usare termini
tipici della patristica, la chiesa cristiana riconosce i «semi del
Verbo» sparsi in ogni cultura umana. Nel mio caso, parlando
cioè da cattolico, si tratta di un’acquisizione vitale per una
chiesa troppo spesso tentata di giudicare le culture umane
troppo severamente, valutandole con il metro di una “cultura
cristiana” che, come ho già accennato, non esiste in quanto
tale. Si tratta piuttosto di calare la parola del Vangelo in
ogni cultura umana, sapendo che ognuna di esse è un valore
autentico, ma nessuna di esse - proprio perché ogni cultura
è umana e in quanto tale limitata - costituisce di per sé un
valore assoluto; la pluralità delle culture presuppone, per
essere rispettata, proprio la relatività di ogni cultura - nessuno
è infatti autosufficiente.
Come dice Isaia, soltanto la parola del Signore rimane in
eterno (cf. Is 40,8); si tratta di saperla esprimere all’interno
di ogni cultura, in modo che, secondo espressioni comuni a
entrambi i Testamenti (cf. Sal 117; Rm 14,11; Fil 2,11), ogni
lingua possa lodare il Signore.
Luca Mazzinghi
NOTE
Su tutto questo, cf. una presentazione sintetica e attuale in C. Pastore, «La Bibbia in America Latina oggi», in C. Pastore (ed.),
“Viva ed efficace è la Parola di Dio”, FS C. Bissoli, ElleDiCi,
Leumann (TO) 2010, 279-297.
2
Cf. ad esempio J. Hemming, The Conquest of the Incas, Cambridge (UK) 1993, 41-42.
3
Cf. E. Dussel, Storia della Chiesa in America Latina (14921992), Brescia 1992, 87-92.
4
Cf. ad esempio il noto testo di C. Mesters, Fiore senza difesa.
Una spiegazione della Bibbia a partire dal popolo, Assisi 1986;
per il metodo di G. Gutierrez cf. ad esempio Parlare di Dio a
partire dalla sofferenza dell’innocente: Una riflessione sul libro
di Giobbe, Brescia 1986. Cf. più in dettaglio il metodo esposto
da E. Arens, La Biblia sin mitos, Lima 2004.
5
Cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della
Bibbia nella vita della Chiesa, Città del Vaticano 1993, 57-59.
6
Cf. il volume di E. Jordá, Teología desde el Titicaca. Cosmovision aymara en diálogo con la fe, Cochabamba 2003.
7
Cf. C. Mesters, Far ardere il cuore. Introduzione alla lettura
orante della Parola, Padova 2008.
8
Cf. C. Mesters, Rut. Una storia della Bibbia, Assisi 1986,
9
Cf. A. Cañaveral, Lectura campesina de la Biblia, Medellin
1996.
10
Cf. la presentazione di S. Noceti, «Nessun giorno senza la sua
parola. La diocesi di Firenze», in: C. Bissoli - G. Morante
(edd.), La Bibbia nella catechesi. Perchè e come; ElleDiCi, Leumann (TO) 2004, 112-125.
11
Cf V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y
del Caribe, Documento Conclusivo, Aparecida, 13-31 de mayo
2009, § 248.
1
10
Cf. C. Mesters, «La Biblia en la Nueva Evangelización», Dei
Verbum 15/16, 1990; E. García Ahumanda, «La Biblia en la
Nueva Evangelización de América», La Palabra, Vol XX, 1995;
S. Silva Retamales, Presidente del CEBIPAL, «Animación
Bíblica de la Pastoral del Pueblo de Dios: identidad y misión»,
La Palabra, Vol. XXXII, 2007. Id.: «Animación Bíblica de la
Pastoral del Pueblo de Dios: una reflexión», La Palabra, Vol.
XXXIII, 2008. Cf. anche il numero monografico El Sínodo sobre
la Palabra. Reflexiones en torno allá Biblia en América Latina,
Revista de Teología, Arequipa (Peru) XI/25 (2008).
13
Cf. Enchiridion Biblicum 181-184; 324-331.
14
Si veda oggi un’introduzione generale aggiornata in L.G. Perdue, The Sword and the Stylus. An Introduction to Wisdom in
the Age of Empires, Grand Rapids (MI) - Cambridge (UK) 2008.
15
Cf. la mia introduzione in L. Mazzinghi, Ho cercato e ho esplorato. Studi sul Qohelet, Bologna 20092.
16
Cf. L. Mazzinghi, «Siracide e Sapienza: due esempi biblici
dell’incontro del giudaismo con il mondo ellenistico», Due
grandi sapienze: Bibbia ed Ellenismo. Atti del Seminario
invernale, San Martino al Cimino, 25-28 gennaio 2001, Biblia,
Settimello (FI) 2002, 157-184.
17
Cf. At 17,28 (citazione di Arato di Soli); 1 Cor 15,33 (Menandro); Tt 1,12 (Epimenide di Creta).
18
Cf. P. Gibert, Breve storia dell’esegesi biblica, Brescia 1995 e
i volumi pubblicati dalle EDB: La Bibbia nell’antichità cristiana (a c. di E. Norelli, Bologna 1993); La Bibbia nel Medioevo
(a c. di G. Cremascoli, C. Leonardi, Bologna 1996); La Bibbia
nell’epoca moderna e contemporanea (a c. di R. Fabris, Bologna
1992).
12
PROGRAMMI FUTURI
Bibbia e letterature europee:
autori, temi, personaggi.
Bologna, Oratorio di San Filippo Neri - Via Manzoni 5,
24-25 novembre 2012
Convegno di aggiornamento organizzato da BIBLIA-BeS
e dall’Università Primo Levi di Bologna.
Caravaggio: San Matteo e l’angelo, distrutta da
un bombardamento.
Si ringraziano la Regione Emilia/Romagna per il contributo e la
Fondazione del Monte per l’ospitalità. Patrocinio della Provincia e del
Comune di Bologna.
«La Bibbia - ha scritto Northrop Frye - è un elemento di rilievo della nostra tradizione immaginativa, qualsiasi cosa pensiamo
di credere al suo riguardo. Perché questo enorme, spropositato, eccessivo libro siede qui inesplicabilmente nel mezzo della
nostra eredità culturale, frustrando tutti i nostri tentativi di camminarci attorno ». Un libro ingombrante, imbarazzante, perché
da un lato il suo carattere religioso sembra rinchiuderlo entro l’ambito esclusivo dei credenti, e dall’altro il suo fascino estetico,
il suo peso su tutto ciò che è venuto dopo nella cultura del mondo occidentale, lo rendono un punto di riferimento inevitabile
per tutti gli autori e i lettori, indipendentemente dalle opzioni religiose.
Il convegno si propone di esplorare alcuni degli innumerevoli legami che connettono la Bibbia alle letterature europee.
Prima di tutto è possibile guardare alla Bibbia stessa come fatto letterario, raccolta di opere che meritano di essere lette
per il loro intrinseco valore poetico e narrativo, e che a loro volta hanno generato altre opere. I passi successivi prendono
in considerazione tre livelli dell´intertestualità: gli influssi sull’ispirazione complessiva di grandi autori, le riprese di temi,
le rielaborazioni di personaggi. Con l’ambizione di offrire alla scuola e a tutti gli interessati qualche pista di lettura che
restituisca alla Bibbia, il libro più noto e meno conosciuto nel nostro paese, la sua connotazione di “grande codice” della
letteratura occidentale.
Sabato 24 novembre
10,30 Saluto delle autorità
11,00 La Bibbia come fatto letterario, Jean Pierre
Sonnet s.j., Pontificia Università Gregoriana, Roma.
Dante e la Bibbia, Giuseppe Ledda, Università di
Bologna.
13,15 Pranzo in ristorante.
15,00 Shakespeare e la Bibbia, Piero Boitani, Università
“La Sapienza”, Roma.
Riprese letterarie dell’Apocalisse, Piero Stefani,
Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e Vice
Presidente di Biblia.
Temi biblici nella letteratura ebraico-italiana
del primo Novecento, Alberto Cavaglion,
Università di Firenze.
21,00 Dopo la cena (libera), visita guidata alla Basilica
di San Domenico, a cura di Alessandro Zacchi,
Università Primo Levi di Bologna.
Domenica 25 novembre
09,00 Tamar oltre il testo, Michela Murgia, scrittrice,
Cabras.
09,45 Giobbe dopo Giobbe, Remo Ceserani, Università
di Bologna.
10,30 La Maddalena dalla Parola alle parole, Franca
Grisoni, poetessa, Sirmione.
11,15 Dibattito e conclusione.
Moderatore: Guido Armellini, Direttore tecnico
scientifico dell’Università “Primo Levi”, Bologna.
Partecipazione. La partecipazione al convegno costa 50 € a testa per tutti,
esclusi gli insegnanti in servizio che pagheranno 20 € a testa, mentre gli
studenti universitari e delle scuole medie superiori potranno partecipare
gratuitamente. È indispensabile iscriversi con l’apposita scheda, e, per
chi paga la quota intera, con il pagamento anticipato di 20 € a testa, non
restituibile in caso di ritiro. Ciò ci permetterà di garantire l’ingresso agli
iscritti (ultimamente i nostri convegni sono stati particolarmente affollati),
di predisporre un numero sufficiente di cartelle con materiale culturale e
didattico utile per seguire ed elaborare le tematiche che verranno svolte,
di preparare i regolari attestati di partecipazione per gli insegnanti, di
prenotare il pranzo di sabato per chi lo desidera (15 €).
Per dormire a Bologna. Ognuno dovrà provvedere autonomamente. Qui
di seguito indichiamo alcuni alberghi con i quali abbiamo stipulato una
convenzione, ai quali ci si potrà rivolgere per le prenotazioni, qualificandosi come iscritti al “convegno Biblia”:
- Albergo Pallone (cooperativa sociale), via del Pallone 4, 051/4210533,
[email protected]. Camera singola € 30, camera doppia € 50, camera tripla € 70 (tutte senza bagno privato).
- Hotel Paradise, vicolo Cattani 7, 051/231792, [email protected]. Camera singola € 60, camera doppia o matrimoniale € 80, camera doppia per uso singolo € 75, camera tripla € 99.
- Best Western Hotel San Donato (centrale), via Zamboni 16,
051/235395, [email protected]. Camera singola € 69, camera
doppia € 84.
- Bologna Art Hotels (4 piccoli alberghi di lusso in pieno centro),
051/7457335, [email protected]. Camera singola € 95/100, camera
doppia € 115/120.
- Altri alberghi non convenzionati, da contattare direttamente se non
ci fossero posti nei precedenti:
“Accademia”, camera singola € 70, camera doppia € 90, 051/232318.
“Palace”, camera singola € 70, camera doppia € 95, 051/237442.
“Centrale”, camera singola € 65, camera doppia € 76, 051/225114.
Si rilasciano regolari attestati di partecipazione
11
CORSO DI EBRAICO BIBLICO
“DAI PIEDI ALLE ORECCHIE”
Esodo 13,17 – 20,21
Hotel Leon d’Oro, via Roma 62
Casale Monferrato, 27-31 dicembre 2012
L’uscita degli ebrei dall’Egitto, che l’Esodo ci presenta sia come “espulsione” sia come “fuga”, è la premessa
della vocazione e dell’elezione di Israele. Come già era avvenuto con Abramo, è un uscire-da e un andare-verso.
Ma anche Dio fa la stessa cosa: «Il Signore scese sul monte Sinai, sulla vetta del monte. Mosè salì» (Es 19,20).
Come avverrà poi con il Discorso della Montagna di Gesù, l’incontro con il divino è un salire e uno scendere,
quasi che l’umano e il divino si debbano incontrare ciascuno fuori da “casa sua”. E allora, come leggiamo nei
capitoli esodici qui proposti, ascoltiamo la «voce di tuono» che parlava a Mosè (e che parlerà a Elia come «voce
di silenzio sottile», 1Re 19,12) per non rendere vana la nostra vita.
Paolo De Benedetti
PROGRAMMA
- Il corso inizia giovedì 27 dicembre alle ore 15,00,
con una conferenza introduttiva di Paolo De Benedetti,
e termina lunedì 31 alle ore 12,00.
Eventuale possibilità di restare la sera e la notte del 31
per trascorrere insieme il passaggio tra l’anno vecchio
e il nuovo. Dipende da quanti saremo…
- Le lezioni si svolgeranno ogni giorno col seguente
orario: 08,30-12,30 e 15,00-19,00, salvo la domenica
mattina in cui visiteremo i cimiteri ebraici di Casale.
- Per le serate sono previste due conferenze: Nadav
Crivelli “Bamidbar, nel deserto” (28 dic.); Roberta
Ruth Cerruto “Aveluth: i giorni del lutto” (29 dic.).
Accoglienza la prima sera e spettacolo teatrale
domenica 30.
- I pasti saranno consumati presso “Le Cantine di
Giano” alle ore 13 e alle ore 19,30.
Ai principianti diciamo: venite senza timori: imparare l’ebraico
biblico non è una cosa troppo lontana né difficile e dà molte
soddisfazioni inattese… vi consigliamo solo di imparare bene
l’alfabeto ebraico prima del corso (potete richiederci le dispense
per i principianti se volete).
A chi ha già partecipato ai nostri corsi o che sa già qualcosa,
diciamo: tornate, e raccomandiamo loro di rileggere il testo in
italiano e in ebraico, e magari tradurlo, così da poter partecipare
attivamente alla nostra jeshivà.
I maestri saranno come da tradizione, Nicoletta Menini per i
principianti e Paolo De Benedetti per gli avanzati. Benvenuti a tutti!
Il corso si terrà presso l’Hotel Leon d’Oro, via Roma 62, tel.
0142/76361, nel pieno centro della città, a 500 mt. dalla stazione.
Il costo della pensione completa al giorno è di 60 euro a testa
in camera doppia e di 70 euro in singola (vi sono anche alcune
camere doppie con il lavandino in camera ma con il bagno in
corridoio, a 50 euro a testa). La partecipazione al corso è di 120
euro per i soci di Biblia e per i giovani sotto ai 30 anni, e di 150
euro per tutti gli altri. Occorre inviare al più presto l’iscrizione
con 20 euro di acconto, non rimborsabili in caso di ritiro.
NEPAL E INDIA DEL NORD
Viaggio di studio di Biblia, 28 settembre-12 ottobre 2013
Per la prima volta, dopo ben 18 viaggi di studio, Biblia si
appresta ad affrontare un viaggio più lontano del solito,
sia geograficamente, sia culturalmente, sia religiosamente:
ma quanto? Una prima conoscenza dell’affascinante
mondo indiano verrà fatta nel nostro convegno nazionale
primaverile («Dal Gange al Giordano. Sapienza indiana e
messaggio evangelico», Pisa, 12-14 aprile 2013), preceduto
da una giornata introduttiva dedicata all’Hinduismo e al
Buddhismo. Chi lo desidera potrà inoltre partecipare a
questo viaggio e vedere con i propri occhi e ascoltare dal
vivo immagini e voci di queste terre lontane e forse scoprire
alcune assonanze e comuni pensieri in tradizioni culturali e religiose apparentemente tanto diverse dal nostro
Occidente… Sarà più lungo dei nostri soliti viaggi e più costoso: lo proponiamo fin d’ora anche per consentire
il pagamento in tre rate. Come al solito, saranno con noi uno o due esperti della materia che ci aiuteranno a
comprendere, oltre al nostro immancabile tour operator Adriano Panato della Pleasure Time.
12
1° GIORNO ROMA/DELHI * sabato 28 settembre
Partenza con volo della linea della Air China CI 72 alle ore 22.40
per Delhi. Pasti e pernottamento a bordo.
2° GIORNO DELHI/KATHMANDU * domenica 29 settembre
Arrivo alle ore 10.00. Proseguimento con volo di linea Jet
Airways 9W 262 delle 12.50. Arrivo a Kathmandu alle ore 14.45.
Trasferimento e sistemazione in hotel 5* Soaltee Crowne Plaza
(www.ichotelsgroup.com/crowneplaza/hotels/us/en/kathmandu/
ktmnp/hoteldetail). Conferenza introduttiva, cena indiana e
pernottamento.
3° GIORNO KATHMANDU * lunedì 30 settembre
Prima colazione in albergo. Al mattino visita dei due santuari
della Valle di Kathmandu: Pashupatinat, induista, e Bodnath, un
monastero buddhista. Pranzo. Nel pomeriggio visita della città
di Bhadgaon (o Bhaktapur) a 14 km dalla capitale, la più bella
città del Nepal, con insigni palazzi, pagode e notevoli attività
artigianali (intaglio del legno, ceramica). Cena e pernottamento.
4° GIORNO KATHMANDU * martedì 1 ottobre
Prima colazione in albergo. Al mattino visita di Patan, la più
antica città del Nepal e del Santuario buddhista di Swaymbunath,
frequentato da scimmie invadenti. Pranzo. Nel pomeriggio si
visita la Piazza delle Udienze, il Vecchio Palazzo Reale, il
Palazzo della Dea Vivente e il bazar. Cena e pernottamento in
hotel.
5° GIORNO KATHMANDU/VARANASI * mercoledì 2 ottobre
Prima colazione in albergo. Mattino libero. Pranzo. Trasferimento
in aeroporto e partenza con volo di linea Air India AI 252 per
Varanasi delle ore 14.25. Arrivo alle ore 15.05. Partenza per
Sarnath e visita dei monumenti legati alla predicazione di
Buddha. Rientro a Varanasi e sistemazione in hotel 5* Radisson
(www.radisson.com/varanasi-u-p--hotel-in-221002/indvaran).
Cena e pernottamento.
6° GIORNO VARANASI/KHAJURAHO * giovedì 3 ottobre
All’alba visita dei Ghat giardini lungo il percorso del Gange.
Passeggiata sul Fiume Sacro con un barcone a remi: si osserva
il bagno lustrale dei pellegrini, si ammirano i grandi palazzi sulla
riva, si vedono le pire funerarie. Prima colazione in albergo.
Mattino libero. Trasferimento in aeroporto e partenza con volo
di linea Jet Airways 9W 723 per Khajuraho alle ore 12.30. Arrivo
alle 13.15. Pranzo. Nel pomeriggio visita del Parco Archeologico
di Khajuraho, con 10 templi eretti nel 9° e 10° secolo sotto la
dinastia Candela. Non si tratta di monumenti grandi, ma sono
decorati con straordinari rilievi in pietra, rappresentanti spesso
scene di carattere erotico. Cena e pernottamento in hotel 5*
Radisson Jass (www.radisson.com/khajuraho-hotel-in/indkhaj)
7° GIORNO KHAJURAHO/ORCHHA/JHANSI/AGRA *
venerdì 4 ottobre
Prima colazione in albergo. Partenza per Orchha e visita
dei grandi palazzi in stile Rajput costruiti all’inizio del 17°
secolo dal Maharaja Bir Singh Deo. Pranzo. Nel pomeriggio
proseguimento per Jhansi e partenza in treno per Agra alle ore
17.30. Arrivo alle 20.00. Sistemazione in hotel 5* Jaypee Palace
(www.jaypeehotels.com/jaypee_palace/index.aspx). Cena e
pernottamento.
8° GIORNO AGRA/FATEHPUR SIKRI/AGRA * sabato 5
ottobre
Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per la visita
alla città di Fatehpur Sikri, città abbandonata costruita dal più
grande imperatore della dinastia Moghul, Akbar. Pranzo in corso
di trasferimento. Rientro ad Agra per la visita del Forte di Agra,
della Tomba di Akbar il Grande a Sikandra e il Taj Mahal, il più
famoso monumento dell’India, costruito dal 1628 al 1648 dal
Mogol Shah Jahan in memoria della moglie Mumtaz Mahal.
Cena e pernottamento.
9° GIORNO AGRA/JAIPUR * domenica 6 ottobre
Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per Jaipur e
sosta per la visita di Abhaneri dove si trova un antico pozzo palazzo. Sistemazione in hotel 4* Country Inn & Suites (www.
countryinns.com/jaipur-hotel-in-302001/cisjai). Pranzo. Nel
pomeriggio escursione ad Amber, antica capitale Rajput. Arrivo
e proseguimento in dorso di elefante fino al Forte di Man Singh.
Visita e discesa a piedi. Cena e pernottamento.
10° GIORNO JAIPUR * lunedì 7 ottobre
Prima colazione in albergo. Mattinata dedicata alla visita di
Jaipur con il Palazzo della Città, che contiene la Reggia, il
Museo, l’Armeria, l’Osservatorio e il Palazzo dei Venti. Pranzo.
Pomeriggio libero per visitare il bazar. Cena e pernottamento.
11° GIORNO JAIPUR/PUSHKAR * martedì 8 ottobre
Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per Pushkar.
Pranzo. Nel pomeriggio visita della città sacra nota soprattutto
per la fiera dei cammelli che si tiene in novembre. Sistemazione
in hotel 3* Jagat Palace (www.hotelpushkarpalace.com/jsp.htm).
Cena e pernottamento.
12° GIORNO PUSHKAR/RANAKPUR/UDAIPUR * mercoledì
9 ottobre
Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per Ranakpur
per la visita dello straordinario tempio jainista. Pranzo in corso di
escursione. Nel pomeriggio partenza per la visita del magnifico
forte di Kumbalgarh del 15° secolo, con 36 km di alte mura
merlate interrotte da sei porte fortificate e da possenti bastioni,
1087 metri di altezza, dominante la catena dei Monti Aravalli.
Proseguimento per Udaipur e sistemazione in hotel 5* The Lalit
Laxmi Vilas Palace (www.thelalit.com/the-lalit-laxmi-vilaspalace-udaipur/overview). Cena e pernottamento.
13° GIORNO UDAIPUR/DELHI * giovedì 10 ottobre
Prima colazione in albergo. Al mattino visita della “Città
Bianca”, adagiata sulle sponde di tre laghi e visita del Palazzo
della Città, che contiene la Reggia, il Museo e il Palazzo
della Regina Madre. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio
trasferimento in aeroporto e partenza per Delhi con volo 9W 708
alle 16.00. Arrivo alle ore 17.10. Sistemazione in hotel 5* The
Metropolitan (http://hotelmetdelhi.com/). Cena e pernottamento.
14° GIORNO DELHI * venerdì 11 ottobre
Prima colazione in albergo. Intera giornata dedicata alla visita
di Delhi con il Mausoleo di Humayum, la zona archeologica del
Qutb Minar, il Mausoleo di Safdarjang e il mercatino nepalese
sullo Janpath. Cena e pernottamento.
15° GIORNO DELHI/ROMA * sabato 12 ottobre
Prima colazione in albergo. Completamento delle visite di
Delhi, con il Forte Rosso, la Moschea del Venerdì e il mercato
di Chandni Chowk. Trasferimento in aeroporto e partenza per
Roma Fiumicino con volo di linea della China Airlines CI71 alle
ore 14.20. Arrivo alle ore 19.10.
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LA QUOTA INDICATIVA DI CIRCA € 3.300 A TESTA
(PIÚ € 780 PER LA CAMERA SINGOLA) COMPRENDE:
biglietto aereo su voli di andata e ritorno in classe
economica; biglietti aerei per i voli interni; pernottamenti
in India e in Nepal in alberghi di cat. 4*-5* (3* a Pushkar);
trattamento di pensione completa; trasferimenti da e per
aeroporti; trasporti in pullman con aria condizionata;
accompagnatore culturale per l’intero viaggio; guide locali
parlanti italiano in Nepal e in India; treno Jhansi/Agra;
entrate nei monumenti nei siti e nei musei; assicurazione;
borsa omaggio; guida del viaggio.
L’itinerario proposto potrebbe subire qualche variazione
marginale per esigenze espresse dell’agenzia locale o dai
nostri esperti.
Al viaggio possono partecipare soltanto i Soci di Biblia.
Per prenotarsi occorre inviare la scheda di iscrizione,
entro il 24 novembre 2012, con il pagamento di 1.000 € a
testa, restituibili in toto in caso di ritiro scritto entro il 28
febbraio. Attenzione: abbiamo solo 80 posti disponibili,
eventuali eccedenze saranno messe in lista di attesa.
13
‘Lekh lekhà’:
le chiamate di Dio
Convegno invernale organizzato da Biblia e
dalla Facoltà Valdese
1-3 febbraio, Facoltà Valdese,
via Pietro Cossa 42, Roma
Duccio di Buoninsegna, La chiamata di Pietro e Andrea, National
Gallery of Art, Washington.
PROGRAMMA
Venerdi 1 febbraio
mattina
Chiamare ed essere chiamati, Jean Luis Ska,
Pontificio Istituto Biblico, Roma.
I due ‘lekh lekhà’ di Abramo, Benedetto
Carucci Viterbi, Preside delle Scuole
ebraiche di Roma.
Pomeriggio
Strategie comunicative nei racconti di
vocazione, Ida Zatelli, Università di Firenze.
Perché proprio io? Chiamata e contesa,
Daniele Garrone, Facoltà Valdese di
Teologia, Roma.
‘Hinneni’, eccomi!, Marinella Perroni,
Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma.
Sabato 2 febbraio
Mattina
Visita a piedi, con la guida di Paolo Ricca e
di Daniele Garrone, secondo due itinerari a
scelta: “L’altra Roma” o “La Roma di Lutero”.
Pomeriggio
Le varie risposte alle chiamate di Gesù,
Yann Redalié, Facoltà Valdese di Teologia,
Roma.
Autoproclamarsi chiamato, Gaetano
Lettieri, Università degli Studi “La
Sapienza”, Roma.
14
Domenica 3 febbaio
Mattina
Il discernimento della chiamata, Stefania
Monti, Presidente della Federazione delle
Monache Clarisse Cappuccine, Roma.
Il lavoro può essere ancor una vocazione?
Mario Miegge, emerito Università di
Ferrara.
Modera: Giancarla Codrignani, membro
del Consiglio direttivo di Biblia.
Nel pomeriggio di giovedì 31 gennaio avrà
luogo una visita alla Moschea di Roma, e
una conversazione con il dott. Abdellah
Redouane, segretario generale del Centro
Islamico Culturale d’Italia, sulla realtà della
presenza musulmana nel nostro paese e con
alcuni cenni sulla figura di Abramo nel Corano.
Orario e modalità per arrivarci saranno
comunicati direttamente agli iscritti.
NOTIZIE UTILI
Iscrizione e costi. La partecipazione al convegno, comprensiva
di tutto il programma delle relazioni e delle visite, è di € 100
per i Soci di Biblia, per i membri della Comunità Valdese e per
giovani sotto ai 30 anni, e di € 130 a testa per gli altri. La scheda
di iscrizione, insieme alla copia del versamento anticipato di € 20
a testa, non rimborsabili in caso di ritiro, vanno inviate a Biblia
entro il 15 dicembre.
Albergo e pasti. I primi 60 iscritti potranno dormire e cenare
(mezza pensione) nella Casa Valdese, via A. Farnese 18, al
prezzo straordinario di € 65 a testa al giorno in camera doppia e
di € 85 in camera singola. Il pranzo sarà libero per tutti, essendoci
molti bar, ristorantini e pizzerie nella zona.
Coloro che non rientreranno nei primi 60 iscritti, saranno
subito avvertiti da Biblia e potranno eventualmente prenotarsi
personalmente in una struttura della zona della Facoltà Valdese
che vi indicheremo.
SCHEDA D’ISCRIZIONE AL CONVEGNO DI AGGIORNAMENTO
“BIBBIA E LETTERATURE”
Da inviare a BIBLIA, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI, entro il 31 ottobre 2012,
con copia del versamento effettuato dell’anticipo di 20 € a testa
(BIBLIA, Monte dei Paschi di Siena, IBAN: IT 47 J 01030 38106 0000000 19069; ccp 15769508).
Cognome______________________________________Nome
Via __________________________________________________________cap _______________________
Città
Tel.
Cell.
Fax
e-mail
solo
Partecipo:
con
Se insegnante in servizio, indicare materia di insegnamento, scuola e sede
Prenoto anche il pranzo di sabato
per
persona/e (15 € a testa)
Osservazioni:
Data ____
Firma ___
SCHEDA DI ISCRIZIONE AL CORSO DI EBRAICO BIBLICO
Casale Monferrato, 27-31 dicembre 2012
Da spedire al più presto in busta chiusa a BIBLIA, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI,
con il bollettino di ccp 15769508 attestante il pagamento avvenuto di 20 € a persona, non rimborsabili,
e del costo del primo giorno di pensione, rimborsabile in caso di ritiro entro il 30 novembre;
oppure tramite Monte dei Paschi di Siena, IBAN: IT 47 J 01030 38106 0000000 19069.
Cognome______________________________________Nome
Via __________________________________________________________cap _______________________
Città
Tel.
Cell.
Fax
e-mail
Se insegnante, indicare la materia di insegnamento e la scuola di appartenenza
Partecipo solo
;
con
Prenoto:
una camera doppia
un posto in camera doppia
una camera singola
un posto in camera doppia senza bagno
Partecipo al seguente corso:
Avanzati
Principianti
Vorrei restare anche la sera e la notte del 31 dicembre
SI
NO
Osservazioni:
Data ____
Firma ___
15
SCHEDA D’ISCRIZIONE AL CONVEGNO “Le chiamate di Dio”
Facoltà Valdese, Roma, 1-3 febbraio 2013
Da inviare a Biblia, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI, fax 055/8824704; mail: [email protected]
con copia del versamento effettuato dell’anticipo di 20= a testa
(BIBLIA, Monte dei Paschi di Siena, IBAN: IT 47 J 01030 38106 000000019069, oppure ccp 15769508).
Cognome______________________________________Nome
Via __________________________________________________________cap _______________________
Città
Tel.
Cell.
Fax
e-mail
solo
Partecipo:
con
Se insegnante in servizio, indicare materia di insegnamento, scuola e sede
Prenoto una camera presso la Casa Valdese
singola
doppia
un posto in doppia
Desidero partecipare alla visita della Moschea giovedì pomeriggio
Osservazioni:
Data ____
Firma ___
SCHEDA DI ISCRIZIONE AL VIAGGIO DI STUDIO IN NEPAL
E INDIA DEL NORD
28 settembre - 12 ottobre 2013
(Da inviare a Biblia, via A. da Settimello 129, 50040 Settimello FI; fax 055/8824704; mail: [email protected],
insieme a copia del versamento di 1.000 € a testa, entro il 24 novembre 2012)
Cognome______________________________________Nome
Nato/a il ___________________________ a ___________________________________________________
Nazionalità ______________________________________________________________________________
Via __________________________________________________________cap _______________________
Città
Tel.
Cell.
Partecipo solo
e-mail
;
Fax
(una scheda per ciascuna persona)
con
Desidero partecipare al viaggio e prenoto:
una camera doppia
un posto in camera doppia
una camera singola
Osservazioni:
Data ____
16
Firma ___