n.3 Settembre
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n.3 Settembre
ASSOCIAZIONE LAICA DI CULTURA BIBLICA - NOTIZIARIO SEMESTRALE Anno XXVI, n 3. Settembre 2012. Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB FIRENZE Registrazione Tribunale di Prato n. 112 del 23/3/87 Presidente: Agnese Cini Tassinario; Direzione e redazione: Via A. da Settimello 129 - 50041 Settimello (FI) Tel. 055/8825055 - fax 055/8824704 - cellulare segreteria 392/3032325; codice scale 92003770481; E-mail: [email protected] - [email protected]; siti: www.biblia.org; www.bes.biblia.org Direttore responsabile: Piero Stefani; Stampa: Contini - Sesto Fiorentino (Firenze) Coordinate bancarie: Monte dei Paschi di Siena - Agenzia 3 Sesto Fiorentino, IBAN IT 47 J 01030 38106 0000000 19069 Cassa di Risparmio di Firenze - Filiale 142 Sesto Fiorentino, IBAN IT 03 E 061 6038 1001 0000000 8380 Conto Corrente Postale n° 15769508 «Lekh lekhà»: le chiamate di Dio Convegno invernale organizzato da Biblia e dalla Facoltà Valdese 1-3 febbraio, Facoltà Valdese, via Pietro Cossa 42, Roma L’assemblea inizia regolarmente alle ore 17.30, in seconda Chi è amante della grande musica ha nell’orecchio il coconvocazione. rale diall’o.d.g. Johann iSebastian Bach con cui inizia la cantata: Sono seguenti argomenti: della relazione sul bilancio consuntivo 2009 e relativi alle- domanda: da chi sono chiamate? Come discernere la voce gati e Nella Ciurcina a quella dei Revisori dei Conti (si che impone di andare: «Lekhdilekhà (va’, vai) » (Gen 12,1)? allegano al verbale le copie entrambi i documenti). «Wachet auf, ruft uns die Stimme», «Svegliatevi, ci chia- È ascolto o semplice proiezione del nostro inconscio? È 3. La Presidente dichiara aperta la ma Relazione la voce». della Lo stesso vale, sulle all’ennesima potenza, per ubbidienza o fanatismo? È dedizione agli altri o autoaf1. Presidente attidiscussione e le relative votazioni su l’omonimo, ancor più celebre, preludio corale. La forza fermazione? giunge dalla torre guardiani entrambe vità dell’Associazione. le relazioni. Il dei socio Guido Nuovo Consiglio direttivo La chiamata evocativa dell’incipit è massima. Forse a nessuno, sulle o dal castello del nostro orgoglio? È verità o illusione? 2. Approvazione del bilancio consunZiffer pone due quesiti: a) perché non 2010-2012 tivo 2009 ed eventuali sia stato ripristinato il corso di prime, verrebbe in mentevariazioni di pensare al che quella voce apIn un passo del libro dal titolo programmatico Diogreco alla bilancio 2010.che non sia Dio o Gesù. In realtà ricerca dell’uomo biblico; b) perché sia Abraham così sostanziosa partengapreventivo a qualcun altro (Borla, Roma 1983), J. He3. Determinazione quoteche associala differenza tra gli introiti previsti il testo la applica ai della guardiani dalle torre chiamanoPresidente le schel riporta una storia legata al Ba‘al Shem (il fondatore tive per sagge. il 2011.Si tratta infatti della cantata (composta per il 2009 dal bilancio di previsione vergini del moderno chassidismo). Anche lì ci si riferisce a un Agneseda Cini Tassinario 4. Dibattito e votazione sulle relazioni e le effettive risultanze del bilancio Bach nel 1731) per la XXVII domenica dopo la Trinità in musicista capace di proporre agli ascoltatori suoni meraVice-presidente della Presidente e sul bilancio. consuntivo. La socia Maria Califano cui era letto il vangelo delle vergini sagge e di quelle stolte vigliosi. La gente ne è rapita e si mette a danzare estatica5. Presentazione delle candidature riprende il discorso sul corso di greco Piero Stefani (Mt 25,1-13). Il testo Presidente, della cantataVice intesse tra loro passi mente. Da quelle parti passò un sordo; vedendoli alle cariche sociali: biblico e suggerisce d’inserirloagitarsi tra le Tesoriere evangelici e citazioni (o allusioni) al Cantico dei cantici. in quel modo li prese per matti. Lo stolto però erad’intesa lui. Se Presidente, Tesoriere, Consiglieri, attività previste dal protocollo La spiritualità prevalente è di lo si fosse stato saggio avrebbe intuito la loro gioia e il c.a., loro Alessandro Badino Revisori dei Conti, Probiviri perstampo il trien-pietista. Ben rmato con il MIUR il 29 marzo comprende da un paio di straordinari duetti tra l’anima rapimento e si sarebbe unito alla danza. Partendo da questo nio 2010-2012. magari dislocandoli in due sedi – Roma Consiglieri (soprano) e Gesù (basso). A differenza episodio Heschel commenta: non udiamo la voce. 6. Pausa per la cena e votazione delle di quanto avviene e Milano – «Noi per agevolare la partecipaIsabella Bergamini nella Bibbia, parole nella Bibbia. Anche se siamo cariche sociali.la chiamata si presenta, quindi, non tanto Soltanto vediamo lezione degli interessati. La socia Flora Giuliano Bertoni 7. Proclamazione eletti. Giugni chiede mai(p.non si Del sia come una voce che degli proviene da Dio per inviare il chiamato sordi possiamo vedere l’estasi dellecome parole» 272). parlato dei corsi di richiamo biblico. Giancarla Codrignani verso altri esseri umani, quanto come un anelito profondo resto, stando al testo dell’Esodo (20,18), già al Sinai tutto Ai ni di una organica concatenaPresidente risponde che i corsi di dell’anima chepiù si rivolge a Gesù al fine di partecipare il popolo vedeva leLa voci (ro’im et-haqolot). PaolaalFrancalanci zione degliceleste. elementi in discussioni, si non sono stati riproposti banchetto Il nostro destino è greco ormaibiblico solo quello di essere sordi che Laura Pasquino decide d’iniziare l’assemblea con la relaperché hanno sempre registrato pochisIl capolavoro musicale evidenzia indirettamente uno dei danzano perché vedono altri danzare? Fuori di metafora, zione della Presidente, seguita da quella sime adesioni. Auspica, quindi, che si Gioachino Pistone nodi più profondi della storia iniziatasi con le antiche chia- Dio ha parlato nella Bibbia e ora ci parla solo attraverso la del Tesoriere e dalle relative discussioni possa trovare una soluzione nel lavoro Giusi Quarenghi presenti Scritture d’Israele. emate votazioni. Lanelle presentazione delle can-In essa si narra che Scrittura? Per i credenti del Cnel onsDio igliodei Diviventi rettivo (cfr. congMt iun22,32), to con Dio facesse udire in modo direttoprima la propria voce. In se- Ventura è arduo ammettereilche sia solo così; anche per loro però Milka didature avverrà immediatamente gruppo misto Biblia – MIUR previsto guito votazioni. si passa al richiamo proposto dai «guardiani». Per i è assai difficile sapere come Dioappena continuirmato. a parlare e in delle dal protocollo Quanto cristiani un posto imparagonabile tra essi spetta a Gesù che quali ambiti faccia tuttora udire la sua voce. La questione Presiede l’assemblea, come da Statuto, ai corsi di richiamo sull’ebraico biblico, Collegio dei Revisori chiama, con la Agnese sua voceCini, di uomo, lungo la Presidente funge da il mare e le strade del discernimento diviene non sonoallora stati decisiva. menzionati a causa della dei conti Segretaria-verbalizzante Pasqualina malattia Paolo De della Galilea. Infine ci troviamo di fronte a un’invocazione Scriveva, ormai non pochi del anniresponsabile, fa, Paolo De Benedetti: Cuoco. L’assemblea su proposta della per così dire, Benedetti, ma si spera che possano umana rivolta verso l’alto. Si è passati, da Ciurcina «Gli incontri con Dio non sopportano statistiche, ma è Nella Presidente nomina tredall’alto scrutatori per lea uno di direzione probabile che il tipoessere ripresi al piùDio presto. Il Tesoriere un andamento che va al basso di chiamata che preferisce o che Ferruccio Fontanella votazioni: Giorgio Leoni, che Elisabetta chiarisce che la differenza trasommessa il prevenopposta. Inutile sottolineare per noi è più facile speri- rivolge alla maggioranza degli uomini sia quella Menini, Giulio Sica. Essiil grido procedono e ilSamuele. consuntivo 2009questo giustamente mentare (o almeno capire) che si innalza («De pro- e oscura con cui si ètivo scelto Anche grande immediatamente conteggio degli che la voce cheProbiviri daldei socio Ziffer dipende in fundis ad te Dominealclamavi» Sal 129,1) si profeta, forse il piùrilevata ascoltato profeti di Israele, “non aventi diritto al voto che risultano massima parte dall’eccessivo ritardo abbassa. Tuttavia per comprendere l’eredità biblica occorre conosceva il Signore”: lo serviva nella fede, ma non sapeva Rosetta Mazzone in totale 104 (58 di persona e 46 per nell’erogazione dei contributi pubblici misurarci più con la discesa che con l’ascesa. È un dato di quale voce avesse epromessi che cosa per volesse da lui»da (Larealizzare. chiamata Giuseppe Ricaldone delega). Essendo in seconda convocagli eventi fatto che, dall’antichità fino a oggi,costivi sono state e vi sono di Samuele, Morcelliana, Bresciafa’ 1976, p. 61; cfr. 1Sam zione, l’assemblea è validamente La Presidente notare che, peraltro Daniel Vogelmann persone chedeliberare si sentono su chiamate. vero problema (a volte 31-10). La storia passata e presente piena di molti piccoli tuita e può tutti gliIlargotutte le attività èprogrammate no al persinoall’o.d.g.. drammatico) sta nel cercare di rispondere a una Samueli. menti 2011 sono state realizzate, o sono in Pierol’attività Stefani 1. La Presidente legge la sua relazione corso di realizzazione. Poiché sulle attività dell’associazione (se ne allega copia al pre- per il 2012 è ancora tutta da programmare, la Presidente QUESTO NUMERO DEL NOTIZIARIO È RICCO DI PROPOSTE CONVEGNI, VIAGGIO, sente verbale). propone all’assemblea- di esprimere la propria scelta tra due PREGA DI LEGGERLO SEMINARIO - EBadino, DI RELATIVE SCHEDE ISCRIZIONE, 2. Il Tesoriere, Alessandro procede alla lettura DI possibili temi delSIConvegno Nazionale: I – L’ironia nella CON PARTICOLARE ATTENZIONE 1 RELAZIONI SULLE ATTIVITÀ SVOLTE Paesi Baschi e Camino di Santiago, 1-11 giugno 2012 I viaggi di Biblia sono sempre “felici” e il Camino di Santiago non è venuto meno alle aspettative. Per quelli che ci sono stati la rievocazione, forse - ma può essere impressione soggettiva - è difficile: ripercorrere con la mente (magari senza il ricorso allo splendido librettoguida offerto da Biblia) una decina di giorni fatta di visioni molteplici in sopraffazione emotiva continua fa constatare la pochezza della memoria. Puente del Rey lo si è visto prima o dopo Estrella? Come si chiama il paese in cui la cattedrale ospita una gabbia con un galletto e relativa gallina? Siccome Ignazio di Loyola nasce basco, bisognerà dire «Ignazio di Azpeitia»? Non vi aspettate, quindi, un racconto esauriente. Intanto la complessità dalle Spagna che - a parte la crisi attuale, di cui abbiamo avuto esperienza in una sosta obbligata dall’occupazione stradale dei minatori minacciati dalla disoccupazione - comprende differenze non sempre percepibili dal turista, quando non è viaggiatore. Per i viaggiatori l’impatto con i paesi baschi introduce in un mondo che oggi sembra caratteristico solo per il linguaggio: dire Navarra o Comunità autonoma basca è molto diverso che dire Euskara. Ma l’essere un’isola linguistica, pur decodificata dalle ipotesi storiche del prof. Cardini, non vale a chiarire il mistero delle origini. Parto dunque dal ricordo delle emozioni. Fare capo a Bilbao significa partire da quella favola moderna che è il Museo Guggenheim. Credo che non sia di alcuna utilità raccontare la magia architettonica opera di Frank Gehry, se non la si è vista; mentre mi pare degna di una riflessione particolare la decisione del Consiglio comunale di quella città, che, in pieno fallimento per la fine della sua storia industriale e socialmente già molto degradata, nel 1994, quasi vent’anni fa, ne affidò il futuro a un Museo. Quegli amministratori non sapevano che sarebbe stata “la” soluzione vincente, ma di sicuro era gente che “aveva visione”. Visione e coraggio. Ripartire, invece, in seguito da Roncisvalle per iniziare «il camino» alla sua origine è stata un’altra emozione. Arrivati a tarda sera, appena consapevoli di essere nella Francia di Carlo Magno, di corsa per arrivare a vedere quanto è possibile (che non è molto), in pullman abbiamo viaggiato (qualcuno forse dormiva) in compagnia di Orlando, dietro all’epopea che esalta un fatto oggettivamente dubbio, ma che sollecita in noi fantasie ariostee e accompagnava con altre suggestioni i pellegrini che dall’ottavo secolo si misero sulle vie (almeno tre) del «mito Santiago». L’apostolo che arrivò fino in Galizia e vi fu ritrasportato dagli angeli dopo il martirio, divenne, come testimoniano il Codex calistinus e la propaganda dei cluniacensi, l’icona della riconquista della Spagna: l’epiteto «matamoros» e le raffigurazioni del santo a cavallo con la spada in mano e le teste mozzate dei mori sotto gli zoccoli non sono certo evangeliche (e tanto meno storiche), ma le tradizioni si prendono come sono, 2 anche quando fanno torto ai santi. Il «cammino» è assolutamente pieno di meraviglie. Gli abitati moderni distraggono con la loro normalità; quello che conta - ma è un’osservazione tutta mia è che nel Medioevo, qualunque fosse l’interesse che spingeva ad andare (un voto da sciogliere, una grazia da chiedere, guadagni da cercare, un beneficio del re, perfino, più tardi, la curiosità), ogni venti, trenta chilometri sorgevano cattedrali enormi - non piccole pievi - monasteri solenni di cui magari restano solo pezzi di chiostro, con capitelli romanici da urlo, fortezze che furono imponenti. Insomma, per sostenere i pellegrini, curarli, dare loro sicurezza, come valore aggiunto c’era la bellezza. Noi moderni - tranne i fanatici che si trovano in tutti i luoghi del “sacro” - andiamo con una certa suggestione a cercare emozioni con cuore poco caldo, magari in mountain bike, e diamo valore spirituale a pratiche più sportivo-salutiste che di fede. Molti di noi, “pellegrini di Biblia”, hanno cercato di recuperare qualche esperienza personale lungo i sentieri tra i campi. Romanticamente. Ma le immagini che sono rimaste dentro - e hanno a che vedere con la fede e il bisogno umano di simboli - sono quelle di San Juan de la Peña, sospeso su un dirupo; de la Seròs, monastero di benedettine; di Santa Maria di Eunate, vista dall’esterno nella sua perfezione architettonica, o di Santo Domingo de la Calzada; di Burgos, Fromista, Leon (che cosa stupenda gli affreschi della collegiata di san Isidoro!), Lugo, Astorga... Fino all’esplosione gloriosa della grande cattedrale di Santiago (anche se pioveva...) con lo spettacolare turibolo che ondeggia per mezza navata e la folla che si accalca attorno agli altari. Non è la fine del viaggio: dovevamo arrivare al Cabo Finisterre, dove nessuno si getta più nell’Oceano per purificarsi e prendere le conchiglie della tradizione, prosaicamente in vendita a buon mercato presso tutti i chioschi di souvenir o modellate nel cioccolato. Vediamo un’ultima chiesa dedicata alla Madonna; a poca distanza da un altro santuario dedicato alla «Virgen de la Barca», a memoria della venuta di Maria a sostegno di Santiago contro i mori. Ma c’è anche - a riportarci ai nostri giorni - un monumento commemorativo del disastro della petroliera Prestige che nel 2002 ha inquinato gravemente le coste del Nord ispanico. Non ci sono parole per ringraziare Laura Novati e Franco Cardini per la sostanza culturale con cui hanno arricchito un viaggio straordinario per aspetti storici, antropologici, artistici di grande rilevanza. La storia e la storia dell’arte dei regni spagnoli della regione, gli intrighi e le glorie delle vicende dei romani fondatori di gran parte delle città visitate, delle dinastie medievali, del potere del clero, del dominio musulmano e della Riconquista, le letterature, le tradizioni (c’è un filo conduttore dai bestiari simbolici del Medioevo all’encierro dei tori a Pamplona? Quale - escludendo il fastidio di dover riparlare del Graal dopo la moda di Dan Brown - il senso delle tante leggende locali?) hanno rappresen- tato un’immersione culturale che è stato significativo rapportare alle vicende che, nel secolo scorso, hanno prodotto fascismo/franchismo e il simbolo feroce di Guernica. Non potrei concludere senza la tentazione di ricominciare (perché non ho parlato anche di Carriòn de los Condes e del Cid Campeador? come ho fatto a trascurare Burgos?). Così rubo all’amica Augusta De Piero l’exergo bellissimo (di Saramago) che apre il suo diario elettronico del nostro cammino: «Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.… Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre». Giancarla Codrignani Serata conclusiva del Camino di Santiago Della serata oltre i contribuiti qui riportati, ricorderemo per sempre l’ottima regia di Antonio Schiavo, le “inimitabili imitazioni” di Francesco Pozzi e altri interventi che ci hanno rallegrato. Biblia pellegrina a Santiago (composta e cantata da Claudia e Amalia Conti) Ai primi giorni di giugno in terra basca da tutt’Italia siamo una legione con poche idee, ma con la Bibbia in tasca a vistar Bilbao e la regione. «San Sebastiano, Pamplona ed il Loyola e il Guggenheim dovete vedere» risposar con una parola sola: «puoi metterti il museo su nel se…» Rit. Gloria a Santiago e pace anche a noi sebbene peccatori siam tutti figli tuoi. Ci siam trovati noi popolo profano in mezzo a gran saccenti e professori da Firenze, da Brescia e da Milano, se non sei laureato son dolori. «Sono vent’anni che insegno teologia» «e io ho studiato coi frati a Roncisvalle» «gli scritti miei li trovi in libreria» «ma smettila, non romperci le pa…» Rit. Siamo seduti già da alcune ore il pullman tutt’a un tratto s’è fermato son tutti in piedi, nessuno è addormentato l’autista dice che tutto è bloccato. Saranno stati forse i minatori non son contenti di come son pagati «a noi che ce ne importa, son dolori se non andiamo in bagno siam fre…» Rit. E non si sprecan le lamentazioni sul cibo, sugli alberghi, sugli orari nessun facchino alle destinazioni per scaricar valige e oggetti vari. Patate fritte alle sette del mattino carne di bove, vitello e anche mulo «per caso vuoi un po’ di spezzatino?» «no grazie, te lo puoi mettere nel cu…» Rit. S’era d’estate ma sembrava inverno quando a Santiago infin siamo arrivati ci sognavamo il fuoco dell’inferno per essere anche un poco riscaldati. Ma invece niente, neanche un riposino di corsa, svelti, c’è molto da ammirare ci aspetta Jago sotto il baldacchino gli gridan tutti in coro va a cag… Rit. Poco cammino e troppe conferenze si alternano sul bus dotti e poeti ognuno dà le proprie referenze: filosofi, biblisti ed esegeti. Ma alla fine del viaggio a Compostella non ci han voluto dar le credenziali in coro gli abbiam detto «questa è bella allora siete proprio dei mai…» Rit. Scoperte sul Camino di Santiago de Compostela Laura Novati ha detto stamattina che lo spirito del Camino è dentro di noi, quindi nel cammino ciascuno trova quello che voleva trovare, quindi il motivo per cui è partito è quello che deve ritrovare alla fine. Il mio motivo era ritrovare delle amicizie, perché come dice David Maria Turoldo: «si perda pure ogni cosa, purché viva e cresca e fiorisca l’amicizia. Io ho creduto anche per gli amici. … i dolori che si mutano in gioia in virtù dell’amicizia! I pesi del cuore che si fanno leggeri! Grazie, amici, ci salveremo insieme1». E questo l’ho ritrovato subito, e per questo ringrazio Biblia. Ma lo Spirito può anche correrti incontro e farti scoprire quello che non ti aspettavi o che non volevi trovare. Circa nove anni fa così scriveva un sé-dicente cristiano del XXI secolo: ho un acufene bilaterale progressivo, un fischio in entrambe le orecchie che aumenta di anno in anno. Ora comincio a non sentire più i “pianissimo” dei concerti. Questa malattia - sembra che nessuno ci possa fare qualcosa per guarirla - è “rumore di fondo” che ha più letture: Il “rumore di fondo” dell’universo: è la voce misteriosa che mi racconta, con parole incomprensibili, la storia della vita nel cosmo … È l’intontimento dello spirito, che, agli uomini, può venire alla fine della crisi che dai quarant’anni ci accompagna fin quasi alle soglie dell’anzianità2. D. M. Turoldo, Rapsodia dell’amicizia III, 31 (1984), in Servitium, n° 139 Gennaio-Febbraio 2002, 107-109. 1 3 Ma, l’altro giorno sul cammino da Eunate a san Juan de la Reyna, il vento contrario smorzava, attutiva, contrastava, faceva tacere questo fischio insistente … Allora ho pensato che lo Spirito con la “S” maiuscola, il vento di Iod - come lo chiama Erri de Luca - la ruah ha-qodesh - come la chiama Paolo de Benedetti -, è così forte che potrebbe coprire la mia incapacità di udire la «voce di un silenzio sottile» - la qol demamah daqqah come la chiamano i miei amici biblisti - che ha rivelato al profeta Elia la presenza del Signore sul monte (1Re 19,12b). E allora perché non riesco a sentirla? Non è il mio orecchio esterno che non sente, non è l’acufene che mi paralizza l’udito, è il mio cuore che è - come ci dice il Vangelo di Marco al capitolo 4 - un cuore calloso, un cuore diviso, cioè il cuore dell’uomo di un momento, un cuore ingombrato, e non è invece un cuore capace di ascolto, un lev shomea‘ come chiese Salomone al Signore: «Concedi al tuo servo un cuore capace di ascolto perché sappia rendere giustizia al tuo popolo» (1Re 3,9a). Marco Tommasino Seminari estivi Vallombrosa 23-28 agosto 2012 In una fase decisamente oscura della mia vita ho trascorso una breve parentesi di serenità tra la composta e quieta atmosfera meditativa di Vallombrosa e la dolce e calda bellezza dei paesaggi del Casentino. In questi luoghi si è svolto il Seminario estivo ed ecco la mia personale sintesi dei lavori su il Vangelo secondo Marco e la ricerca sul “Gesù storico”, fatta con intimo coinvolgimento. Il perché è presto detto: ho trovato e trovo il Vangelo di Marco a dispetto del suo greco semplice e non raffinato un capolavoro dello spirito umano, un’opera eccelsa sotto il profilo artistico e teologico che accosto alla Passione secondo Giovanni di J. S. Bach il cui coro d’inizio esordisce: «Signore, Nostro Signore, la cui gloria impera su tutte le nazioni! Mostraci con la tua Passione che tu, vero Figlio di Dio, in ogni tempo, anche nella più grande umiliazione sei stato glorificato». E siffatta impressione ha ricevuto nel contesto del Seminario conferma dall’esposizione condotta sotto la guida sapiente e mai pesante dei proff. Carlo Broccardo e Pier Luigi Piovanelli. I due docenti con semplicità di linguaggio e densità di analisi hanno permesso di avere una idea precisa della struttura e di alcune significative articolazioni del testo, e soprattutto ce ne hanno illuminato i seguenti aspetti fondamentali. Il testo del Vangelo è una rivelazione progressiva e fatta in incognito dell’altissima dignità di un ebreo “marginale” in terra di Palestina. Sul piano della costruzione esso si delinea come un percorso di rivelazione in due M. Tommasino, L’Azione Cattolica per una sequela del battezzato - La strada di Emmaus nel XXI secolo, 2003. 2 4 tappe - la prima in Galilea culminante nella messianicità, la seconda ambientata a Gerusalemme che porta all’affermazione di Gesù, Figlio di Dio - e secondo una sequenza graduale che in battesimo, trasfigurazione e croce tende, secondo il modello della consacrazione rituale nei tre momenti della adozione, presentazione solenne e intronizzazione, all’innalzamento di Gesù a re escatologico. Sul piano della contestualizzazione storica il testo è stato scritto sulle ceneri del Secondo Tempio distrutto dai romani ed è immagine eloquente del bisogno del giudaismo più avvertito di ritrovare nelle angustie e nelle sofferenze del tempo un secondo Geremia, un profeta che invocasse una circoncisione del cuore e annunciasse il riscatto e la redenzione di un mondo, quello giudaico, e al contempo di tutto il mondo. Infine, sul piano della comunità all’origine del Vangelo di Gesù, e quindi su quello della sua condivisione di fede, il testo iscrive la persona “Gesù di Nazareth” nella cornice enigmatica del suo segreto messianico per pervenire alla confessione altissima e dal significato arduo, ma certo diverso dall’accezione comune, posta sulla bocca del centurione. Al di là della profondità dell’idea teologica che pure si staglia netta, questo Vangelo con una forza impellente è un diretto invito - e insieme un itinerario - a seguire Gesù. Più che un’idea espressa, esso è un imperativo “attuale” della prassi da assumere, volto non solo alla gente che. sia pur con fatica e certo progressivamente, capisce chi è questo Gesù, ma anche a noi lettori,. I relatori della successiva sessione hanno nell’ordine fissato alcuni punti fermi nella ricerca storica su Gesù. Il prof. Jossa, con precisione e pertinenza di considerazioni, ha enunciato non solo la legittimità in linea di principio ma anche il fondamento effettivo ed il valore della ricerca storica su Gesù, una volta che questa stessa sia libera dai condizionamenti della dogmatica che qui è particolarmente pesante perché si manifesta, oltre cheo nella tradizione ecclesiastica, nel carattere affatto particolare proprio delle stesse fonti scritte. Tuttavia si possono considerare certi alcuni fatti; laddove questo non è possibile resta compito qualificante e inderogabile della ricerca storica elaborare, come avviene in ogni ambito scientifico, analitiche ipotesi di svolgimento dei fatti e di interpretazione della loro incidenza e del loro significato. La prof.ssa Adriana Destro ha illuminato con la sua esposizione e con l’analisi degli ambienti di vita comunitaria del tempo i preziosi contributi forniti nella ricerca su Gesù dalle raffinate ed elaborate indagini sul suo ambiente di vita e di pensiero; indagini che l’antropologia, avvalendosi delle più svariate tecniche e discipline, svolge in una prospettiva sociologica e culturale con risultati, a mio parere e non solo, decisivi. In una predica del 1905, Albert Schweitzer disse che «il corpo glorioso di Gesù va trovato nei suoi detti». In questo c’è, però, dal punto di vista storico-critico una difficoltà aggiuntiva: quali sono i suoi autentici detti? Sulle metodologie di analisi per la individuazione dei detti di Gesù - i loghia - e la loro trasmissione si è incentrato l’articolato contributo scientifico del prof. Mauro Pesce a cui non sarebbe fedele né farebbe onore una mia cronachistica versione. Preferisco ivi evidenziare la giusta sottolineatura che a margine dei lavori Pesce ha fatto del valore positivo ed eticamente laico della ricerca storica su Gesù. Questa, infatti, affrancandosi dalla tutela delle confessioni e delle istituzioni ecclesiastiche ha riconsegnato a tutti gli uomini una persona, appunto quella di Gesù di Nazareth, liberandola dalle ipoteche, dai monopoli e dalle censure delle chiese e restituendola - con il suo netto profilo e insieme con la sua problematicità - agli stessi fedeli, all’autentica, libera gioia e responsabilità del credere. Già un cristiano ortodosso Dimitri Merezkovskij aveva acutamente osservato che «al fiore è necessaria l’aria al Vangelo la libertà, ogni libertà e fra tutte la libertà di critica». Invece che il Sillabo l’aspirante cristiano del terzo millennio forse dovrebbe approntare per sé un nuovo abbecedario e un nuovo spirito. Infine esprimo qui un sentito grazie a tutti i presenti al Seminario, molti di fresca associazione, che più dello scrivente hanno, con le loro obiezioni, domande e questioni. reso fitto, vivace e bello il dibattito su questi temi. Giancarlo Campo La gita in Casentino la messa presieduta dal fondatore della Fraternità, don Luigi Verdi, la celebrazione ci ha dato modo di scoprire di persona quanto vasta e partecipe sia la cerchia di persone che si muove intorno alla Pieve. Rinnoviamo i ringraziamenti alla Fraternità e in particolare a Luciana Rosi, responsabile dell’accoglienza e dei contatti con i visitatori. La Fraternità di Romena Dal 1991 la Pieve di Romena (dichiarata monumento nazionale) e le costruzioni adiacenti sono diventate sede della Fraternità di Romena su iniziativa di don Luigi Verdi. Da allora questo suggestivo luogo ha avuto un crescendo esponenziale di partecipazione di persone di ogni età. Negli anni migliaia di persone hanno partecipato a vari tipi di corsi, agli incontri con noti personaggi, ai momenti di eremo, alla messa domenicale: «In questa splendida Pieve - si legge - sono presenti, quasi impastate nella storia delle sue pietre, due dimensioni particolari: la dimensione dell’essenziale e quella del cammino. Nel medioevo Romena, trovandosi sulla strada che da nord portava a Roma, era tappa per i pellegrini che qui trovavano riposo. Ci piace pensare ancora oggi a Romena come un luogo di sosta per chiunque vi giunge. Una sosta per tornare più coerenti con noi stessi. Una sosta per trovare o ritrovare un contatto personale con Dio nel silenzio, nell’ascolto e nella condivisione. Una sosta per riprendere e proseguire il personalissimo cammino della propria crescita.». Vallombrosa 2012 Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti, arrivederci Ombrosa Valle. Ci portiamo dietro un po’ della tua foresta per «vivre comme un arbre - seul et libre… vivre en frères - comme les arbres d’une forêt», un po’ del tuo silenzio radioso consapevoli che in certi giorni la terra non parla né greco né latino… ma un suo proprio linguaggio che solo in silenzio si può ascoltare. Domenica 26 agosto abbiamo fatto una bellissima gita nel Casentino. Abbiamo visitato l’antico Castello di Porciano, che ospitò anche Dante, oggi risorto dalle sue rovine grazie all’impegno instancabile dei genitori dell’attuale proprietaria, Martha Specht che ne continua premurosamente l’opera. Dopo aver visitato l’antico centro di Poppi alta, meta imperdibile per chi visita il Casentino, siamo giunti alla Pieve di Romena, dove abbiamo goduto di una ospitalità davvero “biblica” da parte della Fraternità della Pieve. Dopo un lauto pranzo, abbiamo ascoltato le relazioni di Adriana Destro, Mauro Pesce e di Piero Stefani. La giornata si è conclusa con Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti con un po’ più di saggezza, speranza e libertà «onesti con noi stessi”», con Marco con Gesù e con Dio. Si. Anche il Vangelo in certi giorni non parla né greco né latino ma un suo linguaggio che nel silenzio può da tutti essere ascoltato. Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti, arrivederci Ombrosa Valle. Giuseppe Pratesi 5 CARLO MARIA MARTINI: UN MAESTRO PER TUTTI GLI EREDI DI ABRAMO La morte del cardinal Martini non è forse la contraddizione delle parole di Paolo: «Dov’è, o morte, la tua vittoria?» (1Cor 15,55). Troppe volte nella storia del cristianesimo, e anzi di tutta l’umanità, la morte vince. Ma non possiamo riflettere su questo concetto senza unirlo a un altro, cioè all’“eredità”. La Bibbia è piena sia dell’una sia dell’altra situazione, ma nella coesistenza di queste due realtà si rivela in certo senso il desiderio di Dio che nulla di buono vada perduto. Ecco perché la morte del giusto, a partire da Abele fino a Carlo Maria Martini, ci rivela il coinvolgimento amorevole di Dio nelle vicende umane (e vorrei aggiungere, se mi è consentito, nelle vicende di tutto ciò che ha vita). E che, per dirla con una benedizione liturgica ebraica, riavrà la vita: «Tu sei fedele, oh Signore, nel far vivere i morti. Benedetto tu, o Signore, colui che fa tornare vivi i morti». Di fronte alla salma del cardinal Martini pensavo non solo a questo, ma anche alla tanta “vita” spirituale che egli ha lasciato, che ha lasciato a ciascuno di noi e a tutta la chiesa. Penso almeno alla sua partecipazione creativa alla recezione del Concilio Vaticano II, e, in particolare, a quanto egli - come ispiratore e come trasmettitore - ha contribuito a far nascere, a far crescere, a far maturare: il dialogo ebraico-cristiano (di cui siamo altrettanto grati a papa Giovanni XXIII). Ma questo dialogo, nel pensiero di Martini, è molto di più che un abbozzo di ecumenismo. È una necessità della chiesa per la sua continua conversione. Nel suo libro Popolo in cammino (Milano 1983) Martini scrive: «Un ritardo che ci deve pesare molto (…) è il non aver considerato vitale la nostra relazione con il popolo ebraico. La chiesa, ciascuno di noi, le nostre comunità, non possono capirsi e definirsi se non in relazione alle radici sante della nostra fede e quindi al significato del popolo ebraico nella storia, alla sua missione e alla sua chiamata permanente». E nel suo discorso tenuto all’incontro ebraico-cristiano a Vallombrosa (1984), Martini afferma: «Il problema si è fatto più preciso e decisivo per il futuro della stessa chiesa. La posta in gioco non è semplicemente la maggiore o minore continuazione vitale di un dialogo, bensì l’acquisizione della coscienza, nei cristiani, dei loro legami con il gregge di Abramo e le conseguenze che ne deriveranno sul piano dottrinale, per la disciplina, la liturgia, la vita spirituale della chiesa, e addirittura per la sua missione nel mondo di oggi». Queste parole ci mostrano come Martini sia paragonabile senza alcuna riduzione ai grandi profeti di Israele che trasmettono non solo la dottrina, ma anche la legittimità dell’esistenza dell’ebraismo e del cristianesimo. Del resto il suo pensiero si è sempre realizzato, è stato accolto, non solo (e non sempre!) dentro la chiesa, ma in tutti gli eredi di Abramo. In particolare ricordiamo l’incontro di preghiera che il rabbinato romano ha realizzato in memoria di Martini il giorno dopo la sua morte. Mi siano consentiti ancora due ricordi. Il primo si ri- 6 ferisce alla revisione della traduzione italiana della Bibbia CEI. Io ero tra quanti avevano ricevuto l’invito a segnalare correzioni, e perciò stesi un lungo elenco di proposte, mi recai a Roma al Pontificio Istituto Biblico di cui Martini era Rettore, ed egli mi caricò sulla sua “Cinquecento” e mi portò alla CEI, dove di queste correzioni si parlava, e se posso dirlo con un sorriso, Martini era un grande maestro ma un modesto autista. Un’altra tra le numerose occasioni che mi hanno coinvolto fu la “Cattedra dei non credenti”: ci trovavamo a tavola in Arcivescovado a Milano, per progettare quella che fu ed è tuttora la massima rappresentazione, o meglio “rivelazione” del rapporto reale con Dio di chi crede di non credere in Dio. Ma leggiamo una brevissima confessione autobiografica di Martini: «La mia educazione religiosa, catechetica e teologica è tutta preconciliare. Il sistema era molto organico, privo di fantasia e di creatività. Potrei definire l’insieme - non vorrei che l’aggettivo fosse inteso male - un po’ noioso, pesante, un po’ ripetitivo, senza scioltezza. Il concilio fu un momento straordinario, per me personalmente e per tanti, forse quello più bello della mia vita…». Ma io credo, se così si può dire (ki-vjakhol, espressione ebraica per giustificare uscite audaci), che Dio abbia preso con sé Carlo Maria Martini per un bisogno di conversare con lui. Paolo De Benedetti, Presidente Onorario di Biblia Precisazione Abbiamo ricevuto da rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del progetto Mishnà, questa precisazione che volentieri pubblichiamo, scusandoci con lui e con i curatori per la nostra disattenzione. Ho recentemente letto il numero di Biblia, 1, 2012, in cui fra l’altro si fa cenno in un paio di punti alla nuova edizione della Mishnà. La ringrazio prima di tutto dell’attenzione, di cui siamo onorati e contenti. A pag. 6 sono riportati i nomi di 8 trattati pubblicati: in realtà, essi sono 16. Ecco l’elenco completo: 1) Berakhòt, a cura di David Gianfranco Di Segni; 2) Chaghigà, a cura di Davide Nizza; 3) Rosh ha-Shanà, a cura di Gabriele Di Segni; 4) Mo‘èd Qatàn, a cura di David Pacifici; 5) Qiddushìn, a cura di Roberto Della Rocca; 6) Meghillà, a cura di Aharon Adolfo Locci; 7) Pesachìm, a cura di Alberto Mosheh Somekh; 8) Sotà, a cura di Michael Ascoli; 9) Middòt, a cura di Susanna Di Segni; 10) Tamìd, a cura di Itzhak Shelomo Siegelmann z.tz.l.; 11) Sheqalìm, a cura di Amedeo Spagnoletto; 12) Ta‘anìt, a cura di Alberto Funaro; 13) Bavà Batrà, a cura di Donato Grosser; 14) Makkòt, a cura di David Sciunnach; 15) ‘Eduyòt, a cura di Luciano Baruch Tagliacozzo; 16) Bavà Metzi‘à a cura di Alfredo Mordechai Rabello. In prossima uscita sono la seconda edizione di Berakhot, completamente rivisto e corretto, e di Rosh ha-Shanà, entrambi esauriti da tempo (e forse per questo mancavano nell’elenco da voi pubblicato). Sarò lieto di farglieli avere appena usciti. Altri trattati già tradotti e revisionati, in attesa di essere pubblicati, sono: Horayòt, a cura di Rudi Lichtner, Sanhedrìn, a cura di Elia Richetti, Yomà, a cura di Alberto Sermoneta, Kilà’yim, a cura di David Pacifici, Betzà, a cura di Ruben Cesana, Challà, a cura di Cesare Moscati, Orlà, a cura di Giuseppe Momigliano. Approfondimenti culturali - LVII (Anno xxvI, n.3) «Verranno da Oriente e da Occidente». Insegnare la Bibbia a persone di tutte le culture. Riproduciamo gran parte del bell’intervento pronunciato da Luca Mazzinghi nel corso del convegno invernale «Li disseminò sulla faccia della terra» (Genesi 11,8): incontro o scontro di culture? (Ravenna 4-6 febbraio 2011). Mentre lo ringraziamo per il permesso accordatoci, ci scusiamo con lui per i tagli che, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto apportare alla sua relazione. Inizio con alcune considerazioni di carattere personale. Io insegno Sacra Scrittura, nella chiesa cattolica, da ventidue anni: dal 1988 a Firenze, presso quella che oggi è la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e, da quindici anni, anche a Roma, presso il Pontificio Istituto Biblico. Qui, in particolare, ho in media ogni anno dai 30 ai 40 studenti di almeno venti diverse nazionalità all’anno; mi sono dedicato a fare un rapido calcolo e ho visto che in quindici anni ho avuto studenti provenienti da più di settanta nazioni del mondo. In particolare, oltre ai tanti italiani, la maggior parte degli studenti del Biblico proviene oggi dall’Africa, dall’America Latina, dall’Asia (India, Filippine e Corea del Sud); europei e nordamericani sono sempre meno numerosi, ad eccezione degli europei dell’Est, in leggero aumento. Oltre a ciò, aggiungo che negli ultimi vent’anni sono stato tredici volte in America Latina e ho avuto piccole e comprensibilmente brevi esperienze di insegnamento a laici e catechisti in Brasile e in Bolivia, e negli ultimi due anni a sacerdoti, seminaristi e teologi in Peru. Alla luce di questa esperienza posso ampliare almeno un poco il raggio delle mie considerazioni; parto dunque da qualche considerazione generale relativa al tema “Bibbia e America Latina”. Bibbia e America Latina: una breve sintesi della questione. Quando agli inizi del Cinquecento gli spagnoli sbarcarono nel continente sudamericano, vi arrivarono con la Bibbia. Può sembrare un fatto marginale, ma già Cristoforo Colombo la leggeva all’equipaggio, la meditava spesso personalmente nel corso del viaggio e usava dava nomi biblici ai luoghi che scopriva. Ciò accadde anche nei primi anni della conquista; ancora i primi tre sinodi locali di Lima (celebrati dal 1551 al 1583) offrirono un’ottima presentazione del Vangelo per la gente del popolo.1 Eppure, fin dagli inizi, le cose non andarono poi così bene per la Bibbia. L’episodio del primo incontro tra Francisco Pizarro e l’Inca supremo Atahualpa è indicativo e vale la pena di essere menzionato. I due si incontrarono il 16 novembre 1532 presso Cajamarca, nell’attuale Peru; le cronache divergono su che cosa realmente sia avvenuto. Secondo Guaman Poma [Felipe Guaman Poma de Ayala, 1580 (?)-1620], un inca convertito al cristianesimo, autore di una celebre cronaca della conquista (Nueva cronica y buen gobierno), fra Vicente de Valverde che era al seguito di Pizarro (fra Vicente sarà il futuro vescovo di Lima), si sarebbe fatto avanti con la croce e la Bibbia (o con il breviario) nelle mani, affermando di essere stato mandato da Dio e di averne con se le parole di verità nel libro che portava. Atahualpa avrebbe preso il libro con disprezzo dicendo più o meno: questa “cosa” non mi parla. In ogni caso tale “sacrilegio” compiuto dall’Inca Atahualpa costituì il pretesto perché Pizarro ordinasse l’attacco che segnò l’inizio della conquista del Peru.2 Non si può troppo facilmente accusare fra Vicente di malafede o giudicarlo troppo severamente con criteri anacronistici tipici della nostra mentalità contemporanea; probabilmente egli, un religioso del Cinquecento, era davvero stupito di fronte al radicale rifiuto dell’Inca di fronte alla Bibbia, il quale a sua volta era ovviamente la prima volta in vita sua che vedeva un libro. Quell’Inca, non dimentichiamolo, era da un punto di vista politico un sovrano assoluto, capo di un popolo responsabile, a sua volta, della distruzione dei popoli vicini conquistati in nome di una visione del potere ancor più sacrale di quella che potevano avere gli spagnoli; sarà proprio facendo leva sui nemici personali di Atahualpa e sulle rivalità interne al regno che Pizarro avrà buon gioco a eliminare l’Inca. Eppure proprio in questo episodio si misura la complessità del problema: questo oggetto - la Bibbia - non mi parla, dice l’Inca Atahualpa posto di fronte al libro. La distanza culturale tra la popolazione locale e la Bibbia e, insieme, l’incapacità degli spagnoli di colmarla sono tra le cause di questo iniziale fallimento circa l’arrivo delle Scritture in America Latina. Da parte della chiesa cattolica, la questione biblica fu in realtà ben presto risolta in un modo che tutti ben conosciamo: anche in America Latina giunsero velocemente gli echi della riforma luterana e quindi della controriforma appoggiata dalla Spagna e, con la controriforma, giunse al seguito l’Inquisizione. Per quasi quattro secoli la Bibbia fu perciò chiusa e sostituita dal catechismo e, per le masse, dalla devozione popolare che in America Latina attecchì più profondamente che altrove, spesso mescolandosi più o meno consapevolmente alle usanze e alle credenze locali. Conoscendo questa storia è facile capire come le difficoltà che in America Latina si sono incontrate in relazione alla Bibbia sono state a volte più forti che in Europa, così come altrettanto forte è stata per contrasto la rinascita biblica sviluppatasi anche nel continente latino-americano nella seconda metà del XX secolo.3 La prima settimana biblica dell’America Latina - in campo cattolico - fu tenuta nel febbraio del 1947 a San Paolo, grazie all’iniziativa di alcuni ex-alunni del Biblico di Roma che, alla luce dell’impulso proveniente dalla Divino Afflante Spiritu pubblicata da Pio XII nel 1943, avevano iniziato a respirare intorno alla Bibbia un’aria senz’altro più salubre - preludio alla novità rappresentata dalla Dei Verbum. Soltanto negli anni Sessanta, tuttavia, le cose cambiarono radicalmente e, con la nascita della teologia della liberazione, nacque in America Latina un approccio realmente latinoamericano alle Scritture, sviluppatosi soprattutto nel corso degli anni Settanta e Ottanta. Dopo la conferenza dei Vescovi latinoamericani tenuta a Medellìn, nel 1968, si assiste a una crescita sempre più rapida delle comunità di base (CEB), dei circoli biblici e, soprattutto, nasce quella metodologia che è stata poi definita la lettura popolare della Bibbia; ricordo in particolare i nomi di Gustavo Gutierrez e Carlos Mesters, entrambi ancora viventi ed entrambi da me conosciuti. Tale “lettura popolare” si basa su uno dei principi fondanti della teologia della liberazione: la fedeltà al popolo di Dio che legge il testo biblico e, assieme, la fedeltà al testo biblico che vede appunto il popolo di Dio come primo protagonista.4 Il documento della Pontificia Commissione Biblica del 1993, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, da di questo metodo una valutazione critica, ma sostanzialmente positiva.5 Per quanto riguarda il tema che sto trattando, la lettura popolare della Bibbia nata nel contesto latinoamericano è per noi importante a motivo dei suoi risvolti culturali. Si sviluppa infatti in questi anni un vero e proprio modo di leggere la Bibbia alla luce di una cultura precisa, quale è quella latinoamericana. Il testo biblico viene riletto alla luce di questa fedeltà di fondo al popolo - il che significa ai poveri, che del popolo latino-americano costituiscono ancora, senza 7 dubbio, la maggior parte. Questo principio si sviluppa a sua volta in una serie di letture più specifiche: forse la più significativa è una lettura della Bibbia di carattere etnico/culturale, che nasce soprattutto in Brasile, alla luce del fatto che il povero brasiliano è per lo più l’afro-americano o comunque il discendente degli schiavi neri; in Peru e in Bolivia si tenta invece di rileggere la Scrittura alla luce dell’identità andina della maggioranza della popolazione. Ricordo a questo riguardo una bella esperienza fatta sulla parte boliviana del lago Titicaca, dove ho misurato il coraggio di un approccio che parte dal tentativo di una reale accoglienza della spiritualità andina riletta alla luce delle Scritture cristiane; d’altra parte ho visto anche la miopia di chi vorrebbe semplicemente dissolvere il messaggio biblico all’interno di una tale spiritualità, in nome di un preteso e un po’ romantico ritorno alle origini andine, oppure di chi rigetta totalmente e a priori la cultura locale in nome di una pretesa cultura cristiana che, in realtà, è in questo caso soltanto la cultura occidentale.6 Ricordo ancora, nel corso dei miei sei viaggi in Bolivia, l’esperienza fatta con i francescani del vicariato di Camiri, nel Chaco boliviano, che hanno tentato, con discreti risultati, di proporre la Bibbia ai superstiti di quella popolazione Guaranì già evangelizzata tra Cinque e Seicento dai gesuiti nelle loro reducciones e distrutta insieme con essi da spagnoli e portoghesi tra la fine del Seicento e il Settecento. Ho ancora a casa il catechismo bilingue spagnolo-guaranì edito dai frati contenente brani ed episodi della Bibbia, in particolare del Vangelo, ritradotti in un contesto più accessibile a questa popolazione. Si è diffusa poi, in America Latina, una lettura popolare della Bibbia di carattere più sociale, nata ad esempio nel contesto rurale brasiliano dei senza terra (i contadini espropriati dai latifondisti) o nel contesto delle favelas delle grandi città. Ci sono poi altri tipi di lettura popolare che si sono sviluppati in parallelo a questi già menzionati, come la lettura che potremmo chiamare “con occhi di donna” (il primo incontro di donne bibliste dell’America Latina si è tenuto soltanto nel 1995 a Bogotà) o quella di carattere ecologico, oggi molto attuale dopo la presa di coscienza dei disastri ecologici in Amazzonia. Tra questi modelli di lettura delle Scritture nati in relazione alla lettura popolare delle Scritture, vorrei ricordare anche come non sia assente una vera e propria proposta di lectio divina fatta in chiave sudamericana.7 Questo è in realtà il modello che oggi più sopravvive in America Latina, grazie anche al fatto che il magistero cattolico lo considera probabilmente il meno rischioso, certo il più controllabile (visto che la lectio divina nasce nel contesto della liturgia), e grazie anche al fatto che sotto l’etichetta di “lectio divina” si spacciano spesso le proposte più diverse. Nel modo tuttavia in cui ne parlano i fautori della lettura popolare, la lectio divina costituisce un metodo che permette di pregare il testo biblico (questa è appunto la sua specificità) ponendolo in relazione con la vita della comunità credente e, insieme, con il pre-testo della realtà in cui si vive, secondo il classico triangolo ermeneutico: testo - comunità credente (lettore) - contesto della vita. La fedeltà al testo - pur con gradi diversi e con qualche comprensibile esagerazione in un senso o in un altro - non viene messa mai in discussione. Mi è capitato in Brasile, durante una Semana da Biblia cui ho partecipato a Salvador Bahia all’inizio degli anni Novanta, di sentire un catechista laico spiegare alla gente di una parrocchia di estrema periferia il contesto storico dei tempi di Esdra e Neemia, seguendo i suggerimenti di un libretto di Carlos Mesters,8 per far loro capire in che ambiente è nato, per contrasto, il libro di Rut e, allo stesso tempo per aiutarli a capire quali rapporti potevano esserci con il contesto vitale dei quartieri poveri di Salvador. D’altra parte i creatori di questo metodo di lettura biblica hanno ben compreso che il senso del testo biblico non nasce soltanto dal puro dato oggettivo, da ciò che il testo è in se stesso, ma anche da ciò che il testo diviene nel momento in cui viene calato nella vita dei suoi diversi destinatari. In definitiva, già nei primi secoli della nostra era il metodo tipicamente ebraico del midrash era pur sempre un tentativo di rendere attuale il testo biblico in contesti storici e culturali differenti da quelli di partenza. Ma ciò che mi interessa mettere in luce, ai fini del nostro incontro, è che la Bibbia si rivela, attraverso queste e molte altre esperienze, assolutamente capace di essere ritradotta in categorie culturali diverse da quelle nelle quali è stata composta - diverse, ma spesso, come nel caso dell’America Latina, non necessariamente opposte o antagoniste. Si pensi, ad esempio, al grande recupero nella lettura popolare latino-americana della categoria biblica di “terra”, un tema realmente centrale nelle Scritture e allo stesso tempo di vitale importanza per le popolazioni andine: nella madre terra, la Pachamama, si incontra infatti, per molti popoli delle Ande, la presenza stessa di Dio. Si pensi ancora allo stile di vita tipico dell’antico israelita, ai valori fondamentali della famiglia, uno stile di vita che si avvicina molto a quello del campesino latino-americano.9 Non si tratta di creare artificiali commistioni in stile “new age” dove Bibbia e religiosità andina si dissolvano l’una nell’altra; si tratta piuttosto, io credo, di leggere la Bibbia alla luce di un’ermeneutica corretta che si sviluppa prima di tutto dalla comprensione di ciò che la Bibbia è in sé, ma anche di come sia possibile e doveroso rileggerla, senza per questo tradirla, all’interno di altri modelli culturali. Questa acquisizione, propria di un approccio tipicamente latino americano e certamente non soltanto di esso, può valere in realtà anche nel contesto culturale europeo, se attentamente ritradotta nelle nostre categorie culturali. Mi permetto di citare, al riguardo, il grande lavoro di lettura biblica che la Diocesi di Firenze ha fatto con gli adulti dal 1993 al 2008 e al quale ho anch’io collaborato; per sedici anni in Diocesi abbiamo costruito, con molta pazienza, un approccio al testo biblico realmente rispettoso sia del testo stesso che dei suoi destinatari: nel nostro caso, gli adulti della nostra società contemporanea.10 La “lettura popolare della Bibbia” e l’interculturalità. Devo tuttavia a questo punto, per onestà e completezza d’informazione, soffermarmi almeno brevemente sul fatto che oggi, in America Latina, le cose sono cambiate. E’ vero che il documento finale dell’assemblea dei vescovi latinoamericani tenutasi nel 2009 ad Aparecida parla per la prima volta nella storia della chiesa latino-americana della centralità della pastorale biblica, intesa come animazione biblica della pastorale;11 è altrettanto vero che esperienze di animazione biblica della pastorale sono ancora molto diffuse nel continente latino-americano.12 E tuttavia nel contesto latinoamericano gli spazi per una lettura inculturata della Scritture si sono oggi molto ridotti; a partire dagli anni Novanta è cresciuta infatti l’ostilità della gerarchia cattolica nei confronti della teologia della liberazione e dunque dei metodi di lettura biblica da essa Quest’ultima osservazione, di carattere ermeneutico, ci introduce al tema più specifico del mio intervento: in che modo la lettura popolare della Bibbia, nata in un contesto latinoamericano, può aiutarci a comprendere meglio la dimensione transculturale delle Scritture e, allo stesso tempo, la necessità di una sua continua inculturazione. Osservo prima di tutto come, secondo il metodo proprio della lettura popolare della Bibbia, l’aspetto esegetico propriamente detto non viene mai trascurato. Coloro che hanno iniziato questo tipo di lettura si sono infatti per lo più formati in Occidente, sulla base di criteri scientifici precisi. Le ragioni di una crisi… 8 proposti; in molti casi si può parlare di aperta persecuzione, fino alla progressiva emarginazione dei principali esponenti di questa teologia. Conseguentemente, anche il metodo di lettura popolare della Bibbia è entrato in crisi. Visitando oggi il Peru fa una certa tristezza (almeno dal mio punto di vista, lo riconosco) vedere questi pochi esponenti della teologia della liberazione, ormai sulla soglia della pensione, isolati e senza più eredi. Nella sua attività pastorale, la chiesa cattolica tende a rivalutare il catechismo e sostenere la devozione popolare a scapito della Bibbia, senza accorgersi che la gente sta piombando sempre più in mano alle sette di ogni colore. Questo è a mio parere un aspetto davvero paradossale, dal momento che le sette offrono quasi tutte una visione assolutamente fondamentalista delle Scritture. La tentazione del fondamentalismo biblico non è assente neppure dalla chiesa cattolica, dove spesso si colora dell’attuale, rinascente tradizionalismo. Insegnando ai preti dell’arcidiocesi di Arequipa, in Peru, mi è capitato di citare per altre ragioni - un esempio dal testo di Gen 1, affermando di passaggio che esso è universalmente riconosciuto come un testo scritto durante l’esilio, quando Israele si è trovato a contatto con la cultura babilonese. “Mi spiace dirlo, ma lei, caro padre, è fuori dalla chiesa”; è intervenuto subito un prete peruviano vestito in tonaca, appartenente a uno dei tanti nuovi movimenti di stampo tradizionalista. “Lei è fuori dalla chiesa”, ha proseguito imperterrito, “perché lei viola i decreti di sua santità il papa san Pio X che ha proibito di insegnare che il Pentateuco non l’ha scritto Mosè in persona”. Si riferiva, evidentemente, ai decreti relativi al Pentateuco pubblicati dalla Pontificia Commissione Biblica tra il 1906 e il 1909.13 Ma se cadiamo nella trappola del fondamentalismo, che sia esso cristiano o ebraico, è ben chiaro che parlare positivamente di un rapporto tra Bibbia e culture umane non ha più molto senso. La Bibbia viene letta in questo caso senza mediazioni, alla luce della propria credenza religiosa, che in realtà utilizza la Bibbia stessa come pre-testo a esclusiva conferma delle proprie affermazioni. Per limitarmi alla sola realtà che conosco, quella della chiesa cattolica, credo che su questo punto giochi moltissimo la sensazione di sentirsi assediati da un mondo ostile, di fronte al quale si tende a reagire arroccandosi a difesa della propria identità e dunque soccombendo alla tentazione di considerare l’altro come un nemico da combattere. La pluralità delle culture viene perciò sentita non più come una opportunità, ma piuttosto come una minaccia per la fede. A maggior ragione si ritiene di non poter trovare nella Bibbia alcun fondamento a supporto della tesi contraria. Bibbia e culture: un rapporto fecondo. Eppure proprio qui sta il punto che mi interessa mettere in luce: mi pare di poter affermare che una lettura “inculturata” della Bibbia è l’unica possibile perché la Bibbia non resti un puro oggetto del passato, una sorta di monumento culturale bello, ma troppo lontano da noi. Per “lettura inculturata” intendo in realtà due cose: la prima - che è la più ovvia - è il fatto che la Bibbia stessa si mostra ampiamente condizionata dalle culture con le quali, prima Israele e poi la comunità cristiana, sono venuti a contatto. La seconda, che tuttavia il messaggio biblico - e, da cristiano, il messaggio evangelico in modo particolare - travalica le singole culture ed è in grado di esprimersi in ciascuna di esse, rispettandole senza annullarle; lo abbiamo già detto: pur essendo nata in un contesto evidentemente giudaico, la Bibbia possiede dunque una forte capacità di quella che potremmo chiamare una “transculturalità”. Detto in termini più direttamente cristiani, non credo affatto che si possa parlare di una “cultura cristiana”, quanto piuttosto di molte culture umane nelle quali il vangelo può e deve incarnarsi, rispettandone la pluralità e le differenze. Il rapporto tra la Bibbia e le altre culture con le quali gli autori biblici sono venuti a contatto nel corso dei secoli è reale e molto profondo; ne offriamo qui una rapidissima panoramica. Già i testi più antichi della Bibbia ebraica rivelano i segni di una cultura nomadica e seminomadica diffusa nel vicino oriente antico che ha lasciato nei testi biblici tracce profonde (si pensi ad esempio ai riti pasquali). Non è assente dalla Scrittura la capacità di adattarsi alla cultura cananaica, spesso descritta nei testi biblici in termini di violento rifiuto. Le festività agricole note all’Israele antico sono in realtà, almeno in parte, di origine cananaica, come pure alcuni aspetti della stessa idea di Dio (si pensi ancora a Dio chiamato con il titolo cananaico di ’el ’eliyon in Gen 14,18-22; Sal 78,35), o su un piano più pratico, si pensi all’architettura religiosa dell’antico Israele, comune all’ambiente fenicio e cananaico. Per quanto riguarda il mondo mesopotamico, quello babilonese in particolare, è certo tramontata l’epoca di eccessivi entusiasmi che avevano portato nel passato a coniare il celebre motto Bibel und Babel, a vedere cioè in ogni angolo della Bibbia ebraica un possibile influsso babilonese. Con maggiore oggettività oggi si riconosce che testi quali Gen 1-11 non possono tuttavia essere pienamente compresi se non proprio alla luce di una relazione profonda che essi attestano di avere con i testi di creazione mesopotamici, una relazione che non è soltanto polemica, ma che potremmo persino definire “dialogica”. Il racconto biblico del diluvio (Gen 6,59,17), per fare l’esempio più celebre, non esisterebbe se non in risposta al racconto mesopotamico quale lo conosciamo dalla tavola XI di Ghilgamesh; il testo biblico ne riprende le immagini spesso in modo quasi letterale, pur modificandone radicalmente il senso. È senza alcun dubbio nella letteratura sapienziale che il rapporto con le culture circostanti si fa strettissimo, prima con l’Egitto e, in seguito, con il mondo ellenistico (più difficile, invece, valutare il rapporto con il mondo persiano, a ragione della scarsità di notizie al riguardo di questo periodo).14 Il libro dei Proverbi conosce e utilizza la letteratura sapienziale egiziana; si veda il caso ben noto del testo di Pr 22,17-24,22 che costituisce una positiva rilettura israelita del testo egiziano delle Istruzioni di Amenenope. I valori della sapienza egiziana sono ripresi a piene mani dai saggi di Israele, i quali sono ben consapevoli di trovarsi davanti a valori umani autentici, utili per far crescere nei saggi stessi la comprensione del valore della vita. Il libro di Giobbe si colloca sullo sfondo di un dibattito piuttosto frequente nella sapienza mesopotamica, quello relativo al problema del male, che mette in causa la giustizia di Dio. Giobbe offre soluzioni originali, più comprensibili proprio se collocate sullo sfondo della letteratura sapienziale extrabiblica. Il libro del Qohelet si confronta - forse per la prima volta nelle Scritture - con le nuove domande provenienti dalle filosofie tipiche del primo ellenismo circa la felicità e il bene dell’uomo. Il messaggio del Qohelet consiste, in gran parte, nel tentativo di dare una risposta ebraica a una domanda tipicamente greca: che cosa è bene per l’uomo? E questo avviene in un momento storico nel quale i valori tradizionali dell’ebraismo, Torah compresa, sembrano essere risposte non più sufficienti.15 Ma è nei libri del Siracide e della Sapienza che l’incontro con il mondo greco dà origine a una sintesi davvero feconda, persino in Ben Sira che a prima vista sembra soltanto un conservatore molto tradizionalista, ma che è aperto al mondo greco più di quanto egli stesso forse avrebbe ammesso. Per quanto riguarda il libro della Sapienza, infine, si può ben parlare al riguardo di un vero e proprio tentativo di inculturazione della fede giudaica all’interno del contesto culturale ellenistico - un tentativo in questo caso davvero fecondo. Ma non mi fermo su questi due testi, dal momento che proprio Biblia ha dedicato un intero convegno a questo argomento, e in particolare al Siracide e alla Sapienza, pubblicando nel 2002 un volume dal titolo Due grandi sapienze: Bibbia ed Ellenismo.16 Anche nel Nuovo Testamento, pur se concentrato in un periodo 9 storico cronologicamente molto più limitato, non mancano gli esempi di un rapporto profondo e anch’esso fecondo con le due culture nelle quali il Nuovo Testamento nasce: quella giudaica (in realtà dovremmo parlare sia della cultura del giudaismo in terra d’Israele che quella del giudaismo di lingua greca) e quella greco-romana. Del resto, tra i due Testamenti si colloca la figura di Filone di Alessandria, forse il massimo esempio del tentativo di rilegge la Scrittura all’interno di un contesto culturale tipicamente ellenistico. Già negli scritti paolini è presente un certo tentativo di inculturare il Vangelo; basti pensare alla scelta di utilizzare schemi retorici greci, nel momento stesso in cui i testi della Bibbia d’Israele, utilizzati nella versione greca dei Lxx, vengono in realtà commentati secondo le regole esegetiche tipiche del giudaismo rabbinico. Le tre citazioni dirette di poeti classici che si trovano nel Nuovo Testamento, sempre in relazione a Paolo,17 sono soltanto l’inizio di un processo di inculturazione che caratterizzerà a breve termine il cristianesimo dei primi secoli. La lettura moderna della Bibbia e la pluralità delle culture. Se dal testo biblico considerato in se stesso passiamo alla storia degli effetti del testo, ci accorgiamo di come il mondo antico - e il cristianesimo in modo particolare - abbia ben compreso il fatto che le Scritture possono e debbono essere attualizzate in contesti culturali sempre nuovi. Non dobbiamo pertanto stupirci se il mondo moderno, a partire dal Rinascimento (si pensi alle figure emblematiche Erasmo da Rotterdam e a Baruch Spinoza) abbia cercato di rileggere le Scritture alla luce dei principi della nascente scienza moderna. A partire dal XVI secolo si è progressivamente sviluppata quella che oggi noi chiamiamo “esegesi scientifica”, i cui passi prendono già il via, per molti aspetti, dai tempi dei rabbini e dei padri.18 Anche l’esegesi moderna è da questo punto di vista il frutto di una lettura “inculturata” delle Scritture. Lo sforzo dell’esegeta non è qualcosa di puramente archeologico - anche se talvolta lo è diventato e ancora rischia di diventarlo - ma è il tentativo di rendere comprensibile e dunque attuale per i suoi lettori moderni un testo nato in categorie culturali troppo distanti dalle nostre. Per questo motivo, se ben usata, l’esegesi scientifica non rappresenta affatto un ostacolo alla rilettura della Bibbia all’interno di categorie culturali diverse. Per concludere definitivamente questa riflessione, ripeto ancora che l’intera Scrittura riconosce, nel suo complesso, il valore e la dignità di ogni cultura umana. Per usare termini tipici della patristica, la chiesa cristiana riconosce i «semi del Verbo» sparsi in ogni cultura umana. Nel mio caso, parlando cioè da cattolico, si tratta di un’acquisizione vitale per una chiesa troppo spesso tentata di giudicare le culture umane troppo severamente, valutandole con il metro di una “cultura cristiana” che, come ho già accennato, non esiste in quanto tale. Si tratta piuttosto di calare la parola del Vangelo in ogni cultura umana, sapendo che ognuna di esse è un valore autentico, ma nessuna di esse - proprio perché ogni cultura è umana e in quanto tale limitata - costituisce di per sé un valore assoluto; la pluralità delle culture presuppone, per essere rispettata, proprio la relatività di ogni cultura - nessuno è infatti autosufficiente. Come dice Isaia, soltanto la parola del Signore rimane in eterno (cf. Is 40,8); si tratta di saperla esprimere all’interno di ogni cultura, in modo che, secondo espressioni comuni a entrambi i Testamenti (cf. Sal 117; Rm 14,11; Fil 2,11), ogni lingua possa lodare il Signore. Luca Mazzinghi NOTE Su tutto questo, cf. una presentazione sintetica e attuale in C. Pastore, «La Bibbia in America Latina oggi», in C. Pastore (ed.), “Viva ed efficace è la Parola di Dio”, FS C. Bissoli, ElleDiCi, Leumann (TO) 2010, 279-297. 2 Cf. ad esempio J. Hemming, The Conquest of the Incas, Cambridge (UK) 1993, 41-42. 3 Cf. E. Dussel, Storia della Chiesa in America Latina (14921992), Brescia 1992, 87-92. 4 Cf. ad esempio il noto testo di C. Mesters, Fiore senza difesa. Una spiegazione della Bibbia a partire dal popolo, Assisi 1986; per il metodo di G. Gutierrez cf. ad esempio Parlare di Dio a partire dalla sofferenza dell’innocente: Una riflessione sul libro di Giobbe, Brescia 1986. Cf. più in dettaglio il metodo esposto da E. Arens, La Biblia sin mitos, Lima 2004. 5 Cf. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella vita della Chiesa, Città del Vaticano 1993, 57-59. 6 Cf. il volume di E. Jordá, Teología desde el Titicaca. Cosmovision aymara en diálogo con la fe, Cochabamba 2003. 7 Cf. C. Mesters, Far ardere il cuore. Introduzione alla lettura orante della Parola, Padova 2008. 8 Cf. C. Mesters, Rut. Una storia della Bibbia, Assisi 1986, 9 Cf. A. Cañaveral, Lectura campesina de la Biblia, Medellin 1996. 10 Cf. la presentazione di S. Noceti, «Nessun giorno senza la sua parola. La diocesi di Firenze», in: C. Bissoli - G. Morante (edd.), La Bibbia nella catechesi. Perchè e come; ElleDiCi, Leumann (TO) 2004, 112-125. 11 Cf V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y del Caribe, Documento Conclusivo, Aparecida, 13-31 de mayo 2009, § 248. 1 10 Cf. C. Mesters, «La Biblia en la Nueva Evangelización», Dei Verbum 15/16, 1990; E. García Ahumanda, «La Biblia en la Nueva Evangelización de América», La Palabra, Vol XX, 1995; S. Silva Retamales, Presidente del CEBIPAL, «Animación Bíblica de la Pastoral del Pueblo de Dios: identidad y misión», La Palabra, Vol. XXXII, 2007. Id.: «Animación Bíblica de la Pastoral del Pueblo de Dios: una reflexión», La Palabra, Vol. XXXIII, 2008. Cf. anche il numero monografico El Sínodo sobre la Palabra. Reflexiones en torno allá Biblia en América Latina, Revista de Teología, Arequipa (Peru) XI/25 (2008). 13 Cf. Enchiridion Biblicum 181-184; 324-331. 14 Si veda oggi un’introduzione generale aggiornata in L.G. Perdue, The Sword and the Stylus. An Introduction to Wisdom in the Age of Empires, Grand Rapids (MI) - Cambridge (UK) 2008. 15 Cf. la mia introduzione in L. Mazzinghi, Ho cercato e ho esplorato. Studi sul Qohelet, Bologna 20092. 16 Cf. L. Mazzinghi, «Siracide e Sapienza: due esempi biblici dell’incontro del giudaismo con il mondo ellenistico», Due grandi sapienze: Bibbia ed Ellenismo. Atti del Seminario invernale, San Martino al Cimino, 25-28 gennaio 2001, Biblia, Settimello (FI) 2002, 157-184. 17 Cf. At 17,28 (citazione di Arato di Soli); 1 Cor 15,33 (Menandro); Tt 1,12 (Epimenide di Creta). 18 Cf. P. Gibert, Breve storia dell’esegesi biblica, Brescia 1995 e i volumi pubblicati dalle EDB: La Bibbia nell’antichità cristiana (a c. di E. Norelli, Bologna 1993); La Bibbia nel Medioevo (a c. di G. Cremascoli, C. Leonardi, Bologna 1996); La Bibbia nell’epoca moderna e contemporanea (a c. di R. Fabris, Bologna 1992). 12 PROGRAMMI FUTURI Bibbia e letterature europee: autori, temi, personaggi. Bologna, Oratorio di San Filippo Neri - Via Manzoni 5, 24-25 novembre 2012 Convegno di aggiornamento organizzato da BIBLIA-BeS e dall’Università Primo Levi di Bologna. Caravaggio: San Matteo e l’angelo, distrutta da un bombardamento. Si ringraziano la Regione Emilia/Romagna per il contributo e la Fondazione del Monte per l’ospitalità. Patrocinio della Provincia e del Comune di Bologna. «La Bibbia - ha scritto Northrop Frye - è un elemento di rilievo della nostra tradizione immaginativa, qualsiasi cosa pensiamo di credere al suo riguardo. Perché questo enorme, spropositato, eccessivo libro siede qui inesplicabilmente nel mezzo della nostra eredità culturale, frustrando tutti i nostri tentativi di camminarci attorno ». Un libro ingombrante, imbarazzante, perché da un lato il suo carattere religioso sembra rinchiuderlo entro l’ambito esclusivo dei credenti, e dall’altro il suo fascino estetico, il suo peso su tutto ciò che è venuto dopo nella cultura del mondo occidentale, lo rendono un punto di riferimento inevitabile per tutti gli autori e i lettori, indipendentemente dalle opzioni religiose. Il convegno si propone di esplorare alcuni degli innumerevoli legami che connettono la Bibbia alle letterature europee. Prima di tutto è possibile guardare alla Bibbia stessa come fatto letterario, raccolta di opere che meritano di essere lette per il loro intrinseco valore poetico e narrativo, e che a loro volta hanno generato altre opere. I passi successivi prendono in considerazione tre livelli dell´intertestualità: gli influssi sull’ispirazione complessiva di grandi autori, le riprese di temi, le rielaborazioni di personaggi. Con l’ambizione di offrire alla scuola e a tutti gli interessati qualche pista di lettura che restituisca alla Bibbia, il libro più noto e meno conosciuto nel nostro paese, la sua connotazione di “grande codice” della letteratura occidentale. Sabato 24 novembre 10,30 Saluto delle autorità 11,00 La Bibbia come fatto letterario, Jean Pierre Sonnet s.j., Pontificia Università Gregoriana, Roma. Dante e la Bibbia, Giuseppe Ledda, Università di Bologna. 13,15 Pranzo in ristorante. 15,00 Shakespeare e la Bibbia, Piero Boitani, Università “La Sapienza”, Roma. Riprese letterarie dell’Apocalisse, Piero Stefani, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e Vice Presidente di Biblia. Temi biblici nella letteratura ebraico-italiana del primo Novecento, Alberto Cavaglion, Università di Firenze. 21,00 Dopo la cena (libera), visita guidata alla Basilica di San Domenico, a cura di Alessandro Zacchi, Università Primo Levi di Bologna. Domenica 25 novembre 09,00 Tamar oltre il testo, Michela Murgia, scrittrice, Cabras. 09,45 Giobbe dopo Giobbe, Remo Ceserani, Università di Bologna. 10,30 La Maddalena dalla Parola alle parole, Franca Grisoni, poetessa, Sirmione. 11,15 Dibattito e conclusione. Moderatore: Guido Armellini, Direttore tecnico scientifico dell’Università “Primo Levi”, Bologna. Partecipazione. La partecipazione al convegno costa 50 € a testa per tutti, esclusi gli insegnanti in servizio che pagheranno 20 € a testa, mentre gli studenti universitari e delle scuole medie superiori potranno partecipare gratuitamente. È indispensabile iscriversi con l’apposita scheda, e, per chi paga la quota intera, con il pagamento anticipato di 20 € a testa, non restituibile in caso di ritiro. Ciò ci permetterà di garantire l’ingresso agli iscritti (ultimamente i nostri convegni sono stati particolarmente affollati), di predisporre un numero sufficiente di cartelle con materiale culturale e didattico utile per seguire ed elaborare le tematiche che verranno svolte, di preparare i regolari attestati di partecipazione per gli insegnanti, di prenotare il pranzo di sabato per chi lo desidera (15 €). Per dormire a Bologna. Ognuno dovrà provvedere autonomamente. Qui di seguito indichiamo alcuni alberghi con i quali abbiamo stipulato una convenzione, ai quali ci si potrà rivolgere per le prenotazioni, qualificandosi come iscritti al “convegno Biblia”: - Albergo Pallone (cooperativa sociale), via del Pallone 4, 051/4210533, [email protected]. Camera singola € 30, camera doppia € 50, camera tripla € 70 (tutte senza bagno privato). - Hotel Paradise, vicolo Cattani 7, 051/231792, [email protected]. Camera singola € 60, camera doppia o matrimoniale € 80, camera doppia per uso singolo € 75, camera tripla € 99. - Best Western Hotel San Donato (centrale), via Zamboni 16, 051/235395, [email protected]. Camera singola € 69, camera doppia € 84. - Bologna Art Hotels (4 piccoli alberghi di lusso in pieno centro), 051/7457335, [email protected]. Camera singola € 95/100, camera doppia € 115/120. - Altri alberghi non convenzionati, da contattare direttamente se non ci fossero posti nei precedenti: “Accademia”, camera singola € 70, camera doppia € 90, 051/232318. “Palace”, camera singola € 70, camera doppia € 95, 051/237442. “Centrale”, camera singola € 65, camera doppia € 76, 051/225114. Si rilasciano regolari attestati di partecipazione 11 CORSO DI EBRAICO BIBLICO “DAI PIEDI ALLE ORECCHIE” Esodo 13,17 – 20,21 Hotel Leon d’Oro, via Roma 62 Casale Monferrato, 27-31 dicembre 2012 L’uscita degli ebrei dall’Egitto, che l’Esodo ci presenta sia come “espulsione” sia come “fuga”, è la premessa della vocazione e dell’elezione di Israele. Come già era avvenuto con Abramo, è un uscire-da e un andare-verso. Ma anche Dio fa la stessa cosa: «Il Signore scese sul monte Sinai, sulla vetta del monte. Mosè salì» (Es 19,20). Come avverrà poi con il Discorso della Montagna di Gesù, l’incontro con il divino è un salire e uno scendere, quasi che l’umano e il divino si debbano incontrare ciascuno fuori da “casa sua”. E allora, come leggiamo nei capitoli esodici qui proposti, ascoltiamo la «voce di tuono» che parlava a Mosè (e che parlerà a Elia come «voce di silenzio sottile», 1Re 19,12) per non rendere vana la nostra vita. Paolo De Benedetti PROGRAMMA - Il corso inizia giovedì 27 dicembre alle ore 15,00, con una conferenza introduttiva di Paolo De Benedetti, e termina lunedì 31 alle ore 12,00. Eventuale possibilità di restare la sera e la notte del 31 per trascorrere insieme il passaggio tra l’anno vecchio e il nuovo. Dipende da quanti saremo… - Le lezioni si svolgeranno ogni giorno col seguente orario: 08,30-12,30 e 15,00-19,00, salvo la domenica mattina in cui visiteremo i cimiteri ebraici di Casale. - Per le serate sono previste due conferenze: Nadav Crivelli “Bamidbar, nel deserto” (28 dic.); Roberta Ruth Cerruto “Aveluth: i giorni del lutto” (29 dic.). Accoglienza la prima sera e spettacolo teatrale domenica 30. - I pasti saranno consumati presso “Le Cantine di Giano” alle ore 13 e alle ore 19,30. Ai principianti diciamo: venite senza timori: imparare l’ebraico biblico non è una cosa troppo lontana né difficile e dà molte soddisfazioni inattese… vi consigliamo solo di imparare bene l’alfabeto ebraico prima del corso (potete richiederci le dispense per i principianti se volete). A chi ha già partecipato ai nostri corsi o che sa già qualcosa, diciamo: tornate, e raccomandiamo loro di rileggere il testo in italiano e in ebraico, e magari tradurlo, così da poter partecipare attivamente alla nostra jeshivà. I maestri saranno come da tradizione, Nicoletta Menini per i principianti e Paolo De Benedetti per gli avanzati. Benvenuti a tutti! Il corso si terrà presso l’Hotel Leon d’Oro, via Roma 62, tel. 0142/76361, nel pieno centro della città, a 500 mt. dalla stazione. Il costo della pensione completa al giorno è di 60 euro a testa in camera doppia e di 70 euro in singola (vi sono anche alcune camere doppie con il lavandino in camera ma con il bagno in corridoio, a 50 euro a testa). La partecipazione al corso è di 120 euro per i soci di Biblia e per i giovani sotto ai 30 anni, e di 150 euro per tutti gli altri. Occorre inviare al più presto l’iscrizione con 20 euro di acconto, non rimborsabili in caso di ritiro. NEPAL E INDIA DEL NORD Viaggio di studio di Biblia, 28 settembre-12 ottobre 2013 Per la prima volta, dopo ben 18 viaggi di studio, Biblia si appresta ad affrontare un viaggio più lontano del solito, sia geograficamente, sia culturalmente, sia religiosamente: ma quanto? Una prima conoscenza dell’affascinante mondo indiano verrà fatta nel nostro convegno nazionale primaverile («Dal Gange al Giordano. Sapienza indiana e messaggio evangelico», Pisa, 12-14 aprile 2013), preceduto da una giornata introduttiva dedicata all’Hinduismo e al Buddhismo. Chi lo desidera potrà inoltre partecipare a questo viaggio e vedere con i propri occhi e ascoltare dal vivo immagini e voci di queste terre lontane e forse scoprire alcune assonanze e comuni pensieri in tradizioni culturali e religiose apparentemente tanto diverse dal nostro Occidente… Sarà più lungo dei nostri soliti viaggi e più costoso: lo proponiamo fin d’ora anche per consentire il pagamento in tre rate. Come al solito, saranno con noi uno o due esperti della materia che ci aiuteranno a comprendere, oltre al nostro immancabile tour operator Adriano Panato della Pleasure Time. 12 1° GIORNO ROMA/DELHI * sabato 28 settembre Partenza con volo della linea della Air China CI 72 alle ore 22.40 per Delhi. Pasti e pernottamento a bordo. 2° GIORNO DELHI/KATHMANDU * domenica 29 settembre Arrivo alle ore 10.00. Proseguimento con volo di linea Jet Airways 9W 262 delle 12.50. Arrivo a Kathmandu alle ore 14.45. Trasferimento e sistemazione in hotel 5* Soaltee Crowne Plaza (www.ichotelsgroup.com/crowneplaza/hotels/us/en/kathmandu/ ktmnp/hoteldetail). Conferenza introduttiva, cena indiana e pernottamento. 3° GIORNO KATHMANDU * lunedì 30 settembre Prima colazione in albergo. Al mattino visita dei due santuari della Valle di Kathmandu: Pashupatinat, induista, e Bodnath, un monastero buddhista. Pranzo. Nel pomeriggio visita della città di Bhadgaon (o Bhaktapur) a 14 km dalla capitale, la più bella città del Nepal, con insigni palazzi, pagode e notevoli attività artigianali (intaglio del legno, ceramica). Cena e pernottamento. 4° GIORNO KATHMANDU * martedì 1 ottobre Prima colazione in albergo. Al mattino visita di Patan, la più antica città del Nepal e del Santuario buddhista di Swaymbunath, frequentato da scimmie invadenti. Pranzo. Nel pomeriggio si visita la Piazza delle Udienze, il Vecchio Palazzo Reale, il Palazzo della Dea Vivente e il bazar. Cena e pernottamento in hotel. 5° GIORNO KATHMANDU/VARANASI * mercoledì 2 ottobre Prima colazione in albergo. Mattino libero. Pranzo. Trasferimento in aeroporto e partenza con volo di linea Air India AI 252 per Varanasi delle ore 14.25. Arrivo alle ore 15.05. Partenza per Sarnath e visita dei monumenti legati alla predicazione di Buddha. Rientro a Varanasi e sistemazione in hotel 5* Radisson (www.radisson.com/varanasi-u-p--hotel-in-221002/indvaran). Cena e pernottamento. 6° GIORNO VARANASI/KHAJURAHO * giovedì 3 ottobre All’alba visita dei Ghat giardini lungo il percorso del Gange. Passeggiata sul Fiume Sacro con un barcone a remi: si osserva il bagno lustrale dei pellegrini, si ammirano i grandi palazzi sulla riva, si vedono le pire funerarie. Prima colazione in albergo. Mattino libero. Trasferimento in aeroporto e partenza con volo di linea Jet Airways 9W 723 per Khajuraho alle ore 12.30. Arrivo alle 13.15. Pranzo. Nel pomeriggio visita del Parco Archeologico di Khajuraho, con 10 templi eretti nel 9° e 10° secolo sotto la dinastia Candela. Non si tratta di monumenti grandi, ma sono decorati con straordinari rilievi in pietra, rappresentanti spesso scene di carattere erotico. Cena e pernottamento in hotel 5* Radisson Jass (www.radisson.com/khajuraho-hotel-in/indkhaj) 7° GIORNO KHAJURAHO/ORCHHA/JHANSI/AGRA * venerdì 4 ottobre Prima colazione in albergo. Partenza per Orchha e visita dei grandi palazzi in stile Rajput costruiti all’inizio del 17° secolo dal Maharaja Bir Singh Deo. Pranzo. Nel pomeriggio proseguimento per Jhansi e partenza in treno per Agra alle ore 17.30. Arrivo alle 20.00. Sistemazione in hotel 5* Jaypee Palace (www.jaypeehotels.com/jaypee_palace/index.aspx). Cena e pernottamento. 8° GIORNO AGRA/FATEHPUR SIKRI/AGRA * sabato 5 ottobre Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per la visita alla città di Fatehpur Sikri, città abbandonata costruita dal più grande imperatore della dinastia Moghul, Akbar. Pranzo in corso di trasferimento. Rientro ad Agra per la visita del Forte di Agra, della Tomba di Akbar il Grande a Sikandra e il Taj Mahal, il più famoso monumento dell’India, costruito dal 1628 al 1648 dal Mogol Shah Jahan in memoria della moglie Mumtaz Mahal. Cena e pernottamento. 9° GIORNO AGRA/JAIPUR * domenica 6 ottobre Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per Jaipur e sosta per la visita di Abhaneri dove si trova un antico pozzo palazzo. Sistemazione in hotel 4* Country Inn & Suites (www. countryinns.com/jaipur-hotel-in-302001/cisjai). Pranzo. Nel pomeriggio escursione ad Amber, antica capitale Rajput. Arrivo e proseguimento in dorso di elefante fino al Forte di Man Singh. Visita e discesa a piedi. Cena e pernottamento. 10° GIORNO JAIPUR * lunedì 7 ottobre Prima colazione in albergo. Mattinata dedicata alla visita di Jaipur con il Palazzo della Città, che contiene la Reggia, il Museo, l’Armeria, l’Osservatorio e il Palazzo dei Venti. Pranzo. Pomeriggio libero per visitare il bazar. Cena e pernottamento. 11° GIORNO JAIPUR/PUSHKAR * martedì 8 ottobre Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per Pushkar. Pranzo. Nel pomeriggio visita della città sacra nota soprattutto per la fiera dei cammelli che si tiene in novembre. Sistemazione in hotel 3* Jagat Palace (www.hotelpushkarpalace.com/jsp.htm). Cena e pernottamento. 12° GIORNO PUSHKAR/RANAKPUR/UDAIPUR * mercoledì 9 ottobre Prima colazione in albergo. Al mattino partenza per Ranakpur per la visita dello straordinario tempio jainista. Pranzo in corso di escursione. Nel pomeriggio partenza per la visita del magnifico forte di Kumbalgarh del 15° secolo, con 36 km di alte mura merlate interrotte da sei porte fortificate e da possenti bastioni, 1087 metri di altezza, dominante la catena dei Monti Aravalli. Proseguimento per Udaipur e sistemazione in hotel 5* The Lalit Laxmi Vilas Palace (www.thelalit.com/the-lalit-laxmi-vilaspalace-udaipur/overview). Cena e pernottamento. 13° GIORNO UDAIPUR/DELHI * giovedì 10 ottobre Prima colazione in albergo. Al mattino visita della “Città Bianca”, adagiata sulle sponde di tre laghi e visita del Palazzo della Città, che contiene la Reggia, il Museo e il Palazzo della Regina Madre. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio trasferimento in aeroporto e partenza per Delhi con volo 9W 708 alle 16.00. Arrivo alle ore 17.10. Sistemazione in hotel 5* The Metropolitan (http://hotelmetdelhi.com/). Cena e pernottamento. 14° GIORNO DELHI * venerdì 11 ottobre Prima colazione in albergo. Intera giornata dedicata alla visita di Delhi con il Mausoleo di Humayum, la zona archeologica del Qutb Minar, il Mausoleo di Safdarjang e il mercatino nepalese sullo Janpath. Cena e pernottamento. 15° GIORNO DELHI/ROMA * sabato 12 ottobre Prima colazione in albergo. Completamento delle visite di Delhi, con il Forte Rosso, la Moschea del Venerdì e il mercato di Chandni Chowk. Trasferimento in aeroporto e partenza per Roma Fiumicino con volo di linea della China Airlines CI71 alle ore 14.20. Arrivo alle ore 19.10. * * * LA QUOTA INDICATIVA DI CIRCA € 3.300 A TESTA (PIÚ € 780 PER LA CAMERA SINGOLA) COMPRENDE: biglietto aereo su voli di andata e ritorno in classe economica; biglietti aerei per i voli interni; pernottamenti in India e in Nepal in alberghi di cat. 4*-5* (3* a Pushkar); trattamento di pensione completa; trasferimenti da e per aeroporti; trasporti in pullman con aria condizionata; accompagnatore culturale per l’intero viaggio; guide locali parlanti italiano in Nepal e in India; treno Jhansi/Agra; entrate nei monumenti nei siti e nei musei; assicurazione; borsa omaggio; guida del viaggio. L’itinerario proposto potrebbe subire qualche variazione marginale per esigenze espresse dell’agenzia locale o dai nostri esperti. Al viaggio possono partecipare soltanto i Soci di Biblia. Per prenotarsi occorre inviare la scheda di iscrizione, entro il 24 novembre 2012, con il pagamento di 1.000 € a testa, restituibili in toto in caso di ritiro scritto entro il 28 febbraio. Attenzione: abbiamo solo 80 posti disponibili, eventuali eccedenze saranno messe in lista di attesa. 13 ‘Lekh lekhà’: le chiamate di Dio Convegno invernale organizzato da Biblia e dalla Facoltà Valdese 1-3 febbraio, Facoltà Valdese, via Pietro Cossa 42, Roma Duccio di Buoninsegna, La chiamata di Pietro e Andrea, National Gallery of Art, Washington. PROGRAMMA Venerdi 1 febbraio mattina Chiamare ed essere chiamati, Jean Luis Ska, Pontificio Istituto Biblico, Roma. I due ‘lekh lekhà’ di Abramo, Benedetto Carucci Viterbi, Preside delle Scuole ebraiche di Roma. Pomeriggio Strategie comunicative nei racconti di vocazione, Ida Zatelli, Università di Firenze. Perché proprio io? Chiamata e contesa, Daniele Garrone, Facoltà Valdese di Teologia, Roma. ‘Hinneni’, eccomi!, Marinella Perroni, Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, Roma. Sabato 2 febbraio Mattina Visita a piedi, con la guida di Paolo Ricca e di Daniele Garrone, secondo due itinerari a scelta: “L’altra Roma” o “La Roma di Lutero”. Pomeriggio Le varie risposte alle chiamate di Gesù, Yann Redalié, Facoltà Valdese di Teologia, Roma. Autoproclamarsi chiamato, Gaetano Lettieri, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma. 14 Domenica 3 febbaio Mattina Il discernimento della chiamata, Stefania Monti, Presidente della Federazione delle Monache Clarisse Cappuccine, Roma. Il lavoro può essere ancor una vocazione? Mario Miegge, emerito Università di Ferrara. Modera: Giancarla Codrignani, membro del Consiglio direttivo di Biblia. Nel pomeriggio di giovedì 31 gennaio avrà luogo una visita alla Moschea di Roma, e una conversazione con il dott. Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico Culturale d’Italia, sulla realtà della presenza musulmana nel nostro paese e con alcuni cenni sulla figura di Abramo nel Corano. Orario e modalità per arrivarci saranno comunicati direttamente agli iscritti. NOTIZIE UTILI Iscrizione e costi. La partecipazione al convegno, comprensiva di tutto il programma delle relazioni e delle visite, è di € 100 per i Soci di Biblia, per i membri della Comunità Valdese e per giovani sotto ai 30 anni, e di € 130 a testa per gli altri. La scheda di iscrizione, insieme alla copia del versamento anticipato di € 20 a testa, non rimborsabili in caso di ritiro, vanno inviate a Biblia entro il 15 dicembre. Albergo e pasti. I primi 60 iscritti potranno dormire e cenare (mezza pensione) nella Casa Valdese, via A. Farnese 18, al prezzo straordinario di € 65 a testa al giorno in camera doppia e di € 85 in camera singola. Il pranzo sarà libero per tutti, essendoci molti bar, ristorantini e pizzerie nella zona. Coloro che non rientreranno nei primi 60 iscritti, saranno subito avvertiti da Biblia e potranno eventualmente prenotarsi personalmente in una struttura della zona della Facoltà Valdese che vi indicheremo. SCHEDA D’ISCRIZIONE AL CONVEGNO DI AGGIORNAMENTO “BIBBIA E LETTERATURE” Da inviare a BIBLIA, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI, entro il 31 ottobre 2012, con copia del versamento effettuato dell’anticipo di 20 € a testa (BIBLIA, Monte dei Paschi di Siena, IBAN: IT 47 J 01030 38106 0000000 19069; ccp 15769508). Cognome______________________________________Nome Via __________________________________________________________cap _______________________ Città Tel. Cell. Fax e-mail solo Partecipo: con Se insegnante in servizio, indicare materia di insegnamento, scuola e sede Prenoto anche il pranzo di sabato per persona/e (15 € a testa) Osservazioni: Data ____ Firma ___ SCHEDA DI ISCRIZIONE AL CORSO DI EBRAICO BIBLICO Casale Monferrato, 27-31 dicembre 2012 Da spedire al più presto in busta chiusa a BIBLIA, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI, con il bollettino di ccp 15769508 attestante il pagamento avvenuto di 20 € a persona, non rimborsabili, e del costo del primo giorno di pensione, rimborsabile in caso di ritiro entro il 30 novembre; oppure tramite Monte dei Paschi di Siena, IBAN: IT 47 J 01030 38106 0000000 19069. Cognome______________________________________Nome Via __________________________________________________________cap _______________________ Città Tel. Cell. Fax e-mail Se insegnante, indicare la materia di insegnamento e la scuola di appartenenza Partecipo solo ; con Prenoto: una camera doppia un posto in camera doppia una camera singola un posto in camera doppia senza bagno Partecipo al seguente corso: Avanzati Principianti Vorrei restare anche la sera e la notte del 31 dicembre SI NO Osservazioni: Data ____ Firma ___ 15 SCHEDA D’ISCRIZIONE AL CONVEGNO “Le chiamate di Dio” Facoltà Valdese, Roma, 1-3 febbraio 2013 Da inviare a Biblia, via A. da Settimello 129, 50041 Settimello FI, fax 055/8824704; mail: [email protected] con copia del versamento effettuato dell’anticipo di 20= a testa (BIBLIA, Monte dei Paschi di Siena, IBAN: IT 47 J 01030 38106 000000019069, oppure ccp 15769508). Cognome______________________________________Nome Via __________________________________________________________cap _______________________ Città Tel. Cell. Fax e-mail solo Partecipo: con Se insegnante in servizio, indicare materia di insegnamento, scuola e sede Prenoto una camera presso la Casa Valdese singola doppia un posto in doppia Desidero partecipare alla visita della Moschea giovedì pomeriggio Osservazioni: Data ____ Firma ___ SCHEDA DI ISCRIZIONE AL VIAGGIO DI STUDIO IN NEPAL E INDIA DEL NORD 28 settembre - 12 ottobre 2013 (Da inviare a Biblia, via A. da Settimello 129, 50040 Settimello FI; fax 055/8824704; mail: [email protected], insieme a copia del versamento di 1.000 € a testa, entro il 24 novembre 2012) Cognome______________________________________Nome Nato/a il ___________________________ a ___________________________________________________ Nazionalità ______________________________________________________________________________ Via __________________________________________________________cap _______________________ Città Tel. Cell. Partecipo solo e-mail ; Fax (una scheda per ciascuna persona) con Desidero partecipare al viaggio e prenoto: una camera doppia un posto in camera doppia una camera singola Osservazioni: Data ____ 16 Firma ___